A Jenin un imponente raid israeliano uccide cinque palestinesi e ne ferisce decine*

Fayha Shalash a Ramallah, Palestina occupata e Elis Gjevori a Istanbul, Turchia

19 giugno 2023 – Middle East Eye

Il ministero della Sanità palestinese afferma che una ragazza di 15 anni si trova in condizioni critiche dopo essere stata colpita alla testa

 

Lunedì mattina un imponente raid israeliano nella città occupata di Jenin, in Cisgiordania, ha ucciso almeno cinque palestinesi e ne ha feriti 91, di cui 18 si trovano in condizioni critiche.

*Al 22 giugno i morti sono saliti a sette. [ndr]

Il ministero della Sanità palestinese ha identificato le persone uccise come Khaled Azzam Darwish di 21 anni, Ahmed Youssef Saqr, di 15, Qassam Faisal Abu Sariya, di 29 e Qais Majdi Jabareen, di 21, tutti di Jenin. L’identità della quinta vittima non è ancora nota.

Il ministero della Sanità palestinese ha anche riferito che una ragazza di 15 anni è stata colpita alla testa dalle forze israeliane ed è stata trasferita all’ospedale governativo di Jenin. Pare che si trovi in condizioni critiche. 

Secondo il sito di notizie palestinese Arab48 e il quotidiano israeliano Haaretz almeno otto soldati israeliani sarebbero stati feriti, alcuni dei quali gravemente, sebbene ciò non sia stato confermato da Israele.

Nell’ultimo anno Jenin è stata un obiettivo abituale degli attacchi israeliani in Cisgiordania.

Nelle prime ore di lunedì una grande quantità di forze israeliane ha preso d’assalto la città nel nord della Cisgiordania col dispiegamento di cecchini su alcune case; in diverse zone sono scoppiati violenti scontri, durante i quali i soldati israeliani hanno sparato proiettili veri, granate assordanti e gas lacrimogeni e sono stati utilizzati elicotteri d’attacco.

Lo scopo dichiarato del raid era arrestare l’attivista di Hamas di 36 anni Assem Abu al-Haija, abitante nel quartiere di Jabriyat, alla periferia di Jenin. Dopo il suo arresto e il ritiro dei veicoli militari, i combattenti palestinesi hanno fatto detonare un ordigno esplosivo sotto le jeep militari ferendo diversi soldati israeliani.

Banan Abu al-Haija, la sorella di Assem, ha detto che i soldati israeliani hanno brutalmente fatto irruzione nella sua casa alle 5 del mattino ora locale e lo hanno arrestato. Il raid è durato due ore e mezza, ha affermato.

Decine di soldati hanno circondato la casa di mio fratello e fatto saltare in aria la porta d’ingresso, poi si sono sparpagliati per tutta la casa. Hanno stipato sua moglie incinta e due bambini (di sei e quattro anni) in una stanza, hanno portato lui in un’altra stanza e hanno iniziato ad interrogarlo”, riferisce Banan a Middle East Eye.

Racconta che durante l’interrogatorio nella casa c’era un gran numero di soldati. Hanno rotto dei mobili e strappato le foto del padre di Abu al-Haija, che è stato imprigionato nelle carceri israeliane per 20 anni, e di suo fratello, Hamza, ucciso dai soldati diversi anni fa.

“Hanno sequestrato tutte le chiavi della casa. I soldati continuavano ad urlare e a insultare sua moglie e i suoi figli, che piangevano per la paura. Poi hanno arrestato Assem e lo hanno trasferito in un luogo sconosciuto“, racconta Banan.

Questa è la quinta volta che Assem viene arrestato. È stato rilasciato dalla prigione israeliana solo sei mesi fa ed è stato in carcere per un totale di sette anni.

“Le forze di occupazione hanno perso la testa

Sari Samour, 49 anni, residente nel quartiere di al-Zahraa, adiacente al campo profughi di Jenin, ha detto che le sirene di allarme hanno suonato nel campo dopo la fine della preghiera dell’alba. Le sirene vengono solitamente fatte suonare dai combattenti della resistenza palestinese per avvertire di un’incursione israeliana.

Dopo aver incontrato resistenza sul posto “le forze di occupazione hanno perso la testa”, riferisce Samor a MEE.

“Hanno iniziato a sparare alla cieca contro le case, compresa quella del mio vicino, la cui figlia, Sadeel, di 15 anni, era seduta nella sua stanza. Qualche istante dopo abbiamo sentito un urlo dalla loro abitazione e siamo usciti tutti per vedere cosa fosse successo, per scoprire che la ragazza era stata colpita alla testa. È ancora in gravi condizioni e la sua vita è in pericolo”, aggiunge.

Secondo gli abitanti di Jenin, i successivi rinforzi militari israeliani, provenienti dalle basi nel nord della Cisgiordania, sono stati molto consistenti.

Per la prima volta dal 2006, durante la Seconda Intifada, Israele ha anche utilizzato elicotteri Apache per colpire obiettivi palestinesi.

“Ogni persona che si muove viene colpita, la vita viene sconvolta, le scuole vengono chiuse, persino le ambulanze vengono prese di mira da colpi di arma da fuoco. Il gran numero di martiri e feriti dimostra che a Jenin i soldati israeliani si stanno comportando in modo folle”, dice Samour.

Tra i feriti c’è un giornalista palestinese, Hazem Nasser, cameraman del canale televisivo Al-Ghad.

Il video del momento in cui Nasser, che portava in evidenza il contrassegno della stampa, è stato colpito sta circolando online. Nasser è stato infine trasferito all’ospedale Ibn Sina, in Cisgiordania.

Secondo il ministero della Sanità le lesioni di Nasser “sono di entità tra media e grave”.

I filmati che circolano online mostrano veicoli dell’esercito israeliano che vengono colpiti da una violenta sparatoria con esplosioni in sottofondo. Un altro video mostra una jeep militare israeliana di fronte a quello che sembra un ordigno esplosivo improvvisato.

Un breve video online mostra un elicottero d’attacco israeliano che spara contro obiettivi nella città.

L’esercito israeliano usa raramente velivoli nelle sue operazioni nella Cisgiordania occupata. I media israeliani hanno riferito che è stato il primo utilizzo di un elicottero d’attacco nel territorio dalla rivolta palestinese, all’inizio degli anni 2000.

Lunedì un portavoce dell’esercito israeliano ha affermato che le forze militari sono entrate in città per arrestare dei ricercati palestinesi. Durante l’operazione “si sono verificati violenti scontri a fuoco e sono stati lanciati ordigni esplosivi improvvisati contro i militari che hanno risposto sparando”, ha riferito.

Nell’ultimo anno le tensioni in Cisgiordania sono aumentate, con le forze israeliane che effettuano quasi ogni notte incursioni che sfociano in scontri con i gruppi della resistenza palestinese.

Le forze e i coloni israeliani hanno ucciso quest’anno almeno 161 palestinesi, tra cui 26 minorenni.

In totale sono state registrate 127 vittime in Cisgiordania e Gerusalemme Est e altre 34 nella Striscia di Gaza.

Nello stesso periodo i palestinesi hanno ucciso almeno 20 israeliani.

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Una ragazza palestinese muore dopo essere stata colpita dalle forze israeliane

Redazione

21 giugno 2023-Middle East Eye

Sadeel Ghassan Naghniyeh Turkman, di 15 anni, è la settima persona a morire a seguito dell’incursione israeliana a Jenin in Cisgiordania

Una ragazza palestinese di 15 anni è morta mercoledì per le ferite riportate dopo essere stata colpita durante un raid israeliano, portando a sette il bilancio delle vittime dell’attacco alla città occupata di Jenin, in Cisgiordania, all’inizio della settimana.

Secondo il Ministero della Salute palestinese Sadeel Ghassan Naghniyeh Turkman è stata colpita alla testa dalle forze israeliane lunedì.

Oltre Turkman, il ministero ha confermato la morte di Ahmed Youssef Saqr, 15 anni, Khaled Azzam Darwish, 21, Qassam Faisal Abu Sariya, 29, Qais Majdi Jabareen, 21, Ahmed Daraghmeh, 19 e Amjad al-Jas, 48.

Una fonte della sicurezza israeliana, che ha parlato anonimamente alla radio dell’esercito, ha detto che le probabilità che le forze israeliane abbiano colpito la ragazza sono “basse”. I militari dovrebbero indagare sulla morte, anche se simili indagini in passato non hanno portato ad alcuna seria conseguenza.

All’inizio di questo mese l’esercito israeliano ha concluso, dopo un’indagine, di aver “involontariamente” ucciso Muhammad Tamimi, di due anni, dopo aver scambiato lui e suo padre, Haytham, per uomini armati che sparavano contro un insediamento israeliano illegale nella Cisgiordania occupata.

Tuttavia l’esercito israeliano ha affermato che avrebbe rimproverato il soldato per aver sparato in aria con la sua arma “in violazione degli ordini” e che l’esercito avrebbe “continuato a imparare e migliorare”.

Un’altra indagine israeliana sulla morte di un anziano palestinese-americano, Omar Assad, di 80 anni, si è conclusa la scorsa settimana e ha assolto i soldati da ogni illecito.

Assad era stato fermato a un posto di blocco in Cisgiordania nel gennaio dello scorso anno, trascinato fuori dalla sua auto con le mani legate poi bendato e lasciato a terra durante la notte. La causa della morte era stata un attacco cardiaco che la sua famiglia e il Ministero della Salute palestinese attribuirono al trattamento crudele che aveva subito.

L’inchiesta ha concluso che i soldati israeliani pensavano che Assad stesse dormendo mentre era accasciato sul pavimento e non hanno controllato se fosse vivo fino al mattino successivo.

Un rapporto dell’organizzazione israeliana per i diritti umani Yesh Din ha rilevato che meno dell’uno per cento dei soldati accusati di aver ferito o ucciso dei palestinesi nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza sono mai stati indagati formalmente per comportamenti criminali.

Il rapporto afferma che i dati mostrano come Israele abbia un “completo disprezzo per la vita dei palestinesi e incoraggi l’uso costante della micidiale politica del grilletto facile che è costata la morte di così tanti palestinesi”.

Quest’anno le forze armate israeliane e i coloni hanno ucciso almeno 163 palestinesi, tra cui 27 minori.

Un totale di 129 vittime è stato registrato in Cisgiordania e Gerusalemme Est oltre a 34 nella Striscia di Gaza. Nello stesso periodo i palestinesi hanno ucciso almeno 24 israeliani.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




La furia dei coloni israeliani incendia le città palestinesi

Redazione di Middle East Eye

21 giugno 2023 – MiddleEastEye

Nella Cisgiordania occupata almeno 34 palestinesi sono stati feriti e più di 140 veicoli dati alle fiamme dai coloni inferociti

Martedì notte i coloni israeliani si sono scatenati in diverse città palestinesi della Cisgiordania incendiando auto, bruciando terreni agricoli e vandalizzando case – scene che ricordano il pogrom all’inizio di quest’anno nel villaggio di Huwwara.

Mercoledì i coloni hanno attaccato la città di Turmusaya, a sud di Huwwara, incendiando veicoli, case e terreni agricoli.

Martedì scorso i coloni sono calati su Luban a-Sharqiya, Huwwara, Beit Furik, Burin e su altre città a sud di Nablus bloccando le strade, lanciando sassi al traffico di passaggio e terrorizzando le comunità palestinesi.

Secondo i funzionari palestinesi almeno 34 palestinesi sono rimasti feriti e almeno 140 veicoli sono stati dati alle fiamme, inclusa un’ambulanza.

L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito casi di palestinesi derubati da coloni e di un ragazzo di 12 anni che è stato picchiato.

La casa di Ziyad Ghalib, abitante di Huwwara, era stata bruciata dai coloni durante il precedente pogrom di febbraio. Quella volta lui e la sua famiglia erano a casa quando gli israeliani hanno appiccato il fuoco, rischiando di morire soffocati dal fumo prima di scappare appena in tempo.

Secondo quanto ha detto a MEE, con l’assalto di martedì è la quarta volta che sono stati attaccati.

“Nessuno è venuto a controllare, c’è stata una modesta copertura mediatica ma a parte questo niente”, afferma.

Nessuno ci ha dato alcuna precedenza [nelle notizie, ndt] o importanza, le nostre vite sembrano prive di valore. La realtà è che a nessuno importa di noi, e non stiamo esagerando”.

