Almeno 101 minori sono stati uccisi quest’anno in Cisgiordania

Redazione di MEMO

1 dicembre 2023 – Middle East Monitor

Un minore di otto anni colpito a morte in strada è una delle più recenti vittime delle continue incursioni e dei continui attacchi israeliani nella Cisgiordania occupata che quest’anno secondo Save the Children hanno ucciso finora 101 minori.

Secondo le Nazioni Unite dal 7 ottobre le forze di occupazione israeliane o i coloni illegali hanno ucciso almeno 63 minori nella Cisgiordania occupata, in media più di un minore al giorno – significativamente più uccisioni che nei primi nove mesi di un anno che è già stato il più letale. Durante lo stesso periodo le Nazioni Unite hanno riferito che circa 143 famiglie, inclusi 388 minori, sono state cacciate dalle loro case nella Cisgiordania a causa della violenza dei coloni e di restrizioni all’accesso.

Il numero di minori palestinesi uccisi in Cisgiordania da soldati israeliani o da coloni quest’anno è ora tre volte il numero di uccisi nel 2022 – già precedentemente l’anno più letale ufficialmente dal 2005 – quando 36 minori sono stati uccisi. Secondo quanto riferito quest’anno sono stati uccisi almeno 39 minori israeliani.

Save the Children è gravemente preoccupata che, senza una fine permanente della violenza, le vittime minorenni e più in generale civili continueranno a crescere in tutto il territorio occupato palestinese” ha affermato l’organizzazione per i diritti umani in un comunicato stampa. “La recrudescenza della violenza a Gaza si è riflessa sulle accresciute misure di controllo e violenza in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, con continui disordini che impediscono ai minori di andare a scuola e restringono il loro accesso a servizi fondamentali, inclusi quelli sanitari.”

Si è data notizia anche che ai minori che tentano di attraversare i posti di blocco in tutta la Cisgiordana vengono sequestrati i telefoni e che sono trattenuti nel sistema di detenzione militare “sulla base della loro attività sui social media, sollevando serie preoccupazioni sui diritti umani relativamente alla libertà di espressione, privacy e privazione della libertà.”

Mentre tutti gli occhi sono concentrati sul conflitto a Gaza, non c’è stata pausa nelle uccisioni di minori in Cisgiordania, dove la situazione continua a deteriorarsi,” ha affermato Jason Lee, il direttore di Save the Children per i territori palestinesi occupati.

Più a lungo continuano le uccisioni di civili a Gaza, maggiore è la probabilità che ciò si estenda alla Cisgiordania, dove i minori stanno già vedendo i loro diritti fatti a pezzi.”

Noi chiediamo un’indagine immediata e indipendente sulla – e l’obbligo di risponderne– uccisione di tutti i minori. Fin quando la cultura dell’impunità persisterà, è probabile che i cicli di violenza continuino.”

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Secondo un rapporto Israele aveva ottenuto, e ignorato, un documento di Hamas che dettagliava il piano per l’attacco del 7 ottobre

AFP

30 novembre 2023 – Times of Israel

Il NYT afferma che i funzionari che hanno visto il documento di 40 pagine lo hanno ignorato in quanto irrealistico, continuando a pensare che il gruppo terroristico non fosse interessato a scatenare una guerra

Giovedì il New York Times ha informato che funzionari israeliani già prima dell’aggressione del 7 ottobre erano al corrente che il gruppo terrorista palestinese Hamas stava preparando un attacco su vasta scala, ma hanno ignorato l’informazione.

Un documento ottenuto dalle autorità israeliane almeno un anno prima dell’attacco “delineava punto per punto, esattamente il tipo di invasione devastante che ha portato alla morte di circa 1.200 persone,” riporta il giornale.

Il documento di 40 pagine, che è stato visionato dal quotidiano, non specifica quando sarebbe avvenuto l’attacco. Ma fornisce un piano che sembra quello seguito da Hamas: un massiccio lancio di razzi, tentativi di abbattere il sistema di sorveglianza e un gran numero di uomini armati che penetrano sul territorio israeliano via terra e per via aerea.

Il 7 ottobre circa 3.000 terroristi di Hamas hanno fatto irruzione in Israele sotto la pesante copertura di razzi, attaccando basi dell’esercito, aggredendo comunità e un festival musicale. Circa 1.200 persone, la maggior parte delle quali civili, sono state brutalmente massacrate con un attacco senza precedenti e circa 240 persone sono state prese in ostaggio.

Il Times afferma che il documento, che include informazioni sensibili riguardo alla sicurezza sulla potenza e la dislocazione dell’esercito israeliano, ha circolato ampiamente negli ambienti dei dirigenti militari e dell’intelligence del Paese, benché non sia chiaro se sia stato visionato da dirigenti politici, tra cui il primo ministro Benjamin Netanyahu.

Lo scorso anno una valutazione dell’esercito aveva stabilito che era troppo presto per dire se il piano era stato approvato da Hamas, e quando un’analista di un’unità di intelligence per le segnalazioni del Paese ha avvertito che il gruppo stava effettuando esercitazioni di addestramento in base al piano, i suoi avvertimenti sono stati ignorati.

II giornale afferma che lei aveva avvertito che si trattava di un “progetto inteso a iniziare una guerra,”, ma un colonnello, che aveva visionato la sua analisi, aveva suggerito che se ne ricavava uno scenario improbabile e aveva detto all’analista che avrebbero “pazientemente atteso”.

