L’esercito israeliano modifica le regole di ingaggio riguardo a quando sparare, ora chi lancia pietre è un bersaglio

Redazione di PC

21 dicembre 2021– Palestine Chronicle

Media israeliani hanno informato che l’esercito ha modificato le regole per aprire il fuoco, consentendo ai soldati di sparare a manifestanti palestinesi che lancino pietre contro auto dei coloni israeliani nella Cisgiordania occupata anche se non rappresentano più una minaccia immediata.

Questa politica sarebbe stata inaugurata circa un mese fa, ma all’epoca l’esercito israeliano aveva evitato di renderla pubblica.

Un portavoce dell’esercito israeliano ha confermato lunedì le modifiche al quotidiano Times of Israel [quotidiano israeliano in lingua inglese, ndtr.] solo dopo notizie riguardo alle regole per aprire il fuoco pubblicate dai media.

Citando media israeliani RT [Russia Today, rete televisiva russa finanziata dallo Stato, ndtr.] ha informato che, in base alle nuove norme, le forze di occupazione israeliane hanno il permesso di mettere in atto l’intero protocollo di arresto, compreso l’uso di forza letale contro palestinesi “sospetti”, se li vedono lanciare pietre e bottiglie molotov contro veicoli, anche se non hanno più alcun oggetto in mano.

In precedenza ai soldati israeliani dell’occupazione era consentito in teoria sparare a palestinesi solo quando, durante l’arresto, stavano ancora lanciando pietre o bombe incendiarie. Tuttavia nella pratica spesso i giovani palestinesi sono stati colpiti in vario modo e si è indagato ben poco riguardo a vittime palestinesi uccise o ferite dall’esercito israeliano.

RT ha anche informato che, secondo il portavoce militare israeliano, le modifiche sono state necessarie perché in molti casi le precedenti regole di ingaggio consentivano a presunti aggressori palestinesi di evitare di pagare per le proprie azioni.

I cambiamenti introdotti dall’esercito israeliano sono già stati contestati da alcuni giuristi. Liron Libman, ex-capo della procura militare, ha detto a Times of Israel che “una persona che sta scappando non rappresenta una minaccia” e che l’uso della forza letale dovrebbe “essere solo una misura estrema.”

Eliav Lieblich, docente di diritto all’università di Tel Aviv, afferma che le nuove regole contravvengono alle leggi internazionali sui conflitti armati dato che non è in corso un conflitto in Cisgiordania, così come le leggi sui diritti umani, in quanto non rispondono alle esigenze di autodifesa.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)