Il Ministro della Sanità israeliano paragona il suo obbligo di vaccinare i palestinesi a quello che hanno i palestinesi di prendersi cura dei “delfini del Mediterraneo”

Philip Weiss

24 gennaio 2021 Mondoweiss

Quando Andrew Marr, giornalista e presentatore della BBC, ha incalzato il Ministro israeliano della Sanità Yuli Edelstein chiedendogli perché Israele non estenda il suo piano di vaccinazione ai palestinesi che vivono nei territori occupati, Edelstein ha affermato che l’obbligo che Israele ha nei loro confronti è equivalente a quello del suo omologo palestinese “di prendersi cura dei delfini del Mediterraneo.” Sì, avete sentito bene. 

Ecco quello che si sono detti. Sorprende che i servizi sui media USA parlino delle percentuali israeliane di vaccinazione come qualcosa da prendere a modello. (uno per tutti, Richard Engel di NBC)

Marr: L’ONU ha dichiarato che siete legalmente tenuti ad assicurare un accesso rapido e paritario ai vaccini anti Covid-19 ai palestinesi che vivono sotto occupazione. Perché non lo fate?

Edelstein: Per quanto riguarda i vaccini, penso che l’obbligo di Israele valga prima di tutto nei confronti dei propri cittadini. Non pagano forse le tasse per questo? Ma ciò detto, ricordo pure che è nostro interesse – non un obbligo legale – che è nostro interesse fare in modo che i palestinesi abbiano il vaccino e non trasmettano il Covid-19.

Marr: Capisco, ma i palestinesi vi hanno chiesto i vaccini e voi non glieli avete dati, e secondo la Convenzione di Ginevra, la 4^ Convenzione di Ginevra, Israele ha l’obbligo di farlo. Posso leggerglielo. L’articolo 56 dice che Israele “deve adottare e fornire le misure di profilassi e prevenzione necessarie a combattere la diffusione di malattie ed epidemie in collaborazione con le autorità locali.” Ecco, questo significa il vaccino. Perché non gli fornite il vaccino?

Edelstein: Direi che prima di tutto dovremmo analizzare anche i cosiddetti Accordi di Oslo laddove si dice chiaro e tondo che i palestinesi devono badare loro alla propria salute.

Marr: Scusi se la interrompo nuovamente, ma l’ONU afferma che su questo la legge internazionale prevale sugli Accordi di Oslo.

Edelstein: Se è responsabilità del Ministro della Sanità israeliano prendersi cura dei palestinesi, allora quale è esattamente la responsabilità del Ministro della Salute palestinese? Prendersi cura dei delfini del Mediterraneo?

Marr: Scusi, lasci che le dica che anche molti dei vostri stessi cittadini pensano che dovreste fare di più. Duecento rabbini hanno dichiarato in una petizione: “Un imperativo morale dell’ebraismo richiede di non mostrarci indifferenti nei confronti delle sofferenze del prossimo, ma di mobilitarci e offrire il nostro aiuto nel momento del bisogno.” Hanno ragione i rabbini o no?

Edelstein: Direi che i rabbini hanno sempre ragione, ma aggiungo anche che è esattamente per questo motivo che quando i palestinesi e le loro unità mediche si sono rivolti a noi per questioni sanitarie, ho autorizzato la fornitura di qualche vaccino alle equipe mediche della Autorità Nazionale Palestinese che hanno in cura pazienti Covid. Come è chiaro da questa intervista, non l’ho fatto perché credo che abbiamo degli obblighi legali in tal senso, ma perché mi rendo conto che in questa fase ci sono medici ed infermieri che non ricevono il vaccino. 

 

Alcuni anni dopo un massacro israeliano a Gaza Jimmy Carter ebbe a dire che Israele tratta i gazawi come se fossero animali e per questo venne accusato di antisemitismo; stavolta il messaggio arriva direttamente da un israeliano.

Aggiungo che è impossibile immaginare che un giornalista di un’emittente USA sia duro come Marr nei confronti del Ministro della Sanità israeliano. Anche se quel giorno si avvicina.

La contraddizione fra le posizioni che prenderanno gli USA sui temi della diversità/parità e la loro relazione con il regime suprematista ebraico diventerà schiacciante nell’era Biden. Negli USA qualunque funzionario della sanità usasse un linguaggio simile a quello di Edelstein perderebbe il posto.

 

 

(traduzione dall’inglese di Stefania Fusero)

 




Ultimissime sulle elezioni israeliane: ‘Gli israeliani’ e la propaganda del corona

Jonathan Ofir

4 gennaio 2021 – Mondoweiss

Ron Huldai, da vent’anni sindaco di Tel Aviv, ha formato un nuovo partito, “Gli israeliani”, per abbattere definitivamente Netanyahu. Ma Netanyahu ha ancora una carta da giocarsi: il vaccino contro il coronavirus.

