Uomo armato uccide 7 persone in un attacco nella Gerusalemme est occupata

Redazione di Al Jazeera

27 gennaio 2023 – Al Jazeera

La sparatoria ha fatto seguito a una sanguinosa incursione israeliana nel campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania occupata, che ha ucciso nove palestinesi.

In un’escalation di violenza dopo una sanguinosa incursione dell’esercito israeliano in Cisgiordania il giorno prima, nella Gerusalemme est occupata un uomo armato ha ucciso sette persone nei pressi di una sinagoga in una colonia israeliana prima di essere colpito a morte.

Dopo la sparatoria di venerdì il pronto soccorso di Magen David Adom [la Croce Rossa israeliana, ndt.] ha confermato che sette persone, cinque uomini e due donne, sono morte, mentre erano ancora ricoverate in ospedale altre tre sono rimaste ferite, una delle quali in condizioni gravissime.

Per quanto abbiamo capito, è arrivata un’auto davanti a una sinagoga, ne è uscito un uomo armato che ha aperto il fuoco,” ha informato James Bays di Al Jazeera dalla scena dell’attacco nell’illegale colonia israeliana di Neve Yaakov.

Il bilancio che abbiamo finora è di sette morti,” ha affermato Bays, aggiungendo che secondo la polizia il sospettato non aveva “precedenti penali”.

Il pronto soccorso ha informato di un totale di dieci vittime dell’attacco armato, tra cui una donna di 60 anni e un ragazzo di 15.

Immagini televisive mostrano sulla strada fuori dalla sinagoga varie vittime che vengono assistite da operatori del pronto soccorso.

Ho sentito molti spari,” ha detto all’agenzia di notizie AFP Matanel Almalem, uno studente diciottenne che vive nei pressi della sinagoga.

Un primo comunicato della polizia afferma che si è trattato di un “attacco terroristico a una sinagoga di Gerusalemme” e che “il terrorista che ha sparato è stato neutralizzato (ucciso)”.

In seguito la polizia ha detto che il sospettato è un ventunenne abitante di Gerusalemme est che nell’attacco avrebbe agito da solo in una zona che Israele ha annesso a Gerusalemme dopo la guerra del 1967 in Medio Oriente [la guerra dei Sei Giorni, ndt.].

[La polizia] ha affermato che [l’attentatore] ha cercato di scappare in auto, ma è stato inseguito dalla polizia e colpito a morte.

L’attacco è avvenuto un giorno dopo una sanguinosa incursione israeliana nel campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania occupata. Sono rimasti uccisi nove palestinesi, tra cui una donna anziana, dopo che decine di soldati israeliani hanno attaccato una casa che secondo l’esercito ospitava sospetti combattenti, provocando duri scontri durati alcune ore.

Giovedì anche un ventiduenne palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane nella città di al-Ram, a nord di Gerusalemme.

A indicare una potenziale ulteriore escalation, il ministero della Sanità palestinese ha affermato che tre palestinesi sono stati portati in ospedale dopo essere stati colpiti da un colono israeliano in un incidente nei pressi della città di Nablus, nel nord della Cisgiordania.

Ha aggiunto che è morto un sedicenne palestinese ferito da forze israeliane in un altro incidente mercoledì.

Poi i combattenti di Gaza hanno lanciato razzi e Israele ha effettuato raid aerei durante la notte, ma lo scontro è stato limitato.

Una risposta naturale”

Hazem Qassem, un portavoce di Hamas, la fazione palestinese che controlla la Striscia di Gaza, ha detto all’agenzia di notizie Reuter che l’attacco di venerdì è stato “una risposta al crimine perpetrato a Jenin dall’occupazione e una risposta naturale alle azioni criminali dell’occupazione.”

Qassam non ha rivendicato l’attacco a mano armata. Anche la Jihad Islamica palestinese ha elogiato [l’azione], ma non ha assunto la responsabilità dell’attentato.

Nell’ultimo anno le incursioni militari israeliane nella Cisgiordania occupata sono diventate quasi quotidiane, con la morte di almeno 200 combattenti e civili palestinesi. Anche civili e soldati israeliani sono stati uccisi in attacchi palestinesi in Israele e nei territori occupati.

La sparatoria di venerdì è avvenuta poche ore dopo che i palestinesi avevano sfilato con rabbia al funerale dell’ultima delle vittime uccise dai soldati israeliani il giorno precedente.

Durante tutto il giorno sono scoppiati scontri tra forze israeliane e manifestanti palestinesi nella Cisgiordania occupata, anche dopo il funerale del ventiduenne ucciso a nord di Gerusalemme. Folle di palestinesi hanno sventolato le bandiere sia di Fatah, il partito che controlla l’Autorità Nazionale Palestinese, che di Hamas. Nelle strade di al-Ram palestinesi mascherati hanno lanciato pietre e fatto scoppiare petardi contro la polizia israeliana, che ha risposto con lacrimogeni.

L’escalation di violenza è giunta pochi giorni prima della prevista visita del Segretario di Stato USA Antony Blinken in Israele e nella Cisgiordania occupata.

Gli Stati Uniti condannano nel modo più fermo l’orrendo attacco terroristico,” ha affermato Blinken in un comunicato. “Siamo in stretto contatto con i nostri partner israeliani e riaffermiamo il nostro incrollabile impegno per la sicurezza di Israele.”

Netanyahu convoca il gabinetto di sicurezza

Poco dopo l’attacco a Gerusalemme est il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir, di estrema destra, ha visitato il luogo dell’attentato. “Dobbiamo reagire, la situazione non può continuare così,” ha detto.

Parlando ai giornalisti nel quartier generale della polizia nazionale israeliana, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha affermato di aver fatto una verifica riguardo alla sicurezza e deciso “azioni immediate”.

Ha detto che convocherà il gabinetto di sicurezza sabato sera, dopo la fine del Sabbath [giorno della festa settimanale per gli ebrei, ndt.], per discutere di un’ulteriore risposta. Netanyahu si è rifiutato di specificare, ma ha detto che Israele agirà con “determinazione e autocontrollo”.

Ha anche chiesto all’opinione pubblica di non farsi giustizia da sé.

Venerdì notte il presidente USA Joe Biden ha avuto un colloquio con il primo ministro israeliano, in cui ha definito le uccisioni “un attacco contro il mondo civilizzato” e offerto appoggio a Israele. Biden ha anche “sottolineato il ferreo impegno USA per la sicurezza di Israele”, ha affermato la Casa Bianca in un comunicato.

Secondo il ministero degli Esteri israeliano l’aggressione a mano armata è stata la più sanguinosa per gli israeliani dall’attacco del 2008 che uccise otto persone in una scuola religiosa ebraica.

Prima della sparatoria di venerdì finora almeno 30 palestinesi sono stati uccisi quest’anno e l’Autorità Nazionale Palestinese, che ha limitati poteri di governo in Cisgiordania, ha affermato che sospenderà l’accordo di cooperazione per la sicurezza con Israele.

Mesi di violenza nella Cisgiordania occupata hanno accresciuto le preoccupazioni che il già imprevedibile conflitto possa acuirsi vertiginosamente senza controllo, innescando ulteriore violenza da parte di Israele.

Israele e Hamas hanno combattuto quattro guerre e una serie di schermaglie minori contro Gaza da quando Hamas ha preso il potere nell’enclave costiera assediata dal 2007. Le tensioni si sono notevolmente accentuate dopo che dallo scorso marzo Israele ha moltiplicato le incursioni nella Cisgiordania occupata.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




L’esercito israeliano uccide dieci palestinesi, tra cui una donna anziana

Redazione

26 gennaio 2023-Al Jazeera

Le forze israeliane si sono scontrate con i combattenti palestinesi nella città occupata di Jenin, in Cisgiordania, accusati di aver usato gas lacrimogeni in ospedale.

Le truppe israeliane hanno ucciso almeno dieci palestinesi in uno dei giorni più letali nella Cisgiordania occupata da quando le incursioni israeliane si sono intensificati all’inizio dello scorso anno.

Il Ministero della Salute palestinese afferma che altri 20 sono stati feriti con proiettili veri nel rastrellamento odierno nel campo profughi di Jenin, che i palestinesi hanno descritto come un “massacro”.

Secondo funzionari palestinesi è stata segnalata tra i morti una donna anziana. Quattro dei feriti sono in gravi condizioni.

Le forze israeliane si sono ora ritirate da Jenin.

L’ospedale di Jenin ha identificato la donna uccisa come Magda Obaid e l’esercito israeliano afferma di star esaminando i rapporti sulla sua morte.

