Israele blocca gli strumenti sanitari per la cura degli abitanti di Gaza affetti da malattie renali

Hanin A. Elholy

31 luglio 2023 – The Electronic Intifada

Naseem ama il calcio.

Grande fan dell’argentino Lionel Messi, Naseem giocava ovunque potesse: a scuola, per strada, per un club locale.

Purtroppo, ultimamente non è nemmeno in grado di dare qualche calcio al pallone. A causa della sua malattia il bambino di 10 anni teme di dover rinunciare al suo amato gioco.

I reni di Naseem non funzionano correttamente e deve seguire una dieta alimentare molto stretta. È stato consigliato un trapianto ma finora non è stato possibile programmarne uno.

Perché non sono come i miei fratelli e sorelle?” chiede. Loro possono mangiare e bere quello che vogliono. Perché io no?

Naseem è in cura per i suoi problemi renali presso l’ospedale al-Rantisi di Gaza City.

Per quanto l’ospedale fornisca gratuitamente la dialisi e alcuni medicinali, il trattamento di Naseem costa alla sua famiglia quasi 100 dollari al mese.

Le spese hanno messo a dura prova la famiglia. Il padre di Nassem è in prigione per debiti non pagati.

Il personale di al-Rantisi, l’unico ospedale di Gaza che fornisce ai bambini la dialisi, fa del suo meglio per prendersi cura di pazienti affetti da malattie renali come Naseem. Ciononostante, il blocco totale a cui Gaza è sottoposta ormai da 16 anni fa sì che non riesca a fornire un servizio adeguato.

Il Ministero della Salute di Gaza ha recentemente segnalato che l’ospedale al-Rantisi ha un disperato bisogno di tubi per le macchine per la dialisi, oltre ad altre attrezzature essenziali. Il Ministero della Salute ha anche dichiarato che negli ultimi due anni Israele ha quasi sempre impedito l’ingresso a Gaza delle attrezzature tecnologiche di telemedicina utilizzate negli esami sui pazienti nefropatici.

Condizioni disumane”

Il dottor Nabil Ayad dirige il dipartimento di nefrologia dell’ospedale

al-Rantisi.

“Essere un medico è fondamentalmente un lavoro umanitario”, dice. Ma a Gaza noi medici lavoriamo in condizioni disumane. Sono sempre esausto, fisicamente ed emotivamente. Il mio cuore soffre per ogni madre che vede il proprio figlio soffrire”.

Il suo collega, il dottor Muhammad al-Anqar, osserva che la carenza di medicinali ha costretto l’ospedale a somministrare dosi inferiori a quelle raccomandate a livello internazionale.

Il Ministero della Salute di Gaza ha recentemente riferito che gli ospedali di Gaza stanno funzionando a metà rispetto alla loro capacità. Circa il 40% dei medicinali e oltre il 30% delle forniture mediche non sono più disponibili.

“Alcuni pazienti hanno bisogno di medicine tre volte al giorno”, dice al-Anqar. “Ma possiamo somministrarle solo una volta.”

Woroud, 14 anni, è un altra bambina ricoverata all’ospedale al-Rantisi.

Ha bisogno di medicinali per l’assorbimento del calcio e altre patologie attualmente non disponibili a Gaza.

Sua madre, nota come Um Muhammad, è angosciata per la cattiva salute di Woroud.

Woroud in arabo significa fiori. “Il mio fiore non sta più sbocciando”, dice sua madre.

Sia Woroud che suo padre hanno bisogno della dialisi per problemi renali.

“I miei tre figli e mio marito sono malati”, dice sua madre. “È molto difficile. Nessuno mi aiuta. Devo fare tutto da sola”.

Un incubo”

Tala, 13 anni, ha mantenuto un forte senso dell’umorismo nonostante sia malata da diversi anni. La sua materia preferita a scuola è l’inglese e spera di diventare un giorno insegnante di lingue.

“Ho viaggiato molto”, scherza. “Fino al quartiere vicino.”

Dal momento che sua madre è impegnata a prendersi cura dei fratelli più piccoli, è la sorella di Tala, Marwa, che spesso la accompagna quando va in ospedale.

