In attacchi separati alcuni coloni hanno aggredito attivisti palestinesi e israeliani di sinistra in Cisgiordania

Hagar Shezaf

11 settembre 2023 – Haaretz

Nel primo incidente i coloni hanno colpito un pastore palestinese con una mazza, rompendogli una mano. Nel secondo i coloni hanno aggredito attivisti di sinistra arrestati dalla polizia. “È stato il peggio incidente in cui sia mai stato coinvolto,” afferma uno degli attivisti.

Sabato in Cisgiordania coloni israeliani hanno aggredito e ferito un palestinese e attivisti di sinistra in due incidenti separati

La prima aggressione è avvenuta nel nord della Valle del Giordano, dove coloni mascherati si sono avvicinati e hanno colpito con una mazza un pastore palestinese, rompendogli una mano.

Il secondo incidente si è svolto sulle Colline Meridionali di Hebron, nei pressi della colonia di Otniel, dove i coloni hanno attaccato militanti di sinistra mentre venivano arrestati dalla polizia. Secondo gli attivisti i coloni hanno colpito anche il poliziotto che si trovava sul luogo.

Due coloni sono stati arrestati in quanto sospettati di essere coinvolti nel secondo incidente, ma sono stati rilasciati dopo essere stati interrogati.

Nella Valle del Giordano, Ahmad e suo figlio sono usciti dalla loro casa nei pressi di Ein al-Sakut nel pomeriggio per portare le loro pecore a pascolare con tre militanti di sinistra che li accompagnavano per proteggerli.

Mentre stavano camminando hanno visto un gruppo di circa 10 uomini mascherati diretto verso di loro dalla colonia di Shadmot Mehola. Ahmad “ha visto un gruppo comparso improvvisamente, come in un film dell’orrore, con magliette bianche, tzitzit (frange rituali ebraiche tradizionalmente portate dagli uomini) e con in mano delle mazze,” dice Gali Hendin, una degli attivisti che facevano da scorta e testimone oculare dell’incidente.

Mentre gli attivisti cercavano di contattare l’esercito e la polizia, “Ahmad è corso avanti, perché stavano cercato di prendere alcune delle sue pecore. È stato colpito con una sbarra di ferro, e poi siamo corsi avanti e li abbiamo fronteggiati.” Ahmad racconta ad Haaretz che uno degli uomini lo ha colpito con una mazza. “In passato ci avevano spaventati, ma non era mai successo niente del genere,” aggiunge Hendin.

Gli attivisti hanno registrato lo scontro con gli uomini mascherati. Nella registrazione uno degli uomini dice: “Questa è casa mia. Andatevene dalla mia casa. Via. Io l’ho comprata.”

Ahmad è stato portato all’ospedale nella città palestinese di Tubas, dove gli è stata diagnosticata una frattura alla mano. Due degli attivisti hanno detto che un’ambulanza israeliana è arrivata sul posto e lo ha portato via, ma, poiché è palestinese e di conseguenza non gli è consentito entrare nella colonia, dichiarata area militare chiusa, l’ambulanza ha dovuto viaggiare su strade sterrate sconnesse per portarlo all’ospedale.

Hanno aggiunto che anche il responsabile della sicurezza della colonia ha assistito all’incidente, ma non ha fatto niente.

C’è una guardia che li lascia andare e venire,” dice Ahmad, commentando altri incidenti. “Ora sono a casa. All’ospedale mi hanno detto che non posso uscire al pascolo per 40 giorni, e i miei figli non possono andare a scuola perché sono io che li accompagno.”

Questo è stato il peggior incidente da sempre in cui siamo stati coinvolti,” afferma Herdin. “Ciò che mi dà più fastidio è come il loro contesto lo accetta. Ci sono persone di Shadmot Mehola che dicono che forse era successo qualcosa prima. È arrivata una soldatessa e ha detto lo stesso. Quella che è inquietante è la normalizzazione della situazione.”

La polizia ha affermato che “appena ricevuta l’informazione sull’incidente agenti e forze militari sono arrivati sul posto ed è stata aperta un’inchiesta, che è ancora in corso.”

Nel secondo incidente, nelle Colline Meridionali di Hebron, un militante che ha chiesto di rimanere anonimo ha affermato di essere arrivato sul posto, nei pressi di Otniel, insieme ad altri attivisti e a palestinesi dopo aver ricevuto l’informazione che coloni avevano piazzato tende su terra palestinese proprietà di un privato.

Poi si sono presentati dei soldati che hanno mostrato agli attivisti un ordine in cui si dichiarava la terra zona militare chiusa, e hanno sparato granate stordenti e lacrimogeni, che hanno appiccato un incendio. Ma secondo gli attivisti i soldati non hanno cacciato i coloni che si trovavano sul posto. Hanno invece arrestato due militanti e li hanno consegnati a un poliziotto arrivato dopo.

L’agente “ci ha detto di andare con lui alla sua macchina per portarci alla stazione di polizia,” afferma l’attivista. “Lungo il percorso, mentre stavamo camminando con lui, sono arrivati quattro o cinque coloni e chissà perché hanno iniziato a martellarci di colpi micidiali. Tutto ciò è avvenuto dopo che eravamo stati arrestati, ci trovavamo sotto la protezione della polizia e l’agente era a circa mezzo metro da noi.” E continua: “Il poliziotto ha afferrato il giovane che guidava l’aggressione,” aggiungendo che il colono ha colpito anche l’agente. L’attivista ha subito una ferita alla testa.

Successivamente i militanti arrestati sono stati portati alla stazione di polizia e interrogati in quanto sospettati di aver violato l’ordine che dichiarava il luogo zona militare chiusa. Uno è stato rilasciato a condizione che si tenga lontano dalla zona, mentre il ferito è stato rilasciato senza condizioni e portato allo Shaare Zedek Medical Center di Gerusalemme, dove è stato visitato e poi dimesso.

La polizia afferma che durante l’incidente quattro israeliani, due coloni e due militanti di sinistra, sono stati arrestati. Secondo il comunicato tutti e quattro sono stati rilasciati dopo essere stati interrogati.

Il portavoce dell’Israeli Defence Forces [Forze di Difesa Israeliane, l’esercito israeliano, ndt.] afferma che “vari israeliani e palestinesi si sono scontrati con alcuni abitanti dell’insediamento di Otniel, sottoposto alla giurisdizione della brigata della Giudea. I militari delle IDF che sono arrivati sul posto hanno chiesto ai presenti di andarsene, e quando questi non hanno acconsentito è stato usato equipaggiamento per il controllo dell’ordine pubblico. A causa di ciò sul luogo è scoppiato un incendio, ma è stato spento subito dopo.”

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Rapporto OCHA del periodo 22 agosto – 4 settembre 2023

Versione Originale

1). Forze israeliane hanno ucciso due palestinesi, tra cui un minore. Un altro palestinese è morto per le ferite riportate durante una delle operazioni condotte dalle forze israeliane in Cisgiordania, alcune delle quali hanno comportato scontri a fuoco (seguono dettagli).

Il 22 agosto, ad Az Zababida (Jenin), durante un’operazione di ricerca-arresto, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 17 anni; durante l’operazione le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e i palestinesi hanno lanciato ordigni esplosivi.

Il 25 agosto, un palestinese di Jaba’ (Jenin) è morto a causa delle ferite riportate durante un’operazione condotta nel Campo profughi di Jenin il 3 e 4 luglio 2023. L’uomo era stato colpito, con arma da fuoco, dalle forze israeliane. Il bilancio totale delle vittime palestinesi di quell’operazione è arrivato a 13, segnando il numero più alto di palestinesi uccisi in una singola operazione in Cisgiordania dal 2005.

Il 1° settembre, forze israeliane hanno fatto irruzione ad Aqqaba (Tubas) ed hanno circondato una casa palestinese. Ne è seguito uno scontro a fuoco con palestinesi; le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, uccidendo un passante palestinese e ferendone un altro. Nello stesso episodio sono rimasti feriti altri 33 palestinesi. Secondo la Comunità locale, le forze israeliane hanno utilizzato proiettili esplosivi sparati a spalla ed hanno arrestato due persone. Ai paramedici è stato impedito di curare i feriti per oltre un’ora e un’ambulanza ha subito danni da proiettili rivestiti di gomma. Dieci persone, tra cui sei minori, sono state sfollate a causa dei danni arrecati alle loro case. Finora, nel 2023, in Cisgiordania e Israele, le forze israeliane hanno ucciso 17 palestinesi, superando già il bilancio delle vittime delle forze israeliane in Cisgiordania rispetto a qualsiasi anno intero dal 2005.

2). Nel Campo profughi di Tulkarem, un palestinese è rimasto ucciso, con colpi di arma da fuoco, nel corso di uno scontro a fuoco tra forze palestinesi e altri palestinesi (seguono dettagli).

Il 30 agosto, nel Campo profughi di Tulkarem, forze palestinesi hanno iniziato a rimuovere dalla strada gli ostacoli stradali che erano stati posizionati dai residenti palestinesi per impedire ai veicoli militari israeliani di entrare nel Campo. Durante l’operazione ha avuto luogo uno scontro a fuoco tra le stesse forze palestinesi e residenti palestinesi. Un passante è rimasto ferito e successivamente dichiarato morto. Nella stessa circostanza sono rimaste ferite altre otto persone.

3). In Cisgiordania, nel corso due distinti attacchi, tentativi di attacco o presunti attacchi perpetrati da persone ritenute palestinesi, un soldato israeliano è stato ucciso e quattro israeliani e due palestinesi sono rimasti feriti; inoltre, sono morti due palestinesi (di cui uno minorenne) ad opera delle forze israeliane e di un membro fuori servizio delle stesse forze (seguono dettagli). Il 31 agosto, al checkpoint di Maccabim sul Raad 443 vicino a Ramallah, un palestinese ha investito un gruppo di persone, uccidendo un soldato israeliano e ferendo quattro israeliani e un ragazzo palestinese, dandosi poi alla fuga. Poco dopo, al checkpoint di Ni’lin, le forze israeliane gli hanno sparato, arrestandolo. Ore dopo, è stato dichiarato morto in un ospedale israeliano.

Il 30 agosto, un palestinese si è lanciato con la sua auto contro i soldati israeliani che presidiavano un checkpoint vicino all’insediamento di Beit Haggai (Hebron), ferendone uno; è stato quindi colpito con arma da fuoco, ferito e arrestato. Successivamente, le forze israeliane hanno chiuso i due principali ingressi meridionali di Hebron dalla Strada 60, causando gravi congestioni del traffico e ritardi per i viaggiatori, minando l’accesso ai mezzi di sussistenza e ai servizi.

Lo stesso giorno, in una stazione della metropolitana leggera nella zona di Al Musrara, tra Gerusalemme Est e Ovest, un membro delle forze israeliane fuori servizio ha sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 14 anni. Secondo fonti israeliane, il ragazzo aveva accoltellato e ferito un israeliano. Successivamente, il membro delle forze israeliane fuori servizio, in abiti civili, ha sparato al ragazzo che appariva immobilizzato e non presentava alcun rischio, come mostrato nelle riprese video. In seguito all’accaduto, forze israeliane hanno fatto irruzione nella casa di famiglia del ragazzo, nella zona di Beit Hanina, a Gerusalemme Est, arrestando i suoi genitori, il fratello e la sorella. Le forze israeliane hanno sparato proiettili rivestiti di gomma e lacrimogeni contro i palestinesi che si erano radunati vicino alla casa, provocando 18 feriti, tra cui quattro minori e due donne.

4). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, sono stati feriti dalle forze israeliane 282 palestinesi, tra cui almeno 29 minori, 17 colpiti da proiettili veri. La maggior parte dei feriti (150) sono stati segnalati in quattro episodi seguiti all’ingresso di coloni israeliani, accompagnati dalle forze israeliane, a Burqa, Qusra e Qaryut (tutti a Nablus) e nella Tomba di Giuseppe nella città di Nablus. Negli episodi registrati nel villaggio di Burqa, coloni israeliani hanno lanciato pietre contro case e veicoli palestinesi, danneggiando tre veicoli. I residenti palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni. Nell’episodio di Qusra coloni hanno aggredito fisicamente e lanciato pietre contro agricoltori palestinesi che lavoravano nelle proprie terre; successivamente gli agricoltori palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma. Durante l’episodio riferito alla città di Nablus, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e proiettili di gomma, granate assordanti e gas lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre e ordigni esplosivi. L’esercito israeliano ha riferito che quattro membri delle forze israeliane sono rimasti feriti da un ordigno esplosivo. Altri 44 palestinesi feriti sono stati segnalati in due manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti a Beit Dajan (Nablus) e le restrizioni all’accesso legate agli insediamenti a Kafr Qaddum (Qalqilya). Altri 86 feriti si sono verificati durante 11 operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane in tutta la Cisgiordania. Altri due palestinesi sono rimasti feriti ai checkpoint militari israeliani nella città di Qalqiliya e A Seefer (Hebron). A Qalqiliya, centinaia di lavoratori palestinesi hanno organizzato una manifestazione, bloccando la Strada 55 per protestare contro il ritiro, da parte delle forze israeliane, degli autobus che li trasportavano ai luoghi di lavoro in Israele. Forze israeliane hanno lanciato granate stordenti, bombolette di gas lacrimogeno e granate assordanti ferendo uno dei lavoratori. Ad A Seefer (Hebron), al checkpoint di Beit Yatir, forze israeliane hanno ferito un membro delle forze palestinesi. Complessivamente, 211 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno, 17 sono stati colpiti da proiettili veri, 34 sono stati feriti con proiettili di gomma, sette con schegge, uno con granate assordanti e 12 sono stati aggrediti fisicamente. In Cisgiordania, dall’inizio dell’anno, 722 palestinesi sono stati feriti con armi da fuoco dalle forze israeliane, quasi il doppio del numero registrato nello stesso periodo del 2022 (432).

5). In Cisgiordania undici palestinesi, tra cui un minore e due donne, sono stati feriti da coloni israeliani, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 15 casi. A ciò si aggiungono le vittime palestinesi delle forze israeliane nei suddetti episodi, registrati a Nablus, collegati a coloni (seguono dettagli).

Il 22 agosto, nella Comunità di pastori di Tuba di Masafer Yatta, a sud di Hebron, tre membri della stessa famiglia, tra cui una donna, sono rimasti feriti, dopo che un gruppo di coloni israeliani, secondo quanto riferito provenienti dall’insediamento di Nof Nesher, hanno spruzzato gas al peperoncino, hanno aggredito fisicamente e manomesso i loro averi all’interno della loro casa.

Il 26 e il 31 agosto, cinque palestinesi sono rimasti feriti e i loro veicoli hanno subito danni quando, vicino al checkpoint di Beit El DCO all’ingresso di Ramallah, coloni israeliani hanno lanciato pietre.

Il 30 agosto, nella Comunità di Ein al Hilwa, nella valle settentrionale del Giordano, a Tubas, un gruppo di israeliani, provenienti dall’insediamento di Maskiyot e dai suoi avamposti adiacenti, hanno attaccato un pastore palestinese che stava pascolando il proprio bestiame. I coloni hanno usato dei bastoni per aggredire fisicamente e ferire l’uomo.

Il 3 settembre, vicino all’ingresso del villaggio di Majdal Bani Fadil, a sud-est di Nablus, un palestinese è rimasto ferito e il suo veicolo ha subito danni quando coloni israeliani hanno lanciato pietre.

