Rapporto OCHA del periodo 25 gennaio- 7 febbraio 2022

In Cisgiordania, un totale di 218 palestinesi, inclusi 28 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane [seguono dettagli].

La maggior parte, 204 persone, è rimasta ferita durante le proteste contro gli insediamenti [colonici] svolte a Kafr Qaddum (70 feriti), Beita (15) e Beit Dajan (119). Undici palestinesi sono rimasti feriti nel corso di sei operazioni di ricerca-arresto: i residenti palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma; questi episodi si sono verificati in Kafr ‘Aqab (Gerusalemme), in Deir Jarir, nel Campo profughi di Al Am’ari (Ramallah) e nella città di Gerico. Complessivamente, un palestinese è stato ferito con arma da fuoco e 49 da proiettili di gomma; la maggior parte dei rimanenti è stata curata per inalazione di gas lacrimogeno.

Il 1° febbraio, il Procuratore Generale di Israele ha autorizzato il ripristino dell’insediamento [colonico avamposto] israeliano di Evyatar su terreno privato palestinese vicino al villaggio palestinese di Beita (Nablus); l’insediamento era stato precedentemente evacuato [da Israele]. Da quando, nei primi giorni di maggio 2021, iniziarono, nelle vicinanze di Beita, le periodiche proteste contro tale avamposto e contro altri insediamenti, nove palestinesi sono stati uccisi e oltre 5.300 sono stati feriti, di cui 186 con proiettili veri e 965 con proiettili di gomma; i rimanenti sono stati curati per aver inalato gas lacrimogeno.

Il 6 febbraio, un’anziana donna israeliana è morta per le ferite causate dall’esplosione di un razzo palestinese lanciato [da Gaza] durante le ostilità del maggio 2021.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato 70 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 126 palestinesi. La maggior parte delle operazioni e degli arresti si è avuta nei governatorati di Betlemme, Hebron e Gerusalemme. In due casi, la polizia israeliana ha fatto irruzione negli uffici di Al Waqf (una organizzazione islamica), ha confiscato attrezzature per ufficio, compresi i computer, ed ha consegnato a due palestinesi il divieto, per due settimane, di entrare nel complesso di Haram al Sharif / Monte del Tempio.

In Area C ed a Gerusalemme Est, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato, o costretto i proprietari a demolire, 53 case di proprietà palestinese ed altre strutture. Di conseguenza, sono state sfollate 26 persone, inclusi tredici minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 400 circa [seguono dettagli]. In Area C, complessivamente, sono state demolite cinquanta strutture, cinque delle quali erano state fornite come assistenza umanitaria in risposta a precedenti demolizioni. Il 1° febbraio, vicino al checkpoint di Al Jalama a Jenin, sono state confiscate 30 bancarelle, colpendo il sostentamento di 120 persone, di cui 45 minori. Altre venti strutture, di cui sette residenziali, sono state demolite in otto diverse Comunità dell’Area C. Tre strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, in Silwan e Jabal al Mukabbir, incluse due abitazioni autodemolite dai proprietari per evitare tasse comunali e possibili danni agli effetti personali ed alle strutture vicine. A Khirbet Sarura e Khirbet al Fakheit, entrambi a Massafer Yatta (Hebron), le autorità israeliane hanno emesso ordini di demolizione contro un asilo e una struttura abitativa, posti entrambi in un’area designata dalle autorità israeliane come “zona di tiro” per l’addestramento militare: i palestinesi che vi risiedono stanno affrontando un contesto coercitivo che li mette a rischio di trasferimento forzato.

Il 1° febbraio, nel Campo profughi di Shu’fat (Gerusalemme Est), le autorità israeliane hanno parzialmente demolito un appartamento e ne hanno sigillato la parte rimanente, sfollando una famiglia palestinese composta da sei persone, tra cui tre minori. Questa misura punitiva è conseguente all’uccisione di un israeliano, nella Città Vecchia di Gerusalemme, da parte di un membro della famiglia sfollata; l’uccisore era stato colpito e ucciso sul posto dalle forze israeliane.

In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito due palestinesi in due episodi, e persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 20 casi [seguono dettagli]. Il 4 febbraio, a Sheikh Jarrah (Gerusalemme Est), un colono israeliano ha aggredito e ferito fisicamente un palestinese durante una manifestazione contro gli sgomberi forzati e le demolizioni. Il 3 febbraio, vicino all’insediamento israeliano di Havat Gal (Hebron), coloni israeliani hanno aggredito fisicamente e spruzzato con liquido al peperoncino un ragazzo di 14 anni che stava pascolando le pecore. Vicino agli insediamenti israeliani di Bruqin, Yasuf e Kafr ad Dik (Salfit), nonché a Mantiqat Shi’b al Butum e Al Ganoub (Hebron), in sei episodi, sono stati sradicati o vandalizzati circa 140 alberi e alberelli di proprietà palestinese. In tre episodi, riportati da palestinesi, coloni hanno pascolato il bestiame su terreni appartenenti a palestinesi di Khirbet Samra (Tubas), causando danni ai loro raccolti. In altri tre casi, accaduti a Kisan e Khirbet Zanuta (Hebron), coloni hanno lanciato pietre contro agricoltori palestinesi e hanno impedito loro di pascolare il bestiame; gli aggressori hanno anche ucciso una pecora e ne hanno ferito altre quattro. A Kafr ad Dik (Salfit) e Qaryut (Nablus), un impianto idrico e una fattoria sono stati vandalizzati da coloni israeliani che avevano fatto irruzione in queste Comunità. Nell’area H2 della città di Hebron, coloni hanno lanciato pietre contro pedoni e negozi palestinesi, danneggiando almeno cinque veicoli e tre negozi; alcuni negozi hanno dovuto chiudere per diversi giorni a causa dei ripetuti lanci di pietre.

In Cisgiordania, in 21 casi, persone conosciute come palestinesi, o ritenuti tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo un colono israeliano e danneggiando veicoli.

Il 7 febbraio, nella zona di Kardala (valle del Giordano settentrionale), le forze israeliane hanno condotto addestramenti militari in un’area circostante la Comunità di pastori di Kardala (Tubas); l’area è designata [da Israele] come “zona di tiro”. Due mucche sono state uccise, altre tre sono state ferite e l’accesso della Comunità ai servizi è stato interrotto.

Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 43 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, presumibilmente per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte]. In una occasione, ad est di Khan Younis, le forze israeliane [sono entrate nella Striscia ed] hanno spianato il terreno vicino alla recinzione. Secondo quanto riferito, in tre casi, cinque palestinesi di Gaza sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre tentavano di entrare irregolarmente in Israele attraverso la recinzione. La maggior parte dei palestinesi, bloccati nell’enclave [di Gaza], non possono richiedere permessi israeliani di uscita, anche quando la loro destinazione è la Cisgiordania; meno che mai quando è Israele.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

L’8 febbraio, forze israeliane sotto copertura sono entrate nella città di Nablus; qui hanno ucciso tre palestinesi all’interno di un’auto. Secondo le autorità israeliane, citate dai media israeliani, le vittime erano membri di un gruppo armato palestinese che aveva compiuto attacchi contro le forze israeliane. In conseguenza di ciò, in Cisgiordania, i palestinesi hanno effettuato proteste contro le uccisioni e in alcune aree è stato annunciato uno sciopero generale.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

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Rapporto OCHA del periodo 11- 24 gennaio 2022

Due aggressioni (o presunte tali) ad opera di palestinesi contro forze israeliane hanno provocato l’uccisione di un presunto aggressore, il ferimento e l’arresto di un altro e il ferimento di un soldato israeliano [seguono dettagli]

Il 17 gennaio, allo svincolo di Gush Etzion (Hebron), un palestinese di 39 anni avrebbe tentato di accoltellare un soldato israeliano che poi gli ha sparato, uccidendolo; alla fine del periodo di riferimento [di questo Rapporto] il corpo del presunto aggressore era ancora trattenuto dalle autorità israeliane. L’11 gennaio, a un checkpoint vicino all’ingresso dell’insediamento [colonico] di Hallamish (Ramallah), un palestinese ha guidato la sua auto contro soldati israeliani, ferendo se stesso e un soldato. Forze israeliane, hanno arrestato l’uomo. Le due famiglie dei presunti colpevoli hanno dichiarato che il loro parente soffriva di disturbi psicologici.

Tre palestinesi sono morti nel contesto di tre distinte operazioni militari israeliane [seguono dettagli]. Il 12 gennaio, nel villaggio di Jilijliya (Ramallah), durante un’operazione di ricerca, le forze israeliane hanno arrestato, bendato e ammanettato, per circa un’ora, un uomo di 80 anni. Poco dopo il ritiro delle forze israeliane, poiché l’uomo non manifestava alcun movimento, è stato portato in ospedale dove è stato dichiarato morto. Le autorità israeliane hanno annunciato un’indagine. Il 17 gennaio, un attivista palestinese di 65 anni è morto per le ferite riportate il 5 gennaio; in quella circostanza, l’uomo era intervenuto nel corso di una operazione di confisca, da parte della polizia israeliana, di un’auto senza licenza nella Comunità di Umm al Kheir (Ebron), ed era stato investito da un carro attrezzi che non si era fermato. Secondo i media israeliani, in quel caso, l’autista del camion era stato colpito e ferito alla testa da pietre lanciate da palestinesi. Il 24 gennaio, nel campo profughi di Qalandiya (Gerusalemme), le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni su palestinesi che lanciavano pietre contro di loro; sei palestinesi sono stati feriti da proiettili di gomma. Molteplici candelotti lacrimogeni sono caduti vicino a un Centro sanitario dell’UNRWA, dove un paziente di 57 anni ha inalato gas lacrimogeni all’interno dell’ambulanza che lo trasferiva in ospedale; l’uomo è morto alcune ore dopo. In una dichiarazione rilasciata il 26 gennaio, l’UNRWA ha invitato le autorità israeliane a indagare sull’episodio, riferendo che il personale sanitario aveva fatto appello alle autorità israeliane per fermare gli spari e consentire ai pazienti di uscire in sicurezza dalla struttura.

