Rapporto OCHA del periodo 27 settembre – 10 ottobre 2022

1- In Cisgiordania quotidiani scontri violenti fra palestinesi, coloni israeliani e forze israeliane hanno provocato la morte di 13 palestinesi (inclusi cinque minori) e un soldato israeliano, e il ferimento di 434 palestinesi e 7 israeliani. Ad oggi, in Cisgiordania, rispetto ai 16 anni precedenti, il 2022 è l’anno con il più alto numero di vittime palestinesi. Le Nazioni Unite hanno esortato i leader a “riportare la calma ed evitare un ulteriore inasprimento”.

2- Durante tre operazioni di ricerca-arresto condotte nei Campi profughi di Jenin e Al Jalazun, sono stati uccisi dalle forze israeliane 9 palestinesi, compreso un ragazzo, e altri 44 sono rimasti feriti (seguono dettagli). Il 28 settembre, secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno sparato proiettili esplosivi contro un edificio nel Campo profughi di Jenin, uccidendo due palestinesi definiti “ricercati” (maggiori dettagli di seguito). Durante l’operazione, si è verificato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi. Altri tre palestinesi sono stati uccisi; tra cui un passante e un ragazzo di 12 anni che, essendo stato colpito, è morto successivamente per le ferite riportate. Altri 31 sono rimasti feriti, di cui 21 con proiettili veri. In una scuola vicina, circa 500 studenti sono rimasti bloccati per circa quattro ore. Il 3 ottobre, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Al Jalazun (Ramallah), hanno aperto il fuoco, uccidendo due palestinesi alla guida di un’auto e ferendone un terzo. Le forze israeliane hanno confiscato il veicolo, hanno trattenuto i corpi degli uccisi ed hanno arrestato il palestinese ferito. Secondo le autorità israeliane, citate dai media israeliani, i palestinesi avevano cercato di investire i soldati; un’accusa contestata da fonti palestinesi locali. L’8 ottobre, le forze israeliane hanno nuovamente fatto irruzione nel Campo profughi di Jenin (Jenin), dove ha avuto luogo uno scambio a fuoco con i palestinesi. Due palestinesi, tra cui un ragazzo, sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco e altri dodici sono rimasti feriti, di cui dieci colpiti da proiettili veri. Uno è stato arrestato. In nessuna delle tre operazioni sono stati riportati ferimenti di israeliani ad opera di palestinesi. Ciò porta a 70 il numero totale di palestinesi uccisi nel 2022 dalle forze israeliane, in Cisgiordania, durante operazioni militari e operazioni di ricerca-arresto, 27 delle quali segnalate nei Campi profughi.

3 – Le forze israeliane hanno ucciso tre ragazzi palestinesi in tre distinti episodi avvenuti a Gerusalemme, a Qalqiliya e a Ramallah (seguono dettagli). Il 1° ottobre, nella città di Al ‘Eizariya (Gerusalemme), le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro due palestinesi a bordo di una motocicletta, uccidendone uno, un ragazzo di 17 anni. Le autorità israeliane affermano che i ragazzi avevano tentato di lanciare una bottiglia incendiaria contro i soldati; affermazione contestata da testimoni oculari. Secondo fonti mediche, il ragazzo era stato colpito con arma da fuoco e con proiettili veri nella parte posteriore del collo da distanza ravvicinata e sul suo corpo non sono state trovate tracce di materiale incendiario. Il 7 ottobre, a Qalqilya, nei pressi della Barriera, le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro un gruppo di ragazzi, uccidendo, con proiettili veri, un quattordicenne. Le forze israeliane sostengono che il ragazzo avrebbe lanciato una bottiglia incendiaria contro i soldati; questo è contestato da testimoni oculari palestinesi. Un altro ragazzo palestinese di 17 anni è stato ucciso dalle forze israeliane, con arma da fuoco, nei pressi di una sorgente d’acqua e di un parco pubblico nell’Area B del villaggio di Al Mazra’a Al Qibliya (Ramallah). In questo caso, mentre palestinesi lanciavano pietre contro forze israeliane presenti nell’area, questi ultimi hanno sparato proiettili di gomma e proiettili veri: il ragazzo è stato colpito con arma da fuoco e ucciso, mentre altri 51 sono rimasti feriti. In nessuno dei casi è stato registrato alcun ferito israeliano. Ciò porta a 27 il numero totale di minori palestinesi uccisi in Cisgiordania dall’inizio del 2022 (di cui almeno 24 uccisi dalle forze israeliane) rispetto ai 17 minori uccisi durante tutto il 2021.

4- A Nablus e Gerusalemme, in aggressioni con armi da fuoco da parte palestinese e operazioni militari israeliane, un soldato israeliano e un palestinese sono stati uccisi e tre membri delle forze israeliane e 52 palestinesi sono rimasti feriti (seguono dettagli). Il 2 ottobre, nei pressi del checkpoint di Beit Furik (Nablus) palestinesi hanno aperto il fuoco contro veicoli di coloni israeliani, ferendo un colono. Successivamente, le forze israeliane hanno chiuso le strade vicine ed hanno condotto operazioni di ricerca-arresto. Il 5 ottobre, a Deir al Hatab (Nablus), le forze israeliane hanno fatto irruzione e circondato una casa palestinese; ne è seguito uno scambio a fuoco con i palestinesi, prima che uno degli occupanti si arrendesse. Le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni contro palestinesi che hanno lanciato pietre. Un palestinese armato è stato ucciso e altri 52 sono rimasti feriti, di cui sei con proiettili veri. Durante l’episodio, le forze israeliane hanno sparato gas lacrimogeni contro tre giornalisti e un’ambulanza palestinese che prestava i primi soccorsi ai feriti. L’8 ottobre, un palestinese ha aperto il fuoco contro un checkpoint militare israeliano all’ingresso del Campo profughi di Shu’fat a Gerusalemme est, uccidendo una soldatessa israeliana e ferendone altre due, inclusa una guardia di sicurezza. L’aggressore è ancora latitante. Successivamente, le forze israeliane hanno chiuso tutti gli ingressi e le uscite nell’area, limitando pesantemente o spesso impedendo il movimento di almeno 130.000 persone, compreso il personale medico e umanitario. Il 2 ottobre palestinesi hanno aperto il fuoco contro soldati israeliani di stanza al checkpoint di Huwwara (Nablus); un soldato è rimasto ferito.

5- Il 29 settembre, un bambino palestinese di 7 anni è morto in concomitanza con una operazione militare israeliana condotta nel villaggio di Tuqu’ (Betlemme). Secondo fonti della Comunità locale, il bambino è stato trovato morto in circostanze poco chiare. L’Onu ha chiesto un’indagine.

6- In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti dalle forze israeliane 433 palestinesi, tra cui almeno 45 minori, di cui 65 feriti con proiettili veri. Del totale dei feriti, 67 sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya), in proteste contro gli insediamenti. Altri 95 palestinesi sono rimasti feriti in manifestazioni e scontri scoppiati a Nablus, Qalqilya, Ramallah, Betlemme e Hebron in segno di protesta contro la chiusura da parte delle forze israeliane del Campo profughi di Shu’fat e di ‘Anata a Gerusalemme e le operazioni militari israeliane nel Campo profughi di Jenin. Ad Al Mazra’a al Gharbiyeh e Al Bireh (entrambi a Ramallah), Burqa e Madama (entrambi a Nablus), 63 persone sono state ferite dalle forze israeliane che accompagnavano coloni all’interno delle Comunità palestinesi; quattro di questi casi si sono trasformati in scontri con palestinesi (più dettagli di seguito). Secondo fonti palestinesi, le forze israeliane hanno sparato bombe assordanti, lacrimogeni e proiettili di gomma contro i residenti che hanno lanciato pietre. Altre 198 persone sono rimaste ferite in operazioni militari e operazioni di ricerca-arresto (dettagli sopra). L’8 ottobre, in un episodio distinto, dieci palestinesi sono stati feriti e otto sono stati arrestati (di cui cinque minori) dalle forze israeliane dentro e intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme; qui i palestinesi si erano riuniti per celebrare il compleanno del profeta Maometto. Secondo quanto riferito, le forze israeliane hanno ordinato ai palestinesi di allontanarsi, quindi hanno sparato proiettili di gomma, granate assordanti e lacrimogeni contro i palestinesi che avrebbero lanciato bottiglie.

7- In Cisgiordania, complessivamente, le forze israeliane hanno condotto 145 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 127 palestinesi, inclusi 13 minori. Il governatorato di Gerusalemme ha registrato il maggior numero di operazioni (59) e il maggior numero di arresti (43). Finora, nel 2022, il numero medio mensile di palestinesi arrestati dalle forze israeliane in Cisgiordania è il più alto dal 2017. Durante 15 di queste operazioni, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri contro palestinesi che hanno lanciato pietre e, in alcuni casi, hanno aperto il fuoco contro le forze israeliane: dieci palestinesi sono stati uccisi e 198 feriti, di cui 40 con proiettili veri.

8- A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto persone a demolire 24 strutture di proprietà palestinese; tre delle strutture erano state fornite come aiuti umanitari finanziati da donatori. Di conseguenza, 71 persone, tra cui 41 minori, sono state sfollate e sono stati colpiti i mezzi di sostentamento di circa altre 36. Circa 22 delle strutture si trovavano in Area C. A Gerusalemme Est, in seguito all’emissione di ordini di demolizione, altre due strutture sono state demolite dai proprietari per evitare di pagare le multe previste nel caso che la struttura venga demolita dalle autorità israeliane.

9- Il 28 settembre, nel Campo profughi di Jenin (Jenin), le autorità israeliane hanno demolito il primo piano di un edificio residenziale di quattro piani, provocando lo sfollamento di una famiglia, composta da cinque persone, tra cui un minore. La demolizione (citata prima) sarebbe avvenuta durante la fase finale di un’operazione militare per la cattura di “ricercati” che si erano nascosti, rifiutando di arrendersi. Le forze israeliane li hanno invitati a costituirsi ed hanno sparato proiettili esplosivi contro l’edificio, distruggendo un appartamento e provocando danni ad altri appartamenti residenziali all’interno degli stessi edifici o a quelli contigui. Durante l’operazione, quattro palestinesi sono stati uccisi; un quinto, che era rimasto ferito, è morto successivamente per le ferite riportate. In Cisgiordania, questa è la quinta volta, dall’inizio del 2022, in cui le forze israeliane hanno utilizzato, durante operazioni militari, proiettili esplosivi da spalla in aree urbane affollate.

10- Coloni israeliani hanno ferito 35 palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 42 casi (seguono dettagli). Il 28 settembre e il 4 ottobre, coloni israeliani sono entrati nelle città di Madama e Huwwara (entrambe a Nablus) dove hanno appiccato il fuoco a terre incolte, hanno aggredito fisicamente palestinesi o hanno lanciato pietre contro persone e case. 19 palestinesi sono rimasti feriti. Nell’area H2 della città di Hebron, coloni israeliani hanno lanciato pietre contro case palestinesi e hanno spruzzato con liquido al peperoncino i residenti: otto palestinesi, tra cui tre minori, sono rimasti feriti. In almeno cinque occasioni, sulla strada 60 tra Nablus e Jenin, coloni israeliani hanno bloccato gli incroci, vicino ai checkpoints di Beit El (Ramallah) e Huwwara. Coloni israeliani hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi, causando gravi ingorghi. Tali episodi si sono trasformati in scontri tra palestinesi, che hanno lanciato pietre, e forze israeliane che sono intervenute sparando proiettili veri, proiettili gommati e lacrimogeni. Secondo quanto riferito, quattro palestinesi sono stati feriti da pietre lanciate da coloni e almeno dodici veicoli di proprietà palestinese sono stati danneggiati. In altri tre cassi accaduti a Biddya (Salfit), Ein el Beida (Tubas) e Jurat al Khiel (Hebron), tre pastori palestinesi che stavano lavorando le loro terre e accudendo il bestiame sono stati feriti da coloni che li hanno attaccati e aggrediti fisicamente. In almeno altri 16 episodi accaduti vicino a Nablus, Qalqiliya, Gerusalemme e Ramallah, almeno venti auto di proprietà palestinese sono state danneggiate dal lancio di pietre da parte di coloni israeliani. Inoltre, circa 500 alberi di proprietà palestinese sono stati dati alle fiamme, sradicati o vandalizzati in 13 distinti episodi. Altri 13 episodi registrati a Hebron, Gerusalemme, Nablus, Ramallah, Salfit e Tubas hanno provocato danni alle colture, al bestiame, alle attrezzature agricole, ai serbatoi d’acqua, alle strutture legate al sostentamento e alle reti idriche. Il 4 ottobre, coloni israeliani, secondo quanto riferito provenienti da Yitzhar, hanno preso d’assalto la scuola di Urif (Nablus) mentre si tenevano le lezioni, lanciando pietre e costringendo la Direzione a sospendere le lezioni e mettere in sicurezza gli studenti; due studenti e il preside della scuola sono rimasti feriti, 250 studenti sono stati colpiti in altro modo e sono stati segnalati danni alla proprietà. Successivamente, le forze israeliane hanno sparato gas lacrimogeni contro palestinesi che hanno lanciato pietre contro i coloni.

11- In Cisgiordania, in quattro distinti episodi, sono rimasti feriti quattro coloni israeliani. In un caso, vicino a Nablus, palestinesi hanno sparato contro un loro veicolo, mentre in altri tre casi persone conosciute come palestinesi (o ritenute tali) hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania. Secondo fonti israeliane, almeno quattro veicoli israeliani sono stati danneggiati.

12- Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso nelle aree all’interno di Gaza, in almeno 25 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento: danni a due pescherecci, ma nessun ferito. Vicino a Beit Lahiya, un palestinese è stato arrestato, secondo quanto riferito, mentre cercava di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale.

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Rapporto OCHA del periodo 13 – 26 settembre

La versione in italiano dei rapporti ONU OCHA OPT è stata curata negli ultimi 10 anni dall’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, ma purtroppo questo prezioso lavoro si è ora interrotto per la scomparsa di Ezio Romanelli che con costanza e competenza provvedeva alla loro pubblicazione. Nella speranza che altri raccolgano stabilmente questa importante eredità, AssoPacePalestina si offre di colmare intanto questa lacuna.

Tre palestinesi, tra cui un minore, e un ufficiale israeliano sono stati uccisi a Jenin.

