Indagini iniziali di Euro-Med Monitor non scoprono alcuna prova di presenza militare nel luogo del massacro alla Tab’een School di Gaza.

Ciò che rimane del bombardamento della scuola Tabeen a Gaza Sity
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Redazione di Euro-Med Human Rights Monitor

11 agosto 2024 – Euro-Med Human Rights Monitor

Territori palestinesi – Indagini preliminari di Euro-Med Human Rights Monitor non hanno scoperto alcuna prova o indicazione di attività militari o combattenti nella Tab’een School di Gaza City, la cui sala di preghiera è stata presa di mira da Israele provocando un brutale massacro che è costato la vita a oltre 100 palestinesi.

Al contrario, il luogo è risultato essere una serie di stretti edifici con parti aperte tra loro e prive di ogni attrezzatura, dove decine di famiglie palestinesi si erano rifugiate dopo essere state forzatamente sfollate dalle proprie case e alcune delle quali da quel momento sono state completamente cancellate dall’anagrafe.

La squadra sul campo e un team legale di Euro-Med Monitor hanno realizzato un’inchiesta e una ricerca preliminare presso la Tab’een School, che aveva dato rifugio a oltre 2.500 sfollati a Gaza City. La squadra ha raccolto dati, registrato le dichiarazioni di testimoni e sopravvissuti e ispezionato il luogo dopo l’attacco. Secondo ogni informazione e testimonianza disponibile nella scuola non c’erano né assembramenti né centri militari ed essa non era mai stata usata per finalità militari. Alcuni sopravvissuti hanno testimoniato che la scuola forniva un rifugio a centinaia di bambini le cui famiglie vi si sentivano al sicuro.

Oltretutto la struttura ridotta della scuola e la mancanza di rampe di lancio e ripari avrebbero reso impossibile che il luogo venisse utilizzato per operazioni militari. La struttura angusta e gli spazi ristretti dell’edificio lo rendevano inadatto a operazioni militari che richiedessero organizzazione e assistenza logistica. Secondo testimonianze raccolte da civili sfollati lì, la scuola era usata come rifugio d’emergenza per civili che fuggivano da zone demolite, non per attività o infrastrutture militari. Di conseguenza l’attacco contro la scuola è stato ingiustificato ed ha palesemente violato le leggi umanitarie internazionali.

Il bombardamento israeliano ha preso specificamente di mira la sala di preghiera in cui all’alba gli sfollati stavano pregando, così come la sala di preghiera superiore utilizzata per ospitare donne e bambini. Rapporti preliminari indicano che nell’attacco l’esercito israeliano ha fatto esplodere tre bombe fabbricate negli USA che hanno una terribile capacità di bruciare, liquefare e distruggere corpi. In seguito a ciò oltre 100 palestinesi sono stati uccisi, comprese parecchie famiglie e importanti accademici delle università di Gaza, tra cui il professor Youssef Al-Kahlout, docente di lingua araba.

A causa dell’enorme potere distruttivo delle bombe i corpi delle vittime sono stati ridotti a brandelli bruciati, insieme a numerose gravissime ferite. Secondo la Difesa Civile palestinese di Gaza alcune delle bombe usate contro la scuola affollata di profughi pesavano approssimativamente mille chili.

La giustificazione dell’esercito israeliano per il massacro, sulla base del fatto che l’esercito aveva preso di mira un luogo militare, è infondata e in ogni caso non può giustificare l’uccisione di così tanti civili. Israele continua ad uccidere, bruciare e ferire centinaia di civili e poi sostiene che le zone colpite contenevano istallazioni o comandanti militari, senza offrire una prova concreta o permettere a istituzioni internazionali indipendenti di confermare la veridicità di queste affermazioni.

Israele deve essere vincolato dai principi delle leggi umanitarie internazionali, soprattutto quelle relative alla distinzione, proporzionalità, necessità militare, a prendere le precauzioni necessarie e al dovere di proteggere i civili. Ciò richiede decidere sulla miglior linea d’azione delle operazioni militari e il tipo di armamenti da utilizzare con la specifica valutazione della riduzione delle perdite civili.

