Palestinese ucciso in un attacco di coloni in un villaggio della Cisgiordania

Redazione Al Jazeera

21 giugno 2023 – Al Jazeera

Gli abitanti di Turmus Ayya dicono che 400 coloni hanno marciato lungo la strada principale del villaggio dando fuoco a automobili, case e alberi.

Mentre si intensifica la violenza nei territori occupati, il giorno dopo che un miliziano di Hamas ha ucciso quattro israeliani, un palestinese è stato colpito a morte in un villaggio della Cisgiordania attaccato dai coloni.

Omar Qattin, di 27 anni, è stato ucciso quando centinaia di coloni israeliani mercoledì hanno assalito il villaggio di Turmus Ayya ed hanno incendiato decine di auto e case.

Qattin aveva due figli e lavorava come elettricista per il comune.

Stava semplicemente là, inoffensivo. Era un bravo ragazzo. Non aveva pietre. Era del tutto disarmato. Si trovava almeno a un chilometro di distanza dai soldati”, dice Khamis Jbara, un suo vicino. “Lavorava dalle 6 del mattino alle 6 del pomeriggio. Era un uomo pacifico.”

Non è chiaro se Qattin sia stato ucciso da un colono o da un soldato. I testimoni hanno detto ai media locali che parecchi coloni hanno sparato contro gli abitanti del villaggio mentre un forte contingente di truppe israeliane vi faceva irruzione.

La Mezzaluna Rossa ha detto all’agenzia di notizie palestinese Wafa che molti coloni hanno impedito alle ambulanze di raggiungere la cittadina per curare i feriti.

Terrorismo appoggiato dal governo’

Abitanti palestinesi e associazioni per i diritti umani denunciano da tempo l’incapacità o la non volontà di Israele di fermare gli attacchi dei coloni. Quanto all’assalto di mercoledì, gli abitanti di Turmus Ayya hanno detto che circa 400 coloni hanno marciato lungo la via principale, incendiando auto, case e alberi.

Il sindaco Lafi Adeeb ha detto alla Wafa che 12 abitanti sono stati feriti da proiettili veri e più di 60 veicoli e 30 case sono stati dati alle fiamme.

Un’ora fa gli attacchi sono aumentati anche dopo che è arrivato l’esercito”, ha detto.

I coloni hanno incendiato anche vaste aree di terreni agricoli, ha aggiunto Adeeb.

Ha chiesto alla comunità internazionale di dare protezione ai palestinesi, sottolineando che Turmus Ayya è circondato da parecchi insediamenti illegali ed è quotidianamente esposto agli attacchi dei coloni.

Per il diritto internazionale le colonie israeliane sono illegali. Tuttavia il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato piani per la costruzione di 1.000 nuove unità abitative nella colonia di Eli in risposta all’uccisione nelle sue vicinanze di quattro israeliani da parte di due palestinesi armati nella giornata di martedì. I sospetti aggressori sono stati in seguito uccisi.

La nostra risposta al terrorismo è colpirlo duramente e costruire il nostro Paese”, ha detto Netanyahu, il cui governo di estrema destra è dominato da leader e sostenitori dei coloni.

La sua affermazione è giunta giorni dopo che il governo ha dato al Ministro delle Finanze di estrema destra Bezalel Smotrich pieni poteri per accelerare la costruzione di insediamenti illegali, eludendo le misure in vigore da 27 anni.

Spianare la strada’

Le violenze di martedì hanno fatto seguito ad una sanguinosa incursione il giorno prima da parte delle forze israeliane nel campo profughi di Jenin, in cui sono stati uccisi sette palestinesi e almeno 90 sono stati feriti in scene mai viste dallo scoppio della seconda Intifada, più di 20 anni fa.

Mercoledì a Jenin ragazze in uniforme scolastica hanno trasportato il corpo del loro compagno ucciso nel raid israeliano. Sadil Naghnaghiya, di 15 anni, è morto per le ferite da colpi di fucile subite durante l’attacco durato ore, ha affermato il Ministero della Sanità palestinese.

Gli abitanti palestinesi di Turmus Ayya, noto per l’alto numero di cittadini statunitensi, erano adirati e scioccati dopo la violenza dei coloni.

Le strade erano ingombre di alberi sradicati, mobili da giardino bruciati e scheletri di veicoli incendiati. Almeno una casa è stata completamente divorata dalle fiamme, il soggiorno annerito e i mobili ridotti in cenere.

È stato terrificante. Abbiamo visto per strada gruppi di persone mascherate e armate”, afferma Mohammed Suleiman, un palestinese americano di 56 anni che vive a Chicago ed era in visita nel suo paese natale.

Dice che suo fratello, che si trova attualmente a Chicago, è il proprietario di una delle case bruciate.

Suleiman accusa l’esercito israeliano di non aver disinnescato la situazione, sostenendo che i soldati hanno puntato le armi contro gli abitanti palestinesi invece che contro i facinorosi che marciavano nella città con fucili e bombe molotov, gettando benzina e dando fuoco ad ogni cosa sul loro cammino.

L’esercito ha letteralmente spianato loro la strada”, dice Suleiman.

Abdulkarim Abdulkarim, un residente dell’Ohio di 44 anni, afferma che le quattro auto della sua famiglia sono state distrutte e la loro casa danneggiata. “Ci sentiamo completamente in pericolo”, dice, visibilmente scosso. “Ci chiamano terroristi, ma qui c’è il terrorismo sostenuto dal governo.”

Crimine odioso’

Gli attacchi dei coloni hanno riportato alla memoria l’assalto di febbraio, in cui decine di auto e case sono state incendiate nella cittadina di Huwara dopo l’uccisione di due fratelli israeliani da parte di un uomo armato palestinese.

Le organizzazioni palestinesi hanno condannato la violenza a Turmus Ayya.

L’aggressione da parte di bande di coloni terroristi pesantemente armati contro i nostri villaggi e città palestinesi che terrorizzano i cittadini inermi costituisce una pericolosa escalation e un crimine odioso che viene perpetrato con l’incitamento e il sostegno del governo fascista di occupazione, che ha la piena responsabilità per le sue conseguenze”, ha affermato in una dichiarazione Hamas, che governa la Striscia di Gaza.

Da parte sua il partito Fatah, che guida l’Autorità Nazionale Palestinese, ha chiesto ai palestinesi di “affrontare i sistematici attacchi dei coloni che sono condotti con la complicità dell’esercito di occupazione”, sottolineando che la violenza dimostra che il governo israeliano, che è composto da “accaniti coloni ed estremisti”, intende provocare un’escalation.

