Il capo di un gruppo lobbistico israeliano scoperto da un documentario realizzato da un infiltrato si dimette

Asa Winstanley

3 luglio 2019 – Electronic Intifada

L’amministratore delegato di uno dei più influenti gruppi lobbistici israeliani in America si è dimesso nel mezzo di quella che viene definita una crisi di finanziamenti.

Benché non venga citato nelle notizie in merito, le dimissioni di Josh Block da capo di ‘The Israeli Project’ giungono a meno di un anno di distanza da quando un documentario realizzato da un infiltrato ha rivelato molte delle attività segrete del gruppo.

I donatori e gli amministratori fiduciari probabilmente hanno visto il fatto che l’organizzazione si sia fatta infiltrare da un giornalista come un grave passo falso.

Comunque, in un messaggio ai sostenitori, Block ha accusato “il clima politico polarizzato negli Stati Uniti” di rendere più difficile per il gruppo reclutare persone.

Il messaggio è stato visto dalla JTA, un’agenzia di informazioni ebraico-americana. Block ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni alla JTA.

La JTA ha riferito che, in base ai più recenti dati disponibili sulle entrate fiscali, anteriori al documentario riservato, i finanziamenti a “The Israel Project” sono calati di circa la metà dal 2015 al 2016.

L’anno scorso l’indagine riservata ha rivelato che uno dei finanziatori di ‘The Israel Project’ è Adam Milstein, condannato per evasione fiscale.

Nell’ambito dell’indagine, l’allora direttore della raccolta fondi del gruppo ammette in privato che Milstein “finanzia ‘The Israel Project’, come anche ‘Canary Mission’, un anonimo sito web antipalestinese che compila liste di proscrizione.

Il film, ‘The lobby – USA’, è stato prodotto dall’unità investigativa di Al Jazeera, ma non è mai stato trasmesso dal canale qatariota, in seguito a una pesante pressione censoria da parte della lobby israeliana. Il giornalista in incognito ha osservato dall’interno ‘The Israel Project’, entrandovi nel 2016 e ricevendo in seguito persino un’offerta di lavoro.

The Electronic Intifada’ l’anno scorso ha diffuso tutte le quattro parti del documentario.

Campagna segreta di condizionamento

Il film rivela che ‘The Israel Project’ sta conducendo una massiccia campagna online di condizionamento. Il gruppo gestisce una serie di pagine Facebook che sembrano riguardare argomenti non collegati a Israele, come storia, diritti delle donne e ambientalismo.

Ma in realtà le pagine sono gestite da ‘The Israel Project’ ed hanno diffuso contenuti che hanno raggiunto milioni di visualizzazioni.

Si tratta in gran parte di argomenti a caso e forse circa il 25% di essi sarà su Israele o relativo agli ebrei”, ha spiegato un membro del gruppo che ha lavorato sulle pagine [in rete] per ‘The Israel Project’.

Abbiamo molti progetti collaterali con cui stiamo cercando di influenzare il dibattito pubblico”, ha detto Jordan Schachtel al giornalista in incognito di Al Jazeera.

 

Ecco perché è una cosa riservata”, ha ammesso Schachtel. “Perché non vogliamo che la gente sappia che questi progetti paralleli sono collegati a ‘The Israel Project’”.

Si può vedere la sezione relativa a questo nel quarto episodio del suddetto film.

A febbraio ‘The Electronic Intifada’ ha rivelato che Facebook aveva dato l’assenso a questa campagna segreta di condizionamento per conto di uno Stato estero.

Un portavoce di Facebook ha sostenuto con ‘The Electronic Intifada’ che le pagine della campagna di condizionamento “non violano alcuna politica delle pagine di Facebook.”

(Traduzione di Cristiana Cavagna)