Il Ministero della Sanità palestinese ha precedentemente identificato un altro dei morti come Saeb Azriqi, 24 anni, che è stato portato in ospedale in condizioni critiche dopo essere stato colpito da colpi d’arma da fuoco ed è deceduto per le ferite riportate.

La Brigata dei Martiri di Al-Aqsa – una milizia armata affiliata a Fatah – ha rivendicato uno dei morti, Izz al-Din Salahat, come un suo combattente.

I sanitari affermano che la situazione sul campo è molto difficile, con feriti che continuano a riversarsi negli ospedali e le forze israeliane che ostacolano il lavoro delle ambulanze e dei medici.

Il Ministero della Salute palestinese ha annunciato una protesta di medici alle 12:00 (10:00 GMT) davanti all’ospedale di Ramallah per protestare contro gli attacchi israeliani agli ospedali e al personale delle ambulanze a Jenin.

“In termini di dimensioni e numero di feriti c’è un’invasione che non ha precedenti in passato” testimonia ad Al Jazeera Wissam Baker, capo dell’ospedale pubblico di Jenin

Baker continua: “L’autista dell’ambulanza ha cercato di raggiungere uno dei martiri che era al suolo, ma le forze israeliane hanno sparato direttamente contro l’ambulanza e hanno impedito loro di avvicinarsi a lui”.

Baker afferma che le forze israeliane hanno anche sparato lacrimogeni contro l’ospedale che sono penetrati nel reparto infantile provocando sintomi di soffocamento, bambini inclusi.

Sono seguiti scioperi generali a Jenin, Nablus e Ramallah, con la chiusura anticipata delle scuole e dei negozi.

Il Primo Ministro palestinese Mohammad Shtayyeh in una dichiarazione invita le Nazioni Unite e tutte le organizzazioni internazionali per i diritti umani a “intervenire urgentemente per fornire protezione al popolo palestinese e fermare lo spargimento di sangue di bambini, giovani e donne”.

Saleh al-Arouri, importante leader del movimento Hamas che governa la Striscia di Gaza, sostiene che “la risposta della resistenza non tarderà”.

Youmna El Sayed di Al Jazeera, che riferisce da Gaza, riporta che fazioni palestinesi, Hamas compresa, hanno annunciato un giorno di lutto e dichiarato lo stato di allerta.

El Sayed riferisce: “Hanno invitato la comunità internazionale a ritenere i ‘criminali dell’occupazione’ responsabili dei loro crimini e infine hanno invitato la popolazione di Gaza a scendere in piazza e mostrare la loro rabbia contro il massacro commesso a Jenin”.

L’incursione israeliana

L’esercito israeliano afferma che forze speciali sono state inviate a Jenin per arrestare i combattenti della Jihad islamica sospettati di aver compiuto e pianificato “numerosi grandi attacchi terroristici”.

Le forze israeliane hanno lanciato un’incursione su larga scala e hanno assediato il campo nelle prime ore del giorno con forze sotto copertura, decine di veicoli blindati e cecchini. Ben presto sono scoppiati scontri armati con i combattenti della resistenza palestinese. I militari hanno aggiunto che diversi combattenti palestinesi sono stati uccisi dopo aver aperto il fuoco.

In una nota i funzionari israeliani sostengono che “Durante l’operazione, le forze di sicurezza hanno operato per circondare l’edificio in cui si trovavano i sospetti. Due sospetti armati sono stati identificati mentre fuggivano dalla scena e sono stati neutralizzati dalle forze di sicurezza”.

Non sono stati segnalati feriti dell’IDF [esercito israeliano, ndt.].

Jenin è tra le aree della Cisgiordania settentrionale dove Israele ha intensificato le incursioni nell’ultimo anno nel tentativo di reprimere la crescente resistenza armata palestinese.

Aleef Sabbagh, un analista politico specializzato in affari israeliani, afferma che l’operazione odierna a Jenin “dovrebbe essere intesa come un segnale: è il primo colpo di una prossima e più ampia operazione israeliana”.

Sabbagh dice ad Al Jazeera che “La mancanza di una risposta – né araba né internazionale – su ciò che Israele sta facendo lo sta incoraggiando a continuare con i suoi rastrellamenti e uccisioni”.

Nessuna responsabilità è stata attribuita per gli attacchi alle ambulanze e agli ospedali, per l’ostacolo degli aiuti ai feriti, per le esecuzioni sul campo – persino per l’uccisione di Shireen Abu Akleh. Se non ci sarà una risposta reale e forte, Israele continuerà a fare ciò che vuole con impunità”.

Shireen Abu Akleh di Al Jazeera, corrispondente veterana che copriva i territori palestinesi occupati da più di 25 anni, è stata uccisa a colpi di arma da fuoco a maggio mentre documentava un’incursione nel campo profughi di Jenin.

Nessuno è stato ancora ritenuto responsabile per la sua uccisione.

Il numero di palestinesi uccisi dalle forze israeliane durante le incursioni nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme est a gennaio è salito ad almeno 29 persone, tra cui cinque minori. Almeno 15 degli uccisi provenivano da Jenin.

Più di 170 palestinesi sono stati uccisi in tali azioni nel 2022, molti dei quali civili.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)

 




Manifestazioni dopo le minacce israeliane di distruggere un villaggio palestinese

Redazione di Al Jazeera

23 gennaio 2023 – Al Jazeera

Khan al-Ahmar si trova nella Cisgiordania occupata in un corridoio che Israele progetta di usare per collegare colonie israeliane illegali.

Decine di palestinesi hanno manifestato contro le minacce dei massimi dirigenti politici israeliani di attuare a breve lo spostamento forzato del villaggio beduino palestinese di Khan al-Ahmar, situato alla periferia orientale di Gerusalemme, ove risiedono circa 180 persone.

La protesta si è svolta lunedì dopo che Itamar Ben-Gvir, politico di estrema destra e ministro della Sicurezza Nazionale, ha detto che avrebbe proceduto con la rimozione forzata del villaggio e dopo che sono emersi i piani per una visita alla località dei ministri di estrema destra, inclusi Ben-Gvir e Bezalel Smotrich.

Alla fine vari politici del Likud, il principale partito del parlamento israeliano, si sono riuniti vicino al villaggio per poi andarsene.

Sabato Ben-Gvir ha detto che il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu “non adotterà norme giuridiche diverse per ebrei e per arabi” dopo lo sgombero da parte delle forze israeliane di un avamposto illegale ebraico nella Cisgiordania settentrionale occupata.

Comunque i palestinesi hanno precisato che si oppongono al paragone, secondo loro falso, fra Khan al-Ahmar e le colonie israeliane che sono illegali secondo il diritto internazionale.

Eid Jahalin, che si definisce il portavoce del villaggio, alle manifestazioni di lunedì ha detto che “dal 1967 ci sono state ordinanze militari per demolire case, istituire aree militari chiuse e altre che poi queste zone sono state trasformate in colonie illegali e riserve naturali”.

Il nostro destino è di rimanere in questa zona,” sostiene Jahalin. “E non si pensi che si tratti solo di Khan al-Ahmar, ci sono demolizioni nella valle del Giordano, a Masafer Yatta, nella città di Gerusalemme, succede continuamente in tutta la Palestina.”

Il destino di Khan al-Ahmar ha attirato l’attenzione internazionale per la sua pluriennale battaglia legale per la sopravvivenza contro le autorità israeliane.[ cfr. i molti articoli su Zeitun riguardo all’argomento]

Nel settembre 2018, la Corte Suprema Israeliana ha dato il via libera alla rimozione del villaggio, ora in pericolo di essere smantellato in ogni momento, ma da allora i piani di demolizione sono stati sospesi parecchie volte.

Il governo ha fino al primo febbraio per spiegare alla Corte Suprema perché il villaggio non è ancora stato demolito e per presentare un progetto.

Il governo israeliano ha detto che il villaggio è stato “costruito senza permesso”, ma le autorità rendono estremamente difficile ai palestinesi l’ottenimento di permessi di costruzione nella Gerusalemme Est occupata e in quella che è conosciuta come Area C, [sotto il totale ma temporaneo controllo israeliano, N.d.T.] che occupa più del 60% della Cisgiordania occupata. I palestinesi e le organizzazioni per i diritti umani dicono che la politica è parte di una più vasta strategia israeliana per rafforzare e mantenere nella regione una maggioranza demografica ebraica.

Il trasferimento forzato di persone protette in territori occupati è classificata come crimine di guerra ai sensi del diritto internazionale.

