Rapporto OCHA del periodo 28 febbraio – 13 marzo 2023

1). A Gerico, Jenin e Nablus, durante quattro operazioni con scontri a fuoco con palestinesi, le forze israeliane hanno ucciso 14 palestinesi, tra cui un minore, e ne hanno feriti altri 55; 30 con munizioni vere (seguono dettagli).

Il 1° marzo, le forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca- arresto nel Campo profughi di Aqbat Jaber (Gerico) ed hanno arrestato 4 palestinesi sospettati di aver ucciso un israeliano durante una aggressione con arma da fuoco verificatasi il 27 febbraio, nella stessa zona. Durante la stessa operazione di ricerca-arresto c’è stato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi; un palestinese è stato colpito con proiettili veri mentre cercava di fuggire; è stato quindi arrestato, ma è morto successivamente per le ferite. Nello stesso contesto, un altro palestinese è stato colpito con proiettili veri e altri 25 hanno avuto bisogno di cure mediche per inalazione di lacrimogeni. Dopo l’attacco, le forze israeliane hanno rimosso i checkpoints che avevano allestito attorno alla città di Gerico. Il 7 marzo le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Jenin, dove hanno sparato uccidendo 6 palestinesi e ferendone altri 26. Uno dei feriti, un ragazzo di 14 anni, è morto il 9 marzo, a seguito delle ferite subite. Secondo l’esercito israeliano una delle vittime era sospettato di aver sparato e ucciso due israeliani, il 26 febbraio, a Huwwara. Il 9 marzo, le forze israeliane sotto copertura hanno fatto irruzione nel villaggio di Jabaa (Jenin) per arrestare dei palestinesi sospettati di essere responsabili di aggressioni, con armi da fuoco, contro israeliani, proprio in quella zona. All’ingresso del villaggio, le forze israeliane hanno ucciso 3 palestinesi a bordo di un veicolo, affermando che gli stessi avevano aperto il fuoco contro di loro. Un altro palestinese è stato arrestato. Il 12 marzo, vicino al villaggio di Sarra (Nablus), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo altri 3 palestinesi, anch’essi a bordo di un veicolo; secondo l’esercito israeliano, avevano aperto il fuoco contro una postazione dell’esercito. Un quarto uomo, presente nel veicolo, si è consegnato. La Brigata dei Martiri di Al Aqsa ha rivendicato come propri affiliati gli uomini uccisi; i loro corpi sono stati trattenuti dalle autorità israeliane. Durante l’episodio, le forze israeliane hanno ferito, con armi da fuoco, altri 3 palestinesi che si stavano recando al lavoro.

2). A Qalqilya due minori sono stati uccisi dalle forze israeliane (seguono dettagli). Il 2 marzo, nel villaggio di Azzun, le forze israeliane hanno sparato alla schiena a un ragazzo palestinese di 15 anni uccidendolo e ferendo altri 2 minori con proiettili veri. Secondo l’esercito israeliano, i soldati hanno sparato a persone sospettate di aver lanciato contro di loro bottiglie incendiarie. Il 10 marzo, all’ingresso della città di Qalqiliya, le forze israeliane hanno ucciso, con armi da fuoco, un palestinese di 16 anni. Le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e candelotti lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre ed esplosivi.

Ad oggi, in Cisgiordania, nel 2023 sono stati uccisi dalle forze israeliane, quindici minori palestinesi rispetto ai 2 uccisi, nello stesso arco di tempo, nel 2022.

3). A Qalqilya, all’interno di un nuovo avamposto di insediamento colonico, un colono israeliano ha ucciso, con armi da fuoco, un palestinese (seguono dettagli).

Il 10 marzo, un colono israeliano ha ucciso, con arma da fuoco, un palestinese che era entrato in un avamposto di insediamento a est di Qalqilya. Secondo l’esercito israeliano, l’uomo portava coltelli e ordigni esplosivi. Il suo corpo è stato trattenuto dalle autorità israeliane. Questo porta a 4 il numero di palestinesi uccisi da coloni israeliani in Cisgiordania dall’inizio dell’anno; compresi tre che sono stati uccisi mentre attaccavano, o presumibilmente tentavano di attaccare, israeliani.

4). In Israele, un palestinese della Cisgiordania ha ferito con armi da fuoco, 3 israeliani (seguono dettagli). Il 9 marzo, in un’area centrale di Israele, un uomo di Ni’lin (Ramallah) ha ferito, con armi da fuoco, 3 israeliani; è stato successivamente colpito e ucciso da un agente di polizia fuori servizio. Dopo la sparatoria, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio di Ni’lin (Ramallah), dove hanno arrestato il padre e il fratello dell’aggressore palestinese e hanno fatto un sopralluogo nella casa di famigli; secondo quanto riferito, in preparazione della sua demolizione punitiva. Durante il raid, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre e bottiglie incendiarie; 3 palestinesi sono rimasti feriti, due dei quali colpiti da proiettili veri.

5). In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti dalle forze israeliane 271 palestinesi, di cui almeno 24 minori; dei 271, 39 sono stati colpiti da proiettili veri (seguono dettagli). Oltre ai 55 palestinesi feriti durante le tre suddette operazioni condotte a Gerico, altri 19 sono stati feriti nei Campi profughi di Jenin e Nablus, durante quattro operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte dalle forze israeliane in diverse località. Cinque episodi si sono verificati in conseguenza dell’ingresso di coloni, accompagnati da forze israeliane, nelle Comunità palestinesi di Qaryut, Huwwara e Burin (tutte in Nablus) e Ebron. Le forze israeliane hanno ferito 84 palestinesi; la maggior parte ha dovuto essere curata per inalazione di gas lacrimogeni.

Altri 85 palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan (Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya) durante le manifestazioni contro le restrizioni degli accessi e l’espansione degli insediamenti. Ad Azzun (Qalqiliya), Beit Ummar e nel Campo profughi Al ‘Arrub (entrambi in Hebron), le forze israeliane hanno ferito, con proiettili veri e lacrimogeni, 28 palestinesi che lanciavano pietre contro soldati israeliani in servizio presso torrette militari di osservazione.Inoltre, all’ingresso di Azzun (Qalqilya), un soldato israeliano è stato ferito da lanci di pietre da parte di palestinesi. Complessivamente 204 palestinesi hanno dovuto essere curati per inalazione di gas lacrimogeni, 39 sono stati colpiti da proiettili veri, 17 colpiti da proiettili di gomma, 9 feriti da lacrimogeni o granate assordanti.

6). In Cisgiordania coloni israeliani hanno ferito 11 palestinesi, compresi 2 minori, e persone note come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 24 casi. Inoltre, in cinque episodi in cui erano coinvolti coloni, 84 palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane; 11 sono stati feriti direttamente da coloni (seguono dettagli). Il 3 marzo, vicino a Khirbet Zantua (Hebron), coloni hanno aggredito e ferito 2 pastori palestinesi che pascolavano il proprio bestiame. Il 6 marzo, un bambino palestinese di due anni, una donna e altre 3 persone, tutti membri della stessa famiglia, sono stati feriti da coloni israeliani che erano entrati a Huwwara lanciando pietre contro case e veicoli palestinesi. Nel corso di tale episodio almeno quattro veicoli e due negozi hanno subito danni dal lancio di pietre e dagli spari dei coloni. Le forze israeliane sono intervenute sparando lacrimogeni contro i palestinesi, ferendone 25. Il 7 e 8 marzo, nella città di Hebron, in due episodi separati, coloni hanno attaccato palestinesi lanciando pietre e bottiglie vuote a Tal Rumeida e Wadi Al Hussein, area H2 di Hebron. Un bambino di 8 anni e un altro palestinese sono rimasti feriti, oltre ai danni a case e veicoli. L’8 marzo, ad Al Aqsa Mosque/Monte del tempio nella Città Vecchia di Gerusalemme, un colono israeliano ha spruzzato un palestinese con liquido al peperoncino, ferendolo. L’8 marzo, a An Nassariya (Nablus), un palestinese è rimasto ferito dal lancio di pietre contro la sua auto ad opera di coloni. In sei episodi accaduti nei pressi di A l Mughayyir and Deir Nidham (entrambi in Ramallah), Jit (Qalqiliya), Rujeib (Nablus), e Yasuf (Salfit), a detta delle Comunità, sono stati vandalizzati circa 240 ulivi su terreni palestinesi prossimi alle colonie israeliane; anche in località nelle quali i palestinesi accedono con una preventiva autorizzazione dei militari israeliani. Inoltre, in 18 episodi registrati vicino a Qalqiliya, Nablus, Hebron e Bethlehem, sono state danneggiate proprietà palestinesi e sono stati feriti capi di bestiame; i danni riguardano 12 veicoli, strutture agricole, due cisterne d’acqua e muri in pietra.

7). Palestinesi hanno ferito 4 coloni israeliani ed hanno danneggiato almeno 14 veicoli israeliani in dodici episodi in cui, secondo fonti israeliane, persone palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania.

8). A Gerusalemme Est e Area C della Cisgiordania, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto a demolire 35 strutture, incluse 13 strutture abitative, perché prive dei permessi di costruzione rilasciati da Israele e quasi impossibili da ottenere. Otto delle strutture erano state donate da progetti di assistenza umanitaria. Il risultato: 74 palestinesi, di cui 32 minori, sono stati sfollati, altri 170 sono stati danneggiati /privati dei mezzi di sussistenza. Ventisette strutture si trovavano nell’Area C , incluse sette (tutte donazioni) demolite in un unico episodio registrato a Mantiqat Shib al Butum a sud di Hebron, con conseguente sfollamento di 4 famiglie, composte da 26 persone, di cui 8 minori. Si tratta della terza demolizione nello stesso luogo da febbraio 2022. Altre otto strutture sono state demolite a Gerusalemme est, incluse due strutture demolite dai proprietari per evitare il pagamento delle multe alle autorità israeliane.

Nel solo mese di febbraio 2023, a Gerusalemme est, c’è stato il numero più alto di demolizioni dall’aprile 2019. Sono state demolite 36 strutture, a fronte di una media mensile di 11 nel 2022.

9). Quattro famiglie palestinesi hanno lasciato il loro luogo di residenza, a causa della costruzione nelle vicinanze di un nuovo avamposto di insediamento israeliano e di un possibile conseguente trasferimento forzato (seguono dettagli).

IL 26 febbraio, a causa di un nuovo insediamento di coloni nelle vicinanze, quattro famiglie palestinesi hanno preso i loro averi e le loro tende ed hanno lasciato Wadi e la Comunità Seeq in Area C (Ramallah), spostandosi in una località tra Sinjil and Jaljiliya, in Area B di Ramallah. Le quattro famiglie sono composte da 27 persone, di cui 16 minori. Mentre negli anni precedenti queste persone si spostavano per motivi stagionali, hanno riferito che l’attuale trasferimento, avvenuto in un momento inusuale, è dovuto all’insediamento colonico e che non hanno intenzione di ritornare.

10). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 39 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento” contro palestinesi, presumibilmente per far rispettare le restrizioni all’accesso; 4 pescatori sono rimasti feriti e un peschereccio è stato danneggiato.