Il 4 settembre, nella Comunità Halawh di Masafer Yatta (Hebron), un gruppo di coloni israeliani ha aggredito e ferito un palestinese, rubandogli l’asino. Inoltre, secondo fonti delle Comunità, durante il periodo in esame, vicino agli insediamenti israeliani ma su territorio palestinese, più di 350 alberi e alberelli sono stati vandalizzati; questo in cinque episodi registrati a Madama (Nablus), Tuqu’ (Betlemme), Al Mughayyir (Ramallah), Azzun (Qalqiliya) e Ni’lin (Ramallah). Tre episodi registrati a Fer’a (Hebron), Al Baqa’a (Gerusalemme) e Wadi as Seeq (Ramallah) hanno coinvolto coloni che, entrati nelle Comunità, hanno causato danni a un rifugio per animali e parti di una rete idrica, oltre a ferire il bestiame.

6). In Cisgiordania undici coloni israeliani sono rimasti feriti in cinque episodi. Questi includono gli attacchi (già citati) con accoltellamento e speronamento avvenuti a Gerusalemme e Ramallah in cui sono rimasti feriti tre israeliani. Inoltre, in due casi separati, il 29 agosto e il 2 settembre, sei coloni sono rimasti feriti mentre sconfinavano nelle Comunità palestinesi di Wadi As Seeq (Ramallah) e Qusra (Nablus), dove sono stati segnalati lanci di pietre tra residenti palestinesi e coloni. In un altro caso, avvenuto il 31 agosto, un colono israeliano è rimasto ferito e danni alla proprietà sono stati causati da persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, che hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che circolavano sulle strade della Cisgiordania. Secondo fonti israeliane almeno tre veicoli israeliani sono stati danneggiati.

7). L’unica famiglia palestinese rimasta nella Comunità di pastori di Al Baqa’a (Gerusalemme) se n’è andata, citando la violenza da parte degli israeliani provenienti da una fattoria recentemente creata all’interno della Comunità (seguono dettagli). Il 1° settembre, l’unica famiglia palestinese rimasta, composta da otto persone, tra cui cinque minori, ha lasciato la Comunità in seguito a una serie di attacchi ad opera di coloni; incluso uno avvenuto il 26 agosto, quando 13 mangiatoie per animali e altri averi sono stati rubati da coloni israeliani. All’inizio di luglio, otto famiglie, comprendenti 43 persone, tra cui 25 minori, appartenenti alla stessa Comunità, avevano smantellato le loro case e le strutture di sostentamento e si erano trasferite in luoghi più sicuri. L’avamposto dell’insediamento è stato rimosso dalle autorità israeliane il 18 luglio, ma è stato ristabilito subito dopo e ha continuato a essere fonte di violenza contro la Comunità di pastori, ora completamente svuotata. Tra il 2022 e il 2023, circa 500 persone, tra cui 267 minori, sono partite dalle Comunità di Ras al Tin, Wadi as Seeq, Ein Samiya (tutte a Ramallah), Al Baqa’a (Gerusalemme), Lifjim (Nablus) e Wedadie e Khirbet Bir al ‘Idd (entrambi a sud di Hebron), citando come ragioni principali la violenza dei coloni e la perdita di accesso ai pascoli. Di conseguenza, quattro di queste sette Comunità sono state completamente svuotate, mentre nelle altre sono rimaste solo poche famiglie.

8). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, le autorità israeliane, citando la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 14 strutture comprese sette case. Di conseguenza, nove palestinesi, tra cui cinque minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 50 altre persone. Otto delle strutture colpite sono state demolite in Area C, comprese cinque strutture agricole demolite ad At Taybeh (Hebron). Nella stessa circostanza è stato distrutto un serbatoio d’acqua e sono stati sradicati nove alberi. Le restanti sei strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, provocando lo sfollamento di due famiglie, composte da nove persone, tra cui cinque minori. Cinque delle sei strutture demolite a Gerusalemme Est sono state distrutte dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

9). In diverse località della Cisgiordania le forze israeliane hanno limitato il movimento dei palestinesi (seguono dettagli).

In seguito all’uccisione di tre coloni israeliani il 19 e 21 agosto, a Nablus e Hebron, le forze israeliane hanno intensificato le restrizioni alla circolazione attorno a Nablus e alla città di Hebron, impedendo il movimento di centinaia di migliaia di palestinesi in entrata e in uscita dalle città di Nablus e Hebron.

Il 25 agosto, le forze israeliane hanno chiuso il cancello metallico installato all’ingresso occidentale di Husan (Betlemme), limitando il movimento di oltre 7.000 palestinesi.

Il 29 agosto, le forze israeliane hanno chiuso il cancello della Barriera di Al ‘Isawiya, situato sul lato della Barriera in Cisgiordania. Questo cancello è il principale punto di accesso per circa 100 palestinesi, costretti a fare deviazioni più lunghe e ostacolati nell’accedere ai propri mezzi di sussistenza e ai servizi.

Nella Striscia di Gaza, in almeno 25 casi, vicino alla recinzione perimetrale di Israele o al largo della costa, le forze israeliane hanno aperto un “fuoco di avvertimento”. Durante questi episodi, due pescatori sono rimasti feriti, altri cinque sono stati arrestati e due pescherecci sono stati confiscati. In tre occasioni, le forze israeliane hanno spianato il terreno vicino alla recinzione perimetrale a est della città di Gaza, di Khan Younis e della zona centrale. Separatamente, quattro palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre tentavano di attraversare la recinzione per entrare in Israele.

10). Sempre nella Striscia di Gaza, il 25 agosto e il 1 settembre, centinaia di persone hanno partecipato a proteste vicino alla recinzione perimetrale israeliana con Gaza. I manifestanti hanno bruciato pneumatici e lanciato pietre contro i posti di osservazione israeliani, e le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni, provocando il ferimento di 18 palestinesi, tra cui quattro minori.

11). Il 1 settembre, la centrale elettrica di Gaza ha spento la sua quarta turbina, che era in funzione dal 1 agosto in seguito alla consegna di carburante da parte del governo del Qatar. In questo modo la produzione della centrale elettrica è stata ridotta da 95 a 65 megawatt. Nel mese di agosto, la fornitura giornaliera di energia elettrica ha raggiunto in media fino a 13 ore, rispetto alle 11 ore di media di luglio. Dal 1° settembre la riduzione della fornitura di energia elettrica sta sconvolgendo la vita quotidiana e la fornitura di servizi sanitari, idrici, igienici e igienico-sanitari.

Ultimi sviluppi (dopo il periodo di riferimento)

Questa sezione si basa sulle informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

– Il 5 settembre, nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarm), durante un’operazione di ricerca-arresto, si è verificato uno scontro a fuoco tra palestinesi e forze israeliane e un palestinese è stato ucciso.

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Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non sono membri delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o con razzi palestinesi che non hanno raggiunto il bersaglio, così come coloro la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore del reato rimangono controverse, poco chiare o sconosciute. In questo periodo di riferimento, un palestinese ucciso da un colono israeliano viene conteggiato separatamente.

2 Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone ferite mentre correvano verso i rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi negli attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimane controversa, poco chiara o sconosciuta, vengono conteggiati separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte dell’OCHA include gli episodi avvenuti al di fuori dei territori palestinesi occupati (oPt) solo se hanno coinvolto i residenti dei territori occupati come vittime o autori.

Il presente rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori suddivisioni sono disponibili su ochaopt.org/data.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 8 – 21 agosto 2023

Versione Originale

1). In Cisgiordania, durante operazioni condotte da forze israeliane, alcune delle quali comportavano scontri a fuoco con palestinesi, sono rimasti uccisi sei palestinesi, compreso un minore (seguono dettagli).

Il 10 agosto, un’unità israeliana sotto copertura ha fatto irruzione nella città di Nablus, dove è seguito uno scontro a fuoco con palestinesi, uno dei quali, ventitreenne, è rimasto ucciso.

L’11 agosto, forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Tulkarem ed hanno sparato, uccidendo un palestinese di 25 anni. Almeno altri tre sono rimasti feriti, di cui due colpiti da proiettili veri. Secondo un’Organizzazione per i diritti umani, l’uomo ucciso non era coinvolto nello scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi.

Il 15 agosto, durante un’operazione di ricerca-arresto condotta nel Campo profughi di Aqabet Jaber Camp (Gerico), forze israeliane hanno sparato, uccidendo due palestinesi, tra cui un ragazzo di 16 anni. È stato segnalato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi che lanciavano pietre; un palestinese è stato arrestato.

Il 17 agosto, nella città di Jenin, un’unità israeliana sotto copertura ha fatto irruzione in un edificio residenziale e ha ucciso un palestinese che, secondo l’esercito israeliano, aveva sparato contro di loro. Durante il ritiro delle forze israeliane è stato segnalato uno scontro a fuoco: ne sono conseguiti due feriti, tra cui una passante che è stata colpita da proiettili veri; inoltre due palestinesi sono stati arrestati e un membro delle forze israeliane è stato ferito da un ordigno esplosivo artigianale.

Il 19 agosto, un palestinese di 20 anni è morto a causa delle ferite riportate il 16 agosto, nel Campo profughi di Balata (Nablus), dove era stato colpito durante un’operazione delle forze israeliane. Durante tale operazione aveva avuto luogo uno scontro a fuoco tra palestinesi e forze israeliane; queste ultime avevano danneggiato numerosi edifici. Inoltre altri cinque palestinesi erano rimasti feriti, compreso un minore.

Ad oggi, nel 2023, il numero (172) di palestinesi uccisi in Cisgiordania e in Israele da forze israeliane ha superato il numero totale di uccisi in tutto il 2022 (155); anno che aveva già visto il numero più alto di vittime in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, dal 2005.

2). Tre israeliani sono stati uccisi in due attacchi condotti a Nablus e Hebron (seguono dettagli).

Il 19 agosto, a Huwwara (Nablus), un padre e un figlio israeliani di Ashdod (Israele) sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco da un uomo, ritenuto palestinese, che è fuggito. Forze israeliane hanno arrestato il proprietario e due lavoratori dell’autolavaggio dove è avvenuto l’omicidio.

Il 21 agosto, in un attacco a fuoco lungo la strada 60 a sud della città di Hebron, palestinesi hanno sparato, uccidendo una donna israeliana e ferendo un colono israeliano. Gli autori del reato sono fuggiti.

Il 22 agosto, forze israeliane hanno arrestato nella città di Hebron due palestinesi sospettati di aver effettuato l’attacco a fuoco e il giorno successivo hanno effettuato un sopralluogo presso le loro case di famiglia; secondo quanto riferito, in preparazione della loro demolizione punitiva. In seguito ad entrambi gli episodi, forze israeliane hanno lanciato cacce all’uomo, chiudendo i checkpoint e gli ingressi delle città limitrofe (vedi sotto).

In un ulteriore episodio, avvenuto il 20 agosto, nei pressi del villaggio di Turmusa’yya (Ramallah), palestinesi hanno lanciato pietre contro un veicolo israeliano, ferendo un colono israeliano e poi appiccando il fuoco al suo veicolo. Ciò porta a 29 il numero di israeliani uccisi, finora nel 2023, da palestinesi (o in attacchi palestinesi) in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, e in Israele (oltre a un cittadino straniero) rispetto a un totale di sei vittime registrato nello stesso periodo del 2022.

3). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, sono stati feriti da forze israeliane 559 palestinesi (21 colpiti con proiettili veri), tra cui almeno 148 minori. La maggior parte dei feriti (192) sono stati segnalati durante una demolizione punitiva, durata più di sei ore, nel Campo profughi di Askar (Nablus), durante la quale le forze israeliane hanno utilizzato proiettili veri, proiettili metallici rivestiti di gomma e lacrimogeni, mentre i palestinesi hanno lanciato pietre. Altri 195 feriti si sono verificati nel corso di undici operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane Cisgiordania, di cui due segnalate nel villaggio di Beita (Nablus) come parte di una vasta caccia all’uomo per i sospettati della sparatoria del 19 agosto a Huwwara. Durante una di queste operazioni, forze israeliane hanno sparato e ferito sei palestinesi con proiettili veri, compreso un palestinese colpito alla nuca mentre cercava di aiutare un’altra persona ferita. Secondo le autorità israeliane, su questa sparatoria è stata aperta un’indagine. In altri due episodi, forze israeliane hanno ferito 100 palestinesi, in seguito all’ingresso di coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, nel villaggio di Qaryut (Nablus) e nella Tomba di Giuseppe nella città di Nablus. Altri 69 feriti sono stati segnalati durante manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti a Beit Dajan (Nablus) e le restrizioni di accesso causate dall’insediamento a Kafr Qaddum (Qalqilya). Altri due feriti palestinesi, tra cui un minore e un uomo con disabilità mentale, si sono verificati quando palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane posizionate a un checkpoint militare all’ingresso della città di Qalqilya; le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. I restanti ferimenti sono stati riportati a Gerusalemme Est, dopo che forze israeliane hanno sparato e ferito alla testa, con proiettili veri, un ragazzo palestinese di 14 anni. Secondo le forze israeliane il ragazzo aveva lanciato una bottiglia incendiaria; questa accusa è stata contestata da fonti della Comunità locale. Complessivamente, 505 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno, 21 sono stati colpiti da proiettili veri, 14 sono stati feriti da proiettili di gomma, 14 da schegge, tre da bombolette di gas lacrimogeni e due sono stati aggrediti fisicamente. Dall’inizio dell’anno, in Cisgiordania, sono stati feriti, con armi da fuoco, da forze israeliane un totale di 705 palestinesi, quasi il doppio del numero registrato nello stesso periodo del 2022 (411).

4). In Cisgiordania quattro palestinesi sono stati feriti da coloni israeliani, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 19 casi. A ciò si aggiungono le vittime palestinesi delle forze israeliane nei suddetti episodi collegati a coloni, registrati a Nablus (seguono dettagli).

Il 21 agosto, un palestinese è rimasto ferito e il suo veicolo ha subito danni quando coloni israeliani hanno lanciato pietre nei pressi del villaggio di Halhul (Hebron). Lo stesso giorno, tre palestinesi sono rimasti feriti e i loro veicoli hanno subito danni quando coloni israeliani hanno lanciato pietre vicino al checkpoint di Beit El DCO, all’ingresso di Ramallah. Secondo fonti della Comunità, più di 40 alberi e alberelli sono stati vandalizzati durante il periodo in esame su terreni palestinesi prossimi agli insediamenti israeliani, in due casi, a Kafr ad Dik (Salfit) e Al Khadr (Betlemme). Dieci casi registrati a Kisan (Betlemme), Rujeib, Khirbet Tana e Burin (tutti a Nablus), Al Jwaya (Hebron), Farkha (Salfit) e Al Farisiya-Nab’a al Ghazal (Tubas), includevano casi di coloni che, introdottisi nelle Comunità, causavano danni a strutture agricole, colture, muri in pietra, reti idriche e serbatoi d’acqua, oltre al ferimento di bestiame. In altri sei episodi, coloni israeliani hanno lanciato pietre e hanno danneggiato sei veicoli palestinesi.

5). Nel governatorato di Ramallah le autorità israeliane hanno demolito una scuola finanziata da donatori (seguono dettagli). Il 17 agosto, le autorità israeliane hanno demolito una scuola finanziata da donatori e frequentata da studenti della Comunità di pastori sfollati di Ein Samiya (Ramallah). La scuola ospitava 17 bambini, di età compresa tra i sei e i 12 anni, della Comunità di Ein Samiya. All’inizio di maggio, i membri della Comunità, composta da 132 persone, tra cui 68 minori, si sono trasferiti in aree in cui, secondo quanto riferito, si sentivano più sicure, citando la violenza dei coloni come motivo principale della loro partenza. Dal 2010, nell’Area C della Cisgiordania e Gerusalemme Est, citando la mancanza di permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno effettuato 41 demolizioni/confische contro 22 scuole.

