Israele utilizza droni armati di lacrimogeni contro i fedeli ad al-Aqsa

Maureen Clare Murphy

22 aprile 2022 – Electronic Intifada

Nella tarda serata di venerdì [22 aprile], dopo che la polizia israeliana ha utilizzato la violenza contro i fedeli palestinesi che seguivano le preghiere alla mattina presto nella moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, sarebbe stato lanciato un razzo da Gaza. La violenza israeliana contro i palestinesi durante il terzo venerdì di Ramadan ha di nuovo minacciato di estendersi all’interno di Gaza.

Dopo l’attacco israeliano contro il luogo sacro della scorsa settimana, c’è stata un’intensa attività diplomatica per cercare di evitare uno scontro su vasta scala a Gaza come quello che ha devastato il territorio nel maggio dello scorso anno. Quegli 11 giorni di pesanti lanci di razzi da Gaza e di bombardamenti israeliani erano stati in larga parte causati dalla violenza contro i fedeli ad Al-Aqsa durante il Ramadan.

Nel corso della settimana la situazione è rimasta incerta, in quanto mercoledì i nazionalisti ebrei-israeliani hanno marciato a Gerusalemme scandendo slogan anti-palestinesi come “morte agli arabi”. Alla fine di quel pomeriggio da Gaza è stato lanciato un razzo, caduto in una zona disabitata nei pressi di Sderot, nel sud di Israele. Giovedì mattina Israele ha effettuato raid contro Gaza, seguiti da altri razzi e da colpi di arma da fuoco sparati dal territorio assediato.

Non si hanno notizie di feriti a Gaza o in Israele.

Parrebbe che sia Hamas, che governa Gaza, che Naftali Bennett, il primo ministro israeliano, stiano cercando di evitare un’altra grave escalation.

Tuttavia fonti ufficiali di Hamas avrebbero detto a mediatori internazionali che le continue violazioni ad Al-Aqsa potrebbero innescare un altro scontro militare con Israele.

Negli ultimi giorni il gruppo della resistenza ha ripetutamente chiesto una mobilitazione di massa dei palestinesi in difesa di Al-Aqsa e di Gerusalemme.

Venerdì alcuni palestinesi, lanciando pietre e facendo esplodere petardi dopo le preghiere mattutine, si sono scontrati con la polizia antisommossa israeliana schierata attorno al complesso della moschea a Gerusalemme.

La polizia israeliana ha sparato lacrimogeni, proiettili ricoperti di gomma e granate stordenti verso i palestinesi all’interno del complesso, ma non hanno fatto irruzione né sparato nella moschea di al-Aqsa come avevano fatto lo scorso venerdì.

Quel giorno [15 aprile] più di 150 fedeli sono rimasti feriti e più di 400 sono stati arrestati negli attacchi contro la moschea documentati da decine di video che hanno circolato in rete.

La Mezzaluna Rossa palestinese ha affermato che questo venerdì, che segna l’inizio degli ultimi 10 giorni del Ramadan, sono rimasti feriti più di 30 palestinesi, 14 dei quali sono stati ricoverati in ospedale.

Il complesso di Al-Aqsa, dove estremisti israeliani hanno tentato senza successo di realizzare il sacrificio di un animale durante la festa della Pasqua ebraica che termina sabato, è vietato ai non-musulmani durante gli ultimi 10 giorni del mese di digiuno.

Venerdì più di 150.000 palestinesi avrebbero partecipato alle preghiere della sera ad Al-Aqsa.

Video pubblicati sulle reti sociali mostrano droni che sparano lacrimogeni sulla folla di fedeli venerdì ad Al-Aqsa.

Le forze israeliane hanno sparato anche proiettili ricoperti di gomma contro giornalisti all’interno del complesso. Un candelotto sparato dalle forze israeliane vi ha incendiato un albero.

Secondo quanto riportato, venerdì, per la prima volta da vent’anni, sulla Cupola della Roccia della moschea di Al-Aqsa è stata issata una bandiera palestinese.

