Cosa succederà in Cisgiordania col proseguire dei raid israeliani?

Zena Al Tahhan .

10 gennaio 2023, Al Jazeera

Gli analisti affermano che la Cisgiordania palestinese si sta avvicinando a un bivio nella lotta contro l’occupazione.

 

Ramallah, Cisgiordania occupata – L’incertezza incombe sulla vita dei palestinesi nella Cisgiordania occupata da Israele.

Ci si aspetta che nel prossimo futuro a un certo punto la situazione sul campo imploderà.

Non è possibile prevedere quando e come ciò succederà, o quale sarà il fattore scatenante, ma diversi sviluppi sul campo nell’ultimo anno indicano che la Cisgiordania occupata si sta avvicinando a un serio cambiamento del suo status quo – politico e della sicurezza – attualmente insostenibile.

“Un conflitto palestinese e una ripresa della lotta contro l’occupazione [israeliana] sono inevitabili”, ha detto ad Al Jazeera Belal Shobaki, capo del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Hebron. “Credo sia verosimile che nel 2023 la situazione possa esplodere”.

Secondo le stime dell’apparato militare e di sicurezza israeliano, è inevitabile che la Cisgiordania vada alla fine verso la mobilitazione. Israele sta cercando di rimandare questo scenario il più a lungo possibile impiegando una strategia di contenimento e assorbimento”, prosegue.

Per ora dice: “Israele non sta concedendo una completa calma e non sta permettendo che le cose esplodano”.

Per quasi un anno la Cisgiordania occupata ha assistito a un aumento della violenza da parte dell’esercito israeliano con almeno 170 palestinesi, tra cui 30 bambini, uccisi nel 2022 durante i raid quasi quotidiani – il numero di vittime più alto in 16 anni secondo le Nazioni Unite. Anche gli attacchi sferrati contro i palestinesi da coloni ebrei nella Cisgiordania occupata sono notevolmente aumentati.

Le morti sono continuate nel 2023, con quattro palestinesi, tra cui tre bambini, uccisi nei primi cinque giorni durante i raid israeliani.

Molti degli uccisi nell’ultimo anno erano civili, mentre i raid e le uccisioni dell’esercito israeliano vengono ora condotti sotto la bandiera della repressione alla resistenza armata palestinese nella Cisgiordania settentrionale occupata.

Il nuovo governo israeliano di estrema destra insediatosi il mese scorso ha adottato misure punitive contro l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e collocato figure controverse in posizioni chiave del controllo sui palestinesi, aumentando ulteriormente la prospettiva di un’esplosione sul campo.

Una nuova operazione militare?

Dal settembre 2021 si sono formati numerosi gruppi palestinesi armati relativamente piccoli e trasversali alle fazioni, principalmente nelle città di Jenin e Nablus. I gruppi sono limitati in termini di capacità e si concentrano sulla difesa delle aree in cui operano durante i raid militari israeliani, e compiono anche sparatorie ai posti di blocco militari israeliani.

Secondo il Ministero degli Esteri israeliano soltanto nel 2022 gli attacchi commessi dai palestinesi in Israele e nella Cisgiordania occupata hanno ucciso 29 persone.

Nell’ultimo anno è stata ripetutamente avanzata dagli osservatori la prospettiva che Israele lanci un’invasione su vasta scala delle città palestinesi come ha fatto nel 2002, o di una nuova Intifada (rivolta) palestinese.

Tuttavia, Abdeljawad Hamayel, accademico della Birzeit University, ha affermato di ritenere improbabile che Israele invada con tutta la sua forza a meno che non vi sia un cambiamento nella natura degli attacchi effettuati dai gruppi palestinesi.

La strategia [di Israele] è ora un misto di negoziazione e omicidi. I gruppi armati per parte loro non stanno effettuando attacchi in profondità in Israele. Ad esempio, se ci fossero attacchi nella zona costiera [dove sono città come Tel Aviv o Haifa, ndt.] allora potrebbero riconsiderare la cosa, perché allora avrebbero sufficiente volontà politica per eliminare questi gruppi”, ha detto Hamayel ad Al Jazeera.

I gruppi [armati] hanno creato zone di relativa libertà, ma non sono separati dal potere israeliano. Israele entra, arresta, compie omicidi e operazioni speciali in queste aree con la relativa immunità dei suoi soldati”, prosegue.

“Sì, stanno affrontando una potenza di fuoco e non possono arrestare le persone così facilmente come prima, ma queste zone sono comunque accessibili all’esercito israeliano che quindi non sente il bisogno di operare un’invasione su vasta scala”.

Per Shobaki, l’assenza di un reale coordinamento tra i gruppi armati e la violenza [israeliana] ancora in gran parte limitata alla Cisgiordania occupata significa che Israele è soddisfatto della sua attuale strategia.

La maggior parte dei punti di scontro sono stati nell’arena palestinese – all’interno dei villaggi e delle città, nei campi profughi, ai posti di blocco. Tutto questo sta accadendo in modo tale da non influire nella vita quotidiana dei coloni, e non è così costoso per l’occupazione israeliana quanto lo è per la vita dei palestinesi”, spiega.

Gaza e l’Autorità Nazionale Palestinese

Non è solo Israele che cerca di fermare qualsiasi sollevazione significativa nella Cisgiordania occupata.

Anche l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), controllata dal partito Fatah, svolge un ruolo che la separa dagli altri gruppi palestinesi.

“Se guardiamo alla realtà della Cisgiordania occupata, abbiamo un gruppo di partiti che stanno cercando di cambiare la realtà anche se ciò significa un’esplosione nella Cisgiordania”, dice Shobaki. “Sono Hamas, la Jihad islamica e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (FPLP)”.

Sebbene molti membri dei nuovi gruppi armati siano affiliati a Fatah, rappresentano una forma di opposizione alla leadership dell’Autorità Nazionale Palestinese, che collabora con l’esercito israeliano nel coordinamento della sicurezza per contrastare gli attacchi e condanna pubblicamente gli attacchi armati.

“Potremmo vedere sacche del movimento Fatah disertare e entrare a far parte della lotta armata contro l’occupazione israeliana, [lasciando spazio a] Hamas, Jihad islamica e FPLP perché si inseriscano“, afferma Shobaki.

Invece, molti dei nuovi gruppi armati sono affiliati al braccio armato della Jihad Islamica Palestinese (PIJ) con sede a Gaza – le Brigate al-Quds.

Israele ha preso di mira il PIJ ad agosto con un bombardamento di tre giorni sulla Striscia di Gaza assediata, uccidendo almeno 49 palestinesi, la maggior parte dei quali civili di cui 17 bambini.

Ma la natura di breve durata di quel conflitto, e l’assenza di un reale seguito, hanno portato gli osservatori a credere che nel prossimo periodo sia improbabile un’altra guerra israeliana su Gaza.

Invece gruppi come il PIJ, che ha stretti legami con l’Iran, hanno puntato sulla Cisgiordania occupata e l’ondata di disordini per fronteggiare Israele.

Parlando con Al Jazeera, il portavoce del PIJ a Gaza Tareq Silmi ha affermato che nell’ultimo anno il suo gruppo ha svolto “un ruolo speciale” nell’emergere dei nuovi gruppi armati in Cisgiordania.

“Non è un segreto che le Brigate Jenin [uno dei nuovi gruppi] siano affiliate alle Brigate al-Quds, l’ala armata della Jihad islamica”, ha detto Silmi, che ha aggiunto che il PIJ sta lavorando “24 ore su 24… per sostenere il fenomeno della resistenza armata in Cisgiordania”.

Cambierà il ruolo dell’ANP?

A parte la prospettiva di grandi defezioni dal movimento Fatah, gli analisti dicono che un altro scenario possibile è che Israele cambi proprio il ruolo della ANP.

Figure di estrema destra nel governo israeliano come Itamar Ben-Gvir o Bezalel Smotrich hanno espresso il loro disinteresse al fatto che l’ANP continui ad esistere.

Il 28 dicembre l’allora governo israeliano entrante dichiarò che la sua massima priorità era quella di “promuovere e sviluppare insediamenti in tutte le parti della terra di Israele”, inclusa la Cisgiordania occupata, ammettendo nascostamente di non aver intenzione di consentire la creazione di uno Stato palestinese.

“L’ANP dovrebbe prendere sul serio questo governo”, dice Hamayel. “Vogliono una ANP che non abbia rivendicazioni nazionali e che faccia il suo lavoro di gestione delle questioni civili nell’area”.

Vogliono un’ANP senza la ‘P’”, ha spiegato, aggiungendo che il governo israeliano vuole che “i palestinesi accettino la sovranità israeliana in Cisgiordania e in tutto il Paese, o se ne vadano – ciò che rappresenta il nucleo del movimento sionista stesso”.

Tutto ciò getta incertezza sul prossimo anno.

Anche se ci si aspetta che la Cisgiordania occupata sia il centro di qualsiasi imminente confronto palestinese con Israele, potrebbe non essere necessariamente questo il fattore scatenante.

La scorsa settimana, quando è giunta notizia che Ben-Gvir aveva in programma di entrare nel complesso della moschea di Al-Aqsa, ci sono stati reali timori che la situazione esplodesse.

Alla fine, ciò non è accaduto e l’evento si è svolto senza alcuno scontro. Potrebbe non accadere lo stesso durante il prossimo incidente.

“La piazza si muove per ragioni emotive”, dice Shobaki. “Un singolo evento può spingerli [i palestinesi] a scendere in strada”.

Maram Humaid ha contribuito a questo articolo dalla Striscia di Gaza occupata.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Sei importanti sviluppi che hanno segnato il 2022 per i palestinesi

Zena Al Tahhan e Maram Humaid

26 dicembre 2022 – Al Jazeera

L’ONU ha definito il 2022 l’anno più luttuoso degli ultimi 16 per i palestinesi nella Cisgiordania occupata dagli israeliani. Ecco alcuni degli eventi più importanti dell’anno.

Ramallah, Cisgiordania occupata e Gaza. Conflitti, incursioni e l’uccisione di una delle giornaliste più rispettate in Palestina sono alcuni degli eventi più importanti in Israele e Palestina nel 2022.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2022 l’anno più letale per i palestinesi nella Cisgiordania occupata dal 2006, a riprova di un aumento dell’uso della forza da parte di Israele, a fronte di un ulteriore spostamento verso l’estrema destra del Paese.

Ecco sei degli sviluppi più importanti del 2022 per i palestinesi.

Conflitto a Gaza, di nuovo

Meno di 15 mesi dopo il precedente bombardamento israeliano della Striscia di Gaza, il territorio sottoposto al blocco è stato attaccato da aerei da guerra israeliani per tre giorni agli inizi di agosto, causando la morte di almeno 49 palestinesi, tra cui 17 minori.

L’arresto in Cisgiordania del leader del Jihad Islamico Palestinese (PIJ) da parte delle forze israeliane ha sollevato timori di un’escalation, causando un’intensificazione della presenza militare israeliana lungo il confine tra Israele e Gaza.

Il 5 agosto gli aerei da guerra israeliani hanno lanciato un’ondata di attacchi aerei contro Gaza a cui il PIJ ha risposto lanciando razzi contro Israele.

Se c’era un reale timore che lo scoppio dei combattimenti avrebbe portato a un conflitto prolungato, specialmente dopo l’uccisione dei comandanti del PIJ lo scontro alla fine è terminato dopo tre giorni in seguito all’entrata in vigore di una tregua mediata dall’Egitto.

Una delle ragioni principali della mancata escalation del conflitto è stata la decisione di Hamas, che governa Gaza da 15 anni, di tenersi fuori dallo scontro.

Nonostante ciò ci sono stati danni considerevoli a Gaza, che era appena stata ricostruita dopo il conflitto nel 2021 durato 11 giorni. Non è inoltre scomparsa la minaccia di un altro scoppio di violenza prolungata, lasciando i palestinesi a Gaza costantemente preoccupati per quello che molti pensano sia un’inevitabile guerra futura.

Crescita della resistenza armata palestinese

Uno dei cambiamenti principali in Cisgiordania nel 2022 è stato la crescita di piccoli gruppi di resistenza armata concentrati nelle città settentrionali di Jenin e Nablus.

