Israele inasprisce la sorveglianza sui palestinesi in Cisgiordania con un sistema di riconoscimento facciale

Israele inasprisce la sorveglianza sui palestinesi in Cisgiordania con un sistema di riconoscimento facciale

Elizabeth Dwoskin

Lunedì 8 novembre 2021 – Washington Post

 

Hebron, Cisgiordania – Secondo la descrizione del progetto data da soldati israeliani da poco congedati, l’esercito israeliano sta conducendo nella Cisgiordania occupata un vasto tentativo di sorveglianza per monitorare i palestinesi implementando il riconoscimento facciale con una sempre più diffusa rete di telecamere e telefonini.

Il progetto di sorveglianza, sviluppato negli ultimi due anni, sfrutta in parte una tecnologia per smartphone chiamata “Blue Wolf”, che raccoglie le foto dei volti di palestinesi e li abbina a una banca dati di immagini così estesa che un ex-soldato l’ha descritta come un segreto “Facebook dei palestinesi” dell’esercito. L’applicazione lampeggia con colori diversi per avvertire i soldati se una persona deve essere fermata, arrestata o lasciata andare.

Per costruire la banca dati utilizzata da “Blue Wolf”, lo scorso anno i soldati hanno fatto a gara nel fotografare palestinesi, compresi bambini e anziani, con premi per il maggior numero di foto raccolte da ogni unità. Non si sa quale sia il numero di persone fotografate ma, come minimo, sono nell’ordine delle migliaia.

Il programma di sorveglianza è stato descritto in interviste del Washington Post a due ex-soldati israeliani e in resoconti separati che loro e altri quattro soldati da poco congedati hanno fornito al gruppo israeliano di solidarietà Breaking the Silence e in seguito condiviso con The Post. Buona parte del programma non era stato reso noto in precedenza. L’esercito israeliano ha ammesso l’esistenza del progetto in un opuscolo in rete, ma le interviste con gli ex-soldati offrono la prima descrizione pubblica della portata e del funzionamento del programma.

Oltre a “Blue Wolf” l’esercito israeliano ha installato telecamere per la scansione dei volti nella città divisa di Hebron per aiutare i soldati ai checkpoint a identificare i palestinesi prima ancora che esibiscano le loro carte d’identità. Una vasta rete di telecamere a circuito chiuso, denominata “Hebron Smart City” [Hebron Città Intelligente], fornisce in tempo reale il monitoraggio della popolazione della città e, come ha affermato un ex-soldato, può a volte spiare all’interno delle case private.

Gli ex-soldati che sono stati intervistati per questo articolo e che hanno parlato con Breaking the Silence, un’associazione di solidarietà composta da veterani dell’esercito israeliano che si oppongono all’occupazione, hanno descritto il programma di sorveglianza a condizione di mantenere l’anonimato per timore di ripercussioni sociali e professionali. L’associazione afferma di avere in progetto di rendere pubblica la sua ricerca.

I testimoni affermano che l’esercito ha detto loro che l’attività è un notevole miglioramento delle possibilità di difendere Israele contro i terroristi. Ma il progetto dimostra anche come le tecnologie della sorveglianza, tanto dibattute nelle democrazie occidentali, sono già utilizzate dietro le quinte in luoghi in cui le persone hanno meno libertà.

“Mettiamola così: non mi sentirei tranquilla se lo usassero nel supermercato (della mia città natale),” ha affermato una soldatessa israeliana appena congedata che ha prestato servizio in un’unità dell’intelligence. “La gente si preoccupa delle impronte digitali, ma questo è molto più grave.” Ha detto a The Post di sentirsi motivata a parlare perché il sistema di sorveglianza di Hebron è una “totale violazione della privacy di un intero popolo”.

Secondo gli esperti dell’associazione per i diritti civili digitali AccessNow, l’uso della sorveglianza e del riconoscimento facciale da parte di Israele sembra essere una delle applicazioni più estese ed elaborate di tale tecnologia da parte di un Paese che intende controllare una popolazione sottomessa.

In risposta alle domande sul programma di sorveglianza, l’esercito israeliano (IDF) ha affermato che “abituali operazioni per la sicurezza” sono “parte della lotta contro il terrorismo e degli sforzi per migliorare la qualità della vita della popolazione palestinese in Giudea e Samaria” (Giudea e Samaria è nome ufficiale israeliano per la Cisgiordania).

“Naturalmente non possiamo fare dichiarazioni sulle capacità operative dell’esercito israeliano in questo contesto,” aggiunge il comunicato.

Secondo l’organizzazione di sostegno “Surveillance Technology Oversight Project” [Progetto per il Controllo della Tecnologia di Sorveglianza] l’uso ufficiale di tecnologie per il riconoscimento facciale è stato vietato da almeno una decina di città USA, tra cui Boston e San Francisco. E questo mese il parlamento europeo ha sollecitato il divieto dell’uso da parte della polizia del riconoscimento facciale in luoghi pubblici.

Ma quest’estate uno studio del Government Accountability Office [Ufficio per la Responsabilità del Governo] degli USA ha scoperto che 20 agenzie federali hanno affermato di utilizzare sistemi di riconoscimento facciale e che sei agenzie delle forze dell’ordine affermano che la tecnologia ha contribuito a identificare persone sospettate di aver violato la legge durante rivolte civili. E l’Information Technology and Innovation Foundation, un gruppo commerciale che rappresenta le imprese tecnologiche, ha manifestato disaccordo riguardo alla proposta europea di divieto, affermando che danneggerebbe i tentativi delle forze dell’ordine di “rispondere efficacemente alla delinquenza e al terrorismo.”