Secondo il Times gli avvertimenti non suggerivano che Hamas stesse probabilmente per mettere in atto il piano a tempi brevissimi, e gli ambienti dell’intelligence hanno continuato a credere che il leader di Hamas Yahya Sinwar non fosse interessato a scatenare la guerra con Israele. [Il giornale] mette in relazione gli errori dell’intelligence con quelli avvenuti negli Stati Uniti prima dell’attacco dell’11 settembre 2001.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




“Hanno sparato a suo figlio in braccio e l’hanno costretta a gettare il suo corpo”: testimonianze dalla marcia mortale in via Salah al-Din

Tareq S. Hajjaj

30 Novembre 2023 – Mondoweiss

Molteplici testimonianze raccolte da palestinesi sfollati dal nord di Gaza rivelano gli orrori in via Salah al-Din, indicata dall’esercito israeliano come passaggio sicuro”.

Durante il cessate il fuoco temporaneo ho potuto visitare diversi rifugi che ospitano gli sfollati arrivati dal nord di Gaza, principalmente l’Ospedale Europeo e una scuola gestita dall’UNRWA a Khan Younis. Anche ora, dopo tutto quello che abbiamo visto, è difficile credere alle storie che ho sentito raccontare in vari rifugi. La maggior parte dei racconti verte su come [i rifugiati] hanno evacuato la parte nord essendo stati espulsi verso sud, compreso lo straziante viaggio lungo via Salah al-Din, indicata dallesercito israeliano come un passaggio sicuro”. Dalle testimonianze che ho ascoltato è emerso chiaramente che quella strada è stata designata non per facilitare la fuga dei civili ma per umiliarli, degradarli e, in alcuni casi, ucciderli sistematicamente. Non tutti sono sopravvissuti al viaggio verso sud, e anche adesso la via Salah al-Din è disseminata di decine di cadaveri – di uomini, donne e bambini – in diversi stati di decomposizione.

Il quadro che emerge non è quello di un percorso umanitario” ma di una marcia della morte. Queste sono alcune delle testimonianze che ho raccolto da decine di testimoni oculari.

Il soldato mi ha ordinato di attraversare il posto di blocco strisciando

In una piccola stanza larga poco più di due metri due giovani sono sdraiati su dei materassi. Sono arrivati insieme all’ospedale, ma uno di loro, Ayman, ha raccontato una storia che sembra uscita da un romanzo di guerra.

La sua casa nel nord di Gaza è stata bombardata con all’interno la sua famiglia di 21 persone. Quattro di loro, suo padre e tre dei suoi fratelli, sono rimasti uccisi e adesso lui è il membro più giovane della famiglia. Ayman è stato ferito e trasferito in ospedale, il piede destro sorretto da poco più di un fascio di muscoli e pelle, poiché la tibia destra è stata completamente distrutta. In ospedale l’intero piede e la gamba sono stati rinforzati con delle placche fino al ginocchio. Suo cugino Mahmoud è rimasto con lui in ospedale. Quando la scorsa settimana l’esercito israeliano ha fatto irruzione nell’ospedale indonesiano anche Mahmoud è stato colpito a un piede e i medici hanno applicato anche a lui delle placche di metallo.

Eppure, quando è arrivato il momento dellevacuazione dallospedale lesercito ha costretto tutti i presenti a marciare a piedi verso sud. È stato allora che è cominciato lincubo di Ayman.

“Camminavo con le stampelle e due paramedici in fuga con noi verso sud mi aiutavano lungo la strada”, ha detto a Mondoweiss. “A volte mi trasportavano o mi offrivano un appoggio per procedere.”

Quando hanno raggiunto il posto di blocco militare israeliano eretto in via Salah al-Din un soldato lo ha chiamato da lontano e gli ha ordinato di camminare da solo e di gettare via le stampelle prima di arrivare al posto di controllo per la perquisizione.

“Non ero ancora in grado di mettere il piede a terra né di esercitarvi alcuna pressione”, racconta Ayman. “Ma il soldato continuava a ordinarmi di camminare senza stampelle.”

“Nel momento in cui ho messo il piede a terra sono caduto, incapace di sopportare il dolore”, continua. Ma il soldato insisteva dicendomi di alzarmi”.

Ayman afferma che non poteva sopportare l’umiliazione che il soldato gli stava imponendo. Per la seconda volta ha cercato di alzarsi e di fare un altro passo.

La placca della sua gamba si è rotta. È crollato a terra, urlando di dolore. Il soldato non ha fatto nulla, ordinandogli semplicemente di superare il posto di blocco strisciando e di proseguire per la sua strada. Ayman non ha avuto altra scelta che fare come gli era stato ordinato, trascinandosi fino ad arrivare dall’altra parte, dove la gente lo ha raccolto e assistito.

Ayman è ora ricoverato all’ospedale europeo di Khan Younis e necessita di due interventi chirurgici. Il primo per riparare la lussazione del ginocchio derivante dalla rottura della placca – a guardarlo ha la gamba piegata a U in modo innaturale – e il secondo intervento per dotarlo di una nuova placca metallica. Il problema è che a causa delle traversie incorse e del conseguente duplice trauma i medici dellospedale europeo non sono stati in grado di eseguire lintervento chirurgico, e lui ha bisogno per guarire di un trasferimento in un ospedale fuori Gaza.

Non c’era niente di sbagliato in me”, dice Ayman. Se solo il soldato mi avesse permesso di camminare con le stampelle o di farmi trasportare dai paramedici niente di tutto questo sarebbe ora necessario”.

