Le forze di sicurezza israeliane uccidono un palestinese in un’incursione nella Cisgiordania occupata

Redazione di Al Jazeera

26 aprile 2022, Al-Jazeera

Il Ministero della Sanità palestinese ha annunciato che Ahmad Owaidat, di 20 anni, è stato ucciso durante una incursione israeliana a Gerico.

Secondo il Ministero della Sanità palestinese le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso un palestinese durante una incursione nel campo profughi di Aqabet Jaber a Gerico, nella Cisgiordania occupata.

L’uomo è stato identificato come Ahmad Ibrahim Owaidat di 20 anni. Il Ministero della Sanità ha affermato che è stato colpito alla testa nelle prime ore di martedì.

Owaidat è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Ramallah ed è rimasto lì per diverse ore prima che ne fosse dichiarato il decesso.

Le forze di sicurezza israeliane hanno effettuato una incursione nel campo prima dell’alba e hanno arrestato almeno due palestinesi.

In risposta all’uccisione, il movimento di Fatah a Gerico e nella valle del Giordano ha annunciato uno sciopero generale per martedì.

Altri due palestinesi sono stati uccisi durante la scorsa settimana nella Cisgiordania; Lutfi al-Labadi di 21 anni e Hanan Khdour di 18 anni sono stati colpiti durante una incursione dell’esercito israeliano nella zona di Jenin.

La tensione è alta a Gerusalemme e in Cisgiordania.

Un incremento degli attacchi da parte dei palestinesi ha portato all’uccisione di 14 persone in Israele dal 22 marzo. Nel frattempo dall’inizio dell’anno gli israeliani hanno ucciso almeno 46 palestinesi residenti nella Cisgiordania.

Le incursioni dei coloni scortati dalla polizia durante la scorsa settimana, quando la festività della Pasqua ebraica e il Ramadan, il mese sacro per i mussulmani, si sono sovrapposti, ha provocato scontri giornalieri con i palestinesi nell’area della moschea di Al-Aqsa, con molti palestinesi feriti e arrestati.

Lo scorso anno settimane di protesta contro le deportazioni di palestinesi a Gerusalemme Est occupata e incursioni delle forze di sicurezza israeliane ad Al-Aqsa durante il Ramadan sono sfociate in una diffusa sollevazione in Israele e nei territori palestinesi occupati e in una offensiva di 11 giorni contro Gaza assediata.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Rapporto OCHA del periodo 5 – 18 aprile 2022

1). Nel contesto della perdurante situazione di violenza, in Israele e in Cisgiordania sono stati uccisi 15 palestinesi e tre israeliani e sono rimasti feriti 945 palestinesi e 23 israeliani: sono state condotte molteplici operazioni di ricerca-arresto, si sono verificati violenti scontri e sono state applicate severe restrizioni agli accessi.

Il 19 aprile, Tor Wennesland, Coordinatore Speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, ha rilasciato una dichiarazione, esprimendo la propria preoccupazione per le violenze ed esortando i leader a “ridurre le tensioni, creare le condizioni per riportare la calma e garantire che nei Luoghi Santi lo “status quo” sia garantito”.

2). Nel corso di due aggressioni attuate da palestinesi, due israeliani sono stati uccisi e undici sono stati feriti; successivamente entrambi gli autori sono stati uccisi [seguono dettagli]. Il 7 aprile, a Tel Aviv (Israele), un palestinese del Campo profughi di Jenin ha sparato uccidendo due israeliani e ferendone altri dieci; il giorno successivo, uno dei feriti è morto per le ferite riportate e, in uno scontro a fuoco, le forze israeliane hanno ucciso l’aggressore. Il 10 aprile, all’ingresso della moschea Ibrahimi, nell’area H2 della città di Hebron, una donna palestinese avrebbe accoltellato un poliziotto di frontiera israeliano ed è stata uccisa dalle forze israeliane. Secondo testimoni oculari, per circa mezz’ora, i soldati hanno impedito al personale medico di soccorrere la donna. Dopo l’attacco, le forze israeliane hanno intensificato le restrizioni all’ingresso dei fedeli musulmani nella moschea. Alla chiusura del presente rapporto i corpi di entrambi i palestinesi sono ancora trattenuti dalle autorità israeliane. Il 12 aprile, in Israele, un palestinese di Hebron è stato ucciso con arma da fuoco dalla polizia israeliana nel corso di un raid condotto in un luogo di lavoro sospettato di impiegare palestinesi non in possesso dei permessi israeliani. Funzionari israeliani hanno detto che l’uomo aveva accoltellato un ufficiale di polizia israeliano. Testimoni oculari palestinesi hanno detto che l’uomo stava dormendo e non aveva manifestato segni di resistenza.

3). In Cisgiordania, a seguito all’attentato di Tel Aviv [vedi sopra], le operazioni militari israeliane si sono intensificate: undici palestinesi, inclusi tre minori, sono stati uccisi dalle forze israeliane e altri sono rimasti feriti durante molteplici operazioni di ricerca-arresto ed altre circostanze [seguono dettagli]. Il 9 aprile, nel Campo profughi di Jenin, da cui proveniva l’attentatore, le forze israeliane hanno ucciso un palestinese e ne hanno feriti altri dieci, tra cui un 17enne, morto due giorni dopo per le ferite riportate; durante l’operazione si sarebbe verificato uno scontro a fuoco con palestinesi. Il 10 aprile, a Husan (Betlemme), le forze israeliane hanno ucciso una donna palestinese 45enne, disarmata e con problemi di vista; secondo le autorità israeliane (che hanno aperto un’inchiesta sull’accaduto) la donna aveva ignorato gli avvertimenti a non avvicinarsi. Sempre il 10 aprile, ad Al Khadr (Betlemme), un 21enne è stato ucciso con arma da fuoco; secondo fonti israeliane, aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro veicoli israeliani. In tre diverse operazioni di ricerca-arresto tenute il 13 e 14 aprile, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo quattro palestinesi e ferendone altri sei, incluso un ragazzo di 17 anni che è morto, giorni dopo, per le ferite riportate. Le tre operazioni di ricerca-arresto sono avvenute a Silwad (Ramallah), Kafr Dan (Jenin) e Beita (Nablus); tali operazioni hanno innescato scontri. Il 14 aprile, un altro ragazzo, 14enne, è stato ucciso dalle forze israeliane all’ingresso di Husan (Betlemme); in questa circostanza i palestinesi avevano lanciato pietre contro le forze israeliane schierate all’ingresso del villaggio e queste avevano sparato proiettili veri, proiettili rivestiti di gomma e lacrimogeni. Il 18 aprile, una donna palestinese, è morta per le ferite riportate il 9 aprile a Jenin, mentre transitava in taxi durante uno scontro a fuoco tra palestinesi e forze israeliane.

4). Un altro palestinese è stato ucciso a Nablus dalle forze israeliane il 13 aprile, vicino alla Tomba di Giuseppe, luogo che nel corso degli anni è stato motivo di scontri tra palestinesi e forze israeliane che accompagnano i coloni israeliani [in visita alla Tomba]. [Di seguito l’antefatto dell’episodio del 13 aprile]. Il 9 aprile, palestinesi avevano vandalizzato il Complesso [della Tomba di Giuseppe], appiccando il fuoco ad una sua parte. L’Autorità Palestinese aveva annunciato la sua intenzione di riparare la struttura; nondimeno, il 13 aprile, coloni israeliani e forze israeliane sono entrati nel Complesso per effettuare le riparazioni. Durante tali lavori, le forze israeliane hanno sparato bombe assordanti verso palestinesi che lanciavano pietre contro di loro. Successivamente, le forze armate hanno sparato proiettili veri, proiettili di metallo rivestiti di gomma e lacrimogeni, ferendo 26 palestinesi. L’uomo ucciso [vedi inizio paragrafo] è stato colpito da un proiettile nella propria auto; stava portando i nipoti in una scuola vicina. Il 10 aprile, le forze palestinesi hanno sparato, ferendo due coloni che cercavano di accedere alla Tomba di Giuseppe senza accompagnamento militare [israeliano]; un altro colono che fuggiva dalla zona con il suo veicolo, ha investito e ferito un palestinese.