Il 14 settembre, due uomini palestinesi hanno avuto uno scambio di fuoco con i soldati israeliani di stanza al checkpoint di Jalama (Jenin), vicino al confine settentrionale della Cisgiordania con Israele. Come risultato, entrambi i palestinesi (22 e 23 anni), uno dei quali lavorava nei servizi di sicurezza palestinesi, e un ufficiale israeliano sono stati uccisi. Il giorno successivo, le forze israeliane hanno fatto irruzione a Kafr Dan (Jenin), da dove provenivano gli attentatori, e hanno preso le misure delle case delle due famiglie, a quanto pare in preparazione della loro demolizione punitiva. Durante l’incursione, le forze israeliane hanno sparato munizioni vere e bombole di gas lacrimogeno contro i residenti che lanciavano pietre. Un ragazzo di 17 anni è stato colpito e ucciso, e altri tre sono stati feriti con munizioni vere. Un altro palestinese è stato arrestato. Il 15 settembre, le autorità israeliane hanno chiuso per quattro giorni i checkpoint Jalama e Salem, al confine tra la Cisgiordania e Israele, vicino a Jenin, e hanno impedito ai residenti a Kafr Dan (Jenin), anche se titolari di un permesso, di entrare in Israele attraverso qualsiasi checkpoint fino al 29 settembre. Ai parenti dei responsabili è ancora vietato l’uso dei checkpoint fino a nuovo avviso.

Le forze israeliane hanno sparato e ucciso un uomo palestinese e ne hanno feriti altri tre a Nablus. Il 25 settembre, durante un’operazione militare nella città di Nablus, le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro un uomo palestinese in moto, che secondo le autorità israeliane era armato, uccidendolo. Alla fine del periodo di riferimento di questo rapporto, il suo corpo è ancora trattenuto dalle autorità israeliane. Successivamente, si è verificato uno scambio di fuoco tra Palestinesi armati e forze israeliane e tre Palestinesi armati sono stati feriti con munizioni vere.

Due palestinesi sono stati colpiti e uccisi durante due loro attacchi, o presunti tali, in Cisgiordania e in Israele. Il 24 settembre, un uomo palestinese di 36 anni ha, secondo quanto riportato, speronato con il suo veicolo un’auto della polizia israeliana parcheggiata sul ciglio della strada vicino all’insediamento di Gilad Farm (Nablus), prima di essere colpito e ucciso da un soldato israeliano. Secondo i media israeliani, un agente di polizia israeliano è rimasto ferito. Mentre le autorità israeliane hanno affermato che lo speronamento è stato intenzionale, i testimoni oculari e le prime indagini di un’organizzazione per i diritti umani suggeriscono che si è trattato di un incidente e che la vittima ha perso il controllo del suo veicolo. Il 22 settembre, un uomo palestinese di 23 anni, proveniente dall’area di At Tur, a Gerusalemme Est, ha aggredito fisicamente, tentato di accoltellare e spruzzato dello spray al peperoncino contro gli israeliani seduti nei veicoli che si erano fermati ad un semaforo, su un tratto della Strada 443 che corre all’interno di Israele, vicino al confine con la Cisgiordania, ferendone otto, secondo i media israeliani. L’uomo palestinese è stato colpito e ucciso da un agente della Polizia di Frontiera fuori servizio. Alla fine del periodo di riferimento di questo rapporto, entrambi i corpi dei palestinesi sono ancora trattenuti dalle autorità israeliane. Dall’inizio dell’anno, dodici Palestinesi sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane durante attacchi palestinesi o tentati/presunti attacchi contro israeliani in Cisgiordania e Israele.

Un passante palestinese è stato colpito e ucciso e altri due sono stati feriti dalle forze di sicurezza palestinesi a Nablus. Il 19 settembre, le forze di sicurezza palestinesi hanno condotto un’operazione a Nablus per arrestare un uomo palestinese dichiarato ‘ricercato’ dalle autorità israeliane. Successivamente, si è verificato uno scambio di fuoco tra le forze di sicurezza palestinesi e le fazioni armate palestinesi, che chiedevano il rilascio dell’uomo. Nel corso dell’incidente si sono verificati lanci di pietre e incendio di pneumatici. Un palestinese, a quanto pare un passante, è stato colpito e ucciso con uno sparo e altri due sono stati feriti.

In totale, 175 palestinesi, tra cui almeno 29 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane in tutta la Cisgiordania, di cui 17 sono stati colpiti da munizioni vere. 115 dei feriti sono stati registrati nei pressi di Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus), Kafr Qaddum (Qalqilya) e At Tuwani (Hebron) durante le proteste contro gli insediamenti. Altri 23 palestinesi sono stati feriti in una manifestazione vicino a Qusra (Nablus), dove protestavano contro la chiusura dal 13 settembre dell’ingresso principale del villaggio con cumuli di terra da parte delle forze israeliane. A Huwwara (Nablus), tre palestinesi sono stati feriti quando i coloni israeliani, accompagnati dalle forze israeliane, hanno aggredito fisicamente i residenti e lanciato pietre contro i veicoli e i negozi della comunità. Secondo fonti palestinesi, le forze israeliane hanno sparato bombe sonore, candelotti di gas lacrimogeno e proiettili di gomma contro i residenti che lanciavano pietre (maggiori dettagli di seguito). Altre 28 persone sono state ferite in sette operazioni di perquisizione e arresto e in operazioni militari a Kafr Dan (Jenin), Husan (Betlemme), Beit Ummar, At Tuwani (entrambi a Hebron) e nella città di Nablus. In due incidenti, le forze israeliane hanno sparato munizioni vere contro Palestinesi che cercavano di raggiungere i loro cantieri di lavoro in Israele, passando attraverso aperture informali nella Barriera vicino a Tulkarm e Ramallah; uno è stato ferito dalle munizioni vere e altri 15 sono stati arrestati. Dall’inizio dell’anno, tre lavoratori palestinesi sono stati colpiti e uccisi e altri 30 sono stati feriti dalle forze israeliane mentre cercavano di attraversare le aperture informali della Barriera. In un altro incidente, a seguito dell’attacco palestinese sulla strada 443 il 22 settembre (vedi sopra), le forze israeliane hanno fatto irruzione nella zona di At Tur a Gerusalemme Est, da dove proveniva l’autore dell’attacco. Decine di poliziotti sono stati dispiegati, bloccando la circolazione dei residenti e innescando scontri con le forze israeliane. Come risultato, cinque palestinesi sono stati feriti con proiettili di gomma.

Il 26 settembre, sono stati registrati ferimenti e arresti di palestinesi a Haram al Sharif/Monte del Tempio, nella Città Vecchia di Gerusalemme. Quel giorno, coloni e altri israeliani hanno avuto accesso al complesso per il Capodanno ebraico. Le autorità israeliane hanno schierato migliaia di poliziotti e installato barriere metalliche all’interno e intorno alla Città Vecchia, limitando l’accesso dei palestinesi, anche ad Haram al Sharif/Monte del Tempio. Le forze israeliane hanno sparato proiettili di gomma, granate stordenti e candelotti di gas lacrimogeno contro i palestinesi nella Moschea Al Qibli e hanno chiuso i suoi cancelli con catene di ferro per diverse ore, impedendo ai fedeli di lasciare la struttura. Secondo le autorità israeliane, i palestinesi hanno lanciato pietre e petardi. Almeno due uomini palestinesi sono stati feriti e cinque palestinesi sono stati aggrediti fisicamente e arrestati dalle forze israeliane.

Le autorità israeliane hanno demolito o confiscato 45 strutture di proprietà palestinese nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele; quattro delle strutture erano state fornite come aiuti umanitari finanziati da donatori. In conseguenza di ciò, 21 persone, tra cui 13 minori, sono state sfollate e sono stati colpiti i mezzi di sostentamento di circa 270 altre persone. Tutte le strutture si trovavano nell’Area C, comprese 13 strutture sequestrate senza preavviso, il che ha impedito ai proprietari di opporsi in anticipo. Questo rappresenta un aumento significativo di tali sequestri rispetto alla media bisettimanale dall’inizio dell’anno (quattro). A Ras ‘Atiya (Qalqiliya) e Kur (Tulkarm), le autorità israeliane hanno sigillato due pozzi, situati nell’Area B, senza preavviso. I pozzi erano l’unica fonte di irrigazione per circa 400 ettari di terreno coltivato e venivano utilizzati anche per l’acqua potabile; la loro chiusura colpisce più di 8.000 palestinesi in tre villaggi circostanti.

Durante il periodo di riferimento, le forze israeliane hanno condotto 120 operazioni di perquisizione e arresto e hanno arrestato 216 Palestinesi, tra cui almeno dieci minori, in tutta la Cisgiordania. Il governatorato di Hebron ha registrato il maggior numero di operazioni (34) e di arresti (66). Nel corso di sette operazioni di ricerca e arresto e di operazioni militari, le forze israeliane hanno sparato munizioni vere contro i Palestinesi che hanno lanciato pietre e, in alcuni casi, hanno aperto il fuoco contro le forze israeliane, causando 28 feriti palestinesi, di cui 13 da munizioni vive.

I coloni israeliani hanno ferito otto Palestinesi, e persone conosciute o ritenute essere coloni israeliani hanno danneggiato proprietà palestinesi in 11 casi. Il 19 e il 22 settembre, coloni israeliani hanno aggredito fisicamente e spruzzato pepe su otto palestinesi a Huwwara e al checkpoint di Za’atara (entrambi a Nablus). Complessivamente, 60 alberi di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati nei pressi degli insediamenti israeliani vicino a Qaryut e Deir Sharaf (entrambi a Nablus) e Qawawis (Hebron). In otto incidenti, nell’area H2 della città di Hebron, vicino a Khirbet Bir al ‘Idd (Hebron), a Silat adh Dhahr (Jenin), a Burqa e Burin (entrambi a Nablus), a Sinjil e ad Al Mu’arrajat East (entrambi a Ramallah), almeno nove auto di proprietà palestinese sono state vandalizzate; il lancio di pietre avrebbe danneggiato tre strutture di sostentamento palestinesi.

Un colono israeliano è stato ferito e sono stati causati danni a una sinagoga e a un veicolo con targa israeliana quando persone ritenute palestinesi hanno aperto il fuoco verso l’insediamento israeliano di Carmel (Hebron) e contro veicoli israeliani che viaggiavano a Huwwara (Nablus). In altri sette incidenti, persone conosciute o ritenute palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania; di conseguenza, sei israeliani sono stati feriti e almeno sette veicoli sono stati danneggiati, secondo le fonti israeliane.

Dal 26 al 28 settembre, la centrale elettrica di Gaza ha chiuso una delle sue tre turbine operative a causa di una carenza di carburante dovuta alla chiusura del confine tra Israele e Gaza per le festività ebraiche. La produzione di energia, che dipende dal carburante in arrivo da Israele, si è ridotta da 70 a 50 megawatt. Le interruzioni programmate di elettricità sono aumentate da 12 a 16 ore al giorno, ostacolando la fornitura dei servizi di base.

Anche nella Striscia di Gaza, in almeno 39 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento vicino alla recinzione perimetrale di Israele o al largo della costa, presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso ad aree all’interno di Gaza. Secondo quanto riferito, la maggior parte degli incidenti ha costretto agricoltori o pescatori ad allontanarsi dalle loro aree di lavoro. Un uomo palestinese è stato arrestato mentre tentava di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale vicino a Beit Lahiya. Quattro pescatori palestinesi sono stati arrestati e le loro barche sono state confiscate dalle forze navali israeliane al largo della costa di Gaza, vicino a Deir Al Balah. In quattro occasioni, le forze israeliane hanno effettuato un livellamento del terreno vicino alla recinzione perimetrale nell’area di Rafah.

Ultimi sviluppi (al di fuori del periodo di riferimento)

– Il 28 settembre, quattro palestinesi sono stati uccisi e decine di altri sono rimasti feriti in un’operazione militare israeliana che ha comportato uno scambio di fuoco con i palestinesi.

– Il 29 settembre, un bambino palestinese di 7 anni è morto durante un’attività svolta dalle forze israeliane a Tuqu’ (Betlemme); l’ONU ha chiesto un’indagine

(Maggiori dettagli su entrambi gli incidenti saranno forniti nel prossimo rapporto)

Questo rapporto contiene le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. Dati più aggiornati e ulteriori suddivisioni sono disponibili su ochaopt.org/data.

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Rapporto OCHA 30 agosto – 12 settembre 2022

La versione in italiano dei rapporti ONU OCHA OPT è stata curata negli ultimi 10 anni dall’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, ma purtroppo questo prezioso lavoro si è ora interrotto per la scomparsa di Ezio Romanelli che con costanza e competenza provvedeva alla loro pubblicazione. Nella speranza che altri raccolgano stabilmente questa importante eredità, AssoPacePalestina si offre di colmare intanto questa lacuna.**

Le forze israeliane hanno sparato e ucciso tre uomini palestinesi in tre operazioni di ricerca e arresto in Cisgiordania.

L’1 e il 7 settembre, le forze israeliane hanno fatto irruzione ad Al Bireh (Ramallah) e nel campo profughi di Al Far’a (Tubas) e hanno sparato munizioni vere e proiettili di metallo gommati contro i residenti che lanciavano pietre e bombe Molotov; un palestinese di 21 e uno di 26 anni sono stati uccisi nella sparatoria e altri tre sono stati arrestati. Il 5 settembre, le forze israeliane hanno assediato un edificio residenziale a Qabatiya (Jenin), e hanno chiesto ai residenti dell’edificio di consegnarsi. È stato segnalato uno scambio di fuoco con i palestinesi. Le forze israeliane hanno sparato munizioni vere e lacrimogeni contro i residenti che lanciavano pietre e bombe Molotov. Un palestinese di 19 anni è stato ucciso. Complessivamente, le forze israeliane hanno condotto 125 operazioni di ricerca e arresto e hanno arrestato 240 palestinesi, tra cui 13 minori, in tutta la Cisgiordania. Il governatorato di Gerusalemme ha registrato il maggior numero di operazioni (29) e il governatorato di Hebron ha registrato il maggior numero di arresti (48). Durante sette di queste operazioni, le forze israeliane hanno sparato munizioni vere contro i Palestinesi che lanciavano pietre e, in alcuni casi, avevano aperto il fuoco contro le forze israeliane, con il bilancio finale di 61 feriti palestinesi, di cui 13 da proiettili veri.

Due Palestinesi, tra cui un minore, sono stati colpiti e uccisi mentre, secondo quanto riferito, accoltellavano o tentavano di colpire con un martello le forze israeliane a Hebron e Ramallah. Il 2 settembre, un palestinese di 19 anni ha accoltellato e ferito un soldato israeliano nei pressi della Beit Einun Junction a Hebron ed è stato ucciso dalle forze israeliane. L’8 settembre, un ragazzo palestinese di 17 anni ha tentato di accoltellare e colpire un soldato israeliano con un martello vicino al checkpoint Beit El/DCO a Ramallah ed è stato poi colpito e ucciso dalle forze israeliane. Alla fine del periodo di riferimento di questo report, entrambi i corpi sono ancora trattenuti dalle forze israeliane. Dall’inizio dell’anno, otto palestinesi sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane durante attacchi palestinesi o tentati/pretesi attacchi contro israeliani in Cisgiordania. Inoltre, il 4 settembre, i palestinesi hanno aperto il fuoco contro un autobus che trasportava soldati israeliani nella Valle del Giordano, ferendone sei oltre all’autista. Sono seguiti scambi di fuoco e l’auto dei sospetti ha preso fuoco. Due dei sospetti sono stati feriti e arrestati.

