‘Separazione con solida maggioranza ebraica’: alla conferenza di J Street appello per una versione israeliana delle leggi ‘Jim Crow’

Philip Weiss

10 dicembre 2022 – Mondoweiss

È sicuramente scioccante sentire pubblicizzata la separazione razziale in uno contesto progressista americano, ma, lo scorso fine settimana, alla conferenza di J Street [associazione  ebraica sionista americana che promuove la soluzione a due Stati, N.d.T.] un politico israeliano, Yair Golan, ha promosso come l’unica soluzione alla questione palestinese una esplicita visione di un Israele con leggi ‘Jim Crow’ [norme in vigore nel sud degli USA fra il 1877 e il 1964 per mantenere la segregazione razziale dei servizi pubblici, N.d.T.]. 

L’unica possibilità per Israele è scegliere l’opzione della separazione… Dobbiamo ammetterlo: la realizzazione della visione sionista è quella di una patria per il popolo ebraico con una solida maggioranza ebraica. Questo è l’unico percorso per uno Stato libero, egalitario e democratico.”

Golan, un generale in pensione, è all’estrema sinistra dello spettro politico ebraico in Israele, ex parlamentare del partito Meretz [storico partito della sinistra sionista, N.d.T.] che, nelle ultime elezioni israeliane, non ha neppure superato la soglia di sbarramento. 

Così questa è la vostra tesi proveniente dalla sinistra sionista in Israele. Ospitata dai sostenitori sionisti in America ed è l’idea della segregazione.

Domenica, nel suo discorso dal palco della conferenza, Golan ha descritto la questione palestinese come una “minaccia esistenziale” per Israele: La questione palestinese minaccia di lacerare la società israeliana dall’interno. Non c’è una questione più controversa del futuro dei territori. Nessun’altra ha causato tale violenza politica in Israele, e nessun’altra esige di prendere decisioni così difficili come quelle richieste dal problema palestinese. 

Di fatto Israele ha due opzioni, una devastante e la seconda molto difficile. Israele deve scegliere, e quanto prima, tanto meglio: annessione o separazione. 

Ribadisco: annessione o separazione. Guardando al futuro queste sono le uniche due alternative. L’annessione distruggerà il sogno sionista. In Giudea e Samaria (termini biblici per Cisgiordania) vivono tra i 2,6 e i 3,2 milioni di palestinesi, nella striscia di Gaza 2,1 milioni. In Israele la destra messianica mira ad annettere la Giudea e la Samaria, rioccupare Gaza e ricostruire Gush Khatif (le colonie a Gaza). È folle. 

Questa visione messianica è una completa pazzia. L’unica possibilità di Israele è scegliere l’opzione della separazione. Non la spiegherò ora, ma la separazione può essere attuata nella pratica…

Dobbiamo ammetterlo: la realizzazione della visione sionista è quella di una patria per il popolo ebraico con una solida maggioranza ebraica. Questo è l’unico percorso per uno Stato libero, egalitario e democratico. Tutti gli altri tentativi di costringere a vivere insieme due popoli differenti, all’incirca delle stesse dimensioni, con una lunga storia di ostilità e guerre, sono destinati a fallire. La sfida di creare una collaborazione vera ed egalitaria con una numerosa minoranza araba, i cittadini arabi di Israele, è piuttosto ardua e difficile. 

Neppure la separazione sarà facile da realizzare, ma è l’unica possibilità per un futuro di sicurezza e pace per Israele. Il processo per realizzare la separazione potrebbe significare azioni unilaterali, bilaterali e multilaterali, e Israele, potenza originaria, deve prendere l’iniziativa. 

Signore e signori, è tutta una questione di iniziativa e, mi vergogno nel dire che abbiamo perso questa abilità di prendere l’iniziativa.

Meretz è sceso sotto la soglia del 3,25% per l’elezione in parlamento dopo una campagna politica in cui la questione palestinese non è mai stata neppure discussa dai partiti israeliani.

L’appello per la segregazione di Golan è coerente con altre tesi simili presentate a J Street, come la ricetta per la separazione delle comunità palestinesi ed ebree del defunto Amos Oz.

Gli oratori sionisti progressisti mettono spesso in relazione le loro paure delle violenze che ne seguirebbero nel caso di uno Stato con ebrei e palestinesi in lotta per il potere. Tali timori sono comprensibili, ma in questo momento esiste già una realtà con uno Stato unico e ai palestinesi è inflitta molta violenza che non è contrastata dai sionisti progressisti. E forse dovrebbero smettere di parlare del “sogno” del sionismo come qualcosa da preservare, dato che il sionismo è sicuramente responsabile di “un regime di supremazia ebraica” dal fiume al mare [cioè sia in Cisgiordania che in Israele, N.d.T.] (che la più importante organizzazione per i diritti umani del Paese definisce come una situazione di apartheid). 

Golan ha riconosciuto il potere degli ebrei americani su queste questioni: 

Israele è la patria di tutti gli ebrei. Quale devoto servitore e vero patriota di Israele vi chiedo di continuare a intraprendere tutte le azioni possibili. Noi in Israele abbiamo bisogno della vostra saggezza, della vostra perspicacia, della vostra cultura ebraica senza pari, delle vostre capacità organizzative, della vostra competenza politica e di tutti gli altri mezzi che vogliate impiegare e condividere. Vi ringrazio per l’incredibile lavoro già svolto da voi. 

Mi sembra che gli ebrei americani progressisti e di sinistra debbano farsi valere e smettere di delegare agli israeliani, essere onesti riguardo all’apartheid e presentare il movimento dei diritti civili in America, non il segregazionismo del Sud, come un modello per il cambiamento. Il politico palestinese Ayman Odeh ha fatto proprio questo alla conferenza di J Street, chiedendo agli americani di aiutare Israele e la Palestina a provare una grande trasformazione simile all’opera incompleta per i diritti civili negli Stati Uniti.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)