5). Dal 2 aprile, data di inizio del Ramadan, le forze israeliane hanno intensificato la loro presenza dentro e intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme. Il 15 e 17 aprile, le forze israeliane hanno fatto irruzione nell’Haram Al Sharif / Monte del Tempio ed hanno usato la forza per far uscire i palestinesi. Secondo il commissario di polizia israeliano, ciò è avvenuto dopo che palestinesi avevano attaccato una stazione di polizia e avevano minacciato la sicurezza dei fedeli ebrei al Muro Occidentale. Le forze israeliane hanno sparato granate assordanti, proiettili con parte anteriore di gomma spugnosa ed hanno picchiato i palestinesi con i manganelli, compresi minori, donne, giornalisti e altri che, a quanto pare, non erano stati coinvolti in alcun lancio di pietre. Un totale di 180 palestinesi, inclusi 27 minori e quattro donne, sono rimasti feriti. Secondo i media israeliani, tre membri delle forze israeliane sono stati feriti da pietre. Durante l’operazione del 15 aprile [di cui sopra], le forze israeliane hanno arrestato 470 palestinesi, inclusi 60 minori, la maggior parte dei quali è stata rilasciata più tardi, quello stesso giorno.

6). Oltre ai sopraccitati 180 feriti a Gerusalemme Est, in Cisgiordania sono stati feriti dalle forze israeliane altri 765 palestinesi, inclusi 35 minori, il che rappresenta un aumento del 73% rispetto al precedente periodo di riferimento [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti (485) sono stati registrati in diverse manifestazioni. Questi includono circa 201 feriti segnalati in otto proteste contro gli insediamenti [colonici] vicino a Beita, Beit Dajan, Burqa e Qaryut (tutti a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqiliya). Altri 284 feriti sono stati conteggiati nel corso di manifestazioni contro l’elevato numero di vittime: alcuni partecipanti a tali proteste hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni, proiettili di gomma e proiettili veri. Altri 212 feriti sono stati registrati in 16 operazioni di ricerca-arresto svolte in Cisgiordania, inclusa Beita (Nablus) dove, in una singola operazione, sono rimaste ferite 147 persone. In totale, le forze israeliane hanno effettuato 109 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 108 palestinesi. Il 12 e 13 aprile, a Tulkarm, le forze israeliane hanno fatto irruzione presso l’Università Tecnica palestinese, dove hanno aperto il fuoco contro gli studenti, ferendone 68, compresa una guardia di sicurezza che, secondo funzionari israeliani, era sospettata di essere coinvolta in un attacco contro israeliani. Di tutti i feriti palestinesi, 85 sono stati colpiti da proiettili veri, 90 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti è stata curata per aver inalato gas lacrimogeni.

7). Secondo i dati ufficiali israeliani, il primo e il secondo venerdì del Ramadan (8 e 15 aprile), attraverso i quattro checkpoint predisposti lungo la Barriera, sono entrati a Gerusalemme Est 130.000 palestinesi titolari di documenti d’identità della Cisgiordania. Le autorità israeliane hanno consentito a uomini di età superiore ai 50 anni, donne di tutte le età e bambini di età inferiore ai 12 anni di entrare a Gerusalemme Est senza permesso. Quest’anno, per il Ramadan o per la Pasqua, le autorità israeliane non hanno concesso permessi ai residenti di Gaza.

8). In Area C della Cisgiordania e a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi edilizi rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire cinque strutture di proprietà palestinese. Di conseguenza, otto persone, tra cui quattro minori, sono state sfollate e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di circa altre quattro. Il calo delle demolizioni e delle confische a cui si è assistito nelle ultime settimane è in linea con la prassi di riduzione di tali interventi durante il mese del Ramadan, (prassi attuata nella maggior parte degli anni precedenti).

9). Coloni israeliani hanno ferito due palestinesi, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in dodici casi [seguono dettagli]. Il 9 aprile, coloni hanno aggredito fisicamente un palestinese che pascolava il bestiame vicino a Kafr al Labad (Tulkarm) e un altro nell’area H2 della città di Hebron. Altri tre attacchi si sono verificati a Qaryut (Nablus), nella Comunità di Ras a Tin (Ramallah) e a Wadi Fukin (Betlemme), tra cui l’irruzione in strutture di sostentamento, il furto di attrezzature agricole e serbatoi d’acqua e il danneggiamento di un impianto idrico e condutture. In due casi, coloni hanno attaccato pastori palestinesi e le loro mucche nella Comunità di Hammat al Maleh nella valle del Giordano settentrionale (Tubas) e agricoltori palestinesi a Kafr ad Dik (Salfit), causando danni ai raccolti. In altri cinque casi, sono state lanciate pietre contro veicoli palestinesi vicino a Gerusalemme, Hebron e Nablus, provocando danni ad almeno otto veicoli.

10). Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, lanciando pietre hanno ferito 13 coloni israeliani ed hanno danneggiato sette veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania, vicino a Nablus, Ramallah e Gerusalemme. In otto casi, veicoli e autobus israeliani sono stati danneggiati dal lancio di pietre o bottiglie incendiarie.

11). Il 18 aprile, per la prima volta in oltre tre mesi, gruppi armati palestinesi della Striscia di Gaza hanno lanciato un razzo verso il sud di Israele. Il razzo è stato intercettato dall’esercito israeliano. Successivamente, le forze israeliane hanno lanciato attacchi aerei, colpendo un sito di addestramento militare nel sud della Striscia di Gaza. In entrambi i casi non sono stati registrati feriti.

12). Sempre nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 38 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento [verso palestinesi], presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso [loro imposte]. In due dei casi, le forze israeliane hanno arrestato sette pescatori in mare, ferito uno di loro e sequestrato tre barche da pesca.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

a). Il 22 aprile, un palestinese di 18 anni è morto per le ferite riportate il 9 aprile, quando era stato colpito dalle forze israeliane nel corso di un’operazione di ricerca-arresto condotta ad Al Yamun.

b). Il 19 e 20 aprile un gruppo armato palestinese di Gaza ha lanciato due razzi contro Israele; tre civili israeliani sarebbero rimasti feriti mentre cercavano rifugio e sarebbero stati segnalati danni. Successivamente, le forze israeliane hanno lanciato attacchi aerei, colpendo postazioni militari di Gaza; non ci sono stati feriti palestinesi, ma sono stati segnalati danni.

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nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2:

Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre] sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3:

In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Giovane donna palestinese muore in seguito alle ferite subite vicino a Jenin

International Middle East Media Center

19 aprile, 2022 – IMEMC (International Middle East Media Center) News

Fonti mediche palestinesi hanno riferito che lunedì sera una giovane donna palestinese è morta a causa delle gravi ferite infertele dai soldati palestinesi che il 9 aprile avevano invaso un villaggio vicino a Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata.

La fonte ha affermato che la giovane donna, Hanan Mahmoud Khdour, di 18 anni, è stata colpita all’addome da un proiettile vero dopo che l’esercito ha sparato parecchi colpi contro un’automobile in cui si trovava quando i soldati hanno invaso la città di Jenin.