Il portavoce della Jihad Islamica palestinese Jihad Selmi ha affermato che le colonie illegali sono “un legittimo obbiettivo della resistenza” ed ha definito gli attacchi israeliani “terrorismo crescente”.

L’esercito israeliano non ha rilasciato dichiarazioni.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Il capo delle Nazioni Unite dice a Israele di fermare gli insediamenti illegali in Palestina

Redazione di Al Jazeera

20 giugno 2023- Al Jazeera

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres afferma che la costruzione di insediamenti israeliani illegali su territorio palestinese provocherà “tensioni e violenze”.

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha esortato Israele a “cessare immediatamente tutte le attività di insediamento” nel territorio palestinese occupato, definendo il piano di Israele di procedere alla costruzione di colonie israeliane una fonte di “tensioni e violenza” e un grave ostacolo ad una pace duratura.

Il commento del capo delle Nazioni Unite arriva dopo che cinque palestinesi– tra cui un ragazzo di 15 anni – sono stati uccisi e più di 90 sono rimasti feriti negli scontri più feroci degli ultimi anni scoppiati lunedì quando le forze israeliane hanno fatto irruzione nel campo profughi di Jenin nella Cisgiordania occupata. [il dato aggiornato è di 7 morti ndr]

Primo caso del genere in quasi 20 anni, Israele ha inviato elicotteri da combattimento che hanno sparato razzi contro degli obiettivi nel campo di Jenin, mentre i militanti palestinesi hanno combattuto per ore con armi leggere e ordigni esplosivi mettendo fuori uso diversi veicoli militari israeliani intrappolando i militari all’interno. Otto soldati israeliani sono rimasti feriti negli scontri durati quasi 10 ore secondo i testimoni.

“Il Segretario Generale ribadisce che le colonie sono una flagrante violazione del diritto internazionale”, ha dichiarato lunedì Farhan Haq, vice portavoce del Segretario Generale.

L’espansione di queste colonie illegali è una notevole causa di tensioni e violenze e accresce i bisogni umanitari”, ha affermato Haq.

“Rafforza ulteriormente l’occupazione israeliana del territorio palestinese, invade la terra palestinese e le risorse naturali, ostacola la libera circolazione della popolazione palestinese e mina i legittimi diritti del popolo palestinese all’autodeterminazione e alla sovranità”, ha affermato il capo delle Nazioni Unite, secondo Haq.

Haq ha affermato che Guterres è apparso “profondamente turbato” dalla decisione di Israele di modificare le procedure di pianificazione degli insediamenti per accelerare i progetti di nuove colonie nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme est, nonché dallo sviluppo di oltre 4.000 unità abitative nelle colonie da parte dell’autorità di pianificazione israeliana.

Domenica scorsa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha approvato piani per migliaia di nuove unità abitative nella Cisgiordania occupata, conferendo al ministro delle Finanze di estrema destra Bezalel Smotrich ampi poteri per accelerare la costruzione di colonie che secondo il diritto internazionale sono illegali.

I piani per l’approvazione di 4.560 unità abitative in varie aree della Cisgiordania sono stati inseriti nell’agenda del Consiglio supremo di pianificazione israeliano che si riunirà la prossima settimana.

L’espansione delle colonie israeliane sembra mettere Netanyahu in rotta di collisione con il suo più stretto alleato, gli Stati Uniti, che si sono detti “profondamente turbati” dal piano di espansione delle colonie e dalle notizie di modifiche ai processi di pianificazione e approvazione delle colonie nei territori palestinesi occupati.

Le associazioni palestinesi hanno anche espresso profonda preoccupazione per il fatto che l’intera Cisgiordania possa presto finire sotto il controllo israeliano.

Il Ministro degli Esteri palestinese ha affermato che approvare l’incremento di colonie è una “pericolosa corsa a completare l’annessione della Cisgiordania”.

Khaled Elgindy, membro senior del Middle East Institute [think tank e centro culturale senza scopo di lucro e apartitico, ndt.] con sede a Washington, ha dichiarato ad Al Jazeera che le gravi affermazioni del capo delle Nazioni Unite ora devono essere sostenute da azioni sul campo.

“Le azioni di questo governo israeliano hanno accelerato praticamente ogni possibile tendenza negativa, dalla violenza sul terreno all’espansione delle colonie, agli sgomberi, alla costruzione e all’allargamento delle colonie”, ha detto Elgindy.

“A meno che tali dure parole non siano seguite da una qualche azione da parte degli attori principali come gli Stati Uniti o l’Unione Europea, una sorta di conseguenza a quelle azioni, allora saranno semplicemente ignorate come lo sono sempre state”, ha affermato.

“È davvero necessaria un’azione sul campo per sostenere quelle parole forti, e non abbiamo visto niente”, ha aggiunto.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Israele ha bombardato questa casa, riducendo in polvere un’antica collezione

Maram Humaid

5 giugno 2023 – Al Jazeera

Un abitante di Gaza ritorna nella sua casa distrutta da un bombardamento israeliano, sperando di recuperare la sua antica collezione di oggetti che risalgono a centinaia di anni addietro.

Gaza City – Da quando il 12 maggio la sua casa è stata distrutta da un bombardamento israeliano Hazem Mohanna vi si reca ogni giorno cercando tra le macerie per ritrovare la sua antica preziosa collezione.

Il sessantaduenne ha passatp 40 anni della sua vita collezionando, come hobby, antiche monete d’argento, pietre preziose e pezzi legati al patrimonio palestinese. La sua casa di quattro piani nel quartiere al-Sahaba, nella parte orientale di Gaza City è diventata “uno straordinario museo archeologico,” dice Mohanna.

Il 12 maggio, il terzo giorno dell’ultimo attacco militare contro Gaza, mentre se ne stava in casa con la sua famiglia, Mohanna ha ricevuto una telefonata dai servizi israeliani. “Mi hanno dato solo cinque minuti per lasciare la casa”, dice a Al Jazeera.

Ero sconvolto. Mia moglie, i miei figli sposati e i miei nipoti sono immediatamente corsi fuori dall’edificio di quattro piani”, dice il padre di quattro figli.

Ho potuto salvare me e la mia famiglia, ma non ho potuto salvare i miei beni, che ho collezionato e custodito per tutta la vita”, dice con volto visibilmente triste.

Nei diversi recenti attacchi Israele ha bombardato centinaia di case a Gaza, concedendo dovunque agli abitanti da qualche ora a solo pochi minuti di preavviso per uscire, suscitando le critiche delle organizzazioni per i diritti umani.

