Rapporto OCHA 18 aprile – 1 Maggio 2017 (due settimane)

Alla data di chiusura del presente rapporto [1° maggio], la Centrale elettrica di Gaza non era ancora operativa; era ferma dal 17 aprile per esaurimento delle scorte di carburante.

Inoltre, dal 24 aprile, è stato sospeso l’approvvigionamento elettrico dall’Egitto, a causa di un guasto (ancora da riparare) alle linee. Con l’energia elettrica che arriva solo da Israele, i tagli di elettricità continuano ad essere di 20-22 ore al giorno; tali da sconvolgere gravemente le già precarie condizioni di vita della popolazione. Il 27 aprile, per evitare ulteriori peggioramenti, il Fondo Umanitario per i territori palestinesi occupati ha stanziato 500.000 dollari per l’acquisto di combustibile d’emergenza, in modo da garantire l’erogazione dei servizi essenziali negli ospedali ed in altri presìdi medici di emergenza.

Un aggressore palestinese è stato ucciso, mentre sei israeliani e tre sospetti aggressori palestinesi sono stati feriti durante uno speronamento con auto e quattro aggressioni e presunte aggressioni con coltello. Il 19 aprile, al raccordo stradale di Gush Etzion (Hebron), un palestinese di 21 anni ha guidato il suo veicolo contro un colono israeliano, ferendolo; è stato poi colpito ed ucciso dalle forze israeliane. Il 23 aprile, un giovane palestinese di Nablus, che aveva raggiunto la città di Tel Aviv con un regolare permesso di visita, ha pugnalato e ferito quattro israeliani; successivamente anch’egli è stato colpito e ferito con armi da fuoco. Secondo quanto riportato dai media israeliani, dopo l’episodio le autorità israeliane hanno bloccato un certo numero di permessi dello stesso tipo. Il 24 aprile, al checkpoint di Qalandia (Gerusalemme), una donna palestinese ha pugnalato e ferito una soldatessa israeliana ed è stata successivamente arrestata. In due episodi distinti, verificatisi il 25 e il 26 aprile nei pressi del checkpoint di Huwwara (Nablus), due cugini palestinesi, uno dei quali 17enne, hanno tentato di accoltellare soldati israeliani e sono stati colpiti e feriti; non sono stati segnalati feriti israeliani.

In Cisgiordania 191 palestinesi, di cui 45 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane; la stragrande maggioranza degli scontri si sono avuti durante le manifestazioni in solidarietà con i prigionieri palestinesi in sciopero della fame (vedi più avanti). Dall’inizio del 2017, questo è il numero più elevato di feriti registrati nell’arco di due settimane. Almeno il dieci per cento di questi feriti sono stati causati da armi da fuoco, mentre la maggior parte dei rimanenti sono da attribuire a proiettili di gomma o ad inalazione di gas lacrimogeno. Il maggior numero di feriti palestinesi è stato segnalato durante le manifestazioni a Sabastiya, Beita (entrambi a Nablus) e presso il checkpoint di Beit El / DCO (Ramallah). Nel corso di nove operazioni di ricerca-arresto sono stati registrati venticinque feriti.

Il 17 aprile, più di 1.000 prigionieri palestinesi, detenuti nelle carceri israeliane, hanno iniziato uno sciopero della fame per protestare contro le loro condizioni di detenzione. Alla data di chiusura di questo rapporto lo sciopero era ancora in corso. Le loro richieste includono la fine delle pratiche di isolamento e di detenzione amministrativa (detenzione senza imputazione o processo), l’incremento della frequenza e della durata delle visite dei familiari, un miglioramento delle cure mediche.

Nella Striscia di Gaza, nelle Aree ad Accesso Riservato (ARA) di terra e di mare, in almeno 23 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento; non sono stati segnalati feriti, ma, secondo quanto riferito, il lavoro di agricoltori e pescatori è stato interrotto. Nel contesto dell’applicazione delle restrizioni di accesso al mare imposte da Israele, due pescatori sono stati arrestati dalle forze navali israeliane e la loro barca è stata sequestrata.

È stato riferito che il 27 aprile, ad est di Deir al Balah, un gruppo armato palestinese ha aperto il fuoco contro forze israeliane in pattugliamento lungo la recinzione; non sono stati segnalati feriti. Dopo di ciò, le forze israeliane hanno lanciato una serie di granate verso un sito militare di Hamas; sono stati riferiti danni al sito, ma non feriti.

Nove palestinesi, tra cui una donna, sono stati feriti e oltre 100 alberi sono stati dati alle fiamme in separati episodi che coinvolgono coloni israeliani. Otto dei suddetti palestinesi sono stati feriti in quattro diversi episodi di lancio di pietre vicino ai villaggi di Huwwara e Urif (Nablus). Sempre a Nablus, un contadino palestinese è stato fisicamente aggredito e ferito da coloni israeliani nei pressi del villaggio di Deir Sharaf. Coloni israeliani hanno inoltre incendiato più di 100 alberi in Al Fureidis (Betlemme) e un ricovero per animali a Deir Dibwan (Ramallah).

Secondo i resoconti di media israeliani, nei pressi di Ramallah, Betlemme e Gerusalemme, tre coloni israeliani sono stati feriti e almeno otto veicoli sono stati danneggiati in diversi episodi di lancio di pietre e bottiglie incendiarie ad opera di palestinesi.

In Cisgiordania, per la mancanza di permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno demolito nove strutture palestinesi. Otto di queste strutture, tra cui una abitazione, erano a Gerusalemme Est (Al Isawiya e Jabal al Mukabbir), la rimanente struttura si trovava presso la Comunità di Jabal al Baba, nell’Area C del governatorato di Gerusalemme; si trattava di un rifugio fornito come aiuto umanitario conseguente ad una precedente demolizione. Nel complesso, 14 palestinesi sono stati sfollati ed altri 19 hanno subito danni.

In due occasioni, per consentire esercitazioni militari, le forze israeliane hanno sfollato, per diverse ore ciascuna volta, 12 famiglie della Comunità pastorale di Khirbet ar Ras al Ahmar, nella Valle del Giordano settentrionale. Tuttavia, secondo i rappresentanti della Comunità, in realtà non si è tenuta alcuna esercitazione. Le autorità israeliane hanno inoltre sequestrato un trattore, con la motivazione che lo stesso era stato utilizzato per una costruzione non autorizzata. Negli ultimi anni, la Comunità ha dovuto far fronte a periodiche demolizioni e restrizioni negli spostamenti; fatti che hanno dato origine a preoccupazioni legate al rischio di trasferimento forzato.

Le autorità israeliane, contestando la violazione di norme ambientali, hanno sequestrato 45 tonnellate di legname presso due laboratori che producono carbone, localizzati in una zona dell’Area B di pertinenza del villaggio di Ya’bad (Jenin) [Area B è la parte della Cisgiordania (circa il 23%) nella quale, in base agli Accordi di Oslo (1993), la gestione degli affari civili spetta all’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), mentre la gestione della sicurezza spetta ad Israele]. Di conseguenza, è stata colpita la fonte di sostentamento di tre famiglie e di sei lavoratori. Inoltre, accanto al villaggio di Bardala, nella valle del Giordano settentrionale, le autorità israeliane hanno chiuso e danneggiato otto distinti allacciamenti alla rete idrica, motivando il provvedimento con il fatto che gli stessi non erano stati autorizzati. Di conseguenza, è stata impedita l’irrigazione di oltre 250 ettari di terreno agricolo.

Dal 30 aprile al 2 maggio, durante le festività israeliane, le autorità israeliane hanno rafforzato la chiusura della Cisgiordania e di Gaza, impedendo anche ai possessori di permessi l’entrata in Israele ed in Gerusalemme Est; fanno eccezione i lavoratori umanitari, gli organismi internazionali e i titolari di permessi di ricongiungimenti familiari. È stato chiuso anche il valico per le merci di Kerem Shalom tra Israele e Gaza.

Il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, durante le due settimane di riferimento è rimasto chiuso in entrambe le direzioni. Secondo le autorità palestinesi di Gaza, oltre 20.000 persone, tra cui casi umanitari, sono registrate e in attesa di uscire da Gaza attraverso Rafah. Nel 2017 il valico di Rafah è stato aperto eccezionalmente solo per 12 giorni; l’ultima volta il 9 marzo.

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Ultimi sviluppi

Il 3 maggio Israele ha ampliato, da sei a nove miglia marine, la zona di pesca lungo la costa meridionale di Gaza; provvedimento valido fino al 7 giugno.

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Rapporto OCHA 4-18 aprile 2017 (due settimane)

Un soldato israeliano e una donna britannica sono stati uccisi in due distinte aggressioni attuate da palestinesi.

Il 6 aprile, un palestinese di 22 anni ha guidato la sua auto contro soldati israeliani che stazionavano alla fermata del bus presso l’insediamento colonico di Ofra (Ramallah): un soldato è rimasto ucciso ed un secondo ferito. L’autore dell’aggressione è stato arrestato dalle forze israeliane. Questi episodi portano a cinque, dall’inizio del 2017, il numero di israeliani (tutti soldati) uccisi da palestinesi. Sempre il 14 aprile, vicino alla città vecchia di Gerusalemme, un palestinese di 57 anni, a quanto riferito affetto da problemi psichiatrici, ha accoltellato e ucciso una studentessa britannica di 21 anni che viaggiava sulla metropolitana. L’uomo è stato arrestato.