In Cisgiordania 135 palestinesi, inclusi 22 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane in scontri [seguono dettagli]. Il numero maggiore di feriti, 46 persone, tra cui almeno sei minori, sono stati registrati in tre episodi accaduti a Burqa e Beita (entrambi a Nablus), dove coloni israeliani avevano fatto irruzione ed avevano attaccato le Comunità, con conseguente scambio di lanci di pietre con palestinesi; le forze israeliane sono intervenute sparando lacrimogeni e proiettili di gomma. Altri 16 feriti sono stati registrati nella città di Nablus, durante scontri tra residenti palestinesi e forze israeliane, in seguito all’ingresso di un gruppo di israeliani in visita a un sito religioso. Palestinesi sono stati feriti anche durante le proteste contro gli insediamenti vicino a Beita (28) e Kafr Qaddum (23) nei governatorati di Nablus e Qalqiliya; undici sono rimasti feriti vicino al checkpoint di Beit El a Ramallah, durante manifestazioni di protesta contro l’arresto, da parte delle forze israeliane, di quattro studenti universitari dell’Università di Birzeit. Un uomo è stato aggredito fisicamente e ferito dalle forze israeliane durante una demolizione a Hebron (vedi sotto), e altri tre durante un’operazione di ricerca-arresto a Betlemme. Complessivamente, due palestinesi sono stati feriti da proiettili veri, 24 da proiettili di gomma e la maggior parte degli altri ha necessitato di cure per aver inalato gas lacrimogeni.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato 88 operazioni di ricerca-arresto, arrestando 148 palestinesi. La maggior parte delle operazioni si è svolta nei governatorati di Gerusalemme ed Hebron. In un episodio separato, il 18 gennaio, le forze israeliane hanno fatto irruzione in una scuola del villaggio di Deir Nidham (Ramallah) ed hanno aggredito fisicamente e arrestato due studenti di 17 anni per aver lanciato pietre, a quanto riferito. Secondo il preside, durante il confronto fisico tra personale scolastico, studenti e forze israeliane, queste ultime hanno danneggiato finestre, sedie e banchi della scuola. Le lezioni per gli oltre 210 studenti sono state sospese per il resto della giornata.

Le forze israeliane hanno continuato a bloccare con cumuli di terra gli ingressi principali dei villaggi di Sabastiya, Burqa e Al Mas’udiya (tutti in Nablus), nelle vicinanze dei quali, il 16 dicembre, un colono israeliano era stato ucciso con arma da fuoco; queste misure hanno costretto circa 8.000 palestinesi a dover effettuare lunghe deviazioni, rendendo difficoltoso il loro accesso ai mezzi di sussistenza e ai servizi. Inoltre, a intermittenza, le forze israeliane hanno continuato a presidiare l’insediamento israeliano di Shavei Shomron, controllando i veicoli palestinesi e provocando lunghi ritardi. Le forze israeliane hanno anche spianato terreni e collocato cumuli di terra sulle strade agricole di Deir al Ghusun (Tulkarm) e sul monte Sabih (Nablus), impedendo ai palestinesi l’accesso ai terreni agricoli.

Nelle prime ore del mattino del 19 gennaio, nella zona di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno sfrattato con la forza una famiglia allargata composta da 12 persone, tra cui due minori, ed hanno poi demolito la loro casa. L’operazione era iniziata il 17 gennaio, quando le forze israeliane avevano demolito le strutture commerciali del complesso, ma non avevano sfrattato le persone. Secondo il Comune di Gerusalemme, il terreno è stato destinato alla costruzione di una scuola per bambini con disabilità. Durante l’operazione sono state arrestate circa 20 persone, tra membri della famiglia ed attivisti. Stati Membri hanno espresso preoccupazione al Consiglio di Sicurezza ONU in merito alle misure fisiche utilizzate dalle forze israeliane durante l’operazione. Ancora a Sheikh Jarrah, alla fine di gennaio o all’inizio di febbraio 2022, un’altra famiglia [palestinese] sarà probabilmente sfrattata in modo forzoso, a seguito di una causa legale intentata da coloni.

Le autorità israeliane, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, hanno demolito o costretto i proprietari a demolire 20 strutture di proprietà palestinese. Di conseguenza, 39 persone sono state sfollate, inclusi 19 minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 38 [seguono dettagli]. Quindici delle strutture erano in Area C e cinque a Gerusalemme Est. A Khirbet Al Fakheit (Hebron), in un’area designata dalle autorità israeliane come “zona di tiro”, sono state demolite otto strutture, tra cui abitazioni, ricoveri per animali e una cisterna d’acqua; cinque di esse erano state fornite come assistenza umanitaria.

In Cisgiordania, in tre episodi, coloni israeliani hanno ferito tre palestinesi, e in 14 casi, persone note come coloni israeliani o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi [seguono dettagli]. Il 24 gennaio, nella città di Huwwara (Nablus), durante un raid, coloni hanno ferito un palestinese ed hanno fracassato i vetri di almeno cinque auto e di almeno due negozi. Il 21 gennaio, in un terreno agricolo vicino al villaggio di Burin (Nablus), coloni hanno aggredito e ferito fisicamente cinque attivisti israeliani per i diritti umani, hanno appiccato il fuoco a uno dei loro veicoli e ne hanno danneggiato un altro. A Deir Sharaf e Qaryut (Nablus), Yassuf (Salfit), Massafer Yatta (Hebron) e Mazra’a al Qibiliya (Ramallah) sono stati sradicati o vandalizzati almeno 550 alberi e alberelli di proprietà palestinese.

In Cisgiordania, in 18 episodi, persone conosciute come palestinesi, o ritenuti tali, hanno lanciato pietre o bottiglie molotov contro veicoli israeliani, ferendo due israeliani e provocando danni ai veicoli. Inoltre, il 15 gennaio, nel sud di Hebron, in un insediamento “avamposto” [illegale, cioè, anche per Israele] una sinagoga è stata data alle fiamme da palestinesi, a quanto riferito.

Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 25 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, presumibilmente per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso [loro imposte]; non sono stati segnalati feriti. In tre occasioni, le forze israeliane [sono entrate all’interno della Striscia ed] hanno spianato terreni adiacenti alla recinzione.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 21 dicembre 2021- 10 gennaio 2022

Secondo quanto riferito, in tre episodi separati, avvenuti in Cisgiordania, tre palestinesi hanno tentato di pugnalare o speronare con l’auto o aprire il fuoco contro forze israeliane o coloni; i tre sono stati colpiti ed uccisi dalle forze israeliane

[seguono dettagli]. Il 21 dicembre, secondo fonti ufficiali israeliane, un palestinese di 22 anni ha cercato di investire soldati israeliani in servizio al checkpoint di Mevo Dotan, ad ovest di Jenin. I soldati hanno aperto il fuoco contro l’auto, che si è schiantata contro un veicolo militare, provocando l’incendio di entrambi. Secondo fonti israeliane, il 31 dicembre, ad un incrocio vicino all’insediamento israeliano di Ariel (Salfit), un palestinese di 32 anni ha cercato di accoltellare soldati e coloni israeliani, prima di essere ucciso a colpi di arma da fuoco. Fonti palestinesi contestano l’accusa di tentato accoltellamento di israeliani. Il 22 dicembre, vicino al campo profughi di Al ‘Amari (Ramallah), un palestinese di 26 anni è stato ucciso dalle forze israeliane. Secondo il ministero della Salute palestinese, l’uomo è stato colpito alla schiena con arma da fuoco, all’interno della propria auto, durante scontri scoppiati all’ingresso del Campo. Media israeliani riferiscono che le forze israeliane hanno colpito l’uomo mentre inseguivano un veicolo palestinese dal quale, nei pressi dell’insediamento di Psagot (Ramallah), avevano sparato contro di loro. Nessun israeliano è rimasto ferito in questi episodi.

In Cisgiordania, durante operazioni di ricerca-arresto, un altro palestinese è stato ucciso e altri sei sono stati feriti dalle forze israeliane [seguono dettagli]. Il 6 gennaio, le forze israeliane hanno condotto una di tali operazioni nel Campo profughi di Balata (Nablus), dove hanno avuto uno scambio a fuoco con palestinesi armati: un palestinese di 21 anni è rimasto ucciso. Altri sei palestinesi sono stati feriti durante tre operazioni di ricerca-arresto condotte a Gerusalemme, Hebron e Ramallah. In totale, le forze israeliane hanno effettuato 88 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 109 palestinesi. Il maggior numero di operazioni è stato registrato nel governatorato di Hebron (32), seguito da Betlemme (28) e Gerusalemme (15).

Nei pressi dei villaggi di Sinjil e Beit Sira (Ramallah), una donna palestinese di 63 anni e un uomo di 25 sono morti dopo essere stati investiti da veicoli di coloni israeliani, rispettivamente il 24 dicembre e il 5 gennaio 2021. Secondo quanto riferito, entrambi i conducenti israeliani si sono consegnati alla polizia israeliana, che ha avviato accertamenti. Il 5 gennaio, a Umm al Kheir (Hebron), un anziano palestinese è stato gravemente ferito dopo essere stato investito da un camion della polizia israeliana che stava sequestrando veicoli non immatricolati; secondo fonti israeliane, nel momento in cui l’uomo è stato investito, venivano lanciate pietre contro il camion.