Israele si sta avviando verso la quarta tornata elettorale in due anni, questa volta con la scusa di non essere riusciti ad approvare il bilancio 2020. Benny Gantz, il cavaliere bianco liberale, ex generale entrato in politica due anni fa vantandosi di aver riportato Gaza “all’età della pietra”, si è dimostrato un perdente incapace di costituire una reale minaccia per Netanyahu. Lui non vedrà arrivare il suo ‘turno’ [come primo ministro, ndtr.], proprio come la maggioranza degli israeliani si aspettava fin dall’inizio, e secondo i sondaggi i resti del suo partito Blu e Bianco si aggirano appena intorno alla soglia di sbarramento di 4 seggi.

Dal Likud, lo stesso partito di Netanyahu, proviene Gideon Sa’ar, un altro cavaliere bianco con politiche probabilmente ancora più a destra di Netanyahu stesso. Lui salverà Israele con il suo partito “New Hope – Unity for Israel”, [Nuova Speranza – Unità per Israele] difendendo la supremazia ebraica dei “diritti naturali e storici del popolo ebraico sulla terra di Israele”, sostenendo i “valori dello Stato nazionale del popolo ebraico”. Sa’ar, il Netanyahu senza champagne e sigari, negli ultimi sondaggi si aggira sui 17 seggi, rispetto ai 22 previsti una settimana fa, (in Israele, per creare una coalizione di governo, c’è bisogno di una maggioranza di 61 seggi sui 120 del parlamento).

Nessun altro cavaliere bianco?

Ron Huldai, da lungo tempo sindaco di Tel Aviv, ha appena annunciato il suo nuovo partito. Tenetevi forte: ‘Gli Israeliani’. Dovete ammetterlo, un nome originale. E arrogante: noi siamo i ‘veri’ israeliani. In che senso? Huldai rappresenta la vecchia ideologia laburista israeliana, liberale se paragonata alla destra, ma elitaria nel suo sionismo militante, ovviamente. Perciò, Huldai come prima fra le sue credenziali ha scelto di dire che è stato un pilota da guerra. Sai, è una di quelle cose che questi israeliani fanno. Se hai la qualifica di pilota di aerei da combattimento la tiri fuori per prima. Poi ci sono anche quelle di educatore e sindaco. Huldai cerca di riaccendere la speranza del partito laburista israeliano, anche se il partito è appena finito nel dimenticatoio e si dubita che riesca a superare la soglia di sbarramento. Huldai ha dalla sua Amir Peretz, leader del Labor che ha appena lasciato vacante il suo posto, nel caso ci sia qualcuno che veramente lo voglia.

Gli Israeliani’ sembra essere andato bene nel primo sondaggio, attorno agli 8 seggi. Potrebbe piacere ad alcuni fra gli elettori di sinistra che erano andati verso il centro con Blu e Bianco, ma sono rimasti delusi. Ofer Shelah, uno dei suoi leader, ha appena cercato di formare un suo partito per suscitare un maggiore interesse a sinistra, ma i sondaggi lo danno vicino allo zero. Avi Nissenkorn, uno dei ministri di spicco di Gantz (fino ad ora ministro della Giustizia), è passato a Huldai.

Ancora una volta, come è stato pe le tre precedenti elezioni, qui non c’è un blocco assolutamente chiaro per la creazione di un governo. Il Likud ha perso un numero considerevole di voti a causa della scissione di Sa’ar e si aggira ora attorno ai 26 seggi (dai 36 dell’ultima elezione a marzo); ciononostante è di gran lunga il maggior partito e Netanyahu di gran lunga il candidato premier più popolare, più del doppio rispetto a Sa’ar.

E il blocco di Netanyahu? Consisterebbe di quelli che non sono nel campo di chi dice ‘ Purché non sia Netanyahu’, che include i partiti religiosi Shas [partito sefardita, ndtr.] e United Torah Judaism [Giudaismo unito nella Torah, ebrei haredim ultraortodossi ashkenaziti, ndtr.] (insieme raggiungono un consistente numero di 15-16 seggi) e Yamina, il partito nazionalista di destra di Naftali Bennett, ora, stando ai sondaggi, con circa 13 seggi. Yamina è salito fino a 19 all’inizio del mese, ma Sa’ar potrebbe avergli portato via i più moderati. Quindi se aggiungiamo i 26 seggi del Likud si arriva appena a 55. Ma neanche i blocchi rivali, da destra a sinistra, vanno oltre.