Il 10 aprile, un ragazzo palestinese di 17 anni è morto per le ferite riportate il 23 marzo presso il Campo profughi di Al Jalazun (Ramallah), dove fu colpito dal fuoco delle forze israeliane, aperto a seguito del lancio di bottiglie incendiarie contro l’insediamento colonico di Beit El. In quello stesso contesto un minore palestinese fu ucciso e altri due palestinesi furono feriti.

In Cisgiordania, in diversi scontri, le forze israeliane hanno ferito complessivamente 46 palestinesi, di cui undici minori. La maggior parte dei ferimenti sono avvenuti in Kafr Qaddum (Qalqiliya) durante le manifestazioni settimanali contro il divieto, per i residenti, di utilizzare la strada principale che collega il villaggio alla città di Nablus; il divieto è dovuto al fatto che la strada attraversa l’insediamento colonico di Qedumim. Sono stati segnalati altri scontri avvenuti nel corso di cinque operazioni di ricerca-arresto e del funerale del ragazzo ferito nel Campo profughi di Al Jalazun e successivamente deceduto [vedi sopra].

Il 17 aprile, l’unica Centrale elettrica di Gaza, avendo esaurito le riserve di carburante, è stata costretta al fermo completo. Questo è avvenuto nel contesto di una controversia in corso tra le autorità palestinesi di Gaza e le autorità di Ramallah sulle questioni relative ai pagamenti e alla tassazione dei carburanti. Il fermo della Centrale elettrica ha aumentato, fino a 20 ore al giorno, le sospensioni giornaliere di energia elettrica in tutta la Striscia di Gaza. Ciò pregiudica ulteriormente la fornitura dei servizi di base, inclusa l’attività delle strutture sanitarie; infatti è ridotto al minimo il livello delle dotazioni di combustibile di emergenza, necessario a gestire i generatori di riserva.

Sempre nella Striscia di Gaza, nelle Aree ad Accesso Riservato (ARA) di terra e di mare, in almeno 26 casi le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento; non è stato segnalato alcun ferito, ma è stato riferito che il lavoro di agricoltori e pescatori è stato interrotto. In quattro occasioni le forze israeliane sono penetrate all’interno della Striscia ed hanno svolto operazioni di spianatura e scavo a ridosso della recinzione perimetrale. Inoltre, sei civili palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane e altri tre dalla polizia locale di Gaza; presumibilmente mentre tentavano di entrare illegalmente in Israele.

In Cisgiordania, a causa della mancanza di permessi di costruzione (per i palestinesi quasi impossibili da ottenere), le autorità israeliane hanno demolito 20 strutture di proprietà palestinese. Dodici di queste strutture erano in Gerusalemme Est, le altre otto in due comunità dell’area C (Rantis e Furush Beit Dajan). Nel complesso, 56 palestinesi sono stati sfollati e altri 33 hanno subìto danni.

Due palestinesi sono stati feriti e oltre 200 alberi sono stati vandalizzati nel corso di diversi episodi che coinvolgono coloni israeliani. Nella città di Hebron, nella zona H2, controllata da Israele, una ragazza palestinese di 14 anni è stata fisicamente aggredita e ferita da coloni mentre si recava a scuola. Vicino a Salfit, una donna palestinese è stata ferita dalle pietre lanciate da coloni israeliani contro il suo veicolo. Gli agricoltori del villaggio Mikhmas (Gerusalemme) hanno riferito che 215 dei loro ulivi sono stati sradicati; essi attribuiscono l’azione vandalica a coloni israeliani del confinante insediamento avamposto di Migron.

Durante il periodo di riferimento, in varie circostanze, in concomitanza con le celebrazioni della Pasqua, coloni israeliani e altri gruppi israeliani sono entrati in vari luoghi religiosi provocando alterchi e scontri con palestinesi, senza tuttavia causare feriti. I siti interessati includevano il Complesso Al Haram Ash Sharif / Monte del Tempio a Gerusalemme Est, un santuario nel villaggio Kifl Haris (Salfit) e la Tomba di Giuseppe nella città di Nablus.

Secondo i mezzi di informazione israeliani, diversi episodi di lancio di pietre e bottiglie incendiarie, ad opera di palestinesi contro veicoli israeliani, hanno causato il ferimento di tre coloni israeliani e danni ad almeno dieci veicoli. Sulla Strada n°1, vicino a Gerico, un altro veicolo israeliano ha subito danni da arma da fuoco.

Il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, durante le due settimane di riferimento è rimasto chiuso in entrambe le direzioni. Secondo le autorità palestinesi di Gaza, circa 20.000 persone, tra cui casi umanitari, sono registrate e in attesa di uscire da Gaza attraverso Rafah. Nel 2017 il valico di Rafah è stato aperto eccezionalmente solo per 12 giorni [a tutt’oggi].

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Ultimi sviluppi

Secondo quanto riportato da mezzi di informazione israeliani, il 19 aprile, al raccordo stradale Gush Etzion (Hebron), un palestinese ha guidato il suo veicolo contro un colono israeliano, ferendolo. L’investitore è stato colpito con arma da fuoco e ucciso dalle forze israeliane.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

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Rapporto OCHA 21 marzo – 3 aprile 2017 ( due settimane)

Tre aggressioni con coltello hanno provocato l’uccisione di due palestinesi e il ferimento di quattro israeliani.

Il 29 marzo, nella Città Vecchia di Gerusalemme è stata colpita con arma da fuoco ed uccisa una donna palestinese di 49 anni che avrebbe tentato di accoltellare un poliziotto israeliano di frontiera: non sono stati segnalati feriti israeliani e sull’episodio le autorità israeliane hanno avviato un’indagine. Sempre nella Città Vecchia, il 1° aprile, un 17enne palestinese ha accoltellato e ferito un poliziotto israeliano e due giovani israeliani ed è stato successivamente colpito ed ucciso. Secondo fonti israeliane, il 27 marzo, nella città israeliana di Lod, un giovane palestinese della città di Halhul (Hebron) ha accoltellato e ferito una donna israeliana ed è stato successivamente arrestato. Questi episodi portano a 12, dall’inizio del 2017, il numero di palestinesi uccisi dalle forze israeliane nel corso di attacchi e presunti attacchi.

Altri due ragazzi palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane in due distinti episodi verificatisi vicino a Ramallah e ad est di Rafah (Gaza). Il primo si è verificato il 17 marzo, nei pressi di una torre di guardia militare vicina al Campo profughi di Al Jalazun; le forze israeliane hanno colpito con arma da fuoco ed ucciso un 17enne palestinese e ferito altri tre ragazzi: secondo fonti militari israeliane, la sparatoria ha avuto luogo in risposta al lancio di bottiglie incendiarie contro l’insediamento colonico di Beit El, nel quale non erano stati segnalati danni né feriti. Nel secondo caso, il 21 marzo, le forze israeliane hanno sparato proiettili di carro armato in direzione di uno spazio aperto ad est della città di Rafah, a circa 300 metri dalla recinzione perimetrale: un civile palestinese di 16 anni è stato ucciso ed un secondo è stato ferito; le circostanze dell’episodio non sono ancora chiare.

In Cisgiordania, in numerosi scontri le forze israeliane hanno ferito complessivamente 124 palestinesi, 14 dei quali minori, con un incremento significativo rispetto ai dati registrati dall’inizio del 2017. La maggior parte dei ferimenti si sono avuti durante scontri contestuali alle manifestazioni che commemoravano il 41° anniversario della “Giornata della Terra” che, per i cittadini palestinesi di Israele, rievoca un esproprio di massa di terra palestinese. Altri scontri sono stati segnalati nel corso di molteplici operazioni di ricerca-arresto; al funerale del ragazzo ucciso nel Campo profughi di Al Jalazun [vedi sopra] e durante scontri in varie località dei governatorati di Gerusalemme e Ramallah. A quanto riferito, quattro soldati israeliani sono stati feriti da pietre.

Dopo l’uccisione di un membro di Hamas avvenuta ad opera di ignoti il 24 marzo a Gaza City, le autorità palestinesi de facto di Gaza hanno imposto severe restrizioni di accesso, adducendo motivi di sicurezza. Le uscite attraverso il checkpoint ‘Arba-‘Arba – che controlla l’accesso al valico di Erez tra Gaza e Israele – è stato particolarmente colpito; in tal modo si è ridotto ulteriormente il numero di persone, già esiguo a causa di preesistenti restrizioni imposte da Israele, alle quali è consentita l’uscita. A partire dal 4 aprile, più di 100 pazienti che avevano prenotazioni per cure mediche da effettuare fuori Gaza hanno perso i loro appuntamenti e le relative prestazioni sanitarie e dovranno richiedere nuovamente un permesso di uscita, senza alcuna garanzia di accoglimento e con il possibile rischio di un peggioramento delle loro condizioni di salute. Alla maggior parte del personale delle Organizzazioni umanitarie è stata vietata l’uscita da Gaza attraverso Erez; tuttavia, dal 1° aprile, è stato consentito l’attraversamento al personale internazionale impiegato presso le Nazioni Unite e l’ICRC [Comitato Internazionale della Croce Rossa].