In un altro episodio, un anziano palestinese di Gaza è stato arrestato dalle forze israeliane al valico di Erez, mentre accompagnava un parente che aveva un appuntamento sanitario fuori Gaza. In un altro caso, un minore palestinese è stato arrestato dalle forze israeliane mentre cercava di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale. Inoltre, in almeno otto occasioni, bulldozer militari israeliani hanno spianato un terreno all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale di Khan Younis.

11). L’8 marzo a Gaza gruppi palestinesi armati hanno lanciato un razzo contro Israele. Il razzo è caduto in area aperta senza causare feriti o danni.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Ultimi sviluppi (al di fuori del periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

• Il 16 marzo, le forze israeliane sotto copertura sono entrate a Jenin, dove hanno sparato, uccidendo quattro palestinesi, tra cui un minore, e ferendone almeno altri 23.

• Il 18 marzo, al checkpoint di Beit El/DCO all’ingresso nord di Al Bireh (Ramallah), un palestinese è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane.

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nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

o

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 14 – 27 febbraio 2023

1). In Cisgiordania sono continuati gli episodi di violenza quotidiana che hanno coinvolto palestinesi, coloni israeliani e forze israeliane: 16 palestinesi, di cui tre minori, e tre israeliani sono stati uccisi; 1.089 palestinesi e cinque israeliani sono rimasti feriti.

Dal 1° gennaio al 27 febbraio 2023, nei Territori palestinesi occupati e in Israele sono stati uccisi 63 palestinesi e tredici israeliani, oltre a un cittadino straniero e un soldato israeliano; 2.001 palestinesi e almeno 25 israeliani sono rimasti feriti.

2). Nella città vecchia di Nablus, in un’operazione che ha comportato uno scontro a fuoco con palestinesi, forze israeliane hanno ucciso dieci palestinesi e ferito altri 453, di cui 103 con proiettili veri. Un altro palestinese è morto a causa dell’esposizione a gas lacrimogeni che hanno aggravato la sua condizione medica preesistente. Secondo il Ministero della salute questo è il numero più alto di persone uccise in una singola operazione in Cisgiordania da quando, nel 2005, l’OCHA (ONU) iniziò a registrare i dati (seguono dettagli).

Il 22 febbraio, forze israeliane hanno fatto irruzione nella Città Vecchia di Nablus, dove hanno circondato un edificio ed hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi. Secondo l’esercito israeliano, l’operazione aveva lo scopo di arrestare palestinesi sospettati di pianificare attacchi contro israeliani. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno distrutto un edificio, all’interno del quale due palestinesi, che si erano rifiutati di arrendersi, sono stati uccisi. Inoltre, durante la stessa operazione, altri quattro palestinesi sono stati colpiti e uccisi in scontri a fuoco con forze israeliane. L’operazione ha innescato ulteriori scontri tra residenti palestinesi e forze israeliane, durante i quali le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni contro i palestinesi che hanno lanciato contro di loro pietre e bottiglie incendiarie. Di conseguenza, quattro palestinesi, tra cui un ragazzo di 16 anni, sono stati colpiti e uccisi con proiettili veri sparati dalle forze israeliane; altri 453 sono rimasti feriti, di cui 103 da proiettili veri. Secondo i media israeliani, due soldati israeliani sono rimasti feriti. Secondo fonti mediche, le forze israeliane hanno impedito alle ambulanze di accedere all’area. Dopo l’operazione, palestinesi di tutta la Cisgiordania e della Striscia di Gaza hanno tenuto manifestazioni, durante le quali sette palestinesi sono rimasti feriti. Il 24 febbraio, un palestinese è morto per le ferite riportate il giorno prima; le forze israeliane gli avevano sparato con proiettili veri durante una di tali manifestazioni, svolta all’interno del Campo profughi di Al ‘Arrub (Hebron), in cui i palestinesi avevano lanciato pietre contro le forze israeliane.

3). Durante il periodo in esame altri quattro palestinesi, tra cui due minori, sono stati uccisi da forze israeliane o sono morti per le ferite riportate in precedenza (seguono dettagli).

Il 14 febbraio, forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di El Far’a a Tubas, e nel corso di uno scontro a fuoco con palestinesi, hanno ucciso un ragazzo di 17 anni che, secondo l’esercito israeliano, aveva sparato contro di loro; accusa contestata da un testimone oculare e da Organizzazioni per i diritti umani.

Durante lo stesso episodio, un ragazzo di 13 anni è stato morso e ferito da un cane delle forze armate israeliane.

Lo stesso giorno, un palestinese è morto per le ferite riportate il 1° gennaio 2021; in quelle circostanze, accadute nella Comunità Ar Rakeez di Masafer Yatta (Hebron), mentre cercava di impedire la confisca di un generatore elettrico, un soldato israeliano gli aveva sparato al collo .

Il 20 febbraio, un tredicenne palestinese è deceduto per le ferite riportate l’8 febbraio 2023; durante scontri tra palestinesi ed esercito israeliano che scortavano coloni israeliani alla tomba di Giuseppe, nella città di Nablus, un soldato israeliano gli aveva sparato con proiettili veri.

Ad oggi, il numero totale di minori palestinesi uccisi da forze israeliane in Cisgiordania nel 2023 è di dodici (12), rispetto ai due uccisi nel 2022, in un arco di tempo equivalente.

Il 23 febbraio, un altro palestinese è deceduto per le ferite riportate il 12 febbraio durante un’operazione di ricerca-arresto che aveva provocato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi nel Campo profughi di Jenin.

4). A Nablus, due coloni israeliani e un palestinese sono stati uccisi lo stesso giorno, in due diversi episodi (seguono dettagli).

Il 26 febbraio, due fratelli israeliani dell’insediamento colonico di Har Barcha, mentre stavano percorrendo la strada 60 nella città di Huwwara (Nablus), sono stati uccisi da un uomo armato, ritenuto palestinese. Successivamente, per trovare l’autore, forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo, imponendo restrizioni agli spostamenti in Città e nell’area circostante (vedi sotto). A seguito dell’attacco, coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dagli insediamenti colonici di Yitzhar, Bracha, Kfar Tappuah e altri avamposti di insediamenti adiacenti, hanno lanciato pietre ed hanno aggredito fisicamente abitanti della città di Huwwara e dei villaggi vicini; inoltre hanno appiccato il fuoco a proprietà palestinesi. Nel villaggio di Za’tara, un palestinese è stato colpito e ucciso vicino alla sua casa e un altro è rimasto ferito, entrambi con proiettili veri sparati da coloni israeliani o da forze israeliane. Altri nove palestinesi sono stati feriti da coloni israeliani, tra cui un minore e una donna, e sono stati causati ingenti danni alle proprietà palestinesi. Almeno 37 case abitate hanno subito danni, comprese alcune date alle fiamme da coloni israeliani, provocando lo sfollamento di otto famiglie palestinesi e di parte di altre cinque famiglie. Inoltre, almeno otto strutture commerciali, comprese sei officine di riparazione auto, sono state incendiate, insieme a 55 veicoli privati palestinesi e 1.200 veicoli rottamati. Inoltre, a Huwwara, coloni hanno attaccato un camion dei pompieri, impedendo loro di entrare in città; il veicolo è stato danneggiato e uno dei vigili del fuoco è rimasto ferito. Secondo le forze israeliane un soldato è rimasto ferito da coloni che lo hanno aggredito fisicamente e hanno tentato di investirlo.

5). Il 27 febbraio, in una sparatoria registrata vicino a Gerico, un israeliano, che detiene anche la cittadinanza statunitense, è stato ucciso da un uomo armato (ritenuto palestinese). Lo stesso uomo ha continuato a guidare, sparando contro altri due veicoli, ma non sono stati riportati feriti. Successivamente, forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo per trovare l’autore, imponendo restrizioni agli spostamento nella città di Gerico (vedi sotto). Ciò porta a tredici, oltre a un cittadino straniero e un soldato, gli israeliani uccisi, dall’inizio dell’anno, in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est e Israele; nel 2022, nello stesso arco di tempo non erano state registrate uccisioni.

6). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, 1.068 palestinesi, tra cui almeno 102 minori, sono stati feriti da forze israeliane, di cui 119 colpiti da proiettili veri (seguono dettagli).

Oltre ai 453 palestinesi feriti da forze israeliane, il 22 febbraio, nell’operazione nella Città Vecchia di Nablus, altri 39 feriti sono stati registrati durante dieci operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane in tutta la Cisgiordania.

In altri quindici episodi, registrati a Betlemme, Hebron, Nablus e Tubas, 451 palestinesi sono stati feriti da forze israeliane, in seguito all’ingresso di coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, nelle stesse Comunità palestinesi; la maggior parte dei feriti è stata curata per inalazione di gas lacrimogeni. Il novanta per cento di questi feriti è stato registrato nella città di Huwwara, tra il 26 e il 27 febbraio, contestualmente all’attacco di coloni.

Altri 125 dei feriti totali sono stati registrati in varie manifestazioni, compresa quella che contestava la creazione di un avamposto israeliano presso la Comunità Wadi Seeq (Ramallah), e contro l’espansione degli insediamenti e le restrizioni di accesso legate agli insediamenti a Beit Dajan e Beita (entrambe a Nablus), e Kafr Qaddum (Qalqilya) e in altre manifestazioni contro l’operazione Nablus che hanno provocato la morte di undici palestinesi.

Complessivamente, 866 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 120 sono stati colpiti da proiettili veri, 19 sono stati feriti da proiettili di gomma, 55 da schegge, cinque sono stati aggrediti fisicamente, due sono stati colpiti da granate sonore e uno è stato colpito da candelotti lacrimogeni.

7). In Cisgiordania, altri otto palestinesi, tra cui due minori, sono stati feriti da coloni israeliani; persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 39 casi. Oltre ai palestinesi feriti da forze israeliane e da coloni nei già citati episodi collegati a coloni (seguono dettagli).

Tra il 14 e il 25 febbraio, coloni israeliani hanno ferito cinque palestinesi, tra cui un minore. Due dei feriti sono stati provocati da proiettili veri sparati da coloni.

In altri 24 episodi registrati a Ramallah, Betlemme, Hebron, Gerusalemme e Nablus, secondo testimoni oculari e fonti delle Comunità locali, più di 300 alberi sono stati vandalizzati su terre palestinesi, comprese le terre prossime agli insediamenti israeliani e agli avamposti degli insediamenti israeliani di nuova costituzione; sono state forate le gomme di venticinque auto di proprietà palestinese; coloni israeliani hanno scritto sui muri di tre case, hanno dato fuoco alle coltivazioni in un terreno agricolo, hanno rubato attrezzature agricole e danneggiato serbatoi d’acqua.

Inoltre, tra il 26 e il 27 febbraio, in seguito alla uccisione di due coloni (di cui sopra), in Cisgiordania sono stati segnalati altri 18 episodi di violenza: coloni israeliani hanno ferito tre palestinesi, tra cui una donna, hanno lanciato pietre, hanno vandalizzando 17 veicoli palestinesi ed hanno forato le gomme di altri sette o dato fuoco a proprietà palestinesi vicino a Tubas, Hebron, Ramallah, Salfit e Nablus.

8). Vicino a Nablus, una donna israeliana è rimasta ferita e il suo veicolo ha subito danni, secondo quanto riferito, ad opera di palestinesi che hanno sparato al suo veicolo. In altri cinque casi, due coloni israeliani sono rimasti feriti e sono stati causati danni ad almeno cinque veicoli israeliani da persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, che hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania.

9). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 66 strutture comprese 18 strutture residenziali Ventidue (22) delle strutture erano state fornite da donatori come assistenza umanitaria. Di conseguenza, 60 palestinesi, tra cui 29 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 200 altri (seguono dettagli).

Quarantanove (49) delle strutture si trovavano in Area C, di cui sedici (tutte finanziate da donatori) demolite in un unico episodio registrato nella Comunità di Lifjim a Nablus; tre famiglie, comprendenti 17 persone, tra cui dieci minori, sono state sfollate. Altre 17 strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, di cui otto demolite dai proprietari, per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Il mese di febbraio 2023 ha registrato il maggior numero di strutture demolite a Gerusalemme est, dall’aprile 2019, in un solo mese; con un totale di 36 strutture demolite, a fronte di una media mensile di undici demolizioni nel 2022.

10). Il 16 febbraio, nell’Area C della città di Hebron, per motivi punitivi, le autorità israeliane hanno demolito con esplosivi l’appartamento al quarto piano di un edificio residenziale a più piani, sfollando una famiglia composta da quattro persone, tra cui tre minori. L’appartamento apparteneva alla famiglia dell’uomo che sparò e uccise un colono israeliano il 29 ottobre 2022 a Hebron. Dall’inizio del 2023, per motivi punitivi, sono state demolite sei case e una struttura agricola, rispetto alle undici case e tre strutture demolite in tutto il 2022; erano state tre in tutto il 2021 e sette nel 2020. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e in quanto tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale in quanto prendono di mira le famiglie di un autore, o presunto autore.

11). In diverse località della Cisgiordania, forze israeliane hanno limitato gli spostamenti dei palestinesi, interrompendo l’accesso di migliaia di persone a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli).

Il 26 febbraio, in seguito alla uccisione di due coloni israeliani (di cui sopra), l’esercito israeliano ha imposto la chiusura della città di Huwwara (Nablus) e ha chiuso i checkpoints nelle vicinanze; ha inoltre ostruito l’ingresso del villaggio di Beita (Nablus) con blocchi di cemento, ostacolando il movimento di più di 19.000 palestinesi.

Il 27 febbraio, in seguito all’uccisione di un israeliano, avvenuta lo stesso giorno, vicino a Gerico, l’esercito israeliano ha dispiegato posti di blocco volanti davanti a tutte le entrate/uscite della città di Gerico, inclusi blocchi di cemento, ostacolando il movimento di almeno 50.000 palestinesi.

In due episodi separati, registrati il 17 e il 24 febbraio, forze israeliane hanno limitato il movimento di oltre 10.000 palestinesi, chiudendo i cancelli stradali all’ingresso dei villaggi di Azzun (Qalqilya) e An Nabi Salih (Ramallah), rispettivamente per quattro e tre ore.

12). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 33 occasioni, forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso; quattro pescatori sono stati arrestati e un peschereccio è stato sequestrato; non sono stati riportati feriti o danni. In un altro caso, quattro minori palestinesi sono stati arrestati da forze israeliane mentre cercavano di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale. Inoltre, il 26 febbraio, si sono svolte manifestazioni lungo la recinzione perimetrale di Israele con Gaza, contro l’operazione di Nablus che ha provocato la morte di undici palestinesi (vedi sopra). I palestinesi hanno bruciato pneumatici e lanciato pietre e altri oggetti contro la recinzione e le forze israeliane, posizionate dall’altra parte della recinzione, hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni, ferendo quattro palestinesi, tra cui un minore.

13). Sempre nella Striscia di Gaza, il 23 febbraio, gruppi armati palestinesi hanno lanciato sei razzi e altri proiettili verso il sud di Israele; cinque razzi sono stati intercettati dal sistema israeliano Iron Dome e uno è caduto in un’area aperta in Israele. Secondo quanto riferito, forze israeliane hanno lanciato attacchi aerei contro siti militari appartenenti a gruppi armati della Striscia di Gaza. Non sono stati segnalati feriti.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Ultimi sviluppi (al di fuori del periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

Il 1° marzo, un palestinese è deceduto per le ferite da arma da fuoco riportate il giorno precedente, quando, durante un’operazione di ricerca-arresto nel Campo profughi di Aqbat Jaber (Gerico), era stato colpito dalle forze israeliane, nel contesto di uno scontro a fuoco con palestinesi.

Il 2 marzo, le forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca-arresto nel villaggio di Azzun (Qalqilya), dove hanno colpito, con arma da fuoco, e ucciso un minore palestinese.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

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Dopo aver aiutato le vittime del terremoto, un palestinese è stato ucciso dalla furia israeliana

Fayha Shalash

27 febbraio 2023 – Middle East Eye

Sameh al-Aqtash era appena tornato dal volontariato in Turchia quando i coloni hanno attaccato il suo villaggio in Cisgiordania

Quattro giorni fa Sameh al-Aqtash è tornato dalla Turchia, dove aveva sostenuto le vittime del terremoto come volontario. Domenica sera il 37enne palestinese è stato ucciso da coloni israeliani che si sono scatenati nel suo villaggio, Zatara, nella Cisgiordania occupata.

Zatara si trova a sud di Nablus, vicino a un famigerato checkpoint militare israeliano dove, secondo gli abitanti, i soldati vessano quotidianamente i palestinesi. A Zatara vivono solo 100 persone e sono tutti membri della stessa famiglia. La maggior parte di loro sono donne e bambini.

Gli attacchi dei coloni israeliani sono iniziati dopo che domenica pomeriggio un presunto palestinese armato ha ucciso due coloni vicino alla città di Huwwara. In risposta, centinaia di israeliani hanno attaccato città e villaggi palestinesi, ferendo quasi 300 persone e bruciando le case.

Nonostante Zatara si trovi a circa sei chilometri da Huwara, dove i coloni sono stati uccisi e la violenza della folla ha raggiunto il massimo, un gruppo di israeliani ha attaccato il villaggio e ha iniziato a tentare di rimuoverne il principale cancello di ingresso.

Abdel Moneim, il fratello di Aqtash, era con lui mentre si precipitavano a fermare il vandalismo dei coloni.

“Ci siamo affrettati tutti, incluso Sameh, e abbiamo fermato i coloni al cancello e impedito loro di entrare”, ha detto a Middle East Eye.

Ma dopo poco tempo i coloni hanno attaccato di nuovo, questa volta con la protezione dei soldati israeliani. I colpi di arma da fuoco hanno iniziato a prenderci di mira e poi Sameh è caduto a terra”.

Coloni e soldati stazionano insieme dopo la furia devastatrice. (Reuters)

Con i soldati israeliani e i coloni che bloccavano le strade, nessuna ambulanza ha potuto accedere a Zatara, così i fratelli di Aqtash hanno dovuto usare un veicolo privato e trasportarlo su una strada sterrata fino al vicino paese di Beita.

Mentre correvano lungo la strada accidentata, il sangue è uscito da un foro di proiettile nell’addome di Aqtash, che ha iniziato a perdere conoscenza.

Al centro medico di Beita i fratelli di Aqtash sono scoppiati in lacrime quando il medico ha detto loro che egli era morto per le ferite. Lascia tre figli, il più piccolo è una bambina di quattro mesi.

Abdel Moneim afferma: “Non c’erano scontri quando i coloni ci hanno attaccato. Sameh era una persona gentile che amava aiutare la gente: due giorni prima di essere ucciso aveva parlato con i capi dei consigli locali della nostra regione per raccogliere donazioni per le vittime del terremoto in Turchia e Siria”.

Città in fiamme

Le cicatrici degli attacchi senza precedenti dei coloni alle città e ai villaggi a sud di Nablus saranno difficili da cancellare. Case, negozi e automobili sono stati distrutti e incendiati. I coloni hanno massacrato il bestiame dei palestinesi.

Elias Dmaidi, un bambino di otto anni residente a Huwwara, ha detto che pensava che sarebbe stata l’ultima della sua vita.

“Non ho mai visto un attacco così grave: centinaia di coloni urlavano, insultavano, distruggevano tutto ciò che incontravano e davano fuoco alle case mentre le famiglie erano dentro”, ha detto Dmaidi ai giornalisti.

Huwwara, una città divisa da una strada principale frequentata da coloni e soldati israeliani, ha avuto una storia di conflitti crescenti.

La maggior parte delle sue terre sono state confiscate da Israele per costruire colonie ebraiche illegali, con varie strade ad uso esclusivo degli israeliani costruite per servirli e garantire la loro sicurezza.

Mentre il caos inghiottiva la città, l’esercito israeliano ha chiuso tutti i checkpoint intorno a Nablus, bloccando i palestinesi all’interno e all’esterno dell’area. Nonostante gli attacchi dei coloni, gli abitanti hanno aperto le loro case a tutti coloro che non potevano andarsene.

Al sorgere del mattino il sole ha rivelato l’entità dei danni. Nere strisce carbonizzate macchiavano case, negozi e alberi. Anche la scuola era stata attaccata. Temendo per la propria vita gli studenti lunedì sono rimasti a casa.

Palestinesi ispezionano i danni causati dalla furia dei coloni (AP)

Durante i disordini al personale medico e ai vigili del fuoco è stato impedito di raggiungere le aree colpite, con il risultato che centinaia di palestinesi feriti sono stati curati molto tempo dopo essere stati aggrediti.

Ahmed Jibril, direttore delle ambulanze e del dipartimento di emergenza della Mezzaluna Rossa palestinese, ha affermato che i medici sono stati oggetto di numerosi abusi durante l’attacco a Huwwara.

Ha proseguito: “I paramedici sono stati attaccati ed è stato impedito loro di entrare in città, anche le ambulanze sono state colpite. L’ aggressione non è stata opera solo dei soldati, ma anche dei coloni, che hanno aggredito il personale medico mentre cercava di trasportare un ferito”.

Bersagliati dentro casa

Anche Brin, una cittadina vicina che si trova accanto a blocchi di colonie, è stata oggetto di furiosi attacchi.

Ayman Soufan era a casa con moglie e figli quando i coloni li hanno attaccati e hanno dato fuoco alla loro casa.

Ha raccontato a Middle East Eye: “Più di 100 coloni ci hanno attaccati e si sono divisi in due gruppi, uno ha sfondato finestre e porte e l’altro ha rubato le nostre cose e le pecore dalla parte anteriore della casa”.

Poi le hanno dato fuoco. La famiglia di mio fratello e io siamo fuggiti dall’altra parte per proteggerci. Mio figlio è stato colpito alla spalla da una pietra lanciata dai coloni.”

Quasi ogni mese vengono attaccati da coloni. protetti dai soldati israeliani, che vogliono prendere la loro casa e rubare la loro terra per espandere gli insediamenti vicini.

Soufan prosegue: “I coloni hanno cercato di bruciarci vivi all’interno della nostra casa, se non fossimo riusciti a scappare ora saremmo morti. Nonostante l’enorme incendio, i vigili del fuoco non sono riusciti a raggiungerci perché i soldati li hanno ostacolati e il fuoco è rimasto acceso finché non si è spento da solo. Dal 2000 viviamo la stessa spirale di aggressione”.

