Israele ha ucciso altri 124 palestinesi in 24 ore

Redazione di Middle East Monitor

5 marzo 2024 – Middle East Monitor

Ieri il ministero palestinese della Sanità ha affermato che nelle ultime 24 ore, fino a lunedì mattina, l’esercito israeliano ha commesso 13 nuovi massacri contro famiglie nella Striscia di Gaza, uccidendo 124 persone e ferendone altre 210.

Gli aerei da guerra israeliani hanno colpito in tutta la Striscia di Gaza mentre la guerra all’enclave assediata è entrata nel 150esimo giorno. Nel frattempo al Cairo sono continuati i colloqui tra una delegazione di Hamas e mediatori provenienti da Qatar, Egitto e Stati Uniti per raggiungere un accordo per il cessate il fuoco nel territorio occupato.

Gli attacchi aerei contro Rafah, nella parte meridionale della striscia di Gaza, sono stati intensificati, uccidendo decine di persone nel campo profughi d Nuseirat. L’artiglieria israeliana ha bombardato aree residenziali e rifugi nei campi di Jabalia, Khan Yunis, Deir Al-Balah e Tal Al-Zaatar.

Finora dal 7 ottobre Israele ha ucciso almeno 30.534 palestinesi a Gaza ne ha feriti altri 71.920. Attualmente è accusato di genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Hamas afferma che si è raggiunto un accordo con Israele per placare la violenza

Redazione di MEE

31 agosto 2020 – Middle East Eye

L’annuncio giunge dopo settimane di crescenti tensioni e mentre Gaza deve fare i conti con la pandemia da coronavirus

Lunedì Hamas ha annunciato che, grazie alla mediazione del Qatar, è stato raggiunto un accordo per evitare un’escalation con Israele dopo una fiammata durata quattro settimane che ha visto Gaza bombardata quasi quotidianamente.

In un comunicato l’ufficio del leader di Hamas Yahya Sinwar afferma che “dopo una serie di colloqui, mediati dal rappresentante del Qatar Mohammed al-Amadi, si è raggiunta un’intesa per evitare un’escalation e stabilizzare la situazione.”

Israele ha ripetutamente bombardato Gaza dal 6 agosto, con quella che sostiene essere una risposta agli ordigni incendiari inviati in volo e, meno frequenti, razzi lanciati oltre il confine.

Secondo dati dei vigili del fuoco, le bombe incendiarie, ordigni artigianali attaccati a palloni, aquiloni, preservativi gonfiati o buste di plastica, hanno innescato più di 400 incendi nel sud di Israele.

I palloni incendiari sono generalmente visti come un tentativo da parte di Hamas di migliorare le condizioni di una tregua informale in base alla quale Israele si era impegnato ad alleggerire il suo blocco durato 13 anni in cambio della calma sul confine.

Ma finora la risposta di Israele è stata di inasprire il blocco, che secondo i critici rappresenta una punizione collettiva dei due milioni di abitanti della zona impoverita.

Anche l’Egitto ha mantenuto l’assedio, restringendo sul suo confine gli spostamenti in entrata e in uscita da Gaza. In seguito ai tentativi di mediazione, Hamas afferma che “verranno annunciati vari progetti a favore del nostro popolo nella Striscia di Gaza e per contribuire a migliorare” le difficili condizioni di vita. Il suo comunicato non specifica nessuno dei progetti, ma afferma che le condizioni torneranno a essere “quelle che erano prima dell’escalation.”

In base a precedenti accordi non ufficiali raggiunti attraverso mediatori, Hamas ha tentato progetti economici su larga scala per contribuire a ridurre la disoccupazione che si aggira intorno al 50%, un ampio alleggerimento delle restrizioni agli spostamenti e un incremento delle forniture di energia elettrica da parte di Israele. Accusa Israele di muoversi troppo lentamente o di non rispettare i propri impegni.

Lunedì sera il COGAT, un ente militare israeliano responsabile delle questioni dei civili palestinesi, ha annunciato che avrebbe immediatamente riaperto l’unico valico commerciale di Gaza e ripreso la fornitura di carburante al territorio. Ha anche affermato che avrebbe riaperto una zona di pesca di 25 km dalle coste di Gaza.

