Il mito Israeliano dell'”esercito più etico” al mondo

Neve Gordon

16 ottobre 2023 – Al jazeera

La manipolazione del diritto internazionale consente a Israele di eludere la condanna per i suoi crimini di guerra.

Mentre Israele ordinava a un milione e centomila palestinesi, molti dei quali figli e nipoti di rifugiati, di lasciare le loro case nel nord di Gaza prima delloffensiva di terra, mi sono chiesto quante altre uccisioni e distruzioni saranno necessarie per soddisfare questa pulsione di morte.

Israele intende chiaramente infliggere una punizione in seguito al terribile attacco di Hamas. Nellimmaginario israeliano il 7 ottobre sarà ricordato per sempre come il giorno in cui Hamas massacrò più di 1.300 persone. I combattenti di Hamas sono entrati negli insediamenti e nelle città israeliane uccidendo centinaia di bambini, uomini e donne. L’attacco ad un festival musicale nel deserto ha causato la morte di oltre 250 israeliani.

Dal punto di vista giuridico questi attacchi costituiscono una serie di crimini di guerra palesi ed eclatanti e quindi è naturale che i leader di tutto il mondo li abbiano denunciati come atroci atti di violenza.

Tuttavia, lattacco di Israele a edifici e infrastrutture civili e luccisione di più di 2.300 bambini, uomini e donne palestinesi è stato accolto dal silenzio dei leader occidentali. Inoltre, la decisione di Israele di tagliare lelettricità, limitare la fornitura dacqua e radere al suolo gran parte della Striscia di Gaza non ha suscitato quasi alcuna critica da parte dellOccidente, anche se queste azioni costituiscono anchesse flagranti crimini di guerra.

Per capire perché la morte di civili palestinesi non riesca a generare indignazione morale tra le élite occidentali e cosa probabilmente accadrà ai palestinesi di Gaza quando le truppe israeliane attraverseranno il confine dobbiamo dare uno sguardo alle narrazioni israeliane dominanti in occasione degli assalti passati.

Nel 2014, ad esempio, durante linvasione israeliana di Gaza, furono uccisi più di 2.200 palestinesi, 556 dei quali minorenni a confronto con i 64 israeliani uccisi in quell’ondata di violenza.

Allora, come è possibile che, anche dopo che Israele ebbe scatenato nel 2014 una violenza così sproporzionata e letale, lOccidente continuasse a credere quasi all’unanimità che lesercito israeliano sia lesercito più etico al mondo, mentre i palestinesi sono stati inesorabilmente considerati aggressori violenti? Perché i leader occidentali non denunciano mai pubblicamente Israele per crimini di guerra?

La risposta è complessa perché ci sono diversi fattori in gioco. Ma uno di questi è la manipolazione incredibilmente astuta del diritto bellico da parte di Israele, che ha contribuito con successo a inquadrare la violenza israeliana come etica.

Le manipolazioni giuridiche di Israele si basano su una serie di ambiguità ed eccezioni all’interno del diritto internazionale, che rivelano come le leggi di guerra favoriscano gli Stati rispetto agli attori non statali e i forti rispetto ai deboli e di conseguenza potrebbero non essere lo strumento migliore per proteggere i civili a Gaza.

Facciamo alcuni esempi concreti. Gli ordini permanenti dati ai soldati che entrarono nella Striscia di Gaza nel 2014 erano chiari: i palestinesi che non avevano prestato ascolto agli avvertimenti di Israele di evacuare le loro case e fuggire a sud diventavano obiettivi militari legittimi. Un soldato ha spiegato allorganizzazione israeliana Breaking the Silence che:

In realtà non cerano regole di ingaggioCi dissero: non dovrebbero esserci civili. Se vedete qualcuno, sparate. Se la persona rappresentasse o meno una minaccia non era nemmeno messo in discussione; e questo per me ha un significato. Se spari a qualcuno a Gaza è ok, non è un grosso problema. Prima di tutto perché è Gaza, e in secondo luogo perché questa è una guerra. Anche questo ci venne chiarito: ci dissero: ‘non abbiate paura di sparare, e misero in chiaro che non esistevano civili non conniventi”.

Si potrebbe pensare che un ordine militare che consenta di sparare indiscriminatamente contro i civili sarebbe considerato illegale ai sensi del diritto internazionale, in particolare alla luce del principio di distinzione (il fondamento del diritto bellico che invita le parti in guerra a distinguere in ogni momento tra civili e combattenti e vieta lattacco intenzionale ai civili) e dato che oltre la metà dei 2,3 milioni di palestinesi che attualmente vivono nella Striscia di Gaza sono minorenni.

Lironia è che Israele in realtà utilizza il diritto di guerra per presentarsi come attore morale. Come ha fatto allinizio di questa settimana, nel 2014 lesercito israeliano ordinò a centinaia di migliaia di palestinesi di lasciare le loro case e di viaggiare verso sud ben sapendo che tra coloro che vivono nella zona ci fossero migliaia di anziani e malati e che il lasso di tempo concesso per liberare l’area non sarebbe stato sufficiente.

Ma Israele sa anche che avvertire i civili palestinesi e ordinare loro di andarsene gli permetterà di negare lesistenza stessa dei civili nel nord di Gaza. Questo è esattamente il significato della frase non ci sono civili non conniventi, poiché marchia tutti coloro che sono rimasti nella zona (anche se i civili sono ancora la maggioranza e non possono andarsene, come hanno affermato le Nazioni Unite sullattuale situazione) come partecipanti alle ostilità” o come scudi umani volontari. Secondo alcune interpretazioni del diritto di guerra tale terminologia rende questi civili “passibili di uccisione”.

E poiché la pretesa di eticità si basa sul rispetto delle leggi di guerra la violenza letale che i soldati israeliani usano contro i civili che rimangono nelle loro case viene quindi congegnata come moralmente giustificabile e persino etica.

Accanto a questa visione giuridica Israele diffonde anche una narrazione coloniale che presenta i palestinesi come animali umaniche non comprendono le leggi della guerra. Combinando questi cliché coloniali e il gergo giuridico si inquadrano i palestinesi come barbari immorali che meritano di morire. Questa mossa retorica, a sua volta, interpreta i soldati israeliani come lopposto, vale a dire, i combattenti civilizzati” e morali.

Inoltre, il collegamento del diritto internazionale con i luoghi comuni coloniali, o quello che potremmo chiamare una visione giuridico-coloniale, aiuta a giustificare lesecuzione di gravi violenze. Circa un mese fa il programma 60 Minutes della CBS News ha intervistato Shira Etting, una pilota israeliana attiva nelle proteste contro i tentativi del governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di riformare la giustizia israeliana. Se si pretende che i piloti possano alzarsi in volo per lanciare bombe e missili sulle case sapendo che potrebbero uccidere bambini, ha detto, è indispensabile che essi abbiano la massima fiducia nei [politici] che prendono quelle decisioni”.