Due palestinesi sono stati uccisi e altri 16 sono stati feriti dalle forze israeliane durante una demolizione punitiva nella città di Jenin. Il 6 settembre, le forze israeliane hanno utilizzato degli esplosivi per demolire la casa della famiglia di un palestinese che aveva sparato e ucciso tre israeliani e ne aveva feriti nove in Israele nell’aprile 2022. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e bombole di gas lacrimogeno e i palestinesi hanno sparato proiettili veri, lanciato pietre e bombe Molotov. Un palestinese di 19 anni, che avrebbe filmato l’incidente, è stato colpito e ucciso, e altri 16 sono stati feriti, tra cui un uomo di 25 anni che è stato ferito da munizioni vere ed è deceduto in seguito alle ferite l’11 settembre.

In totale, 315 palestinesi, tra cui almeno 37 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane in tutta la Cisgiordania. 121 dei feriti sono stati registrati nei pressi di Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya), durante le proteste contro gli insediamenti. Altri cinque palestinesi sono stati feriti in una manifestazione vicino al checkpoint di Al Jib (Gerusalemme), durante le proteste di solidarietà e le manifestazioni settimanali che si svolgono nel villaggio di An Nabi Samwil (maggiori dettagli di seguito). In cinque incidenti separati, ad At Tuwani (Hebron), Kisan (Betlemme), Sinjil (Ramallah) e Nablus, 112 persone sono state ferite dopo che i coloni israeliani, accompagnati dalle forze israeliane, hanno attaccato le comunità palestinesi. Secondo fonti palestinesi, le forze israeliane hanno sparato bombe sonore, lacrimogeni e proiettili di gomma contro i residenti che lanciavano pietre. Altre 16 persone sono rimaste ferite nello scambio di fuoco avvenuto a Jenin durante una demolizione punitiva (maggiori dettagli di seguito). Inoltre, 61 Palestinesi sono stati feriti durante le operazioni militari, tra cui 45 feriti riportati il 30 agosto, quando le forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio di Rujeib (Nablus) e hanno assediato un edificio residenziale, e secondo quanto riferito hanno lanciato missili a spalla e hanno scambiato fuoco con i Palestinesi all’interno, che successivamente si sono consegnati; le forze israeliane hanno sparato gas lacrimogeni e munizioni vere contro i Palestinesi che lanciavano pietre. Secondo le autorità israeliane, gli arrestati sono sospettati di aver sparato contro un veicolo di sicurezza in un insediamento il 26 agosto (maggiori dettagli di seguito). Dei 350 palestinesi feriti, 25 erano stati colpiti da munizioni vere.

Le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto a demolire 44 strutture di proprietà palestinese a Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele. Di conseguenza, 29 persone, tra cui dieci minori, sono state sfollate, mettendo in pericolo i mezzi di sostentamento di circa 140 altre persone. Circa 35 delle strutture si trovavano nell’Area C, tra cui 19 strutture sequestrate senza preavviso, il che ha impedito ai proprietari di opporsi in anticipo. Questo rappresenta un aumento significativo di tali sequestri rispetto alla media bisettimanale dall’inizio dell’anno (quattro). Altre nove strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, tra cui cinque distrutte dai proprietari in seguito all’emissione di ordini di demolizione, per evitare di pagare multe se la struttura viene demolita dalle autorità israeliane.

Il 6 settembre, le autorità israeliane hanno demolito un appartamento residenziale non abitato in un edificio multipiano nella città di Jenin, nell’Area A, a scopo punitivo. L’abitazione apparteneva alla famiglia di un palestinese che ha sparato e ucciso tre israeliani in Israele nell’aprile 2022 e che è stato successivamente ucciso. Durante l’operazione, un uomo palestinese è stato colpito e ucciso e un altro è poi morto per le ferite riportate (vedi sopra). Altre due case hanno subito danni a causa dell’esplosione, colpendo due nuclei familiari palestinesi composti da 12 persone, tra cui otto minori. Dall’inizio del 2022, undici case sono state demolite a scopo punitivo, rispetto alle tre di tutto il 2021 e alle sette del 2020. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva, illegale secondo il diritto internazionale, in quanto prendono di mira le famiglie di un colpevole, o presunto tale, che non sono coinvolte nell’atto contestato.

Per due giorni consecutivi, le forze israeliane hanno condotto esercitazioni militari vicino alle 13 comunità di pastori palestinesi di Masafer Yatta, nel sud di Hebron. Quest’area è stata designata dalle autorità israeliane come ‘zona di tiro’ e dichiarata chiusa per l’addestramento militare israeliano. L’addestramento è continuato fino al 15 settembre, limitando l’accesso dei palestinesi ai servizi di base e mettendo a rischio la loro sicurezza. Inoltre, in diverse occasioni dall’inizio dell’anno scolastico, le autorità israeliane hanno interrotto l’accesso di insegnanti e studenti alle quattro scuole di Masafer Yatta, attraverso posti di blocco fissi e volanti. Tutte le scuole della zona sono a rischio di demolizione da parte delle autorità israeliane. Il 30 agosto, le forze israeliane hanno fermato uno scuolabus che trasportava gli alunni alla scuola di Al Fakhiet, costringendo almeno 30 minori a percorrere una lunga distanza a piedi per raggiungere la scuola. Il giorno seguente, nove insegnanti della scuola Jinba che erano arrivati nell’area da Yatta, sono stati fermati dalle forze israeliane ad un checkpoint volante e costretti a proseguire a piedi. Oltre 1.000 palestinesi, tra cui 560 minori, vivono a Masafer Yatta a rischio di trasferimento forzato.

Le forze israeliane hanno limitato il movimento dei palestinesi in varie località della Cisgiordania. Il 31 agosto, le forze israeliane hanno bloccato con cumuli di terra una strada agricola a Deir Istiya (Salfit), ostacolando l’accesso di circa 400 agricoltori palestinesi alle loro terre. In altri cinque incidenti, il 4, 7, 9 e 10 settembre, le forze israeliane hanno bloccato con cumuli di terra e chiuso i cancelli metallici di Khirbet Atuf (Tubas), Qarawat Bani Hassan (Salfit), An Nabi Salih e Deir Nidham (entrambi a Ramallah) e Azzun (Qalqiliya), ostacolando l’accesso di circa 18.000 palestinesi ai mezzi di sussistenza e ai servizi e costringendoli a lunghe deviazioni. Si ritiene che queste chiusure siano legate al lancio di pietre da parte dei palestinesi e all’attacco con armi da fuoco contro un autobus israeliano (vedi sopra). In diverse occasioni, le forze israeliane hanno inasprito le restrizioni di movimento e di accesso imposte ai residenti palestinesi della comunità dislocata di An Nabi Samwil, situata interamente nell’area C all’interno del lato di Gerusalemme della barriera, e dove i residenti vivono con la continua minaccia di demolizioni, violenza dei coloni e restrizioni di movimento e di accesso. I residenti dell’area hanno organizzato manifestazioni settimanali contro le nuove politiche di accesso, durante le quali sono stati arrestati tre palestinesi.

I coloni israeliani hanno ferito 21 palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani o ritenute tali hanno danneggiato proprietà palestinesi in 27 casi. L’8, il 9 e il 12 settembre, i coloni israeliani hanno sparato, aggredito fisicamente e spruzzato spray di pepe contro gli agricoltori palestinesi che coltivavano le loro terre a Sinjil (Ramallah), At Tuwani (Hebron) e Khallet al Louza (Betlemme). In seguito a questo, 21 Palestinesi sono stati feriti, tra cui almeno due con munizioni vere. Complessivamente, 126 alberi di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati nei pressi degli insediamenti israeliani vicino a Haris (Salfit), Qaryut (Nablus) e Deir Ibzi’ e Sinjil (entrambi a Ramallah). In sette incidenti, nell’area H2 della città di Hebron, così come a Huwwara, Burin, Tell, Beita e Madama (tutti a Nablus), nove auto di proprietà palestinese sono state vandalizzate e il lancio di pietre ha danneggiato tre case palestinesi. Altri nove incidenti ad Al Mazra’a al Qibliya, Al Mughayyir e Deir Nidham (tutti a Ramallah), An Naqura, Beit Dajan, Einabus e Burqa (tutti a Nablus) hanno provocato danni alle colture, al bestiame, alle attrezzature agricole, ai serbatoi d’acqua e alle strutture legate ai mezzi di sussistenza. Il 31 agosto, coloni israeliani, a quanto pare provenienti da Yitzhar, hanno preso d’assalto la scuola di Urif (Nablus) mentre si svolgevano le lezioni e hanno lanciato pietre, costringendo l’amministrazione scolastica a sospendere le attività e ad evacuare gli studenti per metterli al sicuro; 250 studenti sono stati colpiti e sono stati riportati danni alla scuola. Secondo il consiglio del villaggio e i testimoni oculari, le Forze israeliane erano presenti nell’area durante l’attacco, ma non sono intervenute per fermare i coloni. Successivamente, le Forze israeliane hanno sparato lacrimogeni contro i Palestinesi che avevano lanciato pietre contro i coloni per protestare contro l’attacco.

Due coloni israeliani sono stati feriti dopo che i Palestinesi hanno aperto il fuoco contro il loro veicolo vicino al sito della Tomba di Giuseppe nella città di Nablus. In altri tre incidenti, persone conosciute come palestinesi o ritenute tali hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania. Di conseguenza, tre veicoli sono stati danneggiati, secondo le fonti israeliane.

Nella Striscia di Gaza, tre palestinesi, tra cui un minore di 9 e uno di 12 anni, sono stati feriti dalla detonazione di un ordigno inesploso, per aver manomesso una munizione trovata mentre raccoglievano rottami a est di Khan Yunis.

Sempre nella Striscia di Gaza, in almeno 42 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento vicino alla recinzione perimetrale di Israele o al largo della costa, presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso alle aree all’interno di Gaza. Secondo quanto riferito, la maggior parte degli incidenti ha costretto agricoltori o pescatori ad allontanarsi dalle loro aree di lavoro. Due minori palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre tentavano di attraversare la recinzione a est di Rafah. In almeno sette occasioni, i bulldozer militari israeliani hanno spianato terreni all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale a est di Rafah.

Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 14 settembre, le forze israeliane hanno avuto uno scambio di fuoco con due palestinesi al checkpoint Jalama a Jenin. Un ufficiale israeliano e i due palestinesi sono stati uccisi. Il giorno successivo, le forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca e arresto a Kafr Dan (Jenin), dove hanno sparato e ucciso un bambino palestinese. Maggiori dettagli saranno forniti nel prossimo rapporto.

Questo rapporto contiene le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori suddivisioni sono disponibili su ochaopt.org/data.

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

**Chi volesse ricevere ogni due settimane via email una copia del Rapporto in italiano può richiederlo a: donatocioli@gmail.com




Rapporto OCHA del periodo 31 maggio – 13 giugno 2022

1). In Cisgiordania, in due distinte circostanze, le forze israeliane hanno ucciso una donna ed un ragazzo palestinesi [seguono dettagli].

Il 1° giugno, vicino all’ingresso del Campo profughi di Al Arrub (Hebron), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo una donna palestinese 31enne. Secondo fonti militari israeliane, citate dai media israeliani, la donna avrebbe tentato di accoltellare un soldato israeliano; secondo testimoni oculari palestinesi, non c’è stato alcun tentativo di aggressione e le riprese video mostravano che la donna non aveva alcuna arma. In un altro caso, accaduto il 2 giugno nel villaggio di Al Midya (Ramallah), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 17 anni. Secondo testimoni oculari e fonti della Comunità locale, il ragazzo stava facendo un picnic con due amici a 50 metri dalla Barriera della Cisgiordania, quando le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro i tre ragazzi. Secondo fonti mediche, il ragazzo è stato colpito alla schiena. Secondo fonti militari israeliane citate dai media israeliani, le forze israeliane avrebbero aperto il fuoco dopo che era stata lanciata contro di loro una bottiglia molotov. In entrambe le circostanze non è stato riportato alcun ferito israeliano. Questo caso porta a 13 il numero di minori palestinesi uccisi dalle forze israeliane in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, dall’inizio del 2022.

2). In Cisgiordania, nel corso di due operazioni di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi e ne hanno feriti altri dieci [seguono dettagli]. Il 2 giugno, dopo l’irruzione di forze israeliane nel Campo profughi di Ad Duheisha (Betlemme) ed i conseguenti scontri con i residenti, un uomo di 30 anni è stato ucciso con arma da fuoco. Le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni contro i residenti che lanciavano pietre; due palestinesi sono stati feriti da proiettili veri e altri due sono stati arrestati. Il 9 giugno, nella città di Halhul (Hebron), un palestinese 27enne è stato ucciso con arma da fuoco, ed altri otto sono rimasti feriti, dopo l’irruzione delle forze israeliane finalizzata alla confisca di più di 1 milione di NIS (circa 300.000 dollari USA) ad un cambiavalute che, secondo quanto riferito, era accusato di trasferire fondi illegalmente. L’episodio ha innescato scontri con i residenti, durante i quali le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili gommati e lacrimogeni contro persone che, secondo quanto riferito, lanciavano pietre; altri quattro palestinesi, tra cui due minori, sono stati feriti da proiettili veri e altri quattro da proiettili gommati. In entrambi gli episodi non è stato riportato alcun ferito israeliano. In totale, durante il periodo di riferimento, le forze israeliane hanno effettuato 177 operazioni di questo tipo ed hanno arrestato 166 palestinesi, inclusi 21 minori.

3). Durante una demolizione “punitiva” avvenuta nella città di Ya’bad (Jenin), due palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane [seguono dettagli]. Il 1° giugno, le forze israeliane hanno demolito la casa di famiglia di un palestinese che nel marzo 2022, in Israele, aveva sparato uccidendo tre israeliani. La demolizione ha provocato lo sfollamento di tre famiglie (maggiori dettagli di seguito). Durante l’operazione, un palestinese di 26 anni è stato colpito con armi da fuoco, e ucciso, mentre un altro uomo di 37 anni è stato gravemente ferito con proiettili veri e, per le ferite riportate, è deceduto l’11 giugno.