In Cisgiordania, complessivamente, 693 palestinesi, inclusi 177 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane [seguono dettagli]. La maggior parte dei ferimenti si sono avuti in cinque episodi accaduti a Burqa, Sabastiya e Deir Sharaf (Nablus), dove 490 persone, tra cui 124 minori, sono rimaste ferite dalle forze israeliane, in seguito a scontri, con lancio di pietre, tra residenti palestinesi e coloni israeliani; questi ultimi avevano fatto irruzione e attaccato le Comunità palestinesi (vedi sotto). Il 25 dicembre, 26 palestinesi hanno avuto bisogno di cure mediche per aver inalato gas lacrimogeni sparati dalle forze israeliane nel corso di scontri tra coloni e palestinesi durante una manifestazione organizzata da coloni israeliani; questi si erano radunati all’ingresso di Sabastiya (Nablus), e lanciavano pietre contro veicoli palestinesi. Altri 181 palestinesi sono rimasti feriti durante le proteste contro gli insediamenti vicino a Beita (126) e Beit Dajan (55) nel governatorato di Nablus, e uno a Dura (Hebron), durante le manifestazioni di solidarietà con i prigionieri palestinesi in sciopero della fame nelle carceri israeliane. A Hebron, durante una demolizione (vedi sotto), tre donne sono state aggredite fisicamente e ferite dalle forze israeliane. Il 29 dicembre 2021, a Tuqu’ (Betlemme), le forze israeliane hanno aggredito e ferito fisicamente un insegnante che cercava di impedire il loro ingresso in una scuola superiore; il 10 gennaio, nella Università di Birzeit (Ramallah), uno studente è stato colpito con arma da fuoco ed arrestato insieme ad altri tre studenti. Complessivamente, 28 palestinesi sono stati feriti da proiettili veri, 107 da proiettili di gomma e la maggior parte dei rimanenti ha necessitato di cure mediche per aver inalato gas lacrimogeni.

Nella Striscia di Gaza, il 29 dicembre, il membro di un gruppo armato palestinese ha sparato e ferito un israeliano che lavorava sul lato israeliano della recinzione perimetrale; conseguentemente le forze israeliane hanno sparato proiettili di carro armato contro Gaza, ferendo quattro contadini palestinesi, tra cui un minore. In un caso, gruppi armati palestinesi hanno lanciato razzi contro Israele e le forze israeliane hanno effettuato attacchi aerei prendendo di mira, a quanto riferito, postazioni di gruppi armati e campi aperti.

Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 66 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, apparentemente per far rispettare le restrizioni di accesso [imposte ai palestinesi]. Non sono stati segnalati feriti. Per due volte, bulldozer militari israeliani, entrati all’interno di Gaza, hanno spianato terreni prossimi alla recinzione perimetrale

In Cisgiordania, nel corso di due episodi, coloni israeliani hanno ferito tre palestinesi e, in 25 altri episodi, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi [seguono dettagli]. A Susiya (Hebron), due contadini palestinesi, al lavoro sulle proprie terre, sono stati colpiti con pietre da coloni israeliani. Ad Azmut (Nablus), un palestinese è stato aggredito fisicamente, spruzzato con peperoncino, ferito e ammanettato per due ore da coloni israeliani, prima di essere liberato dalle forze israeliane e portato in ospedale. Più di 550 alberi sono stati vandalizzati in otto episodi accaduti nei governatorati di Hebron, Nablus e Salfit; inclusi due casi nel sud di Hebron, in aree designate dalle autorità israeliane come “zone di tiro”. A Qalqiliya, Nablus, Salfit e nell’area H2 della città di Hebron, almeno sei veicoli di proprietà palestinese sono stati danneggiati in quattro casi di lancio di pietre. A Qaryut e Bizzariya (entrambi a Nablus) ed a Hebron, in tre episodi, un impianto idrico, un negozio e un muro in pietra sono stati vandalizzati ad opera di coloni israeliani che avevano fatto irruzione nelle Comunità. Nella zona H2 di Hebron, coloni hanno lanciato pietre contro una casa palestinese, danneggiando finestre e mobili.

Nei governatorati di Gerusalemme, Nablus e Gerico, persone conosciute, o ritenute, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo undici coloni. In Cisgiordania, secondo fonti israeliane, il lancio di pietre ha danneggiato circa 50 auto israeliane.

Dopo la sparatoria in cui, il 16 dicembre 2021, venne ucciso un colono israeliano e altri due rimasero feriti [vedi Rapporto precedente], sono stati segnalati lunghi ritardi ai posti di blocco e le forze israeliane hanno imposto nuove chiusure agli ingressi di tre villaggi vicini al luogo della sparatoria (nel governatorato di Nablus), perturbando l’accesso ai servizi ed ai mezzi di sussistenza. Le forze israeliane hanno continuato a presidiare, ad intermittenza, un posto di blocco vicino all’insediamento israeliano di Shavei Shomron, controllando e perquisendo i veicoli palestinesi, causando così lunghi ritardi. Il 6 e 8 gennaio, le forze israeliane hanno collocato cumuli di terra per sbarrare sei strade che collegano i villaggi di Sabastiya ed Al Mas’udiya (Nablus) con la Strada 60.

Adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, sequestrato o costretto i proprietari a demolire 63 strutture di proprietà palestinese. Di conseguenza, 62 persone sono state sfollate, inclusi 35 minori, e i mezzi di sussistenza di altre 216 sono stati danneggiati [seguono dettagli]. In Area C sono state demolite 44 strutture; 19 di queste, inclusi sette rifugi abitativi, erano state fornite come assistenza umanitaria in risposta a precedenti demolizioni. Nella valle del Giordano settentrionale, nella Comunità di pastori di Ibziq (Tubas), situata all’interno di una “zona di tiro” e di una “riserva naturale” [così dichiarate da Israele], tre famiglie composte da 16 persone, tra cui cinque minori, sono state sfollate per due volte. Diciannove delle strutture demolite si trovavano a Gerusalemme Est, di cui quattro erano case demolite dai proprietari palestinesi per evitare tasse municipali e possibili danni ad altre strutture ed effetti personali.

Tra il 27 dicembre e il 2 gennaio, nell’area di Ibziq, nella Valle del Giordano, per consentire esercitazioni militari israeliane, almeno sei famiglie palestinesi sono state costrette a evacuare le loro case, per la maggior parte della giornata. La costrizione ha riguardato 38 persone, di cui 17 minori. Dopo questi episodi, l’Alta Corte di Giustizia di Israele avrebbe emesso una ingiunzione per fermare le demolizioni e le esercitazioni militari nell’area in cui vivono queste famiglie. Inoltre, il 22 dicembre, nella valle del Giordano settentrionale, le forze israeliane hanno condotto esercitazioni militari in un’area (designata [da Israele] come “zona di tiro”), circostante le Comunità pastorali di Al Farisiya, Ein al Hilwa e Hammamat al Maleh, interrompendo i mezzi di sussistenza e l’accesso ai servizi.

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nota 1:

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Rapporto OCHA del periodo 7 – 20 dicembre 2021

Il 16 dicembre, nei pressi dell’insediamento di Homesh (Jenin), un colono israeliano di 25 anni è stato ucciso a colpi di arma da fuoco e altri due sono rimasti feriti ad opera di palestinesi che avevano teso loro un’imboscata.

Successivamente, coloni israeliani hanno bloccato strade, aggredito palestinesi e danneggiato abitazioni ed altre proprietà (vedi sotto). Il 19 dicembre, forze israeliane sono entrate nel villaggio di Silat al Harthiyah (Jenin) e hanno arrestato sei palestinesi sospettati di essere coinvolti nell’imboscata. Inoltre, le forze israeliane hanno preso le misure delle case di famiglia di quattro fra i sospettati: [poiché tale procedura viene di solito effettuata prima delle “demolizioni punitive”] gli abitanti di tali case (decine di persone) sono pertanto da considerare a rischio di sfollamento.

In Cisgiordania, in due distinti episodi, due palestinesi sono stati uccisi da forze israeliane: uno nel corso di manifestazioni in cui i dimostranti palestinesi avrebbero lanciato pietre contro forze israeliane e l’altro nel contesto di un’operazione di ricerca-arresto [seguono dettagli]. Il 10 dicembre, nel villaggio di Beita (Nablus), durante le perduranti proteste palestinesi contro gli insediamenti colonici, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, uccidendo un 31enne palestinese. Dall’inizio di maggio 2021, quando ebbero inizio le periodiche proteste, a Beita e Beit Dajan, sono stati uccisi nove palestinesi e oltre 5.700 sono stati feriti: 218 con proiettili veri, 1.083 con proiettili di gomma, altri 4.341 hanno avuto bisogno di cure mediche per aver inalato gas lacrimogeni. Il 13 dicembre, a Nablus, nel corso di un’operazione di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi armati; un palestinese di 31 anni è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti in circostanze non chiare.