Nello stesso contesto, dal 26 marzo, le autorità de facto impediscono l’accesso dei pescatori palestinesi al mare lungo la costa di Gaza. Il Sindacato dei Pescatori di Gaza ha stimato perdite di due o tre tonnellate di pesce al giorno, con conseguenti aumenti di prezzo del pesce importato. Queste restrizioni, giunte all’inizio della stagione della pesca delle sardine, compromettono ulteriormente i proventi della pesca, già precari per le restrizioni di accesso imposte da lunga data da Israele.

Prima dell’imposizione delle restrizioni da parte delle Autorità de facto, il valico di Erez sotto controllo israeliano era normalmente operativo, mentre il valico di Rafah, controllato dall’Egitto, era chiuso. Secondo le autorità palestinesi di Gaza, circa 20.000 persone, tra cui casi umanitari, sono registrate e in attesa di uscire da Gaza attraverso Rafah.

Sempre nella Striscia di Gaza, oltre all’episodio avvenuto ad est di Rafah [vedi sopra], nelle Aree ad Accesso Riservato (ARA) di terra e di mare, in almeno 28 occasioni le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento o diretto, interrompendo il lavoro di agricoltori e pescatori. In due occasioni, le forze israeliane sono penetrate all’interno della Striscia ed hanno svolto operazioni di spianatura e scavo nei pressi della recinzione perimetrale ed hanno arrestato un civile palestinese che, presumibilmente, aveva tentato di entrare illegalmente in Israele.

In Cisgiordania, a causa della mancanza di permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno demolito o sequestrato 17 strutture di proprietà palestinese, sfollando 22 palestinesi e colpendo i mezzi di sostentamento di oltre 90 persone. Cinque di queste strutture si trovavano a Gerusalemme Est e le restanti in cinque comunità dell’Area C. Inoltre, nella zona di Jabal al Mukabber di Gerusalemme Est, è stata sigillata punitivamente la casa di famiglia dell’aggressore che, nel mese di gennaio 2017, uccise quattro soldati israeliani: una donna ed i suoi quattro figli sono stati sfollati.

Nel governatorato di Nablus, per la creazione di un nuovo insediamento israeliano e la “legalizzazione” retroattiva di tre avamposti già esistenti, le autorità israeliane hanno dichiarato “terra di stato” vari appezzamenti di terreno non contigui, per un totale di quasi 100 ettari. Questa decisione può avere un impatto sull’accesso alla terra da parte degli agricoltori di quattro villaggi adiacenti (Sinjil, Qaryut, As Sawiya e Al Lubban Ash Sharqiya), compromettendo ulteriormente la loro capacità di sostentamento con il lavoro agricolo. Secondo la decisione del Governo israeliano, il nuovo insediamento servirà alla rilocalizzazione dei coloni recentemente evacuati dall’insediamento avamposto di Amona; la decisione prevede anche limitazioni alla futura espansione dell’insediamento.

In quattro distinti episodi, coloni israeliani armati hanno attaccato o minacciato contadini palestinesi, costringendoli ad uscire dai loro terreni posti in prossimità di insediamenti colonici. In uno di questi episodi, verificatosi vicino al villaggio di Beit Furik (Nablus), un contadino palestinese è stato aggredito fisicamente e ferito. Gli altri tre episodi comprendono minacce e intimidazioni nei confronti di agricoltori palestinesi che, a Nablus e Qalqiliya, possono accedere alla propria terra previo coordinamento ed autorizzazione delle autorità israeliane. Questo meccanismo ha lo scopo di garantire agli agricoltori, due volte l’anno, durante la stagione dell’aratura e durante il raccolto, l’accesso sicuro a zone soggette alla violenza dei coloni. Inoltre, tre veicoli palestinesi sono stati danneggiati da lanci di pietre da parte di coloni.

Secondo i media israeliani, quattro coloni israeliani, tra cui una donna, sono stati feriti e diversi veicoli sono stati danneggiati in almeno 13 episodi di lancio di pietre e bottiglie incendiarie da parte di palestinesi contro veicoli israeliani: vicino a Gerusalemme, Ramallah, Hebron e Betlemme.

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Ultimi sviluppi (dal 6 aprile)

Mezzi di informazione riferiscono che le autorità de facto della Striscia di Gaza hanno giustiziato tre uomini palestinesi accusati di “collaborazione con Israele”.

Il Ministero degli Interni della Striscia di Gaza ha annunciato la revoca di tutte le restrizioni di accesso in vigore dal 26 marzo.

Mezzi di informazione riferiscono che un uomo palestinese ha guidato il suo veicolo contro una fermata del bus nei pressi dell’insediamento di Ofra (Ramallah), casando la morte di un soldato israeliano ed il ferimento di un altro; l’uomo è stato arrestato.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

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Rapporto OCHA 7 – 20 marzo 2017 (due settimane)

Il 13 marzo, nella Città Vecchia di Gerusalemme Est, un 25enne palestinese ha accoltellato e ferito due poliziotti israeliani ed è stato poi colpito ed ucciso dalle forze israeliane.

Dopo l’accaduto, le forze israeliane hanno fatto irruzione nella casa di famiglia dell’attentatore, nel quartiere di Jabal al Mukabbir di Gerusalemme Est, hanno arrestato quattro membri della famiglia ed hanno distrutto la tenda eretta per il lutto. Il 15 marzo, una ragazza palestinese 16enne ha schiantato l’auto che stava guidando contro i pilastri metallici che, al raccordo di Gush Etzion (Hebron), proteggono la fermata dell’autobus dei coloni; la ragazza è stata gravemente ferita con arma da fuoco dai soldati israeliani; non sono stati segnalati altri feriti.

Il 17 marzo, durante scontri scoppiati nei pressi del Campo profughi Al ‘Arrub (Hebron), le forze israeliane hanno ucciso, con arma da fuoco, un palestinese 16enne; secondo fonti militari israeliane, l’uso delle armi da fuoco è stato attuato in risposta al lancio di bottiglie incendiarie [da parte palestinese]. Inoltre, 43 palestinesi, 11 dei quali minori, sono stati feriti dalle forze israeliane in diversi scontri verificatisi in Cisgiordania (41 feriti) e nella Striscia di Gaza (2 feriti). La maggior parte dei feriti si sono avuti nel corso di scontri scoppiati a Ni’lin (Ramallah), durante le proteste settimanali contro la Barriera; a Kafr Qaddum (Qalqiliya), contro le limitazioni di accesso; nel corso di moltepici operazioni di ricerca-arresto; durante una manifestazione nei pressi del checkpoint di Beituniya; e al funerale del palestinese ucciso nel Campo profughi Al ‘Arrub [di cui sopra]. In quest’ultima località, secondo quanto riferito, un soldato israeliano è stato ferito da una pietra.

Il 20 marzo, un’operazione di ricerca-arresto effettuata dalle forze di sicurezza palestinesi nel Campo profughi di Balata (Nablus) ha innescato violenti scontri con un gruppo di residenti armati: un membro delle forze di sicurezza è rimasto ucciso mentre altre quattro persone hanno riportato ferite. In questo Campo, negli ultimi mesi, nel contesto delle attività di polizia operate dalle Autorità palestinesi, si sono vissuti momenti di tensione e violenza fra palestinesi. Ad Al Bireh (Ramallah), il 12 marzo, durante scontri scoppiati nel corso di una protesta, 11 palestinesi, tra cui una donna, sono stati feriti dalle forze di sicurezza palestinesi.

Il 16 e il 18 marzo, nella Striscia di Gaza, le forze israeliane hanno attaccato e danneggiato una serie di presunte strutture militari ed aree aperte. Gli attacchi erano conseguenti al lancio di due razzi, operato da un gruppo armato palestinese: i razzi erano caduti in uno spazio aperto nel sud di Israele, senza causare vittime o danni. Secondo quanto riferito, un altro razzo lanciato verso Israele è ricaduto dentro la Striscia.

Sempre a Gaza, in almeno 34 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco – di avvertimento o diretto – in Aree ad Accesso Riservato, di terra e di mare. Non sono stati segnalati feriti, tuttavia, a quanto riferito, il lavoro di agricoltori e pescatori è stato interrotto. In altri due casi, le forze israeliane hanno arrestato quattro civili palestinesi, tra cui tre minori; presumibilmente dopo che questi avevano tentato di entrare illegalmente in Israele attraverso la recinzione (a controllo israeliano) che circonda la Striscia di Gaza. Inoltre, in due diverse occasioni, le forze israeliane sono penetrate all’interno della Striscia ed hanno svolto operazioni di spianatura e scavo nei pressi della recinzione perimetrale.

Per mancanza dei permessi di costruzione – per i palestinesi quasi impossibili da ottenere – le autorità israeliane hanno demolito nove strutture palestinesi. Sette di queste (disabitate) si trovavano a Gerusalemme Est; le altre due, tra cui un’abitazione, si trovavano in una comunità dell’Area C (Furush Beit Dajan, in Nablus). Nel complesso, tre palestinesi sono stati sfollati ed altri 43 risultano coinvolti.