4). In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti dalle forze israeliane 114 palestinesi, inclusi undici minori [seguono dettagli]. Circa 59 feriti sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) in manifestazioni contro gli insediamenti e altri quattro in due ulteriori manifestazioni ad Al Jwaya e Tarqumiya (tutte a Hebron) contro la confisca israeliana di terre palestinesi in quell’area. In altri quattro episodi, registrati a Silwan a Gerusalemme Est, Halhul (Hebron), Izbat at Tabib (Qalqiliya) e An Nabi Salih (Ramallah), 21 persone sono rimaste ferite dopo che coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, sono entrati nelle Comunità palestinesi, innescando scontri con residenti. In uno di questi episodi, coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, sono entrati ad Halhul (Hebron) per eseguire rituali religiosi vicino alla moschea di An Nabi Younes. Le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e proiettili di metallo gommato contro i residenti che lanciavano pietre; otto palestinesi sono rimasti feriti e sono stati segnalati danni alla proprietà. Altri 15 palestinesi sono rimasti feriti durante cinque operazioni di ricerca-arresto condotte a Gerusalemme, Betlemme, Qalqiliya e Hebron. Altri due sono rimasti feriti durante una demolizione “punitiva” a Ya’bad (Jenin), che ha provocato anche la morte di due palestinesi (vedi sopra) e uno durante un episodio di confisca a Jayyus (Qalqiliya). Tre palestinesi, tra cui due minori, sono rimasti feriti dopo che forze israeliane hanno sparato proiettili veri contro palestinesi che lanciavano pietre contro forze dislocate presso un checkpoint stabilito tra le aree H1 e H2 della città di Hebron. I restanti nove feriti sono stati aggrediti fisicamente e feriti da forze israeliane, in tre episodi separati registrati ai checkpoints di Qalqiliya, Tulkarm e Jenin. Di tutti i feriti palestinesi, 16 sono stati colpiti da proiettili veri e 29 da proiettili gommati; la maggior parte dei rimanenti ha richiesto cure mediche per aver inalato gas lacrimogeni.

5). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto persone a demolire 23 strutture di proprietà palestinese [seguono dettagli]; nove delle strutture erano state fornite come aiuti umanitari finanziati da donatori. Di conseguenza, 52 persone, tra cui 20 minori, sono state sfollate e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di circa altre 60. Circa 18 delle strutture prese di mira si trovavano nell’Area C, di cui nove in aree designate [da Israele] come “zone di tiro” destinate alle esercitazioni militari; qui le Comunità palestinesi sono a rischio di trasferimento forzato. Cinque strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, inclusa una casa demolita dai proprietari per evitare di pagare multe.

6). Il 1 giugno, nel villaggio di Ya’bad (Jenin), in Area B, le autorità israeliane hanno demolito, per motivi “punitivi”, due appartamenti, facenti parte di un edificio a più piani [seguono dettagli]. Di conseguenza, una famiglia di cinque persone, compreso un minore, è stata sfollata, mentre è stata colpita un’altra famiglia di sette persone, di cui tre minori. La casa apparteneva alla famiglia del palestinese che, nel marzo 2022, in Israele, sparò uccidendo tre israeliani e che successivamente fu ucciso. Durante la demolizione un palestinese è stato ucciso con armi da fuoco e un altro è morto successivamente per le ferite riportate (vedi sopra). Il 31 maggio le autorità israeliane hanno emesso un ordine di demolizione punitiva contro una struttura residenziale nel villaggio di Rummana (Jenin), appartenente alla famiglia di un palestinese accusato dell’uccisione di tre israeliani, avvenuta in Israele il 5 maggio. L’8 giugno, l’Alta Corte di Giustizia Israeliana ha anche approvato la demolizione “punitiva” delle case di famiglia di due palestinesi sospettati di aver ucciso, nell’aprile 2022, una guardia di un insediamento israeliano. Dall’inizio del 2022, per motivi punitivi sono state demolite sei case, rispetto alle tre di tutto il 2021 e alle sette del 2020. Le demolizioni “punitive” sono una forma di punizione collettiva e, in quanto tali, secondo il diritto internazionale, sono illegali; infatti prendono di mira le famiglie di un autore, o presunto autore, che non sono coinvolte nel presunto atto.

7). In diverse località della Cisgiordania, le forze israeliane hanno limitato il movimento dei palestinesi [seguono dettagli]. Il 2 ed il 10 giugno, le forze israeliane hanno chiuso i cancelli di metallo dei villaggi di Beita (Nablus) e Abud (Ramallah), impedendo a circa 20.000 palestinesi di accedere ai loro mezzi di sussistenza e ai servizi, e costringendoli a lunghe deviazioni; si ritiene che queste chiusure siano collegate al lancio di pietre da parte di palestinesi contro veicoli di coloni israeliani. In diverse occasioni, a causa di lanci di pietre, le forze israeliane hanno impedito a pedoni e residenti palestinesi di entrare e uscire dalla città vecchia di Hebron ed hanno costretto i proprietari di negozi a chiudere per diverse ore nell’arco di due giorni. Inoltre, nell’area H2 della città di Hebron, le autorità israeliane hanno continuato i lavori di costruzione di un ascensore elettrico per facilitare l’ingresso dei fedeli ebrei alla moschea di Ibrahimi [condivisa fra musulmani ed ebrei], ostacolando l’accesso dei palestinesi alla moschea, compresi i dipendenti musulmani della Waqf [Ente responsabile della gestione].

8). Coloni israeliani hanno ferito sette palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 20 casi [seguono dettagli]. Il 31 maggio, a Silwan, Gerusalemme Est, un gruppo di coloni israeliani ha lanciato pietre contro una famiglia palestinese e l’ha aggredita fisicamente, ferendo due persone, tra cui un anziano, e danneggiando il loro veicolo. Il 10 giugno, a Khirbet Zanuta (Hebron), un gruppo di coloni, alla presenza di forze israeliane, ha lanciato pietre contro un palestinese e l’11 giugno, vicino a Mantiqat Shib Al Butum a Hebron, coloni hanno aggredito e ferito fisicamente un pastore palestinese. Altri tre feriti sono stati segnalati dopo che coloni hanno attaccato due manifestazioni palestinesi in svolgimento ad Al Jwaya e Khirbet Bir al ‘Idd (entrambe a Hebron). In nove casi separati, accaduti vicino agli insediamenti israeliani prossimi a Duma (Nablus), Al Khadr (Betlemme) e Turmusayya (Ramallah), circa 255 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati. Gli pneumatici di tre auto di proprietà palestinese sono stati forati e scritte offensive sono state spruzzate su tre veicoli e sui muri di due case, secondo quanto riferito, ad opera di coloni provenienti da insediamenti limitrofi, tra cui Bet El e Bracha. Nove episodi sono stati segnalati a Nablus, Salfit, Ramallah e Hebron, tra cui l’irruzione in una casa, il furto di attrezzature agricole e il danneggiamento di colture, bestiame e cisterne d’acqua. Ad Al Jab’a (Hebron) e Kifl Haris (Salfit) coloni hanno lanciato pietre e bottiglie di vernice contro case e veicoli palestinesi, danneggiando almeno una casa e tre veicoli.

9). Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno ferito due israeliani e danneggiato 20 veicoli israeliani che percorrevano strade della Cisgiordania, nei governatorati di Hebron, Ramallah, Nablus e Gerusalemme. In altri 19 casi, due coloni israeliani sono stati feriti da pietre lanciate contro i loro veicoli, ed i veicoli danneggiati da pietre o bottiglie incendiarie.

10). Il 7 giugno, nella zona centrale della Striscia di Gaza, un ragazzo palestinese 17enne è rimasto ferito dall’esplosione di un residuato bellico che aveva raccolto e stava maneggiando.

11). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 35 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento [verso palestinesi], presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso [loro imposte da Israele]. Come conseguenza, due pescatori palestinesi sono rimasti feriti e due barche e una struttura abitativa sono state danneggiate. Le forze navali israeliane hanno arrestato quattordici pescatori e sequestrato due barche da pesca. In due occasioni, le forze israeliane hanno anche effettuato operazioni di spianatura e scavo all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale. Hanno arrestato sei palestinesi, inclusi quattro minori, per aver tentato di entrare illegalmente in Israele.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

All’alba del 17 giugno, nel Campo profughi di Jenin, tre palestinesi sono stati uccisi e almeno altri otto sono rimasti feriti durante un raid militare israeliano.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

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Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 10 – 30 maggio 2022

1). L’11 maggio, nel Campo profughi di Jenin, un’importante giornalista palestinese, Shireen Abu Akleh, è stata uccisa con arma da fuoco mentre realizzava un servizio su un’operazione militare israeliana; un altro giornalista è stato colpito e ferito; entrambi indossavano giubbotti da addetti stampa.

Il Coordinatore Speciale ed il Coordinatore Umanitario, facendo eco ai portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite, hanno chiesto indagini indipendenti e trasparenti per l’accertamento delle responsabilità. Il 13 maggio, mentre migliaia di palestinesi si erano radunati per i funerali di Abu Akleh, la polizia israeliana è intervenuta presso l’ospedale Saint Joseph, dove si trovava la salma della giornalista ed ha attaccato con manganelli i palestinesi che partecipavano al corteo funebre, compresi i portatori della bara ed altre persone in lutto, ferendone 33 ed arrestandone 15. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite si è detto “profondamente turbato” dal comportamento di alcuni membri della polizia ed ha esortato “al rispetto dei diritti umani fondamentali, compresi i diritti alla libertà di opinione, di espressione e di riunione pacifica”.

2). In scontri a fuoco occorsi durante due operazioni militari, condotte nella città di Jenin e nel Campo profughi di Jenin, sono rimasti uccisi altri due palestinesi (uno era un ragazzo) e un soldato israeliano; nelle stesse operazioni 34 palestinesi sono rimasti feriti [seguono dettagli]. Il 15 maggio, un palestinese è morto per le ferite riportate due giorni prima, quando era stato colpito dalle forze israeliane durante un’operazione di ricerca-arresto che ha visto uno scontro a fuoco all’interno e vicino al Campo profughi di Jenin. Durante tale operazione, un soldato israeliano è rimasto ucciso e almeno 30 palestinesi sono rimasti feriti. Inoltre, una abitazione per cinque famiglie è stata demolita, provocando lo sfollamento di venti persone, tra cui dieci minori. Secondo quanto riferito, la demolizione ha fatto parte di una procedura militare, in base alla quale i soldati prendono come bersaglio una casa dove si nasconde un sospetto che rifiuta di arrendersi. Il 20 maggio, le forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca-arresto nella città di Jenin ed hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi armati; un palestinese di 17 anni, coinvolto, a quanto riferito, nel lancio di una bottiglia incendiaria, è stato ucciso dalle forze israeliane.

3). Il 14 maggio un palestinese di 23 anni è morto in conseguenza delle ferite riportate il 22 aprile ad Haram Al Sharif / Monte del Tempio, nella Città Vecchia di Gerusalemme. Secondo testimoni oculari, era stato colpito alla testa con un proiettile gommato; secondo i media israeliani, che citano documenti sanitari israeliani, sul suo corpo non è stata riscontrata nessuna ferita causata da tale tipo di proiettile. Il 16 maggio, le forze israeliane hanno limitato la partecipazione di palestinesi al suo corteo funebre ed hanno sparato proiettili gommati contro l’ambulanza che trasportava la salma. Durante il corteo, le forze israeliane hanno confiscato bandiere palestinesi ed hanno aggredito le persone in lutto. Secondo quanto riferito, palestinesi hanno lanciato petardi contro agenti di polizia israeliani che hanno risposto con granate stordenti. Circa 71 palestinesi e, a quanto riferito, due poliziotti israeliani sono rimasti feriti, mentre altri 18 palestinesi circa, compresi minori, sono stati arrestati all’interno del cimitero vicino alla Città Vecchia di Gerusalemme.

4). Il 24 maggio, nella città di Nablus, vicino alla Tomba di Giuseppe, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un 16enne palestinese. Secondo i resoconti dei media israeliani, che citano le forze israeliane, il ragazzo stava lanciando una bottiglia incendiaria. Ciò è accaduto dopo che le forze israeliane, che scortano i coloni israeliani al sito, hanno lanciato bombe assordanti, e i palestinesi hanno lanciato pietre verso di loro; successivamente, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili gommati e lacrimogeni, ferendo 89 palestinesi. Dall’inizio dell’anno, le forze israeliane che scortano i coloni israeliani al sito, hanno ucciso due palestinesi, tra cui un minore, e ne hanno feriti 306. Nel corso degli anni, la Tomba di Giuseppe ha visto scontri ricorrenti tra palestinesi e forze israeliane di scorta ai coloni israeliani.

5). In Cisgiordania, in episodi separati che, secondo quanto riferito, hanno coinvolto palestinesi nel lancio di pietre, le forze israeliane hanno ucciso altri due ragazzi palestinesi [seguono dettagli]. Il 27 maggio, vicino al villaggio di Al Khader (Betlemme), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo di 14 anni. Secondo i resoconti dei media israeliani che citano l’esercito israeliano, il ragazzo stava lanciando bottiglie incendiarie; tuttavia, secondo testimoni oculari, è stato colpito alla schiena e non era coinvolto in alcuno scontro. Durante lo svolgimento del corteo funebre del ragazzo, tre palestinesi, tra cui un minore, sono stati colpiti con armi da fuoco e feriti mentre scoppiavano scontri tra palestinesi e forze israeliane all’ingresso del villaggio. L’11 maggio, ad Al Bireh, mentre gli studenti stavano uscendo dalla vicina scuola, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 16 anni. In quel momento palestinesi lanciavano pietre contro le forze israeliane che, sparando proiettili veri, hanno colpito lo studente al petto; nella stessa circostanza un altro ragazzo è stato ferito. Testimoni affermano che entrambi i ragazzi non erano coinvolti nel lancio di pietre. In nessuno di tali episodi è stato riportato alcun ferito israeliano.

6). In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti dalle forze israeliane 1.240 palestinesi, inclusi 38 minori [seguono dettagli]. Circa 268 feriti sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqiliya) in manifestazioni contro gli insediamenti e durante la commemorazione del 74° anniversario di quella che i palestinesi chiamano “An Nakba” [“La catastrofe”, esodo palestinese] del 15 maggio 1948. Altri 309 feriti sono stati registrati il 29 maggio, in scontri scoppiati durante otto proteste tenutesi a Hebron, Nablus, Ramallah e nella Città Vecchia di Gerusalemme, contro l’ingresso di coloni israeliani e altri gruppi israeliani nell’Haram al Sharif / Monte del Tempio (vedi sotto). In altri quindici episodi registrati a Qaryut, Qusra, Burqa, Huwwara e Burin (tutti a Nablus), città di Nablus, città di Salfit e Haris (Salfit), 357 persone sono rimaste ferite a seguito dell’ingresso di coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, nelle Comunità palestinesi. Secondo fonti palestinesi, le forze israeliane hanno sparato in aria bombe assordanti ed i residenti hanno risposto lanciando pietre contro di loro. In cinque occasioni, le forze israeliane hanno sparato, ferendo 40 palestinesi durante scontri nelle vicinanze del Campus universitario di Al Quds nella città di Abu Dis (Gerusalemme) e dell’Università Tecnica nella città di Tulkarm. Altri 52 palestinesi sono rimasti feriti durante sei operazioni di ricerca-arresto condotte a Gerusalemme e Jenin. Altri sei sono rimasti feriti durante una demolizione in Silwan, a Gerusalemme Est, (vedi sotto e sopra). I restanti 208 feriti sono stati segnalati in situazioni diverse a Gerusalemme Est (vedi sopra). Di tutti i feriti palestinesi, 75 sono stati colpiti da proiettili veri e 261 da proiettili gommati; la maggior parte delle persone ferite è stata curata per aver inalato gas lacrimogeni.