Etting non concepisce in alcun modo una intenzionalità nell’uccisione di minori. Eppure riconosce che quando lei e i suoi colleghi piloti partono per una missione nei cieli di Gaza sanno che può benissimo finire, come spesso capita, che i missili lanciati uccidano dei civili.

In altre parole, i piloti israeliani, come Etting, sanno quando sganciano massicci bombardamenti sui centri urbani di uccidere dei minorenni ma non avendo intenzionedi ucciderli, il diritto internazionale così come i media come CBS News e i leader occidentali considerano le loro azioni moralmente integre. Questo nonostante il bombardamento effettuato da questi piloti abbia provocato la morte di un numero esponenzialmente maggiore di civili, compresi minorenni, rispetto a un attacco di Hamas. I media occidentali li dipingono come eroi che non intendevano uccidere i non combattenti, evenienza eufemisticamente chiamata danno collaterale”.

Si noti tuttavia che allinterno di questa visione giuridico coloniale non sono solo gli autori della violenza ad essere considerati differenti sul piano etico, ma anche le vittime di questa violenza. Le vittime israeliane hanno nomi e storie di vita che sono state tragicamente interrotte. Queste vittime, in altre parole, vengono presentate come persone degne di essere compiante.

Al contrario, le vittime palestinesi restano senza nome; e tendono a essere presentate come semplici numeri piuttosto che come esseri umani in carne ed ossa le cui vite meritino di essere ugualmente compiante. Anche questo contribuisce a perpetuare il mito dellesercito israeliano come etico.

In definitiva, quindi, non solo coloro che utilizzano le armi dei forti sono considerati più etici perché uccidono persone innocenti a distanza, ma anche perché il discorso giuridico coloniale considera le persone uccise come animali umani”, danno collateraleo come dati statistici.

Finché i morti saranno disumanizzati in questo modo e, di conseguenza, presentati come indegni di essere compianti, la pulsione di morte continuerà senza sosta. Questa, temo, è la ricetta per una punizione genocida.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono allautore e non riflettono necessariamente la posizione editoriale di Al Jazeera.

Neve Gordon è docente di diritto internazionale alla Queen Mary University di Londra. È anche autore di Israel’s Occupation [L’occupazione israeliana, ndt.] e coautore di The Human Right to Dominate [Il diritto umano di dominare, ndt.].

[traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Cosa c’è da sapere riguardo al mortale attacco di Hamas contro un festival musicale israeliano

Redazione di Al Jazeera

10 ottobre 2023 – Al Jazeera

Almeno 260 persone sono morte durante il festival musicale Supernova dopo che dei combattenti sono arrivati su furgoni e motociclette, indossando giubbotti antiproiettile e brandendo mitra AK-47.

Sabato in migliaia sono stati testimoni di un massacro durante un festival musicale israeliano quando combattenti di Hamas hanno ucciso almeno 260 persone e portato ostaggi all’interno di Gaza.

Ecco quello che se ne sa:

Cos’è successo e quando?

Circa 3.500 giovani erano presenti al festival musicale Supernova, diventato uno dei primi obiettivi degli uomini armati palestinesi che hanno attraversato la barriera di confine di Gaza sabato alla mattina presto da Gaza.

Immagini video circolate sulle reti sociali mostrano uomini armati scendere con parapendii sull’evento. Altri sono arrivati via terra.

Decine di combattenti di Hamas hanno aperto il fuoco sui giovani israeliani che erano arrivati insieme per una notte di musica elettronica per celebrare la festività ebraica di Sukkot.

Filmati realizzati dai primi soccorritori israeliani e postati sulla rete sociale Telegram mostrano uomini armati che si lanciano sulla folla presa dal panico, falciando le persone in festa con raffiche di armi automatiche.

Molte vittime sono state colpite alla schiena mentre scappavano.

Secondo i partecipanti alla festa, mentre piovevano razzi, alcuni combattenti si sono diretti verso il luogo dove si svolgeva il festival mentre altri aspettavano nei pressi dei rifugi antimissile, abbattendo persone che vi cercavano riparo.

Si ritiene che l’attacco di sabato sia il peggior massacro di civili nella storia di Israele.

 Dov’è successo?

La festa si svolgeva in un campo sterrato fuori dal kibbutz di Re’im, a circa 5,3 kilometri dal muro che separa Gaza dal sud di Israele.

Quante vittime?

I servizi d’emergenza israeliani affermano che nel sito del festival sono stati recuperati 260 corpi.

Tuttavia gli organizzatori del festival affermano che stanno aiutando le forze di sicurezza israeliane a individuare i partecipanti che risultano ancora dispersi. Il bilancio dei morti potrebbe salire in quanto ci sono squadre che continuano a perlustrare la zona.

Cos’altro sappiamo riguardo ai combattenti di Hamas che stanno dietro a quanto successo?

Molti dei combattenti, arrivati anche con furgoni e motociclette, indossavano giubbotti antiproiettile e brandivano mitragliette Ak-47 e lanciagranate.

Cosa dicono le vittime?

“Ci siamo nascosti e messi a correre, nascosti e messi a correre, in un campo aperto, il posto peggiore in cui ti possa trovare in quella situazione,” ha detto Arik Nani di Tel Aviv, che era andato alla festa per festeggiare il suo ventiseiesimo compleanno.

“Per un Paese in cui tutti conoscono tutti in quel giro è un trauma che non avrei mai immaginato,” ha detto Maya Alper, 25 anni, all’Associated Press.

“Non posso neppure spiegarmi l’energia che loro (i miliziani) hanno avuto. Era così evidente che non ci vedevano come esseri umani,” afferma. “Ci guardavano con odio, puro odio.”

Elad Hakim, fuggito con altri amici su un’auto da corsa, dice che “era sicuro che sarebbero stati rapiti.”

“Ho scritto ai miei genitori, ho inviato al mio amico una registrazione per dire ai miei genitori che non avevo sofferto e che era… sarebbe andato tutto bene.”

Zohar Maariv, 23 anni, che vive sul confine con Gaza afferma di aver sentito durante l’attacco che “quella era la fine.”

“Vivo sul confine con Gaza e ne ho viste di cose durante la mia vita, ma non lo avevo mai provato così da vicino,” afferma Maariv, che ha dovuto saltare giù dall’auto con cui stava scappando quando è finita sotto un fuoco incrociato.

“Non mi ero mai sentita così vicina alla morte,” aggiunge.

