L’ANP accusata di essere uno ‘Stato di polizia’ a causa dell’arresto di un regista palestinese

Shatha Hammad da Nablus, Palestina

14 settembre 2020 – Middle East Eye

L’Autorità Nazionale Palestinese ha effettuato 30 arresti politici, 33 convocazioni per interrogatori e nove incursioni a partire da agosto

Di fronte al palazzo del Consiglio dei Ministri palestinese a Ramallah il 66enne Asaad Thaher cammina con il suo bastone, accanto a decine di poliziotti antisommossa e transenne di ferro, per andare a sedersi e prendere fiato.

Thaher è arrivato da Nablus, la sua città nel nord della Palestina, ad un’ora circa di macchina, per recarsi al quartier generale dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) a Ramallah a chiedere giustizia per suo figlio Abdel-Rahman.

Il regista trentottenne è detenuto dall’ANP dal 19 agosto, quando è stato arrestato dal corpo di sicurezza preventiva.

Non so niente di Abdel-Rahman. Non lo vedo da quando è stato arrestato”, ha detto Thaher a Middle East Eye. “Sono molto preoccupato ed ho paura per lui…Non ho la minima informazione che possa alleviare le mie preoccupazioni”, ha detto prima di scoppiare in lacrime, incapace di continuare a parlare.

Invece ha interpellato un gruppo di circa 50 giornalisti che il 9 settembre avevano tenuto un presidio di solidarietà, insieme alla famiglia di Abdel-Rahman, davanti all’ufficio del Primo Ministro Mohammed Shtayyeh. Hanno chiesto il rilascio del detenuto, il rispetto della libertà di parola e di espressione e la fine della detenzione da parte dell’ANP di giornalisti e attivisti.

Nel contempo le forze di sicurezza dell’ANP hanno formato uno stretto cordone intorno all’ufficio di Shtayyeh, hanno dispiegato poliziotti antisommossa e minacciato l’immediata interruzione del sit-in se qualcuno avesse tentato di avanzare.

Abdel Rahman è stato arrestato la sera del 19 agosto mentre lasciava il suo posto di lavoro al centro televisivo An-Najah a Nablus, dove produce e presenta diversi programmi in tv.

Il giorno dopo all’una di notte le forze di sicurezza hanno fatto irruzione a casa sua ed hanno confiscato la sua attrezzatura, computer e files.

Il raid è stato terribile. I miei figli, uno di quattro anni e l’altro di otto, hanno visto il loro padre con le manette ai polsi ed in un tale stato di umiliazione”, ha detto a MEE Rasha, la moglie di Rahman.

Questo ha provocato loro un forte trauma psicologico. Non ho potuto spiegar loro che cosa stava succedendo.”

Il regista ha una laurea in architettura, ma ha a lungo lavorato nel campo dei media e dell’arte come giornalista e presentatore, con programmi su canali quali la televisione giordana Ro’ya, la televisione locale Wattan e la televisione britannica Al Araby. Abdel Rahman ha anche prodotto parecchi documentari e programmi satirici.

Arresto arbitrario

Secondo il suo avvocato Muhannad Karajeh dell’associazione di Ramallah ‘Avvocati per la Giustizia’, quasi un mese dopo Abdel Rahman resta in prigione con accuse che includono “vilipendio dell’autorità”.

La causa è pendente, e il tribunale continua a prorogare la sua detenzione basandosi sulle richieste della procura di “proseguire le indagini”.

Abdel Rahman non ha commesso alcun reato. Lo stanno interrogando solo relativamente al suo lavoro artistico e di informazione”, ha affermato Rasha.

Karajeh ha spiegato a MEE che non è ancora riuscito ad incontrare il suo cliente di persona e quindi non conosce dettagliatamente le sue condizioni di detenzione e durante gli interrogatori. All’avvocato è stato anche impedito di prendere visione dell’intera documentazione sull’indagine e di averne una copia.

Mi è stato permesso di vedere solo delle parti della documentazione investigativa e tutte riguardano il suo lavoro artistico e sui media, che è critico riguardo all’Autorità Nazionale Palestinese e al suo comportamento, e si tratta di lavori che sono stati diffusi sui canali televisivi di Ro’ya e Al Araby”, ha detto Karajeh a MEE.