In Area C, sempre adducendo la mancanza dei permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno notificato ordini di demolizione e blocco lavori nei confronti di 11 strutture abitative di pertinenza di quattro villaggi (Kafr ad Dik, in Salfit; Al Baqa’a e Deir Samit, in Hebron; Al Khadr in Bethlehem). Inoltre, le autorità israeliane hanno rinnovato gli ordini di requisizione per più di 30 ettari di terreno, già requisito a suo tempo per la costruzione della Barriera nel governatorato di Tulkarem; hanno inoltre emesso ordine di sgombero nei confronti di un appezzamento di terra coltivata con oltre 50 giovani ulivi nel villaggio di Immatin (Qalqiliya), in quanto terra designata [da Israele] come “terra di stato”.

Due palestinesi sono stati feriti e danni materiali significativi sono stati registrati in vari episodi in cui risultano coinvolti coloni israeliani. Tali episodi includono l’aggressione fisica ed il ferimento di un ragazzo palestinese di 13 anni nell’insediamento colonico French Hill a Gerusalemme Est e di una donna palestinese di 29 anni vicino al villaggio di Beitin (Ramallah). Vandalizzazioni di proprietà palestinesi sono state riportate in sette episodi distinti: più di 240 alberi e alberelli di proprietà palestinese danneggiati nelle località di As Sawiya (Nablus), At-Tuwani (Hebron) e Al-Khader (Betlemme); due veicoli palestinese danneggiati per lancio di pietre in episodi verificatisi vicino al raccordo di Mikhmas e nella città di Hebron; una struttura agricola danneggiata nel villaggio di Qusra (Nablus).

Secondo quanto riferito dai media israeliani, un colono israeliano è stato ferito e diversi veicoli sono stati danneggiati in almeno 13 episodi di lancio di pietre e bottiglie incendiarie da parte di palestinesi contro veicoli israeliani: nei pressi di Gerusalemme, Ramallah, Hebron e Betlemme.

Il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è stato eccezionalmente aperto per due giorni in entrambe le direzioni: è stata consentita l’uscita dalla Striscia di Gaza a 1.473 persone e il rientro a 1.370. Secondo le autorità palestinesi di Gaza, circa 20.000 persone, tra cui casi umanitari, sono registrate e in attesa di uscire da Gaza attraverso Rafah.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

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Rapporto OCHA 21 febbraio – 6 marzo 2017 ( due settimane)

Il 24 febbraio, nella Striscia di Gaza, a causa del crollo di un tunnel per il contrabbando, scavato sotto il confine con l’Egitto, tre lavoratori palestinesi sono morti e undici sono rimasti feriti.

Dal 2013, la maggior parte dei tunnel per il contrabbando sono stati distrutti o bloccati dalle autorità egiziane, tuttavia è stato riferito che alcuni sono ancora operativi. In Cisgiordania, un 22enne palestinese, saltando dalla sommità della Barriera è caduto in una profonda buca di una cava nei pressi del villaggio di Azzun Atma (Qalqiliya) ed è morto; il giovane era inseguito dalle forze israeliane e, secondo quanto riferito, stava tentando di entrare illegalmente in Israele per cercare lavoro.

Il 1° marzo, un colono israeliano ha ucciso, con arma da fuoco, un 24enne palestinese che aveva fatto irruzione nella sua casa nell’insediamento avamposto Mor Farm (Hebron); secondo quanto riferito dai media israeliani, il colono era stato accoltellato e ferito dal palestinese.

Il 6 marzo, nella città di Al Bireh (Ramallah), nel corso di uno scontro a fuoco verificatosi nel contesto di un’operazione militare, un 33enne palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane. L’incidente ha innescato scontri che hanno portato al ferimento, con arma da fuoco, di due palestinesi.

In Cisgiordania, complessivamente sono stati feriti dalle forze israeliane 57 palestinesi, tra cui nove minori e tre donne. La parte preponderante dei ferimenti sono stati registrati durante scontri verificatisi nel contesto di operazioni di ricerca-arresto; durante manifestazioni tenute in solidarietà con i prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane e nelle manifestazioni settimanali nei villaggi di Kafr Qaddum (Qalqiliya) e Ni’lin (Ramallah). Inoltre, in due episodi distinti, due palestinesi, un uomo e una donna, sono stati feriti con arma da fuoco: al checkpoint di Qalandiya e ad un checkpoint “volante” all’entrata del villaggio di Hizma (entrambi a Gerusalemme), presumibilmente per non essersi fermati all’alt intimato loro dai soldati. Inoltre, un soldato israeliano è stato ferito, con arma da fuoco, durante un pattugliamento presso l’insediamento colonico di Efrat (Betlemme).

A Gaza, il 27 febbraio, quattro palestinesi, fra i quali un civile, sono rimasti feriti, ad est di Rafah, nel corso di molteplici attacchi israeliani, sia aerei che terrestri; secondo quanto riferito, gli attacchi costituivano una risposta al lancio di un razzo ad opera di un gruppo armato. Il razzo è caduto in uno spazio aperto nel sud di Israele, senza causare vittime o danni. A quanto riferito, un altro razzo lanciato contro Israele è ricaduto all’interno della Striscia di Gaza.

Sempre a Gaza, nelle Aree ad Accesso Riservato (ARA) di terra e di mare, in almeno 44 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco, di avvertimento o diretto, ed hanno ferito, nei pressi della recinzione tra Israele e Gaza, due civili palestinesi che, a quanto riportato, tentavano di introdursi in Israele. In applicazione delle restrizione imposte da Israele per l’accesso al mare, cinque pescatori sono stati arrestati dalle forze navali israeliane, mentre le loro barche e le reti da pesca sono state sequestrate. In due casi, le forze israeliane sono entrate in Gaza ed hanno svolto operazioni di spianatura del terreno e scavi nei pressi della recinzione perimetrale.

Tra il 28 febbraio e il 1° marzo, nell’insediamento colonico di Ofra (Ramallah), le forze israeliane hanno evacuato e demolito, in base ad un sentenza della Corte Suprema israeliana, nove abitazioni [coloniche israeliane] che erano state edificate su terra privata palestinese. Secondo un rapporto dei media israeliani, gli scontri verificatisi nel corso dell’evacuazione hanno provocato il ferimento di 11 membri delle forze israeliane e di 17 giovani coloni.

In tre diversi contesti, sei palestinesi sono stati aggrediti fisicamente e feriti da coloni israeliani: quattro di loro, tra cui due minori, mentre pascolavano le pecore nei pressi dell’insediamento colonico di ‘Otniel (Hebron); uno mentre lavorava sul proprio terreno nei pressi dell’insediamento avamposto Gilad Farm (Nablus); e un altro nella città di Huwwara (Nablus), mentre camminava in strada. Sono stati segnalati almeno tre episodi di lancio di pietre da parte di coloni israeliani, con conseguenti danni per tre veicoli di proprietà palestinese.

Secondo i media israeliani, un colono israeliano è stato ferito e diversi veicoli sono stati danneggiati in almeno 18 episodi di lancio di pietre e bottiglie incendiarie da parte di palestinesi contro veicoli israeliani. Gli episodi hanno avuto luogo nei pressi di Gerusalemme, Ramallah e Betlemme.

Sempre in Cisgiordania, quattro palestinesi, due ragazzi e due uomini, sono rimasti feriti in tre diversi casi di esplosione di residuati bellici. I minori, di età compresa fra 14 e 15 anni, sono rimasti feriti mentre pascolavano le pecore vicino alle comunità Al Mughayyir (Ramallah) e Khashm ad Daraj (Hebron); i due uomini nei pressi del villaggio di Taffuh, (Hebron) mentre manomettevano gli ordigni inesplosi.

Per la mancanza di permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno demolito due strutture di proprietà palestinese in Area C, nel governatorato di Hebron e due strutture a Gerusalemme Est, sfollando 23 palestinesi e coinvolgendone altri 50.

Nel corso di una esercitazione militare, le forze israeliane hanno sfollato, per due volte e per diverse ore ogni volta, 30 famiglie appartenenti a due comunità di pastori nel nord della Valle del Giordano (Khirbet Tana e Lifjim). In un’altra comunità della stessa area (Khirbet ar Ras al Ahmar), le autorità hanno sequestrato quattro veicoli agricoli, utilizzati per la coltivazione e per l’approvvigionamento idrico. Tutte queste comunità si trovano in un’area designata [da Israele] come una “zona militare per esercitazioni a fuoco”.

Il 5 marzo, le autorità israeliane hanno emesso ordini di demolizione definitiva contro quasi tutte le 140 strutture della comunità beduina palestinese di Khan al Ahmar-Abu Helu (governatorato di Gerusalemme), tra cui una scuola elementare, finanziata da donatori, frequentata da circa 170 bambini. Questa è una delle 46 comunità beduine della Cisgiordania centrale che Israele sta cercando di trasferire in tre siti designati. Inoltre, ordini di demolizione definitivi sono stati emessi nei confronti di 13 strutture, in quattro comunità della zona Massafer Yatta (Hebron), e contro una scuola finanziata da donatori nella comunità di Khirbet Tana (Nablus).