Il fenomeno è iniziato nel settembre 2021 con la formazione del primo gruppo, le Brigate di Jenin, nel campo profughi della città dopo l’uccisione a giugno da parte di Israele del combattente Jamil al-Amouri.

Ha fatto seguito nel 2022 la creazione delle Brigate di Nablus, della Fossa dei Leoni, delle Brigate di Balata, delle Brigate di Tubas e delle Brigate di Yabad. Mentre i gruppi già esistenti sono formati da membri di varie fazioni tradizionali palestinesi, questi nuovi si rifiutano di allinearsi con una specifica fazione o movimento.

Dato che i gruppi hanno limitate capacità, si sono concentrati in scontri con le forze israeliane in risposta ai loro raid quasi giornalieri e si sono anche impegnati in sparatorie contro checkpoint militari israeliani. Inoltre hanno rivendicato la responsabilità di attacchi che hanno ucciso soldati e coloni israeliani.

Con l’emergere di questi gruppi è la prima volta dalla seconda Intifada (2000-05) che formazioni organizzate hanno combattuto le forze israeliane in Cisgiordania. Alla fine di quell’Intifada, o rivolta, la maggior parte delle armi nel territorio era sotto il controllo dell’Autorità Palestinese (ANP).

Raid quotidiani e uccisioni

In seguito a una serie di attacchi individuali in Israele iniziati a marzo, Israele ha lanciato una campagna militare detta “Break the Wave” (Spezza l’ondata) con raid, arresti di massa e uccisioni quasi ogni giorno in Cisgiordania, focalizzati a Jenin e Nablus.

Con assassinii mirati e durante gli scontri armati, sono stati uccisi sia i civili che durante gli attacchi si sono scontrati con l’esercito israeliano e degli astanti non coinvolti, che dei combattenti palestinesi.

Secondo il ministero palestinese della Salute, in Cisgiordania e nella Gerusalemme Est occupata nel 2022 le forze israeliane hanno ucciso circa 170 palestinesi, inclusi più di 30 minori, e almeno altri 9.000 sono stati feriti.

Molte delle uccisioni hanno causato una particolare indignazione fra i palestinesi, inclusa recentemente quella del 12 dicembre, quando una sedicenne di Jenin è stata ferita a morte mentre dal tetto di casa sua osservava un attacco dell’esercito. Il 2 dicembre è stato ucciso in pubblico da un soldato israeliano anche un ventitreenne palestinese. L’uccisione è stata filmata e i palestinesi l’hanno descritta come “un’esecuzione”.

Nel corso di quest’anno osservatori, diplomatici e organizzazioni per i diritti umani hanno espresso “preoccupazione” circa l’uso eccessivo di forza letale da parte di Israele in Cisgiordania che ha causato l’elevato numero di uccisioni.

L’Ufficio dell’Alto Commissario dell’ONU per i Diritti Umani aveva in precedenza osservato che le forze israeliane “spesso usano armi da fuoco contro i palestinesi per un semplice sospetto o come misura precauzionale, in violazione dei principi internazionali”.

Uccisione di Shireen Abu Akleh

L’undici maggio le forze israeliane hanno ucciso Shireen Abu Akleh, giornalista veterana di Al Jazeera mentre stava seguendo un’operazione dell’esercito nel campo profughi di Jenin.

Abu Akleh, 51 anni, corrispondente televisiva palestinese-americana per Al Jazeera Arabic ha seguito l’occupazione israeliana dei territori palestinesi per oltre 25 anni. La sua uccisione ha sollevato una protesta internazionale e scosso il mondo intero.

La reporter è stata onorata nel corso di una processione funebre durata tre giorni con esternazioni di dolore e rispetto mentre il corpo veniva traslato da Jenin a Gerusalemme.

A Gerusalemme Est le forze israeliane hanno attaccato le persone in lutto che portavano la sua bara. Nonostante gli sforzi delle autorità israeliane, migliaia di palestinesi si sono riversati nelle strade di Gerusalemme per il funerale.

Varie indagini hanno ritenuto Israele responsabile della sua uccisione e a settembre Israele ha infine ammesso che con “molta probabilità” uno dei suoi soldati ha ucciso Abu Akleh. Comunque le autorità israeliane si sono rifiutate di avviare un’indagine penale.

A dicembre Al Jazeera ha presentato una richiesta formale alla Corte Penale Internazionale (ICC) per indagare e processare i responsabili dell’uccisione di Abu Akleh.

Ascesa dell’estrema destra

Nel 2022 si è svolta la quinta elezione parlamentare in Israele in meno di quattro anni. Se i risultati sembrano avere temporaneamente messo fine alla prolungata impossibilità di formare un governo stabile in Israele, ha tuttavia dato come risultato la creazione del governo di destra più estrema nella storia dei 74 anni del Paese.

Benjamin Netanyahu, primo ministro designato, e il suo partito Likud hanno formato un’alleanza con Sionismo Religioso e i partiti ultraortodossi, ottenendo una maggioranza di 64 seggi sui 120 parlamentari che costituiscono la Knesset.

Il terzo blocco per grandezza risultante dalle elezioni è l’alleanza Sionismo Religioso, una fusione tra il partito con lo stesso nome guidato da Bezalel Smotrich e Potere Ebraico, capitanato da Itamar Ben-Gvir.

I due personaggi controversi sono noti per i loro frequenti incoraggiamenti alla violenza contro i palestinesi e hanno pubblicamente dichiarato le proprie intenzioni di voler espandere la fondazione di colonie illegali israeliane in Cisgiordania.

L’anno scorso Smotrich ha detto che i palestinesi in Israele “sono qui per errore, perché [l’ex premier] Ben-Gurion non aveva finito il lavoro” di cacciarli nel 1948.

Nel contempo Ben-Gvir, che aveva in precedenza chiesto la deportazione di cittadini palestinesi “giudicati sleali verso Israele”, ha invitato i coloni a portare armi e ha regolarmente criticato l’esercito israeliano e il governo poiché non usano misure più rigide contro i palestinesi.

Le politiche e le opinioni dei politici che stanno per essere incaricati della sicurezza in Cisgiordania sono destinati a innescare ulteriormente la già tesa situazione sul posto.

Aumento degli attacchi dei coloni

Nel 2022 gli attacchi dei coloni israeliani contro i palestinesi in Cisgiordania sono aumentati, diventando più audaci e coordinati.

Quest’anno sono stati uccisi almeno tre palestinesi. Alcuni di questi attacchi sono avvenuti sotto gli occhi dell’esercito israeliano.

Prove inquietanti circa le forze israeliane che frequentemente facilitano, sostengono e partecipano agli attacchi dei coloni rendono difficile distinguere tra la violenza dei coloni israeliani e quella dello Stato,” ha sostenuto in un comunicato del 15 dicembre un funzionario dell’ONU.

Il 2022 è il sesto anno consecutivo in cui il numero di attacchi dei coloni israeliani nella Cisgiordania occupata è aumentato,” continua il documento. “Coloni israeliani armati e mascherati attaccano i palestinesi nelle loro case, aggrediscono i bambini che vanno a scuola, distruggono proprietà, bruciano oliveti e terrorizzano intere comunità nella totale impunità.”

Tra i 600.000 e i 750.000 coloni israeliani vivono in almeno 250 colonie illegali sparse in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Rapporto OCHA del periodo 22 novembre – 5 dicembre 2022

1- Durante il periodo di riferimento, nel territorio palestinese occupato e a Gerusalemme ovest, sono stati uccisi tredici palestinesi e due israeliani; 307 palestinesi e 21 israeliani sono rimasti feriti. In Cisgiordania, su media mensile, il 2022 è stato l’anno più mortifero per i palestinesi da quando, nel 2005, le Nazioni Unite iniziarono a registrare sistematicamente le vittime.

2- Durante operazioni di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno ucciso sette palestinesi; un altro è morto per le ferite riportate durante una precedente operazione (seguono dettagli). Il 23 novembre, un palestinese è deceduto per le ferite riportate il 24 luglio durante un’operazione di ricerca-arresto e uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi avvenuta nella Città Vecchia di Nablus.

Il 28 novembre, nel corso di un’operazione di ricerca-arresto condotta nella città di Beit Ummar (Hebron), sono scoppiati scontri tra palestinesi e forze israeliane e un palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane mentre si trovava fuori dalla propria abitazione. Durante lo stesso episodio, 18 palestinesi sono rimasti feriti, di cui nove con proiettili veri; un’ambulanza ha subito danni e le forze israeliane hanno fatto irruzione in una clinica, arrestando un medico che stava curando i feriti.

Il 29 novembre, nel villaggio di Kafr Ein (Ramallah), durante un’operazione di ricerca-arresto e i conseguenti scontri, due palestinesi (fratelli) sono stati uccisi dalle forze israeliane con proiettili veri, quattro sono rimasti feriti e quattro sono stati arrestati. Le prime informazioni indicano che uno dei fratelli, quando gli hanno sparato, aveva in mano una bottiglia incendiaria.

Il 30 novembre, nella città di Ya’bad (Jenin), durante un’operazione di ricerca-arresto che ha comportato uno scontro a fuoco, un passante palestinese è stato ucciso, mentre un altro palestinese è stato ferito dalle forze israeliane e un terzo è stato arrestato.

Il 1° dicembre, durante uno scontro a fuoco tra palestinesi e forze israeliane sotto copertura che effettuavano un’operazione di ricerca-arresto nel Campo profughi di Jenin, due palestinesi affiliati alla Jihad islamica e alle Brigate dei martiri di Al Aqsa sono stati uccisi, due sono rimasti feriti e quattro sono stati arrestati.

Il 5 dicembre, durante un’operazione di ricerca-arresto nel Campo profughi di Ad Duheisha (Betlemme), un palestinese è stato ucciso da proiettili veri sparati dalle forze israeliane.

3- In Cisgiordania, in altri quattro episodi, le forze israeliane hanno ucciso cinque palestinesi (seguono dettagli). Il 22 novembre, nella città di Nablus, in coincidenza con l’ingresso di decine di coloni israeliani nel sito della tomba di Giuseppe, si sono avuti scontri con lanci di pietre e uno scontro a fuoco tra palestinesi e forze israeliane che hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 16 anni e ferendone altri 110, di cui dieci con proiettili veri. Un altro palestinese, ferito nello stesso contesto, è morto Il 23 novembre.

Il 29 novembre, nei pressi dell’insediamento di Kochav Ya’akov, a nord di Gerusalemme, un palestinese ha investito e ferito una soldatessa israeliana: è stato inseguito e ucciso dalle forze israeliane nei pressi di checkpoint che conduce alla città di Ramallah. Sempre il 29 novembre, nel villaggio di Al Mughayyir (Ramallah), le forze israeliane stavano impartendo ordini di demolizione contro strutture di proprietà palestinese; ne sono nati scontri, durante i quali un palestinese è stato ucciso da proiettili veri sparati dalle forze israeliane.

Il 2 dicembre, nella città di Huwwara (Nablus), un palestinese è stato ucciso da un agente della polizia di frontiera israeliana. Le registrazioni video mostrano l’ufficiale israeliano che tiene un palestinese bloccato alla testa e altri due uomini che cercano di liberarlo. L’ufficiale si allontana, sempre trattenendo il palestinese, questi afferra il fucile dell’ufficiale poi cade a terra e l’ufficiale gli spara quattro colpi con la sua pistola. Sia fonti palestinesi che israeliane riferiscono che inizialmente il palestinese era stato colpito da un israeliano che attraversava Huwwara in auto. Secondo fonti israeliane, l’uomo aveva cercato di introdursi in un’auto israeliana prima che l’autista (un soldato fuori servizio) gli sparasse; precedentemente il palestinese avrebbe accoltellato un altro membro delle forze israeliane. Secondo testimoni oculari palestinesi, l’uomo avrebbe avuto un alterco con un colono israeliano seduto in un’auto, avrebbe cercato di aprire la portiera del veicolo e sarebbe stato colpito e ferito dal colono. I testimoni oculari aggiungono che, dopo il secondo momento di spari, per circa 20 minuti, all’uomo sarebbero state impedite le cure mediche. A Huwwara successivi scontri tra lanciatori di pietre palestinesi e forze israeliane hanno provocato il ferimento di 16 palestinesi.