6). Oltre alla scuola di cui sopra, a Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania le autorità israeliane, citando la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibile da ottenere, hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire altre 33 strutture, comprese dieci case. Di conseguenza, 22 palestinesi, tra cui dieci minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 100 altri.

Tre delle strutture colpite erano state fornite da donatori in risposta a precedenti demolizioni avvenute nella Comunità di Isteih (Gerico) e nella Comunità di Humsa Al Farsheh (Nablus). Ventinove (29) delle strutture interessate sono state demolite in Area C, comprese quattro strutture demolite a Ein Shibli (Nablus), situate in una area dichiarata da Israele riserva naturale, dove la costruzione palestinese è vietata.

Altre due strutture sono state demolite nella Comunità di Humsa Al Farsheh (Nablus) situata in un’area chiusa per scopi di addestramento militare (“zona di fuoco”), dove è vietata la costruzione palestinese. Questa designazione si applica a circa il 18% del territorio della Cisgiordania, principalmente nella Valle del Giordano.

Altre quattro strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, provocando lo sfollamento di due famiglie, composte da nove persone, tra cui tre minori. Due delle strutture demolite a Gerusalemme Est sono state distrutte dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

7). L’8 agosto, forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Askar (Nablus), in area B, e hanno demolito per motivi punitivi la casa di famiglia di un uomo accusato di aver ucciso due coloni israeliani nel febbraio 2023. Una famiglia composta da quattro persone, tra cui una minore, è stata sfollata. Durante la demolizione durata più di sei ore, un totale di 197 palestinesi sono rimasti feriti, tra cui 75 minori, ad opera delle forze israeliane; vedere i dettagli sopra. Dall’inizio del 2023, 16 case e una struttura agricola sono state demolite per motivi punitivi, rispetto a 14 strutture demolite in tutto il 2022 e tre nel 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali secondo il diritto internazionale.

8). Forze israeliane hanno limitato il movimento in varie località della Cisgiordania, impedendo l’accesso di migliaia di palestinesi ai mezzi di sussistenza e ai servizi (seguono dettagli).

In seguito agli attacchi a fuoco in cui sono rimasti uccisi tre israeliani, forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo, comprese frequenti operazioni notturne di ricerca-arresto, ed hanno costituito checkpoint volanti a tutti gli ingressi/uscite delle città di Nablus e Hebron e dei villaggi circostanti, ostacolando il movimento dei palestinesi per almeno tre giorni. L’ingresso al villaggio di Yanun (Nablus) è stato tenuto rigorosamente chiuso per un totale di cinque giorni, senza che quasi nessuno potesse uscire. Le eccezioni erano riservate a studenti e insegnanti, i quali hanno dovuto, comunque, affrontare ritardi significativi. In due occasioni, i militari hanno consentito ai residenti, attraverso il coordinamento e per tempi limitati, l’accesso ai mercati per l’acquisto di medicinali essenziali, cibo e foraggio.

Il 9 agosto, forze israeliane hanno installato tre nuovi cancelli stradali nell’area di Al Marba’a, sulla strada che porta ai villaggi di Tell, Burin e Madama (tutti a Nablus), e hanno posizionato blocchi di cemento all’ingresso di Burin e Madama, limitando gli spostamenti di oltre 11.000 palestinesi.

Dal 14 agosto, nella città di Hebron, forze israeliane hanno chiuso due cancelli stradali lungo la strada 60, per circa quattro ore al giorno, limitando l’accesso dei palestinesi alla città di Hebron.

9). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale di Israele o al largo della costa, in almeno otto casi, forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”. Durante questi episodi due pescatori, tra cui un minore, sono rimasti feriti e sono stati arrestati da forze navali israeliane, mentre la loro barca e le relative attrezzature sono state confiscate. Durante gli stessi episodi sono stati arrestati anche altri quattro pescatori.

10). Sempre nella Striscia di Gaza, il 21 agosto, in occasione del 54° anniversario dell’incendio della moschea di Al-Aqsa, palestinesi hanno manifestato lungo la recinzione perimetrale di Israele. Sono stati bruciati pneumatici e lanciate pietre e ordigni esplosivi verso la recinzione israeliana. Forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e bombolette di gas lacrimogeno, ferendo 19 palestinesi, tra cui 12 minori.

Ultimi sviluppi

Questa sezione si basa sulle informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

– Il 22 agosto, ad Az Zababida (Jenin), durante un’operazione di ricerca-arresto, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 17 anni.

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Note a piè di pagina

1- Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non sono membri delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o da lanci di razzi palestinesi non riusciti; così come coloro la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore del reato rimangono controverse, poco chiare o sconosciute. In questo periodo di riferimento, un palestinese ucciso da un colono israeliano viene conteggiato separatamente.

2- Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone ferite mentre correvano verso i rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi negli attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimane controversa, poco chiara o sconosciuta, vengono conteggiati separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte di OCHA include gli episodi avvenuti al di fuori dei territori palestinesi occupati (oPt) solo se hanno coinvolto i residenti dei territori occupati come vittime o autori.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 25 luglio – 7 agosto 2023

1). Nel corso di quattro attacchi, tentati o presunti attacchi, condotti in Cisgiordania e Israele da parte di palestinesi, un poliziotto israeliano è stato ucciso e otto israeliani sono rimasti feriti. Negli stessi episodi sono stati uccisi sei palestinesi, tra cui un minore e due sono rimasti feriti (seguono dettagli).

Il 25 luglio, in seguito a uno scontro a fuoco avvenuto nei pressi del cancello del Monte Garizim, nella città di Nablus, forze israeliane hanno ucciso a colpi di arma da fuoco tre palestinesi; i tre uomini avevano aperto il fuoco sui soldati da un veicolo. Non sono stati segnalati feriti o vittime tra le forze israeliane.

Il 1° agosto, nell’insediamento di Ma’ale Adummim (Gerusalemme), un palestinese ha sparato ferendo sei israeliani prima di essere ucciso da un agente di polizia israeliano fuori servizio. In seguito all’episodio, forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca-arresto nella vicina Al ‘Eizariya (Gerusalemme), dove viveva l’aggressore, arrestando due suoi fratelli.

Lo stesso giorno, 1 agosto, sulla strada 317, vicino all’insediamento israeliano di Shim’a, prossimo alla città di As Samu’ (Hebron), forze israeliane hanno sparato a un ragazzo palestinese di 15 anni. Secondo fonti israeliane, il ragazzo aveva tentato di accoltellare due soldati israeliani che aspettavano l’autobus alla fermata vicino all’insediamento e un soldato israeliano gli ha sparato.

Il 5 agosto, a Tel Aviv, un palestinese della Cisgiordania ha sparato, uccidendo un poliziotto israeliano e ferendo altre due persone; è stato colpito e ucciso sul posto. Successivamente, le forze israeliane hanno fatto irruzione a Rummana (Jenin), da dove proveniva l’autore del reato ed hanno fatto il sopralluogo della sua casa di famiglia; secondo quanto riferito in preparazione della demolizione punitiva. Alla fine del periodo in esame, le autorità israeliane hanno trattenuto i corpi dei sei palestinesi, compreso il minore.

2). Forze israeliane hanno ucciso sette palestinesi, tra cui due minori, in tre diverse operazioni che hanno comportato uno scontro a fuoco (seguono dettagli).

Il 26 luglio, forze israeliane hanno circondato un edificio residenziale nel Campo profughi di Ein Beit el Mai a Nablus ed hanno arrestato un palestinese. È stato segnalato uno scontro a fuoco con palestinesi: un palestinese è stato ucciso e altri due, tra cui una donna, sono rimasti feriti.

Il 4 agosto, forze israeliane hanno effettuato un’operazione militare a Tulkarm e nel suo Campo profughi; le forze israeliane hanno sparato proiettili veri contro palestinesi che, secondo quanto riferito, hanno lanciato contro di loro bottiglie incendiarie. Durante tali scontri, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 17 anni e ferendo altri due palestinesi. Il 6 agosto, un’unità sotto copertura delle forze israeliane ha sparato uccidendo tre palestinesi, tra cui un ragazzo di 15 anni; i palestinesi si trovavano all’interno del loro veicolo nei pressi di ‘Arraba (Jenin). Secondo l’esercito israeliano, i tre erano in procinto di compiere un attacco armato contro israeliani. Alla fine del periodo di riferimento i corpi delle persone uccise risultavano ancora trattenuti.

Il 7 agosto, un ragazzo palestinese di 17 anni è morto per le ferite riportate il 2 agosto, quando una guardia dell’insediamento israeliano gli sparò con proiettili veri, vicino al villaggio di Silwad (Ramallah). Secondo fonti israeliane, il ragazzo palestinese aveva lanciato una bottiglia incendiaria contro l’insediamento israeliano di Ofra prima di essere ferito, con arma da fuoco, dalla guardia dell’insediamento. Il numero di palestinesi uccisi (167) nel 2023, in Cisgiordania e in Israele, da forze israeliane, ad oggi, ha superato il numero totale di palestinesi uccisi da forze israeliane in tutto il 2022 (155); anno che aveva già registrato il maggior numero di vittime in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, dal 2005.

3). Durante un attacco di coloni nel villaggio di Burqa (Ramallah), un colono israeliano ha sparato uccidendo un palestinese e ferendone altri due (seguono dettagli).

Il 4 agosto, coloni israeliani armati sono entrati a Burqa (Ramallah) con le loro pecore. I palestinesi hanno lanciato pietre contro di loro e i coloni hanno lanciato pietre e sparato proiettili veri, provocando l’uccisione di un palestinese e il ferimento di altri. Le forze israeliane sono arrivate sul posto e, secondo quanto riferito, hanno arrestato due coloni, compreso uno che è stato successivamente posto agli arresti domiciliari. Secondo i media israeliani, uno dei coloni arrestati è rimasto ferito. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, dall’inizio del 2023, fino al 7 agosto, coloni israeliani hanno ucciso sette palestinesi; tre delle vittime erano autori, o presunti autori, di attacchi contro israeliani.

4). A Qalqilya un minore palestinese è morto in un’operazione di ricerca-arresto israeliana. Il 27 luglio, un ragazzo palestinese di 13 anni è morto per le ferite riportate dall’esplosione incontrollata di un ordigno artigianale.

5). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, 276 palestinesi, tra cui almeno 60 minori, sono stati feriti da forze israeliane, tra cui nove colpiti da proiettili veri. Novantanove (99) feriti sono stati segnalati durante manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti a Deir Istiya (Salfit) e le restrizioni di accesso all’insediamento a Kafr Qaddum (Qalqilya). Altri 21 feriti si sono verificati durante 13 operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane in tutta la Cisgiordania. In altri tre casi, forze israeliane hanno ferito 118 palestinesi a Nablus e Hebron. Questi sono stati conseguenti all’intrusione di coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, nel villaggio di Asira al Qibliya (Nablus), e al loro ingresso nella tomba di Giuseppe nella città di Nablus e nella tomba di Othniel nell’area controllata dai palestinesi della città di Hebron. Nell’episodio registrato nel villaggio di Asira al Qibliya, coloni israeliani avevano appiccato il fuoco a terreni agricoli, provocando danni a proprietà palestinesi. I residenti palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni. Durante l’episodio registrato nella città di Nablus, si è verificato uno scontro a fuoco tra palestinesi e forze israeliane. In questa circostanza, secondo quanto riferito, forze israeliane hanno impedito ai palestinesi l’accesso alla parte orientale della città, scavando la strada e creando cumuli di terra. Nel caso occorso nella città di Hebron, i palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato proiettili di gomma e lacrimogeni. Venticinque feriti aggiuntivi sono stati segnalati durante due casi di demolizione a Beita (Nablus) e Al Mughayyir (Ramallah). I restanti 13 feriti palestinesi sono stati registrati quando palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane posizionate all’ingresso di Beit Ummar (Hebron) e Tuqu’ (Betlemme). Complessivamente, 242 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, nove sono stati colpiti da proiettili veri, 15 sono stati feriti da proiettili di gomma, due da schegge, sei sono stati feriti da granate assordanti o lacrimogeni e due sono stati aggrediti fisicamente. In Cisgiordania, dall’inizio dell’anno, un totale di 683 palestinesi sono stati feriti da forze israeliane con proiettili veri; più del doppio rispetto al periodo equivalente del 2022 (307).

6). In Cisgiordania sei palestinesi, tra cui un minore, sono stati feriti da coloni israeliani, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 14 casi. Ciò si aggiunge alle vittime palestinesi da parte di coloni e forze israeliane nei già citati episodi relativi a coloni (seguono dettagli).

Il 27 luglio, coloni, secondo quanto riferito provenienti da Sdeh Boaz, hanno aggredito fisicamente un palestinese che stava lavorando la propria terra vicino al villaggio di Al Khadr (Betlemme) e gli hanno sguinzagliato contro i loro cani che lo hanno morso.

Lo stesso giorno, il 27 luglio, un palestinese è stato aggredito fisicamente e ferito da coloni israeliani (accompagnati da forze israeliane) che hanno lanciato pietre, hanno aggredito fisicamente i residenti di Asira al Qibliya (Nablus) e hanno dato fuoco a terreni agricoli e veicoli.

Il 27 luglio, migliaia di israeliani, compresi coloni, hanno marciato attraverso la Città Vecchia di Gerusalemme, scandendo slogan anti-palestinesi, molestando i residenti e aggredendo fisicamente e ferendo un anziano palestinese. Questo è avvenuto nelle vicinanze della moschea Al Aqsa, nella Città Vecchia di Gerusalemme, in seguito alla visita del ministro israeliano della sicurezza nazionale, accompagnato da membri della Knesset e da migliaia di israeliani.

Il 28 luglio, un palestinese è rimasto ferito vicino al villaggio di Al Mughayyir (Ramallah), quando coloni israeliani hanno lanciato pietre contro il suo veicolo.

Il 4 agosto, nell’area H2 della città di Hebron, un minore palestinese è stato investito e ferito da un colono israeliano.

Lo stesso giorno, un palestinese è stato ucciso da proiettili veri (vedi sopra) e un altro ferito da schegge mentre coloni israeliani entravano nel villaggio palestinese di Burqa (Ramallah). Residenti e coloni palestinesi si sono lanciati pietre reciprocamente e coloni hanno sparato proiettili veri.

In sei episodi registrati a Umm ad Daraj (Hebron), Azzun (Qalqiliya), Burin (Nablus), Silat adh Dhahr (Jenin), Sarta (Salfit) e Ein al Hilwa (Tubas) coloni sono entrati nelle Comunità, causando danni a una struttura di sostentamento, un ricovero per animali, colture e due abitazioni; inoltre, presumibilmente, hanno rubato bestiame e serbatoi d’acqua, oltre a ferire capi di bestiame. In altri sei casi segnalati in Cisgiordania, coloni israeliani hanno lanciato pietre, danneggiando nove veicoli palestinesi.

7). Nove israeliani, tra cui una donna, sono stati feriti da palestinesi in quattro distinti episodi registrati tra la Cisgiordania e Israele (seguono dettagli).

Il 1° agosto, un palestinese ha aperto il fuoco all’interno dell’insediamento israeliano di Ma’ale Adummim e ha ferito sei coloni israeliani, prima di essere colpito e ucciso da un agente di polizia israeliano fuori servizio (vedi sopra).

Il 2 agosto, una donna israeliana è rimasta ferita e la sua auto ha subito danni, dopo che un aggressore, ritenuto palestinese, è uscito dal suo veicolo e ha sparato contro il veicolo con targa israeliana. Il 5 agosto, a Tel Aviv, un palestinese della Cisgiordania ha sparato uccidendo un poliziotto israeliano e ferendo due israeliani prima di essere colpito e ucciso sul posto.