7). Il 29 maggio, migliaia di coloni israeliani e altri israeliani hanno marciato attraverso Gerusalemme Est durante l’annuale “Giornata di Gerusalemme”, che commemora l’occupazione israeliana di Gerusalemme Est, nel 1967. Le autorità israeliane hanno schierato migliaia di poliziotti ed hanno installato barriere di metallo fuori dalla Porta di Damasco, bloccando l’accesso e l’uscita dei palestinesi dalla Città Vecchia di Gerusalemme e costringendo i proprietari a chiudere i loro negozi. Sono scoppiati scontri tra palestinesi e forze israeliane, durante i quali 87 palestinesi, tra cui nove minori e una donna, sono stati feriti con proiettili gommati e granate stordenti e 72 palestinesi sono stati arrestati. In precedenza, lo stesso giorno, circa 2.600 israeliani sono entrati nell’Haram al Sharif / Monte del Tempio, innescando violenti scontri tra palestinesi e polizia israeliana che ha protetto l’ingresso degli israeliani. All’interno della moschea di Al Qibli, le forze israeliane hanno sparato proiettili gommati, granate stordenti e lacrimogeni contro i fedeli palestinesi e, per diverse ore, hanno chiuso i cancelli con catene di ferro, impedendo loro di lasciare la struttura. Durante questi scontri almeno 20 palestinesi, tra cui tre donne, sono stati arrestati. In una dichiarazione, l’Ente islamico che gestisce il sito, il “Waqf”, ha accusato le autorità israeliane di “violare la santità” di Al Aqsa, consentendo ad “estremisti ebrei di assaltare la moschea, fare tournée provocatorie e svolgere preghiere e rituali pubblici”.

8). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 58 strutture di proprietà palestinese [seguono dettagli]; undici delle strutture erano state finanziate da donatori e fornite come aiuto umanitario. Di conseguenza, 110 persone, tra cui 59 minori, sono state sfollate e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 607 circa. Circa 46 delle strutture si trovavano in Area C, di cui diciassette in un’area designata [da Israele] come “zona di tiro” per l’addestramento militare, dove le Comunità palestinesi sono a rischio di trasferimento forzato. Tredici strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, comprese cinque case demolite dai proprietari per evitare di pagare multe.

9). Inoltre, senza alcun preavviso, le autorità israeliane hanno demolito e messo i sigilli a tre strutture di sostentamento e ad un pozzo d’acqua; rispettivamente nel Campo profughi di Shu’fat, a Gerusalemme Est, ed in Ras ‘Atiya, a Qalqiliya. Il pozzo era l’unica fonte di acqua potabile e di irrigazione per circa 400 ettari di terreni coltivati; la sua chiusura colpisce 1.200 famiglie palestinesi dei sette villaggi circostanti. Il 18 maggio, adducendo motivi di sicurezza, è stata demolita una struttura in Area A.

10). Secondo fonti della Comunità locale, il 18 maggio le forze israeliane hanno emesso ordini di sfratto contro famiglie palestinesi che gravitano su 4 ettari di terreni agricoli palestinesi vicino a Wadi Fukin (Betlemme), comprese tre abitazioni, minacciando il ricovero ed i mezzi di sussistenza di otto famiglie. Le autorità israeliane avevano designato l’area come “terra demaniale”, che raramente viene assegnata a palestinesi. Il 22 maggio, nel villaggio di Jinba, Masafer Yatta, in Hebron, adducendo motivi di sicurezza, le forze israeliane hanno emesso un ordine di requisizione contro 2,2 ettari di terra palestinese utile a completare parte della barriera della Cisgiordania. Jinba è una delle Comunità di pastori a rischio di sfollamento forzato, a seguito della sentenza dell’Alta Corte di Giustizia Israeliana che ha sancito l’utilizzo di 3.000 ettari da destinare alle esercitazioni militari. La designazione di quest’area come “Zona di tiro attiva” potrebbe comportare lo sfollamento di circa 1.200 palestinesi, inclusi 580 minori. Il 25 maggio, il Comune di Gerusalemme ha consegnato un ordine definitivo di demolizione ai proprietari di un edificio residenziale, composto da 12 unità abitative, dislocato in Wadi Qaddum, nel quartiere Silwan di Gerusalemme Est. Circa 74 persone, tra cui 42 minori, rischiano lo sfollamento.

11). Coloni israeliani hanno ferito venti palestinesi, inclusi quattro minori, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 34 casi [seguono dettagli]. Il 22 maggio, nei pressi dell’insediamento di Esh Kosdeh (Nablus), un ragazzo di 15 anni è stato picchiato da coloni e sequestrato per due ore, prima di essere consegnato a un’ambulanza e portato in ospedale per cure mediche. Altri dieci palestinesi sono stati colpiti con pietre o aggrediti fisicamente, di cui tre nell’Area H2 della città di Hebron, controllata da Israele, tre nel quartiere di Sheikh Jarrah e nella Città Vecchia di Gerusalemme, e quattro (tra cui una donna) ad ‘Al Mas’udiya e Duma (entrambi a Nablus). Altri nove ferimenti si sono verificati in due episodi separati accaduti a Burqa, dove un colono israeliano ha fatto irruzione nel villaggio, lanciando pietre contro i residenti e causando danni a veicoli. In altri sedici casi accaduti intorno a Ramallah, Hebron e Salfit, coloni hanno causato danni alle strutture di sostentamento palestinesi, hanno rubato attrezzature agricole e serbatoi d’acqua, danneggiando un impianto idrico e relative condutture. Secondo quanto indicato dalle locali Comunità palestinesi, in dodici episodi registrati a Betlemme, Ramallah, Salfit, Hebron e Nablus, circa 650 ulivi di proprietà palestinese sono stati sradicati da coloni. Nei villaggi di Al Funduq (Qalqiliya), Kafr ad Dik (Salfit), Urif (Nablus) e Al Jiftlik (Gerico) e nel quartiere Silwan di Gerusalemme Est, coloni hanno attaccato queste Comunità, lanciando pietre contro case e veicoli, provocando danni ad almeno dodici veicoli e a due abitazioni.

12). Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre, ferendo cinque coloni israeliani e danneggiando dieci veicoli israeliani in transito su strade della Cisgiordania. Gli episodi sono avvenuti vicino a Nablus, Ramallah e Gerusalemme. In ventidue casi, veicoli e autobus israeliani sono stati danneggiati dal lancio di pietre o bottiglie incendiarie.

13). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 59 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento [verso palestinesi], presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso [loro imposte da Israele]; due pescatori palestinesi sono stati arrestati. Inoltre, ad est di Rafah, le forze israeliane hanno arrestato due palestinesi mentre, a quanto riferito, stavano cercando di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale. In quattro occasioni, bulldozer militari israeliani hanno condotto operazioni di spianatura del terreno all’interno di Gaza, in prossimità della recinzione perimetrale.

14). Il 15 maggio, le autorità israeliane hanno revocato un divieto di 11 giorni, relativo all’uscita, da Gaza verso Israele, di persone in possesso di permessi israeliani; ne risultavano colpiti principalmente lavoratori e commercianti. Il divieto era stato inizialmente imposto per due giorni, in occasione del “Memoriale di Israele” e dei “Giorni dell’Indipendenza”, ed era stato ampliato in seguito all’uccisione di tre israeliani da parte di palestinesi della Cisgiordania. Durante il periodo di divieto è stata consentita l’uscita [da Gaza] solo per casi sanitari urgenti. Secondo quanto riferito, il 15 maggio [giorno della revoca del divieto di uscita da Gaza] sono uscite 4.600 persone, per lo più lavoratori, il numero giornaliero più alto in 15 anni.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 2 giugno, ad Al Midya, Ramallah, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese.

Il 2 giugno, durante un’operazione di ricerca-arresto condotta nel Campo profughi di Ad Duheisha, Betlemme, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese.

Il 1° giugno, a Ya’bad (Jenin), forze israeliane hanno ucciso un palestinese nel corso di una demolizione “punitiva” della casa di famiglia del palestinese che, il 29 marzo, in Israele, sparò, uccidendo cinque persone.

Il 1° giugno, forze israeliane hanno sparato, uccidendo una donna palestinese che, vicino al Campo profughi di Al Arrub (Hebron), avrebbe tentato di accoltellare un soldato israeliano.

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nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 19 aprile-9 maggio 2022

1). In Cisgiordania e Israele, durante quattro attacchi palestinesi, o attacchi tentati o presunti, sono rimasti uccisi quattro israeliani e un ragazzo palestinese (presunto aggressore); nelle stesse circostanze sono rimasti feriti anche cinque israeliani e un palestinese [seguono dettagli].

Il 29 aprile, nell’insediamento di Ariel, a nord di Salfit, due palestinesi di Qarawat Bani Hassan (Salfit) hanno sparato, uccidendo una guardia di sicurezza israeliana; sono stati successivamente arrestati quello stesso giorno. Il 5 maggio, nella città di Elad, in Israele, due palestinesi di Rummana (Jenin) hanno ucciso tre israeliani e ne hanno feriti altri quattro; sono stati arrestati tre giorni dopo. L’8 maggio, nell’insediamento israeliano di Tekoa (Betlemme), un ragazzo palestinese di 17 anni è stato ucciso con arma da fuoco da una guardia di sicurezza israeliana; secondo le autorità israeliane sarebbe stato visto scavalcare la recinzione perimetrale dell’insediamento, impugnando un coltello. Nella circostanza non è stato segnalato alcun ferito israeliano. Lo stesso giorno, alla Porta di Damasco (Gerusalemme Est), presso una torre di sorveglianza della polizia, un palestinese avrebbe accoltellato e ferito un agente di polizia israeliano e successivamente, secondo i media israeliani, sarebbe stato colpito e ferito con arma da fuoco.

2). A seguito dei due suddetti attacchi, le forze israeliane hanno fatto irruzione nei villaggi di Qarawat Bani Hassan (Salfit) e Rummana (Jenin), da dove provenivano gli autori, ed hanno bloccato tutti gli accessi alla città di Salfit e ai cinque villaggi vicini. Le irruzioni hanno innescato scontri con palestinesi; questi hanno lanciato pietre e bottiglie incendiarie contro le forze israeliane che, in risposta, hanno sparato proiettili veri; ciò ha provocato l’uccisione di un palestinese di 27 anni nel villaggio di Azzun (Qalqiliya). Altri tre palestinesi sono stati feriti con proiettili veri e altri dodici sono stati arrestati dalle forze israeliane. Per almeno un giorno, è stato seriamente compromesso l’accesso ai servizi e ai mezzi di sussistenza di tutti i quarantamila residenti dei villaggi colpiti. Durante le irruzioni, le forze israeliane hanno anche perquisito le case di famiglia degli autori dell’attacco di Elad ed hanno effettuato rilevamenti, secondo quanto riferito, nella prospettiva di una loro demolizione “punitiva”.

3). In Cisgiordania, in quattro distinti episodi, le forze israeliane hanno ucciso altri quattro palestinesi con proiettili veri [seguono dettagli]. Una delle vittime, un ventenne, è deceduto per le ferite riportate il 9 aprile, durante un’operazione di ricerca-arresto condotta ad Al Yamun (Jenin); era stato colpito con arma da fuoco dalle forze israeliane, nel contesto di lanci di pietre da parte palestinese. Un altro ventenne è stato ucciso il 27 aprile, nel Campo profughi di Jenin, durante un’operazione di ricerca-arresto; secondo fonti israeliane, la vittima sarebbe stata coinvolta in uno scontro a fuoco. Un’altra vittima, di 20 anni, è stata uccisa il 26 aprile, con arma da fuoco, nel Campo profughi di Aqabet Jaber (Gerico), sempre nel contesto di lanci di pietre, ad opera di palestinesi, contro un’unità israeliana sotto copertura; durante tale operazione altri tre palestinesi sono rimasti feriti e altri due sono stati arrestati. In un altro caso, verificatosi l’8 maggio, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese di 27 anni che tentava di entrare in Israele attraverso una breccia nella Barriera, nell’area di Tulkarm.

4). In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti dalle forze israeliane 668 palestinesi, inclusi 24 minori [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti (375) sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqiliya), in manifestazioni contro gli insediamenti; altri 78 ferimenti sono avvenuti durante altre manifestazioni a Nablus, Qalqilya e Betlemme tenute in segno di protesta contro l’incremento di uccisioni di palestinesi. In cinque episodi, a Qaryut (Nablus), città di Nablus, città di Salfit e Haris (Salfit), 100 palestinesi sono stati feriti dopo che coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, sono entrati in Comunità palestinesi; secondo fonti palestinesi, le forze israeliane hanno sparato in aria bombe assordanti e i residenti hanno successivamente lanciato pietre contro di loro. Altri 12 palestinesi sono rimasti feriti durante cinque operazioni di ricerca-arresto condotte a Gerusalemme, Gerico, Jenin e Betlemme. Altri quattro sono rimasti feriti durante una demolizione “punitiva” a Silat al Harithiya (Jenin), (vedi più avanti). I restanti 99 feriti sono stati segnalati nella Città Vecchia di Gerusalemme (vedi sotto). Di tutti i feriti palestinesi, 17 sono stati causati da proiettili veri, 117 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti è stata curata per inalazione di gas lacrimogeni.

5). In sei occasioni, la polizia israeliana ha effettuato operazioni dentro e intorno ad Haram Al Sharif / Monte del Tempio nella Città Vecchia di Gerusalemme, innescando violenti scontri con i palestinesi. Un totale di 99 palestinesi, inclusi 15 minori, sono rimasti feriti; altri 107 sono stati arrestati, mentre le finestre, le porte e i tappeti della moschea di Al Qibly hanno subito ingenti danni. Queste operazioni hanno fatto seguito, per tre settimane consecutive, a incursioni quasi quotidiane da parte delle forze israeliane, con lo scopo di allontanare i fedeli palestinesi e garantire l’ingresso degli israeliani nel Complesso. Le forze israeliane hanno sparato granate assordanti, proiettili con la punta di gomma e lacrimogeni ed hanno malmenato i palestinesi con manganelli, compresi minori, donne e giornalisti. Il 4 maggio, gli israeliani hanno ripreso i loro ingressi quotidiani nel Complesso di Al Aqsa, dopo che le autorità israeliane ne avevano vietato l’ingresso per 12 giorni. Funzionari palestinesi hanno avvertito che l’ammissione di coloni israeliani nel Complesso potrebbe aggravare ulteriormente una situazione già tesa e modificare lo “status quo” ad Haram Al Sharif / Monte del Tempio. Secondo i funzionari israeliani, non c’è alcuna intenzione di modificare lo “status quo”.

