Rapporto sulla situazione di emergenza da COVID-19 (14-20 aprile 2020)

Punti salienti

  • Prima morte per COVID-19 registrata a Gerusalemme est.

  • I primi nuovi casi da COVID-19 segnalati a Gaza in quasi due settimane.

  • Il piano di risposta coordinato tra le agenzie per la crisi COVID-19 è attualmente in fase di revisione al fine di includere le necessità emergenti.

  • https://www.ochaopt.org/content/covid-19-emergency-situation-report-5

Riassunto della situazione

Si dà conferma che fino al 21 aprile un totale di 329 palestinesi ha contratto il COVID-19 nei TPO [Territori Palestinesi Occupati, ndtr.], esclusa Gerusalemme Est: 314 in Cisgiordania e 15 nella Striscia di Gaza. Due persone sono morte e 69 sono guarite. Secondo il Ministero della Salute palestinese (MoH) è stato esaminato un totale di 22.800 campioni.

La prima vittima a Gerusalemme est, una donna di 78 anni di Al Issawiya, è stata registrata il 18 aprile: secondo quanto riferito, ma non ancora confermato, una seconda donna è morta a causa del virus nell’ospedale di Hadassah nella notte del 20 aprile. Il MoH palestinese ha riferito che alla data del 20 aprile, a Gerusalemme est, 120 palestinesi risultavano positivi. Secondo l’OMS, la situazione riguardante il COVID-19 è gestita a Gerusalemme Est dalle autorità israeliane e i pazienti vengono trattati dalla East Jerusalem Hospital Network (EJHN) e dagli ospedali israeliani.

Il 20 aprile, a fine giornata, il primo ministro palestinese, il dott. Mohammad Shtayyeh, ha annunciato una serie di allentamenti dello stato di emergenza, che è in vigore in tutti i territori occupati dal 5 marzo. Pur mantenendo alcune restrizioni sugli spostamenti e sul distanziamento fisico, queste misure di allentamento mirano a “garantire la graduale ripresa dei meccanismi economici nei percorsi produttivi”. Nessuna data è stata indicata per l’inizio degli allentamenti, che potrebbero anche essere cancellati se “venisse rilevata una diffusione del virus”.

Nei governatorati con poche, o nessuna, infezioni registrate, inclusa la Striscia di Gaza, “le attività economiche che impiegano meno di tre lavoratori, tra cui agricoltura, cibo, laboratori di costruzione, garage e professioni individuali, sono autorizzate a svolgersi dalle 10 alle 17”, mentre altre attività possono aprire il venerdì e il sabato. Nei governatorati più colpiti, tra cui Ramallah e Betlemme, alcune aziende potrebbero aprire “domenica, martedì e giovedì, con non più di tre persone in ciascun luogo di lavoro”. Tutti i governatorati rimarranno isolati gli uni dagli altri, “ad eccezione dei movimenti commerciali, delle merci agricole e alimentari e delle medicine”.

Moschee, chiese e altri luoghi pubblici rimarranno chiusi e le celebrazioni, compresi gli incontri del Ramadan, sono proibite. Anche i luoghi di istruzione rimarranno chiusi ma l’esame finale di scuola, il Tawjihi, avrà luogo il 30 maggio. Ci sarà anche una riapertura parziale di banche, assicurazioni e borsa.

In base al fatto che la maggior parte dei palestinesi che hanno contratto il COVID-19 sono lavoratori in Israele o persone che sono state con loro a contatto, “gli spostamenti dei lavoratori tra i loro posti di lavoro all’interno di Israele e le loro case è vietato fino a nuovo avviso”. E’ anche severamente proibito lavorare negli insediamenti coloniali.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)