In altri due casi registrati il 6 e il 7 agosto, vicino all’insediamento di Beit El (Ramallah) e ad Al ‘Isawiya (Gerusalemme Est), palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, provocando, secondo fonti israeliane, il ferimento di un israeliano e il danneggiamento di due veicoli.

8). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 56 strutture, comprese sei case, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere. Di conseguenza, 23 palestinesi, tra cui 12 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 3.500 altri. Sei delle strutture colpite erano state fornite da donatori in risposta a una precedente demolizione nella Comunità beduina di Az Za’ayyem nel governatorato di Gerusalemme, durante la quale erano state demolite un totale di 35 strutture in una unica circostanza. Cinquantatre (53) delle strutture interessate sono state demolite in Area C, compresa l’infrastruttura di un parco pubblico a servizio della Comunità di Al Mughayyir (Ramallah). Le restanti tre strutture sono state demolite a Gerusalemme est, provocando lo sfollamento di quattro famiglie, comprendenti 16 persone, tra cui sette minori. Tutte le strutture demolite a Gerusalemme Est sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

9). Le residue famiglie di Al Baqa’a e Ras nelle Comunità di pastori di Tin nel governatorato di Ramallah hanno lasciato la loro Comunità; questo a causa della violenza dei coloni e la perdita dell’accesso ai pascoli (seguono dettagli).

In seguito alla creazione di un insediamento israeliano nella Comunità palestinese di Al Baqa’a (Gerusalemme) il 20 giugno, una delle due famiglie palestinesi rimanenti, composta da otto persone, tra cui cinque minori e una donna incinta, il 28 luglio ha lasciato la Comunità. Stessa sorte era toccata a 36 persone della stessa Comunità che, all’inizio di luglio, hanno smantellato le loro case e strutture di sostentamento, trasferendosi in un luogo più sicuro. Il 4 agosto, 12 famiglie a Ras al Tin (Ramallah) comprendenti 89 persone, tra cui 39 minori, hanno smantellato le loro strutture residenziali e di sostentamento, hanno lasciato le loro Comunità e si sono trasferite in luoghi più sicuri. Secondo le famiglie, la loro decisione era dovuta all’aumento della violenza e delle molestie da parte di coloni, seguite alla creazione di nuovi avamposti di insediamenti agricoli. I coloni si sono impadroniti di pascoli appartenenti alla Comunità e hanno piantato vigneti, riducendo l’area di pascolo necessaria ai pastori palestinesi per sostenere le proprie greggi. Nel 2022, 100 membri della stessa Comunità sono stati sfollati in circostanze simili. Circa 477 persone, tra cui 261 minori, sono partite da Ras al Tin, Wadi as Seeq, Ein Samiya e Al Baqa’a (tutte nel governatorato di Ramallah), Lifjim (Nablus) e Wedadie e Khirbet Bir al ‘Idd (entrambe a sud di Hebron ) tra il 2022 e il 2023, adducendo come ragioni principali la violenza dei coloni e la perdita dell’accesso ai pascoli. Di conseguenza, tre di queste sette Comunità sono state interamente svuotate, mentre nelle altre rimangono solo poche famiglie.

10). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 14 casi, forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”. Questi episodi hanno interrotto il lavoro di agricoltori e pescatori. Un pescatore è rimasto ferito e due barche hanno subito danni.

11). Il 4 agosto, a Deir Al Balah, un ragazzo palestinese di 16 anni è rimasto ferito dalla esplosione di un ordigno che stava maneggiando.

12). Il 30 luglio e il 4 agosto, nella Striscia di Gaza, migliaia di palestinesi hanno manifestato per protestare contro le interruzioni di corrente e il peggioramento della situazione economica. I manifestanti hanno lanciato pietre contro la polizia palestinese ed hanno dato fuoco a pneumatici; sono stati segnalati 12 feriti e almeno 23 persone sono state arrestate dalle Autorità de facto di Gaza. Il 1° agosto, la centrale elettrica di Gaza ha acceso la sua quarta turbina dopo che il governo del Qatar ha fornito ulteriore carburante. L’impianto elettrico è attualmente in funzione a pieno regime, con una produzione aumentata da 65 a 100 megawatt. Nel mese di luglio i blackout giornalieri hanno superato mediamente le 12 ore, a causa dell’aumento stagionale della domanda. Ciò ha gravemente condizionato la vita quotidiana e la fornitura di servizi sanitari e WASH. Secondo l’Health Cluster, l’ospedale Kamal Odwan aveva trasferito i pazienti in un’altra struttura, a causa di un guasto ai generatori di energia di riserva.

Ultimi sviluppi

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

– Il 10 agosto, forze israeliane sotto copertura hanno fatto irruzione a Zawata (Nablus); ne è seguito uno scontro a fuoco con palestinesi e un palestinese di 23 anni è rimasto ucciso.

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Note a piè di pagina

1 – Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane, ad esempio da civili israeliani o da razzi palestinesi malfunzionanti, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute. In questo periodo di riferimento viene conteggiato un palestinese ucciso da un colono israeliano.

2 – Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte dell’OCHA include incidenti avvenuti al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati

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Gli abitanti di Burqa: i coloni “sono venuti avanti nella nostra direzione e hanno iniziato a sparare”

Hagar Shezaf

7 agosto 2023 – Haaretz

Testimoni raccontano ad Haaretz che i coloni israeliani hanno aperto il fuoco a casaccio e che il principale testimone dell’uccisione di un adolescente è stato ferito solo dopo la sparatoria. La mancanza di un’autopsia renderà più difficile l’inchiesta.

Venerdì scorso verso le 18,30 gli abitanti del villaggio cisgiordano di Burqa hanno ricevuto sul loro gruppo WhatsApp un allarme secondo cui coloni israeliani provenienti dall’avamposto illegale di Oz Zion si stavano avvicinando ai loro terreni agricoli.

“In un primo momento li abbiamo cacciati via, ma poi hanno iniziato ad arrivare sempre più coloni,” dice ad Haaretz un abitante. Verso le 20, dopo che sono scoppiati scontri tra le due parti, compreso il lancio di pietre, i coloni hanno colpito a morte il diciannovenne Qosai Jammal Mi’tan.

Il fratello di Qosai afferma che quando gli hanno sparato da breve distanza, da poche decine di metri, stava tornando a casa. Il fratello dice che, nella zona, in cui si trovavano parecchi palestinesi, due coloni, uno con una pistola e l’altro con un fucile M16, stavano sparando. Entrambi erano arrivati poco prima in una Toyota bianca.

“Ci hanno lanciato pietre e quindi noi gliele abbiamo tirate indietro. Poi ci hanno sparato addosso e siamo scappati,” [afferma] Hassan Barkaat, che era al pascolo quando i coloni hanno raggiunto le terre del villaggio. Secondo testimoni, quando i pastori sono scappati dai campi i coloni sono avanzati verso il vicino villaggio, arrivando a circa 500 metri dalle case vicine.

Ahmad, un abitante di Burqa, è andato con la sua auto per cercare le greggi dei pastori, che si erano disperse durante gli scontri con i coloni. “Ho parcheggiato la macchina e loro (i coloni) l’hanno bruciata,” racconta. “Non ho potuto fare niente perché nel contempo stavano sparando. L’auto e il mio cellulare sono perduti.” La carcassa del veicolo bruciato domenica era ancora sulla strada sterrata dove secondo i testimoni si sono concentrati gli scontri.

Un vecchio pastore che era lì afferma che, approfittando dei disordini, i coloni gli hanno rubato l’asino: “(L’asino) mi è costato circa 1.000 shekel (circa 244 euro),” dice. Il giorno successivo l’incidente, il pastore aggiunge di aver visto l’asino legato a Oz Zion. Gli abitanti del villaggio sostengono che qualche giorno prima degli scontri un pastore che in genere passa il tempo in una tenda nella zona in cui venerdì è iniziato l’attacco ne n’era andato da lì dopo che coloni a bordo di trattori erano arrivati e l’avevano cacciato.

Raed Rashid è giunto sul luogo in seguito al messaggio WhatsApp riguardo ai coloni. “Nel pomeriggio sono arrivate notizie che i coloni erano sulla nostra terra e siamo andati. All’inizio li abbiamo cacciati via, ma sono arrivati sempre più coloni,” ricorda il quarantasettenne abitante di Burqa.

“Avevano pietre e una fionda. Da entrambe le parti è iniziato un lancio di pietre. Si sono avvicinati nella nostra direzione ed hanno iniziato a sparare a casaccio, e poi una pietra mi ha colpito in testa.” Rashid indica la fasciatura in testa. È stato portato in ospedale e dimesso quel pomeriggio. Testimoni affermano che al culmine degli scontri c’erano decine sia di palestinesi che di coloni. Sabato la polizia ha arrestato cinque abitanti di Burqa per il loro sospetto coinvolgimento negli scontri.

Abu Hilam, un abitante di Burqa presente anche lui sul luogo dei disordini, ci fa vedere che aveva contattato per sette volte a partire dalle 19,30 l’amministrazione palestinese di coordinamento, che funge da collegamento con le forze di sicurezza israeliane. L’esercito, dicono gli abitanti, ha aspettato ed è arrivato solo un’ora dopo che Qosai era stato colpito.

Il fratello di Qosai è l’unico dei testimoni che hanno parlato con Haaretz ad aver visto il momento esatto in cui è stato colpito. Afferma di essere arrivato sul posto poco prima delle 19, dopo Qosai. È rimasto con pochi altri nella zona più alta del terreno, a qualche decina di metri dai coloni che stavano su una strada sterrata. “Ero lì da circa cinque minuti quando gli ho detto di andarcene. Sono tornato indietro e lui ha detto: ‘Forza, andiamo,’ e si è girato, e allora lo hanno colpito con una pallottola da dietro. L’ho sentito gridare ‘Ahi!’” Il fratello dice che due coloni hanno sparato, uno con un fucile e l’altro con un M16. Entrambi erano usciti da una Toyota bianca pochi attimi prima dello sparo.

Due dei testimoni che hanno parlato con Haaretz affermano che il principale sospettato della sparatoria, Yehiel Indore, è stato ferito solo dopo che aveva sparato a Qosai. Dice che dopo che aveva sparato molti più palestinesi sono arrivati e sono avanzati verso i coloni mentre gli scontri crescevano di intensità. A quel punto altri palestinesi sono stati colpiti. L’associazione a favore dei coloni Honenu [ong di avvocati che difendono i coloni, ndt.], che rappresenta i due sospettati, afferma che Indore era stato colpito da un’arma da fuoco prima e solo dopo ha sparato con il suo fucile. Eppure il suo avvocato non aveva fatto questa dichiarazione venerdì, in occasione dell’udienza in tribunale per il prolungamento della custodia cautelare di Indore. Aveva affermato che Indore ha prima sparato in aria e poi ha visto ebrei a terra mentre palestinesi lanciavano pietre su di loro.

Il giorno dopo l’incidente la polizia ha affermato di non sapere chi abbia attaccato per primo perché dovevano ancora interrogare Indore. Durante l’udienza di venerdì la polizia ha detto che nessun palestinese era stato interrogato. Fino a domenica nessuno sarebbe ancora stato interrogato.

Gli uomini della famiglia di Qosai lo hanno pianto la sua scomparsa presso la locale scuola di Burqa, mentre le donne erano nella casa della famiglia. Suo padre Jammal dice ad Haaretz che Qosai lavorava nel raccolto stagionale (la famiglia coltiva grano e ulivi) e il resto dell’anno nell’edilizia in Cisgiordania. “Non aveva finito gli esami di maturità ma pensava di terminarli quest’anno. L’occupazione ha distrutto i suoi sogni,” dice Abed al-Manam, prozio paterno di Qosai. Al-Manam afferma che Qosai lo chiamava “nonno” dopo che il nonno di Qosai era morto. “Sperava di finire la scuola e costruirsi una vita, come chiunque. Amava la vita, le persone della sua età e quelle anziane, e tutti amavano lui,” aggiunge.

Qosai aveva sei fratelli, la più giovane era una sorella di cinque anni. “La sua sorellina continua a chiedere dov’è,” dice suo padre, Jammal, e comincia a singhiozzare. “Se solo le indagini dessero risultati definitivi,” aggiunge quando gli si chiede se ripone le sue speranze nelle autorità israeliane. Alla domanda sul perché non abbia mandato in Israele il corpo per l’autopsia risponde: “Lo volevano portare ad Abu Kabir (laboratorio forense), ma noi volevamo seppellirlo subito.” Una delle difficoltà che la polizia ha evidenziato fin dall’inizio è il fatto di non avere il corpo di Qosai. Non poter condurre un’autopsia complicherà le cose dal punto di vista giudiziario quando si cercherà di stabilire la causa della morte.

Burqa è circondato da una serie di avamposti particolarmente estremisti, tra cui Oz Zion a ovest, nei pressi della scena della sparatoria letale, e Ramat Migron a sud, dove vive l’altro sospetto, Elisha Yered. Non lontano da lì c’è un avamposto ancora più recente chiamato Sde Yehonatan. Gli abitanti dicono che negli ultimi mesi Oz Zion si è notevolmente ampliato. In effetti l’Amministrazione Civile di Israele [l’organismo militare che governa i territori occupati, ndt.] negli ultimi mesi ha cercato varie volte di imporre il rispetto della legge a Oz Zion e Ramat Migron, ma l’amministrazione delle colonie di Bezalel Smotrich [ministro delle Finanze dell’attuale governo e dirigente di un partito di estrema destra religiosa, ndt.] si è rifiutata di permetterglielo.

Lo stesso Yered è ben noto agli abitanti del villaggio. Durante la nostra visita ci hanno mostrato varie foto sue. “Cinque mesi fa andavo a piedi e a circa 300 metri a est del villaggio è arrivato in auto e ha iniziato ad insultarmi,” dice lo zio di Qosai, Hamam.

“Questo è lui.” Un altro abitante, Abbas, dice che quelli dell’avamposto possiedono un drone e hanno l’abitudine di raccogliere dati sul lavoro agricolo dei contadini. “Se qualcuno va a lavorare sulla sua terra con un trattore o una scavatrice, anche a 50 metri dal villaggio, prendono foto e chiamano l’esercito, che ci dice che è vietato,” afferma. Altri abitanti ricordano che i coloni hanno arato terre del villaggio o distrutto recinti agricoli eretti nel corso degli anni. “Se esco con le pecore arrivano e mi aggrediscono,” dice un altro abitante del villaggio seduto con i familiari del defunto.

I contadini dicono che il loro gruppo WhatsApp li avverte degli attacchi dei coloni o delle invasioni sui loro terreni agricoli. I contadini rispondono facendosi vedere come parte di quello che chiamano “fazah” – supporto o richiesta di aiuto durante la guerra. Ahmad, un abitante del villaggio che è arrivato sul posto quando Qosai è stato ucciso, afferma che, nonostante i ripetuti incidenti, il villaggio non ha un gruppo di sorveglianza, come ha fatto qualche villaggio dopo la violenta aggressione a Hawara in febbraio. “Viene fatto individualmente,” spiega. “Non abbiamo niente di organizzato.”

Raes, ferito alla testa durante gli scontri di venerdì, commenta: “Sono un lavoratore. Siamo tutti lavoratori. Non abbiamo soldi per fare una specie di guardia civile.” Eppure, nota, quando c’è una richiesta di aiuto in genere lui arriva: “È la nostra terra,” aggiunge. “Non andremo là? Dobbiamo proteggere la nostra terra. Ora siamo nella scuola di Burqa. La prossima volta forse ci attaccheranno qui?”

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




L’assassinio di un giovane palestinese da parte di coloni israeliani è il più recente tentativo di escalation

Amira Hass

6 agosto 2023 – Haaretz

I coloni israeliani assassini saranno probabilmente liberati o dichiarati innocenti per legittima difesa, i palestinesi attaccati saranno processati per tentato omicidio. Ma la violenza organizzata ha un altro obiettivo.