In Israele una proposta da parte di funzionari di polizia di introdurre telecamere di riconoscimento facciale in luoghi pubblici ha incontrato una ferma opposizione e l’agenzia governativa incaricata di proteggere la privacy si è espressa contro la proposta. Ma nei territori occupati Israele applica criteri diversi.

“Mentre i Paesi sviluppati in tutto il mondo impongono restrizioni alla fotografia, al riconoscimento facciale e alla sorveglianza, la situazione descritta [a Hebron] costituisce una gravissima violazione dei diritti fondamentali come il diritto alla privacy, in quanto i soldati sono incentivati a raccogliere quante più foto possibile di uomini, donne e bambini palestinesi in una sorta di competizione,” afferma Roni Pelli, avvocatessa dell’Associazione per i Diritti Civili di Israele dopo aver saputo del progetto di sorveglianza. “L’esercito deve immediatamente smettere,” dice.

Ultime tracce di privacy

Yaser Abu Markhyah, un palestinese di 49 anni padre di quattro figli, afferma che la sua famiglia ha vissuto a Hebron per cinque generazioni e che ha imparato a fare i conti con i checkpoint, le restrizioni ai movimenti e i frequenti interrogatori dei soldati da quando Israele ha conquistato la città durante la guerra dei Sei giorni nel 1967. Ma sostiene che recentemente la sorveglianza ha tolto alla gente le ultime tracce di privacy. “Non ci sentiamo più a nostro agio a socializzare, perché le telecamere ci stanno sempre filmando,” afferma Abu Markhyah. Dice che non lascia più giocare i figli fuori, davanti a casa, e che parenti che vivono in quartieri meno controllati evitano di andarlo a trovare.

Hebron è stata a lungo un punto critico per la violenza, con un’enclave di coloni israeliani estremisti pesantemente protetti nei pressi della Città Vecchia circondati da centinaia di migliaia di palestinesi, e la gestione della sicurezza è divisa tra l’esercito israeliano e l’amministrazione palestinese.

Nel suo quartiere di Hebron, nei pressi della Tomba dei Patriarchi, luogo sacro per musulmani ed ebrei, sono state montate telecamere di sorveglianza ogni 100 metri, anche sui tetti delle case. Afferma che il monitoraggio in tempo reale sembra essere in aumento. Qualche mese fa, racconta, sua figlia di 6 anni ha fatto cadere un cucchiaino dal terrazzo sul tetto di casa e, benché la strada sembrasse vuota, poco dopo sono arrivati a casa sua dei soldati e hanno detto che sarebbe stato denunciato per aver lanciato pietre.

Issa Amro, abitante della città e attivista che guida il gruppo “Friends of Hebron” [Amici di Hebron], indica una serie di case vuote nel suo isolato. Afferma che le famiglie palestinesi se ne sono andate a causa delle restrizioni e della sorveglianza.

“Vogliono rendere la nostra vita così difficile che ce ne andremo per conto nostro, così potranno arrivare più coloni,” sostiene Amro.

“Le telecamere,” dice, “hanno solo un occhio, per vedere i palestinesi. Sei filmato dal momento in cui esci di casa al momento in cui rientri.”

Incentivi per le foto

Secondo i sei ex-militari che sono stati intervistati da The Post e da Breaking the Silence il progetto Blue Wolf combina un’applicazione per il cellulare con una banca dati di informazioni personali accessibile attraverso dispositivi mobili.

Uno di loro ha detto a The Post che questa banca dati è una versione ridotta di un’altra grande banca dati, chiamata “Wolf Pack” [Branco di Lupi], che contiene il profilo praticamente di ogni palestinese in Cisgiordania, comprese foto degli individui, le loro storie familiari, l’istruzione e il livello di pericolosità di ognuno. Questo soldato da poco congedato ha avuto esperienza diretta di “Wolf Pack”, che è accessibile solo su computer fissi in contesti più protetti (benché questo ex-soldato descriva la banca dati come “Facebook dei palestinesi”, non è collegata a Facebook).

Un altro ex-soldato dice a The Post che alla sua unità, che nel 2020 pattugliava le strade di Hebron, è stato chiesto di raccogliere quante più foto di palestinesi possibile durante una certa settimana utilizzando un vecchio cellulare fornito dall’esercito, facendo le foto durante missioni quotidiane che spesso duravano otto ore. I soldati caricavano le foto attraverso la app Blue Wolf installata sui telefonini.

Questo ex-soldato afferma che i bambini palestinesi tendevano a mettersi in posa per le foto, mentre le persone anziane, soprattutto le donne, spesso facevano resistenza. Descrive l’esperienza di obbligare le persone ad essere fotografate contro la loro volontà come traumatica per lui.

Le foto prese da ogni unità arrivavano alle centinaia per ogni settimana, e un ex-soldato afferma che era previsto che l’unità ne facesse almeno 1.500. Le unità dell’esercito in tutta la Cisgiordania competevano per i premi, ad esempio una serata libera concessa a chi faceva più foto, dice l’ex-soldato.

Spesso, quando un soldato scatta la foto di qualcuno, l’applicazione registra la corrispondenza con un profilo già esistente nel sistema Blue Wolf. Allora, secondo i cinque soldati e una schermata del sistema ottenuta da The Post, l’applicazione lampeggia in giallo, rosso o verde per indicare se la persona deve essere fermata, immediatamente arrestata o lasciata passare.