Nel maggio 2021 Israele ha bombardato un edificio di 11 piani che ospitava il nuovo ufficio di Al Jazeera, dopo aver dato un preavviso di circa un’ora. In 11 giorni di incessanti bombardamenti israeliani sono stati uccisi circa 250 palestinesi.

La mia antica collezione significava molto per me. Vi sono pezzi preziosi che datano centinaia di anni”, dice Mohanna, funzionario della sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese in pensione.

Ci sono documenti di certificazione di molti Paesi, pezzi legati alla tradizione palestinese, come vestiti ricamati, valigie e manufatti in rame”, dice.

Ci sono oggetti e memorie che non possono essere risarciti da alcuna somma di denaro, per via del nostro attaccamento ad essi. Vorrei che i miei figli ereditassero il mio piccolo museo archeologico, ma l’occupazione israeliana perseguita ogni cosa, anche le nostre memorie e i nostri hobby.”

Il vecchio collezionista non riesce ancora a trovare una ragione o una giustificazione del bombardamento della sua casa. “Siamo tutti dei semplici civili”, dice Mohanna, che ora vive in un piccolo appartamento di due stanze in affitto con i 16 membri della sua famiglia, compresi i suoi figli sposati.

Insieme ad altre centinaia di persone, è preoccupato per la ricostruzione della sua casa. Secondo il Ministero dei Lavori Pubblici almeno 20 edifici, per un totale di 56 unità abitative, sono stati completamene distrutti e 940 unità abitative sono state danneggiate durante l’escalation militare israeliana.

Finora nessuno mi ha contattato per una compensazione o almeno per pagare l’affitto dell’appartamento”, dice Mohanna. “Ci sono case distrutte nelle precedenti offensive israeliane che non sono state ancora ricostruite, perciò quando arriverà il nostro turno?”

Basta guerre’

Sabah Abu Khater, di 60 anni, dice che l’ultima escalation militare israeliana ha tolto l’allegria a suo figlio, che si sarebbe sposato dopo un mese e mezzo.

Nel pomeriggio dell’11 maggio la sua famiglia di 10 persone stava guardando le notizie nella sua casa di Beit Hanoun nel nord della Striscia di Gaza quando ha ricevuto una telefonata che ordinava di lasciare la casa perché stava per essere bombardata.

Israele ha giustificato il bombardamento di case civili affermando che venivano utilizzate da gruppi armati –un’affermazione respinta dai palestinesi.

Ho sentito i vicini gridare ‘Uscite di casa! Stanno per bombardarla!’” dice Khater.

Siamo tutti usciti immediatamente. I miei figli, le loro mogli e i miei nipotini. Siamo corsi in strada con solo i vestiti che avevamo addosso”, dice cercando le sue cose tra le macerie della sua casa di due piani.

Abbiamo concordato la dote per la sposa di mio figlio e ci stavamo apprestando a completare l’accordo dopo che la situazione si fosse calmata, ma adesso siamo nuovamente daccapo”, dice Khater riferendosi alla cifra che uno sposo deve pagare alla moglie al momento delle nozze, in base alla legge islamica.

Sono triste e col cuore spezzato per mio figlio, che ha speso un sacco di soldi e di sforzi per mettere insieme la dote e costruire la sua casa”, dice.

La gente qui a Gaza è stufa di guerre e disgrazie.”

Il figlio 26enne di Khater, Bilal Abu Khater, che sta seduto demoralizzato sulle macerie della casa della sua famiglia, racconta di aver faticosamente raccolto la dote della sua promessa sposa e preparato una modesta casa per il matrimonio.

Sono stato costretto a fare lavoro straordinario per una paga bassa, non più di 20 shekel al giorno e anche meno, che corrispondono a circa 5 euro, in aggiunta all’aiuto inviato dai miei zii e parenti all’estero”, dice.

Oggi ho dovuto lavorare di più per aiutare a costruire una nuova casa e anche a sostenere le spese dei miei famigliari, rimasti tutti senza casa”, dice Bilal Abu Khater.

I giovani della Striscia di Gaza vivono condizioni difficili a causa della mancanza di opportunità di lavoro e del perdurante blocco”, dice riferendosi al blocco terrestre, aereo e marittimo dell’enclave palestinese imposto da Israele dal 2007.

Le guerre peggiorano le cose”, dice Bilal Abu Khater.

Ci sono voluti anni per costruire la nostra casa ed ora ci vorrà molto tempo per ricostruirla”, dice con la voce spezzata, per poi ringraziare dio che la sua famiglia sia salva. “I soldi si rimediano. La cosa importante è che nessuno di noi è stato ferito.”

Nell’attacco militare israeliano iniziato il 9 maggio gli aerei da guerra israeliani hanno preso di mira case e appartamenti in tutta la Striscia di Gaza. Hanno sostenuto che il bombardamento era diretto contro il movimento della Jihad islamica, ma i palestinesi e le organizzazioni per i diritti hanno affermato che nei cinque giorni di aggressione sono stati uccisi soprattutto civili. Le fazioni palestinesi hanno lanciato razzi su Israele, uccidendo un israeliano.

Al momento in cui è entrato in vigore un cessate il fuoco mediato dall’Egitto, il 12 maggio, erano stati uccisi almeno 33 palestinesi, compresi sei minori, e feriti 190, con perdite economiche stimate in 5 milioni di dollari.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)

 




”Buono per tutti”: Israele approva il controverso budget a favore dei coloni

Redazione di Al  Jazeera

24 maggio 2023 – Aljazeera

Il contestato budget incrementa i fondi per le organizzazioni ultraortodosse e pro-coloni.

 

Il governo israeliano ha approvato un nuovo budget biennale che consolida l’indirizzo confessionale e a favore delle colonie da parte della coalizione di governo, mentre migliaia di manifestanti hanno manifestato contro il pacchetto di spesa fuori dall’edificio del parlamento.

I bilanci 2023 e 2024, bloccati da dibattiti notturni e da un susseguirsi di settimane di negoziati, sono stati approvati nelle prime ore di mercoledì con 64 voti contro 56.

Secondo una dichiarazione del parlamento fatta dopo il voto gli stanziamenti ammontano a 484 miliardi di shekel (122 miliardi di euro) per quest’anno e 514 miliardi di shekel (129 miliardi di euro) per il prossimo anno.

“Questo budget è positivo per tutti i cittadini di Israele”, ha dichiarato il ministro delle finanze Bezalel Smotrich [leader del Partito Sionista Religioso di estrema destra, ndr.].