Ci sono vari possibili scenari in seguito all’assassinio del giovane palestinese Qosai Mi’tan nel suo villaggio di Burqa, a est di Ramallah: la polizia lascerà libero di tornare a casa sua l’ebreo incarcerato in seguito alle affermazioni del suo avvocato che ha agito per legittima difesa dopo che il suo amico era stato ferito. In seguito a proteste crescenti da parte dei parlamentari del (partito) Sionista Religioso che l’esercito sta abbandonando i coloni, l’esercito e lo Shin Bet arresteranno in quel villaggio i palestinesi indiziati per aver attaccato con armi il sospettato (ferito e portato in ospedale), e anche i suoi amici.

Il pubblico ministero chiuderà la pratica contro i due sospettati dato che sarà convinto che si stavano difendendo o potrebbe cambiare l’accusa con una per uso improprio di armi. I giudici a Gerusalemme saranno indulgenti e condanneranno entrambi ai servizi sociali, come lavorare in un asilo nell’avamposto di Pnei Kedem autorizzato di recente.

I palestinesi devono rispondere davanti al tribunale militare di Ofer dell’accusa di aver attaccato pastori ebrei la vigilia dello Shabbat. La loro detenzione sarà estesa fino alla fine di tutti i procedimenti legali. Saranno accusati di tentato omicidio e condannati a vari anni di carcere. “Una disputa sui pascoli non dovrebbe finire in un attacco contro pastori innocenti che volevano solo che le loro pecore e capre brucassero l’erba che cresce su questa terra fertile,” dirà poeticamente il giudice, un tenente colonnello.

Delirante? Non in Israele, come provano i commenti domenica mattina di Itamar Ben-Gvir [ministro di ultradestra per la sicurezza nazionale, ndt.] in cui afferma che ai due sospettati si dovrebbe dare un’onorificenza. Nel giugno 2022 (durante il governo Bennett-Lapid-Gantz), un colono dell’avamposto autorizzato di Nofei Nehemia ha ucciso il ventisettenne Ali Harb del villaggio di Iskaka, a sud di Nablus. Il colono stava partecipando a un’invasione organizzata delle terre del villaggio con lo specifico intento di fondarci un nuovo avamposto. Quando gli abitanti di Iskaka hanno tentato di fermare gli invasori uno di loro ha tirato fuori un coltello con cui ha ucciso Harb. Il pubblico ministero ha archiviato il caso certo che il colono avesse agito per difendersi.

L’invasione dei campi di Burqa da parte di un gruppo di coloni e delle loro greggi è stata prontamente definita dai media come un “conflitto sui pascoli”. Questa formula ingannevole ignora il modello fisso di una crescente violenza dei coloni contro i palestinesi attuata principalmente da “pastori ebrei” ben armati. Dall’inizio dell’anno al 24 luglio ci sono stati 581 attacchi, senza contare assalti e intimidazioni che non sono finiti con danni a proprietà o persone.

Noi non lavoriamo nel vuoto normativo,” ha detto giovedì scorso il giudice Uzi Fogelman, valutando i ricorsi contro la legge che impedisce che Netanyahu venga dichiarato inabilitato a governare. Egli stava difendendo l’autorità della corte a rivedere persino le leggi fondamentali [Basic Laws]. Il giorno prima, lui e i suoi colleghi Esther Hayut e Yael Willner hanno davvero lavorato nel vuoto normativo com’è loro inviolabile abitudine quando si tratta delle colonie in Cisgiordania. Hanno respinto un ricorso presentato dagli abitanti di un altro villaggio chiamato Burqa (questo è vicino a Nablus), che chiedevano fosse loro permesso di lavorare la propria terra senza gli attacchi di coloni e divieti ai propri spostamenti imposti dall’esercito.

La petizione è stata respinta poiché la scuola ebraica, la yeshiva illegale in quella località, era stata spostata in una piccolissima enclave designata come “terra demaniale,” nel bel mezzo di terreni privati palestinesi. Il fatto che i coloni si spostino in questa terra privata e che questa sia la ricetta infallibile per continue molestie e attacchi contro palestinesi non è stata presa in considerazione dai giudici. Proprio come il pubblico ministero che ha liberato l’accoltellatore di Nofei Nehemia ha ignorato l’intenzione illegale a priori di costruire un avamposto invasivo su terreni palestinesi (pubblici o privati fa lo stesso agli occhi del diritto internazionale). Entrambe le decisioni incoraggiano i pogromisti ebrei.

L’assassinio di Mi’tan non è avvenuto in un vuoto. I dettagli precisi saranno chiariti grazie a indagini indipendenti nei prossimi giorni. Ma noi possiamo già riconoscere alcuni degli schemi che saranno seguiti:

1. Collaborazione tra coloni e istituzioni statali. L’avamposto di Migron, a sud di Burqa, fu costruito nel 1999 sui terreni di Burqa. Dopo una battaglia legale intrapresa dagli abitanti del villaggio insieme all’organizzazione Peace Now [Ong progressista pacifista israeliana, ndt.] i coloni furono estromessi dall’avamposto nel 2012, ma l’esercito proibì ai palestinesi, proprietari legali, di ritornare ai propri appezzamenti, coltivarli e svilupparli secondo le proprie necessità. Questo divieto è stato un invito a quelli che 3 anni fa hanno iniziato un allevamento di pecore detto Ramat Migron sulla stessa collina. I contadini e pastori palestinesi della zona spesso denunciano violenti attacchi da questo avamposto. Le autorità hanno trasferito parecchie volte i coloni che, per nulla scoraggiati, ci ritornano continuamente.

2. Anche isolare il villaggio dal circondario, al punto da soffocarlo economicamente e sociale sembra essere sistematico. Burqa giace a meno di 10 chilometri a est di Ramallah. All’inizio degli anni ’80 una strada diretta alla città fu bloccata a vantaggio della colonia di Psagot. Una seconda strada fu bloccata agli inizi del 2000, quando l’avamposto di Giv’at Assaf fu costruito sui terreni del villaggio di Beitin, di fronte all’uscita nord da Burqa. Questa uscita è ancora bloccata.

Invece di meno di 10 minuti per raggiungere Ramallah gli abitanti di Burqa devono fare una lunga deviazione attraverso villaggi adiacenti che richiede dai 30 ai 45 minuti. I costi connessi e la perdita di tempo hanno un impatto diretto sulla difficile situazione economica del villaggio. Anche se nel 2014 l’esercito ha detto al gruppo per i diritti umani B’Tselem che per quanto lo concerne l’uscita non era bloccata, blocchi di cemento e sassi sono piazzati là e non permettono il passaggio delle auto. I pedoni non si azzardano ad andarci. L’avamposto di Oz Zion, ripetutamente demolito e ricostruito, si trova nelle vicinanze della strada bloccata. 

Anche questo è un metodo usato dai coloni: bloccare strade e sentieri usati dagli abitanti dei villaggi palestinesi. L’esercito sta a guardare. Perciò i coloni hanno bloccato l’uscita diretta da Qaryut alla superstrada 60 o la strada dal villaggio di Sinjil ai propri terreni.

3. L’obiettivo comune condiviso dallo Stato e dai coloni assalitori resta quello di occupare i terreni dei palestinesi. Circa 1.000 dunam (100 ettari) di terreni di Burqa, in maggioranza agricoli, sono intrappolati dentro colonie che si sono iniziate a costruire nella zona negli anni ’80, o vicino a strade che portano a quelle colonie. Gli abitanti non hanno accesso alle proprie terre. La maggior parte delle terre rimanenti è nell’Area C (sotto completa autorità israeliana), una definizione degli accordi di Oslo che avrebbe dovuto essere temporanea, ma è diventata permanente. Israele impedisce al villaggio di costruire sulle proprie terre e di svilupparle come sembra opportuno.

Secondo una relazione del 2014 di Iyad Haddad, un ricercatore sul campo di B’Tselem [principale ong israeliana per i diritti umani, ndt.], sugli altri terreni la sistematica violenza da parte dei cittadini israeliani dal 2000 e la conseguente paura impediva agli abitanti di accedere a ulteriori 1.200 dunam. La stessa relazione fece notare che un quarto degli abitanti del villaggio aveva subito attacchi dai coloni. I più noti sono incendiare la moschea e prendere a pietrate i pastori e i raccoglitori di olive.

4. Persino le greggi di capre e le mandrie di bovini servono come arma contro i palestinesi. In tutta la Cisgiordania decine di avamposti di pastori mandano le loro greggi affamate nei villaggi, negli accampamenti di tende, nei campi e frutteti palestinesi per sabotarne i raccolti e impedire agli abitanti di coltivare le proprie terre. Oltretutto questa è una tattica usata per permettere a coloni israeliani armati, spesso scortati dall’esercito, di invadere comunità palestinesi e sconvolgere le loro vite.

Questa violenza organizzata e ben finanziata ha un altro obiettivo: creare provocazioni che portino a un’escalation militare. Dopo tutto i palestinesi non potranno contenere tanto a lungo gli attacchi crescenti contro di loro, commessi con il favore di polizia, esercito e pubblico ministero. Se i palestinesi cercano di difendersi o reagire, esercito e Shin Bet intraprendono delle azioni contro di loro.

Questo obiettivo è stato espresso da Elisha Yered, uno dei due sospetti dell’omicidio di Mi’tan. Yered, un abitante dell’avamposto di Ramat Migron, ha scritto un testo pubblicato il 5 luglio dal Jewish Voice: “Come cittadini cosa ci resta da fare? Non possiamo ridurre neppure per un momento le nostre richieste per una vasta e profonda operazione militare… in tutti i villaggi di Giudea e Samaria. L’obiettivo di tale operazione deve esse la vittoria riconosciuta dal nemico e non una serie di conflitti sanguinosi ogni due o tre mesi …

La recente mini operazione (a Jenin) è stata il risultato di proteste diffuse da parte degli abitanti di Giudea e Samaria [la Cisgiordania, ndt.], a cui più tardi si sono uniti parlamentari e figure pubbliche … noi scenderemo in piazza e protesteremo persino per eventi ‘minori’ come il lancio di pietre e gli attacchi con bombe incendiari e chiariremo agli apparati di sicurezza che non resteremo in silenzio se continua questa politica di contenimento.”

Tutti i rami del movimento dei coloni sono coordinati. Non sorprende quindi che al momento il capo del Comando Centrale, Yehuda Fuchs, sia nel mirino dei rappresentanti dei coloni nella Knesset, che lo accusano di essere debole e di permettere libertà di movimento ai palestinesi. L’opposto del “contenimento” è la guerra. A favore della guerra sono i sostenitori dell’espansionismo e delle annessioni, perché in guerra è più facile commettere crimini irreversibili su larga scala.

(tradotto dall’inglese da Mirella Alessio)




Rapporto OCHA del periodo 5 – 24 luglio 2023

1). Un palestinese ha ucciso un soldato israeliano ed ha ferito una guardia di sicurezza di un insediamento colonico israeliano; successivamente è stato ucciso in uno scontro a fuoco (seguono dettagli).

Il 6 luglio, un palestinese ha sparato, uccidendo un soldato israeliano; è quindi fuggito, ma è stato ucciso in un successivo scontro a fuoco con le forze israeliane. L’episodio è avvenuto vicino all’incrocio di Jit, prossimo all’insediamento israeliano di Kedumim (Qalqilya), quando forze israeliane hanno fermato e perquisito un veicolo palestinese. Nello stesso episodio è rimasta ferita una guardia di sicurezza israeliana. Più tardi, lo stesso giorno, forze israeliane hanno fatto irruzione a Qibya (Ramallah), da dove proveniva l’autore dell’aggressione, ed hanno fatto un sopralluogo nella sua casa di famiglia; secondo quanto riferito, in preparazione della sua demolizione punitiva. Durante il sopralluogo, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni contro palestinesi residenti che lanciavano pietre. Tre palestinesi, tra cui due minori, sono stati feriti con proiettili veri e altri 20 hanno ricevuto cure mediche per aver inalato gas lacrimogeni. Altri tre palestinesi sono stati arrestati. Secondo fonti israeliane un soldato israeliano è stato ferito da pietre.

2). Nella città di Nablus, nel corso di un’operazione che ha comportato scontri a fuoco, le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi (seguono dettagli).

Il 7 luglio, forze israeliane hanno fatto irruzione nella Città Vecchia di Nablus, hanno circondato una casa ed hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi all’interno della stessa. Due palestinesi sono stati uccisi. Secondo fonti israeliane, gli uomini erano sospettati di aver sparato a forze israeliane.

Altri 23 palestinesi sono rimasti feriti mentre lanciavano pietre contro forze israeliane; queste hanno sparato proiettili veri, proiettili di metallo rivestiti di gomma e lacrimogeni. Tre uomini sono stati arrestati. Secondo fonti mediche, durante l’operazione, le forze israeliane avrebbero ostacolato l’accesso delle squadre mediche.

3). Il 7 luglio, nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarm), un palestinese è morto per le ferite riportate dall’esplosione di un ordigno che stava preparando.

4). Durante due episodi registrati a Nablus e Ramallah, forze israeliane hanno ucciso due palestinesi e ne hanno ferito un altro (seguono dettagli).

Il 10 luglio, ad un checkpoint situato sulla strada 450 vicino al villaggio di Deir Nidham (Ramallah), forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese che, secondo la loro versione, aveva lanciato una granata e aveva sparato contro di loro. Non sono stati segnalati ferimenti di israeliani. Secondo fonti mediche, per circa quattro ore, le forze israeliane hanno impedito alle squadre mediche di raggiungere l’uomo ferito. Il corpo dell’uomo è stato trattenuto dalle autorità israeliane.

Il 21 luglio, nel villaggio di Sabastiya a nord-ovest di Nablus, un palestinese è stato ucciso e un altro è stato ferito e arrestato dalle forze israeliane. L’esercito israeliano ha riferito di un tentativo di speronamento con veicolo. Secondo testimoni oculari, le forze israeliane che pattugliavano la zona hanno aperto il fuoco contro il veicolo senza preavviso. Le Organizzazioni per i diritti umani hanno riferito di aver trovato nel veicolo più di 40 fori di proiettile. In seguito all’accaduto, residenti palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane che hanno sparato lacrimogeni, costringendo 15 palestinesi a richiedere cure mediche per inalazione di gas lacrimogeno.

5). Nell’area di Ramallah, in due distinte manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti colonici, forze israeliane hanno ucciso due palestinesi, tra cui un giovane di 16 anni, e ne hanno ferito altri due (seguono dettagli).

Il 7 luglio, nel villaggio di Umm Safa, durante una manifestazione contro la creazione di un nuovo insediamento israeliano, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese e ferendone un altro. Secondo quanto riferito, i palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane, che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Secondo testimoni oculari, l’uomo ferito a morte, nel momento in cui è stato colpito, non partecipava alla manifestazione e non era coinvolto in scontri.

Il 21 luglio, durante una manifestazione tenuta a Umm Safa, palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni, uccidendo un palestinese di 16 anni e ferendone un altro con proiettili veri. La manifestazione si è tenuta per protestare contro la continua espansione degli insediamenti colonici israeliani e i continui attacchi di coloni contro il villaggio. Ciò ha portato a 29 il totale di minori palestinesi uccisi finora in Cisgiordania nel 2023, rispetto ai 15 nello stesso periodo del 2022.

6). Nella città di Nablus, durante un episodio legato a coloni, forze israeliane hanno ucciso un palestinese (seguono dettagli).