4- A Gerusalemme ovest sono stati uccisi due israeliani (seguono dettagli). Il 23 novembre, come riportato da Magen David Adom, in una presunta aggressione palestinese, un ragazzo israeliano di 15 anni è stato ucciso e altri 14 sono rimasti feriti da due ordigni esplosi vicino alle fermate degli autobus a Gerusalemme ovest e vicino all’insediamento di Ramot a Gerusalemme est. Per le ferite riportate, uno degli israeliani feriti è morto il 26 novembre.

5- In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti dalle forze israeliane 299 palestinesi, tra cui almeno 17 minori. La maggior parte dei feriti (177 – 59%) è stata registrata nel governatorato di Nablus. Complessivamente, 203 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno, 45 sono stati feriti da proiettili di gomma, 34 sono stati colpiti da proiettili veri, dieci sono stati spruzzati con liquido al peperoncino, tre sono stati aggrediti fisicamente, tre sono stati feriti da schegge e uno è stato colpito da un candelotto di gas lacrimogeno. Tra i feriti, 136 sono stati coinvolti in episodi che hanno visto la presenza di coloni israeliani, 93 in operazioni militari e scontri (tra cui operazioni di ricerca-arresto), 68 in manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti e le restrizioni all’accesso legate agli insediamenti colonici, uno in un caso di demolizione e uno mentre cercava di attraversare un varco non autorizzato nella Barriera per raggiungere il suo posto di lavoro in Israele. In uno degli episodi, accaduto il 24 novembre, le forze israeliane hanno sparato, ferendo 19 studenti palestinesi della Palestine Technical University di Tulkarm City, di cui tre con proiettili veri; erano coinvolti negli scontri scoppiati vicino al checkpoint della Barriera. Inoltre, due agenti della polizia di frontiera israeliana sono rimasti feriti all’ingresso del Campo profughi di Ayda (Betlemme), ad opera di palestinesi che lanciavano pietre e ordigni esplosivi improvvisati contro le forze israeliane.

6- Otto palestinesi e quattro coloni israeliani sono rimasti feriti in episodi collegati a coloni. Oltre ai 136 palestinesi feriti da forze israeliane in episodi legati ai coloni, otto palestinesi sono stati feriti da coloni israeliani (seguono dettagli). Il 23 novembre, vicino a Khallet Sakariya (Betlemme), coloni israeliani hanno aggredito fisicamente e ferito una donna palestinese. Il 24 novembre, nella città di Huwwara (Nablus), un palestinese è rimasto ferito da pietre lanciate da coloni israeliani contro il suo veicolo.

Il 29 novembre, un palestinese di tre anni, una donna incinta e altri due palestinesi sono rimasti feriti (uno da una pietra e tre da uno spray al peperoncino) quando coloni israeliani hanno fatto irruzione nel villaggio di Al Mughayyir, lanciando pietre contro case e veicoli palestinesi. In precedenza, lo stesso giorno, coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dall’insediamento di Adei Ad, avevano aggredito agricoltori palestinesi di Al Mughayyir, ferendo un palestinese e impossessandosi di attrezzature per la raccolta, in un’area in cui l’accesso degli agricoltori richiede un preventivo coordinamento con l’esercito israeliano.

Il 1° dicembre, nell’area H2 della città di Hebron, coloni israeliani hanno aggredito fisicamente e ferito un ragazzo di 17 anni. Durante il periodo in esame, persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade dei governatorati di Ramallah e Gerusalemme, ferendo quattro coloni israeliani e provocando danni ai veicoli.

7- Le forze israeliane hanno disposto delle chiusure intorno a una città ed hanno bloccato gli ingressi principali di quattro villaggi, interrompendo l’accesso di migliaia di palestinesi ai mezzi di sussistenza e ai servizi (seguono dettagli). Il 22 novembre, nell’Area B della città di Huwwara (Nablus), l’esercito israeliano ha eretto cumuli di terra in corrispondenza di due incroci, ostacolando, per cinque giorni, il movimento di almeno 7.000 palestinesi; secondo quanto riferito, in risposta al lancio di pietre contro veicoli di coloni israeliani.

Il 22, 25 e 30 novembre l’esercito israeliano ha limitato il movimento di oltre 12.000 palestinesi bloccando, per due giorni, gli ingressi ai villaggi di Majdal Bani Fadil e Qusra (entrambi a Nablus) e chiudendo, per tre ore, i cancelli stradali all’ingresso del villaggio di Haris (Salfit); secondo quanto riferito, in risposta al lancio di pietre palestinesi contro veicoli di coloni israeliani.

Il 3 dicembre, in seguito a quanto accaduto a Huwwara (vedi sopra), l’esercito israeliano ha bloccato l’ingresso del villaggio di Osarin (Nablus), ostacolando il movimento di almeno 2000 palestinesi. Dall’inizio del 2022, in Cisgiordania sono state segnalate quasi 70 nuove chiusure permanenti o temporanee.

8– Per mancanza di permessi di costruzione, rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto persone a demolire 58 strutture, tra cui 10 case residenziali e una scuola. Cinque delle strutture erano state fornite da donatori come assistenza umanitaria. Di conseguenza, 47 palestinesi, tra cui 27 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altri 160. Cinquantasei delle strutture prese di mira si trovavano in Area C, comprese cinque strutture demolite in base al “Military Order 1797”, che fornisce solo un preavviso di 96 ore e motivi molto limitati per contestare legalmente una demolizione. Inoltre, a Gerusalemme Est, due strutture sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

9- A Hebron, è stata demolita una scuola finanziata da donatori e per un’altra è stato emesso un ordine di demolizione (seguono dettagli). Il 23 novembre, a Masafer Yatta, le autorità israeliane hanno demolito la scuola Isfey Al Faqua finanziata da donatori, che accoglieva 21 studenti di tre Comunità nel sud di Hebron. Isfey Al Fauqa è una delle 13 Comunità di pastori che comprendono circa 1.150 persone, la metà delle quali sono minori, in un’area designata dalle autorità israeliane come “Zona di fuoco 918”.

Il 29 novembre, a Khashem al Karem (Hebron), le autorità israeliane hanno emesso un ordine di demolizione, con un preavviso di 96 ore, nei confronti di un’altra scuola finanziata da donatori. Il 1° dicembre, i garanti dell’assistenza legale hanno ottenuto una ingiunzione del tribunale (valida 21 giorni) contro la demolizione, a condizione che nella scuola, durante questo periodo, non abbiano luogo ulteriori lavori di costruzione.

10- Nella Striscia di Gaza, in almeno 33 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, presumibilmente per imporre restrizioni di accesso in aree interne a Gaza. Di conseguenza, tre pescatori palestinesi sono rimasti feriti, sei sono stati arrestati e due pescherecci sono stati confiscati. Separatamente, il 3 dicembre, un palestinese è stato arrestato dalle forze israeliane mentre tentava di entrare in Israele senza autorizzazione attraverso la recinzione perimetrale. Inoltre, il 3 dicembre, da Gaza è stato lanciato un razzo che è atterrato in un campo aperto nel sud di Israele; non sono stati segnalati feriti o danni. Durante la notte, le forze israeliane hanno effettuato attacchi aerei su Gaza; non sono stati segnalati feriti.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Ultimi sviluppi (al di fuori del periodo di riferimento)

Secondo le prime informazioni provenienti dalla Comunità locale e da fonti dei media, tra il 7 e l’11 dicembre, sono stati uccisi sei palestinesi, tra cui due minori (seguono dettagli). Il 7 dicembre, vicino all’insediamento di Ofra (Ramallah), secondo quanto riferito, un palestinese ha aperto il fuoco contro una postazione militare israeliana. Ne è seguito un inseguimento e uno scontro a fuoco, e l’uomo è stato ucciso dalle forze israeliane.

L’8 dicembre, nel Campo profughi di Jenin ha avuto luogo uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi, durante il quale sono stati uccisi tre palestinesi. Lo stesso giorno, durante scontri nei pressi del villaggio di Abud (Ramallah), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un minore palestinese.

L’11 dicembre, nella città di Jenin (Jenin), durante un’operazione di ricerca-arresto che ha comportato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi, una ragazza palestinese di 15 anni è stata uccisa da proiettili veri.

(Maggiori dettagli saranno forniti sugli episodi sopra menzionati nella prossima relazione)

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 8 – 21 Novembre 2022

1). In Cisgiordania sono stati uccisi cinque palestinesi e tre israeliani; altri 146 palestinesi e cinque israeliani sono rimasti feriti. Inoltre, un colono israeliano è morto per le ferite riportate in una aggressione con coltello ad opera di palestinesi, avvenuta il 25 ottobre 2022, vicino al villaggio di Al Funduq (Qalqilya). In Cisgiordania, su media mensile, il 2022 è l’anno più mortifero per i palestinesi da quando, nel 2005, le Nazioni Unite iniziarono a contare sistematicamente le vittime: finora, quest’anno sono 127 i palestinesi uccisi.

2). In Cisgiordania, in due diversi episodi, due palestinesi, tra cui un minore, sono stati uccisi e altri 60 sono rimasti feriti dalle forze israeliane [seguono dettagli]. Il 9 novembre, nella città di Nablus, durante scontri armati, un ragazzo palestinese di 15 anni è stato colpito da proiettili veri, sparati dalle forze israeliane, mentre l’ordigno esplosivo (IED) che stava presumibilmente collocando esplodeva. Ciò è avvenuto quando coloni israeliani e membri del parlamento israeliano si sono recati in visita alla tomba di Giuseppe; fatto che ha innescato scontri tra palestinesi e forze israeliane, provocando il ferimento di 60 palestinesi. Nel corso degli anni, la Tomba di Giuseppe ha visto ricorrenti scontri tra palestinesi e forze israeliane che scortavano coloni israeliani. Dall’inizio del 2022, nelle occasioni in cui scortavano coloni israeliani al sito, le forze israeliane hanno ucciso quattro palestinesi, tra cui due minori, e ne hanno ferito 525.

Il 10 novembre, forze israeliane hanno sparato e ferito a morte con proiettili veri un palestinese di 29 anni che stava tentando di raggiungere il posto di lavoro in Israele attraverso un varco nella Barriera prossimo al villaggio di Anin (Jenin). Secondo fonti mediche ufficiali, l’uomo aveva subito una grave perdita di sangue, dovuta al fatto che fosse stato trattenuto in una base militare israeliana per almeno un’ora, ritardando il suo trasferimento in ospedale, dove era stato poi dichiarato morto.

Dall’inizio del 2022, questo è il quarto lavoratore palestinese ucciso mentre tentava di attraversare varchi non ufficiali della Barriera. Anche in un altro caso, registrato a Tulkarm, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri contro un palestinese che cercava di attraversare un varco nella Barriera, con l’intento di raggiungere il posto di lavoro in Israele.

3). Nei pressi di Salfit, un palestinese ha ucciso tre israeliani e ne ha feriti altri tre, in una aggressione con coltello e speronamento con auto [seguono dettagli]. Il 15 novembre, un palestinese di 19 anni ha compiuto un attacco all’interno e intorno all’insediamento di Ariel: ha accoltellato due israeliani, uccidendoli; in un secondo tempo l’aggressore ha ucciso un altro colono israeliano, investendolo con un veicolo rubato. Successivamente è stato ucciso dalle forze israeliane. Dopo l’attacco, le forze israeliane hanno fatto irruzione ad Haris (Salfit), la città natale dell’autore del reato, ed hanno effettuato rilevamenti della sua casa, presumibilmente in preparazione di una demolizione punitiva.

In un altro episodio avvenuto l’8 novembre, un colono israeliano di 55 anni è morto per le ferite riportate il 25 ottobre 2022, quando un palestinese lo accoltellò vicino al villaggio di Al Funduq (Qalqilya). Dall’inizio dell’anno, in Cisgiordania, sono stati uccisi dieci israeliani, tra cui quattro membri delle forze israeliane, rispetto ai tre israeliani uccisi nel 2021.