Insiste sul fatto che i soldati ci tenevano a umiliare i rifugiati, per aggiungere un ulteriore carico di sofferenza al loro viaggio. Sembravano trarre piacere dalla punizione [inflitta], dice.

Testimonianze di cecchini che sparano contro bambini” a distanza e costringono i genitori ad abbandonare i loro cadaveri

Alcune storie hanno una diffusione così ampia da essere raccontate nello stesso modo da disparate persone. In alcuni casi la persona che ha subito il calvario non ha intrapreso il viaggio verso sud, ma la sua storia è stata testimoniata da molte altre persone che lo hanno fatto. Mondoweiss non ha potuto verificare in modo indipendente questi racconti.

Un episodio che ho sentito da più persone incontrate in una scuola dellUNRWA racconta la storia di una donna che portava in braccio il suo bambino e camminava lungo Salah al-Din. Suo figlio piangeva forte mentre lo trasportava, mi hanno detto più persone, ripetendo tutti gli stessi dettagli e riportando la stessa sequenza di eventi che sarebbero seguiti: un soldato, infastidito dagli strilli del bambino “gli ha sparato” da lontano colpendolo alla testa mentre era in braccio alla madre. A quel punto il soldato ha preso il megafono ordinandole di gettarlo sul ciglio della strada e di continuare a camminare.

Del tutto sotto shock, la donna ha iniziato a piangere e urlare, ma alla fine è stata costretta a obbedire agli ordini dei soldati che circondandola dai lati, alcuni anche appollaiati su un carro armato, la minacciavano con le armi. Tutti mi hanno detto la stessa cosa: che la donna è stata costretta a deporre il suo bambino senza vita e riprendere il cammino continuando a urlare e piangere per tutto il percorso.

Questa non è lunica storia del genere che ho sentito. Muhammad al-Ashqar, un rifugiato presso una scuola dell’UNRWA a Khan Younis, mi ha detto che uno dei suoi parenti portava sua figlia di 4 anni sulle spalle e un cecchino l’ha colpita da lontano uccidendola. E anche in questo caso gli hanno ordinato col megafono di metterla da parte e di continuare a marciare verso sud. Neanche lui ha avuto scelta, altrimenti sarebbe stato fucilato con il resto della famiglia.

Queste storie sono confermate dalle ondate di rifugiati che continuano ad arrivare dal nord, che riferiscono di aver visto decine di cadaveri ingombrare il passaggio sicuro” indicato da Israele, sia di vecchi che di giovani, mentre marcivano sul lato della strada. Nuovi rifugiati arrivati l’altro ieri hanno riferito che alcuni dei corpi avevano cominciato a essere divorati da animali randagi.

Ci sono ulteriori dettagli. L’esercito israeliano ha dato rigide istruzioni ai profughi in fuga: non raccogliere nulla che dovesse cadere in terra, non voltarti e non guardare altrove se non a sud, non parlare con nessuno, non disobbedire agli ordini dei soldati. Se infrangi queste regole sarai ucciso.

Molti sfollati affermano che i soldati hanno costretto le persone a compiere azioni degradanti sottoponendole ad ulteriori umiliazioni. Una donna anziana mi ha detto che c’era una fossa profonda scavata nel terreno in cui erano ammucchiati cadaveri di uomini, donne e bambini, e quando un soldato voleva terrorizzare una persona la costringeva a togliersi i vestiti e scendere nella fossa. I soldati ne uccidevano alcuni, aggiungendo i loro cadaveri al mucchio, lasciando gli altri vivi ma dopo averli costretti a rimanere seduti nudi tra i cadaveri fino a quando non erano soddisfatti. Quindi i soldati ordinavano loro di alzarsi e continuare a camminare verso sud.

I prossimi giorni riveleranno ancora più orrori perché, come mi ha detto una donna alla scuola dellUNRWA, questa non è una guerra qualunque: racchiude in sé molti tipi di guerra che vengono condotti contro la popolazione di Gaza. Una delle forme di guerra più depravate e degradanti che Israele ha impiegato contro di loro è il viaggio verso sud e il passaggio attraverso il checkpoint di Salah al-Din, un presunto passaggio sicuro” che è, in realtà, una marcia della morte.

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




I soldati israeliani che hanno ucciso i terroristi a Gerusalemme hanno colpito a morte anche un civile

Nir Hasson

30 novembre 2023 – Haaretz

Nel video dellattacco alla fermata dellautobus di Gerusalemme pubblicato sui social media, si vede Yuval Doron Kastelman alzare le mani e implorare i soldati israeliani di non sparare dopodiché gli sparano e cade a terra

In base alle riprese dell’attacco pubblicate sui social media i soldati israeliani che giovedì hanno ucciso due terroristi alla periferia di Gerusalemme hanno sparato e ucciso sul posto anche un civile.

La vittima si chiamava Yuval Doron Kastelman, 38 anni di Mevasseret Tzion, un avvocato che lavorava per la Commissione sul Servizio Civile. Secondo la sua famiglia stava andando al lavoro quando ha notato l’aggressione dall’altra parte della strada. È sceso dal suo veicolo, armato della sua arma da fuoco autorizzata, per fronteggiare i terroristi.

Nel video si vede Kastelman alzare le mani e implorare i soldati di non sparare, dopodiché gli sparano e cade a terra.

Il filmato mostra chiaramente che è stato colpito allo stomaco. È stato portato d’urgenza in ospedale in condizioni critiche e in seguito è morto per le ferite. La polizia ha affermato di essere a conoscenza della situazione e che sono in corso indagini.