Fonte: Al Jazeera e agenzia di notizie.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Israele annuncia il blocco “totale” su Gaza.

Redazione di Al Jazeera

9 ottobre 2023 – Al Jazeera

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant afferma che il blocco includerà anche la sospensione delle forniture di cibo, elettricità e carburante.

Israele ha annunciato un blocco “totale” della già assediata Striscia di Gaza, compreso lo stop a cibo e acqua dopo che Hamas ha effettuato il più grande attacco al paese da decenni.

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha detto lunedì che le autorità taglieranno l’elettricità e bloccheranno l’ingresso di cibo e carburante come parte di “un assedio completo” di Gaza governata da Hamas, dove vivono circa 2,3 milioni di persone in una delle aree più densamente popolate del mondo.

Il blocco israeliano della Striscia di Gaza occupata, nella sua forma attuale, è in vigore dal giugno 2007. Israele controlla lo spazio aereo e le acque territoriali di Gaza, nonché due dei tre valichi di frontiera; il terzo è controllato dall’Egitto.

Stiamo imponendo un assedio completo a Gaza… Niente elettricità, niente cibo, niente acqua, niente gas – è tutto chiuso”, ha detto Gallant in una dichiarazione video.

Il portavoce militare capo di Israele, Daniel Hagari, ha detto lunedì ai giornalisti che Israele ha il “controllo” delle sue comunità dopo l’incursione di massa di combattenti di Hamas di sabato nel suo territorio.

Hagari ha detto che lunedì mattina si sono verificati alcuni incidenti isolati, ma che “in questa fase non ci sono combattimenti nelle comunità”.

Ha aggiunto che “potrebbero esserci ancora terroristi nella zona”.

Carri armati e droni israeliani stavano sorvegliando le aperture nella recinzione per impedire ulteriori infiltrazioni, ha detto Hagari, aggiungendo che 15 delle 24 comunità di confine sono state evacuate, mentre il resto dovrebbe essere evacuato nelle prossime 24 ore.

In precedenza il portavoce di Hamas Abdel-Latif al-Qanoua aveva dichiarato all’agenzia di stampa Associated Press che i combattenti del gruppo continuavano a combattere fuori Gaza e avevano catturato altri israeliani ancora lunedì mattina.

Ha detto che il gruppo mira a liberare tutti i prigionieri palestinesi detenuti da Israele, che in passato ha accettato accordi di scambio sbilanciati in cui ha rilasciato un gran numero di prigionieri per singoli prigionieri o addirittura spoglie di soldati.

(traduzione dall’inglese di Giuseppe Ponsetti)




Perché il gruppo palestinese Hamas ha lanciato un attacco contro Israele?

Redazione.

7 ottobre 2023– Al Jazeera

Decine di morti, centinaia di feriti dopo il lancio di razzi da parte di Hamas, combattenti in Israele che ha iniziato a bombardare Gaza.

Israele e Hamas sembrano essere sull’orlo di un altro conflitto dopo l’attacco a sorpresa di sabato con operazioni aeree, marittime e terrestri, avviate dal gruppo palestinese dalla Striscia di Gaza. Israele ha risposto con un pesante bombardamento dell’enclave costiera sottoposta a blocco.

Cosa sappiamo:

Cosa è successo e quando?

Il gruppo armato palestinese Hamas ha lanciato contro Israele l’“Operazione Alluvione Al-Aqsa”, l’escalation più grave dal 2021 quando Israele e Hamas hanno combattuto una guerra durata 11 giorni.

Hamas ha detto di aver lanciato 5.000 razzi, mentre Israele ha confermato che i combattenti del gruppo erano entrati nel suo territorio.

Daniel Hagari, portavoce dell’esercito israeliano, ha detto che il gruppo ha attaccato da terra, mare e aria.

Il primo lancio di razzi è partito alle 06:30 ora locale (le 5:30 in Italia).

L’esercito israeliano ha anche affermato di aver lanciato l’operazione “Spade di ferro” contro Hamas nella Striscia di Gaza.

Gli attacchi mattutini si sono verificati durante Simchat Torah, una festività che cade l’ultimo giorno della festa ebraica di una settimana conosciuta come Sukkot, o Festa dei Tabernacoli.

Dove sono avvenuti gli attacchi?

I razzi sono stati lanciati fino a Tel Aviv. Hamas ha anche inviato combattenti nel sud di Israele.

I media israeliani hanno affermato che uomini armati hanno aperto il fuoco sui passanti nella città di Sderot, e i filmati che circolano sui social media sembrano mostrare scontri nelle strade della città e uomini armati in jeep che vagano per le campagne. Un rapporto sostiene che i combattenti di Hamas hanno preso il controllo di diversi centri israeliani occupati da civili, dove gli abitanti hanno chiesto aiuto al loro governo.

L’esercito israeliano afferma che dozzine di aerei da combattimento stanno effettuando attacchi contro obiettivi di Hamas nella Striscia di Gaza.

Il Times of Israel ha riferito che attualmente, gli scontri a fuoco si stanno svolgendo dentro e intorno alle città di Kfar Aza, Sderot, Sufa, Nahal Oz, Magen, Be’eri e alla base militare di Re’im.

I luoghi dove sono in corso alla sera del 7 ottobre combattimenti tra milizie palestinesi e IDF

Quante vittime ci sono state in Israele e in Palestina?

Le fonti mediche a Gaza riferiscono che almeno 160 palestinesi sono stati uccisi e più di 1000 feriti.

I dirigenti sanitari israeliani affermano che a causa degli attacchi di Hamas almeno 40 israeliani sono stati uccisi e 750 feriti

Perché Hamas ha attaccato Israele?

Khaled Qadomi, il portavoce di Hamas, ha detto ad Al Jazeera che l’operazione militare del gruppo è una risposta a tutte le atrocità che i palestinesi hanno dovuto affrontare nel corso dei decenni.

Vogliamo che la comunità internazionale fermi le atrocità a Gaza, contro il popolo palestinese e contro i nostri luoghi santi come Al-Aqsa, ecco le ragioni per cui abbiamo iniziato questa battaglia”, ha detto.

“Questo è il giorno della più grande delle battaglie per porre fine all’ultima occupazione sulla terra”, ha detto Mohammed Deif, comandante militare di Hamas, aggiungendo che sono stati lanciati 5.000 razzi.

Chiunque abbia un’arma dovrebbe tirarla fuori. È giunto il momento”, ha detto Deif, secondo alcune fonti.

In una dichiarazione postata su Telegram Hamas ha invitato “i combattenti della resistenza in Cisgiordania” così come “le nostre nazioni arabe e islamiche” a unirsi alla battaglia.

Cosa dice il governo israeliano?