4). A Ramallah e nel Campo profughi di Jenin, nel corso di due operazioni di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo due minori palestinesi e ferendone altri cinque [seguono dettagli]. Il 14 novembre, a Beituniya (Ramallah), prima dell’alba, una ragazza palestinese di 15 anni è stata uccisa e un uomo è stato ferito e arrestato durante un’operazione di ricerca-arresto. Il Coordinatore speciale delle Nazioni Unite, Tor Wennesland, ha invitato Israele a condurre un’indagine immediata e approfondita sull’episodio. Secondo fonti dei media israeliani che citano l’esercito israeliano, i soldati hanno aperto il fuoco contro un veicolo sospetto che stava accelerando verso di loro. Secondo fonti della Comunità locale, l’esercito israeliano ha sparato contro l’auto con proiettili veri, da lontano.

Il 21 novembre, nelle vicinanze del Campo profughi di Jenin, durante un’operazione delle forze israeliane, un minore palestinese di 17 anni è stato ucciso mentre si recava a scuola e altri tre sono rimasti feriti. Durante l’operazione, secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno lanciato un missile da spalla e hanno avuto uno scambio a fuoco con palestinesi prima di arrestare un altro palestinese. In Cisgiordania, dall’inizio dell’anno, nel corso di operazioni di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo 63 palestinesi, compresi quindici minori; venti delle uccisioni si sono verificate nel Campo profughi di Jenin.

5). In Cisgiordania, in totale, sono stati feriti dalle forze israeliane 138 palestinesi, tra cui almeno 18 minori; 23 (17%) sono stati colpiti da proiettili veri [seguono dettagli]. La maggior parte dei ferimenti (67%) è avvenuta nel governatorato di Nablus; 60 durante scontri scoppiati vicino alla tomba di Giuseppe (vedi sopra), 31 vicino a Beit Dajan e Beita, in manifestazioni contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti nell’area; un minore è stato ferito nella Città Vecchia di Nablus, durante un’operazione di ricerca-arresto. Altri tre sono rimasti feriti a Kafr Qaddum (Qalqilya), durante le proteste settimanali contro l’espansione degli insediamenti. Altri ventitré palestinesi sono rimasti feriti in scontri con forze israeliane; tredici durante operazioni di ricerca-arresto ed altri arresti; due ai checkpoints volanti; altri quattro quando le forze israeliane hanno aggredito fisicamente e sparato lacrimogeni contro palestinesi che cercavano di raggiungere i loro terreni prossimi ad un insediamento israeliano a Dura (Hebron) e dietro la Barriera a Qaffin (Tulkarm). In un altro caso le forze israeliane hanno sparato proiettili veri contro un palestinese che, per raggiungere il posto di lavoro in Israele, cercava di attraversare un varco nella Barriera a Tulkarm.

Complessivamente, 94 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno, 23 sono stati colpiti da proiettili veri, nove sono stati feriti da proiettili di gomma, nove sono stati aggrediti fisicamente, uno è stato spruzzato con spray al peperoncino, uno è stato colpito da una granata assordante e uno è stato colpito da un bomboletta di gas lacrimogeno.

In un episodio separato, avvenuto il 10 novembre, un ragazzo di 11 anni è rimasto ferito dall’esplosione di un ordigno inesploso (UXO): stava maneggiando una munizione trovata vicino alla sua casa nel villaggio di Tell (Nablus). Secondo quanto riferito, l’ordigno era stato sparato dalle forze israeliane, il giorno prima, durante un’operazione militare. (Non conteggiato nel totale)

6). In Cisgiordania, complessivamente, le forze israeliane hanno condotto 110 operazioni di ricerca-arresto, arrestando 159 palestinesi, tra cui almeno sette minori. In Cisgiordania, tra gennaio e il 21 novembre 2022, in media, ogni mese, sono stati detenuti più di 500 palestinesi.

7). Le forze israeliane hanno bloccato gli ingressi principali di quattro città, impedendo l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e ai servizi [seguono dettagli]. Nell’Area B della città di Huwwara (Nablus), in due occasioni, l’esercito israeliano ha bloccato con cumuli di terra due incroci, ostacolando il movimento di almeno 7.000 palestinesi; secondo quanto riferito in risposta al lancio di pietre contro veicoli di coloni israeliani.

Il 15 novembre, chiudendo i cancelli stradali all’ingresso dei villaggi dei Kifl Haris e Bruqin (Salfit), rispettivamente per un giorno e per tre ore, le forze israeliane hanno limitato il movimento di oltre 9.000 palestinesi; ciò è avvenuto all’indomani dell’attacco all’insediamento di Ariel e in seguito alle proteste dei coloni israeliani contro il deterioramento delle condizioni di sicurezza nell’area.

Il 20 novembre, dopo un giorno di apertura, l’esercito israeliano ha richiuso il cancello stradale all’ingresso principale della città di Azzun (Qalqiliya), ostacolando il movimento di almeno 11.000 palestinesi che sono costretti a fare una deviazione di 7 km per raggiungere i centri-servizi di Qalqilya e Nablus. Negli ultimi due mesi, il cancello è stato in gran parte chiuso, presumibilmente a causa del lancio di pietre da parte di palestinesi contro veicoli di coloni israeliani che transitano sulla strada 55.

8). In Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito 33 strutture di proprietà palestinese e ne hanno confiscato altre tre. Di conseguenza, 40 persone, tra cui 20 minori, sono state sfollate e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 120. Trentacinque delle strutture prese di mira erano situate in Area C, comprese otto strutture demolite in base all’Ordine militare israeliano (1797) che accorda un preavviso di sole 96 ore e motivi molto limitati per impugnare legalmente una demolizione. L’altra struttura residenziale è stata demolita dal Comune di Gerusalemme a Sur Bahir, sfollando una famiglia composta da quattro persone, tra cui due minori.

9). Coloni israeliani, in sette distinti episodi, hanno ferito otto palestinesi, tra cui due minori e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno causato danni a proprietà palestinesi in 24 casi [seguono dettagli]. Il 15, 16 e 17 novembre, in cinque distinti episodi, sette palestinesi, tra cui un minore, sono rimasti feriti e dodici veicoli sono stati danneggiati (tra cui un camion di verdure incendiato) ad opera di coloni israeliani che hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi che transitavano sulle strade principali vicino a Beit Lid (Tulkarm), l’insediamento di Kedumim a Qalqilya, vicino agli insediamenti di Shavei Shomron e Yitzhar a Nablus e all’ingresso della città di Hebron.

In altre 16 occasioni, durante il periodo di riferimento, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi in transito per la Cisgiordania, causando danni a 16 veicoli.

Il 18 novembre, un gruppo di coloni israeliani, secondo quanto riferito, proveniente dagli avamposti agricoli di coloni vicino all’insediamento di Rimonim e accompagnato da forze israeliane, ha aggredito fisicamente e ferito un ragazzo di 14 anni; il gruppo intendeva attaccare i palestinesi che pascolavano il loro bestiame presso la Comunità beduina del Centro Al Mu’arrajat, a est di Ramallah. Secondo fonti della Comunità, un team medico palestinese ha prestato i primi soccorsi al ragazzo, ma le forze israeliane hanno bloccato sia il ragazzo che il team medico fino all’arrivo di un’ambulanza israeliana che ha trasportato il ferito in un ospedale israeliano.

In tre occasioni, il 18 e il 19 novembre, circa 35.000 coloni israeliani e altri gruppi hanno tenuto una festa religiosa nell’area H2 della città di Hebron e sono stati autorizzati a transitare dai checkpoints per raggiungere l’area H1 sotto il controllo dell’Autorità palestinese; qui hanno attaccato e causato danni alle proprietà palestinesi.

In altri tre episodi, coloni israeliani hanno rubato 170 alberelli di ulivo appartenenti a un agricoltore palestinese di Al Mughayyir (Ramallah); a Mantiqat Shi’b al Butum (Hebron), dopo essere entrati con il loro bestiame su proprietà palestinesi, hanno vandalizzato circa 100 ulivi; in un’area vicino all’insediamento di Shilo, il cui accesso richiede il preventivo coordinamento con l’esercito israeliano, hanno abbattuto nove alberi, di cui quattro vecchi di 15 anni, appartenenti a una famiglia palestinese di Qaryut (Nablus).

Infine, in sette episodi separati registrati vicino a Kafr ad Dik (Salfit), Kafr Thulth (Qalqiliya), Susiya, Tarqumiya, l’area H2 della città di Hebron (tutti a Hebron) e Al Mughayir (Ramallah), secondo testimoni oculari e fonti della Comunità locale, ad opera di coloni sono stati danneggiate due strutture agricole finanziate da donatori, due serbatoi d’acqua, bestiame e recinzioni in pietra.

10). Secondo fonti israeliane, in sei distinti episodi, sono rimasti feriti due coloni israeliani e sono stati segnalati danni ad almeno sei veicoli israeliani, ad opera di persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, che hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani in transito sulle strade della Cisgiordania.

11). Nella Striscia di Gaza, il 17 novembre, nel Campo profughi di Jabalia nel nord di Gaza, 21 palestinesi della stessa famiglia allargata, tra cui 11 minori, sono rimasti uccisi in un incendio scoppiato in un edificio residenziale. Secondo un’indagine delle autorità de facto, abitudini non sicure hanno contribuito ad aggravare l’accaduto. Ha contribuito all’elevato numero di morti anche la limitata capacità operativa della Protezione civile palestinese, dovuta a disaccordi con l’Autorità Palestinese e al divieto imposto da Israele sui materiali essenziali.

12). Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 23 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, a quanto riferito per far rispettare [ai palestinesile restrizioni di accesso [loro imposte]: non sono state segnalate vittime. In almeno due occasioni, i bulldozer militari israeliani hanno spianato il terreno all’interno di Gaza, a 50 metri dalla recinzione perimetrale, a est di Deir al-Balah.

Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

1). Il 24 novembre, il corpo di un israeliano di 17 anni, presumibilmente morto il 23 novembre in un incidente stradale a Jenin, è stato consegnato all’esercito israeliano; il corpo era stato portato via dall’ospedale da un gruppo palestinese e trattenuto nel Campo profughi di Jenin, per più di 30 ore.

2). Il 23 novembre, in due episodi separati, durante scontri tra palestinesi e forze israeliane (innescati da una visita di coloni israeliani alla tomba di Giuseppe nella città di Nablus), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo due palestinesi, tra cui un minore, e ferendone altri 210.

3). Il 23 novembre, un palestinese è morto per le ferite riportate il 24 luglio 2022, quando fu colpito dalle forze israeliane durante un’operazione di ricerca-arresto condotta nella Città Vecchia di Nablus.

4). Il 23 novembre, a Gerusalemme, sono state registrate due esplosioni vicino a fermate di autobus: un minore israeliano è rimasto ucciso e altri 14 sono rimasti feriti. Successivamente, le forze israeliane hanno cercato i potenziali responsabili nelle Comunità palestinesi.

5). Il 23 novembre, a Massafer Yatta nel sud di Hebron, dopo l’annullamento da parte dell’Alta Corte di giustizia israeliana di una ingiunzione temporanea che ne vietava la demolizione, le autorità israeliane hanno demolito la scuola Isfey Al Faqua, finanziata da donatori. La scuola accoglieva 21 studenti provenienti da tre diverse Comunità. Isfey Al Fauqa è una delle 13 Comunità di pastori di Masafer Yatta, situate in un’area designata dall’esercito israeliano come “Zona a fuoco 918”, che ospita circa 1.150 palestinesi, la metà dei quali minori.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

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L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Un morto e diversi feriti in due esplosioni a Gerusalemme

Redazione di Al Jazeera

AlJazeera – 23 novembre 2022

Le due distinte esplosioni fanno seguito all’uccisione di un sedicenne palestinese da parte delle forze israeliane nella Cisgiordania occupata, affermano i funzionari.

Almeno una persona è stata uccisa e altre 12 ferite in due diverse esplosioni che hanno scosso la città di Gerusalemme, come riportano i funzionari israeliani.

La polizia israeliana ha affermato che si sospetta gli incidenti di mercoledì mattina essere attacchi palestinesi.

Secondo alcuni funzionari palestinesi le esplosioni sono avvenute poche ore dopo l’uccisione di un adolescente palestinese di 16 anni da parte delle forze israeliane nella città occupata di Nablus, in Cisgiordania.