Il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è stato eccezionalmente aperto per un giorno in entrambe le direzioni: è stata consentita l’uscita dalla Striscia di Gaza a 581 persone e il rientro a 566. Secondo le autorità palestinesi di Gaza, circa 20.000 persone, tra cui casi umanitari, sono registrate e in attesa di uscire da Gaza attraverso Rafah.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

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nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

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Rapporto OCHA del periodo 7-20 febbraio 2017 (due settimane)

Il 9 febbraio, un 19enne palestinese di Beita (Nablus), ha ferito cinque civili israeliani con arma da fuoco e coltello in un mercato della città di Petah Tikva (Israele) ed è stato successivamente arrestato.

Dall’inizio del 2017, quattro soldati israeliani sono stati uccisi e altri 23 israeliani sono rimasti feriti in attacchi compiuti da palestinesi.

Il 10 febbraio, un 25enne palestinese di Tulkarem è morto in un ospedale israeliano dove era in cura per le ferite riportate nel novembre 2016, quando venne colpito dalle forze israeliane, durante un suo presunto tentativo di accoltellamento. Secondo fonti palestinesi, l’uomo, malato di cancro, si stava recando all’ospedale di Nablus per effettuare la chemioterapia ed è stato colpito mentre correva per prendere un taxi nei pressi del checkpoint di Huwwara (Nablus). Prima di essere consegnato, il suo corpo è stato trattenuto dalle autorità israeliane per una settimana.

In Cisgiordania, durante molteplici scontri con le forze israeliane, sono stati feriti 29 palestinesi, tra cui nove minori. La maggior parte dei ferimenti si è verificata durante le operazioni di ricerca-arresto e nel corso delle manifestazioni settimanali a Kafr Qaddum (Qalqiliya) e Ni’lin (Ramallah); in quest’ultimo villaggio la manifestazione ha commemorato i 12 anni di proteste anti-Barriera attuate dalla comunità locale. In due distinti episodi, nella città di Qalqiliya e nel villaggio di Bizzariya (Nablus), scontri verificatisi nei pressi di scuole hanno provocato il ferimento di cinque studenti.

Tre operai palestinesi sono morti e sei sono rimasti feriti in quattro diversi casi di crollo di tunnel per il contrabbando tra Gaza e l’Egitto. In questo settore le attività di contrabbando di merci si sono significativamente ridotte dalla metà del 2013, in seguito alla distruzione o al blocco dei tunnel attuato dalle autorità egiziane sul loro lato. Inoltre Il 7 dicembre, ad est di Gaza City, due membri palestinesi di un gruppo armato morirono ed un altro rimase ferito, in seguito al crollo di un tunnel militare.

Nella Striscia di Gaza, in almeno 40 casi, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento verso palestinesi presenti o in avvicinamento alle Aree ad Accesso Riservato (ARA) imposte da Israele su terra ed in mare. Non sono stati segnalati feriti, ma il lavoro di agricoltori e pescatori è stato più volte interrotto. Quattro palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane: un mercante in transito al valico di Erez (sotto controllo israeliano) e altri tre che tentavano di entrare illegalmente in Israele. Inoltre, in due distinti episodi, le forze israeliane sono entrate in Gaza ed hanno svolto operazioni di spianatura del terreno e scavi nei pressi della recinzione perimetrale.

A Gerusalemme Est e in Area C, per mancanza dei permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno demolito 29 strutture di proprietà palestinese, sfollando 32 persone, tra cui 20 minori, e colpendo i mezzi di sostentamento di altre 87. Fra le strutture interessate figura una rete idrica, finanziata da donatori, che serviva due comunità di pastori: Humsa al Bqia’a e Al Hadidiya, nel nord della Valle del Giordano. In meno di due mesi, questa è la seconda demolizione messa in atto contro la stessa rete idrica. In un altro episodio, durante una operazione di ricerca-arresto nella città di Hebron, le forze israeliane hanno distrutto una struttura agricola appartenente ad una famiglia di sette persone.

Il 19 febbraio, le autorità israeliane hanno consegnato ordini di arresto lavori contro quasi tutte le strutture della Comunità beduina palestinese di Khan al Ahmar-Abu al Helu (140 persone), che si trova nella zona C del governatorato di Gerusalemme. Fra le strutture coinvolte vi è una scuola primaria, finanziata da donatore, costruita con pneumatici e fango, utilizzata da circa 170 bambini provenienti da cinque comunità beduine palestinesi. Al leader della Comunità è stato detto che non hanno altra scelta se non trasferirsi in uno dei due “siti di rilocalizzazione” prestabiliti [da Israele] per il trasferimento delle 46 comunità beduine della Cisgiordania centrale (circa 7.000 persone a rischio di trasferimento forzato). Il Coordinatore Umanitario per i Territori occupati palestinesi, Robert Piper, ha visitato Khan al Ahmar ed ha richiamato Israele a fermare le pressioni sulla comunità ed al rispetto del diritto internazionale.

Nella zona di Silwan di Gerusalemme Est, coloni israeliani si sono trasferiti in una parte di casa palestinese che, secondo quanto riferito, avevano acquistato dai proprietari palestinesi. Silwan è stato bersaglio di intensa attività di insediamento che ha posto centinaia di residenti a rischio di sfollamento. Durante la stessa settimana, sempre a Silwan, per mancanza di permessi di costruzione israeliani (quasi impossibili da ottenere) le autorità israeliane hanno consegnato ordini di demolizione nei confronti di otto edifici che ospitano circa 120 persone.

In vari episodi che vedono coinvolti coloni israeliani, sono stati registrati il ferimento di tre palestinesi e danni significativi alle proprietà. In questi episodi sono compresi l’aggressione fisica e il ferimento di una ragazza palestinese di 14 anni, ad Hebron nella zona della città controllata da Israele, e di un giornalista palestinese, nei pressi dell’insediamento di Ofra (Ramallah). Inoltre, nei pressi di Beit Ummar (Hebron), un palestinese è stato investito e ferito dal veicolo di un colono israeliano; secondo fonti palestinesi, suffragate da riprese video, si sarebbe trattato di uno speronamento intenzionale. Vandalismi su proprietà palestinesi sono state riportate in tre episodi distinti: l’uccisione di una pecora e il ferimento di altre due a Tell al Himmeh (Tubas); la vandalizzazione di oltre 350 alberi e alberelli di proprietà palestinese nel villaggio di Al-Khader (Betlemme); il danneggiamento di un pozzo d’acqua utilizzato da più di 50 agricoltori a Deir Istiya (Salfit).

I media israeliani hanno riferito almeno 18 episodi di lanci di pietre e bottiglie incendiarie contro veicoli israeliani da parte di palestinesi: feriti quattro coloni israeliani, tra cui una donna, a Gerusalemme, Ramallah e Betlemme. Sono stati riferiti anche danni a diversi veicoli israeliani.

Il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è stato eccezionalmente aperto per tre giorni in ingresso e per un giorno in uscita: è stata consentita l’uscita dalla Striscia di Gaza a 1.527 persone e il rientro a 1.373. Secondo le autorità palestinesi di Gaza, circa 20.000 persone, tra cui casi umanitari, sono registrate e in attesa di uscire da Gaza attraverso Rafah.

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Ultimi sviluppi (fuori dal periodo di riferimento)

Il 21 febbraio, un tribunale militare israeliano ha condannato a 18 mesi di prigione un soldato israeliano che, nel marzo 2016, nella città di Hebron, uccise un palestinese ferito che aveva effettuato una aggressione. Secondo la sentenza del tribunale, l’uomo ferito, al momento dell’uccisione, era steso a terra e non costituiva alcun pericolo.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

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L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

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nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

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Rapporto OCHA 24 gennaio – 6 febbraio 2017 (due settimane)

Il 25 gennaio, sulla strada 60, vicino all’insediamento colonico di Kokhav Ya’akov (Gerusalemme), un 24enne palestinese è stato ucciso, con armi da fuoco, dalle forze israeliane: il giovane si era schiantato con la sua auto contro i blocchi di cemento posti di fronte alla fermata dell’autobus per i coloni israeliani. Nessun israeliano è rimasto ferito.

Due ulteriori episodi di speronamento con auto, al checkpoint di Beituniya (Ramallah) e all’ingresso dell’insediamento colonico di Adam (Gerusalemme), si sono conclusi con il ferimento di quattro membri delle forze di sicurezza israeliane e l’arresto dei due presunti responsabili (un uomo e una donna). In un altro caso, verificatosi il 25 gennaio vicino al villaggio di Abud (Ramallah), le forze israeliane hanno sparato e ferito un palestinese, presumibilmente dopo che questi aveva aperto il fuoco contro una torre militare israeliana. Le autorità israeliane hanno consegnato cinque cadaveri di palestinesi sospettati di aggressioni contro israeliani, mentre altri sei corpi sono ancora trattenuti.

Nei Territori palestinesi occupati, nel corso di molteplici scontri con le forze israeliane, un palestinese è stato ucciso ed altri 36 sono rimasti feriti. L’uccisione del giovane 19enne, così come cinque dei ferimenti, sono stati registrati il 29 gennaio, nel Campo profughi di Jenin, nel corso di una operazione di ricerca. La maggior parte delle altre lesioni si sono verificate, in scontri simili, durante operazioni di ricerca-arresto; durante le manifestazioni settimanali a Kafr Qaddum (Qalqiliya); e nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale con Israele.