L’esercito israeliano ha avvertito gli israeliani che vivono vicino a Gaza di restare nelle loro case o di recarsi nei rifugi.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu afferma che il suo Paese è impegnato in una guerra che “vincerà”.

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha affermato che Israele “vincerà questa guerra. Questa mattina Hamas ha commesso un grave errore lanciando una guerra contro lo Stato di Israele.”

Ultimi aggiornamenti

Secondo il Times of Israel l’esercito israeliano sta affrontando i combattenti di Hamas in sette località nel sud di Israele, vicino alla recinzione con la Striscia di Gaza.

Il gabinetto israeliano dovrebbe tenere una riunione alle 13:00 presso la sede del Ministero della Difesa.

Il ministero della Salute a Gaza ha lanciato un appello per donazioni di sangue per gli ospedali dell’enclave.

Quali sono state finora le reazioni internazionali?

Il governo ceco ha condannato Hamas per aver lanciato “attacchi terroristici” contro Israele, tradizionale alleato di Praga.

Il capo degli Esteri dell’Unione Europea, Josep Borrell, ha espresso solidarietà a Israele.

Il ministero degli Esteri francese ha affermato che la Francia condanna gli “attacchi terroristici in corso contro Israele e la sua popolazione” e che la Francia ha espresso la sua piena solidarietà a Israele.

Il Regno Unito “condanna inequivocabilmente” l’attacco a sorpresa di sabato del gruppo islamico palestinese Hamas contro Israele, ha detto il ministro degli Esteri James Cleverly.

L’Egitto ha messo in guardia sulle “gravi conseguenze” di un’escalation in una dichiarazione del ministero degli Esteri diffusa sabato dall’agenzia di stampa statale. Ha chiesto di “esercitare la massima moderazione ed evitare di esporre i civili a ulteriori pericoli”.

Sabato il gruppo libanese Hezbollah ha rilasciato una dichiarazione affermando di seguire da vicino la situazione a Gaza e di essere in “contatto diretto con i leader della resistenza palestinese”.

Al Jazeera e Agenzie di stampa

Traduzione dall’inglese di Giuseppe Ponsetti




L’autoritarismo dell’ANP affonda le sue radici negli accordi di Oslo

Yara Hawari

13 settembre 2023 – Al Jazeera

L’Autorità Nazionale Palestinese non è mai stata concepita per costituire un governo democratico e difendere gli interessi del popolo palestinese.

Il 13 settembre 1993 il leader palestinese Yasser Arafat e il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin si strinsero la mano sul prato della Casa Bianca affiancati dal presidente americano Bill Clinton molto compiaciuto. Avevano appena firmato un accordo che sarebbe stato salutato come uno storico accordo di pace che avrebbe posto fine al “conflitto” decennale tra palestinesi e israeliani.

In tutto il mondo la gente festeggiò l’accordo che divenne noto come Accordi di Oslo. Fu ritenuto un grande successo diplomatico. Un anno dopo Arafat e Rabin ricevettero il Premio Nobel per la pace.

Molti palestinesi speravano anche di ottenere finalmente uno Stato sovrano, anche se avrebbe occupato meno del 22% della loro patria originaria. In effetti questa era la promessa degli Accordi di Oslo – un processo graduale verso uno Stato palestinese.

Trent’anni dopo i palestinesi sono più lontani che mai da un proprio Stato. Hanno perso ancora più terra a causa degli insediamenti israeliani illegali e sono costretti a vivere in bantustan sempre più piccoli in tutta la Palestina colonizzata. Ormai è chiaro che Oslo aveva il solo scopo di aiutare Israele a consolidare la sua occupazione e colonizzazione della Palestina.

Peggio ancora, ciò che i palestinesi ottennero dagli accordi di Oslo fu una forma piuttosto perniciosa di autoritarismo palestinese nei territori occupati nel 1967.

Uno dei termini dell’accordo era che alla leadership in esilio dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) sarebbe stato permesso di ritornare solo nei territori occupati da Israele nel 1967 – Cisgiordania e Gaza – e le sarebbe stato permesso di creare un governo ad interim noto come come Autorità Nazionale Palestinese (ANP) per un periodo di cinque anni.

L’Autorità Nazionale Palestinese, composta da membri del partito di Arafat, Fatah, si assunse la responsabilità degli affari del popolo palestinese mentre l’occupazione militare israeliana rimaneva in vigore. Con il sostegno della comunità internazionale e del regime israeliano Arafat perseguì un governo basato sul clientelismo e sulla corruzione, con scarsa tolleranza per il dissenso interno.

Il successore di Arafat, il presidente Mahmoud Abbas, ha continuato sulla stessa strada. Oggi, all’età di 87 anni, non solo è uno dei leader più anziani del mondo, ma ha anche superato da più di 14 anni il suo mandato legale, nonostante il decrescente sostegno al suo governo da parte dei palestinesi.

Da quando è salito al potere Abbas ha più volte indetto in malafede delle elezioni, l’ultima delle quali nel gennaio 2021. Quell’anno le votazioni sono state infine cancellate dopo che l’Autorità Nazionale Palestinese ha accusato il regime israeliano di rifiutarsi di consentire la partecipazione dei palestinesi di Gerusalemme Est occupata.

Questo succedersi di false promesse di elezioni soddisfa temporaneamente il desiderio della comunità internazionale per quella che chiama “democratizzazione” delle istituzioni dell’Autorità Nazionale Palestinese. Ma la realtà è che il sistema è così profondamente corrotto – in gran parte grazie agli Accordi di Oslo – che le elezioni porterebbero inevitabilmente alla continuazione delle strutture di potere esistenti o all’arrivo al potere di un nuovo leader autoritario.

Oltre ad avere un’avversione per le elezioni, Abbas ha anche lavorato sodo per erodere ogni spazio democratico in Cisgiordania. Ha unito tutti e tre i rami del governo – legislativo, esecutivo e giudiziario – in modo che non ci siano controlli sul suo potere. Avendo il controllo assoluto sugli affari palestinesi, governa per decreto. Negli ultimi anni ciò ha portato a processi decisionali sempre più assurdi.

L’anno scorso, ad esempio, ha sciolto il Sindacato dei Medici dopo che il personale medico aveva scioperato. Ha poi creato il Consiglio Supremo degli Organi e dei Poteri Giudiziari e se ne è nominato capo, consolidando così il suo potere sui tribunali e sul Ministero della Giustizia.

Più recentemente, il 10 agosto, ha costretto 12 governatori al pensionamento senza informarli. Molti dei licenziati hanno appreso delle loro dimissioni forzate dai media locali.