6). Il 3 maggio, l’Alta Corte di Giustizia israeliana ha respinto la petizione presentata da 12 Comunità di pastori palestinesi di Massafer Yatta (Hebron) contro la decisione dell’esercito israeliano di utilizzare 3.000 ettari della loro terra [palestinese] come “zona di tiro” operativa. Dal 4 maggio, l’esercito israeliano è autorizzato a condurre addestramenti militari in quest’area. Circa 1.200 palestinesi, inclusi 560 minori, potrebbero essere sfollati con la forza o subire conseguenze di altro tipo.

7). In Area C della Cisgiordania e a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone ad autodemolire nove strutture di proprietà palestinese. Di conseguenza, una persona è stata sfollata e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 31 circa. Ciò in conseguenza di una diminuzione delle demolizioni e delle confische durante il Ramadan, coerentemente con quanto verificatosi nella maggior parte degli anni precedenti.

8). Il 7 maggio, a Silat al Harithiya (Jenin), le forze israeliane hanno demolito “punitivamente” parti di una struttura abitativa. La proprietà ospitava due familiari di un palestinese accusato di essere coinvolto nell’uccisione di un colono israeliano avvenuta il 16 dicembre 2021.

9). Coloni israeliani hanno ferito diciassette palestinesi, inclusi due minori, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 27 casi [seguono dettagli]. In sei distinti episodi accaduti a Surif, As Samu’s e Safa (tutti a Hebron), Sinjil (Ramallah), Beita (Nablus) e Kisan (Betlemme), coloni israeliani hanno aggredito e ferito tredici contadini palestinesi che stavano lavorando nelle proprie terre; due dei contadini feriti sono stati colpiti con armi da fuoco e tre aggrediti da cani. Altri dieci attacchi si sono verificati a Nablus, Ramallah, Hebron e Salfit, con irruzioni in strutture di sostentamento, furto di attrezzature agricole e serbatoi d’acqua e danni a un impianto idrico e condutture. In altri quattro casi, vicino a Ramallah, Hebron e Nablus, sono state lanciate pietre contro veicoli palestinesi, provocando il ferimento di quattro palestinesi, tra cui una bambina di quattro anni, e danni ad almeno sedici veicoli. In tredici episodi, accaduti Betlemme, Ramallah, Salfit, Hebron, Nablus e Qalqilya, coloni hanno sradicato circa 450 ulivi di proprietà palestinese.

10). Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre, ferendo tredici coloni israeliani e danneggiando dieci veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania. Gli episodi sono avvenuti vicino a Nablus, Ramallah e Gerusalemme. In otto casi, veicoli e autobus israeliani sono stati danneggiati dal lancio di pietre o bottiglie incendiarie.

11). In Gaza, tra il 20 e il 23 aprile, gruppi armati palestinesi hanno lanciato razzi contro Israele. Successivamente, in un episodio, le forze israeliane hanno effettuato attacchi aerei, colpendo postazioni militari a Gaza. In Israele tre israeliani sono rimasti feriti mentre cercavano rifugio e sono stati segnalati alcuni danni. Un palestinese è stato ferito da razzi palestinesi caduti all’interno di Gaza. I raid aerei non hanno procurato alcun ferito, ma sono stati rilevati danni ai siti presi di mira e alle vicine proprietà civili, comprese quattro unità abitative. Il 24 aprile, a seguito di uno degli attacchi missilistici, le autorità israeliane hanno imposto un divieto di due giorni all’uscita da Gaza di 12.000 lavoratori o commercianti palestinesi titolari di permessi israeliani.

12). Il 4 maggio, a causa delle celebrazioni nazionali israeliane, le autorità israeliane hanno chiuso, per persone e merci, i valichi controllati da Israele; successivamente, adducendo problemi di sicurezza, le autorità israeliane hanno annunciato una proroga del divieto di uscita delle persone (con alcune eccezioni) fino a nuovo avviso. Al termine del presente rapporto, la chiusura del valico di Erez risulta essere la più lunga dall’escalation di maggio 2021 e impedisce l’uscita per motivi di lavoro, fino ad un massimo di 12.000 persone titolari di permessi israeliani. Il valico commerciale di Kerem Shalom è stato riaperto il 6 maggio, consentendo la normale circolazione delle merci in entrata e in uscita da Gaza.

13). Sempre nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 50 occasioni le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento [verso palestinesi], presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso [loro imposte]. In tre casi, tre palestinesi sono rimasti feriti dai colpi di arma da fuoco israeliani. Undici pescatori, tra cui tre minori, sono stati arrestati in mare e quattro barche da pesca sono state sequestrate.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

L’11 maggio, un’importante giornalista di Al Jazeera, Shireen Abu Aqla, mentre svolgeva un servizio giornalistico su un’operazione militare israeliana condotta nel Campo profughi di Jenin, è stata uccisa con arma da fuoco e un altro giornalista è rimasto ferito. Il Coordinatore Speciale e il Coordinatore Umanitario, facendo eco ai portavoce del Segretario generale ONU, hanno chiesto indagini tempestive e l’accertamento delle responsabilità relative alle circostanze della sua uccisione.

L’11 maggio, ad Al Bireh, Ramallah, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo di 16 anni.

Il 13 maggio, nel Campo profughi di Jenin, nel corso di una operazione militare, un soldato israeliano è stato ucciso e un numero, ancora non definito, di palestinesi, feriti.

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nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 5 – 18 aprile 2022

1). Nel contesto della perdurante situazione di violenza, in Israele e in Cisgiordania sono stati uccisi 15 palestinesi e tre israeliani e sono rimasti feriti 945 palestinesi e 23 israeliani: sono state condotte molteplici operazioni di ricerca-arresto, si sono verificati violenti scontri e sono state applicate severe restrizioni agli accessi.

Il 19 aprile, Tor Wennesland, Coordinatore Speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, ha rilasciato una dichiarazione, esprimendo la propria preoccupazione per le violenze ed esortando i leader a “ridurre le tensioni, creare le condizioni per riportare la calma e garantire che nei Luoghi Santi lo “status quo” sia garantito”.

2). Nel corso di due aggressioni attuate da palestinesi, due israeliani sono stati uccisi e undici sono stati feriti; successivamente entrambi gli autori sono stati uccisi [seguono dettagli]. Il 7 aprile, a Tel Aviv (Israele), un palestinese del Campo profughi di Jenin ha sparato uccidendo due israeliani e ferendone altri dieci; il giorno successivo, uno dei feriti è morto per le ferite riportate e, in uno scontro a fuoco, le forze israeliane hanno ucciso l’aggressore. Il 10 aprile, all’ingresso della moschea Ibrahimi, nell’area H2 della città di Hebron, una donna palestinese avrebbe accoltellato un poliziotto di frontiera israeliano ed è stata uccisa dalle forze israeliane. Secondo testimoni oculari, per circa mezz’ora, i soldati hanno impedito al personale medico di soccorrere la donna. Dopo l’attacco, le forze israeliane hanno intensificato le restrizioni all’ingresso dei fedeli musulmani nella moschea. Alla chiusura del presente rapporto i corpi di entrambi i palestinesi sono ancora trattenuti dalle autorità israeliane. Il 12 aprile, in Israele, un palestinese di Hebron è stato ucciso con arma da fuoco dalla polizia israeliana nel corso di un raid condotto in un luogo di lavoro sospettato di impiegare palestinesi non in possesso dei permessi israeliani. Funzionari israeliani hanno detto che l’uomo aveva accoltellato un ufficiale di polizia israeliano. Testimoni oculari palestinesi hanno detto che l’uomo stava dormendo e non aveva manifestato segni di resistenza.

3). In Cisgiordania, a seguito all’attentato di Tel Aviv [vedi sopra], le operazioni militari israeliane si sono intensificate: undici palestinesi, inclusi tre minori, sono stati uccisi dalle forze israeliane e altri sono rimasti feriti durante molteplici operazioni di ricerca-arresto ed altre circostanze [seguono dettagli]. Il 9 aprile, nel Campo profughi di Jenin, da cui proveniva l’attentatore, le forze israeliane hanno ucciso un palestinese e ne hanno feriti altri dieci, tra cui un 17enne, morto due giorni dopo per le ferite riportate; durante l’operazione si sarebbe verificato uno scontro a fuoco con palestinesi. Il 10 aprile, a Husan (Betlemme), le forze israeliane hanno ucciso una donna palestinese 45enne, disarmata e con problemi di vista; secondo le autorità israeliane (che hanno aperto un’inchiesta sull’accaduto) la donna aveva ignorato gli avvertimenti a non avvicinarsi. Sempre il 10 aprile, ad Al Khadr (Betlemme), un 21enne è stato ucciso con arma da fuoco; secondo fonti israeliane, aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro veicoli israeliani. In tre diverse operazioni di ricerca-arresto tenute il 13 e 14 aprile, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo quattro palestinesi e ferendone altri sei, incluso un ragazzo di 17 anni che è morto, giorni dopo, per le ferite riportate. Le tre operazioni di ricerca-arresto sono avvenute a Silwad (Ramallah), Kafr Dan (Jenin) e Beita (Nablus); tali operazioni hanno innescato scontri. Il 14 aprile, un altro ragazzo, 14enne, è stato ucciso dalle forze israeliane all’ingresso di Husan (Betlemme); in questa circostanza i palestinesi avevano lanciato pietre contro le forze israeliane schierate all’ingresso del villaggio e queste avevano sparato proiettili veri, proiettili rivestiti di gomma e lacrimogeni. Il 18 aprile, una donna palestinese, è morta per le ferite riportate il 9 aprile a Jenin, mentre transitava in taxi durante uno scontro a fuoco tra palestinesi e forze israeliane.

4). Un altro palestinese è stato ucciso a Nablus dalle forze israeliane il 13 aprile, vicino alla Tomba di Giuseppe, luogo che nel corso degli anni è stato motivo di scontri tra palestinesi e forze israeliane che accompagnano i coloni israeliani [in visita alla Tomba]. [Di seguito l’antefatto dell’episodio del 13 aprile]. Il 9 aprile, palestinesi avevano vandalizzato il Complesso [della Tomba di Giuseppe], appiccando il fuoco ad una sua parte. L’Autorità Palestinese aveva annunciato la sua intenzione di riparare la struttura; nondimeno, il 13 aprile, coloni israeliani e forze israeliane sono entrati nel Complesso per effettuare le riparazioni. Durante tali lavori, le forze israeliane hanno sparato bombe assordanti verso palestinesi che lanciavano pietre contro di loro. Successivamente, le forze armate hanno sparato proiettili veri, proiettili di metallo rivestiti di gomma e lacrimogeni, ferendo 26 palestinesi. L’uomo ucciso [vedi inizio paragrafo] è stato colpito da un proiettile nella propria auto; stava portando i nipoti in una scuola vicina. Il 10 aprile, le forze palestinesi hanno sparato, ferendo due coloni che cercavano di accedere alla Tomba di Giuseppe senza accompagnamento militare [israeliano]; un altro colono che fuggiva dalla zona con il suo veicolo, ha investito e ferito un palestinese.

5). Dal 2 aprile, data di inizio del Ramadan, le forze israeliane hanno intensificato la loro presenza dentro e intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme. Il 15 e 17 aprile, le forze israeliane hanno fatto irruzione nell’Haram Al Sharif / Monte del Tempio ed hanno usato la forza per far uscire i palestinesi. Secondo il commissario di polizia israeliano, ciò è avvenuto dopo che palestinesi avevano attaccato una stazione di polizia e avevano minacciato la sicurezza dei fedeli ebrei al Muro Occidentale. Le forze israeliane hanno sparato granate assordanti, proiettili con parte anteriore di gomma spugnosa ed hanno picchiato i palestinesi con i manganelli, compresi minori, donne, giornalisti e altri che, a quanto pare, non erano stati coinvolti in alcun lancio di pietre. Un totale di 180 palestinesi, inclusi 27 minori e quattro donne, sono rimasti feriti. Secondo i media israeliani, tre membri delle forze israeliane sono stati feriti da pietre. Durante l’operazione del 15 aprile [di cui sopra], le forze israeliane hanno arrestato 470 palestinesi, inclusi 60 minori, la maggior parte dei quali è stata rilasciata più tardi, quello stesso giorno.

6). Oltre ai sopraccitati 180 feriti a Gerusalemme Est, in Cisgiordania sono stati feriti dalle forze israeliane altri 765 palestinesi, inclusi 35 minori, il che rappresenta un aumento del 73% rispetto al precedente periodo di riferimento [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti (485) sono stati registrati in diverse manifestazioni. Questi includono circa 201 feriti segnalati in otto proteste contro gli insediamenti [colonici] vicino a Beita, Beit Dajan, Burqa e Qaryut (tutti a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqiliya). Altri 284 feriti sono stati conteggiati nel corso di manifestazioni contro l’elevato numero di vittime: alcuni partecipanti a tali proteste hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni, proiettili di gomma e proiettili veri. Altri 212 feriti sono stati registrati in 16 operazioni di ricerca-arresto svolte in Cisgiordania, inclusa Beita (Nablus) dove, in una singola operazione, sono rimaste ferite 147 persone. In totale, le forze israeliane hanno effettuato 109 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 108 palestinesi. Il 12 e 13 aprile, a Tulkarm, le forze israeliane hanno fatto irruzione presso l’Università Tecnica palestinese, dove hanno aperto il fuoco contro gli studenti, ferendone 68, compresa una guardia di sicurezza che, secondo funzionari israeliani, era sospettata di essere coinvolta in un attacco contro israeliani. Di tutti i feriti palestinesi, 85 sono stati colpiti da proiettili veri, 90 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti è stata curata per aver inalato gas lacrimogeni.

7). Secondo i dati ufficiali israeliani, il primo e il secondo venerdì del Ramadan (8 e 15 aprile), attraverso i quattro checkpoint predisposti lungo la Barriera, sono entrati a Gerusalemme Est 130.000 palestinesi titolari di documenti d’identità della Cisgiordania. Le autorità israeliane hanno consentito a uomini di età superiore ai 50 anni, donne di tutte le età e bambini di età inferiore ai 12 anni di entrare a Gerusalemme Est senza permesso. Quest’anno, per il Ramadan o per la Pasqua, le autorità israeliane non hanno concesso permessi ai residenti di Gaza.

8). In Area C della Cisgiordania e a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi edilizi rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire cinque strutture di proprietà palestinese. Di conseguenza, otto persone, tra cui quattro minori, sono state sfollate e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di circa altre quattro. Il calo delle demolizioni e delle confische a cui si è assistito nelle ultime settimane è in linea con la prassi di riduzione di tali interventi durante il mese del Ramadan, (prassi attuata nella maggior parte degli anni precedenti).