Precedentemente Amnesty International ha definito gli sforzi per spostare gli abitanti di Khan al-Ahmar “non solo spietati e discriminatori [ma anche] illegali”.

Nel 2018 Amnesty ha affermato che “il trasferimento forzato della comunità di Khan al-Ahmar costituisce un crimine di guerra”. Israele deve porre termine alla sua politica di distruzione delle abitazioni dei palestinesi e dei loro mezzi di sostentamento per far posto alle colonie.”

Khan al-Ahmar è situato in Cisgiordania, a pochi chilometri da Gerusalemme, e fra le due più grandi colonie illegali israeliane, Maale Adumim e Kfar Adumim.

È situato lungo un corridoio chiave che si estende alla valle del Giordano dove Israele mira a espandere e collegare le colonie, in pratica tagliando in due la Cisgiordania.

Il nostro messaggio principale ai leader palestinesi: … se questo villaggio sarà distrutto, ci sarà una Cisgiordania settentrionale e una Cisgiordania meridionale,” dice Jahalin. “In ciò risiede l’importanza di Khan al-Ahmar.”

Maarouf Rifai, consulente legale della commissione contro il muro e le colonie dell’Autorità Palestinese (AP), ha detto ad Al Jazeera che l’AP non permetterà la demolizione del villaggio.

Questa è terra palestinese. È terra palestinese privata,” ha aggiunto. “Non ci sono altre scuse per il governo israeliano se non lo sviluppo del piano per una ‘Gerusalemme più grande’ e per collegare le colonie intorno Gerusalemme Est e scacciare da questa zona gli arabi palestinesi. Siamo qui per far sentire la nostra voce, per dire che non permetteremo che ciò accada.”

Secondo Amnesty International dall’inizio della sua occupazione della Cisgiordania nel 1967, Israele ha sfrattato forzosamente e sfollato intere comunità e demolito oltre 50.000 abitazioni e strutture palestinesi.

Anche un’altra comunità palestinese, una costellazione di villaggi nota come Masafer Yatta dove vivono oltre 1000 palestinesi vicino a Hebron, nella Cisgiordania meridionale, sta affrontando uno sfratto forzoso imminente da parte del governo israeliano.

L’attivista palestinese Khairy Hanoun, che era presente alla manifestazione a Khan al-Ahmar, dice: “Siamo qui per sfidare la decisione di Ben-Gvir’ e le scelte di tutto questo governo di destra.”

Siamo venuti qui per dir loro: voi demolite i nostri villaggi, le nostre città e le nostre abitazioni, ma non distruggerete la nostra perseveranza,” ha ripetuto ad Al Jazeera.

Usando l’esempio di al-Araqib, un villaggio demolito e ricostruito 211 volte, Hanoun conclude: “Se demolite Khan al-Ahmar, anche se lo demolite 100 volte, noi continueremo a ricostruirlo.”

(Traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Gli israeliani non manifestano per la democrazia

Yara Hawari

16 gennaio 2023 – Al Jazeera

In Israele democrazia significherebbe la fine dell’apartheid. Non è questo ciò che vogliono i manifestanti israeliani.

Nel corso del weekend decine di migliaia di israeliani sono scesi nelle strade di Tel Aviv e di altre città per manifestare contro ciò che considerano un’erosione della democrazia del loro Paese. Le dimostrazioni sono state innescate dalla proposta di legge annunciata dal governo del primo ministro Benjamin Netanyahu che, se approvata dalla Knesset, stravolgerebbe il sistema giudiziario israeliano. Il passo è visto da molti come un tentativo del primo ministro, accusato di corruzione, di imbrigliare l’ordinamento giudiziario ed evitare il carcere.

Alcuni degli slogan esibiti durante le proteste annunciavano “ la fine della democrazia” sotto un “governo criminale”. Di sicuro la coalizione di Netanyahu tra estrema destra e partiti conservatori religiosi non propugna pluralismo, diritti civili e libertà. Include il nuovo ministro della Sicurezza Interna, il kahanista Itamar Ben-Gvir dalla pistola facile, e Bezalel Smotrich che si autodefinisce un “fiero omofobo” e ha assunto il dicastero delle Finanze.

Anche Netanyahu stesso non è un sostenitore dello stato di diritto, avendo fatto di tutto per restare aggrappato al potere ed evitare di essere ritenuto colpevole di pratiche corruttive.

Ma è una notevole forzatura additare lui come un “ministro del crimine” e il suo governo come quello che sta “distruggendo la democrazia israeliana”. Non c’è mai stato un primo ministro israeliano che non sia stato un criminale con le mani grondanti del sangue dei palestinesi o un governo israeliano che abbia veramente sostenuto la democrazia. Lo “Stato democratico” israeliano è, ed è sempre stato, un mito, un’illusione creata per mantenere l’oppressione del popolo palestinese e continuarne lo spossessamento.

Basta vedere chi è andato alle manifestazioni “pro-democrazia”. C’erano l’ex primo ministro ed ex ministro della Difesa Benny Gantz, accusato di crimini di guerra durante la guerra contro Gaza del 2014. Ha detto alla folla che si doveva lottare in “tutti i modi legali per impedire un colpo di stato”. Poi c’era l’ex ministra degli Esteri Tzipi Livni, anche lei accusata di crimini di guerra a Gaza, ma per la guerra nella Striscia del 2009, che ha dichiarato: “Insieme proteggeremo lo Stato perché è per tutti noi.”

Ma non è “per tutti noi”. Ciò è stato molto chiaro quando la folla è diventata ostile verso un gruppetto di anti-sionisti arrivati alla manifestazione con bandiere palestinesi, che sono state rapidamente tolte loro da manifestanti “pro-democrazia”.

Vale anche la pena di guardare all’istituzione che Netanyahu è accusato di aver attaccato: la Corte Suprema israeliana, che vigila sul rispetto del regime israeliano al quadro costituzionale detto anche Leggi Fondamentali. I manifestanti sostengono che sia un ente importante che, se svuotato, ridurrebbe il sistema di pesi e contrappesi dello Stato israeliano.

Ma la lunga storia delle sentenze della Corte Suprema contro i diritti dei palestinesi mette in dubbio che questa abbia mai mantenuto i pesi e contrappesi sul potere assoluto dell’esercito israeliano, anzi avrebbe fornito una facciata legale per coprire i crimini del regime israeliano contro il popolo palestinese.

Per esempio, in una sentenza del 2018 sulle regole di ingaggio adottate dall’esercito israeliano durante la Marcia del Ritorno a Gaza, la Corte concluse che l’esercito si era attenuto ai principi di necessità e proporzionalità, cosa che palesemente non era avvenuto. Nei due anni in cui si è svolta la marcia, sono stati uccisi 214 palestinesi disarmati e decine di migliaia sono stati feriti (molti rimanendo poi disabili) a causa delle sparatorie indiscriminate da parte dell’esercito israeliano.

A luglio la stessa Corte ha deliberato che una colonia ebraica illegale costruita in Cisgiordania su terre di proprietà privata palestinese era legale, spianando la strada ad altre massicce confische di terre palestinesi occupate, ciò che costituisce un crimine di guerra. Nello stesso mese ha anche approvato la privazione della cittadinanza a palestinesi cittadini di Israele se considerati “sleali”.

Questi sono solo alcuni esempi fra i tanti che dimostrano come fin dal suo insediamento la Corte Suprema israeliana abbia continuamente autorizzato violazioni dei diritti palestinesi. Naturalmente questo fatto è completamente ignorato dai manifestanti che la considerano un’istituzione che garantisce i loro diritti.

In realtà la legge di riforma giudiziaria e il programma ultraconservatore degli alleati di estrema destra di Netanyahu ha gettato nel panico i sionisti liberali. Le loro libertà, che sono sempre state esercitate a spese dei diritti dei palestinesi, stanno per essere erose. Non potranno più proclamare con soddisfazione che il loro Stato è un faro in una regione altrimenti selvaggia.

La facciata si sta sgretolando e il regime israeliano sta rivelando al mondo la cruda verità: che la sua stessa fondazione è per natura antitetica alla democrazia.

Come altro descrivere un’entità basata sulla pulizia etnica di un altro popolo e che pratica un regime di apartheid? Come descrivere un regime che tiene un intero gruppo di persone sotto chiave? Come descrivere un regime le cui leggi fondanti sanciscono la supremazia di un gruppo di cittadini su un altro?

Se il governo di estrema destra di Netanyahu cadesse domani, nulla di tutto ciò cambierebbe. Infatti i manifestanti “pro-democrazia” non lo vogliono perché più di tutto vorrebbero conservare la supremazia ebraica e l’apartheid israeliano dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autrice e non riflettono necessariamente la posizione editoriale di Al Jazeera.