Un’altra ripresa della scena dell’attacco mostra colpi di arma da fuoco contro un civile che ha appena sparato a uno dei terroristi da distanza ravvicinata.

Nel video si vede il civile gettare via la sua arma dopo aver sparato al terrorista, alzare le mani e togliersi il cappotto per dimostrare che è disarmato. Non è chiaro se si tratti dello stesso civile ferito o di qualcun altro.

Il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir ha annunciato sul luogo dell’attacco che la sua soluzione al terrorismo è continuare la politica di distribuzione di armi ai civili. “Mi rivolgo ai cittadini di Israele, i poliziotti non sono ovunque, quindi dove i cittadini sono in possesso di armi, ciò può salvare vite umane”, ha detto Ben-Gvir.

Dallo scoppio della guerra migliaia di armi da fuoco sono state distribuite ai civili e sono state rilasciate più di 20.000 nuove licenze per il porto d’armi. Una delle principali preoccupazioni sul possesso delle armi da parte di civili non addestrati è che ciò potrebbe portare ad episodi di fuoco incrociato, come è accaduto oggi.

Nell’attacco a Gerusalemme tre israeliani sono stati uccisi e altri sei sono rimasti feriti. I terroristi, due fratelli palestinesi del quartiere di Gerusalemme Est, sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco. L’attacco è stato rivendicato da Hamas.

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Le forze israeliane uccidono 4 minori palestinesi in Cisgiordania

Redazione di Middle East Monitor

27 novembre 2023 – Middle East Monitor

Secondo Defense for Children International – Palestine (DCIP) [DCI è una ong internazionale per la difesa dei diritti dell’infanzia, ndt.], nelle ultime 24 ore le forze israeliane hanno ucciso quattro minori palestinesi nella Cisgiordania occupata.

Tra le vittime Ahmad Mohammad Hamed Abu Al-Haija, 16 anni, Mahmoud Khaled Mahmoud Abu Al-Haija, 17 anni, e Ammar Mohammad Faisal Abu Al-Wafa, 14 anni, uccisi sabato sera a Jenin durante un’operazione militare israeliana.

Ammar è stato colpito all’addome intorno alle 18:30 del 25 novembre da un cecchino israeliano posizionato a circa 200-250 metri. Il fatto è avvenuto mentre Ammar si trovava con un gruppo di amici vicino alla sua abitazione nel quartiere Al-Damj del campo profughi di Jenin. Il padre di Ammar lo ha portato d’urgenza all’ospedale Al-Razi, dove ne è stato constatato il decesso.

Contemporaneamente Ahmad stava riprendendo col cellulare il raid israeliano quando un soldato a bordo di un veicolo militare pesantemente corazzato gli ha sparato al petto vicino alla rotonda del cinema, nel centro di Jenin. Inoltre le forze israeliane hanno aperto il fuoco sul gruppo che lo accompagnava, provocando numerosi feriti. Ahmad è stato trasportato in ambulanza all’ospedale Al-Razi, dove anche lui al momento dell’arrivo è stato dichiarato deceduto.

Ayed Abu Eqtaish, direttore del Programma sulla ricerca delle responsabilità presso la DCIP, ha dichiarato: Mentre a Gaza è in corso una cosiddetta tregua con i gruppi armati palestinesi in tutta la Cisgiordania occupata le forze israeliane continuano a prendere di mira e uccidere minori palestinesi con una totale impunità”, aggiungendo: Solo nelle ultime 24 ore, le forze israeliane hanno ucciso a colpi di armi da fuoco quattro ragazzi palestinesi nella Cisgiordania occupata, compreso uno che si trovava all’interno della sua stessa casa, e hanno impedito ai paramedici di raggiungerli per poter prestare loro l’assistenza medica. Di conseguenza, tutti e quattro i ragazzi erano già morti al loro arrivo in ospedale”.

Secondo DCIP anche Mahmoud è stato colpito all’addome mentre si trovava davanti alla finestra della sua casa nel quartiere di Al-Zahra, nella parte meridionale del campo profughi di Jenin. Un cecchino israeliano ha sparato il colpo prima che le forze israeliane facessero irruzione nella sua casa di famiglia, dove gli hanno confiscato il telefono e la carta d’identità. Nonostante la chiamata di unambulanza da parte di suo padre i soldati israeliani hanno ritardato i soccorsi trattenendo i paramedici fuori dalledificio per circa 40 minuti.

L‘ambulanza l’ha finalmente raggiunto e trasportato all’ospedale Al-Razi, dove ne è stato constatato l’avvenuto decesso.

Sabato, dalle 18:00 alle 6:30 del giorno successivo, le truppe israeliane hanno condotto un’incursione terrestre e aerea a Jenin. I militari hanno assediato l’ospedale governativo di Jenin, conducendo attacchi contro i palestinesi e provocando la morte di cinque palestinesi, tra cui tre minori. Ad Al-Bireh, vicino a Ramallah, al centro della Cisgiordania occupata, Mohammad Riad Fathi Saleh Farhan, 15 anni, è stato colpito allo stomaco dalle forze israeliane.

Nonostante un’autoambulanza palestinese abbia tentato di raggiungerlo l’esercito l’ha bloccata per circa 45 minuti; comunque, all’arrivo dell’ambulanza al Palestine Medical Complex di Ramallah i medici hanno constatato l’avvenuto decesso di Mohammad.

