Orly Halpern
1 novembre 2022 – Al Jazeera
Mentre Israele va al voto per la quinta volta in meno di quattro anni, incertezza e crescenti tensioni fanno aumentare il sostegno al famigerato uomo politico.
Gerusalemme – Fino all’anno scorso Ben-Gvir era meglio noto come un provocatore della frangia dell’estrema destra religiosa degli odiatori dei palestinesi.
Ora sembra stia per diventare il protagonista nelle elezioni parlamentari di martedì quando gli israeliani voteranno per la quinta volta in meno di quattro anni.
Ben-Gvir, un colono di Kiryat Arba, una delle colonie più estremiste nella Cisgiordania occupata (illegalmente secondo il diritto internazionale), è stato condannato per incitamento al razzismo, distruzione di proprietà, possesso di materiale di propaganda di un’organizzazione “terroristica” e sostenitore dell’organizzazione “terroristica” Kach, gruppo illegale fondato [nel 1971 dal rabbino] Meir Kahane, a cui si era unito quando aveva 16 anni.
Ma nelle elezioni del marzo 2021 Ben-Gvir con il suo partito Potere Ebraico è riuscito a entrare nel parlamento israeliano in coalizione con il partito Unione Nazionale di Bezalel Smotrich diventando [la coalizione] “Sionismo Religioso” su richiesta dell’allora primo ministro Benjamin Netanyahu che voleva assicurarsi che nessun voto di destra andasse perso nel suo tentativo di formare il futuro governo.
Netanyahu, sotto processo per corruzione, non è riuscito a diventare primo ministro, ma l’accordo ha consentito a Ben-Gvir di entrare in parlamento.
Ora la lista sta per diventare il terzo partito nella Knesset, il parlamento di Israele. E avendo Netanyahu il 50% di possibilità di formare il prossimo governo, Ben-Gvir e Smotrich stanno preparando i loro piani con l’obiettivo di cambiare la natura del sistema politico israeliano.
Uno dei loro obiettivi è minare il sistema giudiziario israeliano rimuovendo dal codice penale i reati di frode e abuso d’ufficio per cui Netanyahu è sotto processo, privando l’Alta Corte di Giustizia della facoltà di annullare leggi incostituzionali, e dare ai parlamentari il controllo sulla selezione dei giudici.
Sabato un parlamentare di Yesh Atid, il partito centrista del primo ministro Yair Lapid, ha associato un eventuale governo con Netanyahu e Ben-Gvir all’ascesa di Adolf Hitler dicendo: “Non lo sto paragonando a niente, ma anche Hitler è salito al potere in modo democratico”.
Ben-Gvir vuole anche espellere i palestinesi con cittadinanza israeliana “sleali”. In agosto un sondaggio online di una stazione radio locale ha rilevato che circa due terzi degli israeliani sono a favore della proposta.
Daniel Goldman, 53 anni, uomo d’affari ebreo religioso e attivista sociale della città israeliana di Beit Shemesh, è deluso che così tanti ebrei religiosi sostengano Ben-Gvir.
“Dice che deciderà cosa sia un test di lealtà e quindi a chi verrà permesso di essere un cittadino, il che non è accettabile, non solo da un punto di vista democratico, ma da un punto di vista ebraico,” dice Goldman ad Al Jazeera.
“Come membro della comunità religiosa sionista, sono sconvolto che le opinioni [di] Smotrich e, in misura maggiore, di Ben-Gvir siano accettate dalla maggioranza della comunità a cui appartengo. Secondo la mia idea di giudaismo credo che noi abbiamo una responsabilità verso la minoranza, non solo la maggioranza, e questo include chiunque in Israele.”
‘Giorni bui’
I principali giornali israeliani hanno pubblicato editoriali che parlano di “elezioni decisive” e di “un ritorno ai secoli bui”.
L’ex ministro Limor Livnat, del partito di destra Likud, ha scritto venerdì sul giornale Yedioth che “un vero likudista non voterebbe per il Likud”, citando la decisione di Netanyahu di accogliere Ben-Gvir, “nel cuore della vita politica direttamente dalle frange della destra radicale e folle e farne un eroe”.
Ehud Barak, ex primo ministro laburista, ha profetizzato “giorni bui” se Ben-Gvir entrerà nel governo, mentre Zehava Galon, leader del partito di sinistra Meretz, ha detto che le elezioni “determineranno se qui ci sarà un Paese libero o una teocrazia ebraica”.
Ben-Gvir ha una lunga storia di provocazioni contro i palestinesi e la sinistra israeliana.
Nel 1995, al culmine degli Accordi di Pace di Oslo, il diciannovenne Ben-Gvir mostrò alle telecamere lo stemma strappato dal cofano dell’auto dell’allora primo ministro Yitzhak Rabin dichiarando: “Siamo arrivati alla sua macchina. Arriveremo anche a lui.”
Poche settimane dopo Rabin fu assassinato da un ultranazionalista israeliano a una manifestazione a sostegno dell’accordo di pace e del ritiro pianificato dal territorio palestinese.
Ben-Gvir era anche famoso perché sul muro di casa sua aveva messo in bella mostra la foto di Baruch Goldstein, l’americano-israeliano che nel 1994 massacrò 29 fedeli palestinesi a Hebron.