Yara Hawari è esperta di politica palestinese per Al-Shabaka, The Palestinian Policy Network

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Israele uccide tre palestinesi mentre continuano i raid in Cisgiordania

Zena Al Tahhan

12 gennaio 2023 – Al Jazeera

Continuano gli attacchi israeliani mortali nella Cisgiordania occupata mentre i palestinesi sono nuovamente uccisi dall’esercito

Ramallah, Cisgiordania occupata – Giovedì l’esercito israeliano ha ucciso tre palestinesi mentre continuano gli attacchi mortali nella Cisgiordania occupata.

Secondo il ministero della salute palestinese durante un raid nella città di Qabatiya, nei pressi della città di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale Habib Kamil, 25 anni, e Abdulhadi Nazal, 18 anni, sono stati colpiti a morte da proiettili veri dall’esercito israeliano.

L’esercito israeliano ha comunicato che i soldati stavano arrestando e confiscando armi in varie località della Cisgiordania. I soldati hanno aperto il fuoco dopo essere stati colpiti e quando è scoppiata una “violenta rivolta”.

 Secondo fonti ufficiali palestinesi l’esercito israeliano aveva precedentemente ucciso un palestinese mentre stava sul tetto di casa sua durante un raid contro il campo profughi nella Gerusalemme Est occupata.

Sameer Aslan, 41 anni, è stato dichiarato morto all’alba di giovedì dal Ministero della Salute Palestinese secondo cui è stato colpito al petto nel campo profughi di Qalandiya.

Funzionari hanno detto ad Al Jazeera che Aslan, padre di otto figli, è stato colpito a morte da un cecchino israeliano mentre sul tetto di casa con altri familiari guardava il raid.

È stato ucciso circa 10 minuti dopo l’arresto da parte dell’esercito israeliano di Ramzi, il figlio diciassettenne, avvenuto nella loro casa.

Dopo l’arresto, “tutta la famiglia è salita sul tetto per vedere cosa stava succedendo quando ha sentito forti urla e che uno degli altri figli era stato ferito”, ha detto ad Al Jazeera Zakariya Fayyaleh, funzionario dell’Autorità Palestinese che gestisce il campo.

Sameer, sua moglie, tre delle figlie e vari figli erano sul tetto quando un cecchino israeliano ha aperto il fuoco contro la famiglia e colpito Sameer direttamente al petto,” ha continuato.

I figli l’hanno portato di sotto e cercato di trasportarlo in ospedale. Un grande numero di soldati li ha fermati e steso a terra Sameer. L’hanno lasciato lì a sanguinare per un po’ prima di permetterci di riprenderlo. È spirato subito dopo essere arrivato in ospedale,” continua Fayyaleh.

Video condivisi da abitanti e organi di stampa locali, verificati da Al Jazeera, mostrano Aslan per terra circondato da soldati israeliani.

Sameer era uno dei miei più cari amici, con lui avevo un rapporto fraterno,” ha detto Fayyaleh, aggiungendo che Aslan lavorava in una macelleria ad al-Ram.

Il funzionario ha aggiunto che il modo in cui l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel campo profughi di Qalandiya è “senza precedenti”, e l’ha descritto come “un attacco forsennato e feroce”.

È la prima volta che hanno fatto irruzione in un campo in questo modo sia per l’entità delle forze che per il numero di case in cui hanno fatto irruzione. Hanno distrutto i beni delle persone, hanno persino aggredito delle donne,” ha continuato, aggiungendo che i cecchini si sono appostati sui tetti.

Secondo Fayyaleh e l’Associazione dei prigionieri palestinesi (PPS), durante il raid l’esercito israeliano ha arrestato nel campo almeno 18 persone.

L’assalto è iniziato circa alle 3 del mattino ora locale, con decine di mezzi blindati e forze speciali. Sono scoppiati scontri con giovani che hanno lanciato pietre.

In una dichiarazione l’esercito israeliano ha affermato che il raid nel campo fa parte della campagna “Rompere l’onda”. Ha precisato che durante l’irruzione “sospetti hanno lanciato dai tetti pietre e blocchi di cemento contro le forze, tanto da mettere in pericolo le vite dei soldati che hanno risposto disperdendo dimostrazioni e sparando”, aggiungendo che “è stato localizzato un ferito”, senza confermare la morte.

La zona di Qalandiya rientra nel governatorato di Gerusalemme, ma è stata separata dalla città dal Muro di Separazione israeliano, la cui costruzione è iniziata nel 2002.

Il campo profughi, costruito nel 1949, ora fa parte di Gerusalemme Est e dell’Area C, [in base agli accordi di Oslo, ndt.] sotto il totale controllo militare israeliano.

Aslan è il settimo palestinese ucciso dall’esercito israeliano dall’inizio del 2023, compresi tre minori. È anche il terzo palestinese ucciso in meno di 24 ore.

Mercoledì sera a Hebron, nel sud della Cisgiordania occupata, l’esercito israeliano ha ucciso il diciottenne Sanad Samamreh dopo un presunto attacco all’arma bianca.

Precedentemente nella stessa giornata, durante un attacco contro il campo profughi di Balata a Nablus, nel nord della Cisgiordania occupata, l’esercito ha ucciso il ventunenne Ahmad Abu Junaid.

Gli eventi sono il risultato di una continua campagna militare israeliana di intensificazione di raid e uccisioni durata circa un anno.

Giovedì mattina l’esercito israeliano ha fatto irruzione nella città di Nablus, compresa la Città Vecchia. Il ministero della salute ha riferito che almeno sette palestinesi sono stati feriti dal fuoco israeliano con proiettili veri.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2022 l’anno più letale per i palestinesi in Cisgiordania dal 2006.

L’anno scorso fra i morti ci sono stati oltre 30 minori e almeno 9000 palestinesi sono stati feriti.

Le forze israeliane hanno ucciso civili negli scontri avvenuti durante i raid, passanti non coinvolti e combattenti palestinesi in assassinii mirati e durante conflitti armati.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Cosa succederà in Cisgiordania col proseguire dei raid israeliani?

Zena Al Tahhan .

10 gennaio 2023, Al Jazeera

Gli analisti affermano che la Cisgiordania palestinese si sta avvicinando a un bivio nella lotta contro l’occupazione.

 

Ramallah, Cisgiordania occupata – L’incertezza incombe sulla vita dei palestinesi nella Cisgiordania occupata da Israele.

Ci si aspetta che nel prossimo futuro a un certo punto la situazione sul campo imploderà.

Non è possibile prevedere quando e come ciò succederà, o quale sarà il fattore scatenante, ma diversi sviluppi sul campo nell’ultimo anno indicano che la Cisgiordania occupata si sta avvicinando a un serio cambiamento del suo status quo – politico e della sicurezza – attualmente insostenibile.

“Un conflitto palestinese e una ripresa della lotta contro l’occupazione [israeliana] sono inevitabili”, ha detto ad Al Jazeera Belal Shobaki, capo del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Hebron. “Credo sia verosimile che nel 2023 la situazione possa esplodere”.

Secondo le stime dell’apparato militare e di sicurezza israeliano, è inevitabile che la Cisgiordania vada alla fine verso la mobilitazione. Israele sta cercando di rimandare questo scenario il più a lungo possibile impiegando una strategia di contenimento e assorbimento”, prosegue.

Per ora dice: “Israele non sta concedendo una completa calma e non sta permettendo che le cose esplodano”.

Per quasi un anno la Cisgiordania occupata ha assistito a un aumento della violenza da parte dell’esercito israeliano con almeno 170 palestinesi, tra cui 30 bambini, uccisi nel 2022 durante i raid quasi quotidiani – il numero di vittime più alto in 16 anni secondo le Nazioni Unite. Anche gli attacchi sferrati contro i palestinesi da coloni ebrei nella Cisgiordania occupata sono notevolmente aumentati.

Le morti sono continuate nel 2023, con quattro palestinesi, tra cui tre bambini, uccisi nei primi cinque giorni durante i raid israeliani.

Molti degli uccisi nell’ultimo anno erano civili, mentre i raid e le uccisioni dell’esercito israeliano vengono ora condotti sotto la bandiera della repressione alla resistenza armata palestinese nella Cisgiordania settentrionale occupata.

Il nuovo governo israeliano di estrema destra insediatosi il mese scorso ha adottato misure punitive contro l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e collocato figure controverse in posizioni chiave del controllo sui palestinesi, aumentando ulteriormente la prospettiva di un’esplosione sul campo.