Ghalib e la sua famiglia ora alloggiano in un’altra casa a Huwwara, che fortunatamente questa volta non era vicina agli attacchi dei coloni. Tuttavia, l’auto di un parente è stata incendiata.

Dice che non si sente più al sicuro a Huwwara.

Mia figlia di nove anni è terrorizzata. Non sappiamo cosa fare, possiamo solo affidarci a Dio”, ha detto.

Puoi andare normalmente in giro e un colono ti attacca o cerca di investirti con la macchina. È molto difficile vivere così”.

La furia dei coloni di martedì si è scatenata poche ore dopo che quattro coloni israeliani sono stati uccisi in una sparatoria nei pressi dell’insediamento israeliano illegale di Eli, nella Cisgiordania centrale.

Due uomini armati sono stati identificati dai media palestinesi come Muhannad Faleh Shehadeh e Khaled Mustafa Sabah, entrambi del villaggio di Orif a sud di Nablus.

Shehadeh è stato ucciso sul posto. Sabah è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco nella vicina Toubas, ha riferito l’agenzia di sicurezza interna israeliana dello Shin Bet.

Le forze israeliane sono arrivate in alcune aree nel tentativo di reprimere la violenza dei coloni. Haaretz ha riferito che i coloni hanno attaccato anche alcuni soldati israeliani, costringendoli a sparare colpi di avvertimento in aria.

La polizia israeliana ha annunciato che avrebbe dispiegato più agenti sulle strade principali della Cisgiordania, con particolare attenzione alle “aree sensibili”.

L’attacco ai coloni israeliani era avvenuto dopo che lunedì le forze israeliane avevano ucciso almeno sette palestinesi, tra cui tre adolescenti, in un raid nella città di Jenin in Cisgiordania.

A Huwwara martedì una folla di coloni ha incendiato automobili e danneggiato proprietà palestinesi. Secondo Wafa alcuni hanno anche aperto il fuoco sui palestinesi.

A febbraio Huwwara e le aree circostanti sono state teatro di una terrificante furia da parte di coloni israeliani, che hanno ucciso un palestinese e ferito quasi altri 400.

Le auto bruciate dall’attacco dei coloni nella zona di Lubban al Gharbi

All’epoca il Ministro delle Finanze israeliano di estrema destra Bezalel Smotrich invitò l’esercito israeliano a “colpire le città palestinesi con carri armati ed elicotteri, senza pietà, in modo che si capisca che il padrone di casa è fuori di sé”.

Dopo il raid di lunedì a Jenin, Smotrich ha twittato: “È giunto il momento di sostituire le operazioni chirurgiche con una campagna ad ampio raggio per sradicare i nidi del terrore”.

Quest’anno l’esercito e i coloni israeliani hanno ucciso almeno 163 palestinesi, tra cui 27 minorenni. Un totale di 129 vittime sono state registrate in Cisgiordania e Gerusalemme Est e altre 34 nella Striscia di Gaza.

Nello stesso periodo i palestinesi hanno ucciso almeno 24 israeliani.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)

 




Rapporto OCHA del periodo 30 Maggio – 12 Giugno 2023

https://ochaopt.org/poc/30-may-12-june-2023

1). Un bimbo palestinese di due anni è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane (seguono dettagli). Il 1° giugno, un soldato israeliano ha sparato con proiettili veri, ferendo il bambino e suo padre; il bambino è morto, quattro giorni dopo, per trauma cranico. Secondo l’esercito israeliano, riportato dai media, il soldato ha erroneamente identificato l’auto dove erano seduti il padre e il bambino come possibile minaccia di attacco armato contro un vicino insediamento colonico israeliano. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, tra il 1° gennaio e il 12 giugno 2023, le forze israeliane hanno ucciso 21 minori palestinesi, rispetto ai 14 uccisi nello stesso periodo nel 2022.

2). Il 9 giugno, a un checkpoint vicino a Rantis (Ramallah), le forze israeliane hanno ucciso un palestinese. Secondo l’esercito israeliano, i soldati stavano ispezionando un veicolo sospettato di essere stato rubato; l’autista avrebbe tentato di afferrare l’arma di un soldato ed è stato colpito e ucciso da un altro soldato. Secondo quanto riferito, un membro delle forze israeliane è rimasto ferito. Il corpo del palestinese è stato trattenuto dalle autorità israeliane. Finora, nel 2023, in Cisgiordania e in Israele, sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane 13 palestinesi mentre attaccavano o, presumibilmente, tentavano di attaccare soldati israeliani.

3). Il 30 maggio, nei pressi dell’insediamento colonico di Hermesh (tra Jenin e Tulkarm) un colono israeliano è stato colpito e ucciso in una sparatoria con palestinesi. Ad oggi, ciò porta a 21 il numero di israeliani uccisi, nel 2023, in Cisgiordania compresa Gerusalemme est e in Israele, ad opera di palestinesi o in attacchi di palestinesi; nel 2022 erano stati sei, in un periodo equivalente. Tra le vittime anche un cittadino straniero.

4). In Cisgiordania sono stati feriti dalle forze israeliane 382 palestinesi (15 con proiettili veri), tra cui almeno 34 minori (seguono dettagli). Dei feriti, 25 sono stati segnalati durante dieci operazioni di ricerca-arresto. Altri 60 feriti si sono verificati in due episodi in cui le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Askar (Nablus) e nella città di Nablus per effettuare sopralluoghi delle case di famiglia di due palestinesi; uno accusato di aver ucciso una israeliana e le sue due figlie, e un altro accusato di aver ucciso una soldato; i sopralluoghi sono stati effettuati in preparazione della demolizione punitiva degli edifici.

In un altro caso, le forze israeliane hanno sparato, ferendo due palestinesi, un adulto e un bambino; ciò nel contesto di una irruzione nel Campo profughi di Aqabat Jaber (Gerico) per emettere un ordine di demolizione punitiva contro una struttura residenziale.

Altri 41 feriti, tra cui otto minori, sono stati segnalati durante una demolizione punitiva eseguita nella Città Vecchia di Ramallah (vedi maggiori dettagli di seguito).

207 palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane che accompagnavano coloni israeliani i quali hanno lanciato pietre, hanno appiccato il fuoco e sparato contro i palestinesi e le loro case o altre proprietà, a Burqa, Jalud (entrambi a Nablus), Al Mazara’a Al Qibliyeh (Ramallah) e Kafr Thulth (Qalqiliya).

Altri quarantasette (47) palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan (Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya) mentre manifestavano contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti colonici. In un altro caso, le forze israeliane hanno sparato, ferendo un palestinese che stava cercando di raggiungere il posto di lavoro in Israele attraverso un varco abusivo nella Barriera, vicino a Habla (Qalqilya).

Due distinti episodi sono stati registrati presso checkpoints: al checkpoint di Huwwara (Nablus), le forze israeliane hanno aggredito fisicamente e ferito un palestinese di Hebron; mentre al checkpoint del Campo profughi di Shu’fat a Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno sparato, ferendo, con cinque proiettili veri, un palestinese di Ramallah, presumibilmente perché l’uomo guidava a velocità sostenuta verso un checkpoint installato all’ingresso di Gerusalemme est. Complessivamente, 325 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 15 sono stati colpiti da proiettili veri, 35 sono stati feriti con proiettili di gomma, quattro sono stati feriti da schegge, uno è stato aggredito fisicamente e due sono stati feriti da granate assordanti o da bombolette di lacrimogeni.

5). In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito 17 palestinesi, di cui tre con proiettili veri, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 25 casi (seguono dettagli). Il 30 maggio, nel villaggio palestinese di Jalud (Nablus), coloni israeliani armati, secondo quanto riferito, provenienti dall’avamposto colonico di Ahiya, hanno aperto il fuoco, hanno lanciato pietre e cercato di appiccare il fuoco a una casa palestinese. Sette palestinesi sono stati feriti con pietre e sette case palestinesi e due veicoli sono stati vandalizzati. I coloni erano accompagnati da forze israeliane, che hanno sparato proiettili di gomma e lacrimogeni, ferendo altri cinque palestinesi.

Il 4 giugno, nel villaggio di Burqa, coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dall’avamposto di Homesh, hanno ferito 145 palestinesi, la maggior parte curati per inalazione di gas lacrimogeni; hanno anche danneggiato almeno tre case, tre veicoli, una caserma e una struttura di sussistenza. Secondo i media israeliani, i palestinesi avevano lanciato pietre contro di loro, ferendone tre. Dopo l’intervento delle forze israeliane, quattro palestinesi sono stati feriti con proiettili veri e tre con proiettili di gomma, e 137 hanno richiesto cure mediche per inalazione di gas lacrimogeno.

Il 3 giugno, due palestinesi, tra cui una donna, sono stati aggrediti fisicamente e feriti dopo che coloni israeliani erano entrati nel quartiere palestinese di Sheikh Jarrah a Gerusalemme est, attaccando i residenti e danneggiando le case con pietre.

Il 12 giugno, nel quartiere di Ras Al ‘Amud, sempre a Gerusalemme est, coloni hanno aggredito fisicamente e ferito un uomo.

L’8 e il 7 giugno, ad Al Mazra’a Al Qibliya (Ramallah), coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dall’avamposto di Haresha, accompagnati dalle forze israeliane, hanno aggredito fisicamente e spruzzato gas al peperoncino ferendo tre palestinesi, tra cui una donna e danneggiando con pietre almeno sei veicoli. Durante lo stesso episodio, altri 15 palestinesi hanno ricevuto cure mediche dopo aver inalato gas lacrimogeni sparati dalle forze armate. Durante il periodo di riferimento, secondo fonti delle Comunità, in sei casi, più di 150 alberi e alberelli sono stati vandalizzati su terra palestinese prossima agli insediamenti israeliani.

Secondo fonti locali e testimoni oculari, in undici episodi segnalati a Duma, Yanun, Deir Sharaf, Madama e Burqa (tutti a Nablus), Ad Deir (Tubas), Kafr as Dik (Salfit), Al Mughayyir (Ramallah), Khallet Sakariya (Betlemme ), coloni hanno appiccato il fuoco ai raccolti, hanno fatto irruzione in case e terreni agricoli, lanciando pietre e causando danni ad almeno nove abitazioni, quattro strutture agricole, tre trattori; hanno vandalizzato due reti idriche e 16 veicoli ed hanno provocato lesioni al bestiame.

In altri due casi, coloni israeliani, secondo quanto riferito provenienti dall’avamposto dell’insediamento di Micha, hanno attaccato terreni agricoli di agricoltori palestinesi di Ein Samiya (Ramallah); altri coloni hanno lanciato pietre contro gli agricoltori, hanno vandalizzato un sistema di irrigazione dell’acqua che serve più di 10 ettari di terra coltivata, due serbatoi d’acqua, quattro strutture agricole, una latrina finanziata da donatori e almeno 15 alberi, compromettendo il sostentamento di almeno 14 famiglie palestinesi. In altri otto episodi, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno lanciato pietre, danneggiando 14 veicoli palestinesi che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania.

6). Un colono israeliano è stato ucciso (vedi sopra), mentre un altro è rimasto ferito in un attacco a colpi di arma da fuoco. Inoltre, in Cisgiordania, altri cinque sono rimasti feriti in episodi di lancio di pietre (seguono dettagli). Il 6 giugno, un colono israeliano è rimasto ferito e la sua auto ha subito danni ad opera di autori ritenuti palestinesi che hanno sparato contro il suo veicolo in transito tra i checkpoints di Za’tara e Huwwara (Nablus). Le forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo e istituito posti di blocco, ostacolando l’accesso e il movimento dei palestinesi dentro e fuori l’area (vedi sotto).

In altri tre episodi registrati il 31 maggio, il 2 e l’8 giugno, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani vicino a Betlemme, Gerico e Gerusalemme, provocando il ferimento di quattro coloni e danni a tre veicoli. Inoltre, in altri due casi segnalati vicino a Ramallah e Nablus, persone ritenute palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, causando, secondo fonti israeliane, danni a due veicoli.

7). Tre membri delle forze israeliane sono rimasti feriti in attacchi palestinesi (seguono dettagli). Il 2 giugno, nei pressi del villaggio di Deir Sharaf (Nablus), un soldato israeliano è stato ferito in un attacco a colpi di arma da fuoco da parte di un autore ritenuto palestinese.