Il 20 luglio, nella città di Nablus, sono scoppiati scontri tra forze israeliane che accompagnavano coloni alla tomba di Giuseppe e palestinesi. I palestinesi hanno sparato proiettili veri e ordigni esplosivi; le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Un palestinese è stato ucciso e altri 73 sono rimasti feriti: tre colpiti da proiettili veri e 65 curati per inalazione di gas lacrimogeno. Secondo fonti mediche, le forze israeliane hanno impedito alle équipe mediche di intervenire e trasferire in ospedale un ragazzo di 12 giorni che aveva inalato gas lacrimogeno. Inoltre il parabrezza di un’ambulanza è stato frantumato da proiettili di gomma.

7). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, sono stati feriti da forze israeliane 352 palestinesi, tra cui almeno 56 minori, comprese 26 persone colpite da proiettili veri. La maggior parte dei feriti (120) è stata segnalata durante manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti a Umm Safa (Ramallah) e le restrizioni di accesso legate agli insediamenti a Kafr Qaddum (Qalqilya).

Altri 121 feriti si sono avuti durante 19 operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane in Cisgiordania. Ciò include un’operazione durante la quale le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarem) nell’area A della Cisgiordania, causando, con i bulldozer, danni alle infrastrutture stradali, comprese le reti fognarie ed interrompendo servizi idrici, elettrici e fognari. Sei palestinesi sono rimasti feriti, di cui quattro colpiti da proiettili veri e due da schegge. Dopo questa operazione, sette minori sono rimasti feriti mentre, secondo quanto riferito, maneggiavano un ordigno esplosivo artigianale. Secondo fonti ufficiali israeliane, l’operazione è stata effettuata per “neutralizzare ordigni esplosivi e arrestare sospetti ricercati”.

In altri sette episodi, registrati principalmente intorno a Nablus e Ramallah, 87 palestinesi sono stati feriti da forze israeliane. Ciò ha fatto seguito allo sconfinamento di coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, in sette Comunità palestinesi: Urif e Nablus, Kafr Qaddum e Arab Al Khouli/Wadi Kana (entrambe a Qalqiliya), Kobar e Al Mazra’a al Qibliya (entrambe a Ramallah) e At Tuwani (Hebron); in tali circostanze sono stati segnalati episodi di lancio di pietre da parte di residenti palestinesi contro forze israeliane. In altri due casi, forze israeliane hanno sparato, ferendo due palestinesi, tra cui un minore, mentre cercavano di entrare in Israele attraverso varchi abusivi nella Barriera vicino a Tulkarm e Qalqilya.

I restanti 22 feriti palestinesi, di cui quattro con proiettili veri, si sono verificati durante scontri con lancio di pietre contro forze israeliane posizionate all’ingresso di Beita (Nablus). Complessivamente, 288 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno, 26 sono stati colpiti da proiettili veri, 29 sono stati feriti da proiettili di gomma, sei da schegge e tre sono stati aggrediti fisicamente.

8). In Cisgiordania sedici (16) palestinesi, compresi due minori, sono stati feriti da coloni israeliani, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 44 casi. Ciò si aggiunge alle vittime palestinesi da parte di coloni e forze israeliane nei suddetti episodi relativi a coloni (seguono dettagli).

In due distinti episodi, accaduti il 7 e il 10 luglio, vicino agli ingressi di Beit Ummar (Hebron) e Huwwara (Nablus), due minori palestinesi sono stati investiti e feriti da coloni.

Il 12 luglio, quattro palestinesi sono stati aggrediti fisicamente da coloni nei pressi della Comunità di Ein al Beida, a est di Tubas.

Il 13 luglio, coloni accompagnati da forze israeliane hanno aggredito fisicamente pastori palestinesi nella Comunità araba di Al Kholi (Qalqiliya), provocando danni alla proprietà e feriti. Secondo la Comunità locale, le forze israeliane presenti sul posto, sono intervenute per proteggere i coloni. Quattro anziani palestinesi hanno richiesto cure mediche in ospedale, due dei quali in gravi condizioni. Le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni ed hanno arrestato sei palestinesi.

Lo stesso giorno, nel sito di un nuovo avamposto di insediamento vicino al villaggio di Kobar (Ramallah), coloni hanno lanciato pietre, ferendo un palestinese. Successivamente, palestinesi hanno lanciato pietre contro coloni e contro forze israeliane che li scortavano sparando lacrimogeni. Secondo i media israeliani, durante l’episodio un colono è stato ferito da una pietra.

Il 15 luglio, ad At Tuwani (Hebron), coloni hanno lanciato pietre, ferendo un palestinese che pascolava il proprio bestiame. Secondo i media israeliani, i palestinesi avevano lanciato pietre contro i coloni, ferendone uno. Successivamente, forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio effettuando un’operazione di ricerca e provocando il ferimento di un palestinese e l’arresto di tre attivisti per i diritti umani.

Il 17 luglio, vicino al villaggio di Husan (Betlemme), coloni, secondo quanto riferito provenienti dall’insediamento di Beitar Illit, hanno aggredito fisicamente una donna palestinese che lavorava la propria terra.

Il 22 luglio, nel villaggio di Al Mazra’a al Qibliya (Ramallah), secondo quanto riferito, coloni provenienti dall’avamposto dell’insediamento di Haresha hanno ferito due palestinesi. Un palestinese è stato ferito con proiettili di gomma sparati dalle forze israeliane intervenute. Secondo fonti della Comunità, durante il periodo di riferimento, più di 400 alberi e alberelli sono stati vandalizzati su terra palestinese prossima agli insediamenti israeliani, in otto casi registrati vicino ad Al Bowereh, Adh Dhahiriya, Khirbet Sarura e Umm ad Daraj (tutti a Hebron), Al Lubban Sharqiya e Sabastiya (entrambe a Nablus) e Al Mazra’a al Qibliya (Ramallah).

Altre proprietà palestinesi sono state danneggiate e il bestiame è stato ferito in 18 casi registrati a Ramallah, Nablus, Salfit, Hebron e Gerusalemme, o nelle vicinanze. I beni danneggiati comprendevano strutture residenziali e agricole, trattori, coltivazioni, tratti di reti idriche e pannelli solari. Nei restanti 18 casi segnalati in Cisgiordania, coloni israeliani hanno lanciato pietre, danneggiando 38 veicoli palestinesi.

9). In Cisgiordania, otto coloni israeliani, tra cui tre minori, sono stati feriti da palestinesi in sei diversi episodi (seguono dettagli).

Il 16 luglio, sulla strada 356 vicino all’insediamento di Tekoa (Betlemme), palestinesi armati hanno aperto il fuoco su veicoli israeliani. Tre israeliani sono rimasti feriti, compresi due minori. Successivamente, forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca nella città di Betlemme, dove hanno ferito cinque palestinesi, di cui tre con proiettili veri, e hanno fatto irruzione in una moschea dove hanno arrestato due palestinesi, tra cui uno sospettato di aver compiuto l’attacco.

Oltre ai due israeliani feriti vicino a Kobar e At Tuwani (vedi sopra), il 12 luglio, durante una manifestazione contro gli insediamenti a Kobar (Ramallah), un ragazzo di 14 anni è stato ferito da pietre lanciate da palestinesi.

Il 10 e 20 luglio, nel villaggio di Deir Qaddis (Ramallah) e all’interno dell’insediamento di Ghilo (Gerusalemme est), due israeliani sono rimasti feriti in una aggressione con coltello da parte di palestinesi. In altri tre casi registrati il 7, 9 e 16 luglio, vicino a Ramallah e Nablus, secondo fonti israeliane, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani provocando il ferimento di un israeliano e danni a tre veicoli.

10). Nella Città Vecchia di Gerusalemme, forze israeliane hanno sfollato dalla loro casa, con la forza, un’anziana coppia palestinese (seguono dettagli).

L’11 luglio, la famiglia Ghaith-Sub Laban è stata sfrattata dalla propria casa dopo che il loro contratto di locazione protetto era stato invalidato dai tribunali israeliani, consentendo il sequestro della loro proprietà da parte di un’organizzazione di coloni israeliani. A seguito del loro sfollamento, la loro casa è stata immediatamente consegnata a coloni israeliani. L’Ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissario per i Diritti Umani nei TPO ha affermato che le leggi israeliane utilizzate per sfrattare la famiglia sono intrinsecamente discriminatorie e violano gli obblighi di Israele in materia di diritti umani. Secondo le valutazioni dell’OCHA, circa 1.000 palestinesi sono a rischio di sgombero forzato a Gerusalemme est, principalmente a causa di procedimenti giudiziari avviati da gruppi di coloni.

11) Le autorità israeliane, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, hanno demolito, confiscato o costretto a demolire 54 strutture a Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, comprese 20 abitazioni. Di conseguenza, 66 palestinesi, tra cui 34 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 795 altri. Sedici (16) delle strutture interessate erano state fornite da donatori in risposta a precedenti demolizioni. Quindici (15) di queste 16 strutture sono state demolite in un’unica circostanza ad Al Muntar (Gerusalemme) e un’altra struttura è stata demolita a Beit Jala (Betlemme). L’ottanta per cento delle strutture colpite (43) si trovava in Area C. Le restanti undici strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, comprese nove strutture residenziali, provocando lo sfollamento di cinque famiglie, comprendenti 24 persone, tra cui 12 minori. Otto delle undici strutture demolite a Gerusalemme est sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre, non conteggiate sopra, le autorità israeliane hanno demolito due strutture agricole nell’area C di Birin vicino a Bani Na’im (Hebron) presumibilmente per “violazione di un terreno demaniale”.

12). Otto famiglie sono state sfollate dal governatorato di Gerusalemme e dalle colline a Hebron Sud, in conseguenza della violenza dei coloni e della perdita dell’accesso ai pascoli (seguono dettagli).

Il 10 e 19 luglio 2023, sette famiglie composte da 36 persone, inclusi 20 minori e otto donne (tutti registrati come rifugiati) della Comunità beduina di Al Baqa’a nel Governatorato di Gerusalemme, e una famiglia palestinese composta da 13 persone, inclusi nove minori, della Comunità di pastori di Wedadie, nelle colline di Hebron Sud (a sud del villaggio di As Samu’a) hanno smantellato le proprie strutture residenziali e di sostentamento, hanno lasciato le proprie Comunità e si sono trasferiti in luoghi più sicuri. Secondo le famiglie, il trasferimento è conseguenza dell’aumento delle attività insediative, seguite alla creazione di nuovi avamposti di insediamento di pastori e agricoltori israeliani. Tra il 2022 e il 2023 circa 300 persone sono state sfollate da Ras al Tin, Wadi as Seeq, Ein Samiya, Lifjim e Al Baqa’a, in ragione della violenza dei coloni e della perdita dell’accesso ai pascoli.

13). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 20 casi, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”. Questi episodi hanno interrotto il lavoro di agricoltori e pescatori. Un pescatore è rimasto ferito, altri quattro sono stati arrestati e una barca è stata sequestrata.

14). Il 5 luglio 2023, per la prima volta dall’escalation dello scorso maggio, gruppi armati palestinesi di Gaza hanno lanciato contro Israele cinque razzi che sarebbero stati tutti intercettati. Le forze aeree israeliane hanno effettuato quattro attacchi aerei ed hanno lanciato otto missili; secondo quanto riferito, prendendo di mira postazioni appartenenti a gruppi armati a Gaza City e nel nord di Gaza. Non ci sono state segnalazioni di feriti da nessuna delle due parti, ma sono state danneggiate una casa a Sderot e due strutture civili a Gaza.

Ultimi sviluppi (dopo il periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

Il 25, 26 e 27 luglio, in tre diverse operazioni condotte a Nablus e Qalqiliya, forze israeliane hanno sparato, uccidendo cinque palestinesi, tra cui un minore. Durante una delle operazioni, sono stati segnalati scontri a fuoco tra palestinesi e forze israeliane.

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Note a piè di pagina

1 – Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o da razzi palestinesi malfunzionanti, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute.

2 – Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte di OCHA include episodi avvenuti al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati (TPO) solo se hanno coinvolto residenti dei Territori Palestinesi Occupati come vittime o responsabili.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Versione originale

 

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 30 Maggio – 12 Giugno 2023

https://ochaopt.org/poc/30-may-12-june-2023

1). Un bimbo palestinese di due anni è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane (seguono dettagli). Il 1° giugno, un soldato israeliano ha sparato con proiettili veri, ferendo il bambino e suo padre; il bambino è morto, quattro giorni dopo, per trauma cranico. Secondo l’esercito israeliano, riportato dai media, il soldato ha erroneamente identificato l’auto dove erano seduti il padre e il bambino come possibile minaccia di attacco armato contro un vicino insediamento colonico israeliano. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, tra il 1° gennaio e il 12 giugno 2023, le forze israeliane hanno ucciso 21 minori palestinesi, rispetto ai 14 uccisi nello stesso periodo nel 2022.

2). Il 9 giugno, a un checkpoint vicino a Rantis (Ramallah), le forze israeliane hanno ucciso un palestinese. Secondo l’esercito israeliano, i soldati stavano ispezionando un veicolo sospettato di essere stato rubato; l’autista avrebbe tentato di afferrare l’arma di un soldato ed è stato colpito e ucciso da un altro soldato. Secondo quanto riferito, un membro delle forze israeliane è rimasto ferito. Il corpo del palestinese è stato trattenuto dalle autorità israeliane. Finora, nel 2023, in Cisgiordania e in Israele, sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane 13 palestinesi mentre attaccavano o, presumibilmente, tentavano di attaccare soldati israeliani.

3). Il 30 maggio, nei pressi dell’insediamento colonico di Hermesh (tra Jenin e Tulkarm) un colono israeliano è stato colpito e ucciso in una sparatoria con palestinesi. Ad oggi, ciò porta a 21 il numero di israeliani uccisi, nel 2023, in Cisgiordania compresa Gerusalemme est e in Israele, ad opera di palestinesi o in attacchi di palestinesi; nel 2022 erano stati sei, in un periodo equivalente. Tra le vittime anche un cittadino straniero.

4). In Cisgiordania sono stati feriti dalle forze israeliane 382 palestinesi (15 con proiettili veri), tra cui almeno 34 minori (seguono dettagli). Dei feriti, 25 sono stati segnalati durante dieci operazioni di ricerca-arresto. Altri 60 feriti si sono verificati in due episodi in cui le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Askar (Nablus) e nella città di Nablus per effettuare sopralluoghi delle case di famiglia di due palestinesi; uno accusato di aver ucciso una israeliana e le sue due figlie, e un altro accusato di aver ucciso una soldato; i sopralluoghi sono stati effettuati in preparazione della demolizione punitiva degli edifici.

In un altro caso, le forze israeliane hanno sparato, ferendo due palestinesi, un adulto e un bambino; ciò nel contesto di una irruzione nel Campo profughi di Aqabat Jaber (Gerico) per emettere un ordine di demolizione punitiva contro una struttura residenziale.

Altri 41 feriti, tra cui otto minori, sono stati segnalati durante una demolizione punitiva eseguita nella Città Vecchia di Ramallah (vedi maggiori dettagli di seguito).

207 palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane che accompagnavano coloni israeliani i quali hanno lanciato pietre, hanno appiccato il fuoco e sparato contro i palestinesi e le loro case o altre proprietà, a Burqa, Jalud (entrambi a Nablus), Al Mazara’a Al Qibliyeh (Ramallah) e Kafr Thulth (Qalqiliya).

Altri quarantasette (47) palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan (Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya) mentre manifestavano contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti colonici. In un altro caso, le forze israeliane hanno sparato, ferendo un palestinese che stava cercando di raggiungere il posto di lavoro in Israele attraverso un varco abusivo nella Barriera, vicino a Habla (Qalqilya).