Il grande sforzo di costruire la banca dati Blue Wolf con le immagini è diminuito negli ultimi mesi, ma le truppe continuano ad usarla per identificare i palestinesi, afferma un ex-soldato.

Un altro ex-soldato ha detto a Breaking the Silence che una diversa applicazione per cellulare, chiamata “White Wolf”, è stata sviluppata per essere utilizzata da coloni ebrei in Cisgiordania. Benché ai coloni non sia consentito arrestare la gente, i volontari della sicurezza possono utilizzare White Wolf per scansionare il documento di riconoscimento di un palestinese prima che entri in una colonia, per esempio per lavorare nell’edilizia. Nel 2019 l’esercito ha ammesso l’esistenza di White Wolf in una pubblicazione israeliana di destra.

“I diritti sono semplicemente irrilevanti”

Nell’unico caso noto, l’esercito israeliano ha fatto riferimento alla tecnologia Blue Wolf in giugno in un opuscolo in rete con cui invitava i soldati a partecipare a “una nuova squadra” che “vi trasformerà in un ‘Blue Wolf’”. L’opuscolo afferma che la “tecnologia avanzata” comprenderebbe “telecamere intelligenti con sofisticati sistemi di analisi” e “sensori che possono individuare e segnalare in tempo reale le attività sospette e gli spostamenti di persone ricercate.”

In un articolo del 2020 sul suo sito l’esercito citava anche “Hebron Smart City”.  L’articolo, che mostra un gruppo di soldatesse chiamate “sentinelle” davanti a schermi di computer con visori per la realtà virtuale, descrive il progetto come una “pietra miliare” e una tecnologia “rivoluzionaria” per la sicurezza in Cisgiordania. L’articolo afferma che “in tutta la città è stato installato un nuovo sistema di telecamere e radar” che può documentare “qualunque cosa avvenga nei dintorni” e che “riconosce qualunque movimento o rumore insolito.”

Nel 2019 Microsoft ha investito in una nuova impresa israeliana per il riconoscimento facciale chiamata AnyVision, che secondo NBC e la rivista economica israeliana The Market [Il Mercato] stava lavorando con l’esercito per costituire una rete di telecamere di sicurezza intelligenti che utilizzano la tecnologia della scansione facciale in tutta la Cisgiordania (Microsoft ha affermato di essere uscita dall’investimento in AnyVision durante gli scontri di maggio tra Israele e l’organizzazione di miliziani Hamas a Gaza).

Sempre nel 2019 l’esercito israeliano ha annunciato l’introduzione di un progetto pubblico di riconoscimento facciale, con tecnologia fornita da AnyVision, nei principali posti di controllo in cui i palestinesi entrano in Israele dalla Cisgiordania. Il progetto utilizza postazioni per scansionare documenti di identità e volti simili a quelle aeroportuali utilizzate per controllare i viaggiatori che entrano negli Stati Uniti. Secondo informazioni di stampa il sistema israeliano è utilizzato per verificare se un palestinese ha il permesso per entrare in Israele, ad esempio per lavorare o per andare a trovare parenti, e per tenere sotto controllo chi sta entrando nel Paese. Questo controllo è obbligatorio per i palestinesi, come lo è quello negli aeroporti americani per gli stranieri.

Secondo un ex-soldato che ha partecipato al progetto e quattro abitanti palestinesi, a differenza dei controlli al confine il monitoraggio a Hebron avviene in una città palestinese senza informare la popolazione locale. L’ex-soldato ha detto a The Post che le telecamere ai checkpoint possono riconoscere anche i veicoli, anche senza registrare le targhe, e li abbina ai rispettivi proprietari.

Oltre a preoccupazioni riguardanti la privacy, una delle principali ragioni per cui la sorveglianza con il riconoscimento facciale è stata limitata in altri Paesi è che molti di questi sistemi hanno dimostrato livelli di precisione molto variabili, e alcune persone sono state messe a repentaglio perché identificate in modo errato.

L’esercito israeliano non ha fatto commenti riguardo alle preoccupazioni sollevate sul’uso di tecnologie per il riconoscimento facciale.

La Information Technology and Innovation Foundation [gruppo di analisi sulle politiche pubbliche USA relative all’industria e alla tecnologia, ndtr.] ha affermato che gli studi che dimostrano che questa tecnologia è inadeguata sono stati sopravvalutati. Contestando la proposta europea di divieto, l’associazione afferma che sarebbe meglio dedicarsi a sviluppare garanzie di un uso corretto della tecnologia da parte delle forze dell’ordine e standard di qualità dei sistemi di riconoscimento facciale utilizzati dal governo.

Tuttavia in Cisgiordania questa tecnologia è solo “un altro strumento di oppressione e sottomissione del popolo palestinese,” afferma Avner Gvaryahu, direttore esecutivo di Breaking the Silence. “Mentre la sorveglianza e la privacy sono una priorità nella discussione pubblica a livello mondiale, qui vediamo un altro vergognoso assunto del governo e dell’esercito israeliani secondo cui quando si tratta di palestinesi i diritti umani fondamentali sono semplicemente irrilevanti.”

Elizabeth Dwoskin

Lisa è entrata al Washington Post come corrispondente dalla Silicon Valley nel 2016, inviata del giornale nella zona. Si è concentrata sulle reti sociali e il potere dell’industria tecnologica in una società democratica. In precedenza è stata la prima cronista a tempo pieno del Wall Street Journal [prestigioso quotidiano economico statunitense, ndtr.] ad essersi occupata di intelligenza artificiale e dell’impatto degli algoritmi sulla vita delle persone.