Questa decisione verrà verificata sul terreno: se Hamas, che è responsabile di ogni azione intrapresa nella Striscia di Gaza, non rispetta i suoi obblighi, Israele si comporterà di conseguenza,” ha affermato.

L’inviato dell’ONU nella regione, Nickolay Mladenov, ha accolto favorevolmente l’accordo.

Porre fine al lancio di ordigni e proiettili incendiari, ripristinare la fornitura dell’elettricità consentirà all’ONU di concentrarsi sulla gestione della crisi da COVID-19”, ha twittato.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Uccisione di un paramedico a Betlemme

Da Gaza a Betlemme… la scia di sangue non si ferma

Pressenza

27.03.2019 Patrizia Cecconi

 

Fuori gli internazionali dalla Striscia di Gaza! I testimoni obiettivi sono sgraditi. Israele seguita a bombardare, non riconosce la tregua e i media mainstream dichiarano che Israele risponde ai missili inviati dalla resistenza gazawa e non dicono che invece non accetta il cessate il fuoco.  Anzi, per la verità i media che rispettano le veline israeliane non parlano mai di “resistenza”, sarebbe come legittimarla mediaticamente, la resistenza, effettivamente legittima per il Diritto internazionale. Loro parlano di terrorismo o, al più, di azioni armate, come se i missili israeliani fossero caramelle alle quali Hamas o Jihad rispondono con i loro razzi.

Israele ha invitato i vari consolati a ritirale i loro cooperanti e volontari. Qualcuno non voleva uscire, compreso chi scrive, ma la situazione si fa difficile, anche burocraticamente, dobbiamo assolutamente uscire. Ora siamo a Betlemme. Betlemme, per i cristiani il luogo di nascita di Gesù. Betlemme, per cristiani, musulmani e laici palestinesi luogo, al pari degli altri, di continua repressione e di continui crimini israeliani. ULTIMO QUELLO DI IERI SERA. Sajid Mezhir, un giovane infermiere che stava prestando soccorso ad alcuni ragazzi feriti dall’esercito occupante entrato nel campo profughi di Dheisheh, periferia di Betlemme.

A circa 70 chilometri da Betlemme, Gaza, tutta la notte sotto bombardamento. Ogni tanto sul cielo di Betlemme sfrecciava un F16. Gli esperti lo riconoscono dal rombo. Qui, guardare un areo che sfreccia in cielo non dà quasi mai l’idea della libertà di chi può viaggiare in luoghi esotici. Qui, quando sfreccia un aereo si guarda la direzione e poi si fa un cenno con la testa come a dire “è diretto laggiù”. E quando un aereo è diretto “laggiù” non porta turisti, non potrebbe neanche atterrare visto che nel 2001 Israele ha distrutto completamente l’aeroporto internazionale di Rafah-Striscia di Gaza, come prima azione di assedio, quella dal cielo, alla quale negli anni successivi, dopo aver evacuato la Striscia dai coloni ebrei, si sarebbe aggiunto l’assedio completo: da terra e dal mare. Quello contro il quale dimostrano i gazawi, ogni venerdì, da un anno esatto. Manifestazioni alle quali Israele ha risposto con 256 assassinati a freddo, ragazzi, donne, uomini e bambini, infermieri che prestavano soccorso, fotografi e giornalisti. Ne ha uccisi “solo” 256 perché i gazawi hanno organizzato una fitta cortina di fumo nero bruciando vecchi copertoni d’auto, ma ne hanno feriti circa 28 mila e di questi alcune centinaia resteranno invalidi a vita.