Il 5 giugno, nella città di Huwwara (Nablus), altri due soldati israeliani sono rimasti feriti in un attacco di speronamento con auto da parte di un aggressore ritenuto palestinese. Successivamente, a seguito di entrambi gli attacchi, le forze israeliane hanno condotto operazioni di ricerca-arresto intorno alla città di Nablus, ostacolando il movimento dei residenti. Un palestinese, accusato di aver effettuato l’attacco di speronamento, è stato arrestato.

8). Imminente sgombero forzato a Gerusalemme est. A seguito di procedimenti legali avviati da un’organizzazione di coloni israeliani, un’anziana coppia palestinese corre il rischio imminente di essere sgomberata con la forza dalla propria casa nel quartiere musulmano della Città Vecchia di Gerusalemme. Si stima che 970 palestinesi, tra cui 424 minori, siano a rischio di sgombero forzato a Gerusalemme est a causa di procedimenti simili; tale pratica è incompatibile con il diritto internazionale. Quindici delle famiglie a rischio si trovano nella Città Vecchia.

9). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 14 strutture, comprese cinque case. Di conseguenza, 44 palestinesi, tra cui 19 bambini, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altri 70. Due delle strutture colpite nella Comunità di Tatrit, a Hebron, erano state fornite da donatori come assistenza umanitaria in risposta a una precedente demolizione. Durante tali fatti, le forze israeliane hanno danneggiato terreni agricoli, un muro, recinzioni metalliche, una rete idrica e 55 ulivi. La metà delle strutture colpite (sette) si trovavano in Area C. E le restanti sette strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, comprese due strutture residenziali nell’area di Wadi Qaddum a Silwan, provocando lo sfollamento di sei famiglie comprendenti 31 persone, tra cui 22 minori. A Gerusalemme Est, cinque delle otto strutture sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre (non conteggiato sopra), durante un’operazione militare israeliana condotta nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarm) in Area A della Cisgiordania, le forze israeliane hanno distrutto una struttura commerciale, compromettendo i mezzi di sussistenza di sette persone.

10). L’8 giugno, forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Ramallah in Area A della Cisgiordania ed hanno demolito con esplosivi il secondo piano di un edificio residenziale a più piani. Si è trattato di una demolizione punitiva della casa di famiglia di un palestinese accusato di aver ucciso due israeliani, e ferito altri, nel novembre 2022. Una famiglia, composta da sei persone, tra cui un minore, è stata sfollata e due famiglie hanno subito danni provocati alle abitazioni adiacenti. Durante l’operazione, 41 palestinesi sono rimasti feriti, tra cui otto minori e un giornalista, che è stato ricoverato in ospedale per fratture al cranio. Secondo quanto riferito, i palestinesi hanno lanciato pietre e oggetti esplosivi contro le forze israeliane e queste ultime hanno usato munizioni vere e proiettili di metallo rivestiti di gomma e gas lacrimogeni. Dall’inizio del 2023, per motivi punitivi sono state demolite 12 case e una struttura agricola, rispetto alle 14 strutture demolite nel 2022 e alle tre nel 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale.

11). Il 12 giugno, le forze israeliane hanno sfollato per otto ore una famiglia di otto persone della Comunità di pastori di Ibziq (Valle del Giordano), adducendo scopi di esercitazioni militari. Questa Comunità si trova in una “zona di fuoco”, così dichiarata da Israele e ad alto rischio di trasferimento forzato. Le “zone di fuoco” coprono quasi il 30% dell’Area C e ospitano 38 Comunità che comprendono 6.200 persone.

12). In Cisgiordania, le chiusure continuano ad interrompere l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli). Il 6, 7 e 12 giugno, l’esercito israeliano ha eretto cumuli di terra all’ingresso dei villaggi di Beita e Odala (entrambi a Nablus) e di Ya’bad (Jenin), ostacolando il movimento di almeno 32.000 palestinesi. Quest’ultimo tumulo è stato rimosso dopo due giorni, mentre quelli di Beita e Odala erano ancora presenti alla fine del periodo di riferimento. Secondo quanto riferito, queste chiusure sono state la risposta agli spari contro veicoli di coloni israeliani che hanno provocato il ferimento di un colono e di tre membri delle forze israeliane (vedi sopra).

Nell’area H2 della città di Hebron, sono stati segnalati sette checkpoints volanti, rispetto a una media bisettimanale di due dall’inizio del 2023, con conseguenti lunghi ritardi. Inoltre, l’accesso palestinese al villaggio di Al Mughayyir (Ramallah) è stato limitato per il diciottesimo giorno, a partire dalla fine del periodo di riferimento, determinando lunghi tempi di attesa per i pendolari, a causa delle prolungate ispezioni all’ingresso del villaggio.

Per la settima settimana, le forze israeliane hanno chiuso il cancello stradale installato all’ingresso del villaggio di Tuqu’ (Betlemme), limitando il movimento di circa 4.500 persone, e costringendo i residenti e altri ad utilizzare strade sterrate alternative e lunghe deviazioni per accedere a cliniche, scuole e mercati.

13). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 31 casi, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso. Non sono stati segnalati feriti o danni, anche se il lavoro di agricoltori e pescatori è stato interrotto. In cinque occasioni, bulldozer militari israeliani hanno spianato il terreno all’interno di Gaza vicino alla recinzione perimetrale a Gaza, Khan Younis, Gaza nord e l’area centrale.

Ultimi sviluppi (dopo il periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

In due distinti episodi verificatisi il 13 e 14 giugno, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese autistico durante un’operazione di ricerca-arresto condotta nel Campo profughi di Balata (Nablus) e un altro uomo durante un’operazione di demolizione punitiva nella città di Nablus. Secondo quanto riferito, entrambi gli episodi sono avvenuti durante scontri a fuoco con palestinesi.

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Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o con razzi palestinesi che non hanno raggiunto il bersaglio, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute

2 In questi rapporti le cifre delle vittime israeliane includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, sono conteggiate separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte dell’OCHA include episodi avvenuti al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati (TPO) solo se hanno coinvolto residenti dei Territori Palestinesi Occupati come vittime o responsabili. Durante questo periodo di riferimento, un cittadino straniero che è stato ucciso nel centro di Israele da un cittadino palestinese di Israele non è incluso in questo rapporto, e nemmeno il cittadino palestinese di Israele, che è stato colpito sul posto, e ucciso, dalla polizia.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Adam, Fuad, Abdullah, Omar: i 28 ragazzini palestinesi uccisi quest’anno dalle forze armate israeliane

Amira Hass

12 giugno 2023-Haaretz

A Gaza Tamin di cinque anni è morto letteralmente di paura durante un’incursione aerea, Mustafa è stato colpito al cuore mentre assieme ai suoi amici tirava pietre a soldati distanti 50 metri

Le forze israeliane, di solito l’esercito, quest’anno hanno ucciso finora 28 minori in Cisgiordania e a Gerusalemme:

1° gennaio: Fuad Abed, 17 anni. Colpito all’addome e alla coscia durante un raid volto a demolire delle case nel villaggio di Kafr Dan vicino a Jenin, una punizione per un precedente attacco da parte di uno dei membri della famiglia. I giovani si stavano scontrando con gli invasori.

3 gennaio: Adam Ayyad, 15 anni. Colpito alla schiena e al braccio durante un raid nel campo profughi di Deheisheh vicino a Betlemme. I giovani lanciavano pietre e molotov contro gli invasori.

5 gennaio: Amer Zeitoun, 16 anni. Colpito alla testa, al braccio e alla gamba durante un’incursione nel campo profughi di Balata, vicino a Nablus. I giovani si stavano scontrando con i soldati invasori.

16 gennaio: Amru al-Khmour, 14 anni. Colpito alla testa durante un’incursione nel campo profughi di Deheisheh. I giovani lanciavano pietre e molotov.

25 gennaio: Wadia Abu Ramouz, 17 anni. Colpito al cuore durante scontri con la polizia di frontiera a Silwan, Gerusalemme. Il suo corpo è stato restituito alla famiglia il 2 giugno. La polizia di frontiera ha il compito di proteggere gli ebrei che si impossessano di terreni e case nel quartiere.

25 gennaio: Mohammed Ali, 16 o 18 anni. Ucciso durante un raid volto a demolire una casa nel campo profughi di Shoafat. Aveva in mano una pistola giocattolo, l’ha gettata via, è fuggito ed è stato colpito alla schiena. Alla famiglia è stato permesso di seppellirlo il 5 febbraio.

26 gennaio: Abdullah Moussa, 17 anni. Colpito al petto durante un raid nel campo profughi di Jenin e uno scontro con uomini armati.

26 gennaio: Waseem Abu Jaouz, 16 anni. Colpito durante un’incursione nel campo profughi di Jenin. È stato investito da una jeep dell’esercito mentre i soldati stavano lasciando il campo.

26 gennaio: Naif al-Awdat, 10 anni, di Nuseirat a Gaza. È morto per le ferite riportate durante un attacco aereo del 6 agosto sul villaggio di Abasan mentre tornava a casa di suo nonno da un negozio di alimentari.

7 febbraio: Hamza Ashkar, 16 anni. Colpito al petto durante un’incursione nel nuovo campo profughi di Askar, dopo aver lanciato una sbarra di ferro contro una jeep blindata mentre l’esercito si stava allontanando.

8 febbraio: Muntaser al-Shawa, 16 anni. Colpito alla testa dopo aver sparato contro l’esercito e fedeli ebrei che avevano invaso Nablus vicino al campo profughi di Balata.

13 febbraio: Qusai Waked, 14 anni. Colpito all’addome durante un’incursione nel campo profughi di Jenin.

14 febbraio: Mahmoud Ayyad, 17 anni. Colpito a un occhio durante un’incursione nel campo profughi di Far’a. Stava correndo con un ordigno esplosivo in mano.

22 febbraio: Mohammed Farid, 16 anni. Colpito durante un raid a Nablus.

3 marzo: Mohammed Salim, 17 anni. Colpito alla schiena durante un’incursione nella città di Azzun vicino a Qalqilyah, dopo che lui e altri avevano lanciato molotov sulla strada.

7 marzo: Waleed Nassar, 15 anni. Colpito all’addome mentre lanciava pietre contro i soldati che invadevano il campo profughi di Jenin.

10 marzo: Amir Odeh, 14 anni. Colpito al petto dopo aver scavalcato la barriera di separazione al checkpoint di Eyal a Qalqilyah. Ha anche lanciato una molotov contro una torre di guardia fortificata dell’esercito. Nessun soldato è rimasto ferito.

16 marzo: Omar Awadeen, 14 anni. Colpito alla schiena da forze speciali sotto copertura mentre pedalava sulla sua bicicletta a Jenin.

10 aprile: Mohammed Balhan, 17 anni. Colpito alla testa, al torace, all’addome e al bacino durante un’invasione del campo profughi di Aqabat Jabr, mentre venivano lanciate pietre lanciate contro gli invasori.

28 aprile: Mustafa Sabah, 15 anni. Colpito al cuore dopo che lui e i suoi amici avevano lanciato pietre contro i soldati a 50 metri di distanza mentre le truppe si avvicinavano al villaggio di Tekoa vicino a Betlemme.

1° maggio: Mohammed al-Lad’a, 17 anni. Colpito alla testa durante un raid nel campo profughi di Aqabat Jabr durante scontri con i soldati.

9 maggio: Mayar Ezzeddin, 11 e Ali Ezzeddin, 8. Uccisi in casa nella gigantesca prigione conosciuta come la Striscia di Gaza durante un attacco aereo. L’obiettivo: il loro padre.

9 maggio: Hajar al-Bahtini, 5 anni. Ucciso in un attacco aereo su Gaza. Il bersaglio: suo padre.

9 maggio: Eman Addas, 17 anni (e sua sorella di 19 anni). Uccise in un attacco aereo su Gaza. L’obiettivo: un loro vicino.

10 maggio: Layan Mdoukh, 10 anni. Ucciso durante un attacco aereo nel quartiere di al-Tufah a Gaza.

10 maggio: Tamim Daoud, 5 anni. Morto letteralmente di paura durante un attacco aereo su Gaza.

10 maggio: Yazen Elian, 16 anni. Ucciso in un attacco aereo su Gaza.

6 giugno: Mahmoud Tamimi, 2 anni. Colpito alla testa nel villaggio di Nabi Saleh vicino a Ramallah da una torre di guardia dell’esercito, posta lì per proteggere l’espansione della colonia di Neveh Tzuf, costruita sulla terra di Nabi Saleh

Questo elenco si basa sui dati raccolti dall’attivista di sinistra Adi Ronen Argov e dall’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem, e sui resoconti dei media.

