Kahane il profeta

Yakov Rabkin

7 Gennaio 2020 – Mondoweiss

Nel corso della mia recente visita a Tel Aviv ho pernottato su viale Ben-Gurion, a pochi passi dalla casa in cui visse Ben-Gurion, fondatore dello Stato sionista. Oggi il quartiere brulica di giovani che si riversano nei bar e nei ristoranti gironzolando a piedi, o più spesso a bordo di monopattini elettrici; molti di loro portano a tracolla un materassino da yoga. Buona parte di questi giovani ignora gli insegnamenti contenuti nella Torah [i primi cinque libri della bibbia ebraica, ndtr], e la manciata di sinagoghe che qui resiste è semivuota. Nel giorno in cui mi sono recato alla Grande Sinagoga, costruita per accogliere migliaia di fedeli, questa era popolata da appena venti persone accorse per la celebrazione mattutina dello Shabbat [il giorno di festa settimanale ebraica, che cade di sabato, ndtr.], di solito la più frequentata delle tre preghiere giornaliere.

Politicamente, il centro di Tel Aviv è considerato di sinistra o neutrale. Alcuni disprezzano i suoi valori edonistici, altri ne disapprovano la carenza di fervore nazionalista. Di conseguenza, mi ha sorpreso scoprire, dipinto sul muro di unabitazione, lo slogan del movimento ultra-nazionalista Kach: un pugno accompagnato dalla frase Soltanto così!(Rak Kach). Potrebbe sembrare improbabile trovare seguaci del rabbino Meir Kahane, fondatore del Kach, in questo quartiere altolocato e oggetto di gentrificazione [trasformazione di un quartiere povero in uno destinato a persone ricche, ndtr.].

Durante lultima sera trascorsa a Tel Aviv mi sono recato al cinema per la proiezione de Il Profeta, un documentario su Meir Kahane. Il film ripercorre le sue origini nella New York degli anni 70, le sue violente campagne portate avanti in nome della comunità ebraica sovietica, il suo arrivo in Israele e la sua elezione nella Knesset. Kahane fu un fiero nazionalista, ed era solito giustificare luso della violenza, per citare le sue parole, con il fetore di Auschwitz. In Israele, la sua pretesa esclusiva sulla terra aveva fondamenta nella promessa divina fatta ai discendenti del personaggio biblico di Giacobbe. Promosse il trasferimento dei non-ebrei fuori da Israele, incoraggiando tali migrazioni tramite mezzi pacifici, senza però escludere la possibilità di ricorrere alla violenza. In unoccasione fu persino sottoposto alla detenzione amministrativa, una misura regolarmente imposta a migliaia di palestinesi ma assai di rado ad ebrei. Il suo messaggio faceva infuriare gli altri deputati, i quali spesso abbandonavano laula quando prendeva la parola durante le sedute della Knesset. Lestablishment politico israeliano lo ostracizzava. Nel corso di una visita negli Stati Uniti nel 1990, Kahane fu assassinato nella natia New York.

Il film termina con una serie di filmati in cui appare lodierna classe politica israeliana. Si vedono alcune personalità dare voce alla concezione kahanista che insisteva sullo status inferiore dei palestinesi nello Stato sionista. Il passaggio che tratta la legge sullo Stato-Nazione del 2018, con il quale il film si conclude, rende tale principio ufficiale. Kahane sosteneva di esprimere ciò che molti israeliani pensavano ma non osavano dire.

Lattuale stallo politico in Israele è causato dallindisponibilità dei principali partiti a coinvolgere la terza forza politica in ordine di grandezza nella formazione di una coalizione di governo. Il motivo? Essa consta principalmente di cittadini palestinesi di Israele. Kahane derideva frequentemente coloro che difendevano luguaglianza: Vorreste un arabo come futuro ministro della Difesa?. I suoi messaggi erano grossolani ed inaccettabili in un contesto civile. Oggi non è più così.

Faut-il pleurer, faut-il en rire?, Dovremmo ridere o piangere?, domanda, in un ambito totalmente diverso, Jean Ferrat (nato Tenebaum), figlio di una vittima dellOlocausto, in una popolare canzone degli anni 60. I registi [del documentario] si astengono volontariamente dal rispondere a questa domanda. Agli ex discepoli e sostenitori di Kahane, molti dei quali sono stati intervistati per la realizzazione del film, il documentario potrebbe piacere. Lo stesso dicasi di coloro che condannano quella che viene percepita come la svolta a destra di Israele.

Forse allodierna classe politica israeliana il film può risultare più difficile da digerire. Lopera la pone dinnanzi a uno specchio, facendola apparire come erede politica del rabbino assassinato. Una fetta consistente della politica israeliana, presumibilmente, si opporrebbe ad una simile rappresentazione e rifiuterebbe tale associazione.

Visitando la casa-museo di Ben-Gurion, è possibile notare il vivo interesse del fondatore di Israele per le questioni militari. Unintera stanza è dedicata ai suoi rapporti con lesercito; dopotutto, egli non fu soltanto primo ministro, ma anche ministro della Difesa per molti anni. Nonostante la sua pubblica denuncia degli atti di violenza anti-araba commessi dai suoi avversari politici, unità paramilitari sotto il suo comando, come il gruppo di assalto Palmach, terrorizzarono a loro volta le popolazioni arabe e le costrinsero ad abbandonare il Paese tra il 1947 ed il 1949. Fu Ben-Gurion a disobbedire alle Nazioni Unite proibendo il ritorno dei rifugiati. Inoltre, questultimo si assicurò che essi non avessero alcun luogo in cui tornare ed ordinò che più di cinquecento villaggi arabi fossero rasi al suolo. Benché solitamente cauto nei suoi discorsi in pubblico, una volta dichiarò: Non siamo studiosi di una yeshiva [scuola religiosa ebraica, ndtr.] che analizzano le sottigliezze riguardanti il miglioramento di se stessi. Siamo conquistatori di una terra di fronte ad un muro di ferro, e dobbiamo aprirvi una breccia.

Dopo aver visto il film, lo slogan di Kach dipinto sul muro mi è parso meno incongruente, nei paraggi della casa che fu di Ben-Gurion, tra gli sviluppatori di start-up, molti dei quali lavorano per lesercito israeliano, intenti a trangugiare frullati. Linsediamento dei colonizzatori ha la propria logica implicita, che va al di là delle tinte e delle sfumature assunte dal discorso politico. Kahane fece sua questa logica e dimostrò un coraggio zelante nellesplicitarla. Il tempo gli ha dato ragione. Per di più, lo Stato di Israele si è oggi trasformato in fonte dispirazione per i nazionalismi su base etnica esclusivista e per i suprematisti bianchi di tutto il mondo, dalla Polonia alla Bolivia.

(Traduzione dallinglese di Jacopo Liuni)