9). Coloni israeliani hanno ferito due palestinesi, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in dodici casi [seguono dettagli]. Il 9 aprile, coloni hanno aggredito fisicamente un palestinese che pascolava il bestiame vicino a Kafr al Labad (Tulkarm) e un altro nell’area H2 della città di Hebron. Altri tre attacchi si sono verificati a Qaryut (Nablus), nella Comunità di Ras a Tin (Ramallah) e a Wadi Fukin (Betlemme), tra cui l’irruzione in strutture di sostentamento, il furto di attrezzature agricole e serbatoi d’acqua e il danneggiamento di un impianto idrico e condutture. In due casi, coloni hanno attaccato pastori palestinesi e le loro mucche nella Comunità di Hammat al Maleh nella valle del Giordano settentrionale (Tubas) e agricoltori palestinesi a Kafr ad Dik (Salfit), causando danni ai raccolti. In altri cinque casi, sono state lanciate pietre contro veicoli palestinesi vicino a Gerusalemme, Hebron e Nablus, provocando danni ad almeno otto veicoli.

10). Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, lanciando pietre hanno ferito 13 coloni israeliani ed hanno danneggiato sette veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania, vicino a Nablus, Ramallah e Gerusalemme. In otto casi, veicoli e autobus israeliani sono stati danneggiati dal lancio di pietre o bottiglie incendiarie.

11). Il 18 aprile, per la prima volta in oltre tre mesi, gruppi armati palestinesi della Striscia di Gaza hanno lanciato un razzo verso il sud di Israele. Il razzo è stato intercettato dall’esercito israeliano. Successivamente, le forze israeliane hanno lanciato attacchi aerei, colpendo un sito di addestramento militare nel sud della Striscia di Gaza. In entrambi i casi non sono stati registrati feriti.

12). Sempre nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 38 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento [verso palestinesi], presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso [loro imposte]. In due dei casi, le forze israeliane hanno arrestato sette pescatori in mare, ferito uno di loro e sequestrato tre barche da pesca.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

a). Il 22 aprile, un palestinese di 18 anni è morto per le ferite riportate il 9 aprile, quando era stato colpito dalle forze israeliane nel corso di un’operazione di ricerca-arresto condotta ad Al Yamun.

b). Il 19 e 20 aprile un gruppo armato palestinese di Gaza ha lanciato due razzi contro Israele; tre civili israeliani sarebbero rimasti feriti mentre cercavano rifugio e sarebbero stati segnalati danni. Successivamente, le forze israeliane hanno lanciato attacchi aerei, colpendo postazioni militari di Gaza; non ci sono stati feriti palestinesi, ma sono stati segnalati danni.

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nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2:

Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre] sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3:

In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 8 – 21 marzo 2022

1). Nel contesto di due operazioni di ricerca-arresto, nel corso delle quali alcuni palestinesi hanno aperto il fuoco o lanciato bottiglie incendiarie, o pietre contro forze israeliane, queste hanno sparato, uccidendo due palestinesi, tra cui un minore, e ferendone altri tre.

[seguono dettagli]. Il 15 marzo, nel Campo profughi di Balata (Nablus), un ragazzo di 16 anni è stato ucciso con arma da fuoco; secondo fonti israeliane, il giovane aveva aperto il fuoco contro le forze israeliane impegnate nella cattura di un palestinese del Campo; nel corso dell’operazione altri due palestinesi sono rimasti feriti. Le prime indagini delle Organizzazioni per i Diritti Umani indicano che il ragazzo non era coinvolto nello scontro a fuoco. Lo stesso giorno, nel Campo profughi di Qalandiya (Gerusalemme), un palestinese 21enne è stato ucciso con arma da fuoco e un altro è rimasto ferito; secondo un funzionario israeliano citato dai media israeliani, da parte palestinese vi erano stati lanci di ordigni esplosivi contro le forze israeliane che avevano fatto irruzione nel Campo per arrestare un altro uomo. Un altro palestinese è rimasto ferito nel Campo profughi di Ad Duhaishe (Betlemme), sempre durante un’operazione di ricerca-arresto. In nessuno dei tre episodi è stato riportato alcun ferimento di israeliani. In totale, le forze israeliane hanno effettuato 95 operazioni di questo tipo, arrestando 143 palestinesi, inclusi dodici minori.

2). Un palestinese di 23 anni è morto per le ferite riportate il 2 marzo vicino a Burqa (Nablus); le forze israeliane l’avevano colpito con arma da fuoco nel corso di una protesta in solidarietà con i prigionieri palestinesi. Ciò porta a 18 il numero totale di palestinesi uccisi dalle forze israeliane in Cisgiordania (compresa Gerusalemme Est) dall’inizio dell’anno; sono inclusi tre palestinesi autori o presunti autori di attacchi contro israeliani.

3). Complessivamente, in Cisgiordania, sono stati feriti dalle forze israeliane 222 palestinesi, inclusi 37 minori, con un incremento del 60% rispetto al precedente periodo di riferimento [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti (190) sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqiliya), in manifestazioni contro gli insediamenti [colonici]. Nella città di Nablus, 20 persone sono rimaste ferite in seguito all’ingresso di coloni israeliani in un sito religioso (La Tomba di Giuseppe), accompagnati da forze israeliane. Secondo fonti della locale Comunità palestinese, le forze israeliane hanno sparato in aria bombe assordanti, innescando scontri con i residenti locali, che hanno lanciato pietre contro le forze israeliane. Altri otto palestinesi, tra cui due minori, sono rimasti feriti durante il lancio di pietre contro forze israeliane in servizio presso un checkpoint collocato tra le aree H1 e H2 della città di Hebron; queste ultime hanno sparato proiettili veri e proiettili di gomma. Altri quattro feriti sono stati segnalati in operazioni di ricerca-arresto (vedi sopra). Del totale di feriti palestinesi, nove sono stati colpiti da proiettili veri, 28 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti sono stati curati per aver inalato gas lacrimogeno.

4). A Gerusalemme sono avvenuti due accoltellamenti ad opera di palestinesi [seguono dettagli]. Il 19 marzo, a Gerusalemme Ovest, un palestinese di Gerusalemme Est ha accoltellato e ferito un civile israeliano ed è stato successivamente colpito e ferito da forze israeliane. Il 20 marzo, nel quartiere di Ras al ‘Amud a Gerusalemme Est, un altro palestinese ha accoltellato e ferito due poliziotti israeliani ed è stato successivamente arrestato.

5). Nella Striscia di Gaza, un ragazzo palestinese di 15 anni è stato ferito dall’esplosione di un residuato bellico trovato a terra. Il ragazzo ha riportato gravi ferite che hanno reso necessaria l’amputazione di una mano.

6). In diverse località della Cisgiordania le forze israeliane hanno continuato a limitare il movimento dei palestinesi [seguono dettagli]. Gli ingressi principali ai villaggi di Burqa e Al Mas’udiya (entrambi a Nablus) sono rimasti bloccati da cumuli di terra e blocchi di cemento; in prossimità di questi due villaggi, il 16 dicembre 2021, un colono israeliano fu ucciso da un colpo di arma da fuoco sparato da palestinesi. Queste misure hanno costretto circa 8.000 palestinesi a ricorrere a lunghe deviazioni, rendendo difficoltoso il loro accesso ai mezzi di sussistenza ed ai servizi. Il 13 e 19 marzo, le forze israeliane hanno bloccato l’ingresso principale del villaggio di Sinjil (Ramallah) e chiuso un cancello stradale posto tra il villaggio di An Nabi Salih (Ramallah) e la strada 60, interrompendo l’accesso diretto di circa 7.000 palestinesi ai mezzi di sussistenza e ai servizi e costringendoli a lunghe deviazioni. Queste chiusure sono presumibilmente collegate al lancio di pietre, da parte palestinese, contro i veicoli di coloni israeliani. Nell’area H2 di Hebron, in seguito al lancio di pietre da parte di palestinesi contro una torre militare presidiata da soldati israeliani, forze israeliane hanno impedito ai pedoni ed ai residenti palestinesi di entrare ed uscire dalla Città Vecchia di Hebron e, per cinque giorni consecutivi, hanno costretto i proprietari di negozi a chiudere per diverse ore.

7). In Area C ed a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto i proprietari a demolire nove abitazioni ed altre strutture palestinesi. Di conseguenza, undici persone sono state sfollate, tra cui sette minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 70 altre. Otto delle strutture erano in Area C e una a Gerusalemme Est.

8). Coloni israeliani hanno ferito due palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 20 casi [seguono dettagli]. I ferimenti si sono verificati vicino a Kisan (Betlemme), dove coloni hanno aggredito fisicamente e spruzzato liquido al peperoncino su donne palestinesi che pascolavano il bestiame. In quattro episodi verificatisi vicino agli insediamenti israeliani prossimi ad Al Mughayyir (Ramallah), Kafr ad Dik e Yasuf (entrambi a Salfit), circa 155 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati. A Far’ata (Qalqiliya) e Qaryut (Nablus), i pneumatici di venti auto di proprietà palestinese sono stati forati e sui muri di tre case sono state dipinte scritte ingiuriose, secondo quanto riferito, ad opera di coloni di Gilad Farm e Shilo. Quattro episodi accaduti a Nablus, Salfit e Ramallah, includono l’irruzione in una casa e in un terreno agricolo, il furto di attrezzature agricole e il danneggiamento di raccolti. Nell’area H2 di Hebron, coloni hanno lanciato pietre contro pedoni e case palestinesi, danneggiando almeno tre case.

9). Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno ferito tre israeliani e danneggiato diversi veicoli israeliani. Oltre al civile israeliano che è stato accoltellato a Gerusalemme Ovest (vedi sopra), due coloni israeliani sono rimasti feriti dal lancio di pietre contro veicoli in transito su strade della Cisgiordania, nei governatorati di Hebron e Gerusalemme. In dodici episodi, veicoli israeliani sono stati danneggiati dal lancio di pietre o bottiglie incendiarie.

10). Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 24 casi, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, secondo quanto riferito, per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte da Israele]. Non sono stati segnalati feriti. In due casi, cinque palestinesi di Gaza, compreso un minore, sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre, a quanto riferito, tentavano di entrare in Israele attraverso la recinzione. Un palestinese di Gaza è stato arrestato dalle forze israeliane al valico di Erez. In due occasioni, le forze israeliane, [entrate] all’interno di Gaza, hanno spianato terreni prossimi alla recinzione, danneggiando almeno 1,9 ettari di colture.

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nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

 



Rapporto OCHA del periodo 22 febbraio – 7 marzo 2022

Le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi, inclusi due minori, implicati, a quanto riferito, nel lancio di pietre o di bottiglie incendiarie

[seguono dettagli]. Il 22 febbraio, vicino ad Al Khadr (Betlemme), un 13enne è stato ucciso con arma da fuoco; secondo fonti israeliane, aveva lanciato una bottiglia molotov contro veicoli israeliani. Il 1° marzo, nei pressi di Beit Fajjar (Betlemme) è stato ucciso un 19enne: secondo quanto riferito, il giovane camminava insieme ad un amico; avendo visto soldati israeliani alla ricerca di lanciatori di pietre palestinesi, entrambi hanno iniziato a correre; le forze israeliane avrebbero aperto il fuoco mentre li inseguivano. Secondo fonti mediche, il giovane è stato colpito alla testa da una distanza ravvicinata. Il 6 marzo, ad Abu Dis (Gerusalemme), un 15enne palestinese è stato colpito con arma da fuoco; secondo quanto riferito, aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro soldati israeliani in servizio presso una torretta militare: è morto in ospedale per le ferite riportate. Secondo fonti mediche, il ragazzo è stato colpito alla testa. In nessuno dei tre episodi è stato segnalato il ferimento di qualche israeliano. Tor Wennesland, Coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, in riferimento a quanto accaduto, ha affermato che “I minori non devono mai essere oggetto di violenza o essere messi in situazioni di pericolo”.

2) – Il 6 e 7 marzo, nella Città Vecchia di Gerusalemme, due palestinesi, di 19 e 22 anni, dopo aver ferito con coltello tre poliziotti israeliani, sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco dalla polizia israeliana. Secondo quanto riferito, uno degli aggressori, già colpito con arma da fuoco, è stato colpito ancora mentre giaceva a terra ferito. Al momento della chiusura del presente rapporto, i corpi di entrambi gli assalitori erano trattenuti dalle autorità israeliane. Il Coordinatore speciale ha evidenziato che “Non può esserci giustificazione per la violenza o il terrore: sono da condannare da parte di tutti. Tuttavia, le forze di sicurezza israeliane devono usare la forza “letale” solo quando è strettamente necessaria a proteggere la vita”.

3) – Altri due palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane durante uno scontro a fuoco, mentre altri 12 sono rimasti feriti quando, nel contesto di operazioni di ricerca-arresto, palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane [seguono dettagli]. Il 1° marzo, le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi e ne hanno ferito un altro in uno scontro a fuoco avvenuto nel Campo profughi di Jenin; secondo quanto riferito, una delle vittime sarebbe membro di un gruppo armato palestinese. Altri dodici palestinesi sono rimasti feriti nel corso di cinque operazioni di ricerca-arresto condotte a Gerusalemme, Hebron e Ramallah. In totale, le forze israeliane hanno effettuato 82 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 183 palestinesi.

4) – Le forze israeliane hanno bloccato gli ingressi principali di cinque villaggi palestinesi, ostacolando l’accesso di decine di migliaia di persone ai mezzi di sussistenza ed ai servizi [seguono dettagli]. Il 22 febbraio, per la seconda volta in una settimana, durante una protesta organizzata da coloni israeliani contro i lanci di pietre da parte palestinese, l’ingresso principale del villaggio di Al Lubban ash Sharqiya (Nablus) è stato bloccato al traffico veicolare per diverse ore. Durante la chiusura, alcuni palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane che hanno sparato lacrimogeni. Sei studenti delle scuole sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno. Inoltre, gli ingressi a Burqa (Nablus), Silat adh Dhahr e Al Jalama (entrambi a Jenin) e Sinjil (Ramallah) sono stati bloccati al traffico veicolare e sono rimasti chiusi fino alla fine del periodo di riferimento, costringendo i residenti a compiere lunghe deviazioni; le chiusure sono presumibilmente legate al lancio di pietre da parte di palestinesi contro veicoli di coloni israeliani.