(traduzione dall’inglese di Giuseppe Ponsetti)




Coloni israeliani inferociti bruciano case e auto palestinesi a Nablus

Redazione di Al Jazeera

27 febbraio 2023 – Al Jazeera

Tra crescenti tensioni decine di coloni israeliani incendiano case e auto palestinesi nella città settentrionale di Huwara

Coloni israeliani hanno dato fuoco a decine di abitazioni e automobile palestinesi a Huwara, cittadina a Nablus, nella Cisgiordania occupata, in quello che sembra essere il peggiore scoppio di violenza dei coloni da decenni.

I media palestinesi affermano che circa 30 case e auto sono state incendiate a tarda notte da parte dei coloni durante l’aggressione, avvenuta un giorno dopo che due coloni sono stati uccisi. In precedenza questo mese 11 palestinesi sono stati uccisi in un’incursione militare israeliana a Nablus.

Il ministero della Sanità palestinese ha affermato che domenica un trentasettenne è stato colpito e ucciso da fuoco israeliano. La Mezzaluna rossa palestinese ha detto che altri due sono stati feriti da colpi di arma da fuoco, mentre una terza persona è stata accoltellata e una quarta picchiata con una sbarra di ferro.

Altre 95 persone sono state curate per aver inalato gas lacrimogeni.

Ghassan Douglas, un funzionario palestinese che monitora le colonie israeliane nella regione di Nablus, stima che circa 400 coloni ebrei hanno preso parte all’aggressione, che avviene dopo che secondo il governo Giordano ha informato che l’Autorità Palestinese (PA) e politici israeliani si sono accordati su iniziative per calmare la situazione.

La tensione tra palestinesi e israeliani è aumentata in seguito all’intensificazione di incursioni letali nei territori occupati.

Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha condannato quelle che ha definite “le azioni terroristiche condotte stanotte da coloni sotto la protezione delle forze di occupazione.”

Noi consideriamo che il governo israeliano ne è totalmente responsabile,” ha aggiunto.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha invitato alla calma e ha esortato contro la violenza dei giustizieri.

In una dichiarazione video Netanyahu ha affermato: “Chiedo che quando ribolle il sangue e gli spiriti sono infiammati non vi facciate giustizia da soli.”

L’Unione Europea ha affermato di essere “allarmata” dalla violenza a Huwara e che “le autorità di entrambe le parti devono intervenire subito per porre fine a questo infinito ciclo di violenze.”

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)

L’ incendio di una casa attaccata dai coloni Foto:[Hisham K. K. Abu Shaqra/Anadolu]

Un’altra casa in fiamme Foto:Hisham K. K. Abu Shaqra/Anadolu

Il mobilio di una casa attaccata con il fuoco Foto:[Ronaldo Schemidt/AFP

L’interno di una casa bruciata dai coloni protetti dall’esercito israeliano. Foto:[Ronaldo Schemidt/AFP]




Rapporto OCHA del periodo 31 gennaio – 13 febbraio 2023

1). Forze israeliane hanno ucciso sei palestinesi e ne hanno ferito undici con proiettili veri in due operazioni (una condotta a Gerico e un’altra a Nablus) che hanno dato luogo a uno scontro a fuoco con palestinesi (seguono dettagli). Il 6 febbraio, forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Aqbat Jaber (Gerico), dove hanno circondato un edificio; ne è seguito uno scontro a fuoco con palestinesi. Secondo i media israeliani, almeno cinque palestinesi sono stati uccisi e i loro corpi sono stati trattenuti; altri quattro sono stati feriti e arrestati. Secondo fonti mediche, le forze israeliane hanno aperto il fuoco, danneggiando almeno due ambulanze ed impedendo loro di operare all’interno del Campo. Secondo l’esercito israeliano, citato dai media israeliani, l’operazione è stata effettuata per arrestare palestinesi sospettati di aver effettuato, il 28 gennaio, un attacco con armi da fuoco nei pressi di un insediamento israeliano, in seguito al quale le forze israeliane avevano limitato, per dieci giorni, il movimento dei palestinesi dentro e fuori la città di Gerico.

Nello stesso luogo, il 4 febbraio, durante un’altra operazione di ricerca-arresto, forze israeliane hanno distrutto due strutture, di cui una costituita da due unità abitative; inoltre è stata danneggiata una struttura adiacente ed è stato provocato lo sfollamento di sei persone, tra cui due minori. Durante la stessa operazione quattordici palestinesi sono rimasti feriti, di cui due colpiti da proiettili veri; altri tredici sono stati arrestati.

Il 13 febbraio, forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Nablus, dove hanno circondato un edificio, all’interno del quale hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi. Due degli occupanti sono stati feriti e successivamente arrestati dalle forze israeliane. L’operazione è durata più di quattro ore, durante le quali le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni contro palestinesi che si erano radunati, lanciando pietre contro di loro. Un passante palestinese è stato ucciso e altri 80 sono rimasti feriti, di cui cinque colpiti da proiettili veri; gli altri sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni. Secondo fonti mediche, le forze israeliane hanno impedito alle ambulanze di accedere all’area e, per tre ore, hanno tenuto bloccati tre medici volontari.

2). A Nablus e Jenin forze israeliane hanno ucciso due minori palestinesi durante due operazioni di ricerca-arresto che hanno comportato uno scontro a fuoco con palestinesi (seguono dettagli). Il 6 febbraio, forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Nablus, dove hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi; un ragazzo di 17 anni che, secondo l’esercito israeliano aveva sparato contro di loro, è rimasto ucciso; un’accusa contestata da testimoni oculari e da Organizzazioni per i diritti umani.

Il 12 febbraio, forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca-arresto nella città di Jenin, dove hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi, uccidendo un ragazzo palestinese di 14 anni; secondo l’Organizzazione per i diritti umani le circostanze dell’accaduto non sono ancora chiare. Durante lo stesso episodio altri due palestinesi sono stati feriti con proiettili veri e tre sono stati arrestati. Ad oggi, in Cisgiordania, sale a nove il numero totale di minori palestinesi uccisi nel 2023 da forze israeliane. Nel 2022, nello stesso periodo, risultavano pari a zero.

3). Un automobilista palestinese ha ucciso tre israeliani, tra cui due minori, e ne ha feriti altri quattro, investendoli con la propria auto (seguono dettagli). Il 10 febbraio, nell’insediamento israeliano di Ramot a Gerusalemme est, due israeliani, tra cui un bambino di sei anni, sono stati uccisi e altri cinque sono rimasti feriti da un palestinese che li ha investiti con la propria auto mentre si trovavano alla fermata dell’autobus. Uno dei feriti, un bambino di otto anni, è morto il giorno successivo per le ferite riportate. L’aggressore è stato successivamente ucciso dalla polizia israeliana.

Il 13 febbraio, nella città vecchia di Gerusalemme, secondo i media israeliani, un ragazzo palestinese di 14 anni ha accoltellato e ferito un ragazzo israeliano di 17 anni, dandosi quindi alla fuga.

4). Ai checkpoint israeliani, o nei loro pressi, forze israeliane hanno ucciso due palestinesi, ferendone altri due (seguono dettagli). Il 3 febbraio, al checkpoint di Huwwara (Nablus), forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese che, secondo le stesse forze, avrebbe tentato di aggredire un soldato israeliano.

Il 9 febbraio, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese che, secondo le autorità israeliane, avrebbe cercato di accoltellare soldati israeliani in servizio presso un punto di osservazione militare prossimo al Campo profughi di Al Fuwwar (Hebron). In entrambe le circostanze non sono stati segnalati ferimenti di israeliani. Alla chiusura del presente rapporto, i corpi di entrambi i palestinesi risultavano ancora trattenuti dalle autorità israeliane.

5). A Gerusalemme est, presso un checkpoint israeliano, durante un tentativo di aggressione con coltello da parte di un palestinese, un agente di polizia israeliano è stato colpito per errore, e ucciso, da un altro membro delle forze israeliane (seguono dettagli). Il 13 febbraio, al checkpoint del Campo profughi di Shu’fat a Gerusalemme est, secondo quanto riferito, un ragazzo palestinese di 13 anni ha accoltellato un ufficiale di polizia di frontiera israeliano; dopodiché un altro membro delle forze israeliane ha cercato di sparare al ragazzo, ma ha colpito per errore l’ufficiale, che in seguito è morto per le ferite. Successivamente, le forze israeliane hanno arrestato il ragazzo.

6). A Salfit un colono israeliano ha sparato con munizioni vere, uccidendo un palestinese (seguono dettagli). L’11 febbraio, un gruppo di coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dall’insediamento di Yair Farm, è entrato nel villaggio di Qarawat Bani Hassan dove ha affrontato operai palestinesi al lavoro presso una costruzione. Secondo testimoni oculari, sia i coloni israeliani che i palestinesi hanno iniziato a lanciare pietre; uno dei coloni ha sparato da distanza ravvicinata, uccidendo un palestinese. Forze israeliane sono intervenute, sparando lacrimogeni e proiettili di gomma contro i palestinesi: non sono stati riportati feriti. Durante lo stesso episodio, secondo i media israeliani, un colono israeliano è stato ferito da una pietra lanciata da palestinesi.

7). In Israele, un anziano israeliano è morto per le ferite riportate durante una aggressione palestinese (seguono dettagli). Nel maggio 2022, due palestinesi aggredirono degli israeliani con asce, uccidendo tre persone e ferendone quattro. Uno dei quattro feriti è morto il 2 febbraio, portando a quattro il numero delle vittime di quell’aggressione.

8). In Cisgiordania, durante il periodo di riferimento, sono stati feriti dalle forze israeliane 373 palestinesi, tra cui almeno 58 minori, di cui 18 colpiti da proiettili veri (seguono dettagli). Dei feriti, 131 (35 %) si sono verificati durante manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti e le restrizioni di accesso legate agli insediamenti vicino a Kafr Qaddum (Qalqilya), Beit Dajan e Beita (entrambe a Nablus). In altri quattro episodi, registrati a Qaryut e Asira al Qibliya (entrambi a Nablus), 33 palestinesi sono stati feriti da forze israeliane, in seguito all’ingresso di coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, all’interno delle stesse Comunità palestinesi. Altri 177 feriti si sono verificati durante operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane. Inoltre, forze israeliane hanno ferito 30 palestinesi, durante una demolizione, nell’area di Jabal al Mukabbir a Gerusalemme est. Il 31 gennaio, i residenti palestinesi di Jabal al Mukabbir avevano dichiarato un giorno di sciopero per protestare contro l’attuale tendenza, da parte delle autorità israeliane, all’incremento delle demolizione di strutture in quell’area. Gli altri due feriti si sono verificati ai checkpoints. Complessivamente, 313 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno, 18 sono stati colpiti da proiettili veri, 24 sono stati feriti con proiettili di gomma, sei sono stati aggrediti fisicamente, due sono stati spruzzati con liquido al peperoncino, cinque sono stati colpiti da granate assordanti e cinque sono stati colpiti da bombolette di gas.

9). Coloni israeliani hanno ferito, in quattro episodi, sei palestinesi tra cui almeno un minore, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 16 casi; a questi sono da aggiungere il palestinese ucciso da un colono e i 33 palestinesi feriti da forze israeliane, episodi, relativi a coloni, riportati nei precedenti paragrafi (seguono dettagli). Il 2 e il 10 febbraio, a Huwwara e Jalud (Nablus), due palestinesi, tra cui un ragazzo di 14 anni, sono stati feriti da coloni israeliani che li hanno spruzzati con liquido al peperoncino.