Il 6 febbraio, un gruppo armato di Gaza, secondo quanto riferito, ha lanciato contro Israele un razzo, caduto in un’area aperta e senza causare feriti o danni. In risposta, le forze israeliane hanno effettuato una serie di attacchi aerei e cannoneggiamenti di carri contro obiettivi appartenenti, secondo quanto riferito, a gruppi armati; durante uno degli attacchi aerei, ad ovest di Beit Lahia (Gaza Nord), sono stati feriti due civili palestinesi. Sono stati segnalati danni ai siti presi di mira e ad immobili civili attigui, compresi terreni agricoli ed un allevamento di polli.

Nella Striscia di Gaza, in almeno 52 casi, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento verso palestinesi presenti o in avvicinamento ad Aree ad Accesso Riservato (ARA) imposte da Israele su terra ed in mare. Non sono stati segnalati feriti, ma il lavoro di agricoltori e pescatori è stato più volte interrotto. In altri sei casi, le forze israeliane hanno arrestato otto civili palestinesi, tra cui tre minori, che, presumibilmente, avevano tentato di entrare illegalmente in Israele attraverso la recinzione perimetrale controllata da Israele. Inoltre, in tre distinti episodi, le forze israeliane sono entrate in Gaza ed hanno svolto operazioni di spianatura del terreno e scavi nei pressi della recinzione perimetrale, mentre in un altro caso, hanno arrestato due pescatori ed hanno sequestrato la loro barca.

Sempre a Gaza, due civili palestinesi sono stati feriti da un residuato bellico (ERW) esploso mentre stavano lavorando su un terreno agricolo nel Campo profughi di Nuseirat.

A Gerusalemme Est e in Area C, per mancanza di permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno demolito 19 strutture di proprietà palestinese, sfollando 67 persone, tra cui 38 minori, e colpendo i mezzi di sostentamento di altri 36. In quattro comunità dell’Area C, sempre per mancanza dei permessi necessari, le autorità israeliane hanno sequestrato 12 metri di tubature ed otto macchine/attrezzature per costruzione; tra queste un veicolo utilizzato per la realizzazione di un progetto finanziato dal Fondo Umanitario per i Territori Palestinesi occupati.

Sempre in Area C, nel villaggio di Kharas (Hebron), le autorità israeliane hanno sradicato circa 500 alberi di ulivo di proprietà palestinese, sostenendo che erano stati piantati in aree designate [da Israele] come “terra di stato”. Altri 26 alberi di proprietà palestinese sono stati danneggiati nei pressi del villaggio di Bruqin (Salfit), durante la costruzione di una nuova rete idrica che servirà la zona di insediamento colonico di Barkan.

Il 1 e il 2 febbraio, le forze israeliane hanno rimosso circa 250 coloni israeliani residenti nella colonia avamposto di Amona (Ramallah), insieme a centinaia di altri israeliani che erano venuti a protestare contro la rimozione. I media israeliani hanno riferito che, negli scontri che hanno avuto luogo durante l’operazione, sono rimasti feriti 42 addetti alla sicurezza e 15 manifestanti; 13 persone sono state arrestate. Il 6 febbraio, le forze israeliane hanno iniziato a demolire le strutture esistenti nella colonia. Questi eventi hanno fatto seguito ad una sentenza del 2014, della Alta Corte di Giustizia di Israele, che ordinava la rimozione dei coloni e la demolizione dell’avamposto che era stato edificato su terreno privato palestinese. La sentenza, tuttavia, non conteneva disposizioni che autorizzino i proprietari palestinesi di accedere ai loro terreni.

Durante lo smantellamento dell’insediamento di Amona (di cui sopra), le forze israeliane hanno bloccato, in tutto il governatorato di Ramallah, 12 punti di accesso. Tra questi, il principale checkpoint ad est della città di Ramallah, la strada principale che collega i villaggi di Silwad ed Ein Yabrud, ed un tratto di 15 km della Strada 60, costringendo le persone a fare lunghe deviazioni. Il blocco ha pesato sul movimento di decine di migliaia di palestinesi, in particolare sui pendolari tra la Cisgiordania settentrionale e quella meridionale. Alcune delle chiusure erano ancora in atto alla fine del periodo di riferimento [del presente Rapporto].

Il 24 gennaio, una organizzazione di coloni israeliani ha preso possesso di un deposito nella Città Vecchia di Gerusalemme in seguito ad una sentenza, emessa il 20 dicembre 2016 dall’Alta Corte israeliana; il provvedimento è a sfavore di due famiglie [palestinesi]: otto persone, tra cui due minori.

In circostanze diverse, sei palestinesi sono stati feriti e 500 alberi sono stati vandalizzati da coloni israeliani. Il 4 febbraio, coloni israeliani si sono scontrati con palestinesi che partecipavano ad una manifestazione contro le attività di insediamento nel villaggio di At-Tuwani (Hebron); negli scontri sono rimasti feriti cinque coloni israeliani e tre palestinesi. Due palestinesi sono stati feriti in seguito al lancio di pietre contro i loro veicoli nei pressi di Al Lubban ash Sharqiya (Nablus) e di Huwwara (Nablus). Un altro palestinese, mentre si recava al proprio terreno, è stato fisicamente aggredito e ferito da coloni israeliani provenienti, secondo quanto riferito, dall’insediamento avamposto di Adei Ad (Ramallah). Nei pressi del villaggio di Al Khadr (Betlemme), più di 500 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati vandalizzati da coloni israeliani.

I media israeliani hanno riportato 26 casi, tutti nella zona di Betlemme, di lanci di pietre e bottiglie incendiarie da parte di palestinesi contro veicoli israeliani, con conseguente ferimento di quattro coloni, tra cui un bambino, e danni a diversi veicoli.

Durante il periodo di riferimento, il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è stato eccezionalmente aperto per quattro giorni (dal 28 al 31 gennaio) in entrambe le direzioni: è stata consentita l’uscita dalla Striscia di Gaza a 2.624 persone e il rientro a 3.095. Questa è la prima volta, dall’inizio del 2017, che l’attraversamento viene aperto in entrambe le direzioni. Secondo le autorità palestinesi di Gaza, circa 20.000 persone, tra cui casi umanitari, sono registrate e in attesa di uscire da Gaza attraverso Rafah.

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Ultimi sviluppi (fuori dal periodo di riferimento)

Il 9 febbraio due palestinesi sono rimasti uccisi e cinque sono rimasti feriti in seguito al crollo di un tunnel che corre lungo il confine tra Gaza e l’Egitto; non sono completamente chiare le circostanze dell’incidente.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

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Rapporto OCHA del periodo 10 – 23 gennaio 2017 (due settimane)

In Cisgiordania, nel corso di tre distinti episodi, le forze israeliane hanno ucciso, con armi da fuoco, tre palestinesi.

Tra essi un minore 17enne, ucciso il 10 gennaio all’ingresso del villaggio di Tuqu’ (Betlemme), durante scontri che hanno visto lanci di pietre e di bottiglie incendiarie. Gli altri due morti sono un 32enne palestinese, ucciso lo stesso giorno, in circostanze controverse, durante una operazione di ricerca nel Campo profughi di Al Far’a (Tubas) ed un uomo di 44 anni, ucciso il 17 gennaio ad un posto di blocco vicino alla città di Tulkarem: a quanto riferito, avrebbe tentato di pugnalare un soldato israeliano. Secondo i media, le autorità israeliane hanno aperto un’indagine sul primo episodio.

In Area C e Gerusalemme Est, per mancanza dei permessi edilizi israeliani, le autorità israeliane hanno demolito o sequestrato 44 strutture, sfollando 17 palestinesi, tra cui cinque minori, e coinvolgendone altri 3.300. Due dei casi più rilevanti sono avvenuti in Area C, presso due piccole comunità di pastori: a Jericho (Al Jiftlik-Abu al ‘Ajaj) e Nablus (Tell al Khashabeh) dove sono state demolite 19 strutture, di cui 15 fornite come assistenza umanitaria. Sempre in Area C, vicino alla città di Hebron (Al Buweib), le autorità israeliane hanno distrutto parte di una strada agricola, colpendo la sussistenza di circa 3.000 persone. Altre 11 strutture non abitative sono state demolite nella zona di Jabal al Mukabber di Gerusalemme Est, dove viveva l’autore dell’aggressione dell’8 gennaio scorso [aggressione con camion, riportata nel Rapporto precedente]: 45 persone sono state colpite da queste demolizioni.

Sempre in seguito all’aggressione con camion dell’8 gennaio, la municipalità di Gerusalemme ha consegnato notifiche avverso circa 80 edifici della zona di Jabal Al Mukabber, relative a “violazioni di pianificazione e zonizzazione”. Una prima valutazione effettuata da OCHA prevede che, se sarà dato seguito a tali notifiche, più di 240 famiglie (circa 1.200 persone) che vivono negli edifici coinvolti rischieranno lo sfollamento. È stato anche riferito che la casa di famiglia del colpevole, prima della demolizione punitiva, è stata oggetto di provvedimenti da parte delle autorità.