E’ stata immediatamente ricoverata all’ospedale specializzato Ibn Sina di Jenin ed è rimasta in condizioni critiche finché è morta per le ferite.

Stava andando a scuola a Jenin quando i soldati hanno aperto il fuoco contro l’auto durante l’invasione della città.

Centinaia di palestinesi hanno partecipato al suo corteo funebre a Jenin prima di dirigersi verso il suo villaggio, Faqqu’a, ad est di Jenin.

Il giorno in cui è stata ferita i soldati israeliani hanno sparato ad almeno 10 palestinesi e ucciso un giovane, Ahmad Nasser Sa’adi, di 21 anni, nel campo profughi di Jenin.

In aprile sono stati uccisi dall’esercito israeliano 19 palestinesi, compresi tre donne e tre minori:

    1. Aprile 18, 2022: Hanan Mahmoud Khdour, 18 anni.
    2. Aprile 15, 2022: Shawkat Kamal ‘Aabed, 17 anni
    3. Aprile 14, 2022: Mustafa Faisal Abu ar-Rob, 31anni
    4. Aprile 14, 2022: Sha’s Fuad Kamamji, 29 anni
    5. Aprile 14, 2022: Fawwaz Ahmad Hamayel, 45 anni
    6. Aprile 13, 2022: Omar Mohammad Elyan, 20 anni
    7. Aprile 13, 2022: Qussai Fuad Hamamra, 14 anni
    8. Aprile 13, 2022: Mohammad Hasan Assaf, 34° anni
    9. Aprile 12, 2022: Abdullah Tayseer Mousa Srour, 41 anni
    10. Aprile 11, 2022: Mohammad Hussein Zakarna, 17anni
    11. Aprile 10, 2022: Mohammad Ali Ghneim, 21anni
    12. Aprile 10, 2022: Ghada Ibrahim Ali Sabateen, 48 anni
    13. April 10, 2022: Maha Kathem Zaatari, 24 anni
    14. Aprile 9, 2022: Ahmad Nasser Sa’adi, 21 anni
    15. Aprile 8, 2022: Ra’ad Fathi Hazem, 29 anni
    16. Aprile 2, 2022: Saif Hifthy Abu Libda, 25 anni
    17. Aprile 2, 2022: Khalil Mohammad Tawalba, 24 anni
    18. Aprile 2, 2022: Sa’eb Tayseer Abahra, 30 anni
    19. Aprile 1, 2022: Ahmad Younis al-Atrash, 29 anni

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Finora nel 2022 Israele ha ucciso 5 volte i palestinesi uccisi nello stesso periodo del 2021

Redazione di MEMO

20 aprile 2022 – Middle East Monitor

In una dichiarazione rilasciata venerdì, l’Euro-Med Human Rights Monitor [ong palestinese con sede in Svizzera, ndtr.] ha affermato che nei giorni scorsi, dopo aver ricevuto luce verde dai politici, le forze di occupazione israeliane hanno intensificato l’uso della forza contro i palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme Est occupate.

L’Euro-Med Human Rights Monitor ha affermato che la sua equipe aveva documentato l’uccisione di 18 palestinesi nella prima metà di aprile, molti dei quali sono stati uccisi in seguito alla dichiarazione del primo ministro israeliano Naftali Bennet rilasciata l’8 aprile in cui ha dato indicazione all’esercito israeliano di combattere una implacabile guerra a ciò che ha descritto come “terrorismo”.

L’Euro-Med Human Rights Monitor ha affermato che “questa mattina [15 aprile] la violenza delle forze di sicurezza israeliane si è estesa alla moschea di Al-Aqsa, in quanto numerose forze di polizia hanno assaltato il piazzale della moschea e attaccato i fedeli all’interno, ferendo più di 150 palestinesi e arrestandone altri 400”.

Nella dichiarazione si afferma che la decisione delle forze di sicurezza israeliane di irrompere nella moschea di Al-Aqsa e l’attacco ingiustificato ai fedeli riflette la temerarietà dei governanti israeliani e un apparente desiderio di inasprire le tensioni.

L’Euro-Med Human Rights Monitor ha aggiunto che “questo può avere gravi ripercussioni sulla stabilità a Gerusalemme e ovunque nei territori palestinesi. E’ quello che è accaduto a maggio dello scorso anno”.

L’Euro-Med Human Rights Monitor ha documentato l’uccisione dall’inizio del 2022 in vari incidenti di 47 palestinesi, inclusi otto bambini e due donne, da parte delle forze di sicurezza israeliane, constatando che il numero è cinque volte superiore a quello degli uccisi nello stesso periodo dello scorso anno, quando il numero era stato di dieci.

L’Euro-Med Human Rights Monitor ha spiegato che l’autorizzazione dei politici israeliani alle forze di sicurezza per operare con “piena libertà per annientare il terrorismo” sembra aver spianato la strada a pretesti infondati per uccidere e vessare civili palestinesi presso i punti di controllo militari e nelle città, villaggi e paesi della Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

L’Euro-Med Human Rights Monitor considera i politici israeliani pienamente responsabili per l’uccisione dei palestinesi, specialmente “donne e bambini disarmati uccisi a sangue freddo e che non stavano rappresentando alcun rischio per le vite dei soldati israeliani”.

Nella dichiarazione l’Euro-Med Human Rights Monitor mette in relazione l’incremento delle uccisioni di palestinesi con le istruzioni impartite alle forze di occupazione il 20 dicembre 2021, che hanno dato il permesso ai soldati nella Cisgiordania occupata di aprire il fuoco su giovani palestinesi che lanciano le pietre e bottiglie molotov.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Un palestinese è stato ucciso dalle forze di sicurezza israeliane in Cisgiordania

MEE e agenzie

13 aprile 2022 – Middle East Eye

Muhammad Hassan Muhammad Assaf, di 34 anni, è stato ucciso durante una incursione israeliana nella città di Nablus.

Il ministero palestinese della Sanità ha affermato che mercoledì mattina le truppe israeliane hanno ucciso un palestinese a Nablus, una città della Cisgiordania occupata.

Il ministero ha aggiunto che Muhammad Hassan Muhammad Assaf, di anni 34, è morto per ferite d’arma da fuoco al petto.

Assaf, residente nella città di Kafr Laqif, nel distretto di Qalqilya, era un avvocato della Commissione sulla Colonizzazione e Resistenza al Muro della Cisgiordania.

La Mezzaluna rossa [la Croce Rossa dei Paesi musulmani, n.d.t.] palestinese ha riferito che altre 31 persone sono state ferite durante l’incursione israeliana, incluse 10 persone colpite con armi da fuoco.

I funzionari israeliani non hanno commentato, ma in precedenza avevano affermato che le truppe stavano “conducendo operazioni di anti-terrorismo” a Nablus e in altre città della Cisgiordania.

L’esercito israeliano ha intensificato incursioni e arresti in tutta la Cisgiordania negli ultimi giorni dopo che nelle ultime tre settimane quattro attacchi nello Stato di Israele, inclusa una sparatoria nell’ultima settimana nel cuore della metropoli costiera di Tel Aviv, hanno ucciso 14 persone.

Secondo un conteggio dell’AFP nello stesso periodo le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso 16 palestinesi, inclusi gli assalitori.

Il Palestinian Prisoners Club [Associazione dei Prigionieri Palestinesi] nel frattempo ha riferito che durante la notte sono stati eseguiti 14 nuovi arresti in tutta la Cisgiordania.