“Sono la sua sorella maggiore e la sua seconda madre”, dice Marwa.

Aseel, anche lei tredicenne, ha dovuto smettere di frequentare la scuola a causa della sua malattia.

“La dialisi richiede ore”, dice suo padre Mahmoud. Aseel trascorre quel tempo guardando cartoni animati sul cellulare e cercando di distrarsi. Dopo la dialisi è molto stanca”.

Maher, 13 anni, ha vissuto molto più a lungo di quanto si aspettasse lo staff medico.

All’età di 5 mesi, dopo un improvviso calo ponderale, gli è stato diagnosticato un problema renale. Un medico ha previsto che sarebbe morto entro i sei mesi successivi.

Nonostante abbia smentito le previsioni, Maher è ancora malato. Sua madre lo porta all’ospedale al-Rantisi per la dialisi tre volte alla settimana.

Finora non è stato possibile pianificare un trapianto per Maher.

“Mi sono sposata a 16 anni e ora ne ho 24”, dice sua madre, conosciuta come Um Hafez. Ho trascorso quelli che avrebbero dovuto essere gli anni migliori della mia vita in ospedale. Spero solo che questo incubo finisca presto”.

Hanin A. Elholy è una ricercatrice, scrittrice e traduttrice che vive a Gaza.

(traduzione di Aldo Lotta)




I palestinesi continuano a dovere affrontare barriere sanitarie

Sharmila Devi

20 maggio 2023, The Lancet,

L’OMS afferma che l’occupazione, le divisioni politiche, la frammentazione, il blocco e gli ostacoli alla circolazione continuano a limitare l’accesso ai servizi sanitari. Lo riferisce Sharmila Devi.

Secondo due nuovi rapporti pubblicati dall’OMS il 9 maggio 2023, notevoli ostacoli continuano a impedire il diritto alla salute nel territorio palestinese occupato, tra cui “occupazione in corso, divisioni politiche… ostacoli fisici al movimento e attuazione di un regime di permessi”.

I rapporti sono stati diffusi durante uno dei peggiori conflitti degli ultimi anni tra Israele e la Jihad islamica palestinese, che ha provocato la morte di almeno 33 persone nella Striscia di Gaza e due persone in Israele. Un cessate il fuoco avrebbe dovuto entrare in vigore alla fine del 13 maggio.

I rapporti dell’OMS documentano 750 attacchi a strutture e personale sanitario registrati nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania dal 2019 al 2022, che hanno provocato la morte di un operatore sanitario e il ferimento di 568, con 315 ambulanze e 160 strutture sanitarie colpite. “Nel 2022, abbiamo visto il maggior numero di palestinesi uccisi dalle forze di sicurezza israeliane dal 2005, spesso a seguito di un uso eccessivo della forza”, Ajith Sunghay, capo dell’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) nei Territori palestinesi occupati, si legge in un comunicato stampa. “Questa tendenza è aumentata solo nel 2023. L’OHCHR e l’OMS hanno documentato che le forze israeliane hanno spesso impedito l’accesso alle cure mediche, anche per le squadre di prima risposta per raggiungere le persone con ferite potenzialmente letali”.

Dal 2019 al 2021, solo il 55% dei farmaci essenziali era disponibile nel Central Drug Store del Ministero della Salute nella Striscia di Gaza, secondo il rapporto Diritto alla Salute dell’OMS. Il rapporto invitava Israele a “porre fine al ritardo arbitrario e alla negazione dei permessi per i pazienti palestinesi”, in tutto il territorio palestinese occupato.

Solo il 65% delle richieste dei pazienti di uscire dalla Striscia di Gaza per raggiungere Gerusalemme Est, Cisgiordania, Giordania o Egitto per cure mediche sono state approvate da Israele e le ambulanze hanno dovuto affrontare un tempo medio di attesa di 68 minuti al valico di Erez tra Israele e il Striscia di Gaza. L’OMS ha anche espresso preoccupazione per i 385 interrogatori da parte delle forze di sicurezza israeliane di pazienti e dei loro compagni che hanno lasciato la Striscia di Gaza per ricevere cure mediche nel 2019-21.