In Cisgiordania, durante molteplici scontri, le forze israeliane hanno ferito 26 palestinesi, tra cui dodici minori. Il numero più alto di ferimenti (10) sono stati registrati nella città di Ar Ram (Gerusalemme), durante scontri scoppiati nel corso di una demolizione. Altri scontri, con conseguenti ferimenti, si sono verificati durante le manifestazioni settimanali a Kafr Qaddum (Qalqiliya) e Ni’lin (Ramallah); all’entrata della città di Hizma (Gerusalemme) e nel villaggio Tuqu ‘(Betlemme); in seguito all’ingresso di coloni israeliani alla Tomba di Giuseppe nella città di Nablus; infine, durante quattro operazioni di ricerca-arresto.

In totale, in Cisgiordania, nel periodo di riferimento, le forze israeliane hanno condotto 199 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 288 palestinesi. Il numero più alto di operazioni (67) e di arresti (97) si è avuto nel governatorato di Gerusalemme.

Nella Striscia di Gaza, in almeno 38 casi, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento verso – o hanno sparato direttamente contro – palestinesi presenti o in avvicinamento ad Aree ad Accesso Riservato (ARA), imposte da Israele su terraferma ed in mare. Come risultato, sono stati segnalati cinque palestinesi feriti, tra cui tre pescatori e una bambina di dieci anni. In altri sei casi, le forze israeliane hanno arrestato undici palestinesi: due commercianti che stavano attraversando il valico di Erez controllato da Israele, cinque pescatori in mare e altri tre civili che cercavano di entrare illegalmente in Israele.

Secondo fonti dei Consigli di villaggio, in due distinti episodi verificatisi a Beit Lid (Tulkarem) e Turmus’ayya (Ramallah), 56 alberi di proprietà palestinese sono stati vandalizzati da coloni israeliani. Inoltre, a Burqa (Nablus), un palestinese è stato fisicamente aggredito e ferito da un gruppo di coloni israeliani mentre lavorava sul proprio terreno. In Cisgiordania coloni israeliani ed altri gruppi israeliani sono entrati in diversi siti religiosi, innescando con palestinesi alterchi e scontri conclusi senza feriti. I siti interessati comprendono il Complesso Al Haram Ash Sharif / Monte del Tempio a Gerusalemme Est, un santuario nel villaggio Sabastiya (Nablus) e le Piscine di Salomone nel villaggio di Al-Khader (Betlemme).

I media israeliani hanno riportato 17 casi di lancio di pietre e bottiglie incendiarie da parte di palestinesi contro veicoli di coloni israeliani: sono stati segnalati danni a diversi veicoli, ma nessun ferito. Inoltre, nell’attraversamento di Shu’fat (Gerusalemme Est), la metropolitana leggera ha subito danni per lancio di sassi da parte di palestinesi.

Durante il periodo di riferimento, il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è rimasto chiuso in entrambe le direzioni. Nel corso del 2016 il valico è stato parzialmente aperto per soli 44 giorni. Secondo le autorità palestinesi di Gaza, circa 20.000 persone, inclusi i casi umanitari, sono registrate e in attesa di uscire da Gaza attraverso Rafah.

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Ultimi sviluppi (fuori dal periodo di riferimento)

Il 25 gennaio, all’ingresso dell’ insediamento di Kochav Ya’akov (Ramallah), le forze israeliane hanno ucciso un palestinese nel corso di una presunta aggressione tramite speronamento con auto; non sono stati segnalati feriti israeliani.

Il 26 gennaio, il Ministero degli Interni israeliano ha annunciato la revoca dei “permessi di ricongiungimento familiare” ad un certo numero di membri della famiglia del palestinese che, l’8 gennaio, ha messo in atto una aggressione contro soldati israeliani.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

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Rapporto OCHA 27 dicembre- 9 gennaio 2017

L’8 gennaio, un 28enne palestinese ha guidato un camion contro un gruppo di soldati israeliani radunati sulla passeggiata panoramica vicina all’insediamento colonico di Talpiot Est, in Gerusalemme Est, uccidendo tre soldatesse e un soldato e ferendone altri 15.

L’autore, proveniente dalla vicina zona di Jabal al Mukabber, è stato ucciso sul posto e il suo corpo è stato trattenuto dalle autorità israeliane. Il Coordinatore Speciale delle Nazioni Unite per il Processo di Pace in Medio Oriente, Nickolay Mladenov, ha fortemente condannato l’attacco. Ancora in Gerusalemme Est (al checkpoint di Qalandiya), il 30 dicembre, le forze israeliane hanno sparato e ferito una 35enne palestinese che, secondo fonti israeliane, si era diretta verso di loro con un coltello e non si era fermata all’alt. Nel 2016, in attacchi e presunti attacchi da parte di palestinesi della Cisgiordania, sono stati uccisi 13 israeliani e 80 palestinesi aggressori e presunti aggressori.

In zona C e Gerusalemme Est, per mancanza di permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno demolito o sequestrato 86 strutture, sfollando 160 palestinesi, tra cui 91 minori, e coinvolgendone altri 370. L’episodio più grave ha avuto luogo nella comunità pastorizia di Khirbet Tana (Nablus), dove sono state demolite 49 strutture abitative e di sussistenza, 30 delle quali fornite precedentemente come assistenza umanitaria. La comunità si trova in una zona designata dalle autorità israeliane come “zona per esercitazioni militari a fuoco”. Tali aree costituiscono quasi il 30% dell’Area C e sono abitate da più di 6.200 palestinesi. Nella prima settimana del 2017, il numero di strutture prese di mira è oltre tre volte la media settimanale del 2016, anno che ha visto il numero più alto di demolizioni da quando, nel 2009, OCHA ha iniziato il monitoraggio sistematico.

In Cisgiordania, durante molteplici scontri, le forze israeliane hanno ferito 34 palestinesi, tra cui otto minori. I ferimento sono avvenuti durante quattro distinte operazioni di ricerca-arresto; nel corso della manifestazioni settimanali a Kafr Qaddum (Qalqiliya), Ni’lin e Bil’in (Ramallah); all’ingresso della città di Ar Ram (Gerusalemme) e nel villaggio di Tuqu’ (Betlemme); nella città di Hebron, durante due cortei funebri seguiti alla restituzione dei corpi di due palestinesi sospettati di attacchi contro israeliani. I corpi erano stati trattenuti per più di 100 giorni.

Complessivamente, in questo periodo, sono stati consegnati alle famiglie i corpi di quattro palestinesi sospettati di attacchi contro israeliani; i corpi di altri otto presunti autori sono ancora trattenuti dalle autorità israeliane; alcuni da più di otto mesi.

Il 4 gennaio, lungo la costa di Gaza, sono stati trovati i resti del corpo di un pescatore palestinese. Tre giorni dopo le forze navali israeliane hanno riferito di essersi scontrati con la sua barca e di averla danneggiata, causandone il rovesciamento. Nel complesso, durante il periodo di riferimento, in almeno 22 occasioni le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro palestinesi presenti o in avvicinamento ad Are ad Accesso Riservato (ARA), di terra o di mare. In un altro caso, le forze israeliane sono entrate nella Striscia ed hanno compiuto operazioni di spianatura del terreno.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno condotto 161 operazioni di ricerca e/o arresto ed hanno arrestato 212 palestinesi; 12 di questi sono stati arrestati presso checkpoints “volanti” e durante manifestazioni. Le quote più alte di operazioni (44) e di arresti (71, di cui 19 minori) si sono avute nel governatorato di Gerusalemme.

Coloni israeliani si sono trasferiti in due edifici vuoti nella zona di Silwan di Gerusalemme Est: secondo quanto riferito, dopo averli acquistati dai proprietari palestinesi. Silwan è stato il bersaglio di intensa attività di insediamento e di iniziative che comprendono un piano per la realizzazione di un complesso turistico nel quartiere di Al Bustan che, se venisse portato a compimento, comporterebbe lo sfollamento di più di 1.000 residenti palestinesi; nella stessa area altre centinaia di residenti rischiano lo sfollamento a causa di procedure di sfratto promosse da organizzazioni di coloni.

In Cisgiordania, in più occasioni durante il periodo di riferimento, coloni ed altri gruppi israeliani si sono introdotti in vari siti religiosi, innescando alterchi e scontri con palestinesi; non ci sono stati feriti. I siti interessati comprendono il Complesso di Al Haram Ash Sharif / Monte del Tempio, a Gerusalemme Est, un santuario nel villaggio di Kifl Haris (Salfit) e la Tomba di Giuseppe nella città di Nablus.

I media israeliani hanno riferito nove episodi di attacchi, con lancio di pietre e bottiglie incendiarie, da parte di palestinesi contro veicoli o abitazioni di coloni israeliani; non vi sono state vittime, ma sono stati segnalati danni a diversi veicoli.

Durante il periodo relativo al presente Rapporto, il lato egiziano del valico di Rafah è rimasto chiuso in entrambe le direzioni. Nel corso del 2016 il valico è stato parzialmente aperto per soli 44 giorni. Secondo le autorità palestinesi di Gaza, circa 20.000 persone, inclusi i casi umanitari, sono registrate e in attesa di uscire da Gaza attraverso Rafah.