Da quando nella precedente elezione ha vinto un seggio nella Knesset, ha puntato una pistola contro dei parcheggiatori palestinesi a Tel Aviv, per cui è stato interrogato dalla polizia, e si è scontrato con il politico Ayman Odeh, cittadino palestinese di Israele, quando Odeh gli aveva impedito di entrare nella stanza d’ospedale dove si trovava un prigioniero palestinese in sciopero della fame.
Il mese scorso Ben-Gvir è andato nel quartiere di Sheikh Jarrah nella Gerusalemme Est occupata, dove le autorità israeliane stanno cercando di sfrattare delle famiglie palestinesi, con un gruppo di coloni che hanno tagliato le gomme delle macchine dei palestinesi e tentato di prendere d’assalto la casa di una famiglia. Quando i palestinesi hanno reagito lanciando pietre, ha estratto una pistola nonostante la presenza sulla scena della polizia.
Ben-Gvir ha dichiarato sabato che se il blocco di destra di Netanyahu si assicurasse la maggioranza lui esigerebbe di diventare ministro della Pubblica Sicurezza, cosa che gli darebbe autorità sulla polizia e sulla polizia di frontiera [corpo dell’esercito che opera nei territori occupati, N.d.T.].
Ben-Gvir sostiene che gli ufficiali della polizia israeliana e i soldati hanno le mani legate e vuole allentare le norme per permettere loro di sparare contro i palestinesi che lanciano pietre, ma non contro gli ebrei che fanno altrettanto.
“Quello che veramente mi preoccupa è… il sostegno dei giovani, che la gente creda che usare violenza e potere sia il modo in cui dovremmo vivere, e non in base a eguaglianza e relazioni normali fra ebrei e arabi,” dice ad Al Jazeera Doubi Schwartz, un sessantatreenne attivista per la pace della città di Hod Hasharon, nel centro di Israele, “Ben-Gvir è una bandiera nera che sventola sopra la democrazia israeliana.”
Terreno fertile per l’estrema destra
Ci sono vari motivi dell’ascesa di Ben-Gvir. Un fattore che ha contribuito sono state le violenze dell’anno scorso nelle città “miste” dal punto di vista religioso, cominciate con i tentati sfratti a Sheikh Jarrah.
“Gli scontri a Lod e in altre città miste arabo-ebraiche hanno causato un enorme trauma a molti ebrei israeliani. Non stiamo palando di palestinesi in regime di occupazione. Stiamo palando di cittadini israeliani palestinesi che hanno incendiato sinagoghe e attaccato a caso ebrei per le strade, che hanno aggredito i vicini,” dice Yossi Klein Halevi, senior fellow presso lo Shalom Hartman Institute e autore di Letters to my Palestinian Neighbor [Lettere al mio vicino palestinese].
“Poi è intervenuto Ben-Gvir e ha cominciato a fare quello che Ben-Gvir fa meglio… sobillare. E ha organizzato bande ebree di ‘contro-linciaggio’. È sceso in strada e ha organizzato la rabbia.”
La maggior parte degli ebrei israeliani non sa che l’undici maggio 2021 a Lydd (Lod) c’erano la polizia ed ebrei legati alla comunità ebraica nazionalista Garin Torani, che per prima aveva attaccato i palestinesi in città. I palestinesi hanno risposto lanciando pietre e alcune ore dopo in città i membri della Garin hanno aperto il fuoco sui palestinesi e ucciso Moussa Hassouneh, 32 anni e padre di tre figli, che i palestinesi sostengono non fosse coinvolto [negli scontri].
Nei giorni seguenti c’è stata un’escalation di violenza per l’arrivo di ebrei armati provenienti da colonie nella Cisgiordania occupata e dal resto del Paese che hanno attaccato i palestinesi nelle proprie case e per strada, dando fuoco a un cimitero musulmano, ad auto e negozi. C’è stata violenza da parte dei palestinesi e un abitante ebreo è stato ucciso, ma la maggioranza dei media ebraici ha riportato solo gli attacchi contro ebrei e proprietà ebraiche.
Dopo tre giorni Kobi Shabtai, commissario della polizia israeliana, ha accusato Ben-Gvir per i disordini nelle città ebraico-palestinesi.
Ben-Gvir ha anche beneficiato del tempismo delle ultime elezioni e del panorama politico frammentato.
Il processo di pace non esiste più, da marzo in Israele c’è stata una serie di attacchi di palestinesi e le forze israeliane hanno condotto incursioni quasi quotidiane nella Cisgiordania occupata, uccidendo decine di palestinesi.
“Durante i periodi di incertezza e tensione, quando la gente vuole una risposta e la sinistra non ne ha una immediata, il terreno è fertile per i messaggi della destra che risponde in un modo molto più populista,” spiega Daniel Bar-Tal, psicologo politico presso l’Università di Tel Aviv. “E questo è il fenomeno Ben-Gvir.”
Dopo gli scontri a Sheikh Jarrah a ottobre [Ben-Gvir] ha postato una foto con se stesso e due dei suoi bambini in una sala giochi mentre impugnano enormi mitragliatrici di plastica con la didascalia: “Dopo gli scontri a Shimon Hatzadik [colonia ebraica in un quartiere palestinese di Gerusalemme est, N.d.T.] ho portato i bambini in una sala giochi per insegnare loro cosa fare ai terroristi. Buone feste e Shabbat Shalom [Che sia un sabato di pace, in ebraico, N.d.T.].”
(tradotto dall’inglese da Mirella Alessio)