La Striscia di Gaza è sotto il blocco israeliano dal 2007, quando il gruppo militante Hamas vinse le elezioni parlamentari palestinesi. Un governo palestinese separato sotto il presidente Mahmoud Abbas amministra la Cisgiordania. Sebbene i tassi di approvazione israeliana dei permessi per pazienti e accompagnatori dalla Cisgiordania fossero superiori a quelli della Striscia di Gaza, tra il 2011 e il 2021 sono state negate 331.678 domande di permesso dalla Cisgiordania.

L’altro rapporto dell’OMS, Palestine Voices 2022 to 2023, ha documentato l’impatto delle barriere all’accesso sanitario sui palestinesi. Fatma, una bambina di 19 mesi della Striscia di Gaza, è morta il 25 marzo 2022, dopo che le era stato ritardato l’accesso alla cardiochirurgia salvavita per quasi 3 mesi. Fatma è nata con una condizione cardiaca congenita nota come difetto del setto atriale e aveva bisogno di un intervento chirurgico presso il Makassed Hospital di Gerusalemme est. La sua famiglia ha chiesto tre volte i permessi per raggiungere gli appuntamenti in ospedale, ma le sono stati negati.

“Ci sono problemi sistemici che colpiscono gli operatori sanitari di Gaza e influiscono sull’accesso delle persone a un’assistenza sanitaria di qualità”, ha detto a The Lancet Sarah Davies, portavoce del Comitato internazionale della Croce Rossa a Gerusalemme.

“La regolare carenza di farmaci per il trattamento di malattie croniche, come il cancro, le malattie renali o il diabete nelle strutture sanitarie pubbliche a causa delle risorse limitate delle autorità sanitarie è ulteriormente complicata dalle difficili procedure di importazione. Questa restrizione alla circolazione di persone e merci dal 2007 impedisce anche agli operatori sanitari specializzati di ricevere una formazione iniziale e continua per garantire che le loro competenze rimangano all’interno delle linee guida delle migliori pratiche.”

Al 15 maggio, il Coordinatore delle attività governative nei Territori, l’organo del ministero della difesa israeliano che sovrintende agli affari civili nei Territori palestinesi occupati, non ha commentato i rapporti dell’OMS.

“Questi rapporti servono come duro promemoria del fatto che la comunità internazionale deve agire con urgenza per alleviare le sofferenze degli abitanti di Gaza e garantire il rispetto del loro diritto all’accesso a un’assistenza sanitaria di qualità. Non possiamo stare a guardare mentre queste violazioni dei diritti umani continuano ad avvenire”, ha dichiarato a The Lancet Aseel Aburass, coordinatore dei progetti e della ricerca per i Medici per i diritti umani in Israele.

Un rapporto pubblicato da Medici Senza Frontiere (MSF) il 4 aprile, ha dettagliato l’impatto sulla salute delle misure militari israeliane a Masafer Yatta e dintorni, un’area della Cisgiordania dove, nel 2022, la Corte Suprema israeliana ha consentito lo sfollamento forzato dei palestinesi per far posto a una zona militare. Secondo il rapporto, ai pazienti veniva regolarmente negato l’accesso ai villaggi in cui MSF fornisce servizi medici se la loro carta d’identità mostrava che provenivano da un altro villaggio.

Il 15 maggio, l’ONU per la prima volta ricordato ufficialmente con eventi e incontri a New York il 75° anniversario della Nakba, che significa catastrofe in arabo e si riferisce allo sfollamento di massa dei palestinesi quando Israele fu fondato nel 1948.

Per i due rapporti dell’OMS vedere https://www.emro.who.int/opt/information-resources/right-to-health.html

Per il rapporto di MSF vedere https://msf.org.uk/article/palestine-new-msf-report-reveals-health-impact-coercive-measures-masafer-yatta

Per la commemorazione ONU della Nakba vedere https://www.un.org/unispal/nakba75/

Traduzione di Angelo Stefanini