Due distinti episodi sono stati registrati presso checkpoints: al checkpoint di Huwwara (Nablus), le forze israeliane hanno aggredito fisicamente e ferito un palestinese di Hebron; mentre al checkpoint del Campo profughi di Shu’fat a Gerusalemme Est, le forze israeliane hanno sparato, ferendo, con cinque proiettili veri, un palestinese di Ramallah, presumibilmente perché l’uomo guidava a velocità sostenuta verso un checkpoint installato all’ingresso di Gerusalemme est. Complessivamente, 325 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 15 sono stati colpiti da proiettili veri, 35 sono stati feriti con proiettili di gomma, quattro sono stati feriti da schegge, uno è stato aggredito fisicamente e due sono stati feriti da granate assordanti o da bombolette di lacrimogeni.

5). In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito 17 palestinesi, di cui tre con proiettili veri, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 25 casi (seguono dettagli). Il 30 maggio, nel villaggio palestinese di Jalud (Nablus), coloni israeliani armati, secondo quanto riferito, provenienti dall’avamposto colonico di Ahiya, hanno aperto il fuoco, hanno lanciato pietre e cercato di appiccare il fuoco a una casa palestinese. Sette palestinesi sono stati feriti con pietre e sette case palestinesi e due veicoli sono stati vandalizzati. I coloni erano accompagnati da forze israeliane, che hanno sparato proiettili di gomma e lacrimogeni, ferendo altri cinque palestinesi.

Il 4 giugno, nel villaggio di Burqa, coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dall’avamposto di Homesh, hanno ferito 145 palestinesi, la maggior parte curati per inalazione di gas lacrimogeni; hanno anche danneggiato almeno tre case, tre veicoli, una caserma e una struttura di sussistenza. Secondo i media israeliani, i palestinesi avevano lanciato pietre contro di loro, ferendone tre. Dopo l’intervento delle forze israeliane, quattro palestinesi sono stati feriti con proiettili veri e tre con proiettili di gomma, e 137 hanno richiesto cure mediche per inalazione di gas lacrimogeno.

Il 3 giugno, due palestinesi, tra cui una donna, sono stati aggrediti fisicamente e feriti dopo che coloni israeliani erano entrati nel quartiere palestinese di Sheikh Jarrah a Gerusalemme est, attaccando i residenti e danneggiando le case con pietre.

Il 12 giugno, nel quartiere di Ras Al ‘Amud, sempre a Gerusalemme est, coloni hanno aggredito fisicamente e ferito un uomo.

L’8 e il 7 giugno, ad Al Mazra’a Al Qibliya (Ramallah), coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dall’avamposto di Haresha, accompagnati dalle forze israeliane, hanno aggredito fisicamente e spruzzato gas al peperoncino ferendo tre palestinesi, tra cui una donna e danneggiando con pietre almeno sei veicoli. Durante lo stesso episodio, altri 15 palestinesi hanno ricevuto cure mediche dopo aver inalato gas lacrimogeni sparati dalle forze armate. Durante il periodo di riferimento, secondo fonti delle Comunità, in sei casi, più di 150 alberi e alberelli sono stati vandalizzati su terra palestinese prossima agli insediamenti israeliani.

Secondo fonti locali e testimoni oculari, in undici episodi segnalati a Duma, Yanun, Deir Sharaf, Madama e Burqa (tutti a Nablus), Ad Deir (Tubas), Kafr as Dik (Salfit), Al Mughayyir (Ramallah), Khallet Sakariya (Betlemme ), coloni hanno appiccato il fuoco ai raccolti, hanno fatto irruzione in case e terreni agricoli, lanciando pietre e causando danni ad almeno nove abitazioni, quattro strutture agricole, tre trattori; hanno vandalizzato due reti idriche e 16 veicoli ed hanno provocato lesioni al bestiame.

In altri due casi, coloni israeliani, secondo quanto riferito provenienti dall’avamposto dell’insediamento di Micha, hanno attaccato terreni agricoli di agricoltori palestinesi di Ein Samiya (Ramallah); altri coloni hanno lanciato pietre contro gli agricoltori, hanno vandalizzato un sistema di irrigazione dell’acqua che serve più di 10 ettari di terra coltivata, due serbatoi d’acqua, quattro strutture agricole, una latrina finanziata da donatori e almeno 15 alberi, compromettendo il sostentamento di almeno 14 famiglie palestinesi. In altri otto episodi, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno lanciato pietre, danneggiando 14 veicoli palestinesi che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania.

6). Un colono israeliano è stato ucciso (vedi sopra), mentre un altro è rimasto ferito in un attacco a colpi di arma da fuoco. Inoltre, in Cisgiordania, altri cinque sono rimasti feriti in episodi di lancio di pietre (seguono dettagli). Il 6 giugno, un colono israeliano è rimasto ferito e la sua auto ha subito danni ad opera di autori ritenuti palestinesi che hanno sparato contro il suo veicolo in transito tra i checkpoints di Za’tara e Huwwara (Nablus). Le forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo e istituito posti di blocco, ostacolando l’accesso e il movimento dei palestinesi dentro e fuori l’area (vedi sotto).

In altri tre episodi registrati il 31 maggio, il 2 e l’8 giugno, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani vicino a Betlemme, Gerico e Gerusalemme, provocando il ferimento di quattro coloni e danni a tre veicoli. Inoltre, in altri due casi segnalati vicino a Ramallah e Nablus, persone ritenute palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, causando, secondo fonti israeliane, danni a due veicoli.

7). Tre membri delle forze israeliane sono rimasti feriti in attacchi palestinesi (seguono dettagli). Il 2 giugno, nei pressi del villaggio di Deir Sharaf (Nablus), un soldato israeliano è stato ferito in un attacco a colpi di arma da fuoco da parte di un autore ritenuto palestinese.

Il 5 giugno, nella città di Huwwara (Nablus), altri due soldati israeliani sono rimasti feriti in un attacco di speronamento con auto da parte di un aggressore ritenuto palestinese. Successivamente, a seguito di entrambi gli attacchi, le forze israeliane hanno condotto operazioni di ricerca-arresto intorno alla città di Nablus, ostacolando il movimento dei residenti. Un palestinese, accusato di aver effettuato l’attacco di speronamento, è stato arrestato.

8). Imminente sgombero forzato a Gerusalemme est. A seguito di procedimenti legali avviati da un’organizzazione di coloni israeliani, un’anziana coppia palestinese corre il rischio imminente di essere sgomberata con la forza dalla propria casa nel quartiere musulmano della Città Vecchia di Gerusalemme. Si stima che 970 palestinesi, tra cui 424 minori, siano a rischio di sgombero forzato a Gerusalemme est a causa di procedimenti simili; tale pratica è incompatibile con il diritto internazionale. Quindici delle famiglie a rischio si trovano nella Città Vecchia.

9). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 14 strutture, comprese cinque case. Di conseguenza, 44 palestinesi, tra cui 19 bambini, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altri 70. Due delle strutture colpite nella Comunità di Tatrit, a Hebron, erano state fornite da donatori come assistenza umanitaria in risposta a una precedente demolizione. Durante tali fatti, le forze israeliane hanno danneggiato terreni agricoli, un muro, recinzioni metalliche, una rete idrica e 55 ulivi. La metà delle strutture colpite (sette) si trovavano in Area C. E le restanti sette strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, comprese due strutture residenziali nell’area di Wadi Qaddum a Silwan, provocando lo sfollamento di sei famiglie comprendenti 31 persone, tra cui 22 minori. A Gerusalemme Est, cinque delle otto strutture sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre (non conteggiato sopra), durante un’operazione militare israeliana condotta nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarm) in Area A della Cisgiordania, le forze israeliane hanno distrutto una struttura commerciale, compromettendo i mezzi di sussistenza di sette persone.

10). L’8 giugno, forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Ramallah in Area A della Cisgiordania ed hanno demolito con esplosivi il secondo piano di un edificio residenziale a più piani. Si è trattato di una demolizione punitiva della casa di famiglia di un palestinese accusato di aver ucciso due israeliani, e ferito altri, nel novembre 2022. Una famiglia, composta da sei persone, tra cui un minore, è stata sfollata e due famiglie hanno subito danni provocati alle abitazioni adiacenti. Durante l’operazione, 41 palestinesi sono rimasti feriti, tra cui otto minori e un giornalista, che è stato ricoverato in ospedale per fratture al cranio. Secondo quanto riferito, i palestinesi hanno lanciato pietre e oggetti esplosivi contro le forze israeliane e queste ultime hanno usato munizioni vere e proiettili di metallo rivestiti di gomma e gas lacrimogeni. Dall’inizio del 2023, per motivi punitivi sono state demolite 12 case e una struttura agricola, rispetto alle 14 strutture demolite nel 2022 e alle tre nel 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale.

11). Il 12 giugno, le forze israeliane hanno sfollato per otto ore una famiglia di otto persone della Comunità di pastori di Ibziq (Valle del Giordano), adducendo scopi di esercitazioni militari. Questa Comunità si trova in una “zona di fuoco”, così dichiarata da Israele e ad alto rischio di trasferimento forzato. Le “zone di fuoco” coprono quasi il 30% dell’Area C e ospitano 38 Comunità che comprendono 6.200 persone.

12). In Cisgiordania, le chiusure continuano ad interrompere l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli). Il 6, 7 e 12 giugno, l’esercito israeliano ha eretto cumuli di terra all’ingresso dei villaggi di Beita e Odala (entrambi a Nablus) e di Ya’bad (Jenin), ostacolando il movimento di almeno 32.000 palestinesi. Quest’ultimo tumulo è stato rimosso dopo due giorni, mentre quelli di Beita e Odala erano ancora presenti alla fine del periodo di riferimento. Secondo quanto riferito, queste chiusure sono state la risposta agli spari contro veicoli di coloni israeliani che hanno provocato il ferimento di un colono e di tre membri delle forze israeliane (vedi sopra).

Nell’area H2 della città di Hebron, sono stati segnalati sette checkpoints volanti, rispetto a una media bisettimanale di due dall’inizio del 2023, con conseguenti lunghi ritardi. Inoltre, l’accesso palestinese al villaggio di Al Mughayyir (Ramallah) è stato limitato per il diciottesimo giorno, a partire dalla fine del periodo di riferimento, determinando lunghi tempi di attesa per i pendolari, a causa delle prolungate ispezioni all’ingresso del villaggio.

Per la settima settimana, le forze israeliane hanno chiuso il cancello stradale installato all’ingresso del villaggio di Tuqu’ (Betlemme), limitando il movimento di circa 4.500 persone, e costringendo i residenti e altri ad utilizzare strade sterrate alternative e lunghe deviazioni per accedere a cliniche, scuole e mercati.

13). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 31 casi, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso. Non sono stati segnalati feriti o danni, anche se il lavoro di agricoltori e pescatori è stato interrotto. In cinque occasioni, bulldozer militari israeliani hanno spianato il terreno all’interno di Gaza vicino alla recinzione perimetrale a Gaza, Khan Younis, Gaza nord e l’area centrale.

Ultimi sviluppi (dopo il periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

In due distinti episodi verificatisi il 13 e 14 giugno, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese autistico durante un’operazione di ricerca-arresto condotta nel Campo profughi di Balata (Nablus) e un altro uomo durante un’operazione di demolizione punitiva nella città di Nablus. Secondo quanto riferito, entrambi gli episodi sono avvenuti durante scontri a fuoco con palestinesi.

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Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o con razzi palestinesi che non hanno raggiunto il bersaglio, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute

2 In questi rapporti le cifre delle vittime israeliane includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, sono conteggiate separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte dell’OCHA include episodi avvenuti al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati (TPO) solo se hanno coinvolto residenti dei Territori Palestinesi Occupati come vittime o responsabili. Durante questo periodo di riferimento, un cittadino straniero che è stato ucciso nel centro di Israele da un cittadino palestinese di Israele non è incluso in questo rapporto, e nemmeno il cittadino palestinese di Israele, che è stato colpito sul posto, e ucciso, dalla polizia.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 15 – 29 Maggio 2023

1). A Nablus e Jenin, nel corso di due operazioni di ricerca-arresto, le forze israeliane hanno ucciso quattro palestinesi e ferito altri 67 (seguono dettagli).

Il 22 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Balata (Nablus), uccidendo tre palestinesi. Secondo testimoni oculari e riprese video online, a uno degli uomini le forze israeliane hanno sparato alla schiena mentre tentava di fuggire dall’area. Successivamente, si è verificato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi, che ha provocato l’uccisione di altri due palestinesi che, secondo l’esercito israeliano, avevano partecipato allo stesso scontro a fuoco. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno demolito una struttura residenziale ed hanno distrutto parzialmente altre due unità usando esplosivi: sei famiglie palestinesi sono state sfollate (ulteriori dettagli di seguito). L’esercito israeliano ha dichiarato che la deflagrazione è stata causata dalla distruzione degli ordigni esplosivi trovati nel sito. 63 palestinesi sono rimasti feriti, di cui quattro con proiettili veri. Fonti mediche hanno riferito che le forze israeliane hanno limitato il movimento delle ambulanze nell’area, ostacolando la fornitura immediata di assistenza medica ai feriti. Secondo le forze israeliane, un soldato israeliano è rimasto ferito.

Il 29 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Jenin, cui è seguito uno scontro a fuoco con palestinesi. Un palestinese è rimasto ucciso; secondo l’esercito israeliano, l’uomo aveva partecipato allo scontro a fuoco e in precedenza era stato coinvolto in attacchi contro israeliani. Durante la stessa operazione, sei palestinesi sono rimasti feriti e altri sei sono stati arrestati. Secondo i media locali, le forze israeliane hanno ostacolato il lavoro dei paramedici e hanno causato danni a un’ambulanza. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, tra il 1° gennaio e il 29 maggio 2023, le forze israeliane hanno ucciso 112 palestinesi; più del doppio del numero di morti (53) registrati nello stesso periodo del 2022.

2). A Hebron, un colono israeliano ha sparato, uccidendo un palestinese che era entrato in un insediamento israeliano, secondo quanto riferito, con in mano un coltello. L’episodio è avvenuto il 26 maggio, nell’insediamento di Teneh Omarim (Hebron). Testimoni oculari, citati dai media israeliani, hanno affermato di temere che fosse lì per compiere una aggressione con coltello. Il suo corpo è stato trattenuto dalle autorità israeliane. In Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, dall’inizio del 2023 fino al 29 maggio, i coloni israeliani hanno ucciso cinque palestinesi, tre dei quali erano autori/presunti autori di aggressioni contro israeliani.

3). In Cisgiordania, le forze israeliane hanno ferito 409 palestinesi, tra cui almeno 41 minori; 40 di loro sono stati colpiti con proiettili veri (seguono dettagli).

214 dei ferimenti sono stati registrati durante operazioni delle forze israeliane. Più della metà dei feriti (83) si è verificata durante un’operazione condotta, prima dell’alba, nel Campo profughi di Aqbat Jaber (Gerico), durante la quale le forze israeliane hanno anche arrestato quattordici palestinesi, hanno causato ingenti danni alle case palestinesi ed hanno impedito a paramedici e ambulanze di raggiungere i feriti .

In quattro diversi episodi, le forze israeliane hanno ferito 122 palestinesi mentre scortavano coloni israeliani che sconfinavano in Comunità palestinesi. Di questi, la maggior parte è stata segnalata in due episodi principali: il primo nella città di Nablus, quando i coloni sono entrati nella tomba di Giuseppe; il secondo in prossimità di una sorgente, presso la Comunità palestinese di Qaryut (Nablus) in cui sono stati segnalati scontri.