Il 10 febbraio, a Qarawat Bani Hassan (Salfit), coloni israeliani hanno lanciato pietre contro palestinesi e il loro bestiame ferendo due palestinesi.

L’11 febbraio, coloni israeliani hanno lanciato pietre contro palestinesi che viaggiavano sulle strade prossime a Deir Sharaf (Nablus), ferendo un uomo e danneggiandone il veicolo.

In altre due circostanze, registrate a Marda e Yasuf (entrambi a Salfit), circa 50 alberi sono stati vandalizzati su terre palestinesi, comprese quelle vicine a insediamenti israeliani, in aree in cui l’accesso palestinese richiede l’approvazione dell’esercito israeliano (comunemente indicato come “previo coordinamento”).

In altre sette occasioni, persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi, danneggiandone almeno 35. Altre proprietà palestinesi sono state danneggiate e il bestiame è stato ferito in dodici episodi registrati a Jenin, Ramallah, Salfit, Tubas, Hebron e Qalqiliya o nelle vicinanze; secondo testimoni oculari e fonti della Comunità locale, le proprietà includevano strutture residenziali e agricole, trattori, raccolti e una rete idrica.

10). Tre coloni israeliani sono rimasti feriti e sono stati segnalati danni ad almeno sei veicoli israeliani ad opera di persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, che hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania. In un caso, secondo fonti israeliane, palestinesi hanno dato fuoco a un’auto a Kafr Ein (Ramallah). In un episodio separato, un veicolo israeliano è stato danneggiato con colpi di arma da fuoco sulla strada 465 vicino a Ramallah, senza che siano stati riportati feriti.

11). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto persone a demolire 30 strutture, comprese nove case. Due delle strutture erano state fornite da donatori come assistenza umanitaria. Di conseguenza, 55 palestinesi, tra cui 31 minori, sono stati sfollati e i mezzi di sussistenza di oltre 100 altri ne sono stati colpiti. Diciassette (17) delle strutture si trovavano in Area C, comprese due strutture demolite nella Comunità beduina di Zatara al Kurshan (Betlemme) situate in aree che Israele ha designato come “zone di tiro”, chiuse perché destinate alle esercitazioni militari e dove le Comunità palestinesi sono a rischio di trasferimento forzato a causa di un ambiente coercitivo generato dalle politiche e dalle pratiche israeliane. Le restanti tredici strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, di cui quattro demolite dai proprietari, per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Gennaio 2023 ha registrato il maggior numero di strutture demolite a Gerusalemme est, in un solo mese, dall’aprile 2019; con un totale di 32 strutture demolite, a fronte di una media mensile di undici demolizioni registrate nel 2022.

12). Forze israeliane hanno limitato il movimento dei palestinesi in diverse località della Cisgiordania, interrompendo l’accesso di migliaia di palestinesi ai mezzi di sussistenza e ai servizi (seguono dettagli). Tra il 28 gennaio e il 6 febbraio, l’esercito israeliano ha dispiegato posti di blocco volanti a tutte le entrate/uscite della città di Gerico, inclusi blocchi di cemento, ostacolando il movimento di almeno 50.000 palestinesi per dieci giorni; ciò in risposta a un attacco palestinese contro un insediamento israeliano a sud di Gerico, dove non erano stati segnalati feriti. Il 6 febbraio, l’esercito israeliano ha limitato il movimento di oltre 7.000 palestinesi collocando cumuli di terra in una strada secondaria della città di Huwwara (Nablus), secondo quanto riferito, in risposta al lancio di pietre palestinesi contro veicoli di coloni israeliani. Lo stesso giorno, l’esercito israeliano ha chiuso il cancello di una strada agricola nel villaggio di Immatin (Qalqilya), ostacolando il movimento di almeno 50 agricoltori verso i loro terreni.

13). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 34 occasioni, forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, presumibilmente per far rispettare le restrizioni all’accesso; due pescatori sono stati arrestati e un peschereccio è stato sequestrato; non sono stati riportati feriti o danni. Separatamente, due palestinesi sono stati arrestati da forze israeliane mentre cercavano di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale.

14). In tre occasioni, gruppi armati palestinesi hanno lanciato razzi e altri proiettili contro Israele. I lanci palestinesi sono stati registrati l’1, l’11 e il 13 febbraio. I razzi sono stati intercettati o sono caduti in aree aperte a Gaza e in Israele; una israeliana è rimasta ferita mentre correva verso un rifugio. Il 2 e il 13 febbraio, forze israeliane hanno effettuato attacchi aerei nella Striscia di Gaza, contro siti militari appartenenti a gruppi armati. Non sono stati segnalati feriti.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Nel prossimo rapporto saranno forniti ulteriori dettagli accertati.

Il 14 febbraio, un palestinese è deceduto per le ferite riportate nel gennaio 2021, quando un soldato israeliano gli sparò al collo nella Comunità Ar Rakeez di Masafer Yatta (Hebron), mentre cercava di impedire la confisca di un generatore elettrico.

Il 14 febbraio, un minore palestinese è stato ucciso da forze israeliane in un’operazione di ricerca- arresto condotta nel Campo profughi di Al Far’a (Tubas) e dove è stato segnalato uno scontro a fuoco con palestinesi.

Note a piè di pagina

1. Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane, ad esempio da civili israeliani o colpiti da razzi palestinesi che ricadono su territori palestinesi; così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute.

2. In queste rilevazioni, le vittime israeliane includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente. Durante questo periodo di riferimento, un membro delle forze israeliane che è stato ucciso in un attacco palestinese viene conteggiato separatamente poiché la causa della sua morte rimane poco chiara al momento della stesura.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Israele intende autorizzare nove insediamenti “selvaggi” in Cisgiordania

Agenzia France-Presse in Gerusalemme

15 febbraio 2023 The Guardian

Dopo una serie di attentati a Gerusalemme est il consiglio di sicurezza israeliano annuncia il riconoscimento delle aree costruite senza autorizzazione

Il consiglio di sicurezza israeliano ha annunciato che autorizzerà nove insediamenti nella Cisgiordania occupata dopo una serie di attacchi a Gerusalemme est, tra cui uno in cui sono morti tre israeliani.

“In risposta agli attacchi terroristici omicidi a Gerusalemme, il consiglio di sicurezza ha deciso all’unanimità di autorizzare nove comunità in Giudea e Samaria”, ha dichiarato l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu in una dichiarazione di domenica che utilizza il nome che Israele usa per la Cisgiordania.

“Queste comunità esistono da molti anni, alcune da decenni”, ha affermato.

I cosiddetti insediamenti “selvaggi” sono stati costruiti senza l’autorizzazione del governo israeliano.

“Il comitato di pianificazione superiore dell’amministrazione civile sarà convocato nei prossimi giorni per approvare la costruzione di nuove unità residenziali nelle comunità esistenti in Giudea e Samaria”, si legge nella nota.

Vi si dice che “Il consiglio di sicurezza ha preso una serie di decisioni ulteriori nel quadro di una risoluta lotta contro il terrorismo”, incluso il rafforzamento delle forze di sicurezza a Gerusalemme.

Domenica scorsa durante una riunione del suo governo Netanyahu ha detto che voleva “rafforzare gli insediamenti”, illegali secondo il diritto internazionale.

Più di 475.000 israeliani vivono in insediamenti coloniali in Cisgiordania, dove abitano 2,8 milioni di palestinesi.

Netanyahu ha anche annunciato che questa settimana il suo governo intende presentare al parlamento una legge per revocare la cttadinanza israeliana ai “terroristi”.

Le misure si applicano agli arabi israeliani e ai palestinesi residenti a Gerusalemme est, parte della città annessa da Israele.

Gli annunci arrivano nel pieno di un’esplosione di violenza israelo-palestinese.

Venerdì un palestinese ha ucciso tre israeliani, tra cui due bambini, in un attacco a Ramot, un quartiere di insediamenti ebraici a Gerusalemme est, e domenica le forze israeliane hanno ucciso un adolescente palestinese in un raid nel nord della Cisgiordania.

Dall’inizio dell’anno il conflitto ha provocato la morte di almeno 46 palestinesi sia combattenti che civili, nove civili israeliani e una donna ucraina, secondo un conteggio dell’Agenzia France Press basato su fonti ufficiali israeliane e palestinesi.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Aggressione con un’auto uccide due persone nella Gerusalemme est occupata

Al Jazeera e agenzie di notizie

10 febbraio 2023 – Al Jazeera

Il conducente ha lanciato la sua macchina contro un’affollata fermata dell’autobus nell’illegale colonia di Ramot prima di essere colpito e ucciso.

La polizia e i medici israeliani affermano che un palestinese ha lanciato la sua auto contro un’affollata fermata d’autobus nella Gerusalemme est occupata, uccidendo due persone, tra cui un bambino, prima di essere colpito e ucciso.

L’attacco con l’auto di venerdì è avvenuto nella colonia israeliana illegale di Ramot. Le tensioni sono notevolmente cresciute nella parte orientale della città dopo che il 27 gennaio, compiendo l’aggressione più mortale a Gerusalemme da oltre un decennio, un palestinese ha condotto un attacco a mano armata fuori da una sinagoga uccidendo sette persone.

Il pronto soccorso ha identificato le due persone uccise venerdì come un bambino di sei anni e un uomo ventenne. Ha affermato che i medici stanno curando cinque feriti, compreso un bambino di otto anni in condizioni critiche ricoverato in rianimazione. Gli altri feriti vanno dai 10 ai 40 anni e si trovano in condizioni da moderate a gravi.

È stata una scena scioccante,” afferma il paramedico Lishai Shemesh, che si trovava nei pressi nel momento dell’attacco. “Ero in auto con mia moglie e i miei figli e ho notato un’auto che si è lanciata a tutta velocità contro una fermata dell’autobus investendo le persone in attesa.”

La polizia ha affermato che un agente fuori servizio ha sparato al sospetto e lo ha ucciso sul posto. Non ci sono informazioni immediate sulla sua identità.

Immagini mostrano poliziotti e paramedici che si affollano attorno a una Mazda blu incidentata e schiantatasi contro la fermata dell’autobus. Corpi sanguinanti giacciono sparsi sul luogo.

La casa del sospetto verrà demolita

Le organizzazioni palestinesi Jihad Islamico e Hamas, che governa la Striscia di Gaza, hanno lodato l’attacco ma non lo hanno rivendicato.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito l’incidente un’aggressione “terroristica” e ha ordinato che le forze di sicurezza vengano potenziate.

Il sito di notizie israeliano i24 ha informato che Netanyahu ha deciso di far sigillare e distruggere la casa del sospetto.

Il segretario di Stato USA Antony Blinken ha duramente condannato l’attacco in vista della sua visita nella regione intesa a ridurre le tensioni.

Prendere di mira deliberatamente civili innocenti è ripugnante e inconcepibile,” ha detto Blinken in un comunicato.

La colonia israeliana di Ramot venne costruita nel 1974 su terreni confiscati ai villaggi palestinesi di Beit Iksa e Beit Hanina.

Israele rivendica tutta Gerusalemme come sua capitale indivisibile, mentre l’Autorità Nazionale Palestinese vorrebbe Gerusalemme est, conquistata da Israele nella guerra dei Sei Giorni del 1967, come capitale del suo futuro Stato.

