Israele consente in sordina agli ebrei di pregare nel complesso di Al Aqsa: rapporto.

24 agosto 2021 – Al Jazeera

Il NYT informa che il governo israeliano sta consentendo agli ebrei di pregare nel complesso della moschea di Al- Aqsa, alimentando il timore di modifiche allo status quo del luogo sacro.

Il New York Times informa che il governo israeliano sta consentendo agli ebrei di pregare nel complesso della moschea di Al-Aqsa, noto agli ebrei come il Monte del Tempio, nella Gerusalemme occupata, con un’iniziativa che rischia di modificare lo status quo del luogo.

In un articolo pubblicato martedì il Times afferma che il rabbino Yehudah Glick ha fatto “ben poco per nascondere le sue preghiere” e le ha persino diffuse in diretta video.

L’area è all’interno delle mura della Città Vecchia di Gerusalemme e fa parte del territorio che Israele ha conquistato nella guerra del 1967 in Medio Oriente. Israele ha occupato [in realtà ha annesso, ndtr.] Gerusalemme est nel 1980, con un’iniziativa che non è mai stata riconosciuta dalla comunità internazionale.

Dal 1967 la Giordania e Israele hanno concordato che il Waqf, fondazione islamica, avrebbe avuto il controllo su questioni relative al complesso, mentre Israele si sarebbe occupato della sicurezza esterna. Ai non musulmani sarebbe stato consentito di entrare nel luogo durante gli orari di visita, ma non di pregarvi.

Secondo il Times, Glick, nato negli USA ed ex- deputato di destra, da decenni guida i tentativi di modificare lo status quo e afferma di definire i suoi tentativi come una questione di “libertà religiosa”.

Anche altri movimenti in ascesa, come quello del Devoto del Monte del Tempio e l’Istituto del Tempio, hanno sfidato il divieto del governo israeliano agli ebrei di entrare nel complesso della moschea di Al-Aqsa.

L’accordo formale in vigore, accettato da Giordania e Israele, intende evitare conflitti nel luogo particolarmente delicato.

Ma le forze israeliane consentono regolarmente a gruppi, a volte centinaia,  di coloni ebrei che vivono nei territori palestinesi occupati di affollare il complesso di Al-Aqsa con la protezione della polizia e dell’esercito, diffondendo tra i palestinesi il timore che Israele si impossessi del sito.

Nel 2000 il politico israeliano Ariel Sharon entrò nel luogo sacro accompagnato da circa 1.000 poliziotti israeliani. Il suo ingresso nel compound scatenò la Seconda Intifada, nella quale vennero uccisi più di 3.000 palestinese e circa 1.000 israeliani.

Nel 2017 il governo israeliano installò metal detector agli ingressi del luogo, cosa che portò a gravi scontri tra i palestinesi e le forze israeliane.

A maggio le truppe israeliane hanno fatto irruzione varie volte nella moschea di Al-Aqsa, e l’escalation che ne è seguita ha portato all’attacco israeliano di 11 giorni contro la Striscia di Gaza assediata.

“Non bloccateli più”

Secondo Glick la politica ha iniziato a cambiare sotto il governo dell’ex-primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha guidato partiti di estrema destra ed è stato uno strenuo alleato del presidente USA Donald Trump.

“Glick dice che cinque anni fa la polizia ha iniziato a consentire a lui e ai suoi sostenitori di pregare sul monte in modo più palese,” afferma l’articolo del Times.

Benché questa politica non sia mai stata ampiamente pubblicizzata per evitare reazioni, il numero è stato “incrementato in sordina.”

Nonostante gli accordi in vigore, in realtà “ogni giorno decine di ebrei ora pregano apertamente in un luogo appartato del lato orientale del sito, e i poliziotti israeliani che li scortano non cercano più di impedirglielo,” racconta il Times.

Israele limita già l’ingresso dei palestinesi nel complesso in vario modo, tra cui il muro di separazione, costruito negli anni 2000, che riduce l’afflusso di palestinesi dalla Cisgiordania occupata all’interno di Israele.

Dei circa 3 milioni di palestinesi della Cisgiordania viene consentito l’accesso a Gerusalemme di venerdì [giorno di preghiera per i musulmani, ndtr.] solo a quelli al di sopra di una certa età, mentre altri devono presentare richiesta alle autorità israeliane per avere un permesso molto difficile da ottenere.

Le restrizioni provocano già gravi ingorghi e tensioni ai checkpoint tra la Cisgiordania e Gerusalemme, dove in centinaia di migliaia devono passare attraverso controlli di sicurezza per entrare nella moschea e pregare.

 

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)