In Cisgiordania, durante il periodo in esame, nel corso di proteste e in scontri seguiti a operazioni di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno ferito 348 palestinesi, tra cui 109 minori [seguono dettagli]. La maggior parte dei feriti è stata segnalata in tre distinti episodi accaduti a Burqa e Beita, dove 204 persone, tra cui 80 minori, sono rimaste ferite dalle forze israeliane durante scontri seguiti all’ingresso di coloni israeliani nei villaggi palestinesi. Altri 133 sono rimasti feriti nel governatorato di Nablus, vicino a Beita (114) e Beit Dajan (19), durante proteste contro gli insediamenti colonici. Altri sette palestinesi sono rimasti feriti durante tre operazioni di ricerca-arresto condotte a Nablus, Ramallah e Hebron. Nel complesso, 44 palestinesi sono stati feriti da proiettili di gomma, otto sono stati aggrediti fisicamente e 296 sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni necessitante cure mediche.

Due coloni israeliani sono stati feriti da palestinesi: uno a Gerusalemme Est e l’altro nella Zona H2 della città di Hebron [seguono dettagli]. Il 18 dicembre, a Hebron, un colono israeliano di Kiryat Arba è stato accoltellato e ferito, secondo quanto riferito, da una donna palestinese di 65 anni. Il 10 dicembre, una colona israeliana è stata accoltellata e ferita nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme Est; è stata accusata dell’accoltellamento, e arrestata, una ragazza palestinese dello stesso quartiere, la cui famiglia rischia lo sgombero forzato. Successivamente, a Sheikh Jarrah, per un solo giorno, le forze israeliane hanno re-imposto le restrizioni di movimento, bloccandone l’accesso (fatta eccezione per i palestinesi residenti) ed hanno smantellato una tenda che era stata collocata in solidarietà con le famiglie a rischio sfratto. Coloni israeliani hanno danneggiato case e automobili palestinesi (vedi sotto). Il 19 dicembre, vicino alla Città Vecchia di Gerusalemme, la polizia israeliana ha arrestato un palestinese sospettato di aver tentato di accoltellare un israeliano.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato 112 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 197 palestinesi. Il maggior numero di operazioni è stato registrato nel governatorato di Hebron (27), seguito da Ramallah (22) e Gerusalemme (17).

A causa della mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, sequestrato o costretto i proprietari a demolire un totale di 15 strutture palestinesi. Di conseguenza, 64 persone sono state sfollate, tra cui 30 minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di circa altre 52 [seguono dettagli]. Otto delle 15 strutture (una struttura abitativa e sette strutture di sussistenza) erano in Area C, in quattro Comunità di Gerusalemme, Hebron, Betlemme e Nablus. Le altre sette strutture, comprese cinque case demolite dai proprietari per evitare di pagare le multe, si trovavano in Gerusalemme Est.

A Gerusalemme Est, nell’area di Um Haroun del quartiere di Sheikh Jarrah, una famiglia di rifugiati palestinesi di 11 persone, tra cui quattro minori, è a forte rischio di sgombero forzato dalla propria casa. Ciò fa seguito all’emissione di un ordine di sfratto del 7 dicembre. La famiglia dichiara di abitare la casa dal 1951, e di averla avuta in affitto inizialmente dal “Custode Giordano delle Proprietà del Nemico” [ente istituito durante la guerra arabo-israeliana del 1948 per gestire le proprietà sottratte agli ebrei in Cisgiordania] con un contratto di “locazione tutelata”. A Gerusalemme Est, un totale di 218 famiglie palestinesi, composte da 970 persone, tra cui 424 minori, stanno affrontando casi di sgombero forzato, avviati soprattutto da organizzazioni di coloni. Il 15 dicembre, coloni israeliani hanno recintato il terreno antistante la casa. Il 17 dicembre sono stati segnalati scontri tra residenti palestinesi e coloni israeliani. Le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni e granate assordanti ed hanno aggredito fisicamente residenti, attivisti e giornalisti. Almeno un giornalista e un poliziotto di frontiera israeliano sono rimasti feriti e tre palestinesi sono stati arrestati.

In Cisgiordania, in due casi, coloni israeliani hanno ferito tre palestinesi e, in 20 casi, persone note come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi [seguono dettagli]. Nei villaggi di Burqa e Qaryut (Nablus), in cinque episodi verificatisi in due giorni consecutivi, due anziani palestinesi sono rimasti feriti e almeno 20 case di proprietà palestinese e sei auto e altre proprietà sono state vandalizzate. Nella Città Vecchia di Gerusalemme un altro palestinese è stato aggredito fisicamente da israeliani e spruzzato in faccia con spray al peperoncino. Circa 400 alberi sono stati vandalizzati a Deir Istiya (Salfit), Kafr Ni’ma (Ramallah), Deir Sharaf (Nablus) e Khallet Athaba’, e nel governatorato di Hebron. A Gerusalemme Est, in seguito all’accoltellamento in Sheikh Jarrah descritto sopra, in sette episodi di lancio di pietre, sono stati danneggiati almeno otto veicoli palestinesi, e altre dieci auto sono state vandalizzate. A Nablus e Hebron sono state vandalizzate strutture agricole. Nella zona H2 di Hebron, un colono israeliano ha lanciato pietre, danneggiando una casa palestinese.

Nei governatorati di Gerusalemme, Nablus e Gerico, persone note come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo 11 coloni. Secondo fonti israeliane, in Cisgiordania, il lancio di pietre ha danneggiato 33 auto israeliane.

Vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa di Gaza, in almeno 36 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento [verso palestinesi], apparentemente per far rispettare le restrizioni di accesso [a loro imposte]; non sono stati segnalati feriti. Due pescatori palestinesi sono stati arrestati e una barca è stata confiscata dalle forze israeliane. All’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale, bulldozer militari israeliani hanno condotto due operazioni di spianatura del terreno. In due casi, le forze israeliane hanno arrestato quattro palestinesi di Gaza mentre, secondo quanto riferito, stavano cercando di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale.

Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 21 dicembre, nei pressi dell’insediamento di Mevo Dotan, un palestinese avrebbe tentato di speronare con il suo veicolo forze israeliane: è stato colpito con arma da fuoco ed ucciso.

Il 22 dicembre, vicino al Campo profughi di Al Am’ari, un palestinese è stato ucciso a colpi di arma da fuoco: avrebbe aperto il fuoco contro forze israeliane.

Il 24 dicembre, vicino al villaggio di Sinjil (Ramallah), una donna palestinese è stata investita da un’auto guidata da un colono israeliano ed è morta per le ferite riportate. Secondo i media israeliani, l’autista si è consegnato alla polizia israeliana che ha avviato un’indagine sull’accaduto.




Rapporto OCHA del periodo 16 novembre – 6 dicembre 2021

Durante il periodo in esame, in quattro attacchi perpetrati da palestinesi, un civile israeliano è stato ucciso, mentre altri due civili e cinque membri delle forze di sicurezza israeliane sono rimasti feriti [seguono dettagli]. I quattro aggressori palestinesi, di cui due minorenni, sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane.

Gli episodi includono un’aggressione con arma da fuoco, due aggressioni con coltello nella Città Vecchia di Gerusalemme ed uno speronamento con auto a Tulkarm. ll 17 novembre, nella Città Vecchia di Gerusalemme, un ragazzo palestinese di 16 anni di Al ‘Isawiya (Gerusalemme Est) ha accoltellato e ferito due agenti della polizia di frontiera israeliana ed è stato ucciso dalla polizia israeliana. Il 21 novembre, un palestinese del Campo profughi di Shu’fat (Gerusalemme est) ha sparato uccidendo un civile israeliano e, a quanto riferito, ferendone un altro e ferendo due agenti della polizia di frontiera israeliana. È stato ucciso sul posto dalle forze israeliane. Inoltre, il 4 dicembre, fuori dalla Città Vecchia di Gerusalemme, vicino alla Porta di Damasco, un palestinese di 25 anni di Salfit ha accoltellato e ferito un civile israeliano ed ha cercato di accoltellare un poliziotto di frontiera israeliano. Le forze israeliane hanno sparato e ucciso il palestinese sul posto. Per quanto riguarda tali uccisioni sul posto, l’Ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissario per i Diritti Umani (OHCHR) ha sollevato preoccupazioni di possibili esecuzioni extragiudiziali. Secondo le autorità israeliane, gli agenti hanno agito in linea con il protocollo di sicurezza stabilito e hanno adottato le misure appropriate per limitare ulteriori perdite di vite umane. Il 6 dicembre, al checkpoint di Kafriat (Tulkarm), un altro sedicenne palestinese si è lanciato, in auto, contro una cabina di sicurezza, ferendo una guardia di sicurezza israeliana. Le altre guardie hanno sparato e ucciso l’aggressore. I corpi dei quattro palestinesi sono stati trattenuti dalle autorità israeliane.

A seguito degli attacchi di cui sopra, in tre diverse occasioni, le forze israeliane hanno chiuso per diverse ore sia i cancelli che conducono alla Moschea di Al Aqsa, sia le strade che conducono alla Città Vecchia di Gerusalemme, impedendo ai residenti di raggiungere le loro case. Le forze israeliane hanno anche effettuato molteplici operazioni di ricerca-arresto nel Campo profughi di Shu’fat e Al ‘Isawiya, dove vivevano due degli autori, arrestando diversi parenti. In entrambe le località sono seguiti scontri tra residenti palestinesi e forze israeliane, con almeno quattro palestinesi feriti. Coloni e altri israeliani sono scesi nelle strade della Città Vecchia di Gerusalemme e nei principali incroci stradali della Cisgiordania per protestare contro gli attacchi: alcuni di essi hanno lanciato pietre contro auto e case palestinesi e provocato danni alle proprietà.