Mentre lesercito israeliano bombarda pesantemente la Striscia di Gaza sotto assedio vengono effettuati raid anche in Cisgiordania e nella Gerusalemme est occupata con conseguenti arresti di palestinesi.

Secondo il Ministero della Sanità palestinese dal 7 ottobre in Cisgiordania sono stati uccisi dalle forze israeliane più di 220 palestinesi e feriti oltre 2.800.

La documentazione raccolta da DCIP rivela che quest’anno nella Cisgiordania occupata almeno 100 minori palestinesi sono stati uccisi dall’esercito e dai coloni israeliani.

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Media israeliani: gli ostaggi israeliani rilasciati da Gaza non hanno subito torture o sevizie

Redazione di MEMO

27 novembre 2023 – Middle East Monitor

L’agenzia Anadolu riferisce che lunedì i media israeliani hanno dichiarato che gli ostaggi israeliani rilasciati da Gaza non hanno subito torture o sevizie da parte dei gruppi palestinesi.

Il Canale 12 israeliano ha affermato di aver incontrato un certo numero di parenti degli ostaggi israeliani rilasciati da Hamas a Gaza che hanno confermato che [gli ostaggi] non sono stati esposti ad alcuna forma di tortura o maltrattamenti.

Il Canale ha tuttavia affermato che gli ostaggi hanno ricevuto quantità limitate di cibo.

Il Canale ha riferito “che nelle ultime due settimane, a Gaza è finito il cibo, per cui hanno dovuto accontentarsi di poco riso e che erano molto affamati.”

Lo Stato di Israele non permette ancora agli ostaggi rilasciati di parlare con i media. Tuttavia alcuni dei loro parenti hanno parlato con i media senza menzionare i loro nomi.

Agli ostaggi a Gaza era permesso ascoltare i canali radio israeliani.

Un dottore israeliano che ha esaminato gli ostaggi rilasciati ha affermato che essi “ricevevano riso, ceci, fagioli e pane, aggiungendo che alcuni di loro sono dimagriti.”

Il dottore ha affermato che “uno degli ostaggi ha perso 20 chili di peso, uno 9 e un altro 12.”

Il 24 novembre la pausa umanitaria tra lo Stato di Israele e le fazioni palestinesi inizialmente definita per quattro giorni è entrata in vigore alle 7 di mattina ora locale (alle 5 ora di Greenwich).

L’accordo per una pausa umanitaria include il rilascio di 50 ostaggi israeliani da Gaza in cambio del rilascio di 150 palestinesi e dell’ingresso di centinaia di camion carichi di aiuti umanitari, aiuti sanitari e carburante in tutte le aree della Striscia di Gaza.

Lunedì il Qatar ha annunciato l’estensione della pausa umanitaria temporanea per altri due giorni.

Lo Stato di Israele ha lanciato una massiccia campagna militare nella Striscia di Gaza in seguito all’attacco di Hamas del 7 ottobre sul confine.

Da allora ha ucciso almeno 14.854 palestinesi, inclusi 6.150 minori e oltre 4.000 donne secondo le autorità sanitarie dell’enclave. Il numero ufficiale delle vittime israeliane è fermo a 1.200.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Guerra tra Israele e Palestina: minori palestinesi liberati affermano che compagni di prigionia sono stati “torturati a morte”

Mosab Shawer a Hebron, Palestina occupata

27 novembre 2023 – Middle East Eye

Secondo le testimonianze di adolescenti liberati, almeno cinque detenuti palestinesi sarebbero morti nelle prigioni israeliane in seguito a violenze subite.

Minorenni palestinesi liberati dalle carceri israeliane come parte dello scambio di prigionieri tra Hamas e Israele hanno affermato di essere stati sottoposti a torture durante la detenzione e che altri detenuti sono stati percossi a morte.

Gli adolescenti sono tra i 39 palestinesi liberati dalle prigioni israeliane domenica nel corso del terzo scambio di prigionieri tra Israele e Hamas, mentre quest’ultimo ha rilasciato 13 israeliani trattenuti a Gaza.

Lo scambio ha avuto luogo nel terzo giorno di fila di una tregua temporanea di quattro giorni a Gaza, la prima interruzione di questo genere nei combattimenti da quando sono iniziate le ostilità il 7 ottobre.

Tra quelli che sono stati rilasciati c’era Khalil Mohamed Badr al-Zamaira, 18 anni, che ne aveva 16 quando è stato arrestato dalle forze israeliane.

Ha affermato che i prigionieri palestinesi sono stati maltrattati e picchiati in prigione e che non c’è un trattamento differenziato per i minorenni.

“Non fanno distinzioni tra vecchi e giovani,” ha detto a Middle East Eye.

“Due adolescenti sono stati trasferiti dalla prigione di Ofer con le costole rotte, non riuscivano più a muoversi.”

Anche Omar al-Atshan, un adolescente liberato, ha affermato di essere stato maltrattato e torturato nella prigione del Naqab [Negev in ebraico, ndt.], dove è stato tenuto prima del rilascio.

“I maltrattamenti erano indescrivibili,” ha detto ad Al Jazeera durante un reportage dal vivo dell’arrivo di prigionieri rilasciati domenica nella Cisgiordania occupata.

Ha detto che in prigione sono stati metodicamente picchiati e umiliati e che acqua e cibo erano scarsi.

Durante il rilascio i soldati israeliani hanno ordinato loro di abbassare la testa e poi li hanno percossi, ha affermato.

“Non siamo del tutto contenti perché ci sono altri prigionieri ancora detenuti,” ha detto, aggiungendo che un carcerato, che ha identificato come Thaer Abu Assab, è stato picchiato a morte in prigione.