Dal 30 settembre 2000, inizio della seconda intifada, le forze israeliane hanno ucciso 2.252 minori palestinesi, 42 dei quali lo scorso anno. Il 44% dei 5 milioni di palestinesi che vivono in Cisgiordania e a Gaza (compresa Gerusalemme) ha meno di 18 anni.

Sono nati nella realtà violenta del potere militare che governa la loro esistenza e che si è insediato nella loro terra senza riguardo per le loro vite. Questi bambini maturano velocemente, vivendo senza alcuna speranza di normalità o di un presente o futuro decente.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Campo di Aqbat Jabr ultimo obiettivo dei micidiali raid israeliani in Cisgiordania

Leila Warah, campo profughi Aqbat Jabr

MiddleEastEye – 4 giugno 2023

I ripetuti attacchi di Israele al campo profughi di Gerico trasformano una destinazione turistica palestinese in “zona di guerra”

Fidah Muqbil ha dovuto rivivere la notte più traumatica della sua vita quando l’esercito israeliano ha nuovamente fatto irruzione nel suo quartiere il 25 maggio.

Con la copertura della notte, le truppe hanno iniziato un’operazione su larga scala nel campo profughi di Aqbat Jabr nella Cisgiordania occupata dove vive Fidah.

L’accampamento, situato a sud-ovest di Gerico, è stato circondato da ogni parte e di fatto messo sotto assedio.

Decine di veicoli militari corazzati hanno chiuso i vicoli, accompagnati da soldati e cecchini appostati sui tetti.

Muqbil, 19 anni, e i suoi fratelli più piccoli erano soli e rannicchiati in casa mentre per ore si svolgevano le operazioni militari.

Unico conforto era la voce del padre al telefono, in videochiamata da una stanza d’ospedale a Ramallah mentre si prendeva cura della madre ferita in un simile raid israeliano poche settimane prima.

“Ogni rumore forte mi riporta a quella notte”, ha detto Muqbil a Middle East Eye, riferendosi alla mattina del 1° maggio. Quel giorno, circa 20 soldati israeliani hanno piazzato una bomba alla porta e fatto brutalmente irruzione in casa, ferendo la madre di Muqbil.

“Dormivamo tutti. Erano le 6:00. Ho sentito qualcosa esplodere, ho pensato che fosse la nostra bombola del gas. E sentivo mia madre gridare”, dice l’adolescente, ricordando il momento in cui sua madre è stata colpita dalle schegge.

Prima che potesse capire ciò che stava accadendo, un soldato l’ha spinta in soggiorno.

“Ero terrorizzata. Tutto quello che potevo vedere era la distruzione. Riuscivo a malapena a stare in piedi. Pensavo di stare per vomitare”, ha aggiunto.

I soldati hanno poi trascinato i vicini qui in casa, dice Muqbil, costringendo tutti a nasconderci sotto il tavolo da pranzo al buio, circondati da sedie, nuvole di polvere e frastuono. Non riuscivamo nemmeno a vederci in tutto quel caos”, racconta.

Per due ore e mezza sono rimasti tutti fermi così. Durante quel lasso di tempo un cecchino israeliano piazzato alla finestra della sua camera da letto ha sparato e ferito almeno tre palestinesi, tra cui il diciassettenne Jibril Muhammad al-Lada’a, che è stato colpito alla testa ed è poi morto in ospedale.

Circa un mese dopo Muqbil ha dovuto patire altri due raid israeliani su larga scala nel suo quartiere.

Il trauma che lei e i suoi fratelli hanno vissuto li ferisce ancora, dice, e ha portato la loro vita alla paralisi.

Il suo matrimonio, originariamente previsto per il 27 maggio, è stato annullato, mentre suo fratello Karam Muqbil, di sette anni, ha tuttora bisogno di costanti rassicurazioni e sostegno. Guardando la sorella che dorme nel pomeriggio, aggiunge che riescono a dormire solo quando c’è il sole.

Traumi e disabilità permanenti

Negli ultimi mesi, Aqabat Jabr è stata costantemente presa di mira da letali operazioni militari israeliane che hanno portato morte e distruzione a Gerico, una città turistica solitamente meno soggetta alla violenza israeliana rispetto ad altri luoghi della Cisgiordania.

Il campo di Aqabat Jabr è stato istituito nel 1948 per ospitare i rifugiati espulsi dalle loro case dalla milizia sionista per far spazio alla costituzione dello Stato di Israele.

Oggi ospita 30.000 persone ed è considerato il più grande campo profughi della Cisgiordania quanto ad estensione.

Le recenti incursioni nel campo seguono la crescente tendenza ad assalti mortali alle città della Cisgiordania da parte delle truppe israeliane, accanto a una ripresa della resistenza armata da parte dei palestinesi.

Proprio come a Nablus, Jenin, Tulkarem e Tubas, nel 2022 è sorto a Gerico un nuovo gruppo di resistenza chiamato Brigata Aqbat Jabr.

La Brigata e il campo sono saliti alla ribalta a febbraio, quando i soldati israeliani hanno ucciso cinque membri della Brigata in un “raid di 15 minuti”.

Nel campo da allora sono stati uccisi dalle forze israeliane altri quattro palestinesi tra cui due minori: al-Lada’a di 17 anni e Mohamed Faiz Balhan di 15 anni.

La gente del posto afferma che questi raid, che hanno portato all’arresto di oltre 100 palestinesi, stanno avendo effetti duraturi sui residenti.

Molte vittime di armi da fuoco si ritrovano con disabilità a vita e i bambini del campo sono traumatizzati.

Durante l’ultimo raid, i proiettili israeliani hanno ferito 13 persone e altre 14 sono state arrestate. I soldati hanno anche sfondato porte, saccheggiato e distrutto case e usato granate assordanti, provocando il panico nei quartieri.

“I cecchini hanno sparato a chiunque si muovesse per le strade”, ha detto a MEE Jamal Aweidat, capo del comitato popolare di Aqbat Jaber.

“Nessuno sapeva cosa fare; molti bambini erano così spaventati che durante il raid hanno bagnato i pantaloni “.

Complessivamente, quest’anno il fuoco israeliano ha ucciso almeno 118 palestinesi nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme est, tra cui 18 minori. Altre 34 persone sono state uccise nella Striscia di Gaza, di cui sei minori.

Nello stesso periodo i palestinesi hanno ucciso almeno 19 israeliani.

Se si mantenesse l’attuale tasso di uccisioni entro la fine del 2023 il bilancio delle vittime palestinesi in Cisgiordania potrebbe risultare ben superiore alle 280 vittime, il che segnerebbe un aumento del 67% rispetto al conteggio dello scorso anno di 167, che era già il più alto registrato in quasi due decenni.

Incursioni controproducenti

I media israeliani affermano che le operazioni ad Aqbat Jabr mirano a reprimere una ripresa della resistenza nel campo.

Tuttavia Saleh Sanhourie, attivista politico e sociale, ha affermato che invece di soffocare la crescita dei gruppi armati, l’intensità e la frequenza delle operazioni militari stanno avendo l’effetto contrario.

“Questa quarta generazione di rifugiati non vede un futuro per sé sotto l’occupazione e, nonostante gli attacchi in corso, non hanno nessun altro posto dove andare. Quindi si stanno orientando verso la resistenza armata”, ha detto Sanhourie a MEE.

“Non appartengono a nessun partito politico e non sono finanziati da nessuno”, ha aggiunto.

Sanhourie e Aweidat sottolineano che i media occidentali omettono di mostrare lo squilibrio di potere tra l’equipaggiatissimo esercito israeliano che attacca un piccolo gruppo di giovani che spendono i pochi soldi che hanno per comprarsi le armi.

“È così che giustificano le uccisioni e gli attacchi quando in realtà hanno trasformato le nostre case in zona di guerra”, dice Sanhourie.

“Usano contro di noi bulldozer, razzi, aerei da combattimento, droni e un grande dispiego di soldati armati “.

Misure punitive

Oltre all’incremento di violenza militare nel campo Israele decreta regolarmente misure punitive contro i civili, come la revoca dei permessi di lavoro ai residenti del campo.

“Chiunque abbia un parente che sia stato ucciso o messo in prigione viene punito”, dice Sanhourie.

“Ci stanno punendo tutti, il che sta affossando la nostra economia”, aggiunge l’attivista, sostenendo che Israele vuole suscitare nella comunità del risentimento verso coloro che resistono.

Tuttavia ad Aqbat Jabr sta ottenendo l’effetto opposto, poiché tutti nel campo sono consci che “Insieme restiamo forti, in sintonia “. 

La politica delle punizioni collettive è estesa anche a Gerico, popolare meta turistica attraversata dai viaggiatori in visita in Cisgiordania.

Quest’anno le forze israeliane hanno messo Gerico sotto assedio due volte per settimane, sottraendo al settore del turismo decine di milioni di dollari secondo le stime ufficiali palestinesi.

La situazione nel campo profughi di Aqbat Jabr non è unica.

Le forze israeliane prendono sempre più di mira i campi profughi in tutta la Cisgiordania occupata, come si è visto nel campo profughi di Jenin, nel campo profughi di Nur Shams a Tulkarem e nel campo profughi di Shuafat a Gerusalemme.

Ma mentre i raid diventano sempre più letali e intensi sembrano emergere sempre più gruppi armati, che sfidano l’occupazione israeliana e probabilmente affronteranno ulteriori violenze da parte dei militari.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Rapporto OCHA del periodo 15 – 29 Maggio 2023

1). A Nablus e Jenin, nel corso di due operazioni di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno ucciso quattro palestinesi e ferito altri 67 (seguono dettagli).

Il 22 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Balata (Nablus), uccidendo tre palestinesi. Secondo testimoni oculari e riprese video online, a uno degli uomini le forze israeliane hanno sparato alla schiena mentre tentava di fuggire dall’area. Successivamente, si è verificato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi, che ha provocato l’uccisione di altri due palestinesi che, secondo l’esercito israeliano, avevano partecipato allo stesso scontro a fuoco. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno demolito una struttura residenziale ed hanno distrutto parzialmente altre due unità usando esplosivi: sei famiglie palestinesi sono state sfollate (ulteriori dettagli di seguito). L’esercito israeliano ha dichiarato che la deflagrazione è stata causata dalla distruzione degli ordigni esplosivi trovati nel sito. 63 palestinesi sono rimasti feriti, di cui quattro con proiettili veri. Fonti mediche hanno riferito che le forze israeliane hanno limitato il movimento delle ambulanze nell’area, ostacolando la fornitura immediata di assistenza medica ai feriti. Secondo le forze israeliane, un soldato israeliano è rimasto ferito.

Il 29 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Jenin, cui è seguito uno scontro a fuoco con palestinesi. Un palestinese è rimasto ucciso; secondo l’esercito israeliano, l’uomo aveva partecipato allo scontro a fuoco e in precedenza era stato coinvolto in attacchi contro israeliani. Durante la stessa operazione, sei palestinesi sono rimasti feriti e altri sei sono stati arrestati. Secondo i media locali, le forze israeliane hanno ostacolato il lavoro dei paramedici e hanno causato danni a un’ambulanza. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, tra il 1° gennaio e il 29 maggio 2023, le forze israeliane hanno ucciso 112 palestinesi; più del doppio del numero di morti (53) registrati nello stesso periodo del 2022.

2). A Hebron, un colono israeliano ha sparato, uccidendo un palestinese che era entrato in un insediamento israeliano, secondo quanto riferito, con in mano un coltello. L’episodio è avvenuto il 26 maggio, nell’insediamento di Teneh Omarim (Hebron). Testimoni oculari, citati dai media israeliani, hanno affermato di temere che fosse lì per compiere una aggressione con coltello. Il suo corpo è stato trattenuto dalle autorità israeliane. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, dall’inizio del 2023 fino al 29 maggio, i coloni israeliani hanno ucciso cinque palestinesi, tre dei quali erano autori/presunti autori di aggressioni contro israeliani.

3). In Cisgiordania, le forze israeliane hanno ferito 409 palestinesi, tra cui almeno 41 minori; 40 di loro sono stati colpiti con proiettili veri (seguono dettagli).