Da quando lo scorso anno Israele ha incrementato le incursioni e i palestinesi gli “attacchi individuali” in Israele, a Gerusalemme est e in Cisgiordania occupate le ostilità sono aumentate vertiginosamente.

Secondo l’importante associazione israeliana per i diritti umani B’Tselem nel 2022, l’anno più letale in quei territori dal 2004, circa 150 palestinesi sono stati uccisi a Gerusalemme est e in Cisgiordania occupate.

L’anno scorso 30 persone sono morte in attacchi palestinesi contro israeliani.

In base a un calcolo dell’Associated Press [agenzia di notizie USA, ndt.] finora quest’anno sono stati uccisi 43 palestinesi, 10 dei quali in un conflitto a fuoco durante un’incursione dell’esercito a Jenin, in Cisgiordania.

Il nuovo governo israeliano di estrema destra guidato da Netanyahu ha accusato il precedente esecutivo di inazione dopo una serie di attacchi palestinesi, sollevando interrogativi riguardo alla sua posizione nei confronti dei palestinesi in un momento di accresciute tensioni.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Rapporto OCHA del periodo 10 – 30 Gennaio 2023

Questo rapporto copre eccezionalmente tre settimane.

1). In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, durante il periodo di riferimento, sono stati uccisi 31 palestinesi, 6 israeliani e un cittadino straniero; sono rimasti feriti 441 palestinesi e nove israeliani, compreso un membro delle forze israeliane.

2). Durante una operazione condotta da forze israeliane nel Campo profughi di Jenin sono stati uccisi dieci palestinesi, tra cui due minori e una donna, e altri 26 sono rimasti feriti: tutti colpiti con proiettili veri. Questo è il numero più alto di palestinesi uccisi in una singola operazione da quando, nel 2005, l’OCHA iniziò a registrare in Cisgiordania il numero di vittime. Lo stesso giorno, un undicesimo palestinese è stato ucciso da forze israeliane nella città di Ar Ram (Gerusalemme), nel corso di una protesta contro l’operazione condotta a Jenin (seguono dettagli). Il 26 gennaio, forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo. Secondo l’esercito israeliano, citato dai media israeliani, l’operazione era finalizzata all’arresto di palestinesi sospettati di pianificare attacchi contro israeliani. Durante l’operazione le forze israeliane hanno circondato un edificio; ne è nato uno scambio a fuoco con palestinesi, tre dei quali sono stati uccisi e un altro è stato arrestato; tutti e quattro sono stati rivendicati dalla Jihad islamica come affiliati. Altri tre palestinesi sono stati uccisi in scontri a fuoco con forze israeliane: costoro sono stati rivendicati come affiliati sia dalla Brigata dei martiri di Al-Aqsa che dalla Jihad islamica. Inoltre, tre palestinesi, tra cui due minori (16 e 17 anni) e una donna palestinese di 61 anni, sono stati colpiti e uccisi con proiettili veri da forze israeliane, benché, secondo quanto riferito, non costituissero alcuna minaccia immediata. Durante l’operazione di cui sopra, le forze israeliane hanno sparato gas lacrimogeni nelle vicinanze dell’ospedale di Jenin, colpendo l’unità pediatrica e rendendo necessaria l’evacuazione dei pazienti, compresi i minori. Quando le forze israeliane hanno sparato con missili a spalla contro l’edificio residenziale dove sono stati uccisi i tre palestinesi, sono stati distrutti diversi appartamenti, provocando lo sfollamento di tre persone. Durante l’operazione nessun soldato israeliano ha riportato ferite. Un palestinese, rivendicato come affiliato dalla Brigata dei martiri di Al-Aqsa, è deceduto il 29 gennaio per le ferite da arma da fuoco riportate il 26 gennaio nel Campo profughi di Jenin. Dopo l’operazione, in tutta la Cisgiordania, i palestinesi hanno tenuto manifestazioni; nel corso di alcune di esse i partecipanti hanno lanciato pietre e mortaretti contro le forze israeliane che, a loro volta, hanno sparato lacrimogeni, proiettili di gomma e proiettili veri. Un palestinese è stato ucciso vicino alla città di Ar Ram (Gerusalemme) durante una protesta contro l’operazione di Jenin e almeno altri 147 sono rimasti feriti (vedi sotto).

3). In un insediamento israeliano a Gerusalemme est, un palestinese ha sparato, uccidendo sei israeliani, tra cui un minore, e un cittadino straniero (per un totale di sette vittime); cinque israeliani sono rimasti feriti in questo e in un altro attacco palestinese, sempre in Gerusalemme est (seguono dettagli). Il 27 gennaio, un palestinese ha sparato, uccidendo sei israeliani, tra cui un ragazzo di 14 anni, e un cittadino straniero; ne ha quindi feriti altri tre nell’insediamento israeliano di Neve Ya’acov a Gerusalemme est. L’aggressore è stato successivamente colpito e ucciso dalla polizia israeliana. Dal 2008 questo è l’attacco più mortale condotto da palestinesi contro israeliani.

Il 28 gennaio, a Silwan, Gerusalemme est, un palestinese di 13 anni ha sparato, ferendo due israeliani, prima di essere colpito e ferito. Sono state segnalate altre due sparatoria: una vicino ad Almog, un insediamento israeliano a sud di Gerico, e un secondo contro un autobus israeliano sulla strada 60 vicino all’insediamento di Karmei Tsur, a nord di Hebron. Non sono stati segnalati feriti, solo danni al bus. Sulle strade della Cisgiordania, in ulteriori tre episodi separati, almeno tre veicoli israeliani sono stati danneggiati da pietre o bottiglie incendiarie lanciate da persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali.

4). In Cisgiordania, forze israeliane hanno ucciso sette palestinesi, tra cui un ragazzo; altri due palestinesi sono morti per le ferite riportate durante operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane (seguono dettagli). L’11 gennaio, nel Campo profughi di Balata (Nablus), durante uno scontro a fuoco seguito a un’incursione sotto copertura di un’unità dell’esercito israeliano, forze israeliane hanno sparato con proiettili veri, ferendo un palestinese che in seguito è morto per le ferite riportate.

Il 12 gennaio, nel Campo profughi di Qalandiya (Gerusalemme), durante un’operazione di ricerca-arresto, un palestinese è stato ucciso da forze israeliane mentre cercava di impedire loro di arrestare il figlio.

Il 16 gennaio, forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Ad Duheisha (Betlemme), innescando scontri con palestinesi che hanno lanciato pietre e bottiglie molotov, mentre le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni: un ragazzo palestinese di 14 anni è rimasto ucciso, colpito da proiettili veri.

Il 19 gennaio, forze israeliane hanno effettuato una operazione nel Campo profughi di Jenin, dove hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi; due palestinesi sono stati uccisi, tra cui un insegnante che stava cercando di aiutare uno dei palestinesi feriti durante l’operazione. Durante la stessa operazione, secondo quanto riferito, un soldato israeliano è stato ferito da un ordigno esplosivo lanciato da un palestinese e tre palestinesi sono stati arrestati.

Il 12 gennaio, forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Qabatiya (Jenin), dove hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi, due dei quali sono stati colpiti e uccisi.

Inoltre, il 14 e il 25 gennaio, un palestinese è morto per le ferite riportate il 2 gennaio ad opera delle forze israeliane a Kafr Dan (Jenin); un altro è stato ucciso nel Campo profughi di Shu’fat (Gerusalemme), colpito da proiettili veri sparati da forze israeliane durante scontri tra manifestanti e forze israeliane; entrambi sono rimasti uccisi durante demolizioni punitive di case di due palestinesi che avevano ucciso soldati israeliani prima di essere uccisi a loro volta.

5). In episodi separati, alcuni dei quali avvenuti ai checkpoints militari israeliani prossimi a Ramallah, Qalqilya e Hebron, forze israeliane hanno ucciso altri sette palestinesi, compreso un minore (seguono dettagli). Il 14 gennaio, nei pressi di Al Fandaqumiya (Jenin), forze israeliane hanno inseguito due palestinesi, colpendoli ed uccidendoli nel loro veicolo; secondo l’esercito israeliano, avevano aperto il fuoco contro soldati nei presi di Jaba’ (Jenin).

Il 15 gennaio, a un checkpoint volante disposto all’ingresso di Silwad (Ramallah), forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese; secondo testimoni oculari, è stato colpito da una distanza ravvicinata, dopo essere sceso dall’auto per controllare il figlio, che era stato spruzzato da forze israeliane con spray al peperoncino. Secondo i media israeliani, le forze israeliane hanno inizialmente affermato che l’uomo aveva lanciato pietre o aveva cercato di sottrarre l’arma ad un soldato; tuttavia, successivamente hanno ammesso che l’uccisione potrebbe essere stata ingiustificata.

Il 17 gennaio, un palestinese ha aperto il fuoco contro soldati in servizio ad un checkpoint militare vicino all’ingresso di Halhul (Hebron); è stato colpito e ucciso. Secondo le forze israeliane, che ne hanno trattenuto il corpo, l’uomo era sospettato di aver sparato contro un autobus il 15 gennaio. Durante l’episodio, due passanti palestinesi sono stati colpiti e feriti con proiettili veri dalle forze israeliane.

In un altro episodio, accaduto il 30 gennaio al checkpoint militare di Al Salaymeh, nell’area H2 della città di Hebron, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese che, secondo le forze israeliane, aveva cercato di fuggire dopo essere passato con l’auto sul piede di un soldato.

Altri due distinti episodi sono stati registrati nei pressi dell’insediamento israeliano di Kedumim a est di Qalqiliya. Nel primo, accaduto il 25 gennaio, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese che, secondo le forze israeliane, aveva cercato di accoltellare soldati israeliani posizionati a un checkpoint. Nel secondo caso, accaduto il 29 gennaio, una guardia dell’insediamento israeliano ha sparato, uccidendo un palestinese che, secondo le forze israeliane, era stato avvistato vicino all’insediamento con una pistola. In nessuno dei cinque episodi sopra descritti è stato registrato alcun ferimento di israeliani.

Il 27 gennaio, un sedicenne palestinese è deceduto per ferite: il 25 gennaio era stato colpito da forze israeliane durante una manifestazione palestinese tenutasi nell’area di Silwan a Gerusalemme Est per protestare contro una demolizione punitiva avvenuta nel Campo profughi di Shu’fat (altri dettagli sotto).

6). Nei pressi degli avamposti di insediamenti di nuova costituzione a Hebron e Ramallah, coloni israeliani hanno sparato, uccidendo due palestinesi: il primo aveva accoltellato un colono israeliano; il secondo aveva tentato l’accoltellamento (seguono dettagli). L’11 gennaio, nei pressi di un nuovo avamposto colonico costruito su un terreno appartenente a palestinesi di As Samu’ (Hebron), un palestinese ha aggredito e ferito con un coltello un colono israeliano; a sua volta l’aggressore è stato colpito, con arma da fuoco, e ucciso da un altro colono.

Il 21 gennaio, nei pressi di un avamposto colonico di nuova costituzione vicino a Kafr Ni’ma (Ramallah), un altro palestinese è stato colpito e ucciso da un colono israeliano; come mostrato in un filmato pubblicato sui media israeliani, il palestinese aveva tentato un accoltellamento. I corpi di entrambi i palestinesi sono stati trattenuti dalle autorità israeliane.