In base allo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale ogni violazione di queste norme delle leggi umanitarie internazionali è vista come un crimine di guerra. L’attacco contro la Tab’een School è una flagrante violazione di queste regole ed è solo uno degli attacchi militari che Israele ha realizzato direttamente e indiscriminatamente contro i civili, che è una componente essenziale del crimine di genocidio che Israele ha commesso nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre.

Mohammed Al-Kahlout, uno sfollato vittima dell’attacco alla scuola, ha affermato alla squadra di Euro-Med Monitor di non aver visto alcun combattente né presenza militare nella scuola mentre vi si trovava: “Ero pronto per andare a pregare e per pochi minuti non sono stato uno di loro,” ha continuato. “Tre missili o grosse bombe sparate da aerei israeliani hanno provocato il massacro. Mi sono sentito terrorizzato. Quando sono arrivato corpi e membra erano mutilati e bruciati; c’erano ammassi di carne bruciata. Dopo parecchie settimane nella scuola non ho visto alcuna presenza di miliziani armati o manifestazioni. Ho sempre pregato nella sala di preghiera e tutti erano civili. Sia il mio parente, il professor Youssef Al-Kahlout, che numerosi civili sono stati uccisi nell’attacco. Sopra la sala di preghiera c’era quella delle donne, che era stata destinata ad accoglierle, e tutte quelle che vi si trovavano sono state uccise.”

Susan Mohammed Al-Barawi, una rifugiata nella Tab’een School, ha rilasciato la seguente testimonianza alla squadra di Euro-Med Monitor: “Stavamo dormendo. Ci siamo svegliati al suono di un’esplosione e un incendio. Abbiamo lasciato la nostra classe e abbiamo trovato un incendio che divampava nella sala di preghiera. La sala di preghiera delle donne nella Tab’een School si trova direttamente sopra quella degli uomini. Dopo che le loro case sono state prese di mira molte famiglie sono state obbligate all’evacuazione. Almeno trenta famiglie con bambini e donne anziane si trovavano nella scuola. I missili sono stati lanciati in mezzo a loro, uccidendone molti. Quelli che sono sopravvissuti hanno subito gravi ustioni o l’amputazione di arti. Ho visto feriti con gli intestini che gli uscivano fuori. Ragazzine, la più grande delle quali di 13 anni, un’altra di 10 anni e alcune di soli due anni sono state tra le vittime”.

Mahmoud Nidal Al-Basyouni, un bambino che ha perso il padre nell’esplosione nella sala di preghiera, ha rilasciato la seguente testimonianza: “Oggi all’alba mio padre è andato per la preghiera del mattino nella sala di preghiera della scuola. Mentre la mia famiglia dormiva, mi sono svegliato. Quando ho visto cadere il missile ho capito che ci sarebbero state vittime e che stava per avvenire un massacro, ma non avevo idea che mio padre sarebbe stato uno di loro. Ho visto l’incendio provocato dal fatto che siamo stati presi intenzionalmente di mira. Ho pianto per mio padre, mio nonno, mio zio e molti dei padri dei bambini che sono stati colpiti durante la preghiera del mattino nella sala di preghiera e a cui non abbiamo potuto dire addio. Nella sala di preghiera ho visto corpi mutilati e brandelli di carne. Il bombardamento è avvenuto in modo inaspettato e senza alcun preavviso o avvertimento precedente.”

Nel tentativo di giustificare il massacro l’esercito israeliano ha rilasciato una dichiarazione che contiene i nomi e le immagini di 19 palestinesi. Il comunicato sostiene che gli individui erano membri del Jihad Islamico, di Hamas e dei loro apparati militari.

La ricerca preliminare del gruppo di Euro-Med ha scoperto che nella sua lista l’esercito israeliano ha utilizzato nomi di palestinesi uccisi nei raid israeliani, alcuni dei quali nel corso di incursioni precedenti, ed hanno preso le loro foto dall’anagrafe civile controllata da Israele.

In seguito al controllo iniziale ha scoperto che tre dei 19 nomi elencati dall’esercito israeliano come “terroristi che sono stati eliminati” nel massacro della Tab’eeb School erano stati uccisi in prima, in precedenti bombardamenti israeliani. Questi tre includono Ahmed Ihab al-Jaabari, ucciso il 5 dicembre 2023, Youssef al-Wadiyya, colpito dall’esercito israeliano due giorni prima del massacro e Montaser Daher, ucciso venerdì in un condominio con sua sorella un giorno prima del massacro.