“Ha subito troppe percosse. Abbiamo chiesto aiuto, ma i medici sono arrivati un’ora e mezza dopo che era morto per le torture.

È stato torturato per aver fatto una domanda, ha chiesto al secondino se c’era una tregua. Allora è stato pestato a morte e colpito in testa.”

Quattro detenuti torturati a morte a Megiddo

Anche un altro minore liberato, Osama Marmash, ha rilasciato ad Al Jazeera una testimonianza simile.

Il sedicenne è stato tenuto nella prigione di Megiddo prima del rilascio. Ha raccontato ad Al Jazeera che lì quattro detenuti palestinesi sono stati torturati a morte.

Marmash ha detto di aver subito lesioni a un piede e alla schiena a causa delle percosse.

“La mia divisa di recluso era bianca ma è diventata rossa per le macchie di sangue,” ha detto.

Il cibo era molto scarso, ha affermato, e spesso “immangiabile”.

Ha detto che sono stati maltrattati durante il viaggio verso la Cisgiordania.

“Il percorso è stato difficile. Hanno spento l’aria condizionata dell’autobus. Stavamo soffocando,” ha raccontato.

La tregua tra Hamas e Israele dovrebbe vedere il rilascio di 150 donne e minori palestinesi e 50 israeliani tenuti a Gaza in quattro giorni.

Da parte sua Hamas ha rilasciato 13 prigionieri israeliani, tra cui nove minorenni, così come quattro cittadini stranieri: tre thailandesi e un russo-israeliano.

Il presidente USA Joe Biden ha detto che è stata liberata anche una bambina israelo-americana di quattro anni i cui genitori sono stati uccisi il 7 ottobre.

In un comunicato Hamas ha affermato che il russo-israeliano con doppia cittadinanza è stato rilasciato “come risposta ai tentativi del presidente russo Vladimir Putin e come riconoscimento dell’appoggio russo alla Palestina.”

Il russo è il primo prigioniero di sesso maschile ad essere rilasciato da Hamas durante la tregua.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




La città di Barcellona sospende le relazioni con Israele per la guerra contro Gaza

24 novembre 2023 – Press TV

 

Il Consiglio comunale di Barcellona ha sospeso le relazioni della città con il regime di Israele fino a quando quest’ultimo continuerà la sua attuale guerra mortale contro la Striscia di Gaza.

Il Consiglio ha preso la decisione venerdì rilasciando un’importante dichiarazione che obbliga il regime a “rispettare i diritti basilari del popolo palestinese”, come ha riferito l’agenzia turca Anadolu.

La dichiarazione è stata presentata dal partito di estrema sinistra ‘Barcelona en Comun’ dell’ex sindaca Ada Colau e appoggiata dal partito socialista del suo successore Jaume Collboni, nonché dal partito di sinistra separatista ‘Sinistra Repubblicana di Catalogna (ERC)’.

Il regime israeliano ha scatenato la guerra il 7 ottobre in seguito ad un’operazione, denominata ‘Tempesta di al-Aqsa’, dei gruppi della resistenza di Gaza.

L’Ufficio stampa del governo a Gaza ha comunicato in un rapporto giovedì che negli attacchi israeliani sono stati uccisi almeno 14.854 palestinesi, compresi oltre 6.150 minori e 4.000 donne e sono stati feriti altri 36.000.

Tel Aviv ha inoltre interrotto il rifornimento di acqua, cibo ed elettricità verso Gaza, precipitando la striscia costiera in una crisi umanitaria.

La dichiarazione di venerdì ha condannato tutti gli attacchi alla popolazione civile come anche “ogni punizione collettiva, spostamento forzato, distruzione sistematica di case ed infrastrutture civili e il blocco delle forniture di energia, acqua, cibo e medicine alla popolazione della Striscia di Gaza.”

Secondo la dichiarazione approvata a Barcellona, gli ostacoli principali ad una pace duratura sono “l’occupazione e la colonizzazione dei territori palestinesi” e “la negazione dei diritti” alla popolazione.

Altri membri di alto profilo del governo spagnolo, compresa l’ex ministra Ione Belarra, hanno censurato il “silenzio assordante” del proprio Paese e di altri alleati occidentali del regime israeliano sulla feroce guerra di Tel Aviv contro Gaza.

Sempre giovedì Belarra, che è stata rimossa dal suo incarico ministeriale all’inizio della settimana a causa delle sue critiche, ha detto in un post su X (ex Twitter) che lei e i suoi colleghi erano “preoccupati” che un viaggio compiuto precedentemente dal Primo Ministro spagnolo Pedro Sanchez nei territori occupati “potesse essere strumentalizzato per riabilitare il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu che è un criminale di guerra.”

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




La Spagna critica come ‘false’, ‘fuori luogo’ e ‘inaccettabili’ le accuse contro il primo ministro

Redazione di MEMO

24 novembre 2023 – Middle East Monitor

L’agenzia Anadolu riferisce che il ministro degli Esteri spagnolo Jose Manuel Albares ha condannato le accuse di venerdì rivolte dallo Stato di Israele contro i primi ministri spagnolo e belga come ‘false’, ‘fuori luogo’ e ‘inaccettabili’.

Ci sarà una risposta” ha avvisato Albares, ore dopo che il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen ha affermato che due leader europei stavano “appoggiando il terrorismo”.