A Tammun (Tubas), in scontri scoppiati durante un’operazione di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno sparato ed ucciso un palestinese 26enne e ne hanno ferito un altro. Inoltre, in Cisgiordania, gli scontri con le forze israeliane hanno provocato il ferimento di 441 palestinesi, tra cui 97 minori [seguono dettagli]. La maggior parte dei ferimenti è stata segnalata durante scontri legati alle manifestazioni settimanali tenute contro le attività di insediamento nei pressi di Beita (319) e Beit Dajan (51), entrambe nel governatorato di Nablus. Altri 26 feriti sono stati segnalati in scontri scoppiati con le forze israeliane conseguenti all’ingresso di israeliani in un luogo religioso della città di Nablus; 11 durante cinque operazioni di ricerca-arresto a Tubas, Gerusalemme e Ramallah; 28 in sette episodi verificatisi nell’area H2 della città di Hebron e a Nablus (vedi sotto). I rimanenti ferimenti sono stati registrati in tre diversi episodi accaduti nel Governatorato di Hebron e nella Città Vecchia di Gerusalemme (vicino alla Porta di Damasco), dove i palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma. Tra i feriti: 3 sono stati colpiti da proiettili veri, 59 da proiettili di gomma, 364 sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni e i restanti 15 sono stati aggrediti fisicamente o colpiti da bombolette di gas lacrimogeno.

I 28 palestinesi feriti citati sopra (18 dei quali alunni) hanno inalato gas lacrimogeni o sono stati aggrediti fisicamente e feriti da forze israeliane nel corso di 7 episodi che hanno coinvolto scuole di Al Lubban ash Sharqiya (Nablus) e dell’area H2 della città di Hebron [seguono dettagli]. In H2, secondo quanto riferito, studenti palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane e queste ultime hanno sparato candelotti lacrimogeni contro il vicino complesso scolastico; 15 ragazze sono state curate per inalazione di gas lacrimogeno e gli studenti di tre scuole vicine sono stati evacuati a causa dell’intensità del gas. In Al Lubban ash Sharqiya, in cinque episodi, le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni e bombe assordanti agli studenti, interrompendo le lezioni e costringendo gli studenti a lasciare la scuola: 13 palestinesi sono rimasti feriti, tra cui tre studenti, mentre altre 70 persone circa hanno inalato gas lacrimogeno, ma non hanno avuto bisogno di cure mediche. Questi episodi si sono verificati dopo che coloni israeliani si erano radunati vicino alla scuola per protestare di essere stati colpiti da pietre lanciate dai locali della scuola.

A Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana e al largo della costa, in almeno 35 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento [verso palestinesi], verosimilmente per far rispettare le restrizioni all’accesso. Non sono stati segnalati feriti. Sette pescatori palestinesi sono stati arrestati e due barche sono state confiscate dalle forze israeliane. Bulldozer militari israeliani hanno condotto cinque operazioni di spianatura del terreno all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale. Le autorità israeliane hanno arrestato due uomini al valico di Erez, compreso uno che accompagnava la moglie per cure mediche a Gerusalemme Est. Altre tre persone, tra cui un minore, sono state arrestate mentre, secondo quanto riferito, cercavano di entrare [illegalmente] in Israele attraverso la recinzione perimetrale.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato 100 operazioni di ricerca-arresto, arrestando 132 palestinesi. La maggior parte delle operazioni è stata svolta in Gerusalemme Est (33) e nel governatorato di Hebron (31), seguite da Betlemme (19) e Ramallah (14). Tra il 18 novembre e il 1° dicembre, le forze israeliane hanno chiuso rispettivamente gli ingressi principali di Mantiqat Shi’b al Butum (Hebron) e Deir Nidham (Ramallah), costringendo i residenti palestinesi a fare lunghe deviazioni e creando loro gravi difficoltà ad accedere ai servizi ed ai mezzi di sussistenza.

Il 30 novembre, nell’area di Ibziq della Valle del Giordano, almeno sei famiglie palestinesi sono state costrette, per otto giorni, ad evacuare le loro residenze per consentire gli addestramenti militari israeliani. Di conseguenza, 38 persone, tra cui 17 minori, sono state temporaneamente sfollate, senza che fossero fornite loro sistemazioni alternative.

In Cisgiordania, a causa della mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, sequestrato o costretto i proprietari a demolire, un totale di 62 strutture di proprietà palestinese, di cui undici donate come assistenza umanitaria [seguono dettagli]. In totale, 55 persone sono state sfollate, inclusi 18 minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 3.000 persone circa. Quarantaquattro delle strutture erano situate in Area C (tra esse le undici donate come assistenza umanitaria). Nella Comunità Mirkez di Massafer Yatta (Hebron), le autorità israeliane hanno demolito otto case, cisterne e strutture legate al sostentamento. Questa zona è designata come “zona di tiro” per l’addestramento militare e i suoi 1.300 residenti sono sottoposti ad un contesto coercitivo che li mette a rischio di trasferimento forzato. A Khirbet Atuf, situata nell’Area C del governatorato di Tubas, le autorità israeliane hanno smantellato e confiscato circa 1.800 metri di un acquedotto finanziato da donatori. Tredici delle strutture si trovavano a Gerusalemme Est: sei di esse sono state demolite dai proprietari palestinesi per evitare tasse comunali e possibili danni ad altre strutture [adiacenti] e ad oggetti personali. Altre cinque strutture sono state demolite a seguito di una sentenza della Corte Suprema Israeliana che fa riferimento a un ordine militare del 2011; tale ordine individua, sul “versante Gerusalemme” della Barriera, una zona cuscinetto di sicurezza, dove la costruzione è vietata. Tale zona interessa Sur Bahir in Area A e la Comunità di Al Khas (Betlemme) in Area B. Tre famiglie composte da nove persone, tra cui tre minori e una donna anziana, sono state sfollate.

Il 28 novembre, il Tribunale Distrettuale di Gerusalemme ha respinto il ricorso dei residenti contro 58 ordini di demolizione emessi dalle autorità israeliane contro decine di strutture di proprietà palestinese situate nell’area Wadi Yasul di Silwan (Gerusalemme Est), mettendo centinaia di persone a rischio imminente di sfollamento. Wadi Yasul ospita circa 700 palestinesi, ma è stato destinato dalle autorità israeliane a diventare “area verde”. Negli ultimi 15 anni sono stati sempre respinti gli sforzi dei residenti per cambiare in “residenziale” la destinazione dell’area.

In Cisgiordania, 25 attacchi di coloni hanno provocato quattro feriti palestinesi e danni alle proprietà [seguono dettagli]. Otto di questi episodi hanno visto il lancio di pietre contro veicoli e case palestinesi nelle aree di Ramallah, Nablus e Hebron, con conseguente ferimento di due palestinesi, uno dei quali minore, e danni ad almeno 13 veicoli palestinesi. A Sheikh Jarrah sono state forate le gomme di 13 auto di proprietà palestinese. Altri tre attacchi sono stati registrati a Shufa (Nablus), Khirbet Sarura e Ash Shyukh (entrambi a Hebron), comprendenti l’irruzione in case, il furto di attrezzi agricoli, il danneggiamento di tre serbatoi d’acqua e il taglio di parte di una conduttura dell’acqua. Nella Comunità di Ein al Hilwa, nella Valle del Giordano settentrionale (Tubas), coloni israeliani hanno attaccato pastori palestinesi e le loro mucche, uccidendo tre mucche. Nei pressi dei villaggi di Yanun e Jalud (entrambi in Nablus) e Khallet Athaba’ a Hebron sono stati danneggiati oltre 130 alberi e alberelli.

Nei governatorati di Gerusalemme, Nablus e Gerico palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo dieci coloni. Secondo fonti israeliane, in Cisgiordania il lancio di pietre ha danneggiato 35 auto israeliane. In un altro episodio accaduto il 1° dicembre, due israeliani, di cui uno colono, dopo essere entrati nel centro di Ramallah, sono stati attaccati e la loro auto è stata data alle fiamme da palestinesi; sono stati soccorsi dalle forze di sicurezza palestinesi.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

L’8 dicembre, nel quartiere di Sheikh Jarrah, in Gerusalemme Est, una colona israeliana è stata accoltellata e ferita. La presunta autrice, una ragazza palestinese, è stata arrestata.

Il 10 dicembre, nel contesto delle proteste settimanali contro l’attività di insediamento colonico a Beita (Nablus), le forze israeliane hanno ucciso un palestinese.

Il 13 dicembre, a Nablus, durante scontri seguiti ad un’operazione di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno ucciso un 30enne palestinese.




Rapporto OCHA del periodo 2 -15 novembre 2021

Il 5 novembre, nel villaggio di Deir al Hatab (Nablus), forze israeliane hanno ucciso un 15enne palestinese.

L’uccisione è avvenuta nel contesto di proteste durante le quali palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane che hanno sparato con armi da fuoco e lanciato lacrimogeni. A quanto riferito, l’esercito israeliano ha aperto un’indagine.

In Cisgiordania, complessivamente, le forze israeliane hanno ferito 190 palestinesi [seguono dettagli]. 135 sono rimasti feriti durante le proteste contro le attività di insediamento vicino a Beita (126) e Beit Dajan (9), nel governatorato di Nablus. Altri 47 palestinesi sono rimasti feriti negli scontri avvenuti nei pressi del checkpoint DCO [Ufficio di Coordinamento Distrettuale] (Ramallah). Un palestinese è stato ferito in At Tuwani (Hebron), durante un’operazione di ricerca-arresto; i rimanenti feriti sono dovuti a scontri scoppiati tra palestinesi e forze israeliane nei governatorati di Betlemme ed Hebron. Nel complesso, un palestinese è stato ferito da proiettili veri e 27 da proiettili di gomma, sette sono stati aggrediti fisicamente e i rimanenti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno. Oltre a quelli feriti direttamente dalle forze israeliane, a Beita, 11 palestinesi sarebbero stati feriti mentre scappavano dalle forze israeliane, o in circostanze che non è stato possibile verificare. Inoltre, nell’area di Betlemme, un uomo è stato ferito da un ordigno inesploso mentre raccoglieva rottami metallici in una zona dichiarata da Israele “area militare chiusa”.