7). In Cisgiordania, durante il periodo di riferimento, 422 palestinesi, tra cui almeno 49 minori, sono stati feriti da forze israeliane; 74 di loro (18%) sono stati colpiti da proiettili veri (seguono dettagli). Dei feriti, 249 (59 %) sono stati registrati in varie manifestazioni, comprese quelle contro l’espansione degli insediamenti e le restrizioni di accesso relative agli insediamenti vicino a Kafr Qaddum (Qalqilya), Beit Dajan, Beita e Jurish (tutte a Nablus) e altre manifestazioni contro l’operazione Jenin che ha comportato la morte di dieci palestinesi (vedi sopra).

In altri sette episodi separati, tutti registrati nel governatorato di Nablus, 95 palestinesi sono rimasti feriti in seguito all’ingresso di coloni israeliani nelle Comunità palestinesi, accompagnati dalle forze israeliane.

Altri 70 feriti si sono avuti in operazioni di ricerca-arresto e in altre operazioni condotte da forze israeliane; tre si sono verificati durante demolizioni (vedi sotto); altri cinque feriti sono stati registrati a Tulkarm, Jenin e Qalqilya, quando forze israeliane hanno sparato proiettili veri contro palestinesi che cercavano di attraversare varchi nella Barriera per raggiungere il loro posto di lavoro in Israele. Complessivamente, 288 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 74 sono stati colpiti da proiettili veri, 45 sono stati feriti con proiettili di gomma, sei sono stati aggrediti fisicamente, uno è stato colpito da una granata assordante, quattro da lacrimogeni e quattro da schegge.

8). Coloni israeliani hanno ferito 18 palestinesi, tra cui almeno un minore, in nove episodi, e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno causato danni a proprietà palestinesi in altri 42 casi (oltre a quelli feriti da forze israeliane nel summenzionato episodio riferito a coloni / seguono dettagli). Il 27 gennaio, sulla strada 60 vicino all’ingresso di Beita (Nablus), cinque palestinesi sono stati colpiti e feriti con proiettili veri sparati da coloni israeliani che hanno aperto il fuoco su un gruppo di palestinesi.

L’11 e il 28 gennaio, su una strada principale, vicino a Huwwara e Qusra (entrambe a Nablus), coloni israeliani hanno preso a sassate un veicolo palestinese, ferendo tre palestinesi.

Il 13 gennaio, in prossimità della Comunità di Al Mu’arrajat East (Ramallah), coloni israeliani hanno attaccato con bastoni e manganelli escursionisti palestinesi, ferendo due donne.

Il 18 gennaio, nelle vicinanze della Comunità di Khirbet Bir Al Idd di Masafer Yatta (Hebron), coloni israeliani hanno ferito due pastori palestinesi ed hanno attaccato il loro bestiame.

Il 20 gennaio, nel villaggio di Jurish (Nablus), coloni avevano collocato delle roulottes per impossessarsi di terreni di proprietà palestinese; ne è seguito uno scontro, con reciproco lancio di pietre, tra coloni israeliani e palestinesi e due palestinesi e un colono sono rimasti feriti.

Il 28 gennaio, a Qusra, coloni israeliani hanno attaccato i residenti palestinesi con pietre: due palestinesi sono rimasti feriti e sono stati segnalati danni a due veicoli e a una casa.

Il 27 e il 29 gennaio, in altri due distinti episodi, coloni israeliani hanno attaccato palestinesi che viaggiavano sulle strade vicino a Salfit e Huwwara, aggredendoli fisicamente e spruzzandoli con gas al peperoncino, ferendo due uomini e provocando danni ai loro veicoli.

In altri diciassette episodi, più di 1.500 alberi sono stati vandalizzati su terreni palestinesi, alcuni dei quali vicino a insediamenti israeliani, comprese aree in cui l’accesso palestinese richiede l’approvazione dell’esercito israeliano (comunemente indicato come “previo coordinamento”).

In altre tredici occasioni, persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi, danneggiandone almeno ventuno. Altre proprietà palestinesi sono state danneggiate in dodici episodi registrati nei pressi di Al Ganoub e A Seefer (entrambi a Hebron), Kisan (Betlemme), Ras ‘Ein al ‘Auja (Gerico) e Beit Sira, Al Mazra’a al Qibliya, Turmus’ayya (tutti a Ramallah); secondo testimoni oculari e fonti della Comunità locale, questi includevano strutture agricole, trattori, raccolti e bestiame.

9). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto la gente a demolire 88 strutture, comprese 21 abitazioni. Tre delle strutture erano state fornite da donatori come assistenza umanitaria. Di conseguenza, 99 palestinesi, tra cui 54 minori, sono stati sfollati e i mezzi di sussistenza di oltre 21.000 altri ne sono stati colpiti. Cinquantacinque delle strutture si trovavano in Area C, comprese cinque strutture demolite in base al Military Order 1797, che fornisce solo un preavviso di 96 ore e motivi molto limitati per impugnare legalmente una demolizione. Le restanti ventisei strutture sono state demolite a Gerusalemme est, di cui otto sono state distrutte dai loro proprietari, per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. In Area B della Cisgiordania, le autorità israeliane hanno sigillato due pozzi d’acqua artigianali in costruzione, uno ad Habla e un altro a Kaqr Laqif (entrambi a Qalqiliya); entrambi i pozzi avrebbero fornito la principale fonte di acqua potabile e irrigazione per almeno 1.500 famiglie palestinesi in quattro Comunità.

10). Il 25 gennaio forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Shu’fat, e il 28 gennaio a Ras al ‘Amud, entrambi a Gerusalemme est, dove hanno demolito o sigillato due edifici a più piani appartenenti a famiglie i cui membri avevano ucciso un soldato israeliano il 19 ottobre 2022, e sei israeliani e un cittadino straniero il 27 gennaio 2023. Di conseguenza, due famiglie, composte da 13 persone, tra cui cinque minori, sono state sfollate. Durante la demolizione nel Campo profughi di Shu’fat, i palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane, che hanno sparato proiettili veri: un palestinese è stato ucciso (riportato sopra). Dall’inizio dell’anno, le autorità israeliane hanno demolito o sigillato, per motivi punitivi, quattro case e un’altra struttura, rispetto alle undici in tutto il 2022 e tre nel 2021. Queste includono tre strutture in Area B e due a Gerusalemme est. Queste demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva, proibita dal diritto internazionale e spesso innescano scontri tra le Comunità palestinesi e le forze israeliane, con conseguenti vittime.

11). Nel sud di Hebron una scuola finanziata da donatori è a rischio imminente di demolizione. Il 18 gennaio, l’Alta Corte di giustizia israeliana ha stabilito che il piano delle autorità israeliane di demolire la scuola può procedere a partire dal 28 gennaio. La scuola finanziata da donatori è frequentata da 47 minori della Comunità beduina palestinese di Khashm Al Karem, situata in un’area designata come “Zona a fuoco 917” nel sud di Hebron.

12). In Cisgiordania le chiusure continuano a interrompere l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e servizi. A seguito di un attacco con armi da fuoco, accaduto il 28 gennaio nei pressi di Almog (un insediamento israeliano a sud di Gerico) dove non sono stati segnalati feriti o danni, forze israeliane hanno dispiegato checkpoints volanti davanti a tutti gli ingressi e le uscite della città di Gerico, e successivamente hanno chiuso tutti e cinque i punti di accesso da e per Jericho City per un giorno intero (28 gennaio). Da allora sono stati eretti cinque checkpoints, compreso l’utilizzo di blocchi di cemento, e gli ingressi principali della città sono presidiati da forze israeliane. Ai checkpoints sono state effettuate lunghe perquisizioni, soprattutto all’uscita dalla città di Gerico. Ciò ha limitato il movimento di circa 50.000 persone, costringendo i residenti a utilizzare strade sterrate alternative e lunghe deviazioni per accedere a cliniche, scuole e mercati. In altri due circostanze, il 23 e il 29 gennaio, nell’area H2 della città di Hebron, forze israeliane hanno chiuso l’As Salaymeh (Checkpoint 160) per diverse ore durante l’orario scolastico. Ciò ha limitato gli spostamenti di circa 1.200 residenti della zona ed ha pregiudicato l’accesso di circa 300 studenti alle undici scuole vicine. In una di queste occasioni, le forze israeliane hanno applicato limiti di età, consentendo di attraversare il checkpoint solo ai minori sotto i 13 anni. Il 15 gennaio, l’esercito israeliano ha bloccato, con cumuli di terra e blocchi di cemento, l’ingresso della Comunità di Khirbet ‘Atuf a Tubas, ostacolando il movimento di almeno 120 palestinesi; secondo quanto riferito in risposta al lancio di pietre palestinesi contro veicoli israeliani.

13). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso, in almeno 56 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento; non sono stati segnalati feriti o danni. In una occasione, bulldozer militari israeliani hanno spianato terreni all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale a est di Khan Younis.

14). Sempre nella Striscia di Gaza, il 25 e 26 gennaio, gruppi armati palestinesi hanno lanciato una serie di razzi e proiettili verso il sud di Israele; i razzi sono stati intercettati o sono caduti in aree aperte a Gaza e in Israele. Forze israeliane hanno lanciato una serie di attacchi aerei contro siti militari appartenenti a gruppi armati della Striscia di Gaza. Non sono stati segnalati feriti da entrambe le parti, ma sono stati provocati danni ai siti presi di mira a Gaza.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Uomo armato uccide 7 persone in un attacco nella Gerusalemme est occupata

Redazione di Al Jazeera

27 gennaio 2023 – Al Jazeera

La sparatoria ha fatto seguito a una sanguinosa incursione israeliana nel campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania occupata, che ha ucciso nove palestinesi.

In un’escalation di violenza dopo una sanguinosa incursione dell’esercito israeliano in Cisgiordania il giorno prima, nella Gerusalemme est occupata un uomo armato ha ucciso sette persone nei pressi di una sinagoga in una colonia israeliana prima di essere colpito a morte.

Dopo la sparatoria di venerdì il pronto soccorso di Magen David Adom [la Croce Rossa israeliana, ndt.] ha confermato che sette persone, cinque uomini e due donne, sono morte, mentre erano ancora ricoverate in ospedale altre tre sono rimaste ferite, una delle quali in condizioni gravissime.

Per quanto abbiamo capito, è arrivata un’auto davanti a una sinagoga, ne è uscito un uomo armato che ha aperto il fuoco,” ha informato James Bays di Al Jazeera dalla scena dell’attacco nell’illegale colonia israeliana di Neve Yaakov.

Il bilancio che abbiamo finora è di sette morti,” ha affermato Bays, aggiungendo che secondo la polizia il sospettato non aveva “precedenti penali”.

Il pronto soccorso ha informato di un totale di dieci vittime dell’attacco armato, tra cui una donna di 60 anni e un ragazzo di 15.

Immagini televisive mostrano sulla strada fuori dalla sinagoga varie vittime che vengono assistite da operatori del pronto soccorso.

Ho sentito molti spari,” ha detto all’agenzia di notizie AFP Matanel Almalem, uno studente diciottenne che vive nei pressi della sinagoga.

Un primo comunicato della polizia afferma che si è trattato di un “attacco terroristico a una sinagoga di Gerusalemme” e che “il terrorista che ha sparato è stato neutralizzato (ucciso)”.