La radio pubblica israeliana ha affermato che le truppe [israeliane n.d.t.] sono entrate a Nablus per scortare coloni israeliani entrati nella città per riparare i danni effettuati giorni fa alla tomba di Giuseppe, un sito critico sacro sia per i mussulmani sia per gli ebrei.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Due donne e un minore tra 6 palestinesi uccisi

Tamara Nassar

11 aprile 2022 – The Electronic Intifada

Un minore palestinese e due donne sono tra i sei palestinesi uccisi negli attacchi delle forze israeliane da venerdì.

Domenica sera i soldati hanno sparato all’addome al sedicenne Muhammad Hussein durante un raid nella città occupata di Jenin, in Cisgiordania.

“I medici hanno trovato numerosi frammenti di proiettili nel bacino e nelle natiche di Muhammad”, ha dichiarato lunedì la Defense for Children International-Palestine. Muhammad è stato dichiarato morto poco dopo le 7 di questa mattina.

È il sesto minore palestinese ucciso dalle forze israeliane quest’anno.

Israele ha affermato che il ragazzo ha aperto il fuoco sulle forze israeliane che stavano facendo irruzione a Jenin in quel momento.

Dopo l’annuncio della sua morte il gruppo di resistenza della Jihad islamica lo ha rivendicato come un suo membro.

Tuttavia il racconto israeliano è contraddetto da un testimone oculare che ha dichiarato a Defense for Children International-Palestine che un veicolo militare israeliano è entrato a Jenin intorno alle 17:00 di domenica e ha iniziato a inseguire un’auto civile.

Secondo l’organizzazione per i diritti umani Muhammad “ha iniziato a correre dietro il veicolo militare israeliano e sembra stesse cercando per terra pietre da lanciargli contro”.

“Improvvisamente, senza alcun preavviso, un soldato israeliano ha sparato tre proiettili dal lunotto del veicolo militare, colpendo Muhammad all’addome da una distanza di circa quattro metri “.

Le ultime violenze israeliane arrivano dopo che i palestinesi hanno effettuato diversi attacchi in Israele e Cisgiordania in apparente risposta all’occupazione militare in corso e al sistema di apartheid israeliano.

Ansioso di mostrare all’opinione pubblica israeliana la sua durezza, il governo israeliano si è impegnato in una serie di uccisioni e arresti in tutta la Cisgiordania occupata.

Sullo sfondo delle recenti tensioni c’è il primo anniversario della rivolta dell’anno scorso nella Palestina storica, quando l’esercito israeliano ha effettuato un assalto di 11 giorni nella Striscia di Gaza assediata e in tutta la Cisgiordania occupata.

Madre di sei figli uccisa a colpi di arma da fuoco

Domenica, l’esercito di occupazione israeliano ha effettuato l’esecuzione extragiudiziaria una donna nella città palestinese di Husan, a ovest di Betlemme, sempre in Cisgiordania.

Le forze israeliane hanno detto che Ghada Sbatin si stava comportando in modo “sospetto” mentre si avvicinava, quindi le hanno sparato.

Secondo i media israeliani la donna era disarmata.

I soldati israeliani hanno affermato di aver avviato una “procedura di arresto” sparando in aria. Sbatin non si è fermata e allora hanno aperto il fuoco direttamente contro di lei.

Le forze israeliane spesso affermano di aver tentato una procedura di arresto quando uccidono palestinesi.

I media hanno diffuso filmati dell’incidente.

Il video mostra tre soldati, due in piedi dietro barriere di cemento e un terzo accanto a loro. La donna si avvicina ai soldati che le sparano a bruciapelo.

Poi si vede Sbatin sdraiata a terra, ricoperta di cartone.

All’arrivo in un vicino ospedale aveva perso molto sangue, secondo il ministero della salute dell’Autorità Palestinese, ed è stata dichiarata morta. Sbatin era una madre vedova di sei figli.

Più tardi lo stesso giorno le forze israeliane hanno sparato e ucciso una donna palestinese vicino alla moschea Ibrahimi nella città di Hebron, in Cisgiordania. Sostengono che aveva accoltellato e ferito lievemente un ufficiale della polizia paramilitare di frontiera israeliana.

È stata identificata dal ministero della salute come la 24enne Maha Kathem al-Zaatari.

Sempre domenica, le forze di occupazione israeliane hanno ucciso a colpi di arma da fuoco il diciannovenne Muhammad Ali al-Ghunaim nella città palestinese di al-Khader, un villaggio vicino a Husan.

Sparare nel mucchio

Lo stesso giorno, un comandante militare israeliano ha sparato e ucciso un uomo nella città di Ashkelon, nel sud di Israele, che avrebbe cercato di rubare l’arma di un soldato.

L’esercito israeliano ha detto di averlo “neutralizzato”.

L’uomo si è rivelato essere un cittadino ebreo israeliano che era scappato da un reparto psichiatrico, non un palestinese.

“Inizialmente si riteneva trattasse di un terrorista ucciso sul posto a colpi di arma da fuoco”, ha spiegato il sindaco di Ashkelon Tomer Glam.

“Poco fa è risultato chiaro che si trattava di un cittadino ebreo ad aver commesso l’atto, ed è stato sollevato il sospetto che potesse essere malato di mente “, ha aggiunto, suggerendo che l’esercito avrebbe potuto rispondere diversamente se avesse saputo che l’autore era un ebreo israeliano piuttosto che un palestinese.

Questo incidente illustra il livello di tensione in cui praticamente chiunque può essere sommariamente ucciso per “sospetto” di “terrorismo”.

Ma dimostra anche la natura razzista del sistema di apartheid israeliano, in cui ogni palestinese che resiste a quel sistema viene automaticamente bollato come “terrorista”, senza indagare su motivazioni o condizioni, mentre agli ebrei israeliani sono concesse le malattie mentali.

Guerra a Jenin

Sabato le forze di occupazione israeliane hanno invaso il campo profughi di Jenin nella Cisgiordania occupata settentrionale per fare irruzione nella casa del palestinese armato accusato di aver sparato e ucciso due israeliani giovedì.

Raed Hazem, 28 anni, è stato accusato di aver ucciso due israeliani e feriti altri 10 nella vivace Dizengoff Street di Tel Aviv, nel quarto attacco mortale in Israele delle ultime settimane.

È stato ucciso in uno scontro a fuoco con le forze israeliane mentre si nascondeva vicino a una moschea nella città portuale di Jaffa venerdì mattina, ha riferito il quotidiano di Tel Aviv Haaretz.

Hazem proveniva dal campo profughi di Jenin.

Sabato durante l’irruzione nella casa della sua famiglia, palestinesi armati hanno difeso il campo dall’invasione israeliana e un combattente della resistenza palestinese è stato ucciso.

Si chiamava Ahmad Naser al-Saadi, 23 anni, comandante sul campo della brigata Jenin del gruppo di resistenza della Jihad islamica.

Almeno altri 13 sono stati feriti con proiettili veri, ha affermato il ministero della salute dell’Autorità palestinese.

La brigata Jenin è stata costituita nel settembre 2021, quando sei palestinesi sono fuggiti da una delle prigioni più fortificate di Israele ma sono stati successivamente catturati.

Jenin rimane un centro della resistenza armata palestinese all’occupazione militare israeliana in Cisgiordania, nonostante tutti gli sforzi di Israele e dell’Autorità Palestinese per reprimere tale resistenza.

La città è diventata punto focale dei recenti scontri tra palestinesi armati e forze israeliane.

Le autorità israeliane stanno pianificando la demolizione delle case dei familiari di Raed Hazem e Dia Hamarsheh, entrambi residenti nell’area di Jenin, accusati di attacchi mortali in Israele.

