Rapporto OCHA del periodo 15 – 29 Maggio 2023
1). A Nablus e Jenin, nel corso di due operazioni di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno ucciso quattro palestinesi e ferito altri 67 (seguono dettagli).
Il 22 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Balata (Nablus), uccidendo tre palestinesi. Secondo testimoni oculari e riprese video online, a uno degli uomini le forze israeliane hanno sparato alla schiena mentre tentava di fuggire dall’area. Successivamente, si è verificato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi, che ha provocato l’uccisione di altri due palestinesi che, secondo l’esercito israeliano, avevano partecipato allo stesso scontro a fuoco. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno demolito una struttura residenziale ed hanno distrutto parzialmente altre due unità usando esplosivi: sei famiglie palestinesi sono state sfollate (ulteriori dettagli di seguito). L’esercito israeliano ha dichiarato che la deflagrazione è stata causata dalla distruzione degli ordigni esplosivi trovati nel sito. 63 palestinesi sono rimasti feriti, di cui quattro con proiettili veri. Fonti mediche hanno riferito che le forze israeliane hanno limitato il movimento delle ambulanze nell’area, ostacolando la fornitura immediata di assistenza medica ai feriti. Secondo le forze israeliane, un soldato israeliano è rimasto ferito.
Il 29 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Jenin, cui è seguito uno scontro a fuoco con palestinesi. Un palestinese è rimasto ucciso; secondo l’esercito israeliano, l’uomo aveva partecipato allo scontro a fuoco e in precedenza era stato coinvolto in attacchi contro israeliani. Durante la stessa operazione, sei palestinesi sono rimasti feriti e altri sei sono stati arrestati. Secondo i media locali, le forze israeliane hanno ostacolato il lavoro dei paramedici e hanno causato danni a un’ambulanza. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, tra il 1° gennaio e il 29 maggio 2023, le forze israeliane hanno ucciso 112 palestinesi; più del doppio del numero di morti (53) registrati nello stesso periodo del 2022.
2). A Hebron, un colono israeliano ha sparato, uccidendo un palestinese che era entrato in un insediamento israeliano, secondo quanto riferito, con in mano un coltello. L’episodio è avvenuto il 26 maggio, nell’insediamento di Teneh Omarim (Hebron). Testimoni oculari, citati dai media israeliani, hanno affermato di temere che fosse lì per compiere una aggressione con coltello. Il suo corpo è stato trattenuto dalle autorità israeliane. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, dall’inizio del 2023 fino al 29 maggio, i coloni israeliani hanno ucciso cinque palestinesi, tre dei quali erano autori/presunti autori di aggressioni contro israeliani.
3). In Cisgiordania, le forze israeliane hanno ferito 409 palestinesi, tra cui almeno 41 minori; 40 di loro sono stati colpiti con proiettili veri (seguono dettagli).
214 dei ferimenti sono stati registrati durante operazioni delle forze israeliane. Più della metà dei feriti (83) si è verificata durante un’operazione condotta, prima dell’alba, nel Campo profughi di Aqbat Jaber (Gerico), durante la quale le forze israeliane hanno anche arrestato quattordici palestinesi, hanno causato ingenti danni alle case palestinesi ed hanno impedito a paramedici e ambulanze di raggiungere i feriti .
In quattro diversi episodi, le forze israeliane hanno ferito 122 palestinesi mentre scortavano coloni israeliani che sconfinavano in Comunità palestinesi. Di questi, la maggior parte è stata segnalata in due episodi principali: il primo nella città di Nablus, quando i coloni sono entrati nella tomba di Giuseppe; il secondo in prossimità di una sorgente, presso la Comunità palestinese di Qaryut (Nablus) in cui sono stati segnalati scontri.
Altri sessantanove palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan, Beita e Burqa (Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya) mentre manifestavano contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti. I rimanenti quattro ferimenti di palestinesi, tutti colpiti e feriti con proiettili veri, sono avvenuti durante scontri con lancio di pietre contro forze israeliane posizionate all’ingresso della città di Qalqiliya, del Campo profughi di Ayda e del villaggio di Husan (entrambi a Betlemme).
Complessivamente, 340 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 40 sono stati colpiti da proiettili veri, 16 sono stati feriti con proiettili di gomma, sette hanno riportato ferite da schegge, tre sono stati aggrediti fisicamente e tre sono rimasti feriti perché colpiti da granate assordanti o lacrimogeni.