La prima esplosione è avvenuta verso le 7 (le 6 ora italiana) vicino a una stazione degli autobus israeliana lungo un’autostrada all’entrata occidentale di Gerusalemme, di solito piena di pendolari.

Sette persone sono rimaste ferite nella prima esplosione, di cui, secondo i medici, almeno due in gravi condizioni.

La seconda esplosione, che i funzionari hanno definito “controllata”, è avvenuta meno di mezz’ora dopo allo svincolo di Ramot, a nord di Gerusalemme. I funzionari hanno detto che cinque persone sono rimaste leggermente ferite dalle schegge.

Secondo quanto riferito da Ramot da Alan Fisher di Al Jazeera, la polizia ritiene che il primo incidente sia stato causato da “esplosivi nascosti all’interno di una bicicletta lasciata alla fermata dell’autobus”.

Si ritiene che entrambe le esplosioni siano state attivate a distanza.

Il primo ministro uscente Yair Lapid ha annunciato la convocazione di una riunione straordinaria con i funzionari della sicurezza israeliani.

Le autorità israeliane hanno chiuso le strade principali e istituito posti di blocco nella parte orientale e occidentale di Gerusalemme e intanto conducono un’indagine sulle esplosioni e ricercano i sospetti.

Per una decisione del Ministro della Difesa, l’esercito israeliano ha anche annunciato la chiusura di due fondamentali posti di blocco nell’area di Jenin: Jalameh e Salem.

Il commissario di polizia israeliano ha affermato che il tipo di attacco che ha avuto luogo a Gerusalemme “non si vedeva da anni” e che le autorità stanno cercando gli assalitori. Ha aggiunto che la polizia sta cercando altri possibili esplosivi in città.

Il filmato della prima esplosione da una telecamera di sorveglianza è stato condiviso sui social.

Yosef Haim Gabay, un medico che era sul posto quando è avvenuta l’esplosione, ha detto ad Army Radio che c’erano “danni ovunque sul posto” e che alcuni dei feriti stavano sanguinando copiosamente.

Se la causa è ancora sotto indagine, l’incidente è avvenuto mentre dall’anno scorso continuano a crescere le tensioni nella zona. Le incursioni dell’esercito israeliano e le uccisioni di palestinesi nelle città e nei villaggi della Cisgiordania occupata sono recentemente aumentate parallelamente all’aumento degli attacchi armati palestinesi, nonché all’aumento degli attacchi dei coloni contro i palestinesi.

Almeno 200 palestinesi, tra cui più di 50 bambini, sono stati uccisi da Israele nei territori illegalmente occupati di Gerusalemme Est, Cisgiordania e nella Striscia di Gaza assediata nell’anno più letale per i palestinesi dal 2006.

Più di 25 persone sono state uccise anche fra gli israeliani.

Poco dopo la mezzanotte di mercoledì i funzionari sanitari palestinesi hanno confermato l’uccisione a Nablus di un ragazzo di 16 anni, Ahmad Amjad Shehadeh, con una pallottola al cuore.

Le forze israeliane avevano fatto irruzione a Nablus nella Cisgiordania occupata settentrionale per garantire l’ingresso dei coloni israeliani al sito sensibile del Santuario di Giuseppe, circa un chilometro dal centro di Nablus.

Almeno altri cinque palestinesi sono rimasti feriti dopo essere stati colpiti con proiettili veri e granate assordanti, di cui uno in gravi condizioni per un proiettile allo stomaco, ha detto il Ministero della Salute palestinese.

La Mezzaluna Rossa [la Croce Rossa, ndt.] palestinese ha affermato di aver curato altri 22 feriti da proiettili rivestiti di gomma e molti altri per l’inalazione di gas lacrimogeni. Ha aggiunto che “l’ambulanza della Mezzaluna Rossa è stata presa di mira con proiettili veri dalle forze di occupazione”.

Le esplosioni sono avvenute mentre il primo ministro eletto Benjamin Netanyahu continua i negoziati per formare una nuova coalizione di governo con i partiti di estrema destra e gli ultranazionalisti, che hanno ottenuto la maggioranza in parlamento alle elezioni generali di questo mese.

Itamar Ben-Gvir, il politico di estrema destra che ha chiesto la pena di morte per i palestinesi che compiono attacchi e che è destinato a diventare Ministro della Sicurezza Interna responsabile della polizia nel nuovo governo del Paese, ha affermato che le esplosioni di Gerusalemme significano che dovrà applicare misure più forti.

“Dobbiamo riprendere gli omicidi mirati e fargliela pagare”, ha detto Ben-Gvir, riferendosi all’aumento degli omicidi mirati di combattenti palestinesi da parte dell’esercito israeliano nella Cisgiordania occupata.

Hamas, il gruppo palestinese che governa la Striscia di Gaza assediata da Israele, ha elogiato l’attacco definendolo un’operazione eroica, ma si è fermato prima di rivendicarne la responsabilità.

“L’occupazione sta pagando il prezzo dei suoi crimini e dell’aggressione contro il nostro popolo”.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Rapporto OCHA del periodo 25 ottobre – 7 novembre 2022

1- In Cisgiordania, durante il periodo in esame, 15 palestinesi e un colono israeliano sono stati uccisi e 201 palestinesi e 12 israeliani sono rimasti feriti, inclusi sette membri delle forze israeliane.

I palestinesi feriti includono 184 feriti dalle forze israeliane e 17 da coloni israeliani. In Cisgiordania, considerando la media mensile di uccisi, il 2022 è l’anno più mortifero per i palestinesi, da quando (nel 2005) le Nazioni Unite iniziarono a contare sistematicamente le vittime.

2- Nella Città Vecchia di Nablus e nel Campo profughi di Jenin, nel corso di due operazioni militari israeliane sotto copertura, sono stati uccisi dalle forze israeliane sei palestinesi; 28 sono rimasti feriti (seguono dettagli).

Il 25 ottobre, nella Città Vecchia di Nablus, le forze israeliane hanno accerchiato palestinesi affiliati al gruppo Lions’ Den, [La Fossa dei Leoni ndr] con i quali hanno avuto uno scambio a fuoco, durante il quale l’esercito israeliano ha utilizzato anche proiettili esplosivi da spalla. Di conseguenza, quattro palestinesi, tra cui due passanti, sono stati uccisi e altri 27 sono rimasti feriti da proiettili veri sparati dalle forze israeliane. Inoltre, secondo i rapporti disponibili, un palestinese è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti dalle schegge di un ordigno esplosivo improvvisato (IED) esploso sul luogo degli scontri, all’interno di un’auto. Il 3 novembre, nel Campo profughi di Jenin, le forze israeliane sotto copertura, hanno ucciso un palestinese: dopo averlo inseguito, gli hanno sparato alla schiena. Successivamente, tra palestinesi e forze israeliane, si sono verificati lanci di pietre e uno scontro a fuoco, durante il quale un ragazzo di 14 anni è stato ucciso e un altro palestinese è rimasto ferito; entrambi colpiti con proiettili veri.

3- A Hebron, Qalqilya e Gerusalemme, nel corso di due aggressioni, portate con arma da fuoco e coltello, e un episodio di lancio di pietre contro coloni israeliani, un colono israeliano e un palestinese sono stati uccisi, e cinque coloni israeliani e un palestinese sono rimasti feriti, (seguono dettagli).

Il 25 ottobre, nel villaggio di Al Funduq (Qalqilya), un palestinese ha accoltellato un colono israeliano che, per le ferite riportate, è morto l’8 novembre (questa vittima verrà conteggiata nel prossimo periodo di riferimento). Dopo l’accoltellamento, le forze israeliane hanno condotto nell’area operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato un palestinese, presunto aggressore. Il 29 ottobre, nell’area di Wadi al Ghrouz della città di Hebron, vicino all’insediamento di Kiryat Arba, un palestinese ha sparato contro veicoli di coloni israeliani, uccidendo un colono israeliano e ferendone altri tre. Ne è seguito uno scontro a fuoco, durante il quale l’uomo è stato investito da un veicolo di una guardia dell’insediamento israeliano e poi è stato ucciso, con arma da fuoco, da un soldato israeliano. Durante lo stesso episodio, è stato ferito, con proiettili veri sparati dalle forze israeliane, anche un paramedico palestinese; faceva parte di una equipe medica inviata nella zona dopo l’accaduto. Successivamente, le forze israeliane hanno chiuso gli ingressi alla città di Hebron (vedi sotto). Il 31 ottobre, un colono israeliano è stato ferito dal lancio di pietre, da parte palestinese, contro un autobus israeliano che viaggiava sulla strada 437 vicino al villaggio di Hizma (Gerusalemme). Complessivamente, sulle strade della Cisgiordania, almeno tre veicoli di coloni israeliani sono stati danneggiati dal lancio di pietre da parte di persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, mentre nell’area di Silwan a Gerusalemme est, sei veicoli sono stati dati alle fiamme. Il 3 novembre, nell’insediamento colonico di Kiryat Arba, una colona israeliana di 13 anni ha riportato un trauma cranico a causa di un proiettile vagante; l’esercito israeliano ha dichiarato che le circostanze dell’episodio sono sotto inchiesta (non conteggiata nel totale).

4- A Gerico, Ramallah e Gerusalemme, nel contesto di tre attacchi palestinesi, o presunti attacchi, contro le forze israeliane sono stati uccisi tre autori/presunti autori palestinesi e sono stati feriti sette membri delle forze israeliane (seguono dettagli). Il 30 ottobre, in due diversi incroci prossimi a Gerico, un palestinese ha investito, e ferito, con il suo veicolo cinque soldati israeliani; è stato quindi colpito e ucciso dalle forze israeliane. Il 2 novembre, al checkpoint di Beit ‘Ur al Fauqa nel Governatorato di Ramallah, secondo quanto riferito, un palestinese ha investito e ferito con il suo veicolo un soldato israeliano. Poi è uscito dal veicolo e, secondo quanto riferito, ha brandito un’ascia prima di essere colpito e ucciso da un soldato israeliano. Il 3 novembre, alla porta di Bab al Majles nella Città Vecchia di Gerusalemme, un palestinese ha ferito un poliziotto israeliano con un coltello, prima di essere colpito e ucciso da agenti di polizia israeliani; secondo fonti dei media israeliani, nello stesso contesto, altri due poliziotti israeliani sono stati feriti da “fuoco amico”. I corpi dei tre palestinesi autori degli attacchi di cui sopra sono stati trattenuti dalle autorità israeliane. Dall’inizio del 2022, in Cisgiordania e Israele, durante attacchi palestinesi o tentati/presunti attacchi, sono stati uccisi dalle forze israeliane, con armi da fuoco, diciassette (17) palestinesi.

5- In Cisgiordania, in altre quattro circostanze, sono stati uccisi dalle forze israeliane cinque palestinesi (seguono dettagli). Il 25 ottobre, all’ingresso del villaggio di An Nabi Salih (Ramallah), un palestinese è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane: i soldati israeliani hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni contro palestinesi che, manifestando contro l’operazione militare israeliana nella Città Vecchia di Nablus, lanciavano pietre contro soldati israeliani di guardia alla torretta militare posizionata all’ingresso del villaggio. Il 28 ottobre, nella città di Huwwara (Nablus), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo due palestinesi (successivamente identificati come membri della Protezione civile palestinese) e ferendone un terzo. Secondo fonti dei media israeliani, le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro veicoli sospettati di aver sparato a una postazione militare vicino al checkpoint di Huwwara; non sono state segnalate vittime tra i soldati israeliani e le circostanze precise dell’episodio rimangono poco chiare. Il 3 novembre, l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel villaggio di Beit Duqqu (Gerusalemme), la città natale dell’uomo palestinese che aveva effettuato un attacco con auto al checkpoint di Beit ‘Ur al Fauqa (vedi dettagli sopra); l’irruzione ha innescato scontri tra palestinesi che lanciavano pietre e forze israeliane che, secondo quanto riferito, hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni: un palestinese è stato colpito e ucciso da proiettili veri sparati dall’esercito israeliano. Secondo fonti mediche, per almeno mezz’ora, le forze israeliane hanno impedito al personale medico di raggiungere il ferito e hanno permesso all’ambulanza di trasportarlo solo dopo averne confermato la morte. Il 5 novembre, l’esercito israeliano ha sparato, uccidendo un palestinese e ferendone un altro a seguito di un presunto lancio di pietre contro veicoli di coloni israeliani che viaggiavano sulla strada 60, vicino al villaggio di Sinjil (Ramallah). Non sono state segnalate vittime tra i coloni israeliani e, secondo fonti palestinesi, le circostanze complete dell’episodio rimangono poco chiare. Questo porta a 125 (di cui 28 minori) il numero totale di palestinesi uccisi dalle forze israeliane in Cisgiordania nel 2022.

