“Siamo tutti intrappolati”: Israele vieta ai cristiani di Gaza di visitare i luoghi santi

Adam Khalil

17 dicembre 2019 – Middle East Eye GAZA

I progetti dei cristiani di Gaza per le feste sono andati in fumo dopo che Israele ha vietato l’accesso a città come Betlemme e Nazareth in base a “considerazioni riguardanti la sicurezza”.

Per il secondo anno consecutivo Haneen Elias al-Jilda teme che le autorità israeliane le neghino il diritto di partecipare alle cerimonie religiose e alle feste di Natale nella città di Betlemme.

L’anno scorso non ha potuto ottenere il permesso di lasciare la Striscia di Gaza assediata per recarsi nella Cisgiordania occupata attraverso il valico di Erez.

Questa sensazione di delusione e frustrazione è predominante tra i cristiani di Gaza.

Giovedì scorso un portavoce dell’Ufficio di Contatto con i palestinesi dell’esercito israeliano ha dichiarato che i cristiani palestinesi residenti a Gaza potevano ottenere il permesso di andare all’estero, ma che nessuno di loro sarebbe stato autorizzato ad entrare in Israele e in Cisgiordania, dove si trovano molti luoghi sacri per i cristiani.

Il portavoce ha dichiarato che in base a “considerazioni riguardanti la sicurezza” i gazawi sarebbero stati autorizzati a recarsi all’estero attraverso il ponte di Allenby, passaggio sotto controllo israeliano tra la Cisgiordania e la Giordania, ma non avrebbero potuto entrare in città come Gerusalemme, Betlemme e Nazareth.

Anche se i cristiani di Gaza sono generalmente noti per non essere affiliati a fazioni e forze politiche palestinesi, Israele invoca spesso ragioni di sicurezza quando rifiuta di concedere loro dei permessi.

Haneen Elias al-Jilda dal 2017 non ha ottenuto il permesso di recarsi a Betlemme, la città dove sarebbe nato Gesù Cristo, e non ha potuto partecipare alle celebrazioni di Natale nella basilica della Natività, uno dei luoghi religiosi più sacri per i cristiani di tutto il mondo.

I pellegrini cristiani vengono dai quattro angoli del mondo alla basilica della Natività, mentre i palestinesi fanno un’enorme fatica per ottenere il diritto di viaggiare, di praticare la loro fede e di far visita alle loro famiglie”, si lamenta la ragazza di 19 anni.

Israele impone severe restrizioni ai palestinesi per entrare ed uscire dalla Striscia di Gaza sotto assedio.

Afferma che un certo numero di cristiani che hanno ottenuto un permesso di viaggio negli ultimi anni sono rimasti in Cisgiordania e non sono tornati a Gaza.

Ma Haneen respinge queste insinuazioni. “Amo Gaza e non penserei mai di emigrare o di sistemarmi da un’altra parte, in Cisgiordania o altrove. È qui che ci sono la mia famiglia e i miei amici”, confida a Middle East Eye.

Giudicando le giustificazioni di Israele “superficiali”, sostiene che i cristiani palestinesi sono prima di tutto palestinesi e sottolinea che Israele non fa differenze tra palestinesi nelle procedure discriminatorie e negli ostacoli che impone loro.

Nessuna considerazione per le famiglie

Haneen fa parte di una famiglia di cinque persone regolarmente colpite dalle decisioni israeliane durante le festività, dato che uno o più membri si vedono rifiutare ogni anno da Israele il permesso di viaggiare.

L’anno scorso la famiglia ha ottenuto un solo permesso, per il fratello di Haneen, di 9 anni.

L’occupazione incide anche sulla gioia delle feste”, si rammarica la ragazza.

L’anno scorso Israele ha autorizzato circa 700 cristiani di Gaza a recarsi a Gerusalemme, Betlemme, Nazareth ed altre città sante per partecipare alle celebrazioni di Natale.

Ma, secondo Kamel Ayyad, direttore delle pubbliche relazioni della chiesa ortodossa di Gaza, Israele concede “falsi” permessi ai cristiani di Gaza, decidendo una “quota” arbitraria senza alcuna considerazione per le famiglie, che spesso preferiscono rinunciare al viaggio piuttosto che essere separate durante le festività.

E’ logico per una famiglia partire per partecipare alle celebrazioni senza uno dei suoi figli, perché Israele gli ha negato il permesso?”, chiede.

Lo stesso Ayyad faceva parte dei 104 cristiani a cui lo scorso anno Israele ha rifiutato il permesso di recarsi da Gaza in Cisgiordania. Sua moglie ha ricevuto sei rifiuti.

Sottolinea che Israele viola anche i diritti della popolazione musulmana di Gaza, impedendole di accedere alla moschea di Al-Aqsa nella Gerusalemme est occupata, in flagrante violazione delle convenzioni internazionali che garantiscono la libertà di culto.

Ho molti amici a Betlemme e noi abbiamo parenti a Beit Sahour, là vicino. Se Israele mantiene le sue decisioni, quest’anno non potremo andarli a trovare, ma ci prepariamo a vivere l’atmosfera natalizia a Gaza malgrado l’assedio, perché vogliamo far felici i nostri bambini”, dice Ayyad a MEE.

Discriminazioni a prescindere dalla religione

Hani Farah, segretario generale dell’YMCA [associazione giovanile cristiana, ndtr.] di Gaza, è della stessa opinione di Kamel Ayyad.

Proprio come le bombe e i missili israeliani non fanno differenze tra i palestinesi, così il blocco e le misure repressive non fanno differenza tra un musulmano e un cristiano”, specifica a MEE.

Siamo tutti intrappolati a Gaza e condividiamo lo stesso dolore e la stessa sofferenza.”

Secondo Farah, ad eccezione delle festività di fine anno, i cristiani sono anch’essi vittime delle severe restrizioni negli spostamenti verso la Cisgiordania imposte da Israele ai gazawi. “In tempi normali il respingimento delle domande di permesso ne è la conseguenza prevalente.”

Farah spiega che quest’anno 955 cristiani hanno chiesto un permesso per partecipare alle celebrazioni del Natale, in base ad un elenco presentato al dipartimento degli Affari Civili palestinesi, specializzato nella comunicazione con le autorità israeliane.

Da quando Israele nel 2007 ha imposto un rigido blocco alla Striscia di Gaza, i cristiani, come la maggioranza della popolazione dell’enclave costiera, subiscono severe restrizioni nell’ottenimento dei permessi.

L’anno scorso Farah e i suoi cinque figli, dei quali il più grande ha 11 anni, hanno ottenuto un permesso, ma sua moglie se lo è visto negare.

Secondo Farah Israele concede intenzionalmente un numero troppo piccolo di permessi ai cristiani per andare a celebrare le festività, e anche quando li concede, Israele vieta ad alcuni membri della stessa famiglia di partire.

Scacciati

Hani Farah ritiene che il numero annuale di permessi concessi ai cristiani di Gaza sia “falso e ingannevole”.

Come può essere un bene concedere dei permessi a dei bambini senza i loro due genitori o senza uno di loro?”, chiede.

Il segretario generale dell’YMCA di Gaza spiega che la maggior parte dei permessi concessi dopo il blocco del 2007 sono destinati ai bambini, mentre Israele impedisce di partire a moltissimi uomini e giovani.

Secondo l’ultimo censimento svolto dall’YMCA nel 2014, su una popolazione di circa due milioni di abitanti, solo 1.313 cristiani, in maggioranza ortodossi, vivono nella Striscia di Gaza.

Scacciati dalla situazione economica disastrosa, dall’assedio e dalle continue guerre israeliane, negli ultimi anni i cristiani di Gaza hanno lasciato la striscia costiera in numero sempre maggiore per andare a vivere in Cisgiordania o all’estero.

Sana Tarazi, un’abitante di Gaza il cui figlio lavora nell’ ingegneria medica in Oman, per vederlo è stata costretta ad attraversare il valico di frontiera di Rafah con l’Egitto, dopo che Israele le ha rifiutato un permesso di viaggio attraverso Erez.

Questa impiegata dell’Alto Comitato Presidenziale per gli Affari Ecclesiastici dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) in marzo aveva chiesto un permesso per attraversare il ponte di Allenby, ma in assenza di risposta è stata costretta a passare dall’Egitto con suo marito.

Le sofferenze dei palestinesi sotto l’occupazione sono le stesse, senza distinzione di religione, razza e sesso», sottolinea.

(Traduzione dal francese di Cristiana Cavagna)