 

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




“Per Scopi Medicinali” Il settore militare israeliano e la crisi del coronavirus.

Rapporto flash

Maggio 2020 – WHO PROFITS

Il Ministero della Difesa israeliano (IMOD), l’esercito e le imprese militari statali e private sono stati in prima linea nella risposta del governo israeliano alla crisi del coronavirus. Il loro cospicuo coinvolgimento, salutato dai media israeliani come dimostrazione di solidarietà sociale e impegno civile, evidenzia il profondo coinvolgimento militare alla base del regime economico e politico israeliano e la simbiosi esistente tra la sfera civile e l’apparato militare. Una delle caratteristiche che spiccano nel caso di Israele è la conversione della produzione e della ricerca e sviluppo (R&S) militare in un’azienda medica nazionale. Apparentemente da un giorno all’altro, il Direttorato per la Difesa (DDR e D) israeliano è stato trasformato in un hub di tecnologia medica, unità top secret di intelligence sono state convertite in centri di raccolta di informazioni mediche e le più grandi imprese militari israeliane sono diventate società appaltatrici per il settore medico. Questi sviluppi rivelano il dominio del settore militare nella ricerca e sviluppo commerciale israeliano e offrono nuove opportunità alle imprese militari di beneficiare materialmente e simbolicamente dalla crisi. In questo flash-report Who Profits [Centro di ricerca indipendente dedicato alla divulgazione del ruolo del settore privato nell’economia israeliana dell’occupazione, ndt] indaga le attività correlate al coronavirus dell’establishment militare e delle imprese private israeliane, concentrandosi sulle nuove iniziative lanciate, secondo quanto riferito, dalle tre maggiori e più lucrative società militari israeliane: l’Israel Aerospace Industries (IAI) di proprietà statale, e Rafael Advanced Defense Systems e Elbit Systems quotati in borsa.

“Una fusione di medicina e guerra”- La risposta militarizzata di Israele al Coronavirus

L’approccio militarizzato di Israele al virus è vividamente catturato nel National CoronaPlan for Israel del Ministero della Difesa israeliano (IMOD), un documento di trentuno pagine pubblicato il 29 marzo 2020. Il documento fa riferimento alla pandemia come “una fusione di medicina e guerra” e prevede un ruolo centrale per l’IMOD in materia di sanità pubblica e politica economica. [1] Tra le altre cose, presenta un’iniziativa pubblico-privata per sviluppare, rendere operativo e potenzialmente esportabile un sistema centralizzato di dati per valutare la probabilità degli individui di essere infettati dal virus. [2] I rapporti dei media hanno rivelato che la società privata coinvolta nel progetto è l’azienda di spionaggio informatico israeliana NSO Group. [3] Dall’inizio della crisi, gli organismi governativi di sicurezza nazionale hanno svolto un ruolo di primo piano nella creazione e nell’attuazione dell’agenda coronavirus. Questi includono il National Security Council (NSC), operante nell’ufficio del primo ministro, il Mossad, l’agenzia di intelligence segreta di Israele e il General Security Service (GSS o Shin Bet). Il NSC è stato incaricato del coordinamento generale a livello nazionale, nonostante le dubbie qualifiche nei settori della sanità pubblica e dell’economia. La divisione dei ruoli tra il Mossad e lo Shin Bet nella risposta alla crisi ha riflesso i rispettivi settori di attività, internazionale e nazionale. Il Mossad, che opera una vasta rete globale di agenti segreti regolarmente collegati con casi confermati e presunti di omicidi extragiudiziali [4], è stato impiegato nell’ambito dell’approvvigionamento di attrezzature mediche. [5] Il capo della divisione tecnologica del Mossad ha riferito a un giornalista israeliano che parte dell’attrezzatura è stata ottenuta illecitamente, affermando che “noi attiviamo i nostri collegamenti speciali al fine di […] mettere le mani su partite che qualcun altro ha ordinato.”[6] Lo Shin Bet, che opera nel territorio palestinese occupato e all’interno della linea verde, è stato rapidamente autorizzato dal governo israeliano a monitorare i pazienti coronavirus confermati e i probabili contatti.[7] I considerevoli poteri di sorveglianza della Shin Bet precorrono di gran lunga l’attuale pandemia e sono stati a lungo usati contro i palestinesi da entrambe le parti della Linea verde. Secondo Ynet [notiziario e sito web israeliano di contenuti generali, che è l’outlet online per il quotidiano Yedioth Ahronot, ndt], il monitoraggio dei pazienti con coronavirus si affida a un enorme database segreto già esistente, noto come “the Tool” [lo Strumento], che raccoglie dati continui in tempo reale su tutti i cittadini israeliani.[8] Lo Shin Bet è molto coinvolto nella politica israeliana degli omicidi mirati, nella stesura di black-list e a fornire indicazioni per le operazioni dell’aeronautica militare israeliana.[9] A settembre 2019, Amnesty International ha denunciato la tortura autorizzata dallo Stato del detenuto palestinese Samir Arbeed durante gli interrogatori dello Shin Bet.[10] La Intelligence Division dell’esercito israeliano è stata anche coinvolta nella risposta nazionale al coronavirus, stabilendo un National Information and Knowledge Center on Coronavirus.[11] Secondo quanto riportato dai media, due unità di intelligence d’élite, l’unità 8200, la Signals Intelligence Uni,t e l’unità 81, la Intelligence Division’s Technology Unit, stanno al momento conducendo una ricerca medica correlata al coronavirus.[12] È significativo che gli sforzi tecnologici per affrontare il virus a livello nazionale non siano stati condotti dalla Israel Innovation Authority (IIA) o dal Ministero della scienza e della tecnologia, ma dal Directorate of Defence Research and Development (DDR & D) dell’esercito israeliano.[13] Il direttore della DDR & D, Brigadier-General (Res.) Dani Gold, è stato nominato capo del National Technological Center to Fight Coronavirus, che il Ministro della Difesa Naftali Bennett ha definito una “commando unit” per individuare tecnologie avanzate. [14] ​​La Direzione ha istituito un “National Emergency Team” composto da alcuni ministeri del governo (Difesa, Salute e Finanza), esercito israeliano, industrie militari, IIA, società tecnologiche, ospedali e istituzioni accademiche. Il Centro fornisce la cornice istituzionale per molte delle recenti collaborazioni tra le compagnie militari israeliane e le imprese medicali civili, gli ospedali e gli accademici in campo medico. Questa cornice fornisce un potenziale modello di sviluppo commerciale per il settore militare israeliano nel mercato medico. Come ha detto il Direttore della Government Companies Authority al quotidiano israeliano Globes, “I due tipi di industrie in cui c’è big money sono quelle che sviluppano mezzi per uccidere le persone e quelle che sviluppano mezzi per salvarle”. [15] Come verrà discusso nella sezione seguente, dal lancio del Centro diretto dal DDR& D c’è stata una rapida proliferazione di proposte, prodotti e progetti relativi al coronavirus, che coinvolgono autorità israeliane di governo, capitale privato, enti accademici di ricerca e ospedali. Va sottolineato che questa sua nuova vocazione medica non ha distolto l’apparato militare israeliano dalla sua funzione primaria e ragion d’essere, ossia il continuo controllo militare sulla popolazione civile palestinese. La repressione quotidiana dei palestinesi rimane il lavoro “essenziale” dell’esercito. Secondo la rivista ufficiale dell’esercito israeliano, l’equipaggiamento di protezione, tra cui maschere e guanti chirurgici e altre misure fanno sì che i soldati possano continuare a compiere incursioni nelle case palestinesi nella Cisgiordania occupata e pattugliare il territorio attorno a Gaza assediata con un minimo di rischio per sé.[16] Inoltre, dal momento della crisi, sono avvenute diverse segnalazioni di attacchi aerei israeliani in Siria [17], che hanno sollevato la possibilità che Israele stia approfittando della crisi sanitaria globale per ottenere benefici geopolitici strategici.[18]