6- In Cisgiordania, in totale, sono stati feriti dalle forze israeliane 184 palestinesi (16 minori), di cui 60 (33%) colpiti da proiettili veri. Oltre ai 28 palestinesi feriti durante due operazioni militari nella Città Vecchia di Nablus e nel campo profughi di Jenin (vedi sopra), 95 palestinesi sono rimasti feriti durante manifestazioni tenutesi in tutta la Cisgiordania, principalmente per protestare contro queste operazioni militari. Altri 13 palestinesi e un attivista israeliano sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan (Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya) durante manifestazioni contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti. Inoltre, nei governatorati di Nablus e Ramallah, le forze israeliane hanno ferito 19 palestinesi in concomitanza di attacchi di coloni israeliani. A Hebron un palestinese è stato ferito durante un attacco palestinese contro coloni (vedi sopra). Altri quindici palestinesi sono rimasti feriti in scontri: sei durante operazioni di ricerca-arresto e altri arresti, due durante un episodio di demolizione e uno quando le forze israeliane hanno sparato proiettili veri contro un palestinese che cercava di attraversare varchi nella Barriera a Hebron, nel tentativo di raggiungere il luogo di lavoro in Israele. Infine, due palestinesi sono rimasti feriti presso checkpoints in Cisgiordania, uno in un attacco/presunto attacco contro le forze israeliane e uno in risposta a presunti lanci di pietre contro forze israeliane

7- In Cisgiordania, complessivamente, le forze israeliane hanno condotto 144 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 268 palestinesi, tra cui 31 minori. Il governatorato di Gerusalemme ha registrato il maggior numero di operazioni (56 – 39%) e il maggior numero di arresti (54 – 20%). Tra gennaio e ottobre 2022, il numero medio mensile di palestinesi detenuti/arrestati dalle forze israeliane in Cisgiordania, pari a 572, è il più alto dal 2017.

8- In diverse località della Cisgiordania le forze israeliane hanno limitato gli spostamenti dei palestinesi. In seguito all’uccisione di un colono israeliano, avvenuta il 29 ottobre (vedi sopra), l’esercito israeliano ha chiuso per un giorno tutti i punti di accesso e uscita dalla città di Hebron; da allora sono state bloccate quattro strade con cumuli di terra e sono stati chiusi due cancelli stradali che di solito erano aperti. Nelle aree di Al Bowereh, Beit ‘Einun e Wadi al Ghrous nell’Area C della città di Hebron, ciò ha impedito il movimento di circa 3.000 persone, costringendo i residenti a utilizzare strade sterrate alternative e lunghe deviazioni per accedere a cliniche, scuole e mercati. Simili restrizioni di movimento si sono intensificate anche intorno alla città di Nablus in seguito al presunto attacco con armi da fuoco registrato al checkpoint di Huwwara il 28 ottobre.

9- A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto persone a demolire 54 strutture; sette delle strutture erano state fornite come aiuti umanitari finanziati da donatori. Di conseguenza, 35 persone, tra cui 16 minori, sono state sfollate e quasi 200 persone sono state colpite in altro modo. La maggior parte delle strutture prese di mira (41) si trovava in Area C, comprese undici strutture sequestrate senza preavviso, impedendo così ai proprietari di presentare opposizioni in tempo utile. Inoltre, 13 strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, tra cui sei case demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

10- La stagione della raccolta delle olive è stata interrotta da almeno 23 episodi di violenza che hanno provocato il ferimento di 18 palestinesi: 10 da parte di coloni israeliani e 8 da parte delle forze israeliane; inoltre sono stati danneggiati più di 350 ulivi e sono state rubate grandi quantità di raccolto (seguono dettagli). Il 25 ottobre, nell’Area C del villaggio di Turmus’ayya (Ramallah), durante un’attività di raccolta delle olive un gruppo di coloni israeliani ha lanciato pietre contro palestinesi e ha dato fuoco a due veicoli. Successivamente le forze israeliane sono intervenute e hanno ferito otto palestinesi, usando proiettili di gomma, lacrimogeni e aggressioni fisiche. In due casi, registrati nel governatorato di Hebron il 29 ottobre e il 3 novembre, coloni israeliani hanno aggredito fisicamente e lanciato pietre contro raccoglitori di olive palestinesi, tra cui un uomo e una donna anziani, ferendo sette palestinesi alla periferia del villaggio di Ash Shuyukh e nell’area H2 della città di Hebron. Il 5 novembre, a nord del villaggio di Kafr ad Dik nel governatorato di Salfit, tre palestinesi, tra cui un ragazzo di 13 anni, intenti a raccogliere le loro olive, sono stati aggrediti fisicamente e presi a sassate da un gruppo di circa 40 coloni israeliani; nella stessa circostanza, coloni israeliani hanno rubato circa 40 kg di raccolto e un macchinario per la raccolta. Gli episodi che hanno provocato danni alla proprietà hanno comportato, tra gli altri, il furto di strumenti e prodotti per la raccolta, lo sradicamento di alberi, danni alle attrezzature agricole e l’irrorazione di ulivi con sostanze chimiche. Inoltre, in 25 episodi di violenza dei coloni non collegati alla raccolta delle olive, coloni israeliani hanno ferito sette palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi. Questi includono un caso registrato a Burin (Nablus) dove le forze israeliane sono intervenute e hanno ferito altri nove palestinesi. I danni alla proprietà segnalati riguardano tra l’altro più di 50 veicoli, 1.400 metri di tubi di irrigazione, serbatoi d’acqua, pannelli solari e case residenziali.

11- Nella Striscia di Gaza, il 1° novembre, tre minori palestinesi sono rimasti feriti dall’esplosione di un residuato bellico (UXO) trovato a nord-ovest di Rafah.

12- Il 3 novembre, gruppi armati palestinesi hanno lanciato quattro razzi da Gaza verso il sud di Israele (la prima volta dalle ostilità dell’agosto 2022): tre razzi sono caduti e il quarto è stato intercettato dal sistema israeliano Iron Dome. Successivamente, le forze israeliane hanno effettuato diversi attacchi aerei, colpendo posizioni che, secondo quanto riferito, appartenevano a gruppi armati di Gaza; sono stati segnalati danni strutturali, ma non feriti.

13- Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 35 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento; presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso nelle aree all’interno di Gaza: ciò ha provocato il ferimento di un pescatore, l’arresto di nove palestinesi, il danneggiamento di quattro pescherecci e il sequestro di altri tre. In un altro episodio, tre palestinesi di Gaza sono stati arrestati dalle forze israeliane al valico di Erez.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Traduzione a cura di  Associazione per la Pace , gruppo di Rivoli

Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Palestinese colpito a morte in Cisgiordania dopo aver ucciso degli israeliani

Redazione di AL Jazeera 

15 novembre 2022 Al Jazeera e Agenzie di stampa

Mohammad Souf, di 18 anni, ha accoltellato diversi israeliani all’ingresso industriale della colonia di Ariel nella Cisgiordania occupata.

Un palestinese ha ucciso tre israeliani e ne ha feriti altri tre in un attacco in una colonia nella Cisgiordania occupata, prima di essere colpito e ucciso da agenti della sicurezza israeliani: questo è quanto hanno riferito paramedici israeliani e funzionari palestinesi.

Il servizio paramedico Zaka ha detto che i tre feriti nell’attacco nella colonia illegale di Ariel sono stati curati in ospedale e sono in gravi condizioni.

E’ stato l’ultimo attacco di un’ondata di violenza tra israeliani e palestinesi in questo anno, che ha visto incursioni israeliane quasi quotidiane nella Cisgiordania occupata, con arresti e uccisioni di palestinesi, così come attacchi di palestinesi contro israeliani.

L’esercito israeliano ha affermato che il palestinese, identificato dal Ministero della Salute palestinese come il 18enne Mohammad Souf, prima ha attaccato gli israeliani all’entrata della zona industriale della colonia, poi ha proseguito fino ad un vicino distributore di benzina e lì ha accoltellato altre persone. L’esercito ha detto che poi l’uomo ha rubato un’auto, si è intenzionalmente scontrato con un’automobile sulla vicina strada principale ed ha colpito ed ucciso un’altra persona prima di fuggire a piedi.

Ha riferito che l’aggressore è stato colpito da un soldato e che le truppe stavano perlustrando l’area per cercare altri sospetti.

Un video amatoriale diffuso dalla televisione israeliana sembra mostrare il sospetto aggressore percorrere di corsa una strada e crollare a terra dopo essere stato colpito. Più tardi il Ministero della Salute ha dichiarato che Souf proveniva dal vicino villaggio di Hares.

Le forze israeliane hanno fatto irruzione nella casa di famiglia di Souf e, secondo organi di stampa palestinesi, hanno aggredito fisicamente membri della famiglia.

Nessuna fazione palestinese ha rivendicato la responsabilità dell’attacco, ma esso è stato acclamato da portavoce di Hamas, Jihad islamica e Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.

In una dichiarazione il portavoce di Hamas Abdel Latif al-Qanou ha affermato che l’operazione ha dimostrato “la capacità del nostro popolo di proseguire la sua rivoluzione e difendere la Moschea di Al-Aqsa da quotidiane incursioni”.

Il FPLP, di sinistra, ha affermato che l’attacco è stato una risposta “alla politica di esecuzioni sul campo perseguita dall’occupazione israeliana e dai suoi servizi di sicurezza contro il nostro popolo, delle quali l’uccisione della ragazza palestinese Fulla Masalmeh ieri a Beitunia non sarà l’ultima.”

L’anno più sanguinoso

Il Primo Ministro israeliano uscente Yair Lapid ha inviato le condoglianze alle famiglie degli israeliani uccisi nell’attacco e ha detto che Israele “sta combattendo il terrorismo senza sosta e col massimo delle forze.”

Le nostre forze di sicurezza lavorano 24 ore al giorno per proteggere i cittadini israeliani e danneggiano senza sosta le infrastrutture del terrorismo”, ha detto.

Quest’anno l’ondata di violenza tra israeliani e palestinesi in Cisgiordania e Gerusalemme est ha fatto almeno 25 morti dalla parte israeliana e più di 130 da quella palestinese, rendendo il 2022 l’anno con più vittime dal 2006.

Israele afferma che le sue incursioni ed arresti che avvengono quasi ogni notte in Cisgiordania sono necessari per smantellare le reti armate in un momento in cui le forze di sicurezza palestinesi non sono capaci o non vogliono farlo.

L’Autorità Nazionale Palestinese afferma che le incursioni indeboliscono le sue forze di sicurezza ed hanno lo scopo di consolidare l’occupazione illegale di Israele che continua da 55 anni nei territori che i palestinesi vogliono per il loro auspicato Stato.

In queste incursioni sono state fermate centinaia di palestinesi, molti dei quali sottoposti alla cosiddetta detenzione amministrativa, che consente ad Israele di detenerli a tempo indefinito senza processo né imputazione.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




L’esercito israeliano uccide un’adolescente palestinese nella Cisgiordania occupata

Zena Al Tahan

14 novembre 2022 – Aljazeera

Fulla Rasmi Abdelazeez Masalmeh, di 15 anni, è stata colpita e uccisa dall’esercito israeliano mentre si trovava a bordo di un veicolo vicino alla città di Ramallah.

Ramallah, Cisgiordania occupataL’esercito israeliano ha ucciso a colpi d’arma da fuoco una ragazza palestinese di 15 anni nella città di Beitunia vicino a Ramallah, nella Cisgiordania occupata.