Questa è una forma di punizione collettiva che Israele usa esclusivamente contro le famiglie dei palestinesi accusati di violenza, ma mai contro le famiglie degli ebrei.

Domenica le truppe israeliane hanno aperto il fuoco su un veicolo che trasportava i due fratelli di Hazem, compreso un bambino, e la loro madre, ha detto il fratello maggiore ai media.

I soldati israeliani hanno prima cercato di scontrarsi frontalmente contro l’auto, ma, quando il fratello di Hazem è riuscito a evitare lo scontro, i soldati hanno lasciato il loro veicolo militare e si sono avvicinati all’auto “direttamente” con “l’intenzione di uccidere, non di arrestare”, ha detto il fratello.

Durante questo attacco le forze israeliane hanno ucciso a colpi di arma da fuoco il sedicenne Muhammad Qassim.

Punizione collettiva

Sabato le autorità israeliane hanno annunciato una serie di punizioni collettive dirette non solo alle famiglie dei sospetti aggressori, ma contro l’intera popolazione di Jenin.

Includono la revoca dei permessi di lavoro, il divieto per i cittadini israeliani di visitare Jenin e il divieto ai residenti di Jenin di visitare le famiglie in Israele.

“Ci si aspetta che tali restrizioni infliggano un duro colpo all’economia locale”, ha affermato il quotidiano di Tel Aviv Haaretz, osservando che la stragrande maggioranza del potere d’acquisto della città proviene dai cittadini palestinesi di Israele.

Quando punisci tutta Jenin, impedisci il commercio e di recarsi al lavoro metti le persone con le spalle al muro. Aspettati che facciano qualsiasi cosa”, ha detto al Times of Israel il sindaco di Jenin, Akram al-Rajoub.

Due decenni fa, in questo mese, l’esercito israeliano massacrò almeno 52 palestinesi e ne ferì dozzine nel campo profughi di Jenin, secondo un rapporto compilato all’epoca dal segretario generale delle Nazioni Unite.

Le forze israeliane hanno bombardarono anche 150 edifici lasciando 450 famiglie senza casa. Secondo il rapporto 23 soldati israeliani morirono durante l’operazione.

L’escalation di Israele non mostrò in alcun modo di produrre la pacificazione dei palestinesi e la tranquilla occupazione a cui aspira Israele.

L’esercito israeliano ha dichiarato che due israeliani, entrati lunedì nella città occupata di Nablus, in Cisgiordania, sono stati leggermente feriti in una sparatoria da parte di palestinesi.

Gli israeliani stavano andando alla tomba di Giuseppe, un sito archeologico considerato sacro da musulmani, cristiani ed ebrei, situato nel cuore della città.

I coloni israeliani effettuano regolarmente visite al sito scortati pesantemente dall’esercito israeliano.

(traduzione dall’inglese di Giuseppe Ponsetti)




Rapporto OCHA del periodo 22 marzo – 4 aprile 2022

1). Nel corso di due aggressioni da parte di palestinesi, sono stati uccisi tre israeliani e due stranieri; entrambi gli aggressori sono stati uccisi sul posto [dalle forze israeliane] [seguono dettagli].

Il 29 marzo, nella regione centrale di Israele, un palestinese di Ya’bad (Jenin) ha sparato uccidendo tre israeliani (di cui uno poliziotto) e due stranieri, e ferendo altri. L’aggressore, che secondo quanto riferito era entrato in Israele senza permesso, è stato colpito ed ucciso dal poliziotto sopraccitato (a sua volta poi deceduto per le ferite riportate). Il giorno seguente, vicino all’insediamento di Gush Etzion (Betlemme), un palestinese di 30 anni ha accoltellato e ferito un colono israeliano ed è stato successivamente ucciso da un altro colono. Alla chiusura del presente rapporto i corpi di entrambi gli assalitori sono ancora trattenuti dalle autorità israeliane.

2). In due episodi durante i quali, secondo quanto riferito, palestinesi avrebbero lanciato pietre o bottiglie incendiarie, o avrebbero sparato, le forze israeliane hanno sparato e ucciso altri tre palestinesi, incluso un minore [seguono dettagli]. Il 31 marzo, nel Campo profughi di Jenin, nel corso di un’operazione di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno sparato e ucciso due palestinesi disarmati, uno dei quali 16enne, e ne hanno feriti altri venti; secondo quanto riferito, si è trattato di uno scontro a fuoco con palestinesi. Il 1° aprile, nell’area H2 della città di Hebron, un palestinese di 28 anni è stato colpito ed ucciso con arma da fuoco; secondo i media israeliani, aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro una struttura in cui erano in servizio soldati israeliani. Nei due episodi non è stato segnalato alcun ferito israeliano.

3). Il 2 aprile, allo svincolo di Arraba (Jenin), altri tre palestinesi sono stati uccisi da forze israeliane sotto copertura. In questo caso, quattro soldati israeliani sono rimasti feriti nello scontro a fuoco con palestinesi. Per diverse ore, le forze israeliane hanno impedito al personale sanitario palestinese di raggiungere il luogo. Secondo i media israeliani, i tre palestinesi intendevano effettuare un attacco contro israeliani poiché nel loro veicolo sono state trovate armi.

4). In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti dalle forze israeliane 441 palestinesi, inclusi 84 minori; più del doppio rispetto al precedente periodo di riferimento [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti (289) sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqiliya), in manifestazioni contro gli insediamenti [colonici]. Nei villaggi di Qaryut (Nablus) e Kafr ad Dik (Salfit) e nella città di Hebron, 39 persone sono rimaste ferite dalle forze israeliane in seguito all’ingresso di coloni israeliani in queste aree e al successivo lancio di pietre da parte palestinese contro le forze israeliane; queste ultime hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni contro i palestinesi. Nella città di Jenin, durante un’operazione di ricerca-arresto, palestinesi avrebbero lanciato pietre contro le forze israeliane e queste ultime hanno sparato lacrimogeni, alcuni dei quali sono caduti vicino a un complesso ospedaliero; cinque pazienti e personale sanitario hanno richiesto cure mediche per l’inalazione di gas lacrimogeni, mentre diversi reparti hanno dovuto essere evacuati. Altri 73 palestinesi sono rimasti feriti durante cinque operazioni di ricerca-arresto condotte a Gerusalemme, Jenin e Betlemme. In totale, le forze israeliane hanno effettuato 40 operazioni di ricerca-arresto, arrestando 78 palestinesi. Altri 40 feriti sono stati segnalati nella Città Vecchia di Gerusalemme e Tulkarm (vedi sotto). Di tutti i feriti palestinesi, sette sono stati colpiti da proiettili veri, 81 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti è stata curata per aver inalato gas lacrimogeni.

5). Dal 2 aprile, inizio del Ramadan, le forze israeliane hanno intensificato la loro presenza dentro e intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme, inclusa la zona antistante la Porta di Damasco, dove i palestinesi si radunano dopo aver interrotto il digiuno. Alcuni palestinesi hanno lanciato pietre contro la polizia israeliana, ferendo un poliziotto; nello scontro 19 palestinesi, tra cui almeno un minore, sono rimasti feriti (inclusi nei 441 citati sopra) e almeno dieci sono stati arrestati.

6). Dopo l’attacco del 29 marzo in Israele [vedi sopra, 1° paragrafo], l’esercito israeliano ha schierato soldati nella Cisgiordania settentrionale, con lo scopo di bloccare l’accesso irregolare di palestinesi in Israele attraverso brecce della Barriera [israeliana che recinge la Cisgiordania]. In diverse occasioni, secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno sparato gas lacrimogeni e granate assordanti contro i palestinesi lungo la recinzione, provocando diciassette feriti (inclusi nei 441 complessivi, vedi sopra).