Sinistra e destra, religiosi, ultraortodossi e laici, drusi, arabi. Semplicemente tutti i cittadini israeliani”, ha detto, riferendosi evidentemente alle critiche verso il budget, affermando che i critici “vogliono rovesciare il governo di destra e, a tal fine, tutto è lecito”.

Netanyahu ha annunciato l’approvazione degli stanziamenti in un tweet ottimista promettendo che il suo governo di coalizione avrebbe continuato sulla stessa linea.

Il budget potrebbe portare stabilità alla coalizione del primo ministro Benjamin Netanyahu, ma probabilmente aggraverà le divisioni all’interno di Israele, poiché i manifestanti hanno protestato contro i suoi stanziamenti esagerati a favore delle componenti ultraortodosse a spese degli israeliani laici.

Decine di milioni di dollari sono stati accantonati per le fazioni estremiste a favore dei coloni.

Il Times of Israel  ha riferito che lunedì è stato risolto un grosso ostacolo all’approvazione del bilancio, con una promessa di 68 milioni di dollari al partito di estrema destra Otzma Yehudit per lo sviluppo degli insediamenti coloniali nelle regioni del Negev e della Galilea.

Smotrich ha detto che spera di raddoppiare nel prossimo futuro il numero dei coloni in Cisgiordania.

Amnon Bronfeld, il portavoce del membro comunista della Knesset [parlamento israeliano, ndt.] Ofer Cassif ha detto ad Al Jazeera che le colonie riceveranno stanziamenti dal nuovo “Fondo Arnuna”, uno strumento nel bilancio di quest’anno con la funzione di distribuire le imposte municipali, e che gli insediamenti coloniali non dovranno versare.

“La spiegazione è ancora più irritante”, ha detto Bronfeld. “Il dipartimento di giustizia ha proibito l’utilizzo di fondi che provengano dagli insediamenti coloniali in quanto contrario al diritto [internazionale], ma ha consentito l’assegnazione di fondi agli stessi insediamenti pur essendo anche questo proibito“.

Ha aggiunto che le colonie vedranno anche un aumento dei budget in una serie di aree, tra cui strade e infrastrutture, turismo e agricoltura.

Nel budget è previsto anche un aumento dei fondi per gli uomini ultraortodossi che studiano a tempo pieno nei seminari religiosi rinunciando all’obbligo di lavorare o prestare servizio militare, cosa che i maschi laici sono obbligati a fare. Anche le scuole ultraortodosse riceveranno più soldi.

L’assegnazione di quasi 4 miliardi di dollari del nuovo budget mediante fondi discrezionali ad organizzazioni ultraortodosse e a favore dei coloni è stata persino criticata dallo stesso dipartimento del bilancio del governo.

Il leader dell’opposizione centrista Yair Lapid ha denunciato il budget come “una violazione del contratto con i cittadini israeliani, che tutti noi – e i nostri figli e figli dei nostri figli – continueremo a pagare”, ha riferito l’agenzia di stampa Reuters.

Le manifestazioni di martedì sera contro lo stanziamento, con persone che accusavano il governo di saccheggio” di fondi statali, si sono svolte dopo mesi di continue proteste contro la proposta di Netanyahu di riforma del sistema giudiziario del Paese.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




I bambini di Gaza subiscono dei “traumi oltre ogni limite”

Maram Humaid

12 maggio 2023 – Aljazeera

I genitori dicono di non riuscire ad affrontare il trauma dei loro figli che dovrebbero giocare, non soffrire.

Gaza City, Gaza – Toqa al-Dalo piange senza sosta sotto shock dopo aver saputo della morte della sua migliore amica martedì, nel corso del primo attacco aereo israeliano sulla Striscia di Gaza.

Quella mattina, mentre si preparava per la scuola, la bambina di 10 anni ha visto i suoi genitori piangere sommessamente. Avevano saputo che Mayar Ezz El-Din, 10 anni, era stata uccisa insieme a suo fratello Ali, 7 anni, e al padre Tariq Ezz El-Din nel bombardamento della sua casa nel centro della Striscia di Gaza.

“Non riesco quasi a credere a quello che è successo”, ha detto ad Al Jazeera una Toqa in lacrime mentre abbracciava un regalo che Mayar le aveva fatto di recente dopo che lei si era fratturata una mano in un incidente. “È stata molto gentile e mi è stata di aiuto durante il mio infortunio. Che colpa avevano lei e il suo fratellino? Perché l’hanno uccisa?

Toqa ricorda i loro incontri nelle reciproche case e lo scambio continuo di messaggi.

Conoscevo Mayar da quando eravamo al primo anno di asilo e abbiamo continuato la nostra amicizia come compagne di classe a scuola. Lei era la mia migliore amica. Siamo sempre state in contatto”.

Venerdì Israele ha continuato i suoi attacchi aerei su Gaza con il bilancio di vittime palestinesi salito ora a 31, di cui sei minori e quattro donne. Al quarto giorno di attacchi più di 100 persone risultano ferite. Sono stati anche lanciati dei razzi da Gaza verso Israele.

Crescere prima del tempo

Alaa e Mohammad al-Dalo, i genitori di Toqa, hanno cercato di calmarla nonostante il loro stesso dolore.

“È molto difficile vedere la tua bambina soffrire cosi tanto in questa tenera età, quando dovrebbe giocare con gli amici e non ricevere la notizia della loro orribile uccisione nel sonno coi familiari”, ha detto Alaa ad Al Jazeera.

I nostri bambini a Gaza stanno crescendo prima del tempo e sono esposti a grandi traumi che vanno oltre la loro età e capacità di sopportazione.

“Noi genitori siamo confusi su come affrontarli insieme a loro, aggiunge mentre asciuga le lacrime di sua figlia.

I genitori di Toqa sono preoccupati per il suo intenso dolore ma soprattutto temono il suo ritorno a scuola dove non troverà Mayar accanto a lei.

“Questo peggiorerà notevolmente il suo stato d’animo”, dice Mohammad.

Toqa trascorreva la maggior parte del suo tempo a scuola con Mayar e suo fratello Ali, con cui giocava e chiacchierava costantemente per la sua gentilezza e simpatia. Ora ritorna a scuola con il cuore pesante “, aggiunge.

Incubo senza fine

Sempre martedì Hajar al-Bahtini, cinque anni, è stata uccisa insieme al padre Khalil Al-Bahtini, 45 anni, e alla madre, Laila, 43 anni, in un bombardamento israeliano sulla loro casa nel quartiere Tofah nella parte est di Gaza City.