Una nuova operazione militare?

Dal settembre 2021 si sono formati numerosi gruppi palestinesi armati relativamente piccoli e trasversali alle fazioni, principalmente nelle città di Jenin e Nablus. I gruppi sono limitati in termini di capacità e si concentrano sulla difesa delle aree in cui operano durante i raid militari israeliani, e compiono anche sparatorie ai posti di blocco militari israeliani.

Secondo il Ministero degli Esteri israeliano soltanto nel 2022 gli attacchi commessi dai palestinesi in Israele e nella Cisgiordania occupata hanno ucciso 29 persone.

Nell’ultimo anno è stata ripetutamente avanzata dagli osservatori la prospettiva che Israele lanci un’invasione su vasta scala delle città palestinesi come ha fatto nel 2002, o di una nuova Intifada (rivolta) palestinese.

Tuttavia, Abdeljawad Hamayel, accademico della Birzeit University, ha affermato di ritenere improbabile che Israele invada con tutta la sua forza a meno che non vi sia un cambiamento nella natura degli attacchi effettuati dai gruppi palestinesi.

La strategia [di Israele] è ora un misto di negoziazione e omicidi. I gruppi armati per parte loro non stanno effettuando attacchi in profondità in Israele. Ad esempio, se ci fossero attacchi nella zona costiera [dove sono città come Tel Aviv o Haifa, ndt.] allora potrebbero riconsiderare la cosa, perché allora avrebbero sufficiente volontà politica per eliminare questi gruppi”, ha detto Hamayel ad Al Jazeera.

I gruppi [armati] hanno creato zone di relativa libertà, ma non sono separati dal potere israeliano. Israele entra, arresta, compie omicidi e operazioni speciali in queste aree con la relativa immunità dei suoi soldati”, prosegue.

“Sì, stanno affrontando una potenza di fuoco e non possono arrestare le persone così facilmente come prima, ma queste zone sono comunque accessibili all’esercito israeliano che quindi non sente il bisogno di operare un’invasione su vasta scala”.

Per Shobaki, l’assenza di un reale coordinamento tra i gruppi armati e la violenza [israeliana] ancora in gran parte limitata alla Cisgiordania occupata significa che Israele è soddisfatto della sua attuale strategia.

La maggior parte dei punti di scontro sono stati nell’arena palestinese – all’interno dei villaggi e delle città, nei campi profughi, ai posti di blocco. Tutto questo sta accadendo in modo tale da non influire nella vita quotidiana dei coloni, e non è così costoso per l’occupazione israeliana quanto lo è per la vita dei palestinesi”, spiega.

Gaza e l’Autorità Nazionale Palestinese

Non è solo Israele che cerca di fermare qualsiasi sollevazione significativa nella Cisgiordania occupata.

Anche l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), controllata dal partito Fatah, svolge un ruolo che la separa dagli altri gruppi palestinesi.

“Se guardiamo alla realtà della Cisgiordania occupata, abbiamo un gruppo di partiti che stanno cercando di cambiare la realtà anche se ciò significa un’esplosione nella Cisgiordania”, dice Shobaki. “Sono Hamas, la Jihad islamica e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (FPLP)”.

Sebbene molti membri dei nuovi gruppi armati siano affiliati a Fatah, rappresentano una forma di opposizione alla leadership dell’Autorità Nazionale Palestinese, che collabora con l’esercito israeliano nel coordinamento della sicurezza per contrastare gli attacchi e condanna pubblicamente gli attacchi armati.

“Potremmo vedere sacche del movimento Fatah disertare e entrare a far parte della lotta armata contro l’occupazione israeliana, [lasciando spazio a] Hamas, Jihad islamica e FPLP perché si inseriscano“, afferma Shobaki.

Invece, molti dei nuovi gruppi armati sono affiliati al braccio armato della Jihad Islamica Palestinese (PIJ) con sede a Gaza – le Brigate al-Quds.

Israele ha preso di mira il PIJ ad agosto con un bombardamento di tre giorni sulla Striscia di Gaza assediata, uccidendo almeno 49 palestinesi, la maggior parte dei quali civili di cui 17 bambini.

Ma la natura di breve durata di quel conflitto, e l’assenza di un reale seguito, hanno portato gli osservatori a credere che nel prossimo periodo sia improbabile un’altra guerra israeliana su Gaza.

Invece gruppi come il PIJ, che ha stretti legami con l’Iran, hanno puntato sulla Cisgiordania occupata e l’ondata di disordini per fronteggiare Israele.

Parlando con Al Jazeera, il portavoce del PIJ a Gaza Tareq Silmi ha affermato che nell’ultimo anno il suo gruppo ha svolto “un ruolo speciale” nell’emergere dei nuovi gruppi armati in Cisgiordania.

“Non è un segreto che le Brigate Jenin [uno dei nuovi gruppi] siano affiliate alle Brigate al-Quds, l’ala armata della Jihad islamica”, ha detto Silmi, che ha aggiunto che il PIJ sta lavorando “24 ore su 24… per sostenere il fenomeno della resistenza armata in Cisgiordania”.

Cambierà il ruolo dell’ANP?

A parte la prospettiva di grandi defezioni dal movimento Fatah, gli analisti dicono che un altro scenario possibile è che Israele cambi proprio il ruolo della ANP.

Figure di estrema destra nel governo israeliano come Itamar Ben-Gvir o Bezalel Smotrich hanno espresso il loro disinteresse al fatto che l’ANP continui ad esistere.

Il 28 dicembre l’allora governo israeliano entrante dichiarò che la sua massima priorità era quella di “promuovere e sviluppare insediamenti in tutte le parti della terra di Israele”, inclusa la Cisgiordania occupata, ammettendo nascostamente di non aver intenzione di consentire la creazione di uno Stato palestinese.

“L’ANP dovrebbe prendere sul serio questo governo”, dice Hamayel. “Vogliono una ANP che non abbia rivendicazioni nazionali e che faccia il suo lavoro di gestione delle questioni civili nell’area”.

Vogliono un’ANP senza la ‘P’”, ha spiegato, aggiungendo che il governo israeliano vuole che “i palestinesi accettino la sovranità israeliana in Cisgiordania e in tutto il Paese, o se ne vadano – ciò che rappresenta il nucleo del movimento sionista stesso”.

Tutto ciò getta incertezza sul prossimo anno.

Anche se ci si aspetta che la Cisgiordania occupata sia il centro di qualsiasi imminente confronto palestinese con Israele, potrebbe non essere necessariamente questo il fattore scatenante.

La scorsa settimana, quando è giunta notizia che Ben-Gvir aveva in programma di entrare nel complesso della moschea di Al-Aqsa, ci sono stati reali timori che la situazione esplodesse.

Alla fine, ciò non è accaduto e l’evento si è svolto senza alcuno scontro. Potrebbe non accadere lo stesso durante il prossimo incidente.

“La piazza si muove per ragioni emotive”, dice Shobaki. “Un singolo evento può spingerli [i palestinesi] a scendere in strada”.

Maram Humaid ha contribuito a questo articolo dalla Striscia di Gaza occupata.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




Ben Gvir entra ad Al-Aqsa: perché è considerata una provocazione?

Redazione

3 gennaio 2023 – Al Jazeera

Il ministro della sicurezza nazionale israeliano di estrema destra era stato avvertito dall’ex primo ministro israeliano che la sua mossa avrebbe scatenato la violenza

Il ministro della Sicurezza Nazionale israeliano di estrema destra, Itamar Ben-Gvir, è entrato nel complesso della moschea di Al-Aqsa nella Gerusalemme est occupata con una mossa che i palestinesi hanno definito una “provocazione deliberata”, ignorando gli avvertimenti dei politici israeliani che la sua apparizione nel luogo sacro avrebbe infiammato le tensioni.

Ben-Gvir ha detto che non “si sarebbe arreso alle minacce di Hamas” dopo che il gruppo palestinese ha avvertito che il suo ingresso nel sito martedì avrebbe oltrepassato una “linea rossa”.

Il ministro, ampiamente considerato un provocatore, ha già chiesto l’espulsione dei palestinesi .

Vediamo perché il suo ingresso nel complesso della moschea di Al-Aqsa è così controverso:

Qual è lo status di Al-Aqsa?

  • Il complesso della Moschea Al-Aqsa (noto anche come al-Haram al-Sharif per i musulmani e Monte del Tempio per gli ebrei) è un’ampia piazza cinta da mura nel cuore della Città Vecchia nella Gerusalemme Est occupata. Include la Moschea Al-Aqsa e la Cupola della Roccia.

