Coloni, l’esercito scatena la vendetta in Cisgiordania
Tamara Nassar
29 gennaio 2023 – The Electronic Intifada
I coloni israeliani hanno attaccato i palestinesi in tutta la Cisgiordania occupata per vendicare l’uccisione di sette israeliani da parte di un palestinese armato venerdì in una colonia nella Gerusalemme est occupata.
Ciò è avvenuto mentre il governo israeliano è in procinto di armare migliaia di altri suoi cittadini, una mossa che sicuramente porterà a più uccisioni e violenze sommarie.
Come risposta alla sparatoria di venerdì il governo israeliano ha anche promesso di “potenziare” i suoi insediamenti coloniali illegali in Cisgiordania, usando lo spargimento di sangue come pretesto per confiscare e colonizzare ulteriormente la terra palestinese, un’altra mossa che sicuramente alimenterà altra violenza.
Nel frattempo le forze di occupazione hanno iniziato a imporre una punizione collettiva alla famiglia dell’uomo armato sigillandone la casa in preparazione di una demolizione come vendetta.
Israele sta anche minacciando più punizioni collettive – crimini di guerra ai sensi del diritto internazionale – inclusa la negazione dei benefici della sicurezza sociale ai parenti dei presunti aggressori palestinesi e la deportazione delle loro famiglie.
Questi tipi di punizione collettiva sono una caratteristica essenziale del sistema di apartheid israeliano, poiché vengono usati solo contro i palestinesi.
La furia dei coloni
Domenica gruppi di coloni hanno attaccato con pietre auto palestinesi sulle strade di diverse località della Cisgiordania, tra cui un incrocio vicino alla colonia di Yitzhar, vicino a Nablus.
Lì i coloni hanno attaccato i palestinesi con spray al peperoncino e, secondo quanto riferito, un palestinese è stato leggermente ferito dal lancio di pietre dei coloni ebrei.
Domenica notte una casa e un’auto sono state date alle fiamme nel villaggio di Turmusaya vicino a Ramallah.
Una seconda casa nello stesso villaggio è stata vandalizzata.
Secondo quanto riferito, la polizia israeliana sta indagando sull’incidente, ma ci sono poche possibilità che qualcuno possa essere incolpato.
I proprietari di entrambe le case sono cittadini palestinesi americani e il personale addetto alla manutenzione è intenzionato a notificare gli attacchi all’ambasciata americana.
Secondo Ynet, una pubblicazione israeliana, nel villaggio i coloni hanno anche scritto con le bombolette “vendetta” e “morte agli arabi”.
Dei palestinesi hanno riferito ai media che i soldati israeliani nell’area hanno assistito senza reagire allo scatenarsi della furia dei coloni.
Nel frattempo nel villaggio di Aqraba, vicino a Nablus, dei coloni hanno sradicato e rubato più di 100 alberelli di ulivo.
Inoltre ad Aqraba e Majdal Bani Fadil, un altro villaggio vicino, dei coloni hanno dato fuoco a delle auto.
A Nablus i coloni hanno vandalizzato un’ambulanza palestinese.
E’ stato riferito che hanno anche danneggiato e distrutto le tende utilizzate dagli agricoltori nella Valle del Giordano.
Gli attacchi vendicativi dei coloni israeliani fanno seguito all’uccisione, venerdì, di sette israeliani a Neve Yaakov, un insediamento coloniale nella Gerusalemme est occupata, da parte di Khayri Alqam, 21 anni.
Secondo quanto riferito, Alqam, che è stato colpito a morte dai soldati, si chiamava come suo nonno, ucciso nel 1998 insieme ad altri tre palestinesi dal colono israeliano Haim Perelman.
Nonostante ciò Perelman venne successivamente rilasciato. Vive in una colonia per soli ebrei in Cisgiordania.
Le uccisioni di venerdì a Neve Yaakov hanno fatto seguito all’attacco israeliano al campo profughi di Jenin di giovedì, in cui le forze di occupazione hanno ucciso nove palestinesi, tra cui due minori e una donna . Nell’attacco israeliano sono rimaste ferite almeno 20 persone.
Una decima persona è morta domenica per le ferite riportate. Secondo quanto riporta il Ministero della Salute palestinese giovedì le forze israeliane hanno sparato allo stomaco a Omar Tariq al-Saadi, 24 anni.
Fomentare ulteriore violenza
L’Unione Europea ha condannato fermamente l’attacco a Neve Yaakov come un atto di “folle violenza e odio”.
Bruxelles ha anche affermato falsamente e in modo provocatorio che l’attacco è avvenuto “in una sinagoga di Gerusalemme” uccidendo e ferendo persone “mentre assistevano alla cerimonia dello Shabbat [servizio liturgico tradizionale del sabato ebraico, ndt]”.