Stavamo dormendo tranquillamente. All’improvviso ci siamo svegliati in mezzo alla distruzione, al rumore dei bombardamenti e alla polvere. Non potevo muovermi perché un muro era crollato sui miei piedi”, ha detto la sorella quattordicenne di Hajar, Sara al-Bahtini, dopo essere stata dimessa dall’ospedale con una steccatura sul piede fratturato.

I miei fratelli urlavano vicino alla stanza dei miei genitori in fiamme,” riferisce ad Al Jazeera.

Quando mi hanno portato nell’ambulanza ho visto i miei fratelli urlare e piangere. Cercavo di negare col pensiero la possibilità che i miei genitori fossero stati uccisi, ma sono rimasto scioccata quando ho saputo che anche Hajar era rimasta uccisa con loro”.

Sara dice che a volte “invidia” Hajar perché è con i suoi genitori e non piangerà più la loro perdita.

Hajar era la gioia della casa. Tutti l’amavano per la sua intelligenza e arguzia, e perché era la più giovane. Quale è stata la sua colpa per essere uccisa nel sonno?

Mi sembra di vivere una catastrofe e un incubo senza fine. In pochi istanti ho perso mia madre, mio padre e la mia sorella minore. Come continueremo la vita io e i miei sei fratelli? aggiunge scoppiando in lacrime.

Mohammad Daoud, 41 anni, è sotto shock, ancora sconvolto dalla morte del figlio di quattro anni, Tamim, che soffriva di un disturbo cardiaco.

Tamim si è svegliato terrorizzato a causa dei pesanti bombardamenti. È corso in grembo a sua madre piangendo e tremando di paura “, ha detto il padre di due figli nel ricordare l’attacco.

Per un momento non mi sono reso conto che il cuore di Tamim non poteva sostenere la paura. Ho provato a calmarlo, ma il suo cuore batteva così forte, come se stesse per cedere.

Ha portato d’urgenza Tamim all’ospedale pediatrico per la rianimazione cardiopolmonare, ma i medici hanno detto che le condizioni del bambino erano già peggiorate.

“Tamim è rimasto per ore in terapia intensiva fino a quando non è morto a fine giornata”, dice Daoud.

“Era il mio unico figlio con un sorriso dolce. Molto intelligente e vivace. È troppo per noi. È vero che mio figlio soffriva di una malattia cardiaca cronica, ma i terrificanti attacchi israeliani sulla Striscia sono oltre i limiti del sopportabile”, afferma.

Perché i nostri figli dovrebbero subire tutto questo? Una persona normale trema per la paura dell’atrocità del bombardamento, che dire allora dei bambini e dei malati?

L’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia ha condannato i continui attacchi da parte di Israele rilevando che finora sono stati uccisi sei bambini.

“Questo non è accettabile. Tutti i minori devono essere protetti, ovunque, da ogni forma di violenza e violazione grave, secondo il diritto umanitario internazionale”, ha affermato l’UNICEF in una nota.

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Israele prosegue gli attacchi a Gaza, i palestinesi rispondono con i razzi

Redazione Al Jazeera

10 maggio 2023- Al Jazeera

Almeno cinque palestinesi sono stati uccisi e un altro ferito, mentre gli attacchi israeliani continuano tra il lancio di razzi per rappresaglia.

Secondo i funzionari della sanità palestinese almeno cinque palestinesi sono stati uccisi negli attacchi aerei israeliani che hanno colpito la Striscia di Gaza per il secondo giorno consecutivo.

La ripresa mercoledì dei bombardamenti ha provocato una raffica di razzi di rappresaglia dall’enclave assediata verso il sud di Israele.

I raid aerei israeliani hanno colpito diverse località dell’enclave assediata, sia a sud che a nord, e una serie di siti appartenenti al movimento della Jihad islamica palestinese (PIJ).

I media locali hanno riferito che almeno un altro palestinese è stato ferito a est di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Il PIJ non ha confermato che le vittime fossero membri del suo gruppo.

In un reportage da Gaza City, Youmna El Sayed di Al Jazeera afferma che la gente del posto è in “massima allerta” ed estremamente preoccupata: a seguito della serie di attacchi di martedì che hanno ucciso almeno 15 persone, tra cui diversi civili, le scuole e le strutture pubbliche e private hanno chiuso e le persone cercano di rimanere in casa.

Aggiunge: “C’è un altissimo senso di tensione e preoccupazione tra i residenti di Gaza dopo gli attacchi israeliani di ieri. Tutto a Gaza è chiuso e le persone sono rimaste nelle loro case”.

I media arabi hanno riferito che Hamas, il gruppo che gestisce la Striscia di Gaza, ha detto che i razzi lanciati da lì erano una risposta al “massacro commesso dall’occupazione israeliana”, dato che i media palestinesi hanno riferito che i razzi di rappresaglia erano “a nome del coordinamento delle fazioni [di Gaza]’” che comprende Hamas e altri gruppi armati con sede a Gaza.

Il giornalista israeliano Barak Ravid cita il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari che afferma non esservi alcuna indicazione immediata che Hamas sia coinvolta nei combattimenti.

Da parte israeliana le autorità hanno detto ai cittadini che vivono nelle città lungo la barriera di Gaza di evacuare o rimanere nei rifugi.

In un reportage da Ashkelon, nel sud di Israele, Willem Marx di Al Jazeera ha affermato che l’esercito israeliano era in massima allerta quando sono state avviate le sirene. Il sistema di difesa aerea israeliano Iron Dome ha anche intercettato dei razzi.

“Negli ultimi istanti, ci sono state istruzioni [dalle autorità] alle persone di rimanere all’interno dei rifugi a causa di questi lanci”, ha detto. “Molte comunità sono state incoraggiate ad allontanarsi da qui”.

Il bombardamento arriva il giorno dopo che le forze israeliane hanno attaccato Gaza City e i suoi dintorni, uccidendo 15 persone, tra cui quattro minori, in quella che hanno definito un’operazione contro tre comandanti della PIJ.

In un attacco notturno, le forze israeliane hanno anche ucciso due persone nella città occupata di Qabatiya, in Cisgiordania, a sud di Jenin. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa palestinese WAFA il ministero della salute li ha identificati come Ahmad Jamal Assaf, 19 anni, e Warani Walid Qatanat, 24. Un palestinese di 17 anni è stato colpito al petto e portato in ospedale.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




CPJ: Israele “non si assume alcuna responsabilità” per l’uccisione di giornalisti

AL JAZEERA

9 maggio 2023 – Aljazeera

L’impunità dell’esercito israeliano nell’uccisione di almeno 20 giornalisti negli ultimi 20 anni mina “gravemente” la libertà di stampa, afferma il rapporto del CPJ.

