Gli abitanti dei kibbutz bloccano gli aiuti umanitari a Gaza.

Jonathan Ofir  

18 giugno 2024 – Mondoweiss

La complicità con il genocidio non è confinata alla destra israeliana. Membri dell’organizzazione progressista che lo scorso anno ha capeggiato le proteste contro Netanyahu ora bloccano gli aiuti umanitari a Gaza

Nel corso degli ultimi mesi i principali mezzi di informazione hanno parlato del problema degli israeliani che bloccano gli aiuti umanitari a Gaza. A marzo Clarissa Ward della CNN ha raccontato degli attivisti israeliani di estrema destra che cercano di bloccare con i propri corpi i valichi verso Gaza attraverso cui è stato trasportato l’aiuto umanitario. Ward ha respinto le affermazioni dei manifestanti secondo cui i sacchi di riso erano stati riempiti con proiettili, spiegando inutilmente che i gazawi stanno morendo di fame.

Venerdì l’amministrazione Biden ha