7). In Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito o confiscato 21 strutture di proprietà palestinese [seguono dettagli]. Non risultano sfollamenti, ma sono comunque stati colpiti i mezzi di sussistenza di circa 115 persone, inclusi 44 minori. La maggior parte delle strutture colpite (13 su 21) sono state segnalate in un singolo caso, nella città di Tulkarm, mentre due delle strutture si trovavano nella Comunità di pastori di Ras at Tin (Ramallah), in un’area dichiarata da Israele “zona di tiro” destinata alle esercitazioni militari. Le restanti sei strutture si trovavano nei governatorati di Gerusalemme, Gerico, Hebron e Betlemme.

8). Il 30 marzo, la Corte Suprema israeliana ha prorogato di sette mesi una ingiunzione provvisoria che impedisce la demolizione di 34 abitazioni in Al Walaja (Betlemme) in cui vivono circa 300 persone minacciate di sfollamento. Nondimeno, 12 strutture, non incluse nell’ingiunzione, potrebbero essere demolite in qualsiasi momento.

9). Il 27 marzo, coloni israeliani hanno occupato il primo piano del Petra Hotel, nella Città Vecchia di Gerusalemme. Nonostante le cause giudiziarie pendenti dal 2004, la polizia israeliana ha facilitato il trasferimento. Contestualmente, nell’area circostante, ci sono stati scontri verbali e fisici tra palestinesi, coloni e forze israeliane e tre palestinesi sono stati arrestati.

10). Coloni israeliani hanno ferito cinque palestinesi, e persone conosciute come coloni o ritenuti tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 35 casi, con un aumento del 75% rispetto al periodo di riferimento precedente [seguono dettagli]. I ferimenti si sono verificati in quattro distinti episodi: vicino a Jinba (Hebron) coloni hanno aggredito fisicamente un palestinese che pascolava il bestiame, mentre vicino a Kafr ad Dik (Salfit) è stato aggredito un uomo che coltivava la propria terra; vicino a Huwwara e Deir Sharaf (entrambi a Nablus) coloni hanno lanciato pietre contro veicoli, danneggiandoli e ferendo tre palestinesi. In altri sei casi, circa 255 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati vicino agli insediamenti colonici israeliani prossimi a Al Lubban ash Sharqiya (Nablus), Turmus’ayya (Ramallah), Ash Shuyukh (Hebron) e Kafr Qaddum (Qalqiliya). In undici episodi accaduti a Ramallah, Nablus, Gerusalemme, Qalqiliya, Salfit e nell’area di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, coloni israeliani hanno forato i pneumatici di 83 auto di proprietà palestinese ed hanno attaccato nove case, danneggiando le finestre e scrivendo scritte ingiuriose sui muri. Altri nove casi sono stati registrati a Salfit, Hebron, Ramallah e Qalqiliya, dove sono state rubate attrezzature agricole e bestiame e sono stati danneggiati un pozzo e tre serbatoi d’acqua. In altri nove casi, vicino a Gerusalemme, Hebron e Nablus, coloni hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi, danneggiandone almeno dieci.

11). Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno ferito sei coloni israeliani e danneggiato dieci veicoli [seguono dettagli]. Vicino a Nablus, Ramallah e Gerusalemme sei coloni israeliani sono rimasti feriti da lanci di pietre. In altri 13 casi veicoli israeliani sono stati danneggiati da lanci di pietre o bottiglie incendiarie.

12). Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 27 casi, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, presumibilmente per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte]. Nessuno è rimasto ferito, ma agricoltori e pescatori sono stati costretti ad allontanarsi dalle loro aree di lavoro.

Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 7 aprile, nella regione centrale di Israele, un palestinese della Cisgiordania, ha sparato uccidendo tre israeliani e ferendone altri. Successivamente, in Cisgiordania, in contesti diversi, le forze israeliane hanno ucciso cinque palestinesi e ferito altri.

(Dettagli nel prossimo Rapporto).

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

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Israele: due persone uccise * e parecchie ferite in una sparatoria nel centro di Tel Aviv

Lubna Masarwa

7 aprile 2022 – Middle East Eye

La polizia di Giaffa ha affermato di avere in seguito colpito e ucciso l’aggressore, che ha identificato come un ventottenne palestinese di Jenin.

Gerusalemme – Giovedì almeno due persone * [al momento tre ndt] sono state uccise e molte altre ferite in una sparatoria nel centro di Tel Aviv, l’ultimo di una serie di attacchi in Israele nelle ultime settimane. Dieci persone, almeno quattro delle quali in condizioni critiche, sono state ferite e sono state ricoverate in ospedale.

La sparatoria ha avuto luogo in vari punti di via Dizengoff, un frequentatissimo viale pieno di ristoranti e bar.

Lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, ha affermato che in seguito agenti di polizia hanno trovato l’aggressore nascosto nei pressi di una moschea a Giaffa, appena a sud di Tel Aviv.

L’agenzia ha detto che l’attentatore è stato ucciso durante uno scontro a fuoco.

Lo Shin Bet ha identificato l’uomo come un ventottenne palestinese di Jenin, nella Cisgiordania occupata, che secondo quanto affermato era in Israele illegalmente.

Sabato forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi durante una sparatoria a Jenin, che ore prima aveva commemorato i 20 anni da un brutale attacco israeliano contro il campo profughi della città, diventato emblematico dell’occupazione israeliana.

Itai Niger, che vive a Tel Aviv nei pressi del luogo dell’attacco ha detto a Middle East Eye che c’era una notevole presenza di polizia in città e che la paura era palpabile.

“Sono sorpreso e spaventato. Non riesco a capirlo. Non so come sarà la mia vita nei prossimi giorni e in futuro,” ha detto Niger.

“È terribile. Dopo quello che è successo gli abitanti di Tel Aviv avranno di fronte una nuova realtà.”

Il fotogiornalista Oren Ziv ha informato dal luogo dell’attacco di un’immediata caccia all’uomo che ha coinvolto centinaia di soldati, agenti di polizia e unità d’élite dell’esercito.

Ziv ha descritto una scena di tensione in città dato che gli abitanti erano intimoriti perché l’aggressore non era ancora stato preso.

Dopo la sparatoria le forze di sicurezza hanno bloccato le uscite di Tel Aviv per effettuare le operazioni di ricerca.

Il collaboratore di MEE Mohammed Wated ha riferito che in un primo tempo le forze di sicurezza hanno piazzato posti di blocco a Wadi Ara, una zona a 60 km da Tel Aviv abitata per lo più da cittadini palestinesi di Israele, e hanno iniziato a interrogare gli automobilisti.

Secondo il suo ufficio il primo ministro Naftali Bennett ha monitorato la situazione dal quartier generale dell’esercito israeliano, che si trova anch’esso nel centro di Tel Aviv.

Timori di un’escalation

L’attacco di giovedì giunge solo una settimana dopo che tre diversi attacchi hanno ucciso 11 israeliani, tra cui dei poliziotti.

Tre dei quattro attentatori, tutti in seguito uccisi, erano palestinesi cittadini di Israele. Il quarto era un palestinese della Cisgiordania occupata.

In seguito alle violenze l’esercito e la polizia israeliani hanno portato l’allerta al livello più alto dal maggio dello scorso anno, con migliaia di soldati e di agenti schierati in tutto Israele e lungo le barriere con la Cisgiordania e la Striscia di Gaza.

Da allora in Cisgiordania sono stati uccisi dal fuoco israeliano sei palestinesi, di cui uno colpito da un colono.