Militarismo nella medicina – Esercito militare israeliano e tecnologia correlata al Coronavirus

La crisi del coronavirus spalanca una finestra su come funziona il trasferimento della conoscenza militare israeliana alle industrie civili, in questo caso l’industria medica. Le ricerche precedenti di Who Profits hanno messo in luce i modi in cui la commercializzazione del know-how militare israeliano generato dall’occupazione si estenda oltre l’industria della sicurezza e all’interno dei mercati civili. L’apparato militare statale funziona come un laboratorio, un punto di riferimento, un cliente e un incubatore per l’innovazione tecnologica israeliana. Dai muri sottomarini alle armi per il controllo della folla e ai sistemi biometrici, l’occupazione prolungata di Israele fornisce un terreno fertile per lo sviluppo e l’applicazione di nuove tecnologie di controllo. I contratti con le forze armate israeliane fungono da “biglietto da visita” [19] per le aziende con i potenziali clienti, dando loro un vantaggio competitivo. L’importanza di avere l’establishment militare come acquirente di prodotti di sicurezza ha risvolti sia materiali sia in termini di reputazione, creando la domanda locale iniziale e facilitando l’emergere dell’industria locale.[20] Infine, le industrie militari e di proprietà statale rappresentano un campo di addestramento altamente efficace per i lavoratori della tecnologia, molti dei quali, dopo aver lasciato il settore militare, vengono ad occupare posizioni chiave nel settore privato dell’alta tecnologia, portando con sé il know-how tecnico e la rete informale ottenuta nel corso della loro carriera militare. Un’indagine della risposta tecnologica israeliana alla pandemia di coronavirus rivela il coinvolgimento dei tre maggiori attori del settore militare israeliano. Secondo quanto riferito, IAI, Rafael ed Elbit Systems sono stati coinvolti in innumerevoli iniziative legate al coronavirus, tra cui la produzione di ventilatori e la conversione di funzionalità di monitoraggio remoto per uso medico. Mentre IAI, Rafael ed Elbit derivano la maggior parte delle loro entrate dai mercati della difesa e della sicurezza, tutti e tre sono attivi nel mercato civile, direttamente o tramite le loro filiali. Nel 2018, IAI ha riferito che il 28% delle sue entrate proveniva dal mercato civile.[21] Rafael detiene il 49,9% di Rafael Development Corporation (RDC), una società privata che gestisce un portafoglio di società tecnologiche impegnate nello sviluppo di prodotti basati su tecnologie militari originarie di Rafael per i mercati civili.[22] Elbit Systems fornisce prodotti e soluzioni in una serie di settori commerciali, compresa la strumentazione medica.[23] Precedenti ricerche di Who Profits hanno dimostrato che tutti e tre hanno adattato le proprie capacità militari ad uso nella crescente industria della tecnologia agroalimentare: IAI ha convertito droni per uso agricolo, la controllata Rafael mPrest ha collaborato con Netafim su una piattaforma di irrigazione digitale ed Elbit è membro di un consorzio di ricerca sulle tecnologie di identificazione delle piante.[24] L’attuale crisi della sanità pubblica presenta a queste società nuove prospettive di guadagno materiale e simbolico. La capacità di diversificare la loro offerta di prodotti è particolarmente significativa in quanto la pandemia minaccia di avere un impatto sulle catene di approvvigionamento della difesa globale e sulle priorità di bilancio dei governi [25]. Inoltre, con il numero di pazienti in condizioni critiche in Israele [26], il potenziale per future esportazioni è innegabile.