In Cisgiordania forze israeliane hanno effettuato 65 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 92 palestinesi. Il maggior numero di operazioni è stato registrato in Hebron, seguito da Betlemme.

In almeno 4 occasioni, in Gaza, vicino alla recinzione perimetrale ed al largo della costa, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento [verso palestinesi], apparentemente per far rispettare le restrizioni di accesso [loro imposte]. Non sono stati segnalati feriti. Bulldozer militari israeliani, [entrati] all’interno della Striscia di Gaza, hanno spianato il terreno vicino alla recinzione perimetrale, ad est di Khan Younis. Durante tale operazione sono stati danneggiati 7.000 metri quadri di terreno coltivato ad ortaggi. In un altro caso, un uomo è stato arrestato mentre, secondo quanto riferito, cercava di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale.

Per mancanza di permessi edilizi israeliani, le autorità israeliane hanno demolito, sequestrato o costretto i proprietari palestinesi ad autodemolire 49 strutture, sfollando 38 persone e pregiudicando, in grado diverso, i mezzi di sussistenza o l’accesso ai servizi di quasi altre 400 persone [seguono dettagli]. Fra le strutture demolite in Area C c’è una moschea, otto strutture abitative e 23 strutture di sostentamento, distribuite in 16 Comunità. Otto strutture, comprese due abitazioni demolite dai proprietari, sono state demolite in Gerusalemme Est.

Coloni israeliani hanno ferito 20 palestinesi e cinque volontari israeliani; persone note come coloni israeliani (o ritenuti tali) hanno danneggiato o rubato il raccolto di dozzine di ulivi [seguono dettagli]. A Khallet Athaba’ (Hebron), palestinesi hanno lanciato pietre contro coloni israeliani che avevano eretto una tenda; alcuni fra questi ultimi hanno ferito cinque palestinesi, di cui tre con armi da fuoco. Nello stesso contesto, alcuni coloni hanno dato fuoco a una tenda ed a cinque veicoli palestinesi, tra cui due ambulanze. Altri undici palestinesi sono stati feriti, con pietre, da coloni che avevano fatto irruzione nei villaggi di Burin e Burqa (Nablus) e nel quartiere di Ras al Amud a Gerusalemme Est; in questa seconda località sono state vandalizzate anche diverse auto. In Hebron, nella zona di Saadet Tha’lah, tre pastori, tra cui due donne, sono stati aggrediti fisicamente. A Huwwara (Nablus), coloni hanno aggredito fisicamente e ferito un altro agricoltore che stava raccogliendo olive ed hanno ucciso tre vitelli. Inoltre, a Surif (Hebron), coloni hanno lanciato pietre e ferito cinque volontari israeliani che scortavano raccoglitori di olive palestinesi. A Burin e nell’area Ash Shuyukh di Hebron, coloni avrebbero vandalizzato circa 120 ulivi e rubato il raccolto di altre dozzine di ulivi. Secondo quanto riferito, in diversi episodi accaduti a Nablus ed Hebron, coloni hanno vandalizzato pozzi d’acqua e serbatoi mobili, telecamere di sorveglianza e una struttura abitativa. Nella zona H2 di Hebron, mentre coloni molestavano palestinesi, un colono è stato colpito e ferito da pietre lanciate da palestinesi.

Nel governatorato di Gerusalemme e nella Valle del Giordano, palestinesi, o persone ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo tre coloni. In Cisgiordania, secondo fonti israeliane, il lancio di pietre da parte di palestinesi ha danneggiato 30 auto israeliane.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 16 novembre, a Tubas, durante un’operazione di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno ucciso un palestinese di 26 anni.

Il 17 novembre, nella Città Vecchia di Gerusalemme, un ragazzo palestinese 16enne ha accoltellato due agenti di polizia israeliani ed è stato successivamente colpito a morte.




Rapporto OCHA del periodo 5 – 18 ottobre 2021

Secondo fonti israeliane, le forze israeliane hanno sparato uccidendo un 14enne palestinese e ferendo un altro ragazzo, poi arrestato: entrambi stavano lanciando bottiglie incendiarie contro veicoli israeliani.

L’episodio è avvenuto il 14 ottobre, nei pressi del checkpoint dei Tunnel che controlla l’accesso all’area di Gerusalemme per chi arriva dalla Cisgiordania meridionale. Sempre il 14 ottobre, nell’area di Qalandiya (Gerusalemme), ad un posto di blocco “volante”, un palestinese ha investito e ferito gravemente un agente della polizia di frontiera israeliana. Le forze israeliane gli hanno sparato ferendolo gravemente alla testa.

In Cisgiordania, complessivamente, le forze israeliane hanno ferito 159 palestinesi [seguono dettagli]. La maggior parte (115) è rimasta ferita durante le ininterrotte proteste contro le attività di insediamento vicino a Beita (90 feriti) e Beit Dajan (25 feriti) nel governatorato di Nablus. Altri otto palestinesi sono stati curati per aver inalato gas lacrimogeni sparati dalle forze israeliane che erano intervenute nel villaggio di Burin a Nablus, durante una incursione di coloni (vedi sotto). I restanti feriti sono stati registrati principalmente durante scontri in prossimità di checkpoint. Nel complesso, cinque palestinesi sono stati colpiti da proiettili veri e 25 da proiettili di gomma, 21 sono stati aggrediti fisicamente o colpiti da granate sonore; i rimanenti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni. Oltre a quelli feriti direttamente dalle forze israeliane, cinque palestinesi sarebbero rimasti feriti nel villaggio di Beita, mentre scappavano dalle forze israeliane, o in circostanze che non è stato possibile verificare.

Intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme, è stato registrato un incremento della violenza, con numerosi feriti o arrestati [seguono dettagli]. Il 10 ottobre, palestinesi hanno manifestato contro l’abbattimento di parti di un cimitero islamico vicino alla Città Vecchia; alcuni di loro hanno dato fuoco a un container appartenente alla municipalità di Gerusalemme. Le demolizioni erano iniziate lo scorso anno; erano state interrotte dopo un ricorso legale, ma sono riprese dopo una ordinanza del tribunale israeliano. Complessivamente, durante il periodo di riferimento [di questo rapporto], intorno alla Città Vecchia, 24 palestinesi sono stati colpiti da granate sonore o proiettili di gomma sparati dalle forze israeliane; tre israeliani (due coloni e un agente della polizia di frontiera) sono stati aggrediti fisicamente da palestinesi mentre 19 palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato 113 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato circa 150 palestinesi. Il governatorato più colpito è stato quello di Gerusalemme.

In almeno 23 occasioni, in Gaza, vicino alla recinzione perimetrale e al largo della costa, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento [verso palestinesi] apparentemente per far loro rispettare le restrizioni di accesso. Non sono stati segnalati feriti. All’interno di Gaza, nella zona di Rafah, in prossimità della recinzione perimetrale, bulldozer militari israeliani hanno effettuato la spianatura di terreno. Sempre nell’area di Rafah, forze israeliane hanno confiscato un peschereccio ancorato a sei miglia nautiche dalla costa di Gaza, ben all’interno dell’area di pesca attualmente consentita [ai palestinesi] dalle autorità israeliane, cioè 15 miglia al largo della costa meridionale di Gaza. Le forze israeliane hanno anche arrestato due palestinesi (uno è un ragazzo) che, secondo quanto riferito, tentavano di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale.

In Area C, per mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito o sequestrato 23 strutture di proprietà palestinese, sfollando quattro persone [seguono dettagli]. Gli sfollati vivevano nella Comunità di pastori di Az Za’ayyem (Gerusalemme). Dodici strutture, prevalentemente residenziali, sono state smantellate nella Comunità di pastori di Ras at Tin, a Ramallah, colpendo 50 persone. Si stima che siano circa 350 gli agricoltori e le rispettive famiglie della Comunità di Tayasir, nella Valle del Giordano, colpiti dalla demolizione di una strada agricola pavimentata. Le restanti demolizioni includono strutture di sussistenza ad Haris (Salfit) e Ma’in (Hebron).

Coloni israeliani hanno ferito sette palestinesi, mentre persone note come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato o rubato il raccolto di oltre 1.600 alberi, principalmente ulivi [seguono dettagli]. Quattro dei feriti sono stati colpiti con pietre da coloni israeliani che avevano fatto irruzione nel villaggio di Burin (Nablus), causando danni a case ed alberi. Nel villaggio di Yasuf, a Nablus, una donna è stata spruzzata con liquido al peperoncino da coloni che hanno anche lanciato pietre contro altri palestinesi che raccoglievano le olive. Gli altri due sono stati feriti a Hebron. Agricoltori palestinesi, testimoni oculari e proprietari di terreni (in alcuni casi avvalorati da rapporti del Ministero dell’Agricoltura) riferiscono che, dal 12 ottobre, inizio della raccolta annuale delle olive, nei villaggi intorno a Nablus, Hebron, Salfit e Ramallah, oltre 1.400 alberi, principalmente ulivi, sono stati vandalizzati o ne sono stati rubati i frutti. Molti di questi alberi erano stati piantati [su terreni di proprietà palestinese] in prossimità di insediamenti colonici israeliani. I restanti 200 alberi danneggiati sono stati segnalati da proprietari, poco prima dell’inizio della stagione. Coloni hanno anche vandalizzato diverse auto a Marda (Salfit) e Beit Iksa e nel quartiere di Silwan (entrambi a Gerusalemme).