4). Il 18 maggio, migliaia di israeliani hanno marciato attraverso Gerusalemme Est durante l’annuale Giornata di Gerusalemme “Marcia della Bandiera”, che commemora l’occupazione israeliana di Gerusalemme Est nel 1967. Le autorità israeliane hanno dispiegato migliaia di agenti di polizia ed eretto barriere metalliche fuori dalla Porta di Damasco, bloccando l’accesso dei palestinesi dentro e fuori la Città Vecchia di Gerusalemme. Sono scoppiati scontri tra palestinesi e forze israeliane durante i quali diversi palestinesi, compresi minori e donne, sono stati aggrediti fisicamente e almeno altri dieci sono stati arrestati. Folti gruppi di israeliani sono successivamente entrati nella Città Vecchia di Gerusalemme, gridando insulti e slogans provocatori contro i palestinesi e lanciando oggetti contro i giornalisti, ferendone almeno due. All’inizio dello stesso giorno, le autorità israeliane avevano limitato l’accesso dei palestinesi alla moschea di Al-Aqsa per celebrare le preghiere dell’alba, consentendo l’ingresso solo alle persone di età superiore ai 50 anni. Al mattino, a circa 2.600 israeliani era stato consentito l’accesso al Complesso con il supporto della polizia israeliana. Ne sono scaturiti scontri tra palestinesi e polizia israeliana.
5). In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito 17 palestinesi, di cui tre colpiti con proiettili veri, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 19 casi (seguono dettagli).
Tra il 19 e il 20 maggio, in tre distinti episodi, sono stati segnalati scontri tra coloni israeliani e palestinesi dopo che coloni israeliani hanno marciato nella Città Vecchia di Gerusalemme e nell’area di At Tur. I coloni hanno lanciato pietre, provocando danni a 17 veicoli di proprietà palestinese e a quattro negozi. Otto palestinesi e due coloni sono rimasti feriti. Le forze israeliane sono intervenute e hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma ferendo altri cinque palestinesi e arrestandone due.
Il 24 maggio, tre palestinesi sono stati feriti da proiettili veri, e uno da schegge, quando coloni israeliani, scortati dalle forze israeliane, sono entrati nel villaggio palestinese di Burqa (Nablus), attaccando i residenti e danneggiando case, serbatoi d’acqua e rifugi per il bestiame.
Il 26 maggio, secondo quanto riferito, un gruppo di circa 50 coloni israeliani armati, provenienti dall’insediamento israeliano di Adi Ad, ha aperto il fuoco, hanno lanciato pietre e aggredito fisicamente palestinesi che stavano lavorando nella propria terra tra i villaggi di Al Mughayyir e Turmus’aya (a est di Ramallah). Sei palestinesi sono rimasti feriti, di cui due colpiti da proiettili veri. I coloni hanno appiccato il fuoco a cinque veicoli di proprietà palestinese, ne hanno danneggiato altri quattro con pietre, danneggiando anche il foraggio per il bestiame.
Il 29 maggio, a Deir Dibwan (Ramallah), coloni israeliani, secondo quanto riferito provenienti da un avamposto di insediamento eretto recentemente e chiamato Sde Yonatan, hanno lanciato pietre e ferito due agricoltori palestinesi che lavoravano le proprie terre. Durante lo stesso episodio, i coloni hanno lanciato pietre, danneggiando cinque veicoli e una casa, ed hanno dato fuoco a un altro veicolo.
Secondo fonti della Comunità, durante il periodo di riferimento, sono stati vandalizzati, su terra palestinese, in otto episodi separati, più di 500 alberi e alberelli prossimi a insediamenti israeliani. Secondo fonti locali e testimoni oculari, in sei episodi registrati a Qaryut, Sabastiya e Burqa (tutti a Nablus), Ramin (Tulkram) e Beit Ummar (Hebron) coloni hanno appiccato il fuoco a terreni coltivati, causando danni ai raccolti, ed hanno fatto irruzione nei terreni agricoli , danneggiando strutture agricole, condotte idriche e recinzioni metalliche. Nei restanti cinque episodi segnalati in Cisgiordania, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno lanciato pietre, danneggiando otto veicoli palestinesi.