Ventilatori

Una delle prime iniziative intraprese dalla DDR & D è stata abbinare i produttori israeliani di ventilatori alle industrie militari, sfruttando le capacità di produzione di queste ultime per aumentare la produzione [27]. ll Direttore della DDR & D ha riferito ai media israeliani che “le nostre industrie militari hanno capacità straordinarie di produrre rapidamente e in grandi quantità qualsiasi componente, armi o ventilatori, e di eliminare la dipendenza dalle importazioni”. [28] Secondo un’intervista al capo della divisione tecnologica del Mossad, anche il Mossad ha procurato, “con mezzi tortuosi”, informazioni vitali per la produzione di ventilatori. [29] Il 31 marzo 2020, IAI ha dichiarato in un comunicato stampa che il DDR & D, la Direzione di Produzione e Approvvigionamento dell’IMOD, la società israeliana privata Inovytec Medical Solutions e un Dipartimento segreto di produzione di missili IAI hanno istituito una linea di produzione per i ventilatori VentwaySparrow.[30] Secondo Calcalist, il dipartimento di produzione in questione fabbrica satelliti di sorveglianza per l’IMOD e clienti internazionali. [31] Secondo quanto riferito, gli ingegneri IAI hanno preso parte a una collaborazione tra la divisione elettronica di Aeronautica Militare, Microsoft Israel e altre entità per convertire respiratori manuali in automatici [32] Rafael e le società israeliane private Flight Medical e Baya Technologies sono anche coinvolte nella produzione in serie di ventilatori.[33] Flight Medical è un produttore di respiratori portatili, [34] mentre Baya Technologies è specializzata nella produzione di sistemi elettronici sensibili per l’industria militare e medica. [35] In un blog Rafael ha dichiarato che la società stava fornendo assistenza per i componenti difficili da reperire e nella creazione di infrastrutture di produzione. [36] Infine, la Elbit Systems è stata selezionata dalla IMOD, DDR & D e dal Ministero della Salute per stabilire una linea di produzione seriale per fabbricare grandi quantità di ventilatori LifeCan One, basati sulla tecnologia sviluppata dalla start-up medica israeliana LifeCan Medical.[ 37]

Monitoraggio remoto

Mentre la produzione di ventilatori fa leva principalmente sulla capacità produttiva del settore militare, una serie di progetti tecnologici cerca di adattare le tecnologie militari israeliane, sviluppate nel contesto dell’occupazione prolungata di Israele del territorio palestinese e siriano, per uso medico civile. Tra questi progetti c’è un’iniziativa congiunta di Elbit Systems ed Elta Systems, una filiale interamente controllata dell’IAI, condotta nell’ambito del National Technological Center DDR & D, per sviluppare un sistema remoto di monitoraggio per pazienti affetti da coronavirus. [38] Secondo The Marker [quotidiano economico in lingua ebraica pubblicato dal gruppo Haaretz in Israele, ndt], il sistema si basa sul radar e sui sistemi ottici di Elbitand Elta, nonché sulle tecnologie sviluppate dalle startup israeliane Neteera, Vayyar ed EchoCare. [39] Un sensore altamente sensibile misurerebbe la frequenza cardiaca e respiratoria di un paziente mentre una termocamera misurerebbe la temperatura corporea; nella fase successiva, una componente di Intelligenza Artificiale può essere aggiunta per analizzare i dati. [40] Un’altra azienda che si unisce al business della tecnologia correlata al coronavirus è l’impresa israeliana di riconoscimento facciale AnyVision, i cui prodotti di sorveglianza sono stati impiegati nella Cisgiordania occupata, tra cui Gerusalemme est. La tecnologia aziendale è stata utilizzata nei checkpoint militari e nelle reti CCTV esistenti all’interno della Cisgiordania per monitorare e sorvegliare i palestinesi, [41] come anche dalla polizia israeliana per rintracciare i sospetti lungo le strade di Gerusalemme est controllate da Israele, dove tre residenti su cinque sono palestinesi. [42] All’inizio di aprile, Calcalist ha riferito che AnyVision inizierà a distribuire in un ospedale di Tel Aviv termocamere in grado di misurare in remoto la temperatura del corpo e determinare se l’alta temperatura è il risultato di una malattia o di uno sforzo fisico. [43] Il sistema si basa sulle telecamere termiche MiniIOP44 dell’IAI. Secondo Calcalist, la tecnologia è stata originariamente sviluppata per navi da guerra e droni militari. [45] Un prodotto simile, progettato per identificare le persone con febbre nei luoghi pubblici, è stato sviluppato dalla Rafael utilizzando le termocamere della sua parzialmente controllata (49,9%) Opgal. Secondo il blog dell’azienda “queste telecamere ad alta sensibilità, utilizzate nei dispositivi di tracciamento collegati ai nostri missili, sono in grado di rilevare e misurare il calore da una distanza significativa”. [46] A seguito di uno studio pilota in due ospedali israeliani, il prodotto è attualmente operativo. In futuro, secondo il blog, tali telecamere potranno anche essere installate in luoghi come centri commerciali e negozi. Mentre la presenza dei maggiori attori militari israeliani nelle iniziative del National Technological Center to Fight Coronavirus è stata di vasta portata e onnipresente, esistono canali aggiuntivi per il trasferimento di conoscenze dall’apparato militare statale al settore medico privato. Diverse unità israeliane di intelligence militare, ingegneria informatica e programmi di addestramento funzionano da “nastro trasportatore” per centinaia di israeliani, molti dei quali migrano verso l’industria privata dell’alta tecnologia. [47] Un caso emblematico è la start-up israeliana Sensible Medical, composta in gran parte da veterani dell’Unità 81, l’unità tecnologica top-secret della divisione di intelligence dell’esercito israeliano. [48] Haaretz ha riferito che in un certo numero di ospedali israeliani la società sta testando l’uso del suo monitor del fluido polmonare ReDS per monitorare i polmoni dei pazienti affetti da coronavirus. [49] Secondo quanto riferito, il sistema ReDS è già in uso in Italia e negli Stati Uniti. [50] Il CEO di Sensible Medical, Amir Ronentold ha detto a Haaretz che la tecnologia di base del sistema è una tecnologia militare, “intesa a vedere attraverso i muri in condizione di guerra urbana o per localizzare i sopravvissuti sotto i detriti”. [51]