Nel governatorato di Ramallah, persone note come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo un colono. In Cisgiordania, secondo fonti israeliane, il lancio di pietre ha danneggiato 22 auto israeliane.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina:https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 21 settembre- 4 ottobre

In Cisgiordania, in scontri a fuoco, le forze israeliane hanno ucciso sei palestinesi, compreso un ragazzo.

Tranne uno, i palestinesi uccisi in questi episodi avevano preso parte agli scontri [seguono dettagli]. Il 26 settembre, durante scontri a fuoco tra palestinesi e forze israeliane, tre palestinesi sono stati uccisi nel villaggio di Beit ‘Anan (Gerusalemme) e altri due (tra cui un sedicenne) nel villaggio di Birqin (Jenin). Gli scontri si sono verificati nel corso di operazioni di ricerca-arresto condotte dalle forze israeliane nei due villaggi. Sette palestinesi sono stati feriti a Beit ‘Anan e Birqin; secondo i report di alcuni media, in quest’ultimo villaggio due soldati israeliani sono stati feriti da “fuoco amico”. Sempre a Birqin, il 30 settembre, un palestinese è stato ucciso durante uno scontro a fuoco collegato ad un’altra operazione di ricerca-arresto.

In Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, le forze israeliane hanno ucciso altri tre palestinesi, tra cui una donna [seguono dettagli]. Il 24 settembre, nel villaggio di Beita (Nablus), un manifestante palestinese è stato ucciso durante le proteste in corso contro la creazione di un insediamento “avamposto” [non autorizzato da Israele]. Il 30 settembre, nella Città Vecchia di Gerusalemme, a uno dei cancelli che conducono al Complesso della Moschea di Al Aqsa / Monte del Tempio, le forze israeliane hanno colpito ed ucciso una trentenne palestinese, sostenendo che aveva tentato di accoltellare poliziotti israeliani; nell’episodio non sono stati segnalati feriti israeliani. Il 30 settembre, a Gaza, nella zona di Deir al Balah, un palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane mentre, secondo quanto riferito, stava cacciando uccelli vicino alla recinzione israeliana che circonda Gaza.

In Cisgiordania, complessivamente, le forze israeliane hanno ferito 328 palestinesi [seguono dettagli]. Del totale [328], 217 sono stati colpiti nel governatorato di Nablus, durante proteste contro le attività di insediamento colonico: nei pressi di Beita (117), di Beit Dajan (73), di Deir al Hatab (27). Altri 59 palestinesi e due soldati israeliani sono rimasti feriti quando civili israeliani, accompagnati dalle forze israeliane, sono entrati a Nablus per pregare sulla Tomba di Giuseppe; in questa circostanza i palestinesi hanno lanciato pietre ed esplosivi fatti in casa, mentre le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma. Altri venti palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane a Umm Fagarah (dettagli nel paragrafo seguente). Complessivamente, otto dei palestinesi feriti sono stati colpiti da proiettili veri, 47 sono stati colpiti da proiettili di gomma, tre sono stati aggrediti fisicamente o colpiti da bombolette di gas lacrimogeno; i rimanenti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni. Secondo quanto riferito, oltre a quelli feriti direttamente dalle forze israeliane, 15 palestinesi sono rimasti feriti mentre fuggivano (dalle forze israeliane) o in circostanze che non è stato possibile verificare.

A Umm Fagarah (Hebron), ventinove palestinesi, tra cui un bambino, sono stati feriti dalle forze israeliane o da coloni [seguono dettagli]. Il 28 settembre, nella suddetta Comunità palestinese, che si trova in un’area dichiarata da Israele “zona di tiro”, coloni israeliani hanno ferito nove palestinesi. Uno dei feriti, un bambino di tre anni, è stato colpito alla testa da una pietra mentre era a letto nella propria casa ed è stato portato in un ospedale israeliano. I restanti 20 palestinesi feriti sono stati curati per aver inalato gas lacrimogeni. Sempre coloni israeliani hanno ucciso cinque pecore ed hanno danneggiato dieci case, 14 veicoli e diversi pannelli solari e serbatoi d’acqua. Nel corso dei fatti descritti sopra, i palestinesi hanno lanciato pietre, mentre le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni ed hanno arrestato tre palestinesi che sono stati rilasciati la stessa notte. In relazione all’episodio, la polizia israeliana ha arrestato sei coloni, due dei quali ancora in detenzione.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato 70 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato circa 80 palestinesi. Ramallah è stato il governatorato più colpito.

In almeno 16 occasioni, vicino alla recinzione perimetrale e al largo della costa, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, apparentemente per far rispettare le restrizioni di accesso loro imposte. Non sono stati segnalati feriti, ma, secondo quanto riferito, quattro palestinesi sono stati arrestati dalle autorità israeliane mentre cercavano di infiltrarsi in Israele attraverso la recinzione perimetrale o dal mare. Bulldozer militari israeliani hanno condotto due operazioni di spianatura del terreno all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale, nelle aree di Beit Lahiya e Deir al Balah. Inoltre, a quanto riferito, al largo di Rafah le forze navali egiziane hanno aperto il fuoco contro barche da pesca palestinesi, ferendo un pescatore.

In Cisgiordania, durante il periodo di riferimento, non sono state segnalate demolizioni, ad eccezione di tre strutture demolite a Gerusalemme Est dagli stessi proprietari, al fine di evitare il pagamento di multe. Una di queste era un ampliamento di una residenza nel quartiere di Sur Bahir; in questo caso è stata sfollata una anziana.

Coloni israeliani hanno aggredito fisicamente e ferito otto palestinesi (oltre ai nove a Umm Fagarah, di cui sopra) e, persone note come coloni, o ritenuti tali, hanno danneggiato o rubato il raccolto di oltre 180 ulivi. Dettaglio degli otto feriti: quattro contadini al lavoro nei loro campi vicino ad As Seefer (Hebron); due pastori vicino alla Comunità di Arab ar Rashayida (Betlemme); un altro agricoltore a Ein Yabrud (Ramallah) e un attivista a Susiya (Hebron). Secondo testimoni oculari o proprietari dei terreni, coloni hanno vandalizzato circa 160 ulivi a Umm Fagarah (Hebron) e Burin (Nablus) ed hanno rubato olive da altri 26 alberi a Salfit. Nell’area H2 di Hebron sono stati registrate diverse aggressioni ad opera di coloni: irruzione in case, furto di attrezzi agricoli, di telecamere di sorveglianza e di pompe dell’acqua, oltre al furto di olive.

Nel governatorato di Gerusalemme, palestinesi, o persone ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo un colono. In Cisgiordania, secondo fonti israeliane, il lancio di pietre ha danneggiato 14 auto israeliane.

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Rapporto OCHA del periodo 7 – 20 settembre 2021

Un palestinese è stato ucciso ed altri due sono stati feriti nel corso di aggressioni o tentate aggressioni rivolte a membri di forze e civili israeliani

[seguono dettagli]. Il 10 settembre, nella Città Vecchia di Gerusalemme, un palestinese 50enne ha cercato di accoltellare un poliziotto ed è stato colpito dalle forze israeliane; il giorno stesso è morto per le ferite riportate. Il 13 settembre, a Gerusalemme Ovest, un 17enne palestinese ha accoltellato due civili israeliani; è stato poi colpito da un poliziotto israeliano e ricoverato in ospedale in condizioni critiche. Lo stesso giorno, all’incrocio di Gush Etzion (Betlemme), un altro palestinese di 27 anni ha cercato di accoltellare un soldato ed è stato ferito ed arrestato dalle forze israeliane.

In Cisgiordania complessivamente, le forze israeliane hanno ferito 568 palestinesi, inclusi 73 minori [seguono dettagli]. Di questi, 320 sono rimasti feriti durante le ininterrotte proteste contro le attività di insediamento [colonico] nel governatorato di Nablus; il totale [568] include i feriti vicino ai villaggi di Beita (290 persone) e Beit Dajan (30). Altri 183 palestinesi sono rimasti feriti nelle proteste tenute in solidarietà con i sei palestinesi fuggiti da una prigione israeliana il 6 settembre (tutti sono stati catturati). I restanti feriti sono stati registrati nel governatorato di Hebron, in episodi in cui i palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni, proiettili di gomma e proiettili veri. Nel complesso, sei dei palestinesi feriti sono stati colpiti da proiettili veri, 138 sono stati colpiti da proiettili di gomma, tre sono stati aggrediti fisicamente o colpiti da un candelotto di gas lacrimogeno; i rimanenti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno. Oltre alle 568 persone ferite direttamente dalle forze israeliane, 46 palestinesi sono rimasti feriti nelle città di Beita e Nablus, mentre fuggivano dalle forze israeliane o in circostanze che non è stato possibile verificare.

