Il nuovo ministro delle Arti afferma che il boicottaggio del festival di Sydney è una “forma di censura”

Linda Morris

10 gennaio 2022 – The Sydney Morning Herald

Il nuovo ministro delle Arti Ben Franklin ha criticato il boicottaggio del festival di Sydney, che ormai riguarda decine di eventi, affermando che rischia di far tacere varie voci e importanti prospettive con “grave danno” per la società e gli artisti alle prese con la pandemia.

Dopo essersi unito alla standing ovation per Decadance, il lavoro la cui sponsorizzazione da parte dell’ambasciata israeliana ha determinato polemiche, il ministro ha postato su una rete sociale di essere molto preoccupato “riguardo al fatto di bloccare specifiche voci creative solo per la loro nazionalità.”

“Imporre una censura di questo tipo rischia di mettere a tacere importanti messaggi da un’ampia gamma di prospettive.”

Secondo gli organizzatori del boicottaggio, da quando in novembre è stato annunciato, ora in totale sono stati cancellati dal festival 27 eventi. Dieci artisti si sono ritirati dagli spettacoli che stanno ancora proseguendo e sono previste altre rinunce.

Negli ultimi giorni il boicottaggio si è esteso, includendo l’attrice Judith Lucy [attrice comica australiana, ndtr.] e Maeve Marsden, la regista di LIzzie, il musical previsto al teatro Hayes.

Avendo riflettuto a lungo sulla sua decisione, Lucy ha affermato di essere stata sconcertata dal comportamento della direzione del festival di Sydney “in particolare dall’accordo di sponsorizzazione con l’ambasciata israeliana, ma anche dal fatto che hanno lasciato i loro artisti nella merda.”

Chiedendo scusa a quanti sono arrabbiati in quanto già in possesso del biglietto, Lucy ha affermato che gli artisti sarebbero stati condannati qualunque posizione avessero preso.

In un comunicato Marsden ha detto che, in quanto organizzazione apolitica, il festival ha “sbagliato oltre ogni limite a collaborare con lo Stato di Israele” e a utilizzare denaro stanziato per la cultura al fine di occultare “gravi violazioni delle leggi internazionali”.

Ma la direzione del teatro Hayes, ha detto Marsden, ha rifiutato la sua proposta che Lizzie, una interpretazione gotica della vita di Lizzie Borden [statunitense che a fine ‘800 venne prima accusata di aver ucciso con un’ascia padre e matrigna e poi assolta, ndtr.], venisse tolta dal programma del festival.

Il boicottaggio riguarda l’accettazione da parte del festival di 20.000 dollari australiani [13.000 euro] dell’ambasciata israeliana a Canberra per la messa in scena da parte della Sydney Dance Company di Decadance, un lavoro creato dal coreografo israeliano Ohad Naharin e dalla Batsheva Dance Company di Tel Aviv.

“È stato un lavoro straordinario, non ho mia visto niente del genere. È crudo, appassionato, viscerale e profondamente emozionante,” ha detto lunedì Franklin a questo giornale.

“Sono rattristato dal fatto che questo problema ha oscurato questo straordinario lavoro da parte del coreografo che è noto per essere un oppositore di molte delle politiche del governo israeliano riguardo al popolo palestinese.”

L’attivista Fahad Ali ha affermato che il ministro non ha colto la questione: “Il nostro problema riguarda l’accettazione della sponsorizzazione israeliana e il fatto che un logo del governo israeliano sia sul programma e sul sito web, perché ciò gli fornisce una copertura. Normalizza violazioni dei diritti umani e consente a Israele di ottenere pubblicità grazie a un’istituzione culturale. Il reale evento in sé, Decadance, i ballerini, gli artisti e il coreografo, niente di tutto questo viene messo qui in discussione.”

Gene Simmons, membro del gruppo rock Kiss, il produttore vincitore di un Oscar Emile Sherman e la cantante Deborah Conway hanno firmato una lettera aperta che definisce il boicottaggio divisivo e “un’offesa sia ai palestinesi che agli israeliani.”

Franklin, membro dei Nationals [partito di destra, ndtr.], ha sostituito Don Harwin nell’ultimo rimpasto di governo. Ha affermato che l’arte è stata duramente colpita dalla pandemia e ora è tempo di dare agli artisti ogni opportunità di ritornare a esibirsi davanti al pubblico.

“Le arti dovrebbero consentire di dire la verità e mettere davanti alla società e a volte anche al governo uno specchio onesto e vivido. Non voglio adottare un approccio prescrittivo riguardo a quello che i creativi dovrebbero fare,” ha affermato.

“Penso che sia importante che sentano la libertà di espressione per essere in grado di dire e definire i problemi di cui si preoccupano nella loro esperienza personale o nella società nel suo complesso.”

Ma Ali ricorda che nessuno mise in discussioni la decisione di Don Bradman [famoso giocatore di cricket australiano, ndtr.] di non andare in tournée in Sudafrica durante l’apartheid. Le buone intenzioni, ha affermato, non sono state sufficienti a cambiare la condizione del popolo palestinese: “Chiedo al ministro: cosa dovrebbero fare i palestinesi per porre fine a questa situazione di apartheid?”

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)