1 National Corona Plan for Israel . Israeli Ministry of Defense. 29 March 2020.

2 Ibid. “This is why we have established in the IMOD in collaboration with the IDF [sic] and civilian

companies a centralized data system, into which we will ‘spill’ all the data…The system is ready to be operationalized. It is the most advanced system in the world, in my opinion, and will be replicated later (gladly!) all over the world.”

3 Goichman, Rafaela. Ministry of Defense Teamed Up with NSO to Rate the Probability of You Catching Coronavirus. The Marker, 29 March, 2020. For more on the involvement of NSO Group, see NSO Group: Technologies of Control, Who Profits, May 2020. https://whoprofits.org/updates/nso-group-technologies-of-control/

4 Black, Ian. Rise and Kill First: The Secret History of Israel’s Targeted Assassinations – review . The

Guardian. 22 July 2018. https://www.theguardian.com/books/2018/jul/22/rise-kill-first-secret-history-israel-targeted-assassinations-ronen-bergman-review-mossad

5 Holmes, Oliver. Israeli spies source up to 100,000 coronavirus tests in covert mission. The Guardian. 19 March 2020. https://www.theguardian.com/world/2020/mar/19/israeli-spies-source-100000-coronavirus-tests-covert-foreign-mission

6 Dayan, Ilana. Commander of Mossad war room for fighting coronavirus, in an interview with Uvda: Globally people are dying due to shortage of ventilators. That won’t happen in Israel. Channel 12, 31 March 2020 (Hebrew).

7 Konrad, Ido. Equating coronavirus with terror, Netanyahu turns surveillance powers on Israelis. +972 Magazine, 15 March 2020. https://www.972mag.com/netanyahu-surveillance-coronavirus/

8 Bergman, Ronen and Shvartztuch, Ido. “The Tool” is exposed: The secret GSS database that collects your SMS texts, calls and locations. Ynet+, 27 March 2020 (Hebrew).

9 Weizman, Eyal. Hollow land: Israel’s architecture of occupation. Verso books, 2012, p. 241. 10 Israel/ OPT: Legally-sanctioned torture of Palestinian detainee left him in critical condition. Amnesty International, 30 October 2019. https://www.amnesty.org/en/latest/news/2019/09/israel-opt-legally-sanctioned-torture-of-palestinian-detainee-left-him-in-critical-condition/

11 National Information and Knowledge Center on Coronavirus. Gov.il (Hebrew).

12 Berkovitz, Uri. Hush-hush IDF intel unit takes on Covid-19. Globes, 20 April 2020. https://en.globes.co.il/en/article-hush-hush-idf-intel-unit-takes-on-covid-19-1001325867

13 DDR&D- Directorate of Defense Research & Development. Israeli Ministry of Defense. Accessed 11 May 2020. https://english.mod.gov.il/About/Innovative_Strength/Pages/Directorate-_of_Defense_Research_Development.aspx

14 DDR&D: Emergency team to address the COVID-19 pandemic. Israeli Ministry of Defense. Accessed 11 May 2020.

15 Barkat, Amiram. Weapons against coronavirus. Globes, 1 April 2020. https://en.globes.co.il/en/article-weapons-against-coronavirus-1001324270

16 Barel, Merav, Van Zayden, Batya, Greenberg Cohen, Einav and Neustein, Lior. Adjusted training, surgical gloves and dispersing the force: How does one maintain operational preparedness under the coronavirus pandemic?. IDF [sic] Editorial Board, 22 March 2020 (Hebrew).

17 Salama, Daniel, Zeitoun, Yoav and Blumenthal, Itay. Syria: Israel attacked in the northern region. Ynet, 5 May 2020 (Hebrew).

18 Harel, Amos. Analysis Under Cover of COVID-19, Israel Seems to Intensify Its Attacks Against

Iran in Syria. 5 May 2020.

