Una vittoria contro la macchina della disinformazione: come Albanese ha sconfitto la lobby israeliana

Robert Inlakesh

6 aprile 2025 – The Palestine Chronicle

Francesca Albanese, forse la funzionaria delle Nazioni Unite più attaccata, è diventata uno delle più strenui difensori dei diritti umani nella Palestina occupata. Nonostante le innumerevoli accuse rivoltele, i divieti d’ingresso in diversi Paesi e persino le minacce di morte, è riuscita a ottenere il rinnovo del suo incarico alle Nazioni Unite.

Dopo aver ricevuto la nomina a Relatrice Speciale per i Territori Palestinesi Occupati nel maggio 2022, la studiosa e avvocata di diritto internazionale italiana, Francesca Albanese, ha rischiato di essere eventualmente estromessa dal suo incarico.

A seguito di notizie secondo cui una sessione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC) avrebbe deciso se la nota Relatrice Speciale avrebbe mantenuto il suo incarico, è emersa l’ennesima campagna diffamatoria.

L’UNHRC ha ufficialmente ribadito che Albanese manterrà il suo incarico fino al 2028, dissipando diverse voci su una sua possibile estromissione. Sebbene accuse infondate di “antisemitismo”, “sostegno ad Hamas” e “terrorismo” siano state a lungo rivolte al Relatore Speciale delle Nazioni Unite (UNSR), di recente i gruppi di pressione filo-israeliani hanno ovviamente intensificato le loro campagne.

Mentre la rappresentanza degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite ha recentemente tentato di esercitare pressioni per far licenziare Albanese, sostenendo che avesse sposato un “antisemitismo virulento, che demonizza Israele e sostiene Hamas”, l’amministrazione Trump si è ritirata dall’UNHRC in buona misura a causa delle sue critiche a Israele.

Questo fatto indebolisce la posizione del governo statunitense, fermamente filo-israeliano e anti-palestinese. Lo stesso Donald Trump usa persino il termine “palestinese” come insulto contro i suoi oppositori politici.

Albanese è stata oggetto di critiche fin dal suo ingresso alle Nazioni Unite nel 2022, il che ha spinto circa 65 studiosi ebrei a difenderla firmando una dichiarazione in cui si legge: “È evidente che la campagna contro (Albanese) non mira a combattere l’antisemitismo dei nostri giorni. Si tratta essenzialmente di tentativi di metterla a tacere e di indebolire il suo mandato di alto funzionario delle Nazioni Unite che denuncia le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale da parte di Israele”.

Dopo il 7 ottobre 2023, con l’inizio della guerra a Gaza, le accuse contro Albanese hanno raggiunto livelli senza precedenti.

Si è rifiutata di moderare la sua opposizione ai crimini di guerra ed è stata una delle prime funzionarie delle Nazioni Unite a opporsi ai governi occidentali che cercavano di affermare che la storia fosse iniziata il 7 ottobre.

La rappresentante speciale dell’ONU ha ricevuto persino un divieto di ingresso in Francia dopo aver dichiarato che le affermazioni secondo cui l’attacco di Hamas sarebbe stato motivato da “antisemitismo” erano errate. Fin dall’inizio del conflitto ha lanciato l’allarme sui piani israeliani di pulizia etnica a Gaza, venendo etichettata come “sostenitrice di Hamas”, “antisemita” e “di parte”. Mentre il governo israeliano e i suoi difensori hanno sostenuto che tale politica non esistesse, definendo tali accuse “antisemite”, Israele ora persegue apertamente la pulizia etnica.

Nel marzo 2024 Albanese ha anche pubblicato un rapporto delle Nazioni Unite intitolato “Anatomia di un genocidio”, che ha ricevuto un’enorme quantità di reazioni negative. I gruppi filo-israeliani sono stati implacabili nei loro attacchi alla Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite (UNSR). UN Watch, un sito web filo-israeliano che perseguita le figure di spicco che criticano le politiche di Tel Aviv, ha persino pubblicato un rapporto di 60 pagine in cui si afferma che la Relatrice Speciale promuove la propaganda di Hamas, alimentando “l’antisemitismo e il terrorismo jihadista”.

La litania di attacchi alla sua figura ha spaziato dal definirla “antisemita”, “simpatizzante del terrorismo”, fino a “negazionista dell’Olocausto” il tutto senza prove. Ha anche ricevuto attacchi personali e affermazioni infondate sui suoi finanziamenti.

Nel luglio del 2024 una notizia falsa utilizzata per delegittimare Albanese è stata quella secondo cui avrebbe ricevuto finanziamenti da una serie di gruppi di attivisti filo-palestinesi in Australia. Il sito web UN Watch ha affermato che associazioni australiane erano “filo-Hamas”, un’accusa anch’essa senza prove.

Tuttavia i media israeliani e alcuni settori dei media occidentali hanno diffuso la notizia secondo cui l’UNSR era accusata di ricevere fondi da un “gruppo filo-Hamas”. Queste affermazioni sono rimaste senza fondamento per mancanza di prove, mentre la funzionaria delle Nazioni Unite ha dichiarato pubblicamente che il suo lavoro non è retribuito.

Il 1° ottobre Francesca Albanese ha pubblicato un altro rapporto per le Nazioni Unite intitolato “Genocidio come cancellazione colonialista”. Proseguendo nel suo impegno per la causa dei diritti umani dei palestinesi, Albanese viaggia frequentemente, partecipa a conferenze e rilascia interviste, fornendo informazioni

A marzo, un gruppo estremista sionista chiamato “Betar”, che ha apertamente elogiato e minacciato tattiche descritte dall’ex direttore della CIA, Leon Panetta, come “terrorismo”, ha persino minacciato di consegnare un cercapersone ad Albanese. Questa intimidazione si basa sugli attacchi esplosivi con cercapersone perpetrati indiscriminatamente in tutto il Libano da Israele, che hanno ucciso e ferito civili e membri di Hezbollah.

Il fatto che la Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati rimanga al suo posto è una vittoria contro una montagna di organizzazioni filo-israeliane e funzionari governativi occidentali finanziati da gruppi della lobby filo-israeliana. È anche una prova del fatto che le accuse mosse contro Albanese sono infondate.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)