In seguito la polizia ha detto che il sospettato è un ventunenne abitante di Gerusalemme est che nell’attacco avrebbe agito da solo in una zona che Israele ha annesso a Gerusalemme dopo la guerra del 1967 in Medio Oriente [la guerra dei Sei Giorni, ndt.].

[La polizia] ha affermato che [l’attentatore] ha cercato di scappare in auto, ma è stato inseguito dalla polizia e colpito a morte.

L’attacco è avvenuto un giorno dopo una sanguinosa incursione israeliana nel campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania occupata. Sono rimasti uccisi nove palestinesi, tra cui una donna anziana, dopo che decine di soldati israeliani hanno attaccato una casa che secondo l’esercito ospitava sospetti combattenti, provocando duri scontri durati alcune ore.

Giovedì anche un ventiduenne palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane nella città di al-Ram, a nord di Gerusalemme.

A indicare una potenziale ulteriore escalation, il ministero della Sanità palestinese ha affermato che tre palestinesi sono stati portati in ospedale dopo essere stati colpiti da un colono israeliano in un incidente nei pressi della città di Nablus, nel nord della Cisgiordania.

Ha aggiunto che è morto un sedicenne palestinese ferito da forze israeliane in un altro incidente mercoledì.

Poi i combattenti di Gaza hanno lanciato razzi e Israele ha effettuato raid aerei durante la notte, ma lo scontro è stato limitato.

Una risposta naturale”

Hazem Qassem, un portavoce di Hamas, la fazione palestinese che controlla la Striscia di Gaza, ha detto all’agenzia di notizie Reuter che l’attacco di venerdì è stato “una risposta al crimine perpetrato a Jenin dall’occupazione e una risposta naturale alle azioni criminali dell’occupazione.”

Qassam non ha rivendicato l’attacco a mano armata. Anche la Jihad Islamica palestinese ha elogiato [l’azione], ma non ha assunto la responsabilità dell’attentato.

Nell’ultimo anno le incursioni militari israeliane nella Cisgiordania occupata sono diventate quasi quotidiane, con la morte di almeno 200 combattenti e civili palestinesi. Anche civili e soldati israeliani sono stati uccisi in attacchi palestinesi in Israele e nei territori occupati.

La sparatoria di venerdì è avvenuta poche ore dopo che i palestinesi avevano sfilato con rabbia al funerale dell’ultima delle vittime uccise dai soldati israeliani il giorno precedente.

Durante tutto il giorno sono scoppiati scontri tra forze israeliane e manifestanti palestinesi nella Cisgiordania occupata, anche dopo il funerale del ventiduenne ucciso a nord di Gerusalemme. Folle di palestinesi hanno sventolato le bandiere sia di Fatah, il partito che controlla l’Autorità Nazionale Palestinese, che di Hamas. Nelle strade di al-Ram palestinesi mascherati hanno lanciato pietre e fatto scoppiare petardi contro la polizia israeliana, che ha risposto con lacrimogeni.

L’escalation di violenza è giunta pochi giorni prima della prevista visita del Segretario di Stato USA Antony Blinken in Israele e nella Cisgiordania occupata.

Gli Stati Uniti condannano nel modo più fermo l’orrendo attacco terroristico,” ha affermato Blinken in un comunicato. “Siamo in stretto contatto con i nostri partner israeliani e riaffermiamo il nostro incrollabile impegno per la sicurezza di Israele.”

Netanyahu convoca il gabinetto di sicurezza

Poco dopo l’attacco a Gerusalemme est il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir, di estrema destra, ha visitato il luogo dell’attentato. “Dobbiamo reagire, la situazione non può continuare così,” ha detto.

Parlando ai giornalisti nel quartier generale della polizia nazionale israeliana, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato di aver fatto una verifica riguardo alla sicurezza e deciso “azioni immediate”.

Ha detto che convocherà il gabinetto di sicurezza sabato sera, dopo la fine del Sabbath [giorno della festa settimanale per gli ebrei, ndt.], per discutere di un’ulteriore risposta. Netanyahu si è rifiutato di specificare, ma ha detto che Israele agirà con “determinazione e autocontrollo”.

Ha anche chiesto all’opinione pubblica di non farsi giustizia da sé.

Venerdì notte il presidente USA Joe Biden ha avuto un colloquio con il primo ministro israeliano, in cui ha definito le uccisioni “un attacco contro il mondo civilizzato” e offerto appoggio a Israele. Biden ha anche “sottolineato il ferreo impegno USA per la sicurezza di Israele”, ha affermato la Casa Bianca in un comunicato.

Secondo il ministero degli Esteri israeliano l’aggressione a mano armata è stata la più sanguinosa per gli israeliani dall’attacco del 2008 che uccise otto persone in una scuola religiosa ebraica.

Prima della sparatoria di venerdì finora almeno 30 palestinesi sono stati uccisi quest’anno e l’Autorità Nazionale Palestinese, che ha limitati poteri di governo in Cisgiordania, ha affermato che sospenderà l’accordo di cooperazione per la sicurezza con Israele.

Mesi di violenza nella Cisgiordania occupata hanno accresciuto le preoccupazioni che il già imprevedibile conflitto possa acuirsi vertiginosamente senza controllo, innescando ulteriore violenza da parte di Israele.

Israele e Hamas hanno combattuto quattro guerre e una serie di schermaglie minori contro Gaza da quando Hamas ha preso il potere nell’enclave costiera assediata dal 2007. Le tensioni si sono notevolmente accentuate dopo che dallo scorso marzo Israele ha moltiplicato le incursioni nella Cisgiordania occupata.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Israele uccide tre palestinesi mentre continuano i raid in Cisgiordania

Zena Al Tahhan

12 gennaio 2023 – Al Jazeera

Continuano gli attacchi israeliani mortali nella Cisgiordania occupata mentre i palestinesi sono nuovamente uccisi dall’esercito

Ramallah, Cisgiordania occupata – Giovedì l’esercito israeliano ha ucciso tre palestinesi mentre continuano gli attacchi mortali nella Cisgiordania occupata.

Secondo il ministero della salute palestinese durante un raid nella città di Qabatiya, nei pressi della città di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale Habib Kamil, 25 anni, e Abdulhadi Nazal, 18 anni, sono stati colpiti a morte da proiettili veri dall’esercito israeliano.

L’esercito israeliano ha comunicato che i soldati stavano arrestando e confiscando armi in varie località della Cisgiordania. I soldati hanno aperto il fuoco dopo essere stati colpiti e quando è scoppiata una “violenta rivolta”.

 Secondo fonti ufficiali palestinesi l’esercito israeliano aveva precedentemente ucciso un palestinese mentre stava sul tetto di casa sua durante un raid contro il campo profughi nella Gerusalemme Est occupata.

Sameer Aslan, 41 anni, è stato dichiarato morto all’alba di giovedì dal Ministero della Salute Palestinese secondo cui è stato colpito al petto nel campo profughi di Qalandiya.

Funzionari hanno detto ad Al Jazeera che Aslan, padre di otto figli, è stato colpito a morte da un cecchino israeliano mentre sul tetto di casa con altri familiari guardava il raid.

È stato ucciso circa 10 minuti dopo l’arresto da parte dell’esercito israeliano di Ramzi, il figlio diciassettenne, avvenuto nella loro casa.

Dopo l’arresto, “tutta la famiglia è salita sul tetto per vedere cosa stava succedendo quando ha sentito forti urla e che uno degli altri figli era stato ferito”, ha detto ad Al Jazeera Zakariya Fayyaleh, funzionario dell’Autorità Palestinese che gestisce il campo.

Sameer, sua moglie, tre delle figlie e vari figli erano sul tetto quando un cecchino israeliano ha aperto il fuoco contro la famiglia e colpito Sameer direttamente al petto,” ha continuato.

I figli l’hanno portato di sotto e cercato di trasportarlo in ospedale. Un grande numero di soldati li ha fermati e steso a terra Sameer. L’hanno lasciato lì a sanguinare per un po’ prima di permetterci di riprenderlo. È spirato subito dopo essere arrivato in ospedale,” continua Fayyaleh.

Video condivisi da abitanti e organi di stampa locali, verificati da Al Jazeera, mostrano Aslan per terra circondato da soldati israeliani.

Sameer era uno dei miei più cari amici, con lui avevo un rapporto fraterno,” ha detto Fayyaleh, aggiungendo che Aslan lavorava in una macelleria ad al-Ram.

Il funzionario ha aggiunto che il modo in cui l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel campo profughi di Qalandiya è “senza precedenti”, e l’ha descritto come “un attacco forsennato e feroce”.

È la prima volta che hanno fatto irruzione in un campo in questo modo sia per l’entità delle forze che per il numero di case in cui hanno fatto irruzione. Hanno distrutto i beni delle persone, hanno persino aggredito delle donne,” ha continuato, aggiungendo che i cecchini si sono appostati sui tetti.

Secondo Fayyaleh e l’Associazione dei prigionieri palestinesi (PPS), durante il raid l’esercito israeliano ha arrestato nel campo almeno 18 persone.

L’assalto è iniziato circa alle 3 del mattino ora locale, con decine di mezzi blindati e forze speciali. Sono scoppiati scontri con giovani che hanno lanciato pietre.

In una dichiarazione l’esercito israeliano ha affermato che il raid nel campo fa parte della campagna “Rompere l’onda”. Ha precisato che durante l’irruzione “sospetti hanno lanciato dai tetti pietre e blocchi di cemento contro le forze, tanto da mettere in pericolo le vite dei soldati che hanno risposto disperdendo dimostrazioni e sparando”, aggiungendo che “è stato localizzato un ferito”, senza confermare la morte.

La zona di Qalandiya rientra nel governatorato di Gerusalemme, ma è stata separata dalla città dal Muro di Separazione israeliano, la cui costruzione è iniziata nel 2002.

Il campo profughi, costruito nel 1949, ora fa parte di Gerusalemme Est e dell’Area C, [in base agli accordi di Oslo, ndt.] sotto il totale controllo militare israeliano.

Aslan è il settimo palestinese ucciso dall’esercito israeliano dall’inizio del 2023, compresi tre minori. È anche il terzo palestinese ucciso in meno di 24 ore.

Mercoledì sera a Hebron, nel sud della Cisgiordania occupata, l’esercito israeliano ha ucciso il diciottenne Sanad Samamreh dopo un presunto attacco all’arma bianca.

Precedentemente nella stessa giornata, durante un attacco contro il campo profughi di Balata a Nablus, nel nord della Cisgiordania occupata, l’esercito ha ucciso il ventunenne Ahmad Abu Junaid.

Gli eventi sono il risultato di una continua campagna militare israeliana di intensificazione di raid e uccisioni durata circa un anno.

Giovedì mattina l’esercito israeliano ha fatto irruzione nella città di Nablus, compresa la Città Vecchia. Il ministero della salute ha riferito che almeno sette palestinesi sono stati feriti dal fuoco israeliano con proiettili veri.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2022 l’anno più letale per i palestinesi in Cisgiordania dal 2006.

L’anno scorso fra i morti ci sono stati oltre 30 minori e almeno 9000 palestinesi sono stati feriti.

Le forze israeliane hanno ucciso civili negli scontri avvenuti durante i raid, passanti non coinvolti e combattenti palestinesi in assassinii mirati e durante conflitti armati.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)