6). Il 23 e il 29 maggio due coloni israeliani sono stati feriti dal lancio di pietre contro veicoli che viaggiavano lungo le strade della Cisgiordania, presso Nablus e Ramallah. Inoltre, un soldato è rimasto ferito in uno speronamento con auto. In altri tre casi separati, segnalati vicino a Nablus, Jenin e Betlemme, palestinesi hanno sparato contro veicoli israeliani, provocando danni a tre veicoli; e ancora, nei pressi di Ramallah e Gerico, presumibilmente ad opera di palestinesi, sono state lanciate pietre contro veicoli israeliani, danneggiandoli. Fonti israeliane hanno riferito che, durante il periodo di riferimento, in totale, sono stati danneggiati sette veicoli israeliani. In un evento separato, il 21 maggio, sulla strada principale della città di Huwwara a Nablus, un soldato israeliano è rimasto ferito in uno speronamento con auto. L’aggressore è fuggito e le forze israeliane hanno avviato una caccia all’uomo, portando restrizioni all’accesso e al movimento palestinese dentro e fuori l’area interessata.
7). Il 22 maggio, i residenti della Comunità di pastori palestinesi di Ein Samiya a Ramallah si sono trasferiti; ciò a causa delle ripetute violenze dei coloni, della riduzione dei pascoli determinata dall’espansione degli insediamenti, oltre che a causa delle demolizioni e delle minacce alla loro scuola da parte delle autorità israeliane. Un totale di 33 famiglie comprendenti 178 persone, tra cui 78 minori, sono state sfollate. Nella sua dichiarazione del 25 maggio 2023, la coordinatrice umanitaria ad interim, Yvonne Helle ha sottolineato la natura non volontaria del loro sfollamento ed ha espresso preoccupazione per l’ambiente coercitivo in Cisgiordania, che ha portato a sfollamenti simili a Wadi as Seeq e Ras a Tin (entrambe a Ramallah) e nelle Comunità di Lifjim (Nablus), provocando lo sfollamento di oltre 180 palestinesi dall’inizio del 2022. Durante la notte del 23 maggio, coloni israeliani hanno fatto irruzione nella Comunità di Ein Samiya, vandalizzando la scuola della Comunità; inoltre hanno danneggiato cisterne d’acqua e distrutto tre latrine mobili.
8). L’intensificazione delle attività di insediamento israeliano nei pressi del villaggio palestinese di Burqa (Nablus) ha sollevato preoccupazioni per la sicurezza delle persone e l’accesso ai mezzi di sussistenza. Il 18 maggio, l’esercito israeliano ha revocato il divieto di ingresso di israeliani nell’insediamento di Homesh e ha assegnato la terra a un Consiglio regionale di coloni. Il 25 maggio, coloni israeliani hanno iniziato a erigere nuove strutture nell’insediamento. Secondo quanto riferito, queste attività fanno parte di un’iniziativa israeliana per “regolarizzare” l’insediamento che, originariamente, fu costruito su terra palestinese di proprietà privata, negandone l’accesso, fin da allora, ai legittimi proprietari palestinesi. L’insediamento fu evacuato nel 2005 e successivamente ricostituito come scuola religiosa.
9). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 43 strutture, comprese undici abitazioni. Di conseguenza, 56 palestinesi, tra cui 33 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 200 altri (seguono dettagli).
Una delle strutture colpite era stata fornita da donatori come assistenza umanitaria alla Comunità di pastori di Umm al Kheir a Hebron, situata in un’area designata dalle autorità israeliane come “zona di tiro 917” e dichiarata chiusa per consentire le esercitazioni dell’esercito israeliano.
Più dell’80% delle strutture colpite (35) si trovavano in Area C. Le restanti otto strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, comprese due strutture residenziali demolite nell’area di Wadi Qaddum a Silwan, provocando lo sfollamento di sette famiglie comprendenti 39 persone, di cui 22 minori. Cinque delle otto strutture demolite a Gerusalemme Est sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre (non conteggiato sopra), durante un’operazione militare israeliana nel Campo profughi di Balata, nell’area A della Cisgiordania, le forze israeliane hanno demolito tre strutture residenziali, sfollando sei famiglie comprendenti 34 persone, tra cui 20 minori.