Per mantenere il potere Abbas dispone anche di un vasto apparato di sicurezza. Il settore della sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese, finanziato e formato a livello internazionale, impiega il 50% dei dipendenti pubblici e assorbe il 30% del budget totale dell’Autorità Palestinese – più dell’istruzione, della sanità e dell’agricoltura messe insieme.

Questo apparato è responsabile di un’enorme quantità di violazioni dei diritti umani, tra cui l’arresto di attivisti, le minacce nei confronti dei giornalisti e la tortura dei detenuti politici.

In molti casi, la repressione da parte dell’apparato di sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese è complementare a quella israeliana. Ad esempio, nel 2021, durante quella che divenne nota come Intifada dell’Unità [le mobilitazioni che nel maggio del 2021 coinvolsero anche i palestinesi cittadini israeliani, ndt.], molti attivisti furono arrestati e brutalmente interrogati dalle forze di sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese. Quest’anno, dopo l’invasione del campo profughi di Jenin da parte delle forze del regime israeliano, l’Autorità Nazionale Palestinese ha arrestato molti dei presenti sul campo che erano stati precedentemente incarcerati dagli israeliani in una pratica nota come “porta girevole”.

In effetti una delle clausole degli Accordi di Oslo era che l’Autorità Nazionale Palestinese dovesse cooperare pienamente con il regime israeliano nelle questioni di “sicurezza”. Per soddisfare questa disposizione l’apparato di sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese ha lavorato sodo per sopprimere qualsiasi attività ritenuta una minaccia dal regime israeliano.

L’ANP consegna costantemente informazioni sulla sorveglianza dei palestinesi all’esercito israeliano e non fa nulla per contrastarne gli attacchi mortali contro villaggi, città e campi palestinesi che si ripetono a cadenze regolari. In effetti le forze di sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese lavorano fianco a fianco con il regime israeliano per reprimere la resistenza palestinese.

Infatti, date le disposizioni degli accordi di Oslo, l’Autorità Nazionale Palestinese non avrebbe potuto essere diversa. Un organo di governo responsabile nei confronti dei donatori internazionali che lo finanziano e del regime israeliano che mantiene il controllo finale non avrebbe mai potuto essere al servizio del popolo palestinese.

Sorprendentemente l’idea che gli accordi di Oslo siano stati un processo di pace ben intenzionato, ma fallito, ha ancora una forte presa in alcuni ambienti occidentali. La verità è che gli artefici di Oslo non erano interessati alla creazione di uno Stato palestinese o alla liberazione, ma volevano piuttosto trovare un modo per convincere la leadership palestinese ad accettare tranquillamente la capitolazione e a sopprimere ogni ulteriore resistenza della base.

Questi accordi hanno incoraggiato e sostenuto l’autoritarismo dell’ANP perché è funzionale a quegli obiettivi. In sostanza Oslo non ha portato la pace ai palestinesi, ma un altro grosso ostacolo alla loro liberazione.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la linea editoriale di Al Jazeera.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Meta rimuove il profilo di un presentatore di Al Jazeera dopo una trasmissione critica nei confronti di Israele

Redazione di Al Jazeera

10 settembre 2023 – Al Jazeera

La puntata di Tip of the Iceberg ha analizzato come Facebook prende di mira contenuti palestinesi relativi a Israele.

Il profilo Facebook di Tamer Almisshal, presentatore arabo di Al Jazeera, è stato cancellato da Meta 24 ore dopo che il suo programma Tip of the Iceberg [Punta dell’iceberg] ha trasmesso The Locked Space [Lo Spazio Blindato], un’indagine sulla censura dei contenuti palestinesi attuata da Meta.

L’inchiesta del programma andato in onda venerdì includeva l’ammissione da parte di Eric Barbing, ex capo dei sistemi di cybersicurezza di Israele, che la sua organizzazione tenta di rintracciare i contenuti palestinesi secondo criteri come i “like” sotto una foto di un palestinese ucciso dall’esercito israeliano.

Poi l’agenzia si mette in contatto con Facebook sostenendo che quel contenuto dovrebbe essere rimosso.

Secondo Barbing di solito Facebook accoglie le richieste e gli apparati di sicurezza di Israele danno seguito al caso, anche avviando un’inchiesta giudiziaria.

Alle ammissioni di Barbing l’inchiesta faceva seguire interviste a vari esperti di diritti umani e digitali che concordavano sul fatto che c’è un’evidente disparità nel modo in cui sono limitati i contenuti palestinesi.

Nel programma si intervistava anche Julie Owono, che fa parte dell’organo di vigilanza di Facebook, che ha ammesso che c’è una discrepanza nel modo in cui le regole sono interpretate e applicate ai contenuti palestinesi, aggiungendo che sono state inviate a Facebook delle raccomandazioni per modificare la situazione.

Al Jazeera ha chiesto a Facebook il motivo della chiusura del profilo di Almisshal senza un preavviso o una spiegazione. Al momento della pubblicazione non ha ricevuto alcuna risposta.

Colpire un giornalista’

Almisshal afferma che il profilo rimosso è la sua pagina personale, che ha aperto nel 2006 ed è controllata. Ha almeno 700.000 follower.

Dopo l’enorme successo della puntata ho scoperto che il mio profilo personale Facebook era stato disabilitato senza spiegazioni,” dice ad Al Jazeera. “Sembra proprio una specie di vendetta per il programma. Non abbiamo ancora ricevuto una riposta da Facebook.”

La redazione del programma aveva iniziato un’inchiesta su quanto ampia sia la differenza fra i post palestinesi e quelli israeliani e su come i rispettivi materiali sono trattati da Facebook.

Per farlo si è ideato un esperimento costruendo due pagine differenti, una con un punto di vista filopalestinese e l’altra con uno filoisraeliano, e ha fatto delle prove. Il team ha concluso che in effetti c’era una notevole discrepanza su quanta attenzione veniva dedicata ai post delle due pagine e su come le regole vi erano applicate.

Non è chiaro perché Facebook abbia scelto di rimuovere la pagina di un singolo individuo in risposta a un programma.

Non ci sono state spiegazioni o avvertimento,” dice Almisshal. “Non ci sono mai stati problemi prima con nessuno dei contenuti della mia pagina. Nessun messaggio che dicesse che avevo infranto una regola.”

Almisshal difende il suo programma.

Lo scorso marzo Facebook aveva imposto delle limitazioni al mio account, ed era successo altre volte, ma normalmente la situazione veniva risolta,” conclude. “Questo era un progetto giornalisticamente valido e l’abbiamo comunicato a Meta per dar loro l’opportunità di parlare durante l’inchiesta.

Ma invece prendere di mira un singolo giornalista… non me lo sarei mai aspettato.”