Dei suddetti feriti, oltre 55, fra studenti e insegnanti, sono stati raggiunti da gas lacrimogeni lanciati dalle forze israeliane in sei scuole [seguono dettagli]. Nella zona H2 della città di Hebron, secondo quanto riferito, studenti palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane e queste hanno sparato lacrimogeni dentro un vicino complesso scolastico; 6 studenti e 46 insegnanti sono stati curati per l’inalazione di gas lacrimogeni e tre edifici scolastici sono stati evacuati a causa dell’intensità del gas. In un altro caso di scontri, segnalati nella città di Anata (Gerusalemme), le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni anche nei cortili di una scuola: due ragazze e un’insegnante sono state portate in ospedale e per oltre 500 alunni le lezioni sono state sospese per il resto della giornata.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato 90 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 99 palestinesi. La maggior parte delle operazioni si è svolta nei governatorati di Hebron e Betlemme.

A Gaza, in quattro occasioni, gruppi armati palestinesi hanno lanciato razzi contro Israele; le forze israeliane hanno effettuato attacchi aerei, prendendo di mira le postazioni di gruppi armati e campi aperti. I razzi sono stati intercettati dall’esercito israeliano, ma quattro israeliani, tra cui un minore, sono rimasti feriti mentre correvano verso i rifugi. Gli attacchi aerei [su Gaza] hanno danneggiato una casa, un’azienda agricola e postazioni di gruppi armati.

In almeno 12 occasioni, vicino alla recinzione perimetrale e al largo della costa, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, apparentemente per far rispettare [ai palestinesi] le restrizioni di accesso loro imposte: non sono stati segnalati feriti. Bulldozer militari israeliani hanno condotto un’operazione di spianatura del terreno all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale, nell’area di Beit Lahiya.

Durante il periodo in esame, in Cisgiordania, non sono state segnalate demolizioni; ad eccezione di due strutture in Gerusalemme Est, che sono state demolite dagli stessi proprietari per evitare di pagare multe. Ad Hammamat al Maleh (Tubas), le forze israeliane hanno emesso un ordine di sospensione dei lavori per una scuola finanziata da donatori e frequentata da 50 alunni.

In Cisgiordania coloni israeliani hanno ferito un ragazzo palestinese; inoltre, persone note o ritenute coloni hanno vandalizzato alberi e danneggiato case e veicoli [seguono dettagli]. Il ragazzo, 16enne, è stato aggredito fisicamente nella zona H2 di Hebron. Sempre in H2, in episodi separati, coloni hanno abbattuto le recinzioni che circondavano una casa ed hanno rubato 12 viti appena piantate e una pompa dell’acqua. Secondo fonti locali, ad Ash Shuyukh (Hebron), Kisan (Betlemme) e Sinjil (Ramallah) sono stati vandalizzati circa 100 alberi e alberelli. Nel villaggio di Burin (Nablus) e nel quartiere di Silwan a Gerusalemme Est, coloni hanno lanciato pietre contro case e veicoli, causando danni. Ancora in area H2 di Hebron, coloni israeliani hanno lanciato pietre contro le case e, in un caso, hanno sparato a un palestinese; non sono stati segnalati feriti. Il 17 settembre, a Gerusalemme Ovest, civili israeliani hanno accoltellato un palestinese autista di autobus (non incluso nel conteggio sopra).

Nei governatorati di Gerusalemme e Betlemme, persone note o ritenute palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, ferendo due coloni. Secondo fonti israeliane, in Cisgiordania il lancio di pietre ha danneggiato 25 auto israeliane.

nota 1:

I Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati ogni due settimane in lingua inglese, araba ed ebraica; contengono informa-zioni, corredate di dati statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei civili nei territori palestinesi occupati.

sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians

L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano l’edizione inglese dei Rapporti.

nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]

sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti

a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.

nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 24 agosto – 6 settembre 2021

In Cisgiordania, le forze israeliane hanno sparato ed ucciso due palestinesi, uno era un ragazzo

[seguono dettagli]. Durante un’operazione notturna, condotta il 24 agosto nel Campo profughi di Balata (Nablus), forze israeliane hanno sparato uccidendo un ragazzo di 15 anni che, esse dicono, cercava di lanciare un oggetto contro i soldati. Fonti locali dicono che [il ragazzo] non fosse coinvolto nell’operazione, ma semplice spettatore. Il 2 settembre, vicino a un cancello della Barriera che conduce a Beit ‘Ur, nel villaggio di Tahta (Ramallah), un palestinese di 39 anni è stato ucciso mentre tornava dal lavoro in Israele. L’esercito israeliano ha affermato che i soldati hanno sparato a un individuo “sospetto” che aveva cercato di appiccare un incendio lungo l’autostrada, e che [l’esercito] ha aperto un’indagine sull’episodio. In Cisgiordania, dall’inizio dell’anno ad oggi, 57 palestinesi, tra cui 12 minori, sono stati uccisi dalle forze israeliane con armi da fuoco.

Nei pressi [ed all’interno] della recinzione perimetrale israeliana che circonda la Striscia di Gaza, le forze israeliane hanno sparato e ucciso un palestinese e ferito oltre 70 altri; altri due palestinesi sono morti, per ferite riportate in circostanze simili prima del periodo di riferimento [di questo Rapporto]. È morto anche un soldato israeliano che, il 21 agosto, era stato colpito da un cecchino palestinese. In più occasioni, a quanto riferito, i manifestanti palestinesi hanno fatto scoppiare esplosivi o fuochi d’artificio ed hanno lanciato pietre e altri oggetti verso la recinzione; le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili ricoperti di gomma e lacrimogeni.

In Cisgiordania, complessivamente, le forze israeliane hanno ferito 288 palestinesi [seguono dettagli]. La stragrande maggioranza (273) dei feriti accertati è da collegare alle reiterate proteste in corso contro le attività di insediamento [colonico] vicino al villaggio di Beita (Nablus). Altre quattro persone (due sono ragazzi) sono state ferite durante le operazioni di ricerca-arresto condotte nei governatorati di Jenin, Nablus e Betlemme; i rimanenti [dei 288] sono rimasti feriti in altri episodi. Dei feriti palestinesi, sei sono stati colpiti con proiettili veri, 44 con proiettili di gomma; i rimanenti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno o per aggressione fisica. Nella città di Abu Dis (Gerusalemme), un soldato israeliano è stato ferito durante un’operazione di ricerca-arresto. Oltre ai 288 palestinesi feriti direttamente dalle forze israeliane, 47 sono rimasti feriti a Beita, sia mentre scappavano dalle forze israeliane sia in circostanze che non è stato possibile verificare.

In Cisgiordania le forze israeliane hanno effettuato 118 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 134 palestinesi. La maggior parte delle operazioni sono state condotte nei governatorati di Gerusalemme ed Hebron. Il 1° settembre, le forze israeliane hanno fatto irruzione in una scuola del quartiere di Wadi Al Joz, a Gerusalemme Est, hanno arrestato il preside e un impiegato della scuola, ed hanno sequestrato computer e documenti.

Gruppi armati palestinesi hanno appiccato incendi in Israele lanciando palloni incendiari; le forze israeliane hanno effettuato attacchi aerei su Gaza, secondo quanto riferito, contro siti militari e campi aperti, causando lievi danni a tre case. In almeno 12 occasioni, vicino alla recinzione perimetrale e al largo della costa, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento, presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso [imposte ai palestinesi]: un pescatore è stato ferito.

In Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, a causa della mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, sequestrato o costretto i proprietari a demolire 31 strutture di proprietà palestinese [seguono dettagli]. Sono state sfollate 30 persone, tra cui 21 minori, e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 130 circa. Tutti gli sfollamenti sono stati registrati a Gerusalemme Est, a seguito della demolizione di cinque abitazioni, tre delle quali sono state demolite dagli stessi proprietari per evitare multe. Il 28 agosto, nella zona di Beit Hanina a Gerusalemme, un ragazzo palestinese di 17 anni che stava aiutando i suoi vicini a demolire la loro casa (come ordinato loro dalle autorità israeliane) è morto per la caduta di un muro di cemento. In Area C, la demolizione di 23 strutture, tra cui otto rifugi per animali a Khirbet Ar Rahwa (Hebron) e Ibziq (Tubas), ha interessato dieci Comunità. L’ultima di queste località si trova in un’area designata dalle autorità israeliane come “zona di tiro” utilizzata per l’addestramento militare.

Persone note o ritenute coloni israeliani hanno danneggiato proprietà palestinesi in molteplici episodi [seguono dettagli]. Fonti locali indicano che, complessivamente, almeno 650 alberi di proprietà palestinese sono stati vandalizzati ad At Taybe (Hebron) e Jamma’in (Nablus). Sempre a Hebron, nell’area H2 della città, sono stati danneggiati nove veicoli; a Khirbet Bir al Idd (Hebron) il conducente di una autocisterna per acqua è stato attaccato ed un serbatoio mobile d’acqua è stato danneggiato. In due episodi sono state vandalizzate condutture dell’acqua ed una serra; ad Al Lubban ash Sharqiya (Nablus) sono stati rubati attrezzi agricoli; a Silat adh Dhahr (Jenin), almeno due case e un veicolo sono stati danneggiati da pietre lanciate da coloni.

Persone note o ritenute palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani in transito nei governatorati di Hebron e Ramallah, ferendo due colone. Inoltre, secondo fonti israeliane, il lancio di pietre ha danneggiato 14 auto israeliane.

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Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)

Il 6 settembre, sei palestinesi sono evasi da una prigione israeliana. Dopo questo fatto, le autorità israeliane hanno arrestato alcuni parenti, hanno annullato le visite dei familiari ed hanno trasferito altri detenuti palestinesi in strutture diverse. In tutta la Cisgiordania, i palestinesi hanno manifestato in solidarietà con i prigionieri e le loro famiglie; ne sono seguiti scontri con le forze israeliane e alcuni feriti.

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