Cohen ha affermato che lo Stato di Israele convocherà gli ambasciatori di entrambe le Nazioni a Tel Aviv per un “severo richiamo”.

L’ufficio del primo ministro israeliano ha anche dichiarato che il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e il primo ministro belga Alexander De Croo non “hanno attribuito tutta la responsabilità ad Hamas per i crimini contro l’umanità.”

A fronte del crescente conflitto diplomatico, Albares ha affermato che le false accuse dello Stato di Israele sono state “particolarmente gravi”, dato che la Spagna rappresenta l’Unione Europea in quanto attualmente ricopre la presidenza del Consiglio Europeo, una posizione che sarà assunta dal Belgio il 1 gennaio 2024.

Albares ha evidenziato il fatto che il governo spagnolo ha condannato l’attacco di Hamas chiedendo il rilascio incondizionato degli ostaggi e supportando il diritto dello Stato di Israele all’ autodifesa.

Questo non è incompatibile con il messaggio che stiamo ripetendo dal primo giorno… il diritto di autodifesa deve rispettare scrupolosamente il diritto umanitario internazionale” ha detto Albares ai media spagnoli, facendo notare “l’intollerabile numero di vittime palestinesi, inclusi i minori.”

Una delle principali finalità del viaggio di Sanchez in Israele, Palestina ed Egitto negli ultimi due giorni, dove ha incontrato i leader, tra cui il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il Presidente Palestinese Mahmoud Abbas, è stato di gettare le fondamenta per colloqui di pace.

La violenza porterà solo a più violenza. Abbiamo bisogno di sostituire la violenza con speranza e pace” ha affermato Sanchez venerdì sul lato egiziano del valico di Rafah.

Tuttavia il suo viaggio per la pace è finito in un battibecco diplomatico con lo Stato di Israele.

Gli spagnoli e la comunità internazionale troveranno sempre la Spagna nel gruppo di coloro che costruiscono la pace” ha affermato Albares.

Questo non è il primo scontro diplomatico tra Madrid e Tel Aviv dal 7 Ottobre, sebbene sia il più forte.

In ottobre l’ambasciata israeliana a Madrid ha accusato alcuni ministri spagnoli di essere allineati con “il terrorismo tipo ISIS” per le loro critiche all’assedio e ai bombardamenti israeliani a Gaza.

In quel momento il ministero degli Esteri spagnolo ha difeso i ministri, affermando che Israele aveva male interpretato le loro opinioni e insistendo sul fatto che in Spagna i dirigenti politici possono esprimere liberamente le proprie opinioni.

Venerdì, parlando dall’Egitto, Sanchez ha anche annunciato che mentre la Spagna promuoverà a livello europeo il riconoscimento dello Stato di Palestina, egli è disposto a riconoscerlo unilateralmente se le altre Nazioni non saranno d’accordo.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Nazioni Unite OCHA opt STRISCIA DI GAZA – Istantanea al 20 novembre 2023

L’istantanea fornisce una panoramica completa della crisi umanitaria in corso a Gaza al 20 novembre 2023, comprese le vittime, in particolare tra donne e bambini.

Danni significativi sono stati apportati alle infrastrutture basilari e ai servizi essenziali, colpendo la capacità delle persone di mantenere la propria dignità e gli standard di vita fondamentali.

Questa istantanea evidenzia i dati dell’impatto delle ostilità sulla popolazione di Gaza, dove si è verificata una grave crisi umanitaria.

PUNTI CHIAVE

Il 20 novembre, l’ospedale indonesiano di Beit Lahiya (nord di Gaza) è stato attaccato, provocando, secondo quanto riferito, almeno 12 morti, tra cui pazienti e loro accompagnatori, oltre a numerosi feriti. È la quinta volta che l’ospedale viene colpito dall’inizio delle ostilità. Secondo quanto riferito, è assediato e i pazienti e il personale non sono in grado di andarsene. A causa della mancanza di carburante, questa struttura sanitaria è soggetta a un’interruzione dell’energia elettrica e deve far fronte anche a una grave carenza di acqua, medicinali e forniture essenziali. In questo contesto, il 20 novembre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che “gli operatori sanitari e i civili non dovrebbero mai essere esposti a un simile orrore, soprattutto all’interno di un ospedale”.

Gli ospedali e il personale medico sono specificamente protetti dal diritto internazionale umanitario (DIU) e tutte le parti in conflitto devono garantire la loro protezione. Gli ospedali non devono essere utilizzati per proteggere obiettivi militari da attacchi. Qualsiasi operazione militare intorno o all’interno degli ospedali deve adottare misure per risparmiare e proteggere i pazienti, il personale medico e gli altri civili. Devono essere prese tutte le precauzioni possibili, compresi avvertimenti efficaci, che tengano conto della capacità dei pazienti, del personale medico e degli altri civili di evacuare in sicurezza. Attacchi e carenze di carburante, medicinali, acqua potabile e altre risorse essenziali hanno fatto sì che la capacità dei posti letto ospedalieri in tutta Gaza sia scesa dai 3.500 letti, prima del 7 ottobre, ai 1.400 letti attuali. A ciò si aggiunge, dopo l’inizio della guerra, l’aumento esponenziale di coloro che richiedono cure. L’OMS denuncia carenze rilevanti per i pazienti con lesioni e altre malattie che richiedono il ricovero ospedaliero.

Il 20 novembre, sono entrati a Gaza, dall’Egitto, circa 40 camion che trasportavano attrezzature mediche, insieme a 180 medici e infermieri. Queste attrezzature e il personale medico sono destinati alla creazione di un secondo ospedale da campo giordano a Khan Younis, nel sud di Gaza, con una capacità di 150 posti letto.