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Israele uccide due palestinesi e distrugge ancor di più il campo di Nur Shams

Redazione di Al Jazeera

5 settembre 2023 – Al Jazeera

Ayed Abu Harb è stato ucciso durante un’incursione su vasta scala del campo di Nur Shams a Tulkarem, prima di un altro palestinese ucciso da Israele nella Valle del Giordano.

Tulkarem, Cisgiordania occupata – Forze israeliane hanno ucciso un giovane palestinese e ne hanno ferito gravemente un altro durante una massiccia incursione contro il campo profughi nella città di Tulkarem, nel nord della Cisgiordania occupata, danneggiando alcune infrastrutture del campo.

Sempre martedì qualche ora dopo un altro palestinese è stato ucciso dopo che avrebbe aperto il fuoco contro soldati israeliani in una colonia ebraica illegale in Cisgiordania.

Il ministero palestinese della Sanità ha annunciato che l’uomo ucciso a Tulkarem è il ventunenne Ayed Samih Khaled Abu Harb, affermando che è stato colpito alla testa. Alle 11 si è svolto il corteo per il suo funerale.

All’alba forze israeliane con trattori blindati hanno fatto irruzione da varie direzioni nel sovrappopolato campo profughi di Nur Shams. provocando la resistenza armata da parte di combattenti palestinesi.

Hanno disselciato la strada che porta al campo, a pochi minuti dalla città di Tulkarem, e prima di ritirarsi tre ore dopo hanno distrutto alcune case e negozi, così come infrastrutture.

Hanno distrutto ogni cosa”

Taha al-Irani, presidente del comitato popolare del campo, ha parlato martedì con Al Jazeera del livello di devastazione e dello shock per l’uccisione di Abu Harb e il ferimento di un altro uomo.

Ti assicuro che il martire [Ayed] era semplicemente in piedi davanti alla porta di casa quando è stato ucciso, e l’uomo in condizioni critiche è un taxista che stava andando al lavoro,” afferma al-Irani, 50 anni.

C’è una devastazione totale nel campo… La strada principale che lo collega ad altre città – Tulkarem, Nablus, Ramallah – è stata parzialmente distrutta.”

Il campo profughi di Nur Shams, sorto nel 1952, è uno dei due campi di Tulkarem ed è stato costruito per accogliere rifugiati palestinesi della zona di Haifa in seguito alla Nakba, o pulizia etnica della Palestina da parte delle milizie sioniste nel 1948.

Mohammad Abu Talal, trentanovenne proprietario di un supermarket, dice ad Al Jazeera: “L’esercito è entrato con scavatrici e trattori. Hanno distrutto il negozio, hanno distrutto ogni cosa.”

In un comunicato il provveditorato agli studi di Tulkarem ha annunciato che avrebbe sospeso le lezioni martedì.

Quest’anno sono stati uccisi 233 palestinesi

Più tardi sempre martedì nella Valle del Giordano forze israeliane hanno affermato di aver ucciso un palestinese che aveva aperto il fuoco verso un centro commerciale in una colonia illegale nei pressi della Route 90, la principale autostrada della regione.

Il palestinese è stato identificato dal ministero palestinese della Sanità come il diciassettenne Mohammed Zubaidat.

Prima di essere ucciso Zubaidat avrebbe ferito un soldato israeliano.

Con la morte di Abu Harb e Zubaidat il numero di palestinesi uccisi dall’esercito israeliano dall’inizio dell’anno è salito a 233.

L’esercito israeliano ha affermato di aver arrestato nella sola nottata di martedì 21 palestinesi “ricercati sospetti”. In totale sono migliaia i palestinesi detenuti in varie forme da Israele.

L’esercito israeliano occupa militarmente da 56 anni la Cisgiordania, dove vivono circa tre milioni di palestinesi.

Negli ultimi due anni la resistenza armata palestinese si è riorganizzata ed è cresciuta per rilevanza, soprattutto nel nord della Cisgiordania occupata. Come risposta Israele ha cercato di schiacciare questa resistenza con incursioni quasi quotidiane, che hanno provocato pressoché ovunque vittime, contro le città, villaggi e campi profughi palestinesi

Nur Shams è stato preso di mira il 24 luglio in un altro recente attacco israeliano su larga scala, durante il quale sono stati feriti almeno 13 palestinesi, di cui 4 da proiettili veri e 9 da granate. Durante l’incursione le forze israeliane hanno anche danneggiato seriamente infrastrutture, obbligando l’Autorità Nazionale Palestinese a destinare una parte del proprio bilancio alla ricostruzione del campo.

Grazie a dio non avevamo ancora pubblicato bandi di appalto per la ricostruzione di strade e infrastrutture (dopo i primi raid),” afferma al-Irani.

Il 5 agosto l’esercito israeliano ha fatto incursione nel campo e ha colpito alla testa da distanza ravvicinata il diciottenne Mahmoud Abu Sa’an uccidendolo, ha affermato il ministero della Sanità. Abu Sa’ad si era appena diplomato all’esame di maturità.

Se gli israeliani pensano di poter ottenere la sicurezza e la pace con l’oppressione e i crimini che commettono stanno delirando. Ciò non avverrà finché i palestinesi non avranno ottenuto i loro diritti per vivere in dignità nel loro Stato,” afferma al-Irani.

Interviste di Ayman Nobani nel campo profughi di Nur Shams.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Palestinese ucciso nello scontro a fuoco durante il raid israeliano in una città della Cisgiordania

Redazione Al Jazeera

1° settembre 2023- Al Jazeera

Le forze israeliane hanno preso d’assalto Aqaba e distrutto un edificio dopo averlo assediato, ma non sono riuscite ad arrestare un palestinese ricercato

Un palestinese è stato ucciso a colpi di arma da fuoco dalle forze israeliane durante un raid in una città occupata della Cisgiordania a seguito di uno scontro che ha provocato la distruzione di un edificio.

Abdul Rahim Fayez Ghannam, 36 anni, è stato colpito alla testa ad Aqaba, a nord di Tubas, e dichiarato morto venerdì all’ospedale locale.

Nidal Odeh, direttore dei servizi di emergenza ad Aqaba, ha riferito ai media locali che le forze israeliane hanno impedito alle ambulanze di raggiungere i feriti e che un’ambulanza è stata chiaramente colpita da proiettili veri.

Le forze israeliane hanno fatto irruzione nella città alla ricerca di Ahmad Walid, che accusano di aver effettuato il mese scorso un attacco armato vicino a un posto di blocco nella Valle del Giordano.

Il testimone Saleh Abu Arra ha detto ad Al Jazeera che i soldati israeliani pensavano che Walid si nascondesse in uno degli edifici, ma non c’era.