  • È considerato sacro sia dai musulmani che dagli ebrei ed è un simbolo nazionale palestinese.

  • Una delle mura del complesso, il Muro Occidentale, chiamato anche Muro del Pianto o Muro di Buraq [dal nome del cavallo che avrebbe portato in volo il profesta, ndt.], è un luogo sacro per la preghiera ebraica. Gli ebrei pregano indisturbati sul lato del muro che si trova all’esterno del recinto.

  • Israele occupa Gerusalemme Est dal 1967. L’occupazione è illegale secondo il diritto internazionale.

  • Il complesso è stato gestito ininterrottamente da musulmani, sotto un waqf (fondazione religiosa) da centinaia di anni.

  • Il waqf, finanziato dalla Giordania, ha continuato a gestire il sito dal 1967, mentre Israele ha il controllo della sicurezza. In base a un accordo di lunga data lo status quo del sito consente solo la preghiera musulmana e le visite di non musulmani sono consentite solo in orari specifici.

Perché il sito è così importante per i palestinesi?

  • I palestinesi sono attenti a qualsiasi tentativo di cambiare lo status quo di Al-Aqsa in quanto sito dal significato sia religioso che nazionale.

  • L’aumento del numero di ebrei ultranazionalisti che entrano nel complesso e i frequenti assalti al sito da parte delle forze di sicurezza israeliane, anche all’interno della sala di preghiera della moschea di Al-Aqsa, hanno aumentato la rabbia palestinese.

  • Scontri tra le forze di sicurezza israeliane e gruppi di coloni da una parte e palestinesi dall’altra si sono verificati numerose volte negli ultimi due anni, in particolare a seguito delle incursioni [dei coloni e dell’esercito, ndt.] ad Al-Aqsa.

  • I palestinesi vedono Al-Aqsa come uno dei pochi simboli nazionali su cui conservano un certo controllo. Ma temono una lenta invasione da parte di gruppi ebraici simile a quanto accaduto alla Moschea Ibrahimi [Abramo, ndt.] (Grotta dei Patriarchi) a Hebron, dove dopo il 1967 metà della moschea è stata trasformata in una sinagoga che è stata progressivamente ingrandita.

  • I palestinesi sono anche preoccupati perché i movimenti israeliani di estrema destra cercano di demolire le strutture islamiche nel complesso della moschea di Al-Aqsa e costruire un tempio ebraico al loro posto.

Gli ebrei pregano ad Al-Aqsa?

  • Tradizionalmente, gli ebrei ultraortodossi, comprese le autorità religiose di alto livello, hanno considerato inammissibile per ragioni religiose entrare nel complesso della moschea di Al-Aqsa, tanto meno pregarvi. Questo perché considerano il sito troppo sacro perché le persone possano calpestarlo.

  • Gli ebrei ultranazionalisti hanno cercato di pregare nel complesso con sempre maggiore insistenza, nonostante sia proibito dalle autorità israeliane.

  • Lo scorso maggio, un tribunale israeliano ha confermato il divieto dopo che era stato contestato da tre giovani ebrei che avevano ricevuto un’ordinanza restrittiva dopo aver pregato sul posto.

  • Tuttavia le forze di sicurezza israeliane hanno spesso chiuso un occhio davanti alla preghiera “silenziosa” degli ebrei scortati dalla polizia ad Al-Aqsa.

Cosa vuole Ben-Gvir?

  • Ben-Gvir fa parte del movimento ideologico israeliano del “sionismo religioso” nato per cercare di riconciliare gli ebrei religiosi e il sionismo. Molti ebrei religiosi erano sospettosi delle influenze secolari del sionismo.

  • Fa anche parte di un movimento in crescita in Israele, che ha sfidato le tradizionali restrizioni ebraiche sulla preghiera ad Al-Aqsa e invece vuole incoraggiarle.

  • In quanto membro dell’estrema destra israeliana, Ben-Gvir era visto da molti politici israeliani come troppo estremista per collaborare con lui, ma il primo ministro Benjamin Netanyahu è stato costretto a cercare alleati dell’estrema destra, tra cui Ben-Gvir, quando le forze più “rispettabili” della politica israeliana gli si sono opposte.

  • La posizione di Ben-Gvir nel governo, che include il controllo sulla polizia [di frontiera, che pattuglia i territori occupati, ndt.] israeliana, evidenzia la forza del movimento “religioso sionista” che vuole mantenere ed espandere il controllo israeliano sul territorio palestinese occupato.

  • Ben-Gvir è stato condannato per istigazione razzista contro gli arabi e sostegno al “terrorismo”. Ha anche manifestato favore nei confronti di Baruch Goldstein, un israeliano americano che ha ucciso 29 palestinesi nella moschea di Ibrahimi nel 1994.

Quale sarà la reazione palestinese?

  • Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha dichiarato ad Al Jazeera che l'”assalto” di Ben-Gvir ad Al-Aqsa è stato “una continuazione dell’aggressione dell’occupazione sionista contro i nostri luoghi santi e della sua guerra alla loro identità araba”.

  • Mentre sono stati fatti appelli generici per una risposta palestinese, nessun gruppo ha ancora chiesto specificamente attacchi contro obiettivi israeliani.

  • Gli analisti ritengono che, con Netanyahu in una posizione simile, Hamas e Fatah siano interessati ad evitare uno scontro armato con Israele.

  • Tuttavia, le tensioni, nella Cisgiordania occupata in particolare, potrebbero intensificarsi, tra i continui rastrellamenti israeliani, che hanno reso il 2022 l’anno più letale per i palestinesi nel territorio dal 2006, e la crescita di nuovi gruppi armati palestinesi.

  • Lunedì il leader dell’opposizione israeliana ed ex primo ministro Yair Lapid aveva avvertito che l’ingresso programmato di Ben-Gvir nel complesso avrebbe portato a violenze, definendola una “provocazione deliberata che metterà in pericolo vite”.

(traduzione dall’inglese di Giuseppe Ponsetti)




Le forze israeliane uccidono un adolescente palestinese a Betlemme

Redazione

3 gennaio 2023- Al Jazeera

Adam Ayyad, 15 anni, è stato ucciso durante un rastrellamento dell’esercito israeliano nel campo profughi di Dheisheh a Betlemme, nella Cisgiordania occupata.

Ramallah, Cisgiordania occupata – L’esercito israeliano ha sparato e ucciso un adolescente palestinese durante un rastrellamento nella città di Betlemme, nel sud della Cisgiordania occupata.

Adam Issam Shaker Ayyad, 15 anni, è stato ucciso dopo essere stato colpito al petto martedì mattina, ha riferito il ministero della Salute palestinese.

L’uccisione è avvenuta durante un rastrellamento dell’esercito israeliano nel campo profughi di Dheisheh, iniziato prima dell’alba con decine di veicoli blindati dopo il quale sono scoppiati scontri con i giovani palestinesi. Secondo i media locali, le forze israeliane hanno arrestato diversi residenti durante il rastrellamento.

In una dichiarazione il Ministero degli Esteri palestinese ha descritto l’omicidio come un “odioso crimine di esecuzione” e ha affermato che “la continua impunità di Israele lo incoraggia a commettere crimini contro i nostri figli”.

“Si tratta di un’estensione della serie di esecuzioni extragiudiziali e di una parte degli attacchi israeliani ai minori palestinesi in generale”, continua la dichiarazione.

Secondo i media israeliani l’esercito sostiene che le sue forze hanno “aperto il fuoco contro un certo numero di palestinesi che hanno lanciato loro bombe molotov durante gli scontri e aggiunge che i sospetti sono stati colpiti”,

Ayyad è il terzo palestinese ad essere ucciso da Israele dall’inizio del nuovo anno come risultato di una continua campagna militare israeliana di rastrellamenti e uccisioni ripetuti che dura da quasi un anno.

Lunedì le forze israeliane hanno ucciso due uomini durante un rastrellamento nel villaggio di Kufr Dan a Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata.

Le Nazioni Unite affermano che il 2022 è stato l’anno più letale per i palestinesi nella Cisgiordania occupata in 16 anni: dalla fine della seconda Intifada o rivolta palestinese nel 2005.

Un nuovo governo israeliano, il più a destra nei 74 anni di storia dello Stato, ha prestato giuramento il 29 dicembre.

Il governo, guidato dal primo ministro Benjamin Netanyahu, comprende figure controverse la cui presenza in posizioni di controllo sui palestinesi sta sollevando timori di ulteriori tensioni sul terreno nella Cisgiordania e a Gerusalemme est occupate.