Apartheid”

Venerdì un esperto di diritti umani dell’ONU ha accusato della crescente violenza israeliana contro i palestinesi delle ultime settimane “l’inazione internazionale”.

Michael Lynk, il relatore speciale ONU sui diritti umani in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, ha affermato che la pluridecennale occupazione israeliana “è diventata indistinguibile dalle pratiche di apartheid” ed “è basata sulla discriminazione istituzionale di un gruppo razziale-nazionale-etnico a danno di un altro.”

Ha aggiunto che “la storia ci insegna l’amara lezione che il dominio straniero prolungato e indesiderato è invariabilmente imposto con la violenza e con essa contrastato.”

Nel contempo venerdì l’ufficio del segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha ripetuto le trite espressioni di “profonda preoccupazione”.

Il portavoce di Guterres ha affermato che il segretario è “attivamente impegnato con i leader a fare tutto il possibile per ridurre le tensioni, le azioni e i discorsi provocatori e ripristinare la calma.”

Allo stesso modo l’inviato di Guterres per il Medio Oriente, Tor Wennesland, ha sottolineato la riduzione delle tensioni martedì, mettendo falsamente sullo stesso piano da una parte le autorità dell’occupazione israeliana e dall’altra i palestinesi che resistono all’oppressione coloniale.

Egli ha fatto indirettamente riferimento alla “diffusione di disinformazione e incitamento alla violenza” implorando i “dirigenti di tutte le parti” a “ridurre le tensioni, creare condizioni di tranquillità e garantire che venga protetto lo status quo (ad al-Aqsa).”

The Times of Israel [giornale israeliano in lingua inglese, ndtr.] ha evidenziato che i riferimenti di Wennesland alla disinformazione e all’incitamento sono “praticamente identici alle argomentazioni usate dai politici israeliani” secondo cui Hamas e altri partiti stanno “fomentando le tensioni” sostenendo che Israele intende cambiare lo status quo ad Al-Aqsa.

Osservatori palestinesi denunciano una campagna mistificatoria intesa a minimizzare la reale minaccia posta contro i luoghi santi da estremisti ebrei che intendono distruggere Al-Aqsa e che godono dell’appoggio di parlamentari israeliani.

Un’analisi di Nir Hasson pubblicata da Haaretz, importante quotidiano israeliano, smentisce l’idea che Israele abbia “piani segreti” per cacciare i musulmani da Al-Aqsa “e trasformarla in un luogo sacro ebraico.” La sua tesi è che il cosiddetto movimento del Monte del Tempio, che intende distruggere Al-Aqsa e costruire al suo posto un tempio ebraico, è un gruppo di estremisti che sono “invisi tra molti israeliani.”

Ma, come osserva Zvi Bar’el, un altro editorialista di Haaretz, l’esproprio di proprietà palestinesi attorno al complesso della moschea e le attività edilizie da parte di Israele nelle vicinanze portano a una “diagnosi realistica” secondo cui una guerra sul luogo sacro “sia solo questione di tempo”.

C’è un precedente storico di rovesciamento dello status quo di un importantissimo luogo santo palestinese. Nel 1994, dopo che un colono ebreo nato negli Stati Uniti massacrò 29 fedeli nella moschea di Ibrahim [Tomba dei patriarchi per gli ebrei, ndtr.] a Hebron, le forze israeliane divisero il luogo sacro e chiusero la contigua Città Vecchia, in precedenza molto animata.

I palestinesi temono che, senza una forte resistenza, Israele approfitterà di qualunque opportunità per imporre misure simili ad Al-Aqsa.

Adolescente muore dopo uno scontro a fuoco

Nel contempo venerdì, quattro giorni dopo essere stato ferito alla testa da forze israeliane nel villaggio di Yamoun nei pressi della città di Jenin, nel nord della Cisgiordania, il diciottenne Lutfi Labadi è morto in conseguenza delle lesioni subite. Dopo l’annuncio del suo decesso sulle reti sociali ha circolato una sua foto.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)