Il raid è iniziato intorno alle 5 del mattino. I miei due fratelli vivono con le loro famiglie nell’edificio che è stato circondato dalle forze israeliane”, ha riferito il 39enne.

Uno dei suoi fratelli, Bakr Abu Arra, è stato arrestato dagli israeliani.

Saleh Abu Arra ha affermato che “Gli hanno urlato attraverso gli altoparlanti di uscire con la sua famiglia e poi lo hanno picchiato con i fucili e insultato, terrorizzando sua moglie e i figli”, ha detto.

Dopo mezz’ora le forze israeliane hanno iniziato a lanciare bombe assordanti e lacrimogeni contro l’edificio, poi hanno preso di mira il secondo e il terzo piano con granate anticarro che hanno distrutto anche una sala nuziale adiacente.

Nelle cinque ore successive si sono verificati scontri violenti, ha riferito Amir al-Qasem, un altro testimone, con i soldati israeliani che sparavano contro l’edificio in rovina con proiettili veri e gli abitanti palestinesi che lanciavano oggetti contro i veicoli militari.

Anche palestinesi armati hanno preso di mira il convoglio israeliano con proiettili veri.

Al-Qasem ha riferito che “Il martire Fayez è rimasto intrappolato nello scontro a fuoco”; “È un contadino e stava andando nei suoi campi”.

Al-Qasem ha affermato che gli israeliani hanno fallito nella loro missione di arrestare Walid, e quindi hanno iniziato a sparare a caso sulla casa distrutta e sulle aree circostanti.

Ha detto anche di non aver “mai visto una tale quantità di bossoli all’interno di un edificio”.

Le forze israeliane hanno arrestato i due fratelli Bakr e Mohammed Abu Arra e il padre Abdelrazeq.

Il fratello di Ahmad Walid, Mushrif, ha detto ad Al Jazeera di essere rimasto sorpreso quando l’intelligence israeliana lo ha chiamato al telefono

“Mio fratello è operaio in Israele e va via per due settimane o un mese alla volta”, ha precisato Mushrif.

Abbiamo detto agli israeliani che non era qui, ma loro hanno costretto i miei genitori anziani a uscire, li hanno portati all’edificio di Abu Arra e li hanno costretti a gridare con gli altoparlanti ad Ahmad di arrendersi”.

In un comunicato l’esercito israeliano ha affermato che è scoppiato uno scontro a fuoco tra combattenti armati e soldati e “uno degli uomini armati è stato colpito”.

Inoltre afferma che le truppe hanno anche “utilizzato missili a spalla e granate” e successivamente hanno trovato ordigni esplosivi improvvisati e altre armi nell’edificio.

I raid militari israeliani, quasi quotidiani, hanno provocato alcuni dei peggiori combattimenti nella Cisgiordania occupata dall’inizio degli anni 2000.

Più di 200 palestinesi sono stati uccisi da Israele dall’inizio di quest’anno, e le Nazioni Unite affermano che il 2023 sarà l’anno più letale per i palestinesi da quando questo organismo ha iniziato a registrare le vittime palestinesi nel 2006.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Adolescente palestinese ucciso in un raid israeliano al nord della Cisgiordania occupata

Redazione di Al Jazeera

22 agosto 2023 – Al Jazeera

Circa 50 palestinesi arrestati dalle forze israeliane, fra cui due sospettati di essere coinvolti nell’attacco armato di lunedì.

Le autorità sanitarie palestinesi hanno comunicato che durante un raid al nord della Cisgiordania occupata le forze israeliane hanno colpito e ucciso un adolescente palestinese.

Il ministero della Salute ha detto che Othman Abu Khoruj, 17 anni, è stato colpito alla testa e ucciso durante un attacco contro la città di Zababdeh, a sud di Jenin.

L’agenzia di stampa Wafa ha riferito che le forze israeliane sono entrate a Zababdeh per effettuare un arresto.

Yousef Sharqawi, un palestinese che lavora in un supermercato locale, ha detto ad Al Jazeera che 12 veicoli militari israeliani sono entrati in città per cercare il cugino più giovane, Yazan Sharqawi.

Hanno circondato due delle case della nostra famiglia, poi sono entrati per cercare Yazan,” ha affermato Sharqawi. “Suo padre ha detto che non era in casa e l’hanno costretto a telefonargli.”

Il più giovane dei Sharqawi, 24 anni, stava lavorando in una panetteria ed è stato subito arrestato appena arrivato a casa.

Un testimone ha riferito che, nello scontro che ne è seguito, mentre i giovani palestinesi stavano cercando di respingere i soldati israeliani, Othman Abu Khuroj è stato colpito due volte, una alla testa e la seconda alla spalla.

Atef, il padre di Abu Khuroj, stava lavorando nei campi quando ha sentito del ferimento del figlio.

Sono arrivato in ospedale e mi hanno detto che se ne era andato,” ha detto il cinquantasettenne. “Mio figlio lavorava in panetteria dalle 8 del mattino alle 7 di sera, l’ho visto il giorno prima. Scherzava, mi ha rubato una sigaretta, era il mio figlio minore.”

Othman, che come molti altri giovani palestinesi aveva dovuto lasciare la scuola per aiutare economicamente la famiglia, all’inizio dell’anno era stato incarcerato per un mese dagli israeliani.

Chiedi in paese, tutti gli volevano bene,” conclude il padre.

L’ala armata del Jihad islamico, la brigata al-Quds, ha rilasciato un comunicato in cui sostiene che Othman Abu Khuroj era uno dei suoi combattenti.

Ribadiamo che il sangue dei martiri alimenterà la nostra continua resistenza e che questi sacrifici fatti dai nostri eroici combattenti non saranno inutili,” si legge nella dichiarazione.

L’esercito israeliano ha detto che i suoi soldati hanno aperto il fuoco dopo che “ordigni esplosivi” erano stati lanciati verso di loro.

Una persona colpita è stata identificata,” si dice in una dichiarazione.

Le truppe israeliane compiono di routine dei raid in zone come Jenin, nominalmente sotto il controllo civile e di sicurezza dell’Autorità Palestinese del presidente Mahmoud Abbas.

Arresti e interrogatori

Nella Cisgiordania meridionale l’esercito israeliano ha catturato due palestinesi sospettati di aver sparato il giorno prima vicino ad Hebron contro un’auto uccidendo un colono israeliano e ferendone gravemente un altro.

In una nota l’esercito israeliano ha affermato che forze di esercito, del servizio di sicurezza dello Shin Bet e di commando della guardia di frontiera, noti come Yamam, insieme hanno arrestato i due sospettati che sono imparentati tra loro.