Il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ) afferma in un nuovo duro rapporto che l’esercito israeliano non si è assunto alcuna responsabilità per l’uccisione di almeno 20 giornalisti, 18 dei quali palestinesi, negli ultimi 20 anni.

Nel suo rapporto, Deadly Pattern, pubblicato martedì, questa organizzazione a tutela della libertà di stampa dichiara di aver riscontrato “uno schema sistematico nelle uccisioni di giornalisti da parte [dell’esercito israeliano]”.

“Nessuno è mai stato accusato o ritenuto responsabile di queste morti… minando con ciò gravemente la libertà di stampa”, aggiunge.

Il CPJ afferma che i palestinesi costituiscono l’80% dei giornalisti e degli operatori dei media uccisi dall’esercito israeliano.

Queste cifre riflettono in parte l’andamento generale del conflitto israelo-palestinese; secondo i dati delle Nazioni Unite negli ultimi 15 anni i sono stati uccisi 21 volte più palestinesi che israeliani, aggiunge il rapporto.

Inoltre il rapporto evidenzia che “gli ufficiali israeliani sminuiscono le prove e le affermazioni dei testimoni, e spesso sembrano scagionare i soldati per le uccisioni mentre le indagini sono ancora in corso”, e aggiunge che le indagini dell’esercito israeliano sulle uccisioni sono una “scatola nera”, con risultati tenuti segreti.

Nello svolgimento delle indagini l’esercito israeliano spesso impiega mesi o anni per investigare sugli omicidi, e le famiglie dei giornalisti, per lo più palestinesi, hanno poche risorse all’interno di Israele per perseguire la giustizia”, afferma il CPJ.

Hagai El-Ad, direttore esecutivo dell’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem, afferma nel rapporto che l’esame da parte di Israele delle azioni dei suoi soldati è meno seria di una “rappresentazione teatrale di un’indagine”.

Vogliono renderla credibile. Eseguono gli atti, le procedure richiedono molto tempo, molte scartoffie”, riferisce a CPJ. “Ma alla fine … è l’impunità quasi totale per le forze di sicurezza”.

Il rapporto afferma che le organizzazioni per i diritti umani hanno costantemente sollevato preoccupazioni circa “la… lentezza di queste valutazioni totalmente riservate, che possono trascinarsi per mesi o anni”, durante le quali “i ricordi dei testimoni svaniscono, le prove possono scomparire o essere distrutte e i soldati coinvolti possono far coincidere le testimonianze”.

L’uccisione di Shireen Abu Akleh

Il rapporto arriva due giorni prima del primo anniversario dell’uccisione della giornalista veterana di Al Jazeera Shireen Abu Akleh da parte di un proiettile israeliano alla testa mentre l’11 maggio 2022 conduceva un reportage su un raid militare israeliano nella città occupata di Jenin in Cisgiordania.

Nel settembre 2022 un’indagine congiunta di Forensic Architecture, organizzazione di ricerca multidisciplinare, e dell’organizzazione per i diritti dei palestinesi Al-Haq ha rivelato che le prove confutavano la versione di Israele secondo cui Abu Akleh sarebbe stata uccisa per “errore”.

L’inchiesta ha esaminato l’angolo di tiro del cecchino israeliano e ha concluso che era in grado di vedere chiaramente che in quel luogo c’erano i giornalisti. Ha anche escluso la possibilità che in quel momento ci fossero degli scontri tra forze israeliane e palestinesi, che avrebbero potuto dar luogo ad un fuoco incrociato.

Secondo l’inchiesta, per la quale Al Jazeera ha fornito del materiale, il cecchino israeliano ha sparato per due minuti e ha preso di mira coloro che cercavano di soccorrere Abu Akleh.

I risultati sono arrivati lo stesso giorno in cui la famiglia della giornalista palestinese americana di 51 anni ha formalmente presentato una denuncia ufficiale alla Corte Penale Internazionale (CPI) chiedendo giustizia per la sua uccisione.

Israele ha dichiarato a settembre che c’era una “alta possibilità” che Abu Akleh fosse stata “accidentalmente colpita” dal fuoco dell’esercito israeliano, ma ha aggiunto che non avrebbe avviato un’indagine penale.

“Mancato rispetto” della stampa cercando di imporre false narrazioni

Come Abu Akleh, che quando è stata uccisa indossava un casco e un giubbotto protettivo blu con la scritta “Press”, la maggior parte dei 20 giornalisti uccisi al momento della loro morte erano “chiaramente identificabili come membri dei media o si trovavano all’interno di veicoli con insegne della stampa, si legge nel rapporto.

Il rapporto afferma anche che dopo che un giornalista viene ucciso dalle forze di sicurezza israeliane gli ufficiali israeliani “spesso inviano ai media una contro-narrazione” nel tentativo di allontanare ogni responsabilità dai loro soldati.

Il CPJ ha sottolineato che nel caso di Abu Akleh gli ufficiali israeliani hanno iniziato a incolpare dei palestinesi nonostante i testimoni e il ministero della salute palestinese affermassero che era stata uccisa dalle truppe israeliane. Israele ha anche accusato alcuni giornalisti palestinesi uccisi dai suoi sodati di “attività terroristica e militante”.

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




La continua sorveglianza israeliana dei palestinesi ha un ‘effetto dissuasivo’

Usaid Siddiqui

7 maggio 2023Al Jazeera

Attivisti palestinesi dicono che il nuovo programma israeliano di riconoscimento facciale, denunciato da Amnesty International, contribuisce a rafforzare ulteriormente l’occupazione

L’ultima rivelazione dell’organizzazione per i diritti umani Amnesty International sull’utilizzo sempre crescente della tecnologia di riconoscimento facciale da parte di Israele contro i palestinesi non è stata una sorpresa per l’attivista Issa Amro.

Lo vivo, lo sento, ne soffro, il mio popolo ne soffre,” dice ad Al Jazeera da Hebron.

Il 2 maggio Amnesty ha pubblicato un rapporto intitolato Automated Apartheid [Apartheid automatizzato], in cui si descrive nei dettagli il funzionamento del programma israeliano Red Wolf [Lupo Rosso], una tecnologia di riconoscimento facciale usata dall’anno scorso per tracciare i palestinesi e che sembrerebbe collegata a simili programmi precedenti, noti come Blue Wolf e Wolf Pack [Lupo blu, Branco di lupi].