214 dei ferimenti sono stati registrati durante operazioni delle forze israeliane. Più della metà dei feriti (83) si è verificata durante un’operazione condotta, prima dell’alba, nel Campo profughi di Aqbat Jaber (Gerico), durante la quale le forze israeliane hanno anche arrestato quattordici palestinesi, hanno causato ingenti danni alle case palestinesi ed hanno impedito a paramedici e ambulanze di raggiungere i feriti .

In quattro diversi episodi, le forze israeliane hanno ferito 122 palestinesi mentre scortavano coloni israeliani che sconfinavano in Comunità palestinesi. Di questi, la maggior parte è stata segnalata in due episodi principali: il primo nella città di Nablus, quando i coloni sono entrati nella tomba di Giuseppe; il secondo in prossimità di una sorgente, presso la Comunità palestinese di Qaryut (Nablus) in cui sono stati segnalati scontri.

Altri sessantanove palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan, Beita e Burqa (Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya) mentre manifestavano contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti. I rimanenti quattro ferimenti di palestinesi, tutti colpiti e feriti con proiettili veri, sono avvenuti durante scontri con lancio di pietre contro forze israeliane posizionate all’ingresso della città di Qalqiliya, del Campo profughi di Ayda e del villaggio di Husan (entrambi a Betlemme).

Complessivamente, 340 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 40 sono stati colpiti da proiettili veri, 16 sono stati feriti con proiettili di gomma, sette hanno riportato ferite da schegge, tre sono stati aggrediti fisicamente e tre sono rimasti feriti perché colpiti da granate assordanti o lacrimogeni.

4). Il 18 maggio, migliaia di israeliani hanno marciato attraverso Gerusalemme Est durante l’annuale Giornata di Gerusalemme “Marcia della Bandiera”, che commemora l’occupazione israeliana di Gerusalemme Est nel 1967. Le autorità israeliane hanno dispiegato migliaia di agenti di polizia ed eretto barriere metalliche fuori dalla Porta di Damasco, bloccando l’accesso dei palestinesi dentro e fuori la Città Vecchia di Gerusalemme. Sono scoppiati scontri tra palestinesi e forze israeliane durante i quali diversi palestinesi, compresi minori e donne, sono stati aggrediti fisicamente e almeno altri dieci sono stati arrestati. Folti gruppi di israeliani sono successivamente entrati nella Città Vecchia di Gerusalemme, gridando insulti e slogans provocatori contro i palestinesi e lanciando oggetti contro i giornalisti, ferendone almeno due. All’inizio dello stesso giorno, le autorità israeliane avevano limitato l’accesso dei palestinesi alla moschea di Al-Aqsa per celebrare le preghiere dell’alba, consentendo l’ingresso solo alle persone di età superiore ai 50 anni. Al mattino, a circa 2.600 israeliani era stato consentito l’accesso al Complesso con il supporto della polizia israeliana. Ne sono scaturiti scontri tra palestinesi e polizia israeliana.

5). In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito 17 palestinesi, di cui tre colpiti con proiettili veri, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 19 casi (seguono dettagli).

Tra il 19 e il 20 maggio, in tre distinti episodi, sono stati segnalati scontri tra coloni israeliani e palestinesi dopo che coloni israeliani hanno marciato nella Città Vecchia di Gerusalemme e nell’area di At Tur. I coloni hanno lanciato pietre, provocando danni a 17 veicoli di proprietà palestinese e a quattro negozi. Otto palestinesi e due coloni sono rimasti feriti. Le forze israeliane sono intervenute e hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma ferendo altri cinque palestinesi e arrestandone due.

Il 24 maggio, tre palestinesi sono stati feriti da proiettili veri, e uno da schegge, quando coloni israeliani, scortati dalle forze israeliane, sono entrati nel villaggio palestinese di Burqa (Nablus), attaccando i residenti e danneggiando case, serbatoi d’acqua e rifugi per il bestiame.

Il 26 maggio, secondo quanto riferito, un gruppo di circa 50 coloni israeliani armati, provenienti dall’insediamento israeliano di Adi Ad, ha aperto il fuoco, hanno lanciato pietre e aggredito fisicamente palestinesi che stavano lavorando nella propria terra tra i villaggi di Al Mughayyir e Turmus’aya (a est di Ramallah). Sei palestinesi sono rimasti feriti, di cui due colpiti da proiettili veri. I coloni hanno appiccato il fuoco a cinque veicoli di proprietà palestinese, ne hanno danneggiato altri quattro con pietre, danneggiando anche il foraggio per il bestiame.

Il 29 maggio, a Deir Dibwan (Ramallah), coloni israeliani, secondo quanto riferito provenienti da un avamposto di insediamento eretto recentemente e chiamato Sde Yonatan, hanno lanciato pietre e ferito due agricoltori palestinesi che lavoravano le proprie terre. Durante lo stesso episodio, i coloni hanno lanciato pietre, danneggiando cinque veicoli e una casa, ed hanno dato fuoco a un altro veicolo.

Secondo fonti della Comunità, durante il periodo di riferimento, sono stati vandalizzati, su terra palestinese, in otto episodi separati, più di 500 alberi e alberelli prossimi a insediamenti israeliani. Secondo fonti locali e testimoni oculari, in sei episodi registrati a Qaryut, Sabastiya e Burqa (tutti a Nablus), Ramin (Tulkram) e Beit Ummar (Hebron) coloni hanno appiccato il fuoco a terreni coltivati, causando danni ai raccolti, ed hanno fatto irruzione nei terreni agricoli , danneggiando strutture agricole, condotte idriche e recinzioni metalliche. Nei restanti cinque episodi segnalati in Cisgiordania, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno lanciato pietre, danneggiando otto veicoli palestinesi.

6). Il 23 e il 29 maggio due coloni israeliani sono stati feriti dal lancio di pietre contro veicoli che viaggiavano lungo le strade della Cisgiordania, presso Nablus e Ramallah. Inoltre, un soldato è rimasto ferito in uno speronamento con auto. In altri tre casi separati, segnalati vicino a Nablus, Jenin e Betlemme, palestinesi hanno sparato contro veicoli israeliani, provocando danni a tre veicoli; e ancora, nei pressi di Ramallah e Gerico, presumibilmente ad opera di palestinesi, sono state lanciate pietre contro veicoli israeliani, danneggiandoli. Fonti israeliane hanno riferito che, durante il periodo di riferimento, in totale, sono stati danneggiati sette veicoli israeliani. In un evento separato, il 21 maggio, sulla strada principale della città di Huwwara a Nablus, un soldato israeliano è rimasto ferito in uno speronamento con auto. L’aggressore è fuggito e le forze israeliane hanno avviato una caccia all’uomo, portando restrizioni all’accesso e al movimento palestinese dentro e fuori l’area interessata.

7). Il 22 maggio, i residenti della Comunità di pastori palestinesi di Ein Samiya a Ramallah si sono trasferiti; ciò a causa delle ripetute violenze dei coloni, della riduzione dei pascoli determinata dall’espansione degli insediamenti, oltre che a causa delle demolizioni e delle minacce alla loro scuola da parte delle autorità israeliane. Un totale di 33 famiglie comprendenti 178 persone, tra cui 78 minori, sono state sfollate. Nella sua dichiarazione del 25 maggio 2023, la coordinatrice umanitaria ad interim, Yvonne Helle ha sottolineato la natura non volontaria del loro sfollamento ed ha espresso preoccupazione per l’ambiente coercitivo in Cisgiordania, che ha portato a sfollamenti simili a Wadi as Seeq e Ras a Tin (entrambe a Ramallah) e nelle Comunità di Lifjim (Nablus), provocando lo sfollamento di oltre 180 palestinesi dall’inizio del 2022. Durante la notte del 23 maggio, coloni israeliani hanno fatto irruzione nella Comunità di Ein Samiya, vandalizzando la scuola della Comunità; inoltre hanno danneggiato cisterne d’acqua e distrutto tre latrine mobili.

8). L’intensificazione delle attività di insediamento israeliano nei pressi del villaggio palestinese di Burqa (Nablus) ha sollevato preoccupazioni per la sicurezza delle persone e l’accesso ai mezzi di sussistenza. Il 18 maggio, l’esercito israeliano ha revocato il divieto di ingresso di israeliani nell’insediamento di Homesh e ha assegnato la terra a un Consiglio regionale di coloni. Il 25 maggio, coloni israeliani hanno iniziato a erigere nuove strutture nell’insediamento. Secondo quanto riferito, queste attività fanno parte di un’iniziativa israeliana per “regolarizzare” l’insediamento che, originariamente, fu costruito su terra palestinese di proprietà privata, negandone l’accesso, fin da allora, ai legittimi proprietari palestinesi. L’insediamento fu evacuato nel 2005 e successivamente ricostituito come scuola religiosa.

9). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 43 strutture, comprese undici abitazioni. Di conseguenza, 56 palestinesi, tra cui 33 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 200 altri (seguono dettagli).

Una delle strutture colpite era stata fornita da donatori come assistenza umanitaria alla Comunità di pastori di Umm al Kheir a Hebron, situata in un’area designata dalle autorità israeliane come “zona di tiro 917” e dichiarata chiusa per consentire le esercitazioni dell’esercito israeliano.

Più dell’80% delle strutture colpite (35) si trovavano in Area C. Le restanti otto strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, comprese due strutture residenziali demolite nell’area di Wadi Qaddum a Silwan, provocando lo sfollamento di sette famiglie comprendenti 39 persone, di cui 22 minori. Cinque delle otto strutture demolite a Gerusalemme Est sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre (non conteggiato sopra), durante un’operazione militare israeliana nel Campo profughi di Balata, nell’area A della Cisgiordania, le forze israeliane hanno demolito tre strutture residenziali, sfollando sei famiglie comprendenti 34 persone, tra cui 20 minori.

10). Il 23 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio di Ni’lin (Ramallah) nell’Area B della Cisgiordania e hanno demolito per motivi punitivi la casa a più piani di una famiglia il cui membro, il 9 Marzo 2023, aveva ucciso in Israele un israeliano e ne aveva feriti altri due. Una famiglia, composta da 14 persone, tra cui otto minori, è stata sfollata e due famiglie sono state colpite in altro modo. Dall’inizio del 2023, sono state demolite per motivi punitivi undici case e una struttura agricola, rispetto alle 14 strutture del 2022 e alle tre del 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale.

11). In due occasioni, per consentire esercitazioni militari, le forze israeliane hanno temporaneamente sfollato, per quattro ore, tre famiglie comprendenti 14 persone, della Comunità di pastori di Al Farisiya-Nab’a al Ghazal, nella Valle del Giordano settentrionale. Questa Comunità si trova in una “zona di fuoco”, così dichiarata da Israele ed è considerata ad alto rischio di trasferimento forzato. Le “zone di fuoco” coprono quasi il 30% dell’Area C e ospitano 38 Comunità che comprendono 6.200 persone.

12). In Cisgiordania le chiusure continuano a interrompere l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli).

Il 23 e il 25 maggio, l’esercito israeliano ha eretto cumuli di terra e ha chiuso il cancello stradale all’ingresso dei villaggi di Shufa (Tulkarm) e Beit Iksa (Gerusalemme), rispettivamente per un giorno e per due ore, ostacolando il movimento di almeno 1.400 palestinesi. Secondo quanto riferito, nel caso di Shufa, ciò è avvenuto in risposta a un episodio di spari contro veicoli di coloni israeliani, che ha provocato il ferimento di un colono.

Inoltre, in due distinti episodi, il 16 maggio l’esercito israeliano ha installato due cancelli stradali: uno all’ingresso della città di Gerico e l’altro su una strada che conduce a terreni agricoli nella Comunità di Al ‘Auja a Gerico, ostacolando l’accesso palestinese dentro e fuori la città di Gerico e verso terreni agricoli. Nell’area H2 della città di Hebron, sono stati segnalati un totale di 12 checkpoints volanti, rispetto a una media bisettimanale di due dall’inizio del 2023, con conseguenti lunghi ritardi. Inoltre, durante il periodo in esame, l’accesso palestinese al villaggio di Al Mughayyir (Ramallah) ha continuato a essere limitato, secondo quanto riferito, a causa del lancio di pietre contro veicoli di coloni israeliani.