In occasione della Giornata mondiale dell’infanzia, la coordinatrice umanitaria Lynn Hastings ha ribadito il suo appello “a tutte le parti in conflitto affinché proteggano i minori palestinesi e israeliani e i loro diritti”. Secondo il Ministero della Salute (MoH) di Gaza, al 10 novembre, 4.506 minori palestinesi sono stati uccisi e circa 1.500 risultano dispersi; questi ultimi potrebbero essere intrappolati o morti sotto le macerie, in attesa di essere salvati o recuperati. Secondo Save the Children, il numero di minori uccisi finora ha superato le cifre annuali registrate in tutte le zone di guerra dal 2019. Secondo il portavoce militare israeliano, almeno 33 minori israeliani sono stati uccisi il 7 ottobre e altri 40 minori sono tenuti in ostaggio a Gaza.

Il 20 novembre, circa altre 25.000 persone sono fuggite dal nord attraverso il “corridoio” di Salah Ad Deen. A causa della mancanza di spazio nei rifugi esistenti nel sud, migliaia di sfollati interni (IDP) dormono all’aperto, contro le pareti dei rifugi, in cerca di cibo, acqua e protezione. La loro situazione è notevolmente peggiorata nelle ultime 24 ore, poiché sono rimasti esposti alle forti piogge.

Il 19 novembre, verso le 11:30, secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno colpito un edificio residenziale nella città di Gaza. L’attacco è avvenuto mentre le persone si accalcavano per prelevare acqua da un’adiacente stazione di desalinizzazione. Di conseguenza, sei palestinesi sono stati uccisi e dieci feriti.

Spostamenti

Il 20 novembre, l’esercito israeliano ha continuato a chiedere e ad esercitare pressioni sui residenti del nord affinché uscissero verso sud attraverso un “corridoio” lungo l’arteria principale del traffico, Salah Ad Deen Road, tra le 9:00 e le 16:00. Il team di monitoraggio dell’OCHA stima che circa 25.000 persone si siano spostate durante il giorno, la maggior parte delle quali sono arrivate a Wadi Gaza su carri trainati da asini o autobus, e alcune a piedi.

Le forze israeliane hanno arrestato alcune persone che si muovevano attraverso il “corridoio”. Gli sfollati interni intervistati dall’OCHA hanno riferito che le forze israeliane hanno istituito un posto di blocco senza personale in cui le persone vengono guidate a distanza per passare attraverso due strutture, dove si pensa sia installato un sistema di sorveglianza. Agli sfollati interni viene ordinato di mostrare i loro documenti d’identità e di sottoporsi a quella che sembra essere una scansione di riconoscimento facciale.

È stato osservato sempre più spesso il movimento di minori non accompagnati e di famiglie separate, comprese donne a cui è stato ordinato di lasciare i propri figli, durante tali spostamenti. In prossimità del corridoio si sono sentiti più volte bombardamenti intensivi.

Il 20 novembre il gruppo di monitoraggio dell’OCHA ha notato un aumento del numero di feriti che attraversavano il “corridoio”. Una donna intervistata ha riferito che proveniva da Tal Az Za’tar a Jabalia, dove la sua casa era stata bombardata e aveva riportato ferite da schegge nell’addome. Stava camminando premendosi un asciugamano sulle ferite. In precedenza, aveva tentato di farsi curare presso l’ospedale indonesiano, ma non era stata ricoverata a causa del collasso dei servizi.

Si stima che a Gaza siano oltre 1,7 milioni le persone sfollate interne. Quasi 900.000 di tali sfollati interni alloggiano in almeno 154 rifugi dell’UNRWA. I rifugi dell’UNRWA ospitano molte più persone rispetto alla capacità prevista e non sono in grado di accogliere i nuovi arrivati.

Il sovraffollamento contribuisce alla diffusione di malattie, tra cui malattie respiratorie acute e diarrea, suscitando preoccupazioni ambientali e sanitarie. In media c’è una doccia ogni 700 persone e un solo bagno ogni 150 persone. La congestione sta influenzando la capacità dell’UNRWA di fornire servizi efficaci e tempestivi.

Si stima che al 1° novembre oltre il 15% degli sfollati interni presentasse disabilità, ma la maggior parte dei rifugi non sono adeguatamente attrezzati per le loro esigenze. I rifugi non dispongono dei materassi e dei letti sanitari necessari, causando ulcere alle persone incapaci di muoversi e altri problemi medici che non possono essere curati in condizioni non sterilizzate. Il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità chiede l’accesso incondizionato e senza restrizioni agli aiuti umanitari e ai soccorsi per le persone con disabilità della Striscia di Gaza.

Nei giorni scorsi, l’UNRWA, in collaborazione con l’ONG “Umanità e Inclusione”, ha fornito kit igienici, dispositivi di assistenza, occhiali, kit di pronto soccorso e kit per neonati a 3.830 persone con disabilità, feriti, bambini e anziani.

VITTIME PALESTINESI

VITTIME ISRAELIANE

GAZA: uccisi 11.078

feriti 27.490

ISRAELE: uccisi 1.200

feriti 5.400

Dati ONU, aggiornati al 10 novembre

Degli 11.078 palestinesi morti, 4.506 sono minori e 3.027 donne. Altri 2.700 circa (di cui 1.500 minori) risultano dispersi.

Traduzione a cura Associazione per la pace Rivoli