La tecnologia è stata utilizzata ai posti di blocco nella città di Hebron e in altre parti della Cisgiordania occupata scansionando i volti dei palestinesi e confrontandoli con i database esistenti.

Amnesty ha rivelato che, se nei database esistenti non si trovano informazioni sull’individuo, lo si registra nel Red Wolf automaticamente e senza consenso e potrebbe persino essere negato il passaggio attraverso il checkpoint.

In una dichiarazione a The New York Times l’esercito israeliano ha detto che si eseguono “necessarie operazioni di sicurezza e intelligence, con sforzi notevoli per minimizzare i danni alle normali attività quotidiane della popolazione palestinese’’.

Lo scrittore palestinese Jalal Abukhater ha affermato che i sistemi di sorveglianza sono utilizzati per far capire ai palestinesi di non avere diritti.

La gente sente questo effetto dissuasivo, non socializza o non si sposta così liberamente come vorrebbe, non vive normalmente come vorrebbe,” ci ha detto Abukhater dalla Gerusalemme Est occupata.

Questa forma di sistema di sorveglianza è utilizzata proprio per rafforzare l’occupazione… vogliono preservare l’apartheid.”

Secondo Amnesty la rete di sorveglianza con riconoscimento facciale è stata rafforzata anche a Gerusalemme Est, anche nelle vicinanze di luoghi di interesse culturale come la Porta di Damasco, il più ampio ingresso alla Città Vecchia e luogo di frequenti proteste contro le forze di occupazione.

L’anno scorso a febbraio Amnesty ha detto che Israele sta imponendo l’apartheid contro i palestinesi, trattandoli come “un gruppo razziale inferiore”. Altre organizzazioni, fra cui Human Rights Watch, con sede negli USA, e l’associazione israeliana per i diritti umani B’Tselem, sono arrivate a conclusioni simili.

Hebron, occupata da Israele nel 1967, è divisa in due parti: H1, amministrata dall’Autorità Palestinese, e H2, amministrata da Israele in base all’accordo su Hebron del 1997.

Ci sono circa 200.000 palestinesi che vivono in entrambe le parti e parecchie centinaia di coloni israeliani che sono fortemente protetti dall’esercito israeliano.

I palestinesi sono regolarmente costretti a passare tramite i checkpoint e a loro viene impedito di servirsi di parecchie strade importanti e autostrade.

Un laboratorio’

L’attivista Amro dice che i palestinesi che vivono a Hebron sono diventati meri “oggetti” di quelli che lui chiama “esperimenti israeliani”.

Per le loro aziende per soluzioni di sicurezza Hebron è diventato un laboratorio per fare simulazioni, per identificare e risolvere problemi usandoci e commercializzare le loro tecnologie,” dice. “Noi non abbiamo voce in capitolo.”

Israele è annoverato fra i maggiori esportatori di tecnologie cibernetiche di monitoraggio di civili in vari Paesi, tra cui Colombia, India e Messico.

L’azienda di cibersicurezza israeliana NSO Group è stata molto criticata per Pegasus, il suo software di punta, un sistema di spionaggio usato da decine di Paesi per hackerare i telefonini.

Sono stati presi di mira centinaia di giornalisti, attivisti e persino capi di Stato.

Inoltre, aggiunge lo scrittore Abukhater, Israele ha bisogno dei programmi di cibersicurezza come Red Wolf per mantenere i suoi progetti di colonie illegali che si stanno espandendo nei territori occupati.

Tecnologie di sorveglianza come questa [riconoscimento facciale] sono importanti, specialmente dove Israele sta introducendo coloni nel cuore delle cittadine palestinesi. Il fatto che [le colonie] si addentrino profondamente nei quartieri palestinesi in posti come Gerusalemme Est e Hebron crea un sacco di problemi,” dice.

È [la tecnologia di sorveglianza] un modo per controllare i palestinesi e far sì che l’espansione delle colonie continui senza essere ostacolata dalla resistenza palestinese.”

Secondo le Nazioni Unite le colonie israeliane in Cisgiordania sono illegali e in “flagrante violazione” del diritto internazionale.

Sempre osservati’

Secondo Amro gli apparati di sorveglianza hanno avuto un effetto significativo sui movimenti quotidiani dei palestinesi, lui incluso.

Mi sento sempre osservato. Mi sento sempre monitorato … inclusi i miei social media, quando entro e esco da casa mia,” dice.

Delle donne mi hanno chiesto se loro possono vederle nelle camere da letto… è straziante sentire che le donne sono preoccupate per la loro intimità con i mariti, per i loro cari,” aggiunge.

Secondo l’ingegnere elettronico, 43enne, le famiglie sono state costrette ad andarsene da Hebron, massicciamente sorvegliata, in quartieri meno controllati.

Non ti sfrattano direttamente da casa tua. Ma ti rendono impossibile restarci… e molto dipende da queste tecnologie [di sorveglianza] e telecamere ovunque,” dice Amro.

Ori Givati, direttore di advocacy di Breaking The Silence [Rompere il Silenzio] un’organizzazione per i diritti umani di ex soldati israeliani e lui stesso un ex soldato israeliano, dice che i palestinesi “non hanno più spazio privato”.

Se nel passato alcuni pensavano che almeno le loro informazioni private erano sotto il loro controllo, noi abbiamo tolto loro anche quello.”

Per parecchi anni Amnesty ha invocato la proibizione dell’uso della tecnologia di riconoscimento facciale per la sorveglianza di massa, dicendo che era usata per “soffocare le proteste” e “tormentare le minoranze”.

Negli Stati Uniti il riconoscimento facciale ha finito per prendere ingiustamente di mira persone di razza mista. Molte città come Portland e San Francisco hanno proibito il suo utilizzo da parte delle forze di polizia locali, mentre altre stanno discutendo misure simili.

L’utilizzo del riconoscimento facciale ha accelerato il passo in India, dove le autorità l’hanno usato per monitorare raduni politici e proteste contro il partito di governo di estrema destra, il Bharatiya Janata Party, sollevando i timori di un giro di vite contro il dissenso e la libertà di espressione.

(Traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Uomo colpito a morte a Gerusalemme dopo aver investito con l’auto dei civili

Redazione Al Jazeera

24 aprile 2023 – Al Jazeera

Le autorità israeliane comunicano che nell’incidente sono state ferite almeno cinque persone, compreso un settantenne.