Ma in questi giorni a Gaza succede anche altro. Non una novità per la Striscia, ma certo non una cosa qualunque, vale a dire che Israele ha ripreso a bombardare pesantemente, e che la resistenza gazawa ha ripreso a lanciare missili. Una spirale senza fine che sembra vedere nelle prossime elezioni israeliane una delle sue cause perché, come ogni analista politico sa, la vittoria elettorale in Israele si gioca sulla capacità di dimostrare durezza contro il popolo palestinese occupato e, in particolare, contro quello assediato nella Striscia di Gaza. In base a quanto sopra il Consolato italiano, per la sicurezza dei suoi cittadini e dietro indicazioni israeliane circa la durezza dei bombardamenti, ha deciso l’evacuazione e quindi ci troviamo a Betlemme. Come diceva un giornalista molto importante, non può farsi buon giornalismo se non si ha empatia. Ebbene, senza la pretesa di fare buon giornalismo, posso dire che l’empatia con una comunità con la quale si sono vissuti mesi scanditi da bombardamenti, funerali, stato d’assedio, ma anche strana gioia, feste, allegria, sogni e lavoro, non può mancare. E’ proprio per quell’empatia che ci si sente quasi dei traditori dovendoli lasciare sotto le bombe perché noi, occidentali, possiamo contare su una protezione che non possiamo condividere con loro.

Bene, prendiamo le notizie telefonicamente. Questi circa 70 chilometri che ci separano li ripercorreremo presto a ritroso. Così almeno speriamo. Uscendo da Eretz abbiamo visto una lunga colonna di mezzi corazzati entrare. Non è certo un buon segno, ma speriamo che Netanyahu completi il suo messaggio elettorale senza ulteriori stragi e intanto speriamo di ritrovare tutti vivi i nostri interlocutori, amici più o meno stretti e conoscenti con cui abbiamo scambiato un sorriso, un caffè, uno shukran o un salam ailekum in tutto questo tempo.

Dunque, siamo a Betlemme. Non ci sono bombardamenti, noi siamo al sicuro. Betlemme è sotto intera giurisdizione dell’Autorità palestinese ma i soldati israeliani fanno continue incursioni nei due più grandi campi profughi alla sua periferia: Aida e Dheisheh. Entrano per arrestare, entrano per spaventare, entrano per controllare, entrano per capriccio. ENTRANO. E con estrema frequenza, quando entrano, corre il sangue. Quello dei feriti e, a volte, quello dei morti assassinati.

Ieri sera hanno ucciso deliberatamente il giovane Sajid Mezhir, solo 17 anni, mentre stava aiutando dei cittadini feriti dai soldati occupanti entrati nel campo. Soldati del più coccolato e più criminale Stato tra quelli considerati, in questo caso a torto, democratici: Israele.

Anche questa morte non farà notizia nei media mainstream, a meno che qualche giovane esasperato da tanta continua violenza impunita non decida di vendicarsi, in suo nome, contro qualche soldato israeliano. In quel caso i media alzeranno al massimo i loro megafoni per invocare all’unisono il coro che suona “SICUREZZA PER ISRAELE”.

Ho lasciato obtorto collo Gaza, dove il sangue palestinese scorre a fiumi, e sono tornata in Cisgiordania, dove il sangue palestinese seguita a scorrere senza interruzione. A Betlemme, a Nablus, a Gerusalemme, a Hebron….. Un unico popolo, diverse fazioni politiche, diverse leadership, ma un unico popolo che paga per l’arroganza criminale dell’unico vero nemico comune: l’occupazione israeliana della Palestina. Oggi i funerali di Sajid, ultimo giovane martire. Per ora.

 

Condividi163

 

 




Attachi israeliani contro Gaza

Israele lancia attacchi contro Gaza, mettendo a rischio il ‘cessate il fuoco’

Fonti ufficiali israeliane hanno messo in discussione le affermazioni dei dirigenti di Hamas secondo cui è stato raggiunto un cessate il fuoco per porre fine alle violenze di questa settimana

 

Middle East Eye

 

Della Redazione di MEE

26 Marzo 2019

 

Israele ha colpito alcuni obiettivi nella Striscia di Gaza assediata, rompendo potenzialmente il cessate il fuoco che secondo Hamas sarebbe stato negoziato tra Egitto e Israele.

Secondo Haaretz, che ha citato un portavoce dell’esercito israeliano, Israele ha attaccato un complesso di edifici e un deposito di armi di Hamas nel distretto di Khan Younis.