5) – Complessivamente, in Cisgiordania, 140 palestinesi, inclusi 20 minori, sono stati feriti da forze israeliane [seguono dettagli]. Quasi la metà dei feriti (63) sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus), Kafr Qaddum (Qalqiliya), il quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, e nell’area H2 della città di Hebron, nel corso di manifestazioni contro gli insediamenti e in solidarietà alle famiglie a rischio di sgombero forzato. Nei villaggi di Burqa (Nablus), Kafr ad Dik (Salfit) e nella città di Hebron, 23 persone sono rimaste ferite in scontri con forze israeliane, a seguito dell’ingresso di coloni israeliani in queste aree palestinesi. Il 28 febbraio, altri 38 palestinesi, tra cui un neonato e una ragazza sorda, e quattro poliziotti israeliani, sono rimasti feriti durante scontri verificatisi all’interno e nei dintorni della Città Vecchia di Gerusalemme, dove le forze israeliane avevano intensificato la loro presenza durante la celebrazione di una festa islamica: almeno 20 palestinesi sono stati arrestati. Secondo quanto riferito, nell’area H2 della città di Hebron, studenti palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane e queste ultime hanno sparato lacrimogeni contro un vicino complesso scolastico; tre insegnanti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni. Ulteriori tredici feriti sono stati segnalati in episodi di lancio di pietre e operazioni di ricerca-arresto (vedi sopra). Del totale di feriti palestinesi, sette sono stati colpiti da proiettili veri, 75 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti è stata curata per aver inalato gas lacrimogeno.

6) – Il 7 marzo, le forze israeliane hanno demolito per “motivi punitivi” due abitazioni a Silat al Harthiya (Jenin), sfollando 12 persone, tra cui sei minori. Le strutture prese di mira ospitavano le famiglie di due palestinesi accusati di aver ucciso un colono israeliano il 16 dicembre 2021. Le demolizioni hanno innescato scontri tra le forze israeliane e i residenti palestinesi. Durante tali scontri un palestinese ha urtato con il proprio veicolo due soldati israeliani, ferendoli, ed è stato successivamente arrestato. Il 14 febbraio, nello stesso villaggio e in relazione allo stesso caso, è stata demolita un’altra casa, provocando lo sfollamento di 15 persone; durante gli scontri successivi, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo di 17 anni.

7) – Inoltre, in Area C e a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto i proprietari a demolire 27 tra abitazioni ed altre strutture palestinesi. Di conseguenza, 50 persone sono state sfollate, inclusi 22 minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 140 altre. Sedici delle strutture, inclusa una che era stata fornita come assistenza umanitaria, si trovavano in Area C e undici a Gerusalemme Est.

8) – Il 1° marzo, nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est, la Corte Suprema Israeliana ha annullato gli ordini di sfratto pendenti contro sette famiglie palestinesi, composte da 28 persone, tra cui nove minori. Il tribunale ha confermato per le famiglie lo status di “inquilini protetti”, fino a quando non sarà stabilita la proprietà della terra. Complessivamente, a Gerusalemme Est, più di 200 famiglie sono a rischio di sgombero forzato per casi giudiziari presentati da organizzazioni di coloni.

9) – Coloni israeliani hanno ferito due palestinesi e, in 20 casi, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi [seguono dettagli]. I ferimenti si sono verificati in due distinti episodi accaduti vicino ad Al Jwaya (Hebron) e Kisan (Betlemme), quando coloni hanno aggredito fisicamente palestinesi che pascolavano il bestiame. In quattro casi, verificatisi vicino a Deir Jarir (Ramallah), Kafr ad Dik (Salfit) e Al Jwaya (Hebron), circa 480 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati in prossimità di insediamenti israeliani. A Iskaka (Salfit), i pneumatici di undici auto di proprietà palestinese sono stati forati e i muri di tre case sono stati imbrattati con scritte ingiuriose, secondo quanto riferito ad opera di coloni di Ariel. Altri quattro episodi sono stati registrati a Salfit, Hebron e Ramallah, tra cui l’irruzione in una casa e su un terreno coltivato, il furto di attrezzature agricole e il danneggiamento di un pozzo d’acqua.

10) – Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno ferito tre coloni israeliani e danneggiato diversi veicoli israeliani [seguono dettagli]. Il 3 marzo, nella città di Hezma (Gerusalemme), un israeliano è stato accoltellato e ferito mentre faceva acquisti. Le forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca-arresto nella città ed hanno arrestato un palestinese sospettato. Vicino ad Azzun (Qalqiliya) e Al Lubban ash Sharqiya (Nablus) altri due israeliani sono stati feriti dal lancio di pietre. In 36 casi, veicoli con targa israeliana sono stati danneggiati da sassi o bottiglie incendiarie lanciate contro di essi.

11) – In Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa, in almeno 35 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, a quanto riferito, per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte], ferendo un pescatore con un proiettile di gomma. Un uomo d’affari palestinese di Gaza è stato arrestato dalle forze israeliane al valico di Erez. In tre occasioni, ad est di Deir Al Balah e Khan Younis, forze israeliane [sono entrate nella Striscia ed] hanno spianato terreni vicini alla recinzione.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 9 marzo, un palestinese di 23 anni è morto per le ferite riportate il 2 marzo, nei pressi di Burqa (Nablus), dove era stato colpito da forze israeliane.




Rapporto OCHA del periodo 8 – 21 febbraio 2022

In Cisgiordania, in tre episodi separati, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo cinque palestinesi, incluso un minore [seguono dettagli].

Il 14 febbraio, a Silat al Harithiya (Jenin), un ragazzo 17enne è stato ucciso e altri dieci palestinesi sono rimasti feriti, nel corso di una demolizione punitiva (vedi sotto) in cui i palestinesi hanno sparato e lanciato pietre e bottiglie incendiarie contro le forze israeliane, che hanno sparato proiettili veri. L’8 febbraio, nella città di Nablus, tre palestinesi sono stati uccisi da un’unità israeliana sotto copertura; secondo le autorità israeliane, i tre erano membri di un gruppo armato palestinese che aveva compiuto attacchi contro le forze israeliane. Una organizzazione israeliana per i diritti umani ha indagato sull’episodio ed ha espresso preoccupazione per il possibile “uso eccessivo della forza” ed “esecuzioni extragiudiziali”. In Cisgiordania, in seguito all’accaduto, palestinesi hanno svolto dimostrazioni; in alcuni casi i partecipanti hanno lanciato pietre, mentre le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni, proiettili di gomma e proiettili veri, con almeno 46 palestinesi feriti (vedi sotto). Il 15 febbraio, all’ingresso di An Nabi Salih (Ramallah), un 19enne palestinese è stato colpito a morte con arma da fuoco, mentre giovani palestinesi lanciavano pietre contro forze israeliane nei pressi di una torre militare. Secondo una fonte medica, il giovane sarebbe stato colpito alla parte bassa della schiena da brevissima distanza. Non sono stati segnalati feriti israeliani.

In Cisgiordania, un totale di 544 palestinesi, inclusi 54 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti (442) sono stati registrati nel contesto di manifestazioni diverse; la cifra include i circa 344 feriti segnalati in cinque proteste contro gli insediamenti: vicino a Beita, Beit Dajan e Burqa (tutti in Nablus). In una delle citate manifestazioni a Beita, due palestinesi addetti al primo soccorso sono stati colpiti e feriti da proiettili veri e da proiettili di metallo rivestiti di gomma, e due ambulanze hanno subito danni. Ai checkpoint di Beit El (Ramallah) e di Huwwara e agli ingressi di Al Funduq (Qalqiliya) e Burqa (Nablus), nel corso di manifestazioni contro l’uccisione di tre palestinesi (vedi sopra), sono stati segnalati altri 67 feriti circa. 24 feriti sono stati segnalati a Sheikh Jarrah, ed in altre zone di Gerusalemme Est, in manifestazioni di solidarietà con le famiglie a rischio di sgombero forzato. In due episodi occorsi a Burqa (Nablus), in seguito all’ingresso di coloni israeliani in villaggi palestinesi (vedi sotto), 54 persone sono rimaste ferite allorquando palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane e queste ultime hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Ulteriori 48 feriti sono stati segnalati ad Al Lubban ash Sharqiya, Abu Dis e Seikh Jarrah (vedi sotto).

Il 9 e il 21 febbraio, forze israeliane hanno bloccato l’ingresso principale di Al Lubban ash Sharqiya (Nablus), ostacolando l’accesso di circa 2.800 persone ai mezzi di sussistenza e ai servizi. Il primo blocco è stato effettuato quando coloni israeliani si sono radunati all’ingresso del villaggio, per protestare contro il continuo lancio di pietre contro i loro veicoli da parte di palestinesi. Nella seconda circostanza, secondo quanto riferito, palestinesi avevano lanciato pietre contro le forze israeliane, che hanno sparato lacrimogeni, alcuni dei quali sono finiti all’interno del complesso di due scuole; due studenti sono stati curati per aver inalato gas lacrimogeno, e le lezioni sono state sospese per un giorno; secondo il preside della scuola, tale sospensione ha riguardato almeno 700 studenti. Inoltre, l’8 febbraio, le forze israeliane hanno bloccato la strada principale che collega l’Università Al Quds con la città di Abu Dis a Gerusalemme. Palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane, che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni, ferendo sette palestinesi, di cui uno con proiettili veri.

In Cisgiordania forze israeliane hanno effettuato 139 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 198 palestinesi. Almeno tre delle operazioni hanno innescato scontri durante i quali sono state lanciate pietre contro forze israeliane che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e gas lacrimogeno: quattro palestinesi sono stati feriti. Il governatorato di Ramallah ha registrato il numero più elevato di operazioni (30) e il governatorato di Gerusalemme il maggior numero di arresti (62).

A Sheikh Jarrah, palestinesi, coloni israeliani e forze di polizia si sono scontrati quasi ogni giorno. Trentacinque palestinesi sono stati feriti da forze israeliane e almeno 16, tra cui un minore, sono stati arrestati dalla polizia israeliana. La tensione è salita in previsione dello sgombero forzato, poi sospeso (vedi sopra) e a seguito dell’estemporaneo insediamento, vicino alle case dei palestinesi, dell’ufficio di un membro del parlamento israeliano che intendeva protestare per riferiti attacchi incendiari contro coloni del quartiere.

In Area C e a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto i proprietari a demolire 29 case di proprietà palestinese ed altre strutture [seguono dettagli]. Di conseguenza, sono state sfollate 23 persone, inclusi undici minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 300 circa. Complessivamente, in Area C, sono state demolite 24 strutture, tre delle quali erano state fornite come assistenza umanitaria in risposta a precedenti demolizioni. Queste [24] includevano tre strutture situate in due Comunità pastorali nel sud di Hebron, in aree designate dalle autorità israeliane come “zone di tiro” per l’addestramento militare. Cinque strutture sono state demolite a Gerusalemme Est; due dalle autorità e tre dai proprietari per evitare le tasse comunali ed i possibili danni agli effetti personali e alle strutture vicine. Nella Comunità di pastori di Ras at Tin (Ramallah), le autorità israeliane hanno emesso un ordine di avvertimento contro una scuola [palestinese] finanziata da donatori; già nel settembre 2020, in due momenti diversi, parti della scuola furono abbattute.

Il 14 febbraio, a Silat al Harithiya (Jenin), le autorità israeliane, per motivi “punitivi”, hanno demolito con esplosivo il secondo piano di un edificio residenziale a due piani, sfollando una famiglia composta da sei persone, tra cui quattro minori. La casa è una delle tre per le quali le autorità israeliane hanno programmato la demolizione, in quanto appartenenti alle famiglie di tre uomini accusati di essere coinvolti nell’uccisione di un colono israeliano avvenuta il 16 dicembre. Durante la demolizione il primo piano dell’edificio ha subito gravi danni ed è stato dichiarato inabitabile; di conseguenza, altre due famiglie, composte da nove persone, inclusi tre minori, sono state sfollate.

In Cisgiordania, nel corso di quattro episodi, coloni israeliani hanno ferito otto palestinesi e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 23 casi [seguono dettagli]. Sette palestinesi sono rimasti feriti e almeno cinque auto e altre proprietà sono state vandalizzate a Burqa e Al Ganoub (Hebron). In sei casi, circa 330 alberi e alberelli di proprietà palestinese sono stati sradicati o vandalizzati vicino agli insediamenti israeliani intorno a Salfit, Yasuf e Kafr ad Dik (tutti nel governatorato di Salfit), Surif (Hebron), Kafr Ra’i (Jenin) e Shufa (Tulkarm ). Secondo fonti della Comunità e testimoni oculari, a Sheikh Jarrah, coloni hanno forato i pneumatici di 13 auto di proprietà palestinese e hanno recintato un terreno davanti a una casa. Altri sei attacchi sono stati registrati intorno a Ramallah, Nablus, Salfit e Hebron, tra cui l’irruzione in case, il furto di attrezzature agricole e il danneggiamento di un impianto idrico e di condutture idriche. In quattro circostanze, nella Comunità di Mak-hul, nella valle del Giordano settentrionale (Tubas), coloni hanno attaccato pastori palestinesi e le loro mucche causando danni al raccolto. In altri tre casi, nei circondari di Gerusalemme, Hebron e Nablus, coloni hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi, ferendo un palestinese e provocando danni ad almeno tre veicoli. Nella zona H2 della città di Hebron, controllata da Israele, coloni hanno lanciato pietre contro tre case palestinesi.

In 50 casi, persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo cinque coloni israeliani e provocando danni ai veicoli.

Nell’area di Ibziq, nella Valle del Giordano, in più occasioni, tra il 9 e l’11 febbraio, le forze israeliane hanno costretto almeno sette famiglie palestinesi a evacuare le loro case, per la maggior parte della giornata, per far posto ad esercitazioni militari israeliane. Quarantadue persone, tra cui 17 minori, sono state temporaneamente sfollate. Le forze israeliane hanno anche condotto esercitazioni militari intorno alle Comunità di pastori di Bardala, Khirbet Samra ed Ein al Hilwa, nella valle del Giordano settentrionale, in un’area designata da Israele come “zona di tiro”, interrompendo le attività lavorative di sussistenza e l’accesso ai servizi e, in un caso, causando danni alla rete idrica e alle colture.

Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 25 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, a quanto riferito per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte]. Ciò [il numero di casi di fuoco di avvertimento] rappresenta un incremento di oltre il 200% rispetto alla media bisettimanale registrata nel 2021. Al largo della costa settentrionale di Gaza, le forze israeliane hanno arrestato sette pescatori, tra cui tre minori ed hanno confiscato la loro barca, prima di liberarli tutti. Per due volte, ad Est di Rafah e di Khan Younis, le forze israeliane [sono entrate nella Striscia] ed hanno spianato terreni vicini alla recinzione, causando danni ad almeno 1,5 ettari di terra coltivata.

Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 22 febbraio, vicino al villaggio di Al Khadr (Betlemme), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 13 anni. Secondo le autorità israeliane, il ragazzo aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro le forze israeliane

Il 22 febbraio, un tribunale israeliano ha sospeso lo sgombero forzato di una famiglia palestinese dalla loro casa a Sheikh Jarrah (Gerusalemme Est). Lo sgombero, conseguente ad una causa legale avviata dai coloni, era previsto per marzo e la sospensione fornisce alla famiglia una tregua temporanea, fino a quando non sarà fissata una ulteriore udienza in tribunale.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it

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