Il picco di violenze coincide con avvertimenti che la prossima settimana le tensioni potrebbero aumentare, in quanto coloni israeliani e attivisti di estrema destra hanno annunciato piani per fare irruzione nella moschea di al-Aqsa durante le festività della Pasqua ebraica per pregare all’interno del sito.

Per sei notti di seguito a Gerusalemme est occupata forze israeliane hanno attaccato i palestinesi presso la Porta di Damasco, un punto di incontro molto frequentato dai palestinesi per riunirsi e socializzare durante il mese sacro del Ramadan. Più di 30 persone, inclusi minorenni, sono state arrestate negli scontri.

Nonostante le tensioni le autorità israeliane all’inizio di questa settimana hanno affermato che alleggeriranno le restrizioni per i palestinesi della Cisgiordania che visitano la moschea di al-Aqsa in vista del primo venerdì del Ramadan che spesso attira decine di migliaia di fedeli.

L’agenzia di notizie palestinese Wafa ha informato che il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha condannato l’attacco di giovedì e ha sottolineato i pericoli di “continuare le ripetute incursioni all’interno della moschea di al-Aqsa e le azioni provocatorie di gruppi di coloni estremisti.”

Durante lo scorso Ramadan la violenza si è acuita quando Israele ha cercato di espellere famiglie palestinesi da Sheikh Jarrah, un quartiere della Gerusalemme est occupata, perché fossero sostituite da coloni israeliani.

Ciò ha suscitato proteste generalizzate nella Cisgiordania occupata e nella comunità palestinese in Israele e ha portato a una guerra di 11 giorni tra Israele e gruppi armati a Gaza. Secondo l’ONU l’operazione militare israeliana su vasta scala contro la Striscia assediata ha causato la morte di 256 palestinesi, tra cui 66 minorenni. In Israele ci sono state 13 vittime, uccise da razzi lanciati da Gaza.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




La polizia israeliana ferisce e arresta decine di palestinesi a Gerusalemme dopo la settimana di attentati letali in Israele e Cisgiordania

Yumna Patel

4 aprile 2022 – Mondoweiss

Lo scorso anno la violenza della polizia israeliana contro i palestinesi a Gerusalemme durante il Ramadan è stata il principale innesco delle proteste palestinesi che sono sfociate nella rivolta di maggio 2021.

Durante il weekend le forze israeliane hanno ferito e arrestato decine di palestinesi nella Gerusalemme est occupata, quando i musulmani davano inizio al mese sacro del Ramadan.

Secondo fonti di informazione palestinesi, domenica le forze israeliane hanno arrestato almeno 13 palestinesi e ne hanno ferito una ventina fuori dalla Porta di Damasco della Città Vecchia a Gerusalemme est. 

La polizia israeliana ha disperso con la forza assembramenti di palestinesi nell’area, colpendo parecchie persone con bastoni e facendo uso di proiettili d’acciaio ricoperti di gomma e granate assordanti contro i manifestanti.


La Mezzaluna Rossa palestinese ha riferito che sono stati feriti 19 palestinesi, quattro dei quali sono stati ricoverati in ospedale.

Sui social media sono circolati dei video di poliziotti israeliani, sia in uniforme che in borghese, che picchiano violentemente ed arrestano giovani palestinesi. Pare che un video mostrasse la polizia che aggrediva un vecchio palestinese mentre si opponeva all’arresto del figlio.

Alcune ore prima che scoppiassero i disordini il Ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid ha fatto il giro della Città Vecchia accompagnato da una nutrita scorta di poliziotti, cosa che le fazioni palestinesi hanno denunciato come una “visita provocatoria”.

Middle East Eye ha riferito che sabato le forze israeliane hanno arrestato almeno altri quattro palestinesi con l’accusa di “sommossa e aggressione a poliziotti.”

E’ probabile che le tensioni dentro e attorno alla Città Vecchia continuino a salire nelle prossime settimane, mentre ci si aspetta che gruppi di coloni israeliani conducano visite con la scorta della polizia alla spianata della Moschea di Al-Aqsa in occasione delle imminenti festività ebraiche.

La Porta di Damasco è l’ingresso principale al quartiere musulmano della Città Vecchia ed è un luogo consueto di raduno per i palestinesi della città, soprattutto durante il mese del Ramadan. La zona è spesso teatro di violenze della polizia israeliana contro i palestinesi, in quanto le forze israeliane hanno una postazione di sicurezza permanente vicino alla Porta.

L’anno scorso le violenze della polizia contro i palestinesi alla Porta di Damasco durante il Ramadan e i successivi attacchi alla spianata di Al-Aqsa hanno costituito il principale innesco delle proteste palestinesi che sono sfociate nei disordini del maggio 2021.

L’offensiva del weekend giunge al culmine di una settimana di violente tensioni in Israele e nella Cisgiordania occupata.

Sabato prima dell’alba le forze israeliane hanno sparato, uccidendoli, a tre palestinesi nel corso di quella che gli abitanti del luogo hanno definito un’ “imboscata” nella città di Jenin, nel nord della Cisgiordania. Alcuni giorni prima, giovedì, le forze israeliane hanno sparato ed ucciso due palestinesi, compreso un adolescente, e ne hanno ferito altri 14 durante un’incursione nel campo profughi di Jenin.

I recenti raid letali hanno fatto seguito a diversi attacchi in Israele, nel corso dei quali sono rimasti uccisi 11 israeliani e quattro palestinesi.

Il 29 marzo un giovane palestinese della Cisgiordania è stato ucciso dopo aver aperto il fuoco nella città israeliana di Bnei Brak, uccidendo cinque israeliani. Nello stesso giorno un altro palestinese è stato ucciso su un autobus in Cisgiordania, dopo aver presumibilmente accoltellato e ferito un colono israeliano, secondo il quotidiano Haaretz.

Il 27 marzo due palestinesi sono stati uccisi dopo aver aperto il fuoco ed ucciso due poliziotti israeliani nella città israeliana di Hadera. Un altro palestinese è stato colpito a morte il 22 marzo dopo aver ferito a coltellate quattro persone nella città di Beer al-Sabe (Be’er Sheba) nella regione del Naqab (Negev) nel sud di Israele.

(Traduzione dall’inglese di CristianaCavagna)




Per i palestinesi in Cisgiordania, [gli attacchi armati]sono eventi eccezionali, non un'”ondata di terrorismo”

Amira Hass

2 aprile 2022 Haaretz

Sebbene l’opinione pubblica palestinese comprenda le motivazioni degli aggressori, la stragrande maggioranza non sceglie questa strada, che non favorisce la loro causa, e ha delle riserve sul prendere di mira i civili. Ma condannare? Che prima gli israeliani condannino la violenza che esercitano contro i palestinesi

I tre atti di omicidio-suicidio perpetrati da quattro palestinesi – da entrambi i lati della Linea Verde – in meno di due settimane evidenziano solo l’assenza di un organo politico dirigente palestinese riconosciuto, con un’unica strategia chiara e unificante. Gli attacchi riflettono divisioni interne e la dolorosa consapevolezza della debolezza e dell’incapacità palestinese di agire di fronte alla potenza di Israele. D’altra parte, il fatto che così pochi scelgano questa strada, nonostante sia disponibile, indica una più ampia comprensione politica del fatto che tali attacchi non promuovono la causa palestinese.