19 Israel Aerospace Industries, 2018 Annual Report, p. 124. On file with Who Profits.

20 Gordon, Neve. “The political economy of Israel’s homeland security/surveillance industry.” The New Transparency: Surveillance and Social Sorting 28 (2009). P. 24

21 Israel Aerospace Industries, 2018 Annual Report, p. 154. On file with Who Profits.

22 Rafael Advanced Defense Systems, 2018 Annual Report, p. 13. On file with Who Profits.

23 Elbit Systems, 2019 Annual Report. On file with Who Profits.

24 Agribusiness as Usual Agricultural Technology and the Israeli Occupation. Who Profits, January

2020. https://whoprofits.org/report/agribusiness-as-usual/

25 Sreekumar, Arjun. How COVID-19 Will Impact the Defense Industry. The Diplomat, 27 March 2020. https://thediplomat.com/2020/03/how-covid-19-will-impact-the-defense-industry/

26 Covid-19 in Israel. Haaretz. Accessed 11 May 2020. https://www.haaretz.com/israel-news/EXT-INTERACTIVE-coronavirus-tracker-israel-world-updates-real-time-statistics-covid-19-cases-deaths-1.8763410

27 Etzion, Udi. Head of MOD emergency team: “We will supply ventilators in a short period time”. Calcalist, 29 March 2020 (Hebrew).

28 Etzion, Udi. A peek into Israel’s ventilators production line.Calcalist, 6 April 2020 (Hebrew).

29 Dayan, Ilana. Commander of Mossad war room for fighting coronavirus, in an interview with Uvda: Globally people are dying due to shortage of ventilators. That won’t happen in Israel. Channel 12, 31 March 2020 (Hebrew).

30 In Accordance with the Directive of the Minister of Defense, Naftali Bennett: The Ministry of Defense, IAI and Invoytec will Begin the Serial Production of Israeli-developed Ventilators. Press release. Israel Aerospace Industries. 31 March 2020. Accessed 11 May 2020. https://www.iai.co.il/serial-production-of-israeli-developed-ventilators

31 Etzion, Urdi. Coronavirus brings military industries into a new battlefield. Calcalist, 31 March

2020 (Hebrew).

32 Ibid; Etzion, Udi. Head of MOD emergency team: “We will supply ventilators in a short period time”. Calcalist, 29 March 2020 (Hebrew).

33 Ibid.

34 Flight Medical Homepage . Accessed 11 May 2020. https://www.flight-medical.com/

35 Etzion, Udi. A peek into Israel’s ventilators production line. Calcalist, 6 April 2020 (Hebrew).

36 Fighting the Coronavirus with Powerful Technologies . Rafael Blog. Rafael Advanced Defense Systems, 16 April 2020. Accessed 11 May 2020. https://www.rafael.co.il/blog/rafael-fighting-the-coronavirus-with-powerful-technologies/

37 Globes Correspondent. Elbit Systems to produce LifeCan Medical ventilators . Globes , 10 April 2020. https://en.globes.co.il/en/article-elbit-systems-to-produce-lifecan-medical-ventilators-1001325034

38 Cohen, Sagi. Without a doctor’s touch: An Israeli system will remotely monitor temperature and breathing in coronavirus patients . TheMarker , 31 March 2020 (Hebrew).

39 Ibid.

40 Ibid.

41 Ziv, Amitai. Scoop: The curious Israeli startup that operates clandestinely in the territories and surveils Palestinians. TheMarker, 14 July 2019 (Hebrew).

42 Solon, Olivia. Why did Microsoft fund an Israeli firm that surveils West Bank Palestinians? NBC News, 28 October 2019. https://www.nbcnews.com/news/all/why-did-microsoft-fund-israeli-firm-surveils-west-bank-palestinians-n1072116

43 Kabir, Omer. Face Recognition Startup AnyVision to Deploy Thermal Cameras at Tel Aviv Hospital. CTech, 7 April 2020. https://www.calcalistech.com/ctech/articles/0,7340,L-3806587,00.html

44 MiniPOP Lightweight Payload for Day/Night Observation System. Israel Aerospace Systems. Accessed 11 May 2020. https://www.iai.co.il/p/minipop

45 Kabir, Omer. Face Recognition Startup AnyVision to Deploy Thermal Cameras at Tel Aviv Hospital. CTech, 7 April 2020. https://www.calcalistech.com/ctech/articles/0,7340,L-3806587,00.html

46 Fighting the Coronavirus with Powerful Technologies. Rafael Blog. Rafael Advanced Defense Systems, 16 April 2020. Accessed 11 May 2020.

47 Gordon, Neve. “The political economy of Israel’s homeland security/surveillance industry.” The New Transparency: Surveillance and Social Sorting 28 (2009).

48 Cohen, Sagi. Pilot in hospitals: A radar to warn about deteriorating condition of coronavirus patients. Haaretz, 30 April 2020 (Hebrew).

49 Ibid.

50 Sensible Medical ReDS Lung Fluid Monitor to Help COVID-19 Patients in Italy, US and Other Countries. News. Sensible Medical. 16 April 2020. Accessed 11 May 2020. https://sensible-medical.com/sensible-medical-reds-lung-fluid-monitor-to-help-covid-19-patients-in-italy-us-and-other-countries/

51 Cohen, Sagi. Pilot in hospitals: A radar to warn about deteriorating condition of coronavirus patients. Haaretz, 30 April 2020 (Hebrew).

(Traduzione dall’inglese di Angelo Stefanini)