Il ministero della salute palestinese ha identificato la vittima come Fulla Rasmi Abdelazeez Masalmeh, di 15 anni. Domani, giorno del suo compleanno, avrebbe dovuto compiere 16 anni. Lunedì è stato reso noto che è stata uccisa quando soldati occupanti le hanno sparato contro nel corso di un’incursione a Beitunia”.

I funzionari palestinesi inizialmente hanno erroneamente identificato la vittima come una donna di 19 anni di nome Sanaa al-Tal.

Secondo l’agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa durante la sparatoria è ​​stato ferito e arrestato un altro palestinese, il 26enne Anas Hassouneh.

Masalmeh, che è stata uccisa mentre si trovava in macchina, proveniva dalla città di al-Thahiriyeh a sud della città di Hebron, nella Cisgiordania meridionale occupata.

Notizie e immagini del fatto sono state diffuse dai media locali alle 4 del mattino (01:00 GMT) e la sua uccisione è stata confermata diverse ore dopo.

Un testimone ha riferito a Wafa che Masalmeh e Hassouneh si trovavano a bordo di un veicolo che stava percorrendo una strada, ignari del fatto che le forze israeliane si fossero posizionate in diversi punti finché non si sono imbattuti improvvisamente nell’esercito.

“Quando hanno cercato di cambiare direzione hanno trovato altri soldati di fronte a loro che hanno iniziato a sparare contro di loro senza alcun preavviso”, ha detto il testimone, che vive nella zona, aggiungendo che mentre cercava di scappare l’auto è stata colpita tre volte da soldati appostati in diversi punti.

Il testimone aggiunge che i soldati israeliani hanno tirato fuori dal veicolo Hassouneh, che era alla guida dell’auto, e che stava sanguinando, mentre Masalmeh è morta sul colpo.

Secondo i media israeliani, una dichiarazione dell’esercito israeliano afferma che i soldati hanno individuato un “veicolo sospetto che accelerava nella loro direzione nel corso un’operazione delle forze di sicurezza”. I soldati avrebbero segnalato al veicolo di fermarsi, ma questo avrebbe accelerato verso di loro, dopodiché hanno sparato contro il veicolo, afferma la nota.

Un video di sorveglianza ampiamente condiviso sui social media sembra mostrare l’auto che si ferma lentamente nell’area prima di essere colpita da soldati appostati nelle vicinanze. Al Jazeera non ha potuto verificare autonomamente il filmato.

Diaa Qurt, sindaco di Beitunia, ha dichiarato ad Al Jazeera che l’esercito israeliano ha fatto irruzione nella città, che si trova a ovest di Ramallah, per effettuare degli arresti, durante i quali sono scoppiati gli scontri.

“Questi giovani erano in macchina … L’esercito ha ritenuto l’auto sospetta, per cui le ha sparato contro”, afferma Qurt. “La loro uccisione in un batter di ciglia è un crimine.

L’esercito israeliano, dice Qurt, ha consegnato il corpo della ragazza ai medici palestinesi, che l’hanno trasferita all’ospedale pubblico di Ramallah.

Qurt fa presente che domenica notte l’esercito aveva arrestato tre palestinesi di Beitunia.

In quanto popolo palestinese sotto occupazione, l’esercito israeliano ha il potere di sparare e uccidere i nostri giovani anche se stanno solo lanciando pietre durante gli scontri. Sparano anche contro semplici passanti o persone a bordo delle loro auto”, aggiunge.

Lunedì, in seguito all’uccisione, il ministero palestinese degli affari esteri ha chiesto “misure internazionali per costringere lo Stato occupante a fermare la sua aggressione contro il nostro popolo”.

Si legge che la ragazza martirizzata questa mattina a Beitunia è l’ultima vittima di questa aggressione”.

Le forze israeliane effettuano quasi quotidianamente raid e arresti in tutta la Cisgiordania occupata nell’intento di reprimere i gruppi armati che operano nel territorio palestinese.

Durante tali raid l’esercito spara regolarmente proiettili veri con la frequente uccisione o ferimento di abitanti, tra cui persone del tutto estranee.

Finora, nel 2022, l’esercito israeliano ha ucciso nella Cisgiordania occupata e Striscia di Gaza sotto assedio197 palestinesi, tra cui 43 minori. Secondo le Nazioni Unite, il numero di palestinesi uccisi da Israele nella Cisgiordania occupata quest’anno è il più alto degli ultimi 16 anni.

L’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha rilevato in precedenti rapporti che le forze israeliane spesso usano armi da fuoco contro i palestinesi per un semplice sospetto o come misura precauzionale, in violazione degli standard internazionali”.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Palestinesi uccisi dall’esercito israeliano vicino a Ramallah

Zena Al Tahhan

3 ottobre 2022 – Al Jazeera

I palestinesi respingono l’affermazione dell’esercito israeliano secondo cui gli uomini avrebbero tentato di effettuare un attacco terroristico con un’auto.

Rettifica

Una precedente versione di questo articolo riportava, sulla base dei rapporti dell’agenzia di stampa statale palestinese Wafa e della stessa famiglia di Basbous, che Basel Basbous fosse uno dei due uomini uccisi dall’esercito israeliano a Jalazone. L’articolo è stato aggiornato mercoledì 5 ottobre 2022 dopo che è emerso che in realtà Basbous è rimasto ferito e che a Wafa e alla famiglia è stato erroneamente riferito il suo nome come uno degli uomini uccisi. Un portavoce del ministero della salute palestinese ha detto ad Al Jazeera che c’è stato “un errore di identificazione da parte degli israeliani”. L’esercito israeliano non ha rilasciato dichiarazioni sui nomi degli uomini uccisi.

Ramallah, Cisgiordania occupata Le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi durante un raid vicino alla città di Ramallah, nella Cisgiordania centrale occupata.

I due uomini sono stati uccisi lunedì in un’auto appena fuori dal campo profughi di Jalazone, a nord di Ramallah.

Sono stati identificati come Khaled Anbar e Salameh Sharayah.

Un terzo uomo, Basel Basbous, è stato dato inizialmente come ucciso nell’attacco. Tuttavia mercoledì il portavoce del Ministero della Salute palestinese ha confermato che Basbous è sopravvissuto, ma è rimasto ferito ed è attualmente ricoverato in un ospedale israeliano.

La notizia degli omicidi è arrivata intorno alle 7:00 (04:00 GMT, 06 ora italiana) di lunedì.

Un testimone, che ha voluto rimanere anonimo, ha detto che la sparatoria è avvenuta davanti alla sua casa.

“Ho sentito il rumore degli spari intorno alle 3:30 del mattino, ho guardato fuori dalla mia finestra, c’era un’auto, all’interno i ragazzi a cui avevano sparato”, ha detto ad Al Jazeera.

I soldati li hanno tirati fuori dall’auto e li hanno messi sul ciglio della strada. Sono stati lasciati sanguinare a terra per circa 40 minuti. Dopodiché hanno preso i loro corpi”.

“Lo scenario più probabile è che i tre siano stati sorpresi dall’esercito”, afferma l’uomo, aggiungendo che i soldati israeliani erano appostati nascosti alla vista in diversi punti della zona intorno al luogo in cui si trovava l’auto degli uomini.

L’esercito israeliano ha affermato che i suoi soldati stavano tentando di arrestare un sospetto a Jalazone quando hanno pensato che i tre uomini stessero pianificando un attacco con l’auto contro di loro.

I membri della famiglia di Basbous lo negano fermamente.

Basbous, che lavora in una panetteria, è uno di 10 fratelli di cui uno si trova attualmente in una prigione israeliana.

Sua sorella Baraa dice che il fratello era uscito con i suoi amici per vedere cosa stesse succedendo avendo sentito che l’esercito israeliano stava compiendo un’irruzione nella zona.

Baraa, parlando con noi nella sua casa di famiglia a Jalazone, nega che suo fratello abbia attaccato i soldati israeliani.

“Mio fratello non ha fatto nulla”, riferisce ad Al Jazeera. “I suoi amici lo hanno chiamato e sono usciti, hanno pensato che non ci fossero grossi problemi, avrebbero semplicemente fatto un giro per vedere se ci fossero stati degli scontri”.

“Ogni giovane del campo che sente che c’è l’esercito va ad osservare, anche da lontano”, continua Baraa.

Un’altra sorella, Rasha, di 37 anni, dice che Basbous aveva trascorso la sera precedente con suo figlio.

“Ha accompagnato mio figlio a casa intorno alle 3 del mattino e poi, dopo che i suoi amici lo hanno chiamato, è andato a vedere cosa stava succedendo”, racconta Rasha ad Al Jazeera.

“Negli ultimi tre giorni l’esercito ha compiuto delle irruzioni nel campo e quando arrivano sparano indiscriminatamente”, prosegue.

“Non siamo al sicuro nemmeno nelle nostre case”, dice, aggiungendo che una volta mentre nel corso di un’incursione osservava fuori dalla finestra la sua casa è stata colpita da colpi di arma da fuoco.

“Dico a chiunque affermi qualcosa sui palestinesi, sono loro [gli israeliani] a venire da noi e non siamo al sicuro nemmeno nelle nostre stesse case … vengono e uccidono i nostri giovani con un proiettile”.

In un primo tempo la famiglia di Basbous, dopo che l’agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa aveva fatto il suo nome, era convinta che fosse stato ucciso dall’esercito israeliano.

Tuttavia, secondo il ministero della Salute palestinese, sembra che all’origine ci sia stato un errore di identità.

Il governatorato di Ramallah ed el-Bireh ha osservato lunedì uno sciopero generale con la chiusura completa dei negozi in segno di lutto per i due uomini uccisi.

Israele sta effettuando raid quasi quotidiani in Cisgiordania, in gran parte concentrati sulle città di Jenin e Nablus, dove si sono costituiti nuovi gruppi armati palestinesi.

Secondo il Ministero della Salute dall’inizio dell’anno nei territori occupati [in seguito alla guerra] del 1967 sono stati uccisi dalle forze israeliane circa 160 palestinesi di cui 51 ad agosto nel corso dei tre giorni di assalto israeliano contro la Striscia di Gaza assediata.

Organizzazioni locali e internazionali per i diritti umani hanno condannato ciò che chiamano uso eccessivo della forza da parte di Israele e “prassi di sparare per uccidere” contro i palestinesi, compresi dei sospetti aggressori, nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza.

Secondo Human Rights Watch [organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, ndt.] politici israeliani di alto livello hanno incoraggiato “i soldati e la polizia israeliani a uccidere i palestinesi sospettati di aver attaccato gli israeliani anche quando non rappresentino più una minaccia”.

L’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite ha rilevato nei rapporti che le forze israeliane “usano spesso armi da fuoco contro i palestinesi per un semplice sospetto o come misura precauzionale, in violazione degli standard internazionali”.

Giovedì nel corso di uno dei raid più recenti compiuto in una città vicino a Betlemme, un bambino di sette anni è morto dopo che i suoi famigliari gli hanno detto che era ricercato dai soldati israeliani [il bambino, Rayyan Suleiman, è morto in seguito ad un attacco cardiaco mentre i soldati israeliani facevano irruzione nella sua casa, ndt.].

Il Dipartimento di Stato americano ha chiesto che venga fatta un’indagine sulla morte di Rayyan Suleiman.

Sempre nel 2022 sono state uccise venti persone nel corso di attacchi compiuti da palestinesi in Israele e in Cisgiordania.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Rapporto OCHA del periodo 13 – 26 settembre

La versione in italiano dei rapporti ONU OCHA OPT è stata curata negli ultimi 10 anni dall’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, ma purtroppo questo prezioso lavoro si è ora interrotto per la scomparsa di Ezio Romanelli che con costanza e competenza provvedeva alla loro pubblicazione. Nella speranza che altri raccolgano stabilmente questa importante eredità, AssoPacePalestina si offre di colmare intanto questa lacuna.

Tre palestinesi, tra cui un minore, e un ufficiale israeliano sono stati uccisi a Jenin.