Martedì sera l’esercito israeliano ha affermato che un razzo da Gaza ha colpito la regione israeliana di Ashkelon senza causare vittime o danni.

Martedì notte gli attacchi di Israele sono avvenuti un giorno dopo che un razzo da Gaza ha colpito una casa a nord di Tel Aviv.

Contrariamente alle affermazioni di Hamas, i mezzi di informazione israeliani Haaretz e Ynet martedì hanno informato che non è stato raggiunto un cessate il fuoco per porre fine al riacutizzarsi della violenza nella Striscia di Gaza durante questa settimana.

Durante la giornata di lunedì l’esercito israeliano ha bombardato alcuni obiettivi a Gaza, compresi l’ufficio del dirigente di Hamas Ismail Haniyeh e la casa di una famiglia palestinese nel centro di Gaza City.

La violenza è iniziata dopo che un razzo lanciato dal territorio palestinese assediato ha colpito una città nel centro di Israele, ferendo sette persone.

Israele ha subito accusato Hamas di essere dietro l’attacco, ma il gruppo palestinese ha negato ogni responsabilità.

Lunedì una fonte non identificata a Gaza ha detto all’AFP [agenzia di stampa francese, ndt.] che il razzo potrebbe essere stato lanciato inavvertitamente a causa del “cattivo tempo”.

Mentre montavano i timori di una guerra totale israeliana, il portavoce di Hamas Fawzi Barhoum lunedì sera ha detto che era stato raggiunto un cessate il fuoco.

Secondo il ministero della Sanità di Gaza sette palestinesi sono rimasti feriti durante la notte da attacchi aerei israeliani.

Secondo Haaretz martedì pomeriggio un razzo lanciato da Gaza è caduto in una zona disabitata in Israele, facendo scattare le sirene di allerta. Il razzo non ha causato nessun danno né feriti, afferma il giornale israeliano.

Un funzionario anonimo di Gaza ha detto alla Reuter [agenzia di stampa britannica, ndt.] che l’attacco con i razzi di martedì è stata un’azione individuale, non approvata da Hamas o da qualunque altro gruppo armato nel territorio palestinese.

 

“Faremo quello che è necessario”

Invece fonti ufficiali israeliane hanno chiesto una dura risposta contro Hamas.

Parlando martedì all’annuale conferenza del gruppo lobbystico filo-israeliano AIPAC in un video filmato da Israele, Netanyahu ha detto che è stata usata una “grande forza” per rispondere ad Hamas.

“Nelle ultime 24 ore (l’esercito israeliano) ha distrutto importanti installazioni terroristiche di Hamas a un livello mai più visto dalla fine dell’operazione militare a Gaza di quattro anni fa [operazione “Margine protettivo”, ndt.] … E vi posso dire che siamo pronti a fare molto di più,” ha detto il primo ministro israeliano.

“Faremo quanto necessario per difendere il nostro popolo e il nostro Stato.”

Le sue dichiarazioni arrivano a due sole settimane dalle elezioni israeliane, in cui [Netanyahu] deve affrontare un’importante sfida con l’ex-generale dell’esercito israeliano Benny Gantz.

Il ministro dell’Educazione israeliano di estrema destra, Naftali Bennett, un alleato di Netanyahu, ha invitato l’esercito del Paese a utilizzare la forza bruta per “neutralizzare” Hamas, mettendo in guardia contro il fatto di prendere una posizione debole contro il gruppo palestinese.

Secondo Haaretz martedì egli ha detto: “Se tu fuggi dal terrorismo, il terrorismo ti inseguirà.”

 

(Traduzione di Amedeo Rossi)

 




Altra guerra preelettorale

Non ce n’era proprio bisogno: un’altra guerra pre-elettorale contro Gaza

Ci vogliono leader capaci di parlare della fine dell’assedio, della fine dell’occupazione, di eguaglianza, di libertà e di sicurezza come unica soluzione sia per gli israeliani che per i palestinesi

+972

Di Haggai Matar e Oren Ziv – 25 marzo 2019

Il razzo lanciato da Gaza che lunedì mattina ha distrutto una casa e ferito sette persone nel centro di Israele ha colto di sorpresa gli israeliani. Da un lato è perfettamente comprensibile; non siamo abituati allo scoppio di razzi nella zona di Tel Aviv, e certamente non a razzi che abbiano un  effetto così devastante. Un attacco  contro civili, contro una famiglia che sta dormendo, è una cosa terrificante.