L’esercito israeliano ha detto che durante l’interrogatorio i due sospettati hanno confessato di essere coinvolti nell’attacco. Le forze di sicurezza israeliane hanno detto anche di aver confiscato il fucile usato per sparare contro l’auto lunedì.

I media palestinesi hanno identificato i due sospettati arrestati vicino a Hebron come Saqer e Mohammed al-Shantir.

L’attacco è avvenuto due giorni dopo l’uccisione di padre e figlio israeliani a un autolavaggio nella città cisgiordana di Huwara.

In questo caso, nonostante un’operazione di ricerca con raid di truppe nei villaggi e perquisizioni casa per casa, Israele non ha ancora arrestato nessuno.

L’esercito israeliano ha affermato di aver compiuto perquisizioni su larga scala e arresti in Cisgiordania nella notte di martedì.

Secondo il Club dei prigionieri palestinesi [una ong palestinese, ndt.] sono stati arrestati almeno 50 palestinesi, per la maggior parte ex prigionieri delle carceri israeliane.

Questa campagna di arresti è considerata una delle più vaste dall’inizio dell’anno,” dice una nota, precisando che le detenzioni sono accompagnate da “abusi sistematici, pestaggi di detenuti e delle loro famiglie, minacce e atti di vandalismo”.

La Cisgiordania occupata è scossa da violenze fin dall’inizio dell’anno scorso, con ripetuti attacchi mortali da parte dell’esercito e violenze dei coloni contro comunità palestinesi, come anche da una serie di attacchi di palestinesi contro bersagli israeliani.

Secondo le Nazioni Unite dall’inizio dell’anno sono stati uccisi più di 200 palestinesi, il numero di vittime più elevato dal 2005. Nello stesso periodo sono stati uccisi 30 israeliani.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Israele prende di mira gli operatori del pronto soccorso palestinese nella Cisgiordania occupata

Redazione di Al Jazeera

20 agosto 2023 – Al Jazeera

Le Nazioni Unite dicono che quest’anno 77 operatori sanitari sono stati feriti e 30 ambulanze sono state danneggiate mentre cercavano di soccorrere i palestinesi.

Il più recente attacco israeliano dello scorso mese contro il campo profughi di Jenin, nella zona settentrionale della Cisgiordania occupata, è stato descritto come un “massacro” da funzionari e abitanti locali e condannato dalle Nazioni Unite, ma è lungi dall’essere unico per ampiezza e crudeltà.

Sabato, in occasione della Giornata Mondiale dell’aiuto umanitario, la coordinatrice umanitaria dell’ONU Lynn Hastings ha rilasciato una dichiarazione in cui si dice che 77 operatori sanitari sono stati feriti e 30 ambulanze sono state danneggiate durante attacchi, proteste o anche solo in giorni normali.

Hastings ha precisato che il primo soccorso è costituito da ong con volontari, medici, infermieri, addetti comunali e altri che spesso rischiano le proprie vite mentre portano aiuto.

Hastings continua dicendo che sono ostacolati “dall’occupazione israeliana, da divieti di spostamento, divisioni politiche, conflitti ricorrenti e persino dai tentativi di denigrare il loro lavoro”.

Nel corso di vari anni innumerevoli testimoni sul campo hanno documentato deliberate azioni israeliane che prendono di mira gli addetti al soccorso che non mostrano di volersi fermare.

Personale medico bersagliato

Omar Azzam, coordinatore legale degli aiuti umanitari internazionali presso la società palestinese della Mezzaluna Rossa ha riferito ad Al Jazeera che dall’inizio del 2023 ad oggi ci sono state 193 reati delle forze israeliane a danno del personale medico nella Cisgiordania occupata.

Continua poi dicendo che si tratta di aggressioni dirette sul campo, attacchi contro ambulanze, accessi vietati e ostruiti e feriti e malati presi di mira.

Solo a luglio sono stati registrati 10 attacchi diretti contro il personale medico, con uso di gas e proiettili veri, come nel caso di un volontario nel campo di Askar che stava offrendo assistenza” afferma Azzam “Aveva con sé un badge, ma gli hanno sparato a un piede, quindi intenzionalmente.”

A Gerusalemme il team di Azzam ha documentato 314 casi fino alla fine di giugno in cui al pronto soccorso è stato impedito di andare sul posto o sono stati costretti a cambiare veicolo senza tenere in considerazione la salute dei pazienti.

Hanno anche riferito di 80 casi di paramedici a cui le forze israeliane hanno negato completamente l’accesso ai feriti e 41 casi in cui hanno subito ritardi o sono stati ostacolati.

Inoltre nove pazienti sono stati rapiti mentre ricevevano cure mediche, cosa avvenuta persino dentro le ambulanze.

Azzam ha detto che durante il raid più recente a Jenin “un paziente, in condizioni critiche, è stato interrogato dentro l’ambulanza e poi, dopo che i paramedici sono stati aggrediti, è stato arrestato e trasferito su un veicolo militare di pattuglia.”

Strisciavo per terra’

Hamza Abu Hajar, un volontario della società palestinese di soccorso medico a Nablus, ha pagato un caro prezzo durante i sei anni in cui ha prestato assistenza.

Il ventisettenne ha detto ad Al Jazeera che lo scorso dicembre durante un raid israeliano a Nablus gli hanno sparato al petto con proiettili veri ed è rimasto tra la vita e la morte in un reparto di terapia intensiva per parecchi giorni.

Otto mesi dopo sto ancora soffrendo per le complicanze causate dalle pallottole entrate nel petto e uscite dalla schiena,” ha continuato.

Nel corso degli anni ho subito varie aggressioni da parte delle forze di occupazione. e sono stato colpito da proiettili, lacrimogeni e bombe assordanti per impedirmi di raggiungere i feriti, o sono stato attaccato persino da pattuglie dell’occupazione.”

Lo scorso mese le forze israeliane hanno sparato ad Amir Ahmad Amir, un volontario della Mezzaluna Rossa a Nablus.

Il venticinquenne, diventato padre tre mesi fa, era al campo profughi di Askar a Nablus per cercare di prestare assistenza medica a un minore quando i cecchini israeliani gli hanno sparato tre volte ad entrambe le gambe.

A carponi ho cercato di raggiungere un muro ma mi sparavano contro direttamente e deliberatamente. Alcuni hanno sparato alle scarpe che indossavo,” ha detto ad Al Jazeera dall’ospedale dove sarà operato per danni neurologici.

Dopo l’operazione di luglio a Jenin Israele ha detto che “garantisce l’assistenza umanitaria e non applica alcun limite all’accesso del personale medico, eccetto in luoghi dove le loro vite sono in pericolo a causa di uno scontro a fuoco”.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)