Il 14 settembre, due uomini palestinesi hanno avuto uno scambio di fuoco con i soldati israeliani di stanza al checkpoint di Jalama (Jenin), vicino al confine settentrionale della Cisgiordania con Israele. Come risultato, entrambi i palestinesi (22 e 23 anni), uno dei quali lavorava nei servizi di sicurezza palestinesi, e un ufficiale israeliano sono stati uccisi. Il giorno successivo, le forze israeliane hanno fatto irruzione a Kafr Dan (Jenin), da dove provenivano gli attentatori, e hanno preso le misure delle case delle due famiglie, a quanto pare in preparazione della loro demolizione punitiva. Durante l’incursione, le forze israeliane hanno sparato munizioni vere e bombole di gas lacrimogeno contro i residenti che lanciavano pietre. Un ragazzo di 17 anni è stato colpito e ucciso, e altri tre sono stati feriti con munizioni vere. Un altro palestinese è stato arrestato. Il 15 settembre, le autorità israeliane hanno chiuso per quattro giorni i checkpoint Jalama e Salem, al confine tra la Cisgiordania e Israele, vicino a Jenin, e hanno impedito ai residenti a Kafr Dan (Jenin), anche se titolari di un permesso, di entrare in Israele attraverso qualsiasi checkpoint fino al 29 settembre. Ai parenti dei responsabili è ancora vietato l’uso dei checkpoint fino a nuovo avviso.

Le forze israeliane hanno sparato e ucciso un uomo palestinese e ne hanno feriti altri tre a Nablus. Il 25 settembre, durante un’operazione militare nella città di Nablus, le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro un uomo palestinese in moto, che secondo le autorità israeliane era armato, uccidendolo. Alla fine del periodo di riferimento di questo rapporto, il suo corpo è ancora trattenuto dalle autorità israeliane. Successivamente, si è verificato uno scambio di fuoco tra Palestinesi armati e forze israeliane e tre Palestinesi armati sono stati feriti con munizioni vere.

Due palestinesi sono stati colpiti e uccisi durante due loro attacchi, o presunti tali, in Cisgiordania e in Israele. Il 24 settembre, un uomo palestinese di 36 anni ha, secondo quanto riportato, speronato con il suo veicolo un’auto della polizia israeliana parcheggiata sul ciglio della strada vicino all’insediamento di Gilad Farm (Nablus), prima di essere colpito e ucciso da un soldato israeliano. Secondo i media israeliani, un agente di polizia israeliano è rimasto ferito. Mentre le autorità israeliane hanno affermato che lo speronamento è stato intenzionale, i testimoni oculari e le prime indagini di un’organizzazione per i diritti umani suggeriscono che si è trattato di un incidente e che la vittima ha perso il controllo del suo veicolo. Il 22 settembre, un uomo palestinese di 23 anni, proveniente dall’area di At Tur, a Gerusalemme Est, ha aggredito fisicamente, tentato di accoltellare e spruzzato dello spray al peperoncino contro gli israeliani seduti nei veicoli che si erano fermati ad un semaforo, su un tratto della Strada 443 che corre all’interno di Israele, vicino al confine con la Cisgiordania, ferendone otto, secondo i media israeliani. L’uomo palestinese è stato colpito e ucciso da un agente della Polizia di Frontiera fuori servizio. Alla fine del periodo di riferimento di questo rapporto, entrambi i corpi dei palestinesi sono ancora trattenuti dalle autorità israeliane. Dall’inizio dell’anno, dodici Palestinesi sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane durante attacchi palestinesi o tentati/presunti attacchi contro israeliani in Cisgiordania e Israele.

Un passante palestinese è stato colpito e ucciso e altri due sono stati feriti dalle forze di sicurezza palestinesi a Nablus. Il 19 settembre, le forze di sicurezza palestinesi hanno condotto un’operazione a Nablus per arrestare un uomo palestinese dichiarato ‘ricercato’ dalle autorità israeliane. Successivamente, si è verificato uno scambio di fuoco tra le forze di sicurezza palestinesi e le fazioni armate palestinesi, che chiedevano il rilascio dell’uomo. Nel corso dell’incidente si sono verificati lanci di pietre e incendio di pneumatici. Un palestinese, a quanto pare un passante, è stato colpito e ucciso con uno sparo e altri due sono stati feriti.

In totale, 175 palestinesi, tra cui almeno 29 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane in tutta la Cisgiordania, di cui 17 sono stati colpiti da munizioni vere. 115 dei feriti sono stati registrati nei pressi di Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus), Kafr Qaddum (Qalqilya) e At Tuwani (Hebron) durante le proteste contro gli insediamenti. Altri 23 palestinesi sono stati feriti in una manifestazione vicino a Qusra (Nablus), dove protestavano contro la chiusura dal 13 settembre dell’ingresso principale del villaggio con cumuli di terra da parte delle forze israeliane. A Huwwara (Nablus), tre palestinesi sono stati feriti quando i coloni israeliani, accompagnati dalle forze israeliane, hanno aggredito fisicamente i residenti e lanciato pietre contro i veicoli e i negozi della comunità. Secondo fonti palestinesi, le forze israeliane hanno sparato bombe sonore, candelotti di gas lacrimogeno e proiettili di gomma contro i residenti che lanciavano pietre (maggiori dettagli di seguito). Altre 28 persone sono state ferite in sette operazioni di perquisizione e arresto e in operazioni militari a Kafr Dan (Jenin), Husan (Betlemme), Beit Ummar, At Tuwani (entrambi a Hebron) e nella città di Nablus. In due incidenti, le forze israeliane hanno sparato munizioni vere contro Palestinesi che cercavano di raggiungere i loro cantieri di lavoro in Israele, passando attraverso aperture informali nella Barriera vicino a Tulkarm e Ramallah; uno è stato ferito dalle munizioni vere e altri 15 sono stati arrestati. Dall’inizio dell’anno, tre lavoratori palestinesi sono stati colpiti e uccisi e altri 30 sono stati feriti dalle forze israeliane mentre cercavano di attraversare le aperture informali della Barriera. In un altro incidente, a seguito dell’attacco palestinese sulla strada 443 il 22 settembre (vedi sopra), le forze israeliane hanno fatto irruzione nella zona di At Tur a Gerusalemme Est, da dove proveniva l’autore dell’attacco. Decine di poliziotti sono stati dispiegati, bloccando la circolazione dei residenti e innescando scontri con le forze israeliane. Come risultato, cinque palestinesi sono stati feriti con proiettili di gomma.

Il 26 settembre, sono stati registrati ferimenti e arresti di palestinesi a Haram al Sharif/Monte del Tempio, nella Città Vecchia di Gerusalemme. Quel giorno, coloni e altri israeliani hanno avuto accesso al complesso per il Capodanno ebraico. Le autorità israeliane hanno schierato migliaia di poliziotti e installato barriere metalliche all’interno e intorno alla Città Vecchia, limitando l’accesso dei palestinesi, anche ad Haram al Sharif/Monte del Tempio. Le forze israeliane hanno sparato proiettili di gomma, granate stordenti e candelotti di gas lacrimogeno contro i palestinesi nella Moschea Al Qibli e hanno chiuso i suoi cancelli con catene di ferro per diverse ore, impedendo ai fedeli di lasciare la struttura. Secondo le autorità israeliane, i palestinesi hanno lanciato pietre e petardi. Almeno due uomini palestinesi sono stati feriti e cinque palestinesi sono stati aggrediti fisicamente e arrestati dalle forze israeliane.

Le autorità israeliane hanno demolito o confiscato 45 strutture di proprietà palestinese nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele; quattro delle strutture erano state fornite come aiuti umanitari finanziati da donatori. In conseguenza di ciò, 21 persone, tra cui 13 minori, sono state sfollate e sono stati colpiti i mezzi di sostentamento di circa 270 altre persone. Tutte le strutture si trovavano nell’Area C, comprese 13 strutture sequestrate senza preavviso, il che ha impedito ai proprietari di opporsi in anticipo. Questo rappresenta un aumento significativo di tali sequestri rispetto alla media bisettimanale dall’inizio dell’anno (quattro). A Ras ‘Atiya (Qalqiliya) e Kur (Tulkarm), le autorità israeliane hanno sigillato due pozzi, situati nell’Area B, senza preavviso. I pozzi erano l’unica fonte di irrigazione per circa 400 ettari di terreno coltivato e venivano utilizzati anche per l’acqua potabile; la loro chiusura colpisce più di 8.000 palestinesi in tre villaggi circostanti.

Durante il periodo di riferimento, le forze israeliane hanno condotto 120 operazioni di perquisizione e arresto e hanno arrestato 216 Palestinesi, tra cui almeno dieci minori, in tutta la Cisgiordania. Il governatorato di Hebron ha registrato il maggior numero di operazioni (34) e di arresti (66). Nel corso di sette operazioni di ricerca e arresto e di operazioni militari, le forze israeliane hanno sparato munizioni vere contro i Palestinesi che hanno lanciato pietre e, in alcuni casi, hanno aperto il fuoco contro le forze israeliane, causando 28 feriti palestinesi, di cui 13 da munizioni vive.

I coloni israeliani hanno ferito otto Palestinesi, e persone conosciute o ritenute essere coloni israeliani hanno danneggiato proprietà palestinesi in 11 casi. Il 19 e il 22 settembre, coloni israeliani hanno aggredito fisicamente e spruzzato pepe su otto palestinesi a Huwwara e al checkpoint di Za’atara (entrambi a Nablus). Complessivamente, 60 alberi di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati nei pressi degli insediamenti israeliani vicino a Qaryut e Deir Sharaf (entrambi a Nablus) e Qawawis (Hebron). In otto incidenti, nell’area H2 della città di Hebron, vicino a Khirbet Bir al ‘Idd (Hebron), a Silat adh Dhahr (Jenin), a Burqa e Burin (entrambi a Nablus), a Sinjil e ad Al Mu’arrajat East (entrambi a Ramallah), almeno nove auto di proprietà palestinese sono state vandalizzate; il lancio di pietre avrebbe danneggiato tre strutture di sostentamento palestinesi.

Un colono israeliano è stato ferito e sono stati causati danni a una sinagoga e a un veicolo con targa israeliana quando persone ritenute palestinesi hanno aperto il fuoco verso l’insediamento israeliano di Carmel (Hebron) e contro veicoli israeliani che viaggiavano a Huwwara (Nablus). In altri sette incidenti, persone conosciute o ritenute palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania; di conseguenza, sei israeliani sono stati feriti e almeno sette veicoli sono stati danneggiati, secondo le fonti israeliane.

Dal 26 al 28 settembre, la centrale elettrica di Gaza ha chiuso una delle sue tre turbine operative a causa di una carenza di carburante dovuta alla chiusura del confine tra Israele e Gaza per le festività ebraiche. La produzione di energia, che dipende dal carburante in arrivo da Israele, si è ridotta da 70 a 50 megawatt. Le interruzioni programmate di elettricità sono aumentate da 12 a 16 ore al giorno, ostacolando la fornitura dei servizi di base.

Anche nella Striscia di Gaza, in almeno 39 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento vicino alla recinzione perimetrale di Israele o al largo della costa, presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso ad aree all’interno di Gaza. Secondo quanto riferito, la maggior parte degli incidenti ha costretto agricoltori o pescatori ad allontanarsi dalle loro aree di lavoro. Un uomo palestinese è stato arrestato mentre tentava di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale vicino a Beit Lahiya. Quattro pescatori palestinesi sono stati arrestati e le loro barche sono state confiscate dalle forze navali israeliane al largo della costa di Gaza, vicino a Deir Al Balah. In quattro occasioni, le forze israeliane hanno effettuato un livellamento del terreno vicino alla recinzione perimetrale nell’area di Rafah.

Ultimi sviluppi (al di fuori del periodo di riferimento)

– Il 28 settembre, quattro palestinesi sono stati uccisi e decine di altri sono rimasti feriti in un’operazione militare israeliana che ha comportato uno scambio di fuoco con i palestinesi.

– Il 29 settembre, un bambino palestinese di 7 anni è morto durante un’attività svolta dalle forze israeliane a Tuqu’ (Betlemme); l’ONU ha chiesto un’indagine

(Maggiori dettagli su entrambi gli incidenti saranno forniti nel prossimo rapporto)

Questo rapporto contiene le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. Dati più aggiornati e ulteriori suddivisioni sono disponibili su ochaopt.org/data.

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