Il Primo Ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mohammad Shtayyeh, ha affermato martedì in una dichiarazione che il governo israeliano ha “la piena responsabilità di tutte le conseguenze della sua aggressione contro le nostre città, paesi, villaggi e campi, e le conseguenti uccisioni, demolizioni e arresti”, compreso quello di Ayyad.

Secondo il Ministero dell’Istruzione palestinese Ayyad studiava in una scuola finanziata dalle Nazioni Unite nel campo di Dheisheh,.

Nel 2022 Le forze israeliane hanno ucciso almeno 171 palestinesi in Cisgiordania e Gerusalemme est occupate, tra cui più di 30 minori. Almeno altri 9.000 sono rimasti feriti.

Sono stati uccisi civili che si sono scontrati con l’esercito israeliano durante i rastrellamenti e passanti non coinvolti così come combattenti palestinesi in omicidi mirati e durante scontri armati.

Martedì mattina il Ministro della Sicurezza Nazionale israeliano di estrema destra, Itamar Ben-Gvir, è entrato nel complesso della moschea di Al-Aqsa nella Gerusalemme est occupata, nonostante le minacce di reazione dei gruppi armati palestinesi nella Striscia di Gaza assediata e dei residenti palestinesi di Gerusalemme.

La visita, tuttavia, si è svolta entro 15 minuti e nelle prime ore del mattino, quando sul posto c’erano pochi palestinesi e l’atmosfera è rimasta calma dopo la partenza di Ben-Gvir.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Sei importanti sviluppi che hanno segnato il 2022 per i palestinesi

Zena Al Tahhan e Maram Humaid

26 dicembre 2022 – Al Jazeera

L’ONU ha definito il 2022 l’anno più luttuoso degli ultimi 16 per i palestinesi nella Cisgiordania occupata dagli israeliani. Ecco alcuni degli eventi più importanti dell’anno.

Ramallah, Cisgiordania occupata e Gaza. Conflitti, incursioni e l’uccisione di una delle giornaliste più rispettate in Palestina sono alcuni degli eventi più importanti in Israele e Palestina nel 2022.

Le Nazioni Unite hanno dichiarato il 2022 l’anno più letale per i palestinesi nella Cisgiordania occupata dal 2006, a riprova di un aumento dell’uso della forza da parte di Israele, a fronte di un ulteriore spostamento verso l’estrema destra del Paese.

Ecco sei degli sviluppi più importanti del 2022 per i palestinesi.

Conflitto a Gaza, di nuovo

Meno di 15 mesi dopo il precedente bombardamento israeliano della Striscia di Gaza, il territorio sottoposto al blocco è stato attaccato da aerei da guerra israeliani per tre giorni agli inizi di agosto, causando la morte di almeno 49 palestinesi, tra cui 17 minori.

L’arresto in Cisgiordania del leader del Jihad Islamico Palestinese (PIJ) da parte delle forze israeliane ha sollevato timori di un’escalation, causando un’intensificazione della presenza militare israeliana lungo il confine tra Israele e Gaza.

Il 5 agosto gli aerei da guerra israeliani hanno lanciato un’ondata di attacchi aerei contro Gaza a cui il PIJ ha risposto lanciando razzi contro Israele.

Se c’era un reale timore che lo scoppio dei combattimenti avrebbe portato a un conflitto prolungato, specialmente dopo l’uccisione dei comandanti del PIJ lo scontro alla fine è terminato dopo tre giorni in seguito all’entrata in vigore di una tregua mediata dall’Egitto.

Una delle ragioni principali della mancata escalation del conflitto è stata la decisione di Hamas, che governa Gaza da 15 anni, di tenersi fuori dallo scontro.

Nonostante ciò ci sono stati danni considerevoli a Gaza, che era appena stata ricostruita dopo il conflitto nel 2021 durato 11 giorni. Non è inoltre scomparsa la minaccia di un altro scoppio di violenza prolungata, lasciando i palestinesi a Gaza costantemente preoccupati per quello che molti pensano sia un’inevitabile guerra futura.

Crescita della resistenza armata palestinese

Uno dei cambiamenti principali in Cisgiordania nel 2022 è stato la crescita di piccoli gruppi di resistenza armata concentrati nelle città settentrionali di Jenin e Nablus.

Il fenomeno è iniziato nel settembre 2021 con la formazione del primo gruppo, le Brigate di Jenin, nel campo profughi della città dopo l’uccisione a giugno da parte di Israele del combattente Jamil al-Amouri.

Ha fatto seguito nel 2022 la creazione delle Brigate di Nablus, della Fossa dei Leoni, delle Brigate di Balata, delle Brigate di Tubas e delle Brigate di Yabad. Mentre i gruppi già esistenti sono formati da membri di varie fazioni tradizionali palestinesi, questi nuovi si rifiutano di allinearsi con una specifica fazione o movimento.

Dato che i gruppi hanno limitate capacità, si sono concentrati in scontri con le forze israeliane in risposta ai loro raid quasi giornalieri e si sono anche impegnati in sparatorie contro checkpoint militari israeliani. Inoltre hanno rivendicato la responsabilità di attacchi che hanno ucciso soldati e coloni israeliani.

Con l’emergere di questi gruppi è la prima volta dalla seconda Intifada (2000-05) che formazioni organizzate hanno combattuto le forze israeliane in Cisgiordania. Alla fine di quell’Intifada, o rivolta, la maggior parte delle armi nel territorio era sotto il controllo dell’Autorità Palestinese (ANP).

Raid quotidiani e uccisioni

In seguito a una serie di attacchi individuali in Israele iniziati a marzo, Israele ha lanciato una campagna militare detta “Break the Wave” (Spezza l’ondata) con raid, arresti di massa e uccisioni quasi ogni giorno in Cisgiordania, focalizzati a Jenin e Nablus.

Con assassinii mirati e durante gli scontri armati, sono stati uccisi sia i civili che durante gli attacchi si sono scontrati con l’esercito israeliano e degli astanti non coinvolti, che dei combattenti palestinesi.

Secondo il ministero palestinese della Salute, in Cisgiordania e nella Gerusalemme Est occupata nel 2022 le forze israeliane hanno ucciso circa 170 palestinesi, inclusi più di 30 minori, e almeno altri 9.000 sono stati feriti.

Molte delle uccisioni hanno causato una particolare indignazione fra i palestinesi, inclusa recentemente quella del 12 dicembre, quando una sedicenne di Jenin è stata ferita a morte mentre dal tetto di casa sua osservava un attacco dell’esercito. Il 2 dicembre è stato ucciso in pubblico da un soldato israeliano anche un ventitreenne palestinese. L’uccisione è stata filmata e i palestinesi l’hanno descritta come “un’esecuzione”.

Nel corso di quest’anno osservatori, diplomatici e organizzazioni per i diritti umani hanno espresso “preoccupazione” circa l’uso eccessivo di forza letale da parte di Israele in Cisgiordania che ha causato l’elevato numero di uccisioni.

L’Ufficio dell’Alto Commissario dell’ONU per i Diritti Umani aveva in precedenza osservato che le forze israeliane “spesso usano armi da fuoco contro i palestinesi per un semplice sospetto o come misura precauzionale, in violazione dei principi internazionali”.

Uccisione di Shireen Abu Akleh

L’undici maggio le forze israeliane hanno ucciso Shireen Abu Akleh, giornalista veterana di Al Jazeera mentre stava seguendo un’operazione dell’esercito nel campo profughi di Jenin.

Abu Akleh, 51 anni, corrispondente televisiva palestinese-americana per Al Jazeera Arabic ha seguito l’occupazione israeliana dei territori palestinesi per oltre 25 anni. La sua uccisione ha sollevato una protesta internazionale e scosso il mondo intero.

La reporter è stata onorata nel corso di una processione funebre durata tre giorni con esternazioni di dolore e rispetto mentre il corpo veniva traslato da Jenin a Gerusalemme.

A Gerusalemme Est le forze israeliane hanno attaccato le persone in lutto che portavano la sua bara. Nonostante gli sforzi delle autorità israeliane, migliaia di palestinesi si sono riversati nelle strade di Gerusalemme per il funerale.

Varie indagini hanno ritenuto Israele responsabile della sua uccisione e a settembre Israele ha infine ammesso che con “molta probabilità” uno dei suoi soldati ha ucciso Abu Akleh. Comunque le autorità israeliane si sono rifiutate di avviare un’indagine penale.

A dicembre Al Jazeera ha presentato una richiesta formale alla Corte Penale Internazionale (ICC) per indagare e processare i responsabili dell’uccisione di Abu Akleh.

