Gaza: disabili o morte, molte giovani vittime degli attacchi israeliani non ritorneranno a scuola
Maha Hussaini
28 agosto 2021 – Middle East Eye
Fra le centinaia di minori palestinesi feriti durante la campagna israeliana contro Gaza a maggio, molti hanno ora davanti a sé una vita senza istruzione e poche prospettive.
Mohammed Shaaban, otto anni, siede in classe nel primo banco e ascolta attentamente l’insegnante cercando di seguire la lezione il meglio che può.
Con i suoi compagni frequenta la seconda in una scuola a Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza, ma solo temporaneamente. Ha perso la vista durante l’intensa campagna di bombardamenti israeliani sulla Striscia e ora l’amministrazione scolastica rifiuta di permettergli di continuare gli studi se [la scuola] non può adeguarsi ad alunni con la sua disabilità.
In quella fatale giornata di maggio, Mohammed aveva appena finito di fare la spesa con la mamma e la cugina per la festa di Eid al-Fitr [che celebra la fine del Ramadan, N.d.T.] quando un razzo è caduto sul mercato, lanciando schegge ovunque, alcune delle quali l’hanno colpito in volto.
Tre settimane dopo è stato trasferito in un ospedale in Egitto per ricevere un trattamento per la ferita. I dottori hanno detto al padre che il caso di Mohammed era “senza speranza”.
“Uno degli occhi è stato distrutto dalla scheggia, quindi non c’è assolutamente alcuna speranza di salvarlo,” ha detto suo padre, Hani Shaaban, a Middle East Eye (MEE).
“L’altro è stato gravemente danneggiato e i medici ci hanno detto che non riuscirà mai più a vedere.”
La tragedia di Mohammed è tutt’altro che unica. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, (OHCHR), ci sono stati 66 minori e 40 donne fra i 256 palestinesi uccisi durante gli attacchi durati 11 giorni del territorio soggetto a blocco. Fra i minori uccisi, 51 erano in età scolare. Circa 470 altri minori sono stati feriti negli attacchi.
Oltre 50 strutture scolastiche sono state danneggiate nei bombardamenti, incluse scuole, asili e l’Università islamica di Gaza.
Inoltre il team dell’Explosive Ordnance Disposal (EOD) [preposto alla rilevazione, messa in sicurezza, rimozione ed eliminazione di ordigni esplosivi, N.d.T.] del ministero dell’Interno a Gaza ha detto di aver localizzato quattro bombe israeliane inesplose ancora sepolte nel perimetro delle scuole gestite dall’UNRWA, l’Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi.
Vivere in un ‘incubo orrendo ‘
Altrove a Beit Lahia, Mohammed al-Attar, con quattro figli, racconta il giorno in cui ha iscritto la figlioletta Amira alla prima elementare.
“Il preside della scuola le ha chiesto di contare fino a 10 e dire l’alfabeto in arabo. Lei l’ha fatto ed erano tutti molto colpiti dalla sua intelligenza. L’hanno ammessa ed era super contenta,” afferma il padre a MEE.
Amira non vedeva l’ora di raccontarlo alla mamma appena tornata a casa, e il fratello maggiore Islam, di 8 anni, aveva già cominciato a programmare il loro primo giorno di scuola insieme.
“Islam ha detto ad Amira che l’avrebbe accompagnata a scuola al mattino prima di andare alla sua scuola e poi nel pomeriggio l’avrebbe portata a casa con lui.”
La figlia era entusiasta di andare a fare shopping di materiale scolastico ed era inflessibile sul colore della cartella: doveva essere rosa, dice Attar, che loda Islam perché è un bravo fratello e studente.
“Era arrivato primo della classe e noi eravamo così felici. L’abbiamo sempre incoraggiato e volevamo comprargli un regalo per il suo successo.”
Ma non hanno mai potuto andare a scuola insieme. “Il bombardamento è arrivato molto prima,” dice il padre.
Il 14 maggio cinque attacchi israeliani hanno colpito senza preavviso il quartiere di Attar, distruggendo completamente l’edificio che ospitava sei appartamenti.
Al momento dell’attacco la moglie di Attar e i bambini erano a casa seduti tutti insieme, mentre lui era con il fratello in un’altra stanza. La moglie e tre figli sono stati uccisi, mentre lui ha subito solo lievi ferite.
Appena due settimane dopo essersi iscritta a scuola, Amira ha perso la vita, come la mamma, Lamia, 27 anni, e i due fratellini, Islam e Zein, che aveva 5 mesi.
“Avevamo progetti per il mese in cui i bambini avrebbero cominciato la scuola. Ma eccomi qui, seduto da solo con l’unico figlio che mi è rimasto a casa di mia madre,” ha detto Attar a MEE. “Tutto è successo così rapidamente che mi sembrava di sognare, adesso non ho nessuno eccetto un bimbo che ha solo cinque anni.
“Onestamente non so ancora cosa fare e tutto sembra un incubo orrendo. Non riesco a credere di averli persi tutti e quattro in un solo giorno.”
Bambini traumatizzati
In un’inchiesta su 530 minori in tutta la Striscia di Gaza, un istituto di ricerca per i diritti umani con sede a Ginevra ha rilevato che 9 bambini su10 oggetto dello studio hanno sofferto di una qualche forma di sindrome da stress post-traumatico dovuta a un conflitto (PTSD).
Dopo l’attacco, Mohammed, il ragazzo che ha perso la vista, è cambiato e ora evita interazioni sociali e preferisce stare da solo, afferma il padre a MEE.
“Il suo umore cambia ogni 15 minuti, talvolta comincia a piangere e urlare, qualche volta trova qualcosa che lo rallegra, ma è quasi sempre introverso e non parla con nessuno eccetto i familiari,” dice Shaaban.
“Ogni mattina quando i fratelli e sorelle si preparano per andare a scuola comincia a piangere e chiede di andare con loro, ma non può più andare alla sua vecchia scuola.”
Shaaban ci ha detto che ha parlato con la scuola per far continuare a studiare il figlio, cieco da poco.
“(L’amministrazione) ci ha detto che non può più frequentare scuole normali e che dobbiamo spostarlo in una speciale per ciechi,” dice.
Per accontentare il ragazzino disperato, la scuola permette a Mohammed di stare con i suoi compagni e lo incoraggia a partecipare alle lezioni. “Sta meglio, ma ora vuole andare ogni giorno [alla sua vecchia scuola],” afferma Shaaban.
Shaaban non ha ancora trovato il coraggio di dire al figlio appassionato di matematica che non potrà mai più leggere o studiare.
“Mi chiede sempre quando potrà vedere di nuovo e se potrà andare per strada e a scuola da solo … Non è più uno studente normale.”
(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)