Altri sessantanove palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan, Beita e Burqa (Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqilya) mentre manifestavano contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti. I rimanenti quattro ferimenti di palestinesi, tutti colpiti e feriti con proiettili veri, sono avvenuti durante scontri con lancio di pietre contro forze israeliane posizionate all’ingresso della città di Qalqiliya, del Campo profughi di Ayda e del villaggio di Husan (entrambi a Betlemme).

Complessivamente, 340 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 40 sono stati colpiti da proiettili veri, 16 sono stati feriti con proiettili di gomma, sette hanno riportato ferite da schegge, tre sono stati aggrediti fisicamente e tre sono rimasti feriti perché colpiti da granate assordanti o lacrimogeni.

4). Il 18 maggio, migliaia di israeliani hanno marciato attraverso Gerusalemme Est durante l’annuale Giornata di Gerusalemme “Marcia della Bandiera”, che commemora l’occupazione israeliana di Gerusalemme Est nel 1967. Le autorità israeliane hanno dispiegato migliaia di agenti di polizia ed eretto barriere metalliche fuori dalla Porta di Damasco, bloccando l’accesso dei palestinesi dentro e fuori la Città Vecchia di Gerusalemme. Sono scoppiati scontri tra palestinesi e forze israeliane durante i quali diversi palestinesi, compresi minori e donne, sono stati aggrediti fisicamente e almeno altri dieci sono stati arrestati. Folti gruppi di israeliani sono successivamente entrati nella Città Vecchia di Gerusalemme, gridando insulti e slogans provocatori contro i palestinesi e lanciando oggetti contro i giornalisti, ferendone almeno due. All’inizio dello stesso giorno, le autorità israeliane avevano limitato l’accesso dei palestinesi alla moschea di Al-Aqsa per celebrare le preghiere dell’alba, consentendo l’ingresso solo alle persone di età superiore ai 50 anni. Al mattino, a circa 2.600 israeliani era stato consentito l’accesso al Complesso con il supporto della polizia israeliana. Ne sono scaturiti scontri tra palestinesi e polizia israeliana.

5). In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito 17 palestinesi, di cui tre colpiti con proiettili veri, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 19 casi (seguono dettagli).

Tra il 19 e il 20 maggio, in tre distinti episodi, sono stati segnalati scontri tra coloni israeliani e palestinesi dopo che coloni israeliani hanno marciato nella Città Vecchia di Gerusalemme e nell’area di At Tur. I coloni hanno lanciato pietre, provocando danni a 17 veicoli di proprietà palestinese e a quattro negozi. Otto palestinesi e due coloni sono rimasti feriti. Le forze israeliane sono intervenute e hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma ferendo altri cinque palestinesi e arrestandone due.

Il 24 maggio, tre palestinesi sono stati feriti da proiettili veri, e uno da schegge, quando coloni israeliani, scortati dalle forze israeliane, sono entrati nel villaggio palestinese di Burqa (Nablus), attaccando i residenti e danneggiando case, serbatoi d’acqua e rifugi per il bestiame.

Il 26 maggio, secondo quanto riferito, un gruppo di circa 50 coloni israeliani armati, provenienti dall’insediamento israeliano di Adi Ad, ha aperto il fuoco, hanno lanciato pietre e aggredito fisicamente palestinesi che stavano lavorando nella propria terra tra i villaggi di Al Mughayyir e Turmus’aya (a est di Ramallah). Sei palestinesi sono rimasti feriti, di cui due colpiti da proiettili veri. I coloni hanno appiccato il fuoco a cinque veicoli di proprietà palestinese, ne hanno danneggiato altri quattro con pietre, danneggiando anche il foraggio per il bestiame.

Il 29 maggio, a Deir Dibwan (Ramallah), coloni israeliani, secondo quanto riferito provenienti da un avamposto di insediamento eretto recentemente e chiamato Sde Yonatan, hanno lanciato pietre e ferito due agricoltori palestinesi che lavoravano le proprie terre. Durante lo stesso episodio, i coloni hanno lanciato pietre, danneggiando cinque veicoli e una casa, ed hanno dato fuoco a un altro veicolo.

Secondo fonti della Comunità, durante il periodo di riferimento, sono stati vandalizzati, su terra palestinese, in otto episodi separati, più di 500 alberi e alberelli prossimi a insediamenti israeliani. Secondo fonti locali e testimoni oculari, in sei episodi registrati a Qaryut, Sabastiya e Burqa (tutti a Nablus), Ramin (Tulkram) e Beit Ummar (Hebron) coloni hanno appiccato il fuoco a terreni coltivati, causando danni ai raccolti, ed hanno fatto irruzione nei terreni agricoli , danneggiando strutture agricole, condotte idriche e recinzioni metalliche. Nei restanti cinque episodi segnalati in Cisgiordania, persone conosciute come coloni israeliani, o ritenute tali, hanno lanciato pietre, danneggiando otto veicoli palestinesi.

6). Il 23 e il 29 maggio due coloni israeliani sono stati feriti dal lancio di pietre contro veicoli che viaggiavano lungo le strade della Cisgiordania, presso Nablus e Ramallah. Inoltre, un soldato è rimasto ferito in uno speronamento con auto. In altri tre casi separati, segnalati vicino a Nablus, Jenin e Betlemme, palestinesi hanno sparato contro veicoli israeliani, provocando danni a tre veicoli; e ancora, nei pressi di Ramallah e Gerico, presumibilmente ad opera di palestinesi, sono state lanciate pietre contro veicoli israeliani, danneggiandoli. Fonti israeliane hanno riferito che, durante il periodo di riferimento, in totale, sono stati danneggiati sette veicoli israeliani. In un evento separato, il 21 maggio, sulla strada principale della città di Huwwara a Nablus, un soldato israeliano è rimasto ferito in uno speronamento con auto. L’aggressore è fuggito e le forze israeliane hanno avviato una caccia all’uomo, portando restrizioni all’accesso e al movimento palestinese dentro e fuori l’area interessata.

7). Il 22 maggio, i residenti della Comunità di pastori palestinesi di Ein Samiya a Ramallah si sono trasferiti; ciò a causa delle ripetute violenze dei coloni, della riduzione dei pascoli determinata dall’espansione degli insediamenti, oltre che a causa delle demolizioni e delle minacce alla loro scuola da parte delle autorità israeliane. Un totale di 33 famiglie comprendenti 178 persone, tra cui 78 minori, sono state sfollate. Nella sua dichiarazione del 25 maggio 2023, la coordinatrice umanitaria ad interim, Yvonne Helle ha sottolineato la natura non volontaria del loro sfollamento ed ha espresso preoccupazione per l’ambiente coercitivo in Cisgiordania, che ha portato a sfollamenti simili a Wadi as Seeq e Ras a Tin (entrambe a Ramallah) e nelle Comunità di Lifjim (Nablus), provocando lo sfollamento di oltre 180 palestinesi dall’inizio del 2022. Durante la notte del 23 maggio, coloni israeliani hanno fatto irruzione nella Comunità di Ein Samiya, vandalizzando la scuola della Comunità; inoltre hanno danneggiato cisterne d’acqua e distrutto tre latrine mobili.

8). L’intensificazione delle attività di insediamento israeliano nei pressi del villaggio palestinese di Burqa (Nablus) ha sollevato preoccupazioni per la sicurezza delle persone e l’accesso ai mezzi di sussistenza. Il 18 maggio, l’esercito israeliano ha revocato il divieto di ingresso di israeliani nell’insediamento di Homesh e ha assegnato la terra a un Consiglio regionale di coloni. Il 25 maggio, coloni israeliani hanno iniziato a erigere nuove strutture nell’insediamento. Secondo quanto riferito, queste attività fanno parte di un’iniziativa israeliana per “regolarizzare” l’insediamento che, originariamente, fu costruito su terra palestinese di proprietà privata, negandone l’accesso, fin da allora, ai legittimi proprietari palestinesi. L’insediamento fu evacuato nel 2005 e successivamente ricostituito come scuola religiosa.

9). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 43 strutture, comprese undici abitazioni. Di conseguenza, 56 palestinesi, tra cui 33 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 200 altri (seguono dettagli).

Una delle strutture colpite era stata fornita da donatori come assistenza umanitaria alla Comunità di pastori di Umm al Kheir a Hebron, situata in un’area designata dalle autorità israeliane come “zona di tiro 917” e dichiarata chiusa per consentire le esercitazioni dell’esercito israeliano.

Più dell’80% delle strutture colpite (35) si trovavano in Area C. Le restanti otto strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, comprese due strutture residenziali demolite nell’area di Wadi Qaddum a Silwan, provocando lo sfollamento di sette famiglie comprendenti 39 persone, di cui 22 minori. Cinque delle otto strutture demolite a Gerusalemme Est sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre (non conteggiato sopra), durante un’operazione militare israeliana nel Campo profughi di Balata, nell’area A della Cisgiordania, le forze israeliane hanno demolito tre strutture residenziali, sfollando sei famiglie comprendenti 34 persone, tra cui 20 minori.

10). Il 23 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio di Ni’lin (Ramallah) nell’Area B della Cisgiordania e hanno demolito per motivi punitivi la casa a più piani di una famiglia il cui membro, il 9 Marzo 2023, aveva ucciso in Israele un israeliano e ne aveva feriti altri due. Una famiglia, composta da 14 persone, tra cui otto minori, è stata sfollata e due famiglie sono state colpite in altro modo. Dall’inizio del 2023, sono state demolite per motivi punitivi undici case e una struttura agricola, rispetto alle 14 strutture del 2022 e alle tre del 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale.

11). In due occasioni, per consentire esercitazioni militari, le forze israeliane hanno temporaneamente sfollato, per quattro ore, tre famiglie comprendenti 14 persone, della Comunità di pastori di Al Farisiya-Nab’a al Ghazal, nella Valle del Giordano settentrionale. Questa Comunità si trova in una “zona di fuoco”, così dichiarata da Israele ed è considerata ad alto rischio di trasferimento forzato. Le “zone di fuoco” coprono quasi il 30% dell’Area C e ospitano 38 Comunità che comprendono 6.200 persone.

12). In Cisgiordania le chiusure continuano a interrompere l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli).

Il 23 e il 25 maggio, l’esercito israeliano ha eretto cumuli di terra e ha chiuso il cancello stradale all’ingresso dei villaggi di Shufa (Tulkarm) e Beit Iksa (Gerusalemme), rispettivamente per un giorno e per due ore, ostacolando il movimento di almeno 1.400 palestinesi. Secondo quanto riferito, nel caso di Shufa, ciò è avvenuto in risposta a un episodio di spari contro veicoli di coloni israeliani, che ha provocato il ferimento di un colono.

Inoltre, in due distinti episodi, il 16 maggio l’esercito israeliano ha installato due cancelli stradali: uno all’ingresso della città di Gerico e l’altro su una strada che conduce a terreni agricoli nella Comunità di Al ‘Auja a Gerico, ostacolando l’accesso palestinese dentro e fuori la città di Gerico e verso terreni agricoli. Nell’area H2 della città di Hebron, sono stati segnalati un totale di 12 checkpoints volanti, rispetto a una media bisettimanale di due dall’inizio del 2023, con conseguenti lunghi ritardi. Inoltre, durante il periodo in esame, l’accesso palestinese al villaggio di Al Mughayyir (Ramallah) ha continuato a essere limitato, secondo quanto riferito, a causa del lancio di pietre contro veicoli di coloni israeliani.

13). Nella Striscia di Gaza, in almeno 15 casi, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento” contro palestinesi che si avvicinavano o alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa. Non sono stati segnalati feriti o danni, anche se è stato interrotto il lavoro di agricoltori e pescatori. In tre occasioni, i bulldozer militari israeliani hanno spianato il terreno, all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale a Rafah, Khan-Younis e nell’Area Centrale. Il 18 maggio, palestinesi si sono riuniti vicino alla recinzione perimetrale nella città di Gaza per protestare contro l’annuale Giornata di Gerusalemme “Marcia della bandiera”. Le proteste hanno portato a scontri tra forze israeliane e manifestanti palestinesi, vicino alla recinzione, provocando il ferimento di 11 palestinesi, tra cui due minori, una donna e un paramedico.

Ultimi sviluppi (al di fuori del periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto

Il 30 maggio, nei pressi dell’insediamento di Hermesh, tra i governatorati di Jenin e Tulkarm nella Cisgiordania settentrionale, in uno scontro a fuoco, un colono israeliano è stato colpito e ucciso da un palestinese. Le forze israeliane hanno lanciato una caccia all’uomo e istituito posti di blocco, ostacolando l’accesso e il movimento dei palestinesi dentro e fuori l’area. In seguito all’accaduto, coloni israeliani hanno attaccato palestinesi e loro proprietà nei villaggi circostanti e agli incroci stradali.

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Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane, ad esempio da civili israeliani o colpiti da razzi palestinesi non giunti a bersaglio , così come quelli la cui causa immediata della morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute. In questo periodo di riferimento, un palestinese che è stato ucciso da un colono israeliano viene conteggiato separatamente.

2 Le vittime israeliane in questi grafici includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata della morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Coloni israeliani inferociti bruciano case e auto palestinesi a Nablus

Redazione di Al Jazeera

27 febbraio 2023 – Al Jazeera

Tra crescenti tensioni decine di coloni israeliani incendiano case e auto palestinesi nella città settentrionale di Huwara

Coloni israeliani hanno dato fuoco a decine di abitazioni e automobile palestinesi a Huwara, cittadina a Nablus, nella Cisgiordania occupata, in quello che sembra essere il peggiore scoppio di violenza dei coloni da decenni.

I media palestinesi affermano che circa 30 case e auto sono state incendiate a tarda notte da parte dei coloni durante l’aggressione, avvenuta un giorno dopo che due coloni sono stati uccisi. In precedenza questo mese 11 palestinesi sono stati uccisi in un’incursione militare israeliana a Nablus.

Il ministero della Sanità palestinese ha affermato che domenica un trentasettenne è stato colpito e ucciso da fuoco israeliano. La Mezzaluna rossa palestinese ha detto che altri due sono stati feriti da colpi di arma da fuoco, mentre una terza persona è stata accoltellata e una quarta picchiata con una sbarra di ferro.

Altre 95 persone sono state curate per aver inalato gas lacrimogeni.

Ghassan Douglas, un funzionario palestinese che monitora le colonie israeliane nella regione di Nablus, stima che circa 400 coloni ebrei hanno preso parte all’aggressione, che avviene dopo che secondo il governo Giordano ha informato che l’Autorità Palestinese (PA) e politici israeliani si sono accordati su iniziative per calmare la situazione.

La tensione tra palestinesi e israeliani è aumentata in seguito all’intensificazione di incursioni letali nei territori occupati.

Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha condannato quelle che ha definite “le azioni terroristiche condotte stanotte da coloni sotto la protezione delle forze di occupazione.”

Noi consideriamo che il governo israeliano ne è totalmente responsabile,” ha aggiunto.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha invitato alla calma e ha esortato contro la violenza dei giustizieri.

In una dichiarazione video Netanyahu ha affermato: “Chiedo che quando ribolle il sangue e gli spiriti sono infiammati non vi facciate giustizia da soli.”

L’Unione Europea ha affermato di essere “allarmata” dalla violenza a Huwara e che “le autorità di entrambe le parti devono intervenire subito per porre fine a questo infinito ciclo di violenze.”

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)

L’ incendio di una casa attaccata dai coloni Foto:[Hisham K. K. Abu Shaqra/Anadolu]

Un’altra casa in fiamme Foto:Hisham K. K. Abu Shaqra/Anadolu

Il mobilio di una casa attaccata con il fuoco Foto:[Ronaldo Schemidt/AFP

L’interno di una casa bruciata dai coloni protetti dall’esercito israeliano. Foto:[Ronaldo Schemidt/AFP]