10). Il 23 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio di Ni’lin (Ramallah) nell’Area B della Cisgiordania e hanno demolito per motivi punitivi la casa a più piani di una famiglia il cui membro, il 9 Marzo 2023, aveva ucciso in Israele un israeliano e ne aveva feriti altri due. Una famiglia, composta da 14 persone, tra cui otto minori, è stata sfollata e due famiglie sono state colpite in altro modo. Dall’inizio del 2023, sono state demolite per motivi punitivi undici case e una struttura agricola, rispetto alle 14 strutture del 2022 e alle tre del 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale.
11). In due occasioni, per consentire esercitazioni militari, le forze israeliane hanno temporaneamente sfollato, per quattro ore, tre famiglie comprendenti 14 persone, della Comunità di pastori di Al Farisiya-Nab’a al Ghazal, nella Valle del Giordano settentrionale. Questa Comunità si trova in una “zona di fuoco”, così dichiarata da Israele ed è considerata ad alto rischio di trasferimento forzato. Le “zone di fuoco” coprono quasi il 30% dell’Area C e ospitano 38 Comunità che comprendono 6.200 persone.
12). In Cisgiordania le chiusure continuano a interrompere l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli).
Il 23 e il 25 maggio, l’esercito israeliano ha eretto cumuli di terra e ha chiuso il cancello stradale all’ingresso dei villaggi di Shufa (Tulkarm) e Beit Iksa (Gerusalemme), rispettivamente per un giorno e per due ore, ostacolando il movimento di almeno 1.400 palestinesi. Secondo quanto riferito, nel caso di Shufa, ciò è avvenuto in risposta a un episodio di spari contro veicoli di coloni israeliani, che ha provocato il ferimento di un colono.
Inoltre, in due distinti episodi, il 16 maggio l’esercito israeliano ha installato due cancelli stradali: uno all’ingresso della città di Gerico e l’altro su una strada che conduce a terreni agricoli nella Comunità di Al ‘Auja a Gerico, ostacolando l’accesso palestinese dentro e fuori la città di Gerico e verso terreni agricoli. Nell’area H2 della città di Hebron, sono stati segnalati un totale di 12 checkpoints volanti, rispetto a una media bisettimanale di due dall’inizio del 2023, con conseguenti lunghi ritardi. Inoltre, durante il periodo in esame, l’accesso palestinese al villaggio di Al Mughayyir (Ramallah) ha continuato a essere limitato, secondo quanto riferito, a causa del lancio di pietre contro veicoli di coloni israeliani.
13). Nella Striscia di Gaza, in almeno 15 casi, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento” contro palestinesi che si avvicinavano o alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa. Non sono stati segnalati feriti o danni, anche se è stato interrotto il lavoro di agricoltori e pescatori. In tre occasioni, i bulldozer militari israeliani hanno spianato il terreno, all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale a Rafah, Khan-Younis e nell’Area Centrale. Il 18 maggio, palestinesi si sono riuniti vicino alla recinzione perimetrale nella città di Gaza per protestare contro l’annuale Giornata di Gerusalemme “Marcia della bandiera”. Le proteste hanno portato a scontri tra forze israeliane e manifestanti palestinesi, vicino alla recinzione, provocando il ferimento di 11 palestinesi, tra cui due minori, una donna e un paramedico.
Ultimi sviluppi (al di fuori del periodo di riferimento)
Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto
Il 30 maggio, nei pressi dell’insediamento di Hermesh, tra i governatorati di Jenin e Tulkarm nella Cisgiordania settentrionale, in uno scontro a fuoco, un colono israeliano è stato colpito e ucciso da un palestinese. Le forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo e istituito posti di blocco, ostacolando l’accesso e il movimento dei palestinesi dentro e fuori l’area. In seguito all’accaduto, coloni israeliani hanno attaccato palestinesi e loro proprietà nei villaggi circostanti e agli incroci stradali.
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Note a piè di pagina
1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane, ad esempio da civili israeliani o colpiti da razzi palestinesi non giunti a bersaglio , così come quelli la cui causa immediata della morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute. In questo periodo di riferimento, un palestinese che è stato ucciso da un colono israeliano viene conteggiato separatamente.
2 Le vittime israeliane in questi grafici includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata della morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente
Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data
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