La stragrande maggioranza sta “votando con i piedi sa che gli attacchi dei lupi solitari spinti dalla disperazione o dalla vendetta non hanno, né costituiscono in sé, un obiettivo e non porteranno a nulla. Non cambieranno l’equilibrio di potere. Il popolo palestinese in Cisgiordania lo capisce senza bisogno di direttive dall’alto, senza un discorso pubblico aperto sull’argomento e mentre le sue organizzazioni politiche, principalmente quelle dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina e dell’Autorità Palestinese, sono al loro punto più basso in termini di potere e di fiducia della gente – e sono più che mai in conflitto e in competizione tra loro.

Ogni palestinese, su entrambi i lati della linea verde, ha molte ragioni per desiderare che gli israeliani provino dolore, perché sono loro e non solo il loro governo ad essere responsabili della difficile situazione dei palestinesi. È probabile che questo fosse il desiderio dei quattro assassini suicidi, indipendentemente dal loro background, dalle circostanze familiari o dal carattere di ciascuno di loro. Gli israeliani sanno subito, poiché esiste un intero apparato che diffonde tali informazioni, quali sono gli aggressori arrestati in precedenza, dopo quale attacco sono stati distribuiti dolci [per celebrare l’attacco, ndt] e accanto alla casa di quale assalitore i giovani hanno festeggiato (con totale mancanza di rispetto per il dolore della famiglia). Ma gli israeliani, nel complesso, non sono interessati alla misura in cui Israele, e loro stessi, in quanto suoi cittadini, hanno costantemente e per molti decenni causato sofferenza ai palestinesi, come individui e come popolo.

Questo enorme divario tra conoscenza specifica [dei palestinesi, ndt] e ostinata mancanza di conoscenza [degli israeliani, ndt] è sufficiente a spiegare perché l’opinione pubblica palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza sia indifferente ai recenti attacchi da parte di individui, siano essi commessi da cittadini israeliani o da abitanti della Cisgiordania, e non obbedisca alle richieste israeliane di condannare gli omicidi. Ciò che è degno di nota non è che gli aggressori siano sfuggiti all’attenzione dello Shin Bet, ma che, nonostante la loro comprensione delle motivazioni degli assalitori, la stragrande maggioranza dei palestinesi non scelga di intraprendere questa strada.

Migliaia di palestinesi senza permesso di lavoro entrano apertamente in Israele ogni giorno attraverso molteplici varchi nel muro di separazione. Questo va avanti da anni, con la piena conoscenza dell’esercito e della polizia. Come tutti sanno, c’è una notevole quantità di armi e munizioni tra i palestinesi in Israele e in Cisgiordania. Questi due fatti avrebbero potuto portare molti altri attacchi per vendetta da parte di individui che non potevano essere scoperti in anticipo, sia cittadini palestinesi di Israele che residenti in Cisgiordania. Anche se nelle prossime settimane si verificheranno alcune imitazioni, come l’attacco con il cacciavite di giovedì, per i palestinesi il numero di questi attacchi impallidisce rispetto all’entità e alla natura sistematica dell’ingiustizia inflitta loro da Israele.

Ogni palestinese ha buone ragioni per desiderare di infrangere la falsa normalità di cui godono i cittadini ebrei, che in generale ignorano il fatto che il loro Stato agisce instancabilmente, giorno e notte, per espropriare un maggior numero di palestinesi delle loro terre e dei loro diritti storici e collettivi come popolo e società. Per raggiungere questo obiettivo, Israele mantiene un regime continuo di oppressione. Ciò include: la violenza burocratica come i divieti di costruzione, sviluppo e movimento che discriminano i palestinesi a favore degli ebrei, nel Negev, in Galilea e in Cisgiordania, la violenza disciplinare attraverso la sorveglianza, le incursioni notturne e gli arresti e violenze fisiche come torture durante gli interrogatori e la detenzione, attacchi regolari da parte dei coloni e lesioni e morte per mano principalmente di soldati e poliziotti, ma anche per mano di civili israeliani. Il fatto che gli autori siano lo Stato, le sue istituzioni e i cittadini, non rende questa violenza accettabile, legittima o giustificata agli occhi dei palestinesi, che costituiscono metà della popolazione che vive tra il fiume Giordano e il Mediterraneo.

Al contrario. La natura meticolosamente pianificata di questa violenza e il numero infinito di israeliani che vi prendono parte danno ai palestinesi un diverso senso delle proporzioni quando un’azione violenta è intrapresa dai loro compatrioti. Quella che è considerata un'”ondata di terrorismo” dagli ebrei israeliani è vista dai palestinesi come un’eccezione, composta da pochi giovani che si sono stufati dell’impotenza di tutti, compresi se stessi, scegliendo invece di uccidere e farsi uccidere. Molti più giovani diventano dipendenti da antidolorifici e altri farmaci per le stesse ragioni, oppure seguono i propri sogni ed emigrano.

In conversazioni private i palestinesi in Cisgiordania e a Gaza esprimono dolore per la morte di civili. Sembra che gli attacchi con il coltello e l’omicidio di donne e anziani, come accaduto a Be’er Sheva, siano più scioccanti degli spari contro i passanti, che includono poliziotti e soldati in uniforme. Alcune persone sottolineano il fatto che gli assalitori ad Hadera hanno sparato solo contro gli agenti della polizia di frontiera e, secondo testimoni israeliani, hanno deliberatamente evitato di sparare contro donne e bambini. In un rapporto in arabo questa distinzione tra persone in uniforme e civili è attribuita – per errore o apposta, chi può dirlo – all’aggressore [che ha agito] a Bnei Brak, anche se ha sparato indiscriminatamente contro i civili.

Per vari motivi, il dolore e le riserve personali non si traducono in condanna pubblica (tranne che da parte di Mahmoud Abbas, che è così impopolare che la sua opinione non conta). Innanzitutto perché gli attacchi di un “lupo solitario” non rappresentano la collettività in generale, che non ne è responsabile, ma anche perché l’uso delle armi ha un’aura di santità e legittimità storica difficile da scrollarsi di dosso. In secondo luogo, nasce dalla compassione istintiva per un palestinese che ha scelto di essere ucciso. Terzo, non vi è alcuna condanna pubblica da parte di Israele dopo ogni atto di violenza da parte dello stato o da parte di elementi ufficiali o privati ​​contro i palestinesi. Una condanna palestinese appare quasi collaborazionista perché non tiene conto di un equilibrio di potere così sbilanciato.

La facciata di normalità israeliana potrebbe essersi incrinata per alcuni giorni, con l’isteria e la paura alimentate dai media israeliani e da Hamas, dalla Jihad islamica e da Hezbollah, che lodano questi attacchi per il loro tornaconto politico. Anche le persone consapevoli dell’inutilità e dell’inefficacia di tali atti di disperazione e vendetta non lo affermano pubblicamente per non offendere le famiglie degli aggressori uccisi. In ogni caso l’attenzione dei palestinesi si è concentrata sugli attacchi dei coloni e dell’esercito e l’istigazione di destra contro tutti gli arabi scatenata subito dopo gli attacchi dei lupi solitari.

Nonostante il tradizionale sostegno emotivo alla resistenza armata, la stragrande maggioranza sa che per ora, anche se questo tipo lotta dovesse riprendere (e non solo da parte di singoli), e anche se dovesse essere meglio pianificata rispetto al precedente della seconda Intifada, non potrebbe  sconfiggere Israele o migliorare la sorte dei palestinesi. Proprio come la diplomazia, il movimento BDS e le sanguinose dimostrazioni a Beita e Kafr Qaddum non sono riusciti e non stanno riuscendo a bloccare la costante e quotidiana acquisizione di spazio da parte degli ebrei israeliani e l’espulsione dei palestinesi verso enclave sovraffollate che possono essere chiuse in un attimo da un pugno di soldati.

(traduzione dell’Inglese di Giuseppe Ponsetti)