La polizia israeliana ha affermato che un palestinese ha diretto la sua auto sulla folla in una strada di Gerusalemme, ferendo cinque persone, prima di essere colpito a morte da un passante.

Lunedì, alcune ore prima, le truppe israeliane hanno ucciso un palestinese durante un’incursione nella Cisgiordania occupata, l’ultimo di una lunga serie di incidenti nel corso di una recrudescenza di violenze nell’ultimo anno.

Il servizio di ambulanza di Israele ha detto di aver curato cinque persone ferite dall’auto, compreso un anziano di 70 anni che versa in condizioni gravi ma stabili, prima di trasferirle ad un ospedale.

Dei video diffusi dall’agenzia di notizie Reuters mostrano un uomo sul cofano di un’auto fermata in mezzo alla strada mentre si sentono degli spari.

Parlando in apertura delle cerimonie di commemorazione dei soldati israeliani caduti, il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha detto che il guidatore dell’auto, un trentenne di Gerusalemme est, ha cercato deliberatamente di investire dei civili.

Questo attacco terroristico, in questo luogo, in questo momento, ci ricorda che la terra di Israele e lo Stato di Israele sono stati ottenuti attraverso molte prove e tribolazioni”, ha affermato.

Violenza crescente

Quest’anno la violenza tra israeliani e palestinesi si è intensificata, con frequenti incursioni militari e violenze dei coloni israeliani a fronte di una serie di attacchi palestinesi. Da gennaio sono stati uccisi più di 90 palestinesi e almeno 19 israeliani e stranieri.

Lunedì mattina le forze israeliane hanno ucciso un palestinese durante un’incursione nel campo profughi di Aqabat Jabr, vicino alla città cisgiordana di Gerico.

Durante l’azione due sospetti sono stati visti fuggire dalla scena. I soldati hanno risposto con proiettili veri. I colpiti sono stati identificati”, ha dichiarato l’esercito. Non ha specificato perché i due palestinesi siano stati presi di mira.

L’agenzia di notizie ufficiale palestinese WAFA ha citato il governatore di Gerico, secondo cui un uomo è stato colpito a morte e altri tre feriti dalle truppe.

La dichiarazione del governatore afferma che l’esercito non ha consegnato il corpo dell’uomo alla sua famiglia.

Dal canto suo l’Associazione Palestinese di Difesa dei Prigionieri ha detto che nella notte e nella mattina di lunedì le forze di sicurezza israeliane hanno eseguito 30 arresti in Cisgiordania.

Israele ha occupato la Cisgiordania e Gerusalemme est, che i palestinesi rivendicano come cuore di un futuro Stato indipendente, durante la guerra del Medio Oriente del 1967. Da allora ha annesso Gerusalemme est con un’iniziativa non riconosciuta a livello internazionale.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Cos’è la Giornata dei Prigionieri Palestinesi?

Maram Humaid

AlJazeera 17 aprile 2023

La ricorrenza, celebrata ogni anno il 17 aprile, è dedicata alla centralità dei prigionieri nella causa palestinese.

La Giornata dei Prigionieri Palestinesi viene commemorata ogni anno il 17 aprile, una data approvata dal Consiglio Nazionale Palestinese nel 1974 come giornata nazionale dedicata alla libertà dei prigionieri e al sostegno dei loro diritti.

La data è stata scelta poiché ricorda il rilascio del prigioniero Mahmoud Bakr Hijazi nel primo scambio di prigionieri tra palestinesi e Israele.

Alla fine del marzo 2008 il XX Vertice Arabo tenutosi nella capitale siriana Damasco ha approvato l’adozione della giornata in tutti i paesi arabi, in solidarietà con i prigionieri palestinesi e arabi detenuti da Israele.

Secondo la Commissione Palestinese per i Detenuti e gli Ex-detenuti, in Israele sono attualmente trattenuti 4.900 prigionieri di cui 31 donne e 160 minori.

Tra loro anche i circa 1.000 detenuti sottoposti a detenzione amministrativa, il che significa che sono trattenuti senza processo e ogni “prova” a loro carico viene loro nascosta.

Ci sono anche più di 20 prigionieri arrestati prima della firma degli accordi di Oslo tra Israele e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina nel 1993. Quello detenuto da più tempo è Muhammad al-Tus: dietro le sbarre dal 1985.

Da tempo i palestinesi criticano Israele per le condizioni delle sue prigioni. Secondo la Commissione, dal 1967 nelle carceri israeliane sono morte 236 persone e centinaia sono morti dopo il rilascio per malattie contratte mentre erano detenuti.

La sofferenza dei detenuti ammalati è una delle principali preoccupazioni umanitarie, con più di 700 detenuti affetti da varie malattie e almeno 24 che hanno il cancro e necessitano di assistenza sanitaria intensiva.

Arresti di quest’anno

L’anno scorso si sono registrati arresti quasi quotidiani nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est con l’intensificarsi dei raid di Israele.

Dall’inizio del 2023 sono stati registrati dalle organizzazioni dei detenuti 2.300 casi di arresti, di cui 350 minori provenienti in maggioranza da Gerusalemme e 40 fra donne e ragazze.

All’interno delle prigioni

Le associazioni per i diritti umani e le organizzazioni dei prigionieri affermano che le condizioni all’interno delle strutture israeliane sono molto dure. Vengono riportati il rifiuto delle visite, le torture psicologiche e fisiche e la negligenza medica, con i prigionieri malati impossibilitati a ricevere cure adeguate.

Dal 2021 è inoltre aumentata in modo significativo la misura di isolamento, con circa 35 prigionieri palestinesi ora in isolamento, compresi malati affetti da malattie croniche.

In passato il servizio penitenziario israeliano ha difeso il trattamento riservato ai prigionieri palestinesi affermando che le sue politiche sono pienamente legali.

Le autorità israeliane continuano a vietare le visite familiari per alcuni prigionieri, in particolare a quelli provenienti da Gaza.

Proteste dei prigionieri

Nel corso di febbraio e fino al 22 marzo i prigionieri palestinesi hanno portato avanti una serie di proteste contro le politiche carcerarie israeliane quando il ministro per la Sicurezza Nazionale di estrema destra Itamar Ben-Gvir ha annunciato una nuova serie di misure.

Queste misure hanno fortemente condizionato la vita dei palestinesi nelle carceri israeliane, anche limitando la quantità di acqua che possono usare, le ore in cui possono fare la doccia e il loro accesso al cibo.

La protesta alla fine si è conclusa quando i detenuti hanno raggiunto un accordo con il servizio penitenziario israeliano.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)