È chiaro che dal punto di vista di Netanyahu il sogno sarebbe semplicemente di ampliare i votanti del Likud per riprendersi quei circa 6 seggi e continuare a governare per sempre.

Ma c’è bisogno di un cambio di passo. Qualcuno ha delle idee?

Ma ovvio: il coronavirus.

La propaganda del Corona

Netanyahu ha adocchiato da tempo l’opportunità di essere il ‘re del corona’ e di battere la minaccia del COVID-19 al punto da diventare famoso come il padre della Nazione che la proteggerà come nessun altro. Gli accordi tanto strombazzati sotto il re Trump con gli EAU, Bahrain, Sudan, Marocco sono stati un bel lavoro, ma non decisivi. Dopotutto, le decine di migliaia di turisti israeliani che vanno a Dubai, molti dei quali turisti sessuali, non porteranno così tanti seggi. Ora in Israele c’è il terzo lockdown e la gente vuole uscire, non necessariamente per andare a Dubai, basterebbe uscire di casa.

Perciò Netanyahu sta lavorando freneticamente per assicurarsi un’enorme quantità di dosi di vaccino per gli israeliani, ma, cosa importante, non per i palestinesi sotto occupazione. Si è vantato di chiamare l’amministratore generale di Pfizer alle due di notte. È stato riportato che la Germania avrebbe cambiato le regole sulla condivisione europea del vaccino per dare a Israele parte della quota destinata alla UE per via della ‘relazione speciale’ [con Israele, ndtr.]. Un funzionario dell’ambasciata israeliana ha detto che “ la Germania vede Israele come parte dell’Europa quando si tratta di procurarsi il vaccino e perciò ne permetterà l’invio in Israele quando sarà approvato.” 

Il Likud di Netanyahu continua a tirar fuori il vaccino quando si tratta di rispondere agli sfidanti. “Auguriamo a Gantz e Huldai buona fortuna mentre il primo ministro Netanyahu porta in Israele milioni di vaccini, traghetta Israele fuori dalla crisi da coronavirus e ci dà la vita,” ha ribattuto in risposta al recente annuncio di Huldai di correre alle elezioni.

Netanyahu ha fatto il suo atteso spettacolino della vaccinazione in pubblico il 19 dicembre e Israele è entrato nella corsa per vaccinare gli israeliani ventiquattr’ore su ventiquattro. Ora si vantano di essere i primi al mondo, avendo vaccinato circa il 7% della popolazione (con la prima dose). Per esempio, questo video da hasbara [propaganda israeliana] trasmesso sul canale 4IL: “La Nazione start-up è diventata la VacciNazione! Con il 7% della popolazione già vaccinata, oltre 600.000 vaccini somministrati Israele è al #1 posto al mondo per le vaccinazioni.”

Nel video si vaccina persino un ‘arabo’, un druso [popolazione araba che collabora con Israele, ndtr.]. Naturalmente è per far scena. Se Israele veramente adempisse i suoi obblighi di potenza occupante, allora dovrebbe vaccinare molti ‘arabi’(palestinesi) in più.

No, quello che adesso è importante per Netanyahu è la corsa contro il tempo per inoculare una consistente quantità di israeliani, soprattutto tutti i coloni dei territori palestinesi occupati, entro il 23 marzo, data delle elezioni. Netanyahu ha affermato che Israele sarà in salvo “entro poche settimane”. Vuole che su questo Israele sia #1. Ci aveva già provato prima, lo scorso anno quando aveva detto che in primavera Israele sarebbe stato il posto più sicuro, ma poi in estate era diventato il posto più insicuro. Ma ora sembra più probabile che la popolazione israeliana ebraica possa essere convinta della sua abilità di portarle la salvezza. Pare che Israele stia somministrando circa 150.000 dosi al giorno, quindi in un mese potrebbe vaccinare circa metà dei suoi cittadini.

Netanyahu la vede come una guerra da cui potrebbe uscire vincitore. E bisogna tener conto dell’aspetto: “cosa c’è di meglio?” I più vogliono vaccinarsi, certamente vogliono la fine del COVID-19, almeno per loro. E chi se ne importa dei palestinesi.

In questo modo, Netanyahu entrerebbe nelle vene degli israeliani. Capirebbero quanto profondamente ci tiene a loro. E in quei momenti di beatitudine, potrebbero ridargli quei seggi che quelli del ‘purché non sia Netanyahu’ gli hanno tolto. Netanyahu farà vedere a tutti che è lui quello di cui hanno veramente bisogno ‘gli israeliani.’     

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)