Ascesa dell’estrema destra

Nel 2022 si è svolta la quinta elezione parlamentare in Israele in meno di quattro anni. Se i risultati sembrano avere temporaneamente messo fine alla prolungata impossibilità di formare un governo stabile in Israele, ha tuttavia dato come risultato la creazione del governo di destra più estrema nella storia dei 74 anni del Paese.

Benjamin Netanyahu, primo ministro designato, e il suo partito Likud hanno formato un’alleanza con Sionismo Religioso e i partiti ultraortodossi, ottenendo una maggioranza di 64 seggi sui 120 parlamentari che costituiscono la Knesset.

Il terzo blocco per grandezza risultante dalle elezioni è l’alleanza Sionismo Religioso, una fusione tra il partito con lo stesso nome guidato da Bezalel Smotrich e Potere Ebraico, capitanato da Itamar Ben-Gvir.

I due personaggi controversi sono noti per i loro frequenti incoraggiamenti alla violenza contro i palestinesi e hanno pubblicamente dichiarato le proprie intenzioni di voler espandere la fondazione di colonie illegali israeliane in Cisgiordania.

L’anno scorso Smotrich ha detto che i palestinesi in Israele “sono qui per errore, perché [l’ex premier] Ben-Gurion non aveva finito il lavoro” di cacciarli nel 1948.

Nel contempo Ben-Gvir, che aveva in precedenza chiesto la deportazione di cittadini palestinesi “giudicati sleali verso Israele”, ha invitato i coloni a portare armi e ha regolarmente criticato l’esercito israeliano e il governo poiché non usano misure più rigide contro i palestinesi.

Le politiche e le opinioni dei politici che stanno per essere incaricati della sicurezza in Cisgiordania sono destinati a innescare ulteriormente la già tesa situazione sul posto.

Aumento degli attacchi dei coloni

Nel 2022 gli attacchi dei coloni israeliani contro i palestinesi in Cisgiordania sono aumentati, diventando più audaci e coordinati.

Quest’anno sono stati uccisi almeno tre palestinesi. Alcuni di questi attacchi sono avvenuti sotto gli occhi dell’esercito israeliano.

Prove inquietanti circa le forze israeliane che frequentemente facilitano, sostengono e partecipano agli attacchi dei coloni rendono difficile distinguere tra la violenza dei coloni israeliani e quella dello Stato,” ha sostenuto in un comunicato del 15 dicembre un funzionario dell’ONU.

Il 2022 è il sesto anno consecutivo in cui il numero di attacchi dei coloni israeliani nella Cisgiordania occupata è aumentato,” continua il documento. “Coloni israeliani armati e mascherati attaccano i palestinesi nelle loro case, aggrediscono i bambini che vanno a scuola, distruggono proprietà, bruciano oliveti e terrorizzano intere comunità nella totale impunità.”

Tra i 600.000 e i 750.000 coloni israeliani vivono in almeno 250 colonie illegali sparse in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Quale ruolo avrà Sionismo Religioso nel prossimo governo israeliano?

Redazione di Al Jazeera

22 dicembre 2022 – Redazione Al Jazeera

Sionismo Religioso è una forza in crescita in Israele e godrà di una forte presenza nel prossimo governo israeliano.

La formazione del governo più di destra di Israele è stata annunciata dopo che il Primo Ministro incaricato del Paese, Benjamin Netanyahu, ha chiamato il Presidente Isaac Herzog per informarlo.

Se il partito Likud di Netanyahu costituisce il cuore del nuovo governo, gli alleati di estrema destra che fanno parte del movimento ideologico Sionismo Religioso, dopo i buoni risultati ottenuti a novembre nelle elezioni della Knesset, il Parlamento, occuperanno posizioni di rilievo che influenzeranno la politica nei confronti dei palestinesi che vivono nei territori occupati.

La presenza di questi politici ai vertici di Israele sarebbe stata impensabile solo alcuni anni fa, ma il loro emergere è indicativo della crescita del movimento Sionismo Religioso in Israele.

Facciamo un’analisi più puntuale.

Che cosa è Sionismo Religioso?

  • Costituitosi come un’ideologia nazionalista laica, il Sionismo fu inizialmente contrastato da molti ebrei ortodossi. Una parte significativa di ebrei continuò ad opporsi al Sionismo anche dopo la nascita di Israele nel 1948, considerandolo non conforme alla legge ebraica.

  • Il movimento ideologico Sionismo Religioso emerse come modo per avvicinare gli ebrei religiosi al Sionismo, staccato dalle sue influenze secolari. Mentre la rivendicazione nazionalista del popolo ebraico nei confronti della Palestina storica era al centro del pensiero del Sionismo tradizionale, per i Sionisti religiosi era centrale il concetto della terra di Israele “promessa da Dio” al popolo ebraico.

  • Il movimento è cresciuto solo quando la comunità ortodossa è diventata più numerosa in Israele e il Paese è diventato più di destra.

Quali risultati hanno avuto nelle elezioni israeliane i partiti di Sionismo Religioso?

Secondo i media israeliani dovrebbero entrare nel nuovo Parlamento israeliano nove coloni che vivono nella Cisgiordania occupata, sei dei quali fanno parte di una coalizione di partiti che si è presentata unitamente sotto il simbolo di Sionismo Religioso alle elezioni parlamentari.

. L’alleanza di Sionismo Religioso si è affermata come principale partner della coalizione di Netanyahu ed è il terzo gruppo alla Knesset.

  • L’alleanza è composta principalmente dal partito Sionismo Religioso di Bezalel Smotrich e dal partito Potere Ebraico di Itamar Ben-Gvir. Netanyahu li aveva incoraggiati a formare una lista unica alle elezioni per superare la soglia di ingresso alla Knesset. Il gruppo ha ottenuto 14 seggi prima di separarsi nuovamente, ma i partiti restano ideologicamente simili.

Che posizioni hanno i partiti di Sionismo Religioso nei confronti dei palestinesi?

  • Sia Smotrich che Ben-Gvir sono espliciti circa la loro intenzione di espandere gli insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata e di annettere la terra palestinese e sono tristemente noti per incitare alla violenza contro i palestinesi. Entrambi sono coloni che vivono all’interno della Cisgiordania.

  • Smotrich ha chiesto pubblicamente l’annessione della Cisgiordania occupata, mentre Ben-Gvir afferma di opporsi ad uno Stato palestinese ed ha guidato incursioni di coloni sulla spianata della moschea di Al Aqsa e nel quartiere di Sheikh Jarrah nella Gerusalemme est occupata.

  • Il curriculum di Ben-Gvir include anche una condanna nel 2007 per incitamento razziale contro gli arabi e sostegno al “terrorismo”, nonché attivismo anti-LGBTQ.

  • All’inizio del mese Ben-Gvir ha richiesto l’espulsione da Israele dei giornalisti di Al Jazeera subito dopo che la rete aveva inoltrato richiesta formale alla Corte Penale Internazionale (CPI) di indagare e perseguire gli assassini della sua giornalista Shireen Abu Akleh, uccisa a maggio.

Quali ruoli si prevedono nel prossimo governo per gli esponenti di Sionismo Religioso?

  • Il 16 dicembre la coalizione del governo entrante ha approvato in prima lettura la normativa che consentirà a Smotrich di diventare “ministro indipendente” incaricato della costruzione delle colonie nella Cisgiordania occupata, attraverso la più influente autorità in quei luoghi – il Ministero della Difesa – che comprende l’esercito israeliano.

Se approvata, sarebbe la prima volta che viene creata una simile posizione e darebbe a Smotrich il potere di portare avanti i suoi obbiettivi di impedire le costruzioni palestinesi nell’ Area C – il 60% della Cisgiordania sotto il diretto controllo dell’esercito israeliano – espandendovi la costruzione delle colonie israeliane illegali.

  • Intanto Ben-Gvir è pronto a ricoprire il ruolo chiave di Ministro della Sicurezza Interna, che soprassiederà non solo alle operazioni di polizia, ma anche alla polizia israeliana di frontiera. Quest’ultima è parte delle forze che gestiscono l’occupazione sui palestinesi a Gerusalemme est e controllano i posti di blocco militari in Cisgiordania.

  • Attraverso il Ministero Ben-Gvir avrà anche il controllo del sistema penitenziario israeliano.

Con le tensioni che si sono accese nella Cisgiordania occupata lo scorso anno, l’effetto di simili personaggi in importanti posizioni chiave probabilmente non farà che infiammare ulteriormente la situazione sul campo.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)