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Ultimi sviluppi (fuori dal periodo di riferimento)

In seguito all’aggressione verificatasi l’8 gennaio (vedi sopra), le Autorità israeliane hanno demolito quattro strutture nella zona di Jabal al Mukabber di Gerusalemme Est ed inoltre, adducendo la mancanza di permessi di costruzione, hanno emesso avvisi contro decine di case appartenenti alla famiglia allargata dell’aggressore. Il Ministero degli Interni israeliano ha anche espresso la sua intenzione di revocare i permessi di ricongiunzione familiare ad almeno 14 membri della famiglia allargata. È stato riferito che la casa di famiglia del responsabile dell’aggressione, prima della sua demolizione punitiva, era stata oggetto di misure da parte delle autorità. I provvedimenti di cui sopra hanno esposto decine di palestinesi al rischio di sfollamento.

Il 10 gennaio, nel corso di una operazione di ricerca nel Campo profughi di Al Far’a (Tubas), le forze israeliane hanno ucciso un palestinese; le circostanze dell’episodio rimangono controverse.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

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Rapporto OCHA 13 – 26 dicembre 2016 ( due settimane)

Nel corso di due diversi scontri, le forze israeliane hanno ucciso, con armi da fuoco, due palestinesi 19enni.

Uno degli scontri è scoppiato il 17 dicembre nel Campo profughi di Qalandiya (Gerusalemme), dopo una demolizione punitiva (vedi sotto), l’altro durante una operazione di ricerca-arresto effettuata il 22 dicembre nel villaggio di Beit Rima (Ramallah).

Ulteriori scontri, con conseguenti ferimenti di palestinesi, sono scoppiati nel villaggio di Beit Ummar (Hebron), dopo i cortei funebri di accompagnamento dei corpi di due palestinesi che erano stati trattenuti dalle forze israeliane, ma anche durante operazioni di ricerca-arresto e nel corso delle manifestazioni settimanali nei villaggi di Kafr Qaddum (Qalqiliya) e di Ni’lin (Ramallah). Complessivamente, nel periodo di riferimento, le forze israeliane hanno ferito 72 palestinesi, di cui almeno otto minori.

Nello stesso periodo sono state registrate sei aggressioni e presunte aggressioni palestinesi, che hanno causato l’uccisione di un aggressore palestinese e il ferimento di due coloni israeliani. In particolare, il 14 dicembre, nella città vecchia di Gerusalemme, le forze israeliane hanno ucciso un 21enne palestinese che, con un cacciavite, aveva colpito un poliziotto israeliano di frontiera; nel corso di questo episodio è stato ferito un astante palestinese di 13 anni. Inoltre, due coloni israeliani sono rimasti feriti in due distinte aggressioni, con coltello e con arma da fuoco, rispettivamente presso gli insediamenti di Efrat (Betlemme) ed Hallamish (Ramallah). I due aggressori sono riusciti a fuggire. Infine tre tentate aggressione che non hanno causato ferimenti: un tentativo di accoltellamento al checkpoint di Jaljuliya (Qalqiliya), un presunto speronamento con auto al checkpoint di Qalandiya (Gerusalemme) ed una aggressione con arma da fuoco al checkpoint di Al Jalama (Jenin).

Finora, nel 2016, in Cisgiordania, nel corso di episodi collegati al conflitto, sono stati uccisi 101 palestinesi, 80 di questi durante aggressioni e presunte aggressioni contro israeliani. Numeri in diminuzione, rispetto ai 145 uccisi nel 2015.

Il 23 dicembre, un 15enne palestinese è morto per le ferite riportate nel Campo profughi di Al Jalazunun (Ramallah), nell’ottobre 2016, quando le forze israeliane spararono e lo colpirono durante scontri all’ingresso del Campo.

Le autorità israeliane hanno restituito alle loro famiglie i cadaveri di 16 palestinesi sospettati di aver perpetrato attacchi contro israeliani; alcuni dei corpi erano stati trattenuti per diversi mesi. Allo stato attuale, sono ancora trattenuti dalle autorità israeliane i corpi di altri 11 presunti aggressori palestinesi, alcuni da otto mesi.

Secondo quanto riferito dai media israeliani, nove soldati israeliani sono rimasti feriti in due distinti episodi di lancio di pietre: presso il villaggio di Beit Ummar (Hebron) e nel Campo profughi di Shu’fat (Gerusalemme).

In Cisgiordania le forze israeliane hanno condotto quasi 180 operazioni di ricerca ed hanno arrestato più di 240 palestinesi; tra queste, una operazione di ricerca all’interno dell’Università Birzeit (Ramallah) e un’altra presso una associazione giornalistica (Hebron); nelle due sedi sarebbero stati confiscati diversi computer. La quota più alta di operazioni (46) e di arresti (100) è stata rilevata nel governatorato di Gerusalemme. Tre commercianti palestinesi sono stati arrestati al valico di Erez [Israele] mentre rientravano a Gaza.

In zona C e Gerusalemme Est, per mancanza di permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno demolito o sequestrato undici strutture, sfollando un palestinese e coinvolgendone altri 250. Una delle strutture sequestrate era una roulotte, fornita alla Comunità di Al Mirkez in Masafer Yatta da un’organizzazione umanitaria, perché fosse impiegata come centro di prima assistenza sanitaria. La Comunità si trova in una zona destinata all’addestramento militare e designata dalle autorità israeliane come “zona per esercitazioni a fuoco”. Tali aree costituiscono quasi il 30% dell’Area C e sono abitate da più di 5.000 palestinesi.

Per consentire esercitazioni militari, le forze israeliane hanno temporaneamente sfollato, per diverse ore in due giorni diversi, circa 90 persone, tra cui 40 minori, della Comunità pastorale di Ibziq nel nord della Valle del Giordano. Per tale Comunità questo è il quarto sfollamento nel corso degli ultimi due mesi. Durante questo periodo, presso la Comunità pastorale di Khirbet Yarza, una esercitazione simile ha provocato danni ad una conduttura per l’acqua che era stata precedentemente fornita come assistenza umanitaria: penalizzati 65 palestinesi. Queste esercitazioni inaspriscono ulteriormente il contesto coercitivo che spinge i residenti ad abbandonare le aree di residenza.

Il 22 dicembre, a Kafr ‘Aqab nella zona di Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno demolito la casa di famiglia di un palestinese che lo scorso ottobre aveva messo in atto una aggressione a Sheikh Jarrah, nel corso della quale furono uccisi due israeliani. Una donna e cinque minori palestinesi sono stati sfollati e altri due sono stati coinvolti. Questa demolizione ha innescato scontri vicino al Campo profughi di Qalandiya, durante i quali le forze israeliane hanno sparato e ucciso un palestinese (citato sopra). Il Coordinatore Umanitario per i Territori Occupati, Robert Piper, ha invitato [14 novembre 2016] le autorità israeliane a fermare la pratica delle demolizioni punitive che, essendo una forma di punizione collettiva, è illegale in base al diritto internazionale.

Coloni israeliani hanno fisicamente aggredito un contadino palestinese del villaggio di Deir Istiya (Salfit) che stava coltivando il suo terreno agricolo nei pressi dell’insediamento colonico di Immanuael; il suo trattore è stato danneggiato. Inoltre, coloni israeliani ed altri gruppi si sono introdotti in vari siti religiosi, tra cui il complesso Al Haram Ash Sharif / Monte del Tempio a Gerusalemme Est, un santuario religioso nel villaggio di Haris Kifl a Salfit e la Tomba di Giuseppe nella città di Nablus.

Nell’arco delle due settimane, i media israeliani hanno anche riferito undici episodi di lancio di pietre ed aggressioni con armi da fuoco ad opera di palestinesi contro veicoli israeliani: in nessun caso sono state riportate vittime, ma danni a diversi veicoli. Inoltre è stato riferito che, nei pressi dell’insediamento Gush Etzion, vicino a Betlemme, un colono israeliano è stato ferito da palestinesi nel corso di un distinto episodio di lancio di pietre contro veicoli israeliani.

Dopo gli spari e i lanci di pietre (di cui sopra) da parte di palestinesi contro coloni israeliani, le forze israeliane hanno bloccato temporaneamente sette strade principali, impedendo l’accesso veicolare a servizi e mercati per migliaia di palestinesi: il villaggio di Hizma (Gerusalemme), i villaggi An Nabi Saleh, Deir Nidham, Rantis, Deir Ibzi’, Umm Safa e il collegamento tra la città di Al Bireh e il Campo profughi di Al Jalazun (tutti a Ramallah). Alcune di queste strade risultavano ancora bloccate al termine del periodo di riferimento [26 dicembre 2016].

Durante il periodo di riferimento, il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è stato eccezionalmente aperto, per i casi umanitari, per tre giorni (17-19 dicembre): è stata consentita l’uscita dalla Striscia di Gaza a 1.869 persone ed il rientro a 466. Secondo le autorità palestinesi di Gaza, dall’inizio del 2016, circa 20.000 persone sono registrate e in attesa di uscire da Gaza attraverso Rafah.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.

la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:

https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

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