Ma i resoconti dei media israeliani affermano tutti indistintamente che la sparatoria è avvenuta in una strada “vicino a una sinagoga”.
E invece l’UE ha approvato retroattivamente l’attacco letale di Israele a Jenin, affermando che Bruxelles “riconosce pienamente le legittime preoccupazioni di sicurezza di Israele, come evidenziato dagli ultimi attacchi terroristici”.
In realtà, le sparatorie di venerdì sono seguite al massacro di Jenin, che un funzionario delle Nazioni Unite ha descritto come “la più letale delle operazioni israeliane in Cisgiordania almeno dal 2005”.
Come ha scritto domenica Gideon Levy, editorialista del quotidiano israeliano Haaretz, “tutti sapevano che l’operazione a Jenin avrebbe scatenato una pericolosa ondata di violenza”.[vedi Zeitun]
Levy afferma che “non è possibile invadere il campo profughi di Jenin senza un massacro”, aggiungendo che “nessun massacro nel campo potrebbe passare sotto silenzio”.
L’organizzazione palestinese per i diritti umani Al-Haq ha documentato numerose violazioni del diritto internazionale da parte delle forze israeliane durante il micidiale raid nel campo profughi di Jenin.
In un caso gli aggressori israeliani hanno sparato a un minore palestinese e dopo la sua morte “un veicolo militare ha investito il suo corpo recidendogli l’orecchio destro e mutilandogli il volto”.
Dopo il massacro di Jenin, i media israeliani hanno riportato diversi tentativi da parte dei palestinesi di attaccare soldati o coloni israeliani.
L’anno 2022 ha visto il maggior numero di palestinesi uccisi dalle forze e dai coloni israeliani in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, dalla seconda intifada quasi due decenni fa.
Secondo il monitoraggio di The Electronic Intifada, nel corso dell’anno 207 palestinesi sono stati uccisi dall’esercito, dalla polizia e dai coloni israeliani in Cisgiordania, a Gaza e all’interno di Israele, o sono morti per le ferite riportate negli anni precedenti.
Finora, nel 2023, Israele ha ucciso in media un palestinese al giorno, un fatto poco rilevato nella copertura dei media occidentali, ma che sta portando alla violenza.
Incremento della violenza
Sabato nel quartiere di Silwan, nella Gerusalemme est occupata, un altro palestinese avrebbe sparato, ferendoli, a un soldato fuori servizio e suo padre.
I media hanno identificato nel tredicenne Mahmoud Aleiwat l’autore degli spari.
La famiglia del ragazzo nega che possa essere stato coinvolto nella sparatoria, anche se si dice che abbia lasciato un messaggio a sua madre chiedendo perdono.
Il soldato aveva l’arma con sé e ha sparato al ragazzo. Anche un altro colono gli ha sparato.
Il soldato ferito è in condizioni gravi ma stabili e, secondo quanto riferito, suo padre è in condizioni discrete.
Secondo Haaretz il ragazzo accusato della sparatoria è cosciente e sta ricevendo delle cure.
Giorni prima un parente di Mahmoud Aleiwat era è stato ucciso dalle forze israeliane.
Wadie Abdul Aziz Abu Rumouz, 17 anni, è stato colpito al petto il 25 gennaio. Le autorità israeliane hanno sottoposto Wadie agli arresti persino mentre si trovava nel reparto di terapia intensiva.
E’ morto venerdì a causa delle ferite.
Israele sta ora progettando di demolire la casa della famiglia del ragazzo di 13 anni, così come quella di Khayri Alqam.
Nel frattempo, sabato un giovane palestinese è stato colpito e ucciso da una guardia di sicurezza nei pressi dell’insediamento di Kedumim, nel nord della Cisgiordania.
Karam Ali Salman, 18 anni, aveva cercato di entrare nell’insediamento coloniale armato di pistola, ha affermato l’esercito. Il suo video è stato condiviso dai media locali.
Mostra una persona che cammina con cautela attraverso un campo portando un oggetto.
I media israeliani non hanno riferito di feriti tra i coloni.
Kedumim, che è costruito su terreno privato palestinese, ospita l’abitazione del Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich.
In un altro incidente i soldati israeliani hanno sparato a un camionista palestinese che, secondo loro, stava tentando un attacco ma in seguito hanno ammesso che non era così.
L’esercito ha riferito che nessuno è rimasto ferito nell’incidente.
Nonostante l’aumento vertiginoso dello spargimento di sangue, Israele e i suoi alleati sembrano determinati a non imparare che ulteriori uccisioni e oppressione di palestinesi non placheranno mai la resistenza, ma solo la alimenteranno.
Ha contribuito all’inchiesta Ali Abunimah.
(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)