Tra le vittime anche tre civili anziani che non avevano alcun rapporto con azioni militari, compreso un dirigente della scuola, Abdul Aziz Misbah Al-Kafarna, vice sindaco di Beit Hanoun, un docente universitario e insegnante di arabo, Yousef Kahlout, e sei civili, alcuni dei quali erano persino oppositori di Hamas.

Mentre sostiene fermamente che in base alle leggi umanitarie internazionali non ci sono scuse per l’uso sproporzionato e non necessario della forza e l’uccisione di decine di civili per prendere di mira una specifica persona, Euro-Med sta ancora cercando i nomi restanti.

L’esercito israeliano sta prendendo sempre più di mira scuole che forniscono rifugio alla popolazione sfollata con la forza a Gaza City, uccidendo e ferendo nel frattempo centinaia di civili. Ha anche emanato ordini per l’illegale sfollamento forzato di Gaza dal nord verso il sud, nel sistematico tentativo di sradicare il popolo palestinese dalle proprie case e luoghi di sfollamento, privandoli di ogni stabilità. Lo scopo finale è di svuotare Gaza City, eliminare quanti più membri della sua élite possibile e rendere la città inabitabile, a prescindere dalle esigenze militari.

Negli ultimi dieci mesi l’esercito israeliano sta deliberatamente distruggendo i centri di rifugio rimanenti per negare ai palestinesi quei pochi luoghi rimasti in cui possono cercare protezione dopo la sistematica e vastissima distruzione di case e rifugi, comprese scuole e strutture pubbliche.

Continuando a bombardare tutta la Striscia di Gaza e prendendo di mira luoghi di rifugio, come quelli ospitati dalle scuole dell’UNRWA [agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, ndt.] la strategia dei bombardamenti israeliani indica chiaramente l’intenzione di distruggere le vite dei palestinesi e di privarli della sicurezza e della stabilità, anche solo temporanee.

Nella Striscia di Gaza i civili hanno pagato il prezzo degli attacchi militari israeliani che violano con impunità le norme del diritto umanitario internazionale, soprattutto i principi di distinzione, proporzionalità ed esigenze militari.

Di conseguenza ogni Paese deve rispettare i propri obblighi internazionali mettendo fine al crimine di genocidio e altre serie violazioni nella Striscia di Gaza da parte di Israele. Devono salvaguardare i civili della Striscia di Gaza, obbligare Israele a sottostare alle leggi internazionali e alle sentenze della Corte Internazionale di Giustizia, imporre dure sanzioni contro Israele e tagliare ogni forma di assistenza o collaborazione politica, finanziaria e militare. Ciò include un’immediata interruzione di ogni vendita, esportazione e trasferimento di armi a Israele, compresa l’esportazione di licenze e aiuto militare così come garantire che Israele paghi le conseguenze dei crimini contro il popolo palestinese.

Inoltre i Paesi che aiutano e favoriscono Israele nel mettere in pratica questi crimini, compreso l’aiuto e i rapporti contrattuali in campo militare, dell’intelligence, politico, legale, finanziario, mediatico ed altri che agevolano la perpetuazione di questi crimini, devono essere chiamati a risponderne. Tra questi Paesi il complice più rilevante sono gli Stati Uniti.

I decisori politici e importanti funzionari di questi Stati devono essere resi responsabili da quando hanno collaborato e sono stati complici dei crimini, compreso quello di genocidio, che Israele ha messo in atto nella Striscia di Gaza.

Come parte dei loro vincoli legali internazionali di garantire che tutti quanti commettano crimini internazionali siano chiamati a risponderne, vengano processati e che sia loro impedito di rimanere impuniti, così come di arrestarli e processarli in osservanza delle leggi nazionali e internazionali, a ogni Nazione viene richiesto di iniziare indagini penali e processi davanti ai propri tribunali nazionali. Questa richiesta si basa sulla giurisdizione internazionale.

(traduzione dall’inglese Amedeo Rossi)