D’altro lato, l’attacco può sorprendere solo se lo si isola da tutte le vicende che non trovano spazio nell’informazione: i manifestanti disarmati uccisi alla barriera tra Israele e Gaza quasi ogni settimana (solo di recente un ragazzino di 14 anni è stato ucciso dai cecchini israeliani), diversi incidenti mortali in Cisgiordania nelle scorse settimane, e attacchi ed altre azioni intraprese contro prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Quando parliamo delle aggressioni palestinesi, difficilmente qualcuno cita il fatto che dall’inizio dell’anno le forze israeliane hanno ucciso 30 palestinesi a Gaza e in Cisgiordania.

Il lancio del razzo è una sorpresa solo se ci permettiamo di dimenticare il più ampio contesto della realtà quotidiana dell’occupazione – dagli arresti di bambini palestinesi nelle loro aule scolastiche agli attacchi dei coloni ai contadini palestinesi – o l’assedio di Gaza, che ha lasciato i suoi abitanti impoveriti e senza speranze.

Ovviamente  nulla di tutto ciò giustifica gli attacchi a civili israeliani, ma dovrebbe ricordarci che è Israele che attacca i civili palestinesi tutti i giorni. Non possiamo perdere di vista quel contesto quando parliamo di ciò che potrebbe succedere la prossima volta.

In risposta al lancio del razzo di lunedì mattina il primo ministro Netanyahu ha detto che Israele “risponderà con la forza”. (Nel momento in cui scriviamo quegli attacchi sono iniziati). Il vice ministro della Difesa Eli Ben Dahan, che ha visitato la casa distrutta nel moshav [comunità agricola cooperativa, ndt.] di Mishmarot, ha illustrato le tre opzioni del governo israeliano: continuare a colpire i “depositi vuoti” a Gaza, rioccupare la Striscia, o ripristinare il programma israeliano di omicidi mirati.

Il ministro dell’Educazione Naftali Bennett [del partito di estrema destra dei coloni “Casa Ebraica”, ndt.] ha detto che Hamas deve essere “sottomesso”, mentre il rivale di Netanyahu, Benny Gantz, i cui spot elettorali fanno vanto dell’aver ricacciato Gaza all’età della pietra, ha incolpato dell’attacco Netanyahu, per non aver colpito più duramente Hamas e Gaza. Politici di estrema destra hanno chiesto che Gaza venga “spianata”.

Alcuni abitanti di Mishmarot, tuttavia, hanno un approccio differente. Yoni Wolf, la cui famiglia vive nella casa distrutta dal razzo, lunedì mattina ha detto ai giornalisti che Israele deve “riconquistare non solo la propria capacità di deterrenza, ma anche il buonsenso.” Un altro abitante della città ha detto che uno dei suoi ex dipendenti, un palestinese di Gaza, lo ha chiamato per chiedergli come stava: “Non tutti ci odiano”, ha detto.

Il pericolo è che adesso, in seguito all’attacco a Mishmarot, alla luce delle imminenti elezioni e nel tentativo di mantenere la propria immagine di “mister sicurezza”, Netanyahu possa essere trascinato nel più letale e devastante ciclo di violenze cui abbiamo assistito dall’ultima guerra contro Gaza nel 2014.

Ma c’è un’altra strada. Possiamo fermare il massacro. Non dobbiamo scatenare un’altra guerra pre-elettorale. Possiamo smettere di lanciare vuoti slogan sulla distruzione del regime di Hamas. Sono bugie, sono sempre state bugie. Ciò di cui abbiamo bisogno è un leader che parli di negoziati, di porre termine all’assedio e all’occupazione, di eguaglianza, libertà e sicurezza come unica soluzione sia per gli israeliani che per i palestinesi.

Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta in ebraico su Local Call [sito web israeliano legato a +972].

 

(Traduzione di Cristiana Cavagna)