13). Nella Striscia di Gaza, in almeno 15 casi, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento” contro palestinesi che si avvicinavano o alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa. Non sono stati segnalati feriti o danni, anche se è stato interrotto il lavoro di agricoltori e pescatori. In tre occasioni, i bulldozer militari israeliani hanno spianato il terreno, all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale a Rafah, Khan-Younis e nell’Area Centrale. Il 18 maggio, palestinesi si sono riuniti vicino alla recinzione perimetrale nella città di Gaza per protestare contro l’annuale Giornata di Gerusalemme “Marcia della bandiera”. Le proteste hanno portato a scontri tra forze israeliane e manifestanti palestinesi, vicino alla recinzione, provocando il ferimento di 11 palestinesi, tra cui due minori, una donna e un paramedico.

Ultimi sviluppi (al di fuori del periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto

Il 30 maggio, nei pressi dell’insediamento di Hermesh, tra i governatorati di Jenin e Tulkarm nella Cisgiordania settentrionale, in uno scontro a fuoco, un colono israeliano è stato colpito e ucciso da un palestinese. Le forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo e istituito posti di blocco, ostacolando l’accesso e il movimento dei palestinesi dentro e fuori l’area. In seguito all’accaduto, coloni israeliani hanno attaccato palestinesi e loro proprietà nei villaggi circostanti e agli incroci stradali.

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Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane, ad esempio da civili israeliani o colpiti da razzi palestinesi non giunti a bersaglio , così come quelli la cui causa immediata della morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute. In questo periodo di riferimento, un palestinese che è stato ucciso da un colono israeliano viene conteggiato separatamente.

2 Le vittime israeliane in questi grafici includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata della morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Agenti israeliani hanno aggredito dei militanti in una zona civile, uccidendo un minorenne

Imogen Piper, Meg Kelly e Louisa Loveluck

26 maggio 2023 – The Washington Post

Video di un’aggressione avvenuta il 16 marzo a Jenin mostrano le tattiche sempre più letali degli agenti israeliani

Il Washington Post ha prodotto una ricostruzione in 3D di un momento cruciale durante il raid israeliano del 16 marzo nel centro di Jenin, in Cisgiordania.

Il 16 marzo nel centro di Jenin il traffico era quasi paralizzato, un giovedì pomeriggio inconsueto in Cisgiordania. A distanza di pochi giorni dal mese santo di Ramadan, i ristoranti erano pieni e gli acquirenti si aggiravano in mezzo alle macchine affrettandosi da un negozio all’altro.

Un padre spingeva una carrozzina dopo aver superato una berlina color argento. Dentro all’auto c’erano agenti israeliani in borghese, in attesa di condurre un’operazione contro due miliziani palestinesi che camminavano lì accanto. Omar Awadin, di 14 anni, pedalava sulla sua bici dopo aver terminato da poco la sua ultima commissione della giornata.

Pochi minuti dopo, quattro agenti di sicurezza in borghese sono saltati fuori da una seconda berlina argentata lì vicino inseguendo i militanti e hanno aperto il fuoco.

Scene del genere sono sempre più frequenti in Cisgiordania, dove più di 3 milioni di palestinesi vivono sotto occupazione militare israeliana e dove è salita alla ribalta una nuova generazione di militanti. Israele afferma che raid come questo sono fondamentali per distruggere le reti terroristiche e proteggere i propri cittadini dagli attacchi; i dirigenti palestinesi sostengono che si tratta di crimini di guerra che dovrebbero essere deferiti alla Corte Penale Internazionale.

Le operazioni militari israeliane sono state a lungo una costante della vita qui, ma un tempo avvenivano soprattutto di notte e normalmente finivano con un grande spavento. Quest’anno, sotto il governo più di destra nella storia israeliana, un numero crescente di incursioni si è svolto durante il giorno, in aree urbane densamente popolate come Jenin. Secondo le Nazioni Unite, al 15 maggio erano stati uccisi dalle forze israeliane 108 palestinesi in Cisgiordania e Gerusalemme est, inclusi militanti e civili, più del doppio delle vittime nello stesso periodo dello scorso anno. Almeno 19 erano minori, compreso Omar, che è stato colpito a morte nel raid a Jenin.

Il Washington Post ha sincronizzato 15 video del 16 marzo e ne ha esaminate decine di altri, inclusi filmati delle telecamere di sorveglianza delle aziende circostanti, alcuni dei quali ci hanno messo quasi un mese a venire alla luce. Il Washington Post ha anche parlato con 9 testimoni e ottenuto testimonianze da altri quattro per produrre una ricostruzione in 3D del raid.

L’analisi ha fornito tre risultati fondamentali:

  • Le forze israeliane hanno ucciso Omar. Le autorità israeliane non hanno rilasciato commenti pubblici sulla sua morte.

  • Omar si trovava in mezzo ad almeno 16 civili nella zona, quando gli agenti si sono precipitati in strada con fucili modello AR [armi d’assalto, ndt.] e una pistola, sparando più di 20 colpi e uccidendo i due miliziani, nessuno dei quali era visibilmente armato. Le autorità israeliane in una prima dichiarazione hanno parlato dei miliziani come di “sospetti armati”, ma non hanno fornito prove di quanto sostenuto.

  • Uno dei miliziani è stato colpito più volte dalle forze israeliane dopo che era stato immobilizzato – una palese esecuzione extragiudiziale che esperti hanno affermato potrebbe violare la legge israeliana.

Inoltre esperti consultati dal Washington Post hanno affermato che il raid risulta aver violato un divieto internazionale delle uccisioni extragiudiziali, sostenendo che, oltre alla presenza di così tanti civili, l’illegalità era aggravata dal fatto che i miliziani non sembravano costituire una minaccia imminente.

Il raid è stato condotto da Yamam, l’unità di élite della polizia di frontiera israeliana, che si occupa di operazioni antiterrorismo, comprese incursioni in aree civili.

Dean Elsdunne, un portavoce della polizia israeliana, ha detto che le forze di sicurezza si trovavano nell’area per “arrestare i terroristi responsabili di attacchi con armi da fuoco contro soldati dell’IDF  di fabbricazione di bombe e di altre attività terroristiche.”

In risposta alle prime domande riguardo a Omar, la polizia israeliana ha scritto in una mail al Washington Post che “il soggetto della vostra indagine ha preso parte attiva alla violenta protesta mettendo in pericolo la vita dei soldati.” Non è chiaro a quale protesta si riferisse, ma la prova visiva esaminata dal Washington Post dimostra che nessun disordine è scoppiato prima degli spari.

La polizia ha rifiutato di visionare la prova del Washington Post o di rispondere alle domande poste.

File classificati dell’archivio dei documenti USA, precedentemente inediti e recentemente trapelati in rete tramite la piattaforma di messaggistica Discord, sottolineano la crescente preoccupazione americana che le incursioni israeliane in Cisgiordania – compreso il raid del 22 febbraio a Nablus, dove i soldati israeliani hanno sparato ad un gruppo di civili – potrebbero compromettere gli sforzi internazionali per ridurre la violenza nella regione.

Un’analisi riservata sul raid del 7 marzo a Jenin mette in guardia sul fatto che “quasi certamente avrebbe spinto i miliziani palestinesi a vendicarsi.”

Il raid

Omar aveva trascorso la giornata del 16 marzo consegnando pacchi per il negozio di forniture mediche di suo padre. Alle 15 circa ha lasciato il suo ultimo pacco ad una vicina farmacia, come mostra il filmato della telecamera di sorveglianza che è stato ottenuto dal Washington Post.

Maggiore dei tre figli della famiglia e unico maschio, Omar era straordinariamente gentile, ricorda sua madre, e cercava sempre di coinvolgere altri ragazzini più svantaggiati di lui. Gli piaceva scherzare e nuotare e andare in bici nei suoi giorni liberi.

Uscito dal negozio, si è avvicinato in bici a suo padre, che guidava nella direzione opposta. “Ci siamo incontrati per caso”, dice suo padre, Mohammad Awadin. “Mi ha chiesto 10 shekel [2,50 euro] per comprare dei vestiti, ma dietro di me c’era un poliziotto e non ho potuto fermarmi.”

Quando Omar è tornato verso il negozio del padre è iniziato il raid.

A pochi metri di distanza da lui due miliziani palestinesi – Nidal Khazem, di 28 anni, e Yousef Shreim, di 29 – camminano per strada uno accanto all’altro. Khazem e Shreim superano la seconda berlina d’argento, bloccata nel traffico, in cui gli agenti di Yamam stanno aspettando.

Poi vengono esplosi almeno tre colpi di fucile alle spalle dei due uomini. Khazem è colpito e cade a terra.

In rapida successione compaiono quattro membri delle forze di sicurezza israeliane in borghese. In base al video esaminato dal Washington Post, in seguito due sparano al corpo disteso di Khazem.

Il Washington Post ha identificato almeno 16 civili, compreso Omar, nelle immediate vicinanze, quando gli agenti aprono il fuoco.

Una telecamera di sorveglianza ha ripreso Shreim che corre, inciampa e subito cade sul selciato in mezzo a un gruppo di tre civili, secondo i molti video sincronizzati dal Washington Post.

Una terza videocamera mostra l’istante prima che Omar venga colpito e cada dalla bici.

Dopo che almeno due agenti israeliani hanno puntato le armi verso Shreim, un proiettile colpisce Omar alla schiena. Non è chiaro quale agente israeliano abbia esploso il colpo fatale.

Come si vede nel video, Shreim ritrova l’equilibrio e riprende a correre. Appena svoltato l’angolo segue un’altra raffica di spari. Il video mostra che le forze israeliane sparano almeno cinque volte dopo che è stato colpito la prima volta. Il suo corpo è preda di evidenti convulsioni dopo gli ulteriori spari.

Quindi gli agenti si ritirano verso la loro vettura. Due di loro – uno con una pistola, l’altro con un fucile – si chinano accanto al corpo di Khazem e gli sparano alla testa a bruciapelo.

Il Washington Post ha offuscato alcune sezioni del video a causa della natura delle immagini.

Ad una ventina di metri di distanza Omar è steso su un fianco e riverso sul ventre.

Mi sono avvicinato a Omar chiedendogli che problema ci fosse”, dice Abdallah Abahrah, proprietario del negozio di cosmetici nell’isolato. “Ha detto ‘sono caduto’. Gli ho chiesto se fosse ferito e lui ha detto di no. Abbiamo parlato.”

Non c’era sangue intorno a Omar, ricorda Abahrah, ma poi il suo viso è diventato giallo e la zona intorno ai suoi occhi ha preso un colore bluastro. “Gli tenevo le mani e hanno cominciato a diventare fredde come ghiaccio”, dice Abahrah.

Lui e un altro uomo lo hanno girato e hanno visto che era stato colpito alla schiena. Mentre cercavano di aiutarlo è passata una delle macchine che trasportavano i soldati israeliani.

Nessuna ambulanza poteva raggiungere la scena a causa del traffico e del caos seguiti al raid, dice Abahrah, perciò ha caricato Omar su una macchina e lo ha portato di corsa all’ospedale. Secondo il rapporto dell’ospedale è arrivato che era già morto.

Uccisioni totalmente illegittime

Il Washington Post ha condiviso i suoi risultati con cinque esperti di diritto internazionale: tutti hanno detto che il mortale raid ha violato il divieto di uccisioni extragiudiziali.

Si potrebbe dire con una certa sicurezza che queste sono esecuzioni extragiudiziali”, ha affermato Philip Alston, che è stato relatore speciale dell’ONU sulle esecuzioni sommarie o arbitrarie tra il 2004 e il 2010, dopo aver esaminato le prove fornite dal Washington Post.

Queste specifiche uccisioni sono “totalmente illegittime” in base agli standard internazionali, secondo Michael Lynk, che è stato relatore speciale dell’ONU per i diritti umani nei territori palestinesi fino all’anno scorso. Ha aggiunto che l’illegittimità è stata “aggravata dalla palese scelta di effettuare queste uccisioni mirate in un affollato mercato civile.”

La legge israeliana concede una libertà molto maggiore alle proprie forze nel corso di operazioni anti-terrorismo – anche quando, come in questo caso, i presunti obbiettivi non erano visibilmente armati e non era in corso una sparatoria.

Michael Sfard, un avvocato per i diritti umani che ha contestato la legalità delle uccisioni mirate di fronte alla Corte Suprema di Israele, ha descritto il raid a Jenin come “tipico del modo in cui Israele conduce le sue operazioni di eliminazione fisica.”

Il principio di base, ha affermato Roni Pelli, un avvocato dell’Associazione per i diritti civili in Israele, “è che si apre il fuoco solo se si è messi a rischio.” Ma nella legge israeliana la questione di che cosa costituisca un rischio è ambigua– intenzionalmente, sostengono le associazioni per i diritti.

Una sentenza della Corte Suprema israeliana del 2006 ha sancito una definizione molto estesa di quando possono essere presi di mira presunti miliziani, legalizzando la possibilità di colpire individui che le forze di sicurezza ritengono avere legami con gruppi armati, anche se al momento dell’operazione non rappresentano una minaccia diretta.

Khazem era un membro del gruppo armato della Jihad islamica, mentre Shreim faceva parte delle Brigate al-Qassam, l’ala militare di Hamas, il che li rendeva obbiettivi legittimi per la legge israeliana.

Ma il diritto israeliano e quello internazionale concordano su un punto fondamentale: quando una persona non costituisce più una minaccia non può essere presa di mira con una forza letale. Sparare alla testa di Khazem mentre era immobilizzato è quindi stato probabilmente illegale, hanno affermato esperti in diritto israeliano – ricordando un caso del 2017 quando un tribunale israeliano condannò un medico militare a 18 mesi di carcere per aver sparato mortalmente ad un aggressore palestinese ferito e disarmato a Hebron.

Elor Azaria, il medico, aveva agito “come giudice ed esecutore”, sentenziò il tribunale. La condanna di Azaria fu ridotta a 14 mesi in appello e fu rilasciato dopo 9 mesi, acclamato come un eroe da politici di estrema destra.

Tra coloro che sostennero la sua causa c’era Ben Gvir, un leader radicale dei coloni e attivista anti arabo. Ora Ministro della Sicurezza Nazionale di Israele, Ben Gvir controlla la polizia di frontiera, compresa Yamam.

Elsdunne, il portavoce della polizia israeliana, ha rifiutato di dire se vi fosse un’indagine sulle azioni delle forze di sicurezza israeliane in generale durante il raid, o specificamente sull’uccisione di Khazem. Le forze di sicurezza “agivano in condizioni di pericolo di vita per arrestare dei terroristi”, ha detto al Washington Post.

Ma nessun soggetto preso di mira nel raid “sembrava costituire alcuna minaccia, tantomeno imminente, ed entrambi avrebbero potuto essere arrestati”, ha affermato Lynk. Il fatto di non aver arrestato i due uomini, ha detto Alston, “è stato poi accompagnato dagli ulteriori spari letali anche dopo che i due individui erano stati resi inoffensivi.”

In quella raffica di pallottole è stato ucciso Omar. Aveva fatto una chiamata video a sua madre circa alle 11 di quel mattino, ricorda lei: “Era seduto dietro alla scrivania del padre, così orgoglioso di mostrarmi quanto fosse responsabile.”

Quattro ore dopo era morto.

Hanno contribuito a questa relazione Osama Hassan a Jenin e Cate Brown a Washington.

Imogen Piper è una fotogiornalista per il gruppo di video forensi del Washington Post. Prima di lavorare per il Washington Post, ha lavorato come investigatrice della ong di controllo dei conflitti aerei Airwar (con sede a Londra, ndt). Ha anche lavorato con Forensic Architecture [Architettura Forense, gruppo di esperti che analizza episodi di violazione dei diritti umani fondato dall’architetto israeliano Eyal Weizman, ndt.] e Bellingcat [sito di giornalismo investigativo, ndt.] per dare conto della risposta della polizia durante le proteste del movimento Black Lives Matter nel 2020.

Meg Kelly è una fotogiornalista per il gruppo di video forensi del Washington Post.

Louisa Loveluck è capo dell’ufficio di Baghdad. Precedentemente ha lavorato a Beirut per il

Washington Post e come corrispondente al Cairo per il Daily Telegraph.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Rapporto OCHA del periodo 2 – 15 maggio 2023

). I dettagli dell’escalation delle ostilità, dal 9 al 13 maggio a Gaza e in Israele, sono disponibili negli aggiornamenti flash di OCHA.

Al momento, nella Striscia di Gaza, le Nazioni Unite hanno accertato l’uccisione di 33 palestinesi; un ulteriore decesso è ancora in fase di verifica. Delle vittime accertate, almeno dodici erano civili, tra cui quattro ragazze, due ragazzi, quattro donne e due uomini. Secondo fonti israeliane e palestinesi, almeno tre delle vittime palestinesi sono state uccise da razzi mal funzionanti ricaduti in Gaza. Secondo il Ministero della Salute (MoH) a Gaza, 190 palestinesi sono rimasti feriti all’interno dell’enclave costiera, tra cui 64 minori e 38 donne. In Israele, secondo fonti sanitarie, i razzi hanno ucciso una donna israeliana e un lavoratore palestinese di Gaza e almeno 40 persone sono rimaste ferite.

2). Il 2 maggio, in una prigione israeliana, è morto un palestinese di Jenin dopo uno sciopero della fame durato quasi tre mesi. Al momento di concludere il presente rapporto, le autorità israeliane stavano ancora trattenendo il suo corpo, insieme a quelli di altri 132 palestinesi. Secondo una Organizzazione per i diritti umani, alcuni dei corpi sono trattenuti dal 2016. Dopo la sua morte, tra il 2 e il 3 maggio, gruppi armati palestinesi di Gaza hanno lanciato razzi e altri proiettili contro Israele, provocando, secondo fonti sanitarie, il ferimento di 11 israeliani e tre stranieri, e danni alle proprietà. Le forze israeliane hanno effettuato attacchi aerei e bombardamenti, secondo quanto riferito, prendendo di mira strutture militari di Gaza. A seguito degli attacchi aerei israeliani, secondo quanto riferito, un palestinese è stato ucciso e altri cinque sono rimasti feriti dalle schegge di un razzo. Inoltre, secondo quanto riferito, sono state danneggiate proprietà civili, tra cui diverse case, una scuola, linee elettriche e idriche.

3). Nel corso di tre operazioni che hanno coinvolto forze sotto copertura e scontri a fuoco con palestinesi, le forze israeliane hanno ucciso sette palestinesi e ferito altri 236 (seguono dettagli).

Il 4 maggio, le forze israeliane sotto copertura hanno fatto irruzione nella Città Vecchia di Nablus, dove hanno circondato e sparato proiettili esplosivi contro un edificio residenziale, uccidendo tre palestinesi, distruggendo una casa e provocando danni ad altre tre case. Secondo l’esercito israeliano, tra le vittime c’erano palestinesi sospettati di aver ucciso, il 7 aprile, tre coloni israeliani tra cui un minore. L’operazione è durata circa tre ore, durante le quali sono rimasti feriti 156 palestinesi, di cui quattro colpiti da proiettili veri. Durante l’operazione è stato necessario evacuare dozzine di scolari e personale della vicina scuola. Più di 50 alunni hanno ricevuto cure mediche dopo aver inalato gas lacrimogeni sparati dalle forze israeliane. Secondo fonti mediche, durante l’operazione le forze israeliane hanno limitato il movimento delle ambulanze nell’area.

Il 6 maggio, le forze israeliane sotto copertura hanno condotto un’altra operazione nel Campo profughi di Tulkarm, dove hanno circondato una casa e hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi. Due palestinesi sono stati uccisi; secondo l’esercito israeliano entrambi avevano partecipato a uno scontro a fuoco con le forze israeliane e avevano precedentemente sparato e ferito un colono israeliano. Due palestinesi sono rimasti feriti e altri due sono stati arrestati, compreso uno dei feriti.

Il 13 maggio, le forze israeliane sotto copertura, usando un autobus palestinese, hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Balata (Nablus), hanno circondato un edificio e hanno sparato a dei palestinesi. Due palestinesi sono stati uccisi da proiettili veri sparati dalle forze israeliane. Secondo l’esercito israeliano entrambi erano armati, mentre testimoni oculari e Organizzazioni per i diritti umani riferiscono che non erano né armati né coinvolti in uno scontro a fuoco. Durante la stessa operazione, altri 78 palestinesi sono rimasti feriti; di cui tre colpiti da munizioni vere.

4). Le forze israeliane hanno ucciso altri quattro palestinesi durante altre tre operazioni, alcune delle quali avrebbero comportato scontri a fuoco con palestinesi (seguono dettagli).

Il 10 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione a Qabatiya (Jenin), dove hanno sparato e ucciso due palestinesi che, secondo l’esercito israeliano, avevano sparato contro di loro. Un passante palestinese è stato ferito ed è morto il giorno successivo per le ferite riportate. Durante l’operazione, i palestinesi hanno lanciato pietre e ordigni esplosivi contro le forze israeliane. Secondo quanto riferito, separatamente, ha avuto luogo anche uno scontro a fuoco.

L’11 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarm) dove, secondo quanto riferito, hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi, due dei quali sono rimasti feriti. Durante lo stesso episodio, un anziano palestinese che transitava nell’area,è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane. Secondo le forze israeliane, un soldato israeliano è rimasto ferito.

Il 15 maggio, nel Campo profughi di Askar (Nablus), le forze israeliane hanno ucciso un palestinese in un episodio in cui le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre e petardi contro di loro. Le forze erano entrate nel Campo per un sopralluogo nella casa di famiglia di un palestinese accusato di aver ucciso due coloni israeliani; secondo quanto riferito, intendevano preparare la demolizione punitiva della casa. Un minore palestinese è stato ferito con proiettili veri. Dall’inizio del 2023 fino al 15 maggio, in Cisgiordania (inclusa Gerusalemme est), le forze israeliane hanno ucciso 108 palestinesi, più del doppio del bilancio di vittime (51) nello stesso periodo nel 2022.

5). In episodi separati, registrati ai checkpoints militari israeliani, le forze israeliane hanno ucciso altri due palestinesi, un uomo e una donna (seguono dettagli).

Il 13 maggio, a un checkpoint sulla Linea Verde, vicino all’ingresso di Barta’a (Jenin), le forze israeliane hanno sparato uccidendo un palestinese. Secondo l’esercito israeliano, l’uomo aveva tentato di accoltellare un soldato israeliano; non sono stati segnalati feriti israeliani.

Il 4 maggio, le forze israeliane hanno sparato uccidendo una donna palestinese che aveva accoltellato un soldato israeliano di stanza a un checkpoint sulla Linea Verde, vicino all’ingresso di Barta’a (Jenin) nella città di Huwwara (Nablus). Un soldato israeliano è rimasto ferito. Dall’inizio dell’anno, in Cisgiordania, sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane 12 palestinesi mentre attaccavano o presumibilmente tentavano di attaccare le forze israeliane.

6). In Cisgiordania sono stati feriti dalle forze israeliane 688 palestinesi, tra cui almeno 72 minori; 54 di loro sono stati colpiti con proiettili veri (seguono dettagli).

Dei feriti, 516 sono stati segnalati durante nove operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte dalle forze israeliane, compresi i 240 feriti palestinesi riportati nelle operazioni menzionate sopra.

In due casi, le forze israeliane hanno ferito nove palestinesi (tutti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni): il primo caso è stato registrato nella Comunità palestinese di Qaryut (Nablus), in seguito all’ingresso di coloni israeliani (accompagnati da forze israeliane) presso una sorgente; il secondo caso, all’ingresso di Deir Sharaf (Nablus), in seguito al lancio di pietre da parte di coloni israeliani contro veicoli palestinesi.

Altri 145 palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan e Beita (entrambi a Nablus), Kafr Qaddum (Qalqilya), Shufa (Tulkarm), presso il Campo profughi di Al ‘Arrub (Hebron) e nella città di Betlemme, durante manifestazioni contro le restrizioni di accesso, l’espansione degli insediamenti e la morte di un prigioniero palestinese (di cui sopra).

Altri sei palestinesi, tra cui due minori, sono rimasti feriti quando palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane di stanza a un checkpoint recentemente costituito all’ingresso dei villaggi di Al Mughayyir (Ramallah) e Deir Sharaf (Nablus); le forze israeliane hanno usato munizioni vere e proiettili di gomma. In altri episodi, le forze israeliane hanno sparato e ferito due palestinesi che stavano cercando di raggiungere i loro luoghi di lavoro in Israele attraverso brecce abusive praticate nella Barriera, vicino a Habla (Qalqilya).

Dieci feriti aggiuntivi sono stati segnalati durante un caso di confisca a Jubbet adh Dhib (Betlemme) e una demolizione punitiva a Haris (Salfit) (vedere ulteriori dettagli di seguito). Complessivamente, 587 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 54 sono stati colpiti da proiettili veri, 39 sono stati feriti con proiettili di gomma, tre sono stati feriti da schegge e cinque sono stati aggrediti fisicamente.

7). In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito cinque palestinesi, di cui tre con proiettili veri, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 28 casi. Ciò si aggiunge al ferimento di nove palestinesi da parte delle forze israeliane nei due episodi summenzionati che hanno coinvolto coloni a Qaryut e Deir Sharaf (entrambi a Nablus) (seguono dettagli).

L’8 maggio, a Jalud (Nablus), coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dall’insediamento di Esh Kodesh, hanno aggredito fisicamente e ferito un contadino palestinese mentre lavorava nel suo podere.

Il 10 maggio, a Deir Dibwan (Ramallah), un gruppo di coloni israeliani, alcuni armati, hanno sparato e ferito con proiettili veri due palestinesi ed hanno aggredito fisicamente e ferito un minore palestinese.

Il 12 maggio, a Silwad (Ramallah), vicino all’insediamento israeliano di Ofra, palestinesi si sono scontrati, lanciando pietre, con coloni che pascolavano il loro bestiame su terreni coltivati di proprietà palestinese. Un palestinese è stato ferito con proiettili veri e un altro è stato aggredito e ferito fisicamente.

Secondo fonti della Comunità, durante il periodo di riferimento, più di 870 alberi e alberelli sono stati vandalizzati su terra palestinese prossima agli insediamenti israeliani, anche dove l’accesso palestinese alla terra richiede l’approvazione dell’esercito israeliano; tali danni sono stati segnalati in 13 casi riferiti alla Cisgiordania. In altri dieci casi, registrati a Ein Samiya, Rammun, Silwad, Deir Dibwan e Al Mazra’a al Qibliya (tutti a Ramallah), Biddya (Salfit), Jalud (Nablus), Maghayir al Abeed (Hebron), secondo testimoni oculari e fonti delle Comunità locali, coloni hanno fatto irruzione nelle case e nei terreni agricoli danneggiando raccolti, due strutture residenziali e agricole e provocando danni al bestiame. Nei rimanenti undici casi segnalati in Cisgiordania, coloni israeliani hanno lanciato pietre, danneggiando 11 veicoli palestinesi.

8). In Cisgiordania, in quattro diversi episodi, sono rimasti feriti due coloni israeliani, tra cui una donna (seguono dettagli).

In un episodio registrato il 2 maggio, un palestinese ha sparato a un veicolo israeliano nei pressi di Shufa (Tulkarm).

In altri due casi, persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania, causando danni a due veicoli. Inoltre, a Husan (Betlemme), palestinesi hanno appiccato il fuoco a un veicolo di coloni. Complessivamente, secondo fonti israeliane, sono stati danneggiati almeno quattro veicoli israeliani.

9). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 42 strutture, comprese 17 case. Nove delle strutture erano state fornite da donatori come assistenza umanitaria, inclusa una scuola (maggiori dettagli di seguito). Di conseguenza, 50 palestinesi, tra cui 23 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 600 altri. Più della metà delle strutture colpite (26) erano in Area C, inclusa una scuola finanziata da donatori. Le restanti 16 strutture sono state demolite a Gerusalemme est, comprese due strutture residenziali demolite nell’area di Wadi Qaddum, a Silwan, provocando lo sfollamento di sette famiglie comprendenti 39 persone, tra cui 22 minori. Altre sette strutture sono state distrutte dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre (non conteggiata sopra), nell’Area A della Cisgiordania, le forze israeliane hanno distrutto una struttura residenziale e causato danni ad altre tre, durante un’operazione delle forze israeliane condotta nella Città Vecchia di Nablus (vedi sopra).

10). Nel sud di Betlemme è stata demolita una scuola finanziata da donatori. Il 7 maggio, adducendo la mancanza di un permesso di costruzione rilasciato da Israele e problemi di sicurezza strutturale, le forze israeliane hanno demolito una scuola palestinese finanziata dall’UE che ospitava almeno 40 alunni di Jubbet Adh Dhib (Betlemme). Cinquantasette scuole in tutta la Cisgiordania sono a rischio demolizione.

In un caso separato, il 10 maggio, l’amministrazione civile israeliana, insieme alle forze israeliane, ha smantellato e confiscato due tende che erano state utilizzate come aule temporanee per gli alunni della scuola di Jubbet adh Dhib. Le tende erano state fornite come assistenza umanitaria in risposta alla demolizione del 7 maggio. Durante la confisca sono scoppiati scontri tra residenti palestinesi e forze israeliane, durante i quali i palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato proiettili di gomma e lacrimogeni; di conseguenza, otto palestinesi sono rimasti feriti. Attrezzature scolastiche, comprese sedie e scrivanie, sono state confiscate dalle forze israeliane.

11). Il 2 e 3 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nei villaggi di Hajja (Qalqilya) e Haris (Salfit), nell’Area B della Cisgiordania, e hanno demolito per motivi punitivi due case a più piani; appartenevano a famiglie i cui membri avevano ucciso quattro israeliani e ne avevano feriti altri. Tre famiglie, composte da 14 persone, tra cui otto minori, sono state sfollate. Altri nove, tra cui tre minori, sono stati colpiti in forme diverse. Durante la demolizione, i palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane che hanno sparato lacrimogeni, ferendo un palestinese. Dall’inizio del 2023, sono state demolite, per motivi punitivi, dieci case e una struttura agricola, rispetto alle 14 strutture demolite in tutto il 2022 e alle tre nel 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale, poiché prendono di mira le famiglie di un aggressore, o presunto aggressore.

12). In Cisgiordania, le chiusure continuano ad impedire l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli).

All’ingresso del villaggio di Shufa (Tulkarm), il 2 maggio, l’esercito israeliano ha eretto cumuli di terra e blocchi di cemento e il 14 maggio ha installato un cancello stradale, ostacolando il movimento di almeno 1.400 palestinesi; ciò è accaduto, secondo quanto riferito, in risposta a spari contro veicoli di coloni israeliani che hanno provocato il ferimento di un colono.

Nell’area H2 della città di Hebron, continuano le segnalazioni di numerosi checkpoints “volanti”, principalmente nell’area non riservata della città. Complessivamente, sono stati rilevati un totale di 12 checkpoints volanti, rispetto a una media bisettimanale di due registrata dall’inizio del 2023. Le forze israeliane hanno intensificato i controlli di sicurezza a questi checkpoints, causando lunghi ritardi per le persone in transito (fino a tre ore in alcuni casi ).

13). Nella zona non interdetta dell’area H2 di Hebron, il 3 maggio, a causa di una disputa sulla proprietà, le autorità israeliane hanno emesso un ordine di sgombero definitivo contro due strutture a più piani, tra cui un laboratorio di falegnameria. Questo sgombero inciderebbe sul sostentamento di una famiglia palestinese composta da dieci persone, tra cui otto minori. I palestinesi che vivono nell’area H2 sono esposti a politiche e pratiche israeliane coercitive.

14). Nella Striscia di Gaza, nei pressi della recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento” in almeno dieci casi (tutti segnalati prima dell’escalation delle ostilità). Non sono stati segnalati feriti o danni. In una occasione, bulldozer militari israeliani hanno spianato i terreni della zona centrale prossimi alla recinzione perimetrale, all’interno di Gaza. Durante l’escalation delle ostilità, adducendo problemi di sicurezza, le autorità palestinesi locali hanno vietato tutte le attività di pesca al largo della costa di Gaza, per un totale di sei giorni.

Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane (ad esempio da civili israeliani) o colpiti da razzi palestinesi non giunti a bersaglio, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’aggressore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute.

2 Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’aggressore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Gaza: i nomi dei bambini uccisi nell’attacco di Israele

Redazione Middle East Eye

11 maggio 2023 –  Middle East Eye

In cinque giorni di bombardamenti sono morti almeno sette minori palestinesi

Strazianti immagini sono giunte dalla Striscia di Gaza da quando il 9 maggio è iniziata l’offensiva di Israele nell’enclave assediata.

Edifici residenziali sono stati rasi al suolo mentre continuava il bombardamento israeliano con le famiglie costrette sulla strada.

I bambini sono stati i più colpiti, con almeno sette minori fra i 33 palestinesi uccisi.

In alcuni video che circolano online si vedono bambini che piangono di paura mentre sopra di loro continua il bombardamento, mentre altri cercano tra le macerie delle proprie case i loro cari e i loro beni.

Finora sono state danneggiate più di 500 unità abitative e i civili descrivono il terrore per la terra che trema sotto i loro piedi.

Ora diamo uno sguardo ai bambini uccisi nell’offensiva:

Mayar Tariq Ibrahim Ezz el-Din, 11 anni

Mayar Tariq Ibrahim Ezz el-Din è stata uccisa il 9 maggio 2023 a Gaza City. Aveva 11 anni.

Mayar e suo fratello Ali sono figli di Tareq Ibrahim Ezz el-Din, un comandante militare della Jihad islamica palestinese (PIJ).

La famiglia stava dormendo quando un jet da combattimento israeliano ha preso di mira l’intero piano del loro edificio residenziale nel quartiere di al-Remal nel centro di Gaza City.

Nell’attacco sono stati uccisi 15 palestinesi, compresi tre membri della PIJ, quattro bambini e quattro donne.

Secondo il Ministero della Sanità di Gaza altre 20 persone sono state ferite, compresi tre bambini e sette donne, alcuni dei quali sono in gravi e critiche condizioni.

Ali Tariq Ibrahim Ezz el-Din, nove anni


Ali Tariq Ibrahim Ezz al-Din è stato ucciso insieme a sua sorella Mayar il 9 maggio 2023 a Gaza City. Aveva 9 anni.

Ali, prima di essere ucciso, con sua sorella aveva comprato dei dolci e preparato i vestiti, eccitato per il giorno seguente, in cui doveva partire in gita scolastica.

Gli utenti dei social media hanno condiviso online fotografie dei fratelli durante gli allegri festeggiamenti e hanno pianto la loro perdita.

L’attacco ha distrutto completamente la casa della famiglia ed anche le abitazioni circostanti.

Hajar Khalil Salah el-Bahtini, cinque anni

Hajar Khalil Salah el-Bahtini, di cinque anni, è stata uccisa il 9 maggio 2023 a Gaza City insieme a sua madre di 44 anni, Layla el-Bahtini. E’ la figlia del comandante delle brigate Al-Quds Khalil al-Bahtini, anch’egli ucciso nel raid che ha colpito la loro casa.

Molti hanno condiviso foto di Hajar a scuola e hanno condannato Israele per aver preso di mira dei bambini negli attacchi.

Testimoni oculari che hanno parlato con Middle East Eye hanno descritto una sensazione di paura tra i bambini, che mostrano anche segni di disordine da stress post traumatico (PTSD).

Le scuole sono state chiuse mentre i ragazzi piangono i loro compagni e molti edifici hanno subito gravi danni.

Layan Bilal Maddoukh, otto anni

Layan Bilal Maddoukh, di otto anni, è stata uccisa il 10 maggio 2023 in un raid israeliano che ha colpito edifici residenziali nella via al-Sahaba a Gaza City.

Tamim Mohamed Dawoud, quattro anni

Tamim Mohamed Daoud, di quattro anni, è morto per un attacco di panico in seguito ad un attacco aereo israeliano sul suo quartiere a Gaza il 10 maggio 2023, ha detto suo padre a Middle East Eye.

Iman Adas, 17 anni 

Iman è stata uccisa insieme a sua sorella maggiore Dania, che si sarebbe sposata dopo pochi giorni.

Le sorelle sono state uccise in un attacco aereo che ha preso di mira la casa del loro vicino nelle prime ore del mattino.

I muri della loro casa sono diventati un mucchio di macerie mentre i loro beni si intravvedevano tra i frammenti di vetri e pietre.

Yazan Jawdat Elayyan, 16 anni

Centinaia di persone hanno partecipato ad un corteo funebre per l’adolescente, in cui hanno pianto la sua morte.

Testimoni hanno detto ai notiziari locali che dormivano quando è esploso il rumore assordante degli attacchi aerei e la casa di Elayyan si è sgretolata.

Io e mia moglie stavamo dormendo quando abbiamo sentito il rumore e i bambini sono saltati in piedi”, ha raccontato un testimone ai media locali.

Abbiamo guardato fuori e abbiamo visto l’edificio coperto di fumo e completamente distrutto. Tutto tremava…non vi è stato un preventivo avviso perché le persone se ne andassero.”

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)