L’avvocato ha detto che accusano Abdel-Rahman anche sulla base di generiche attività come “avviare un gruppo WhatsApp” e “comunicare in rete con persone influenti fuori dalla Palestina”, e che per la maggior parte gli interrogatori hanno riguardato il suo lavoro prima del 2016.

In base al documento che Karajeh ha visionato, una delle domande che il procuratore capo ha rivolto ad Abdel-Rahman è stata: “Qual è la tua definizione di libertà di opinione e di espressione?”, cosa che secondo Karajeh dimostra, insieme ai fatti relativi all’intero caso, che la sua detenzione riguarda quello che ha detto.

Avvocati per la Giustizia’ afferma che la protratta detenzione di Abdel- Rahman è una violazione della legge fondamentale palestinese, che garantisce la libertà di opinione e di espressione.

In una dichiarazione l’associazione ha affermato che “ciò che viene attribuito a Thaher non si discosta da un naturale esercizio di libertà di opinione e di espressione” e ha definito il suo arresto “arbitrario”.

Le forze di sicurezza dell’ANP hanno rifiutato di rilasciare commenti pubblici sul caso o fornire informazioni ai giornalisti.

Karajeh ha sottolineato che finora le autorità hanno trattato Abdel-Rahman ignorando le garanzie di un processo equo, come le visite dell’avvocato, negandogli una copia della documentazione e rifiutando il suo rilascio.

Il periodo di fermo di Abdel -Rahman è scaduto, ma il servizio di sicurezza preventiva continua a chiedere ulteriori proroghe della sua detenzione col pretesto di indagine in corso,” ha aggiunto.

Rasha ha potuto visitare Abdel-Rahman solo una volta dal suo arresto, per mezz’ora. Dice che suo marito ha cercato di rassicurarla, ma che “non stava per niente bene.”

Cercava di mostrarsi forte, ma non era così e aveva paura di parlare”, aggiunge. Afferma che, quando lo ha visto in tribunale, “mostrava segni di stanchezza, sfinimento e malattia.”

In seguito la famiglia è venuta a sapere che il loro figlio era stato portato in ospedale almeno una volta.

Stato di emergenza

Lo stato di emergenza imposto dall’ANP a partire da marzo per contrastare la diffusione del Covid-19 è stato caratterizzato da continui arresti politici in un contesto di violazioni della libertà di espressione, nonostante le dichiarazioni di Shtayyeh che avrebbe garantito la libertà di parola.

Il Comitato delle Famiglie dei Prigionieri Politici nella Cisgiordania occupata ha condannato le violazioni dei diritti umani fondamentali da parte dei servizi di sicurezza, rilevando soprattutto il continuo rinnovo dello stato di emergenza in violazione della Legge Fondamentale Palestinese. Il comitato ha affermato in una dichiarazione di aver osservato un incremento delle violazioni da parte dell’ANP a partire da agosto, compresi 30 casi di arresti politici, 33 convocazioni per interrogatori e nove irruzioni in case e posti di lavoro.

L’attivista per i diritti umani e giornalista Majdouline Hassouna dice a MEE di ritenere che la protratta detenzione di Abdel-Rahman e l’indagine sulle sue produzioni artistiche e sui media rappresentano una grave escalation contro la libertà dei giornalisti e le libertà di opinione e di espressione.

Gli attacchi ai giornalisti da parte dell’ANP non sono mai cessati. Tuttavia oggi appare chiaro che aumenteranno e diventeranno sistematici”, ha detto Hassouna. “È facile per i servizi di sicurezza accusarci di appartenere a qualche partito e costruire accuse per fornire una copertura alla nostra detenzione per via dei nostri diritti di opinione, espressione e del nostro lavoro giornalistico.

Oggi non esiste alcuna struttura giudiziaria o politica che faccia pressione sui servizi di sicurezza per il rilascio di Abdel-Rahman. Siamo diventati uno stato di polizia”, ha affermato, aggiungendo che lei e i suoi colleghi intendono rivolgersi ad ambasciate e consolati per premere per il suo rilascio, nel timore che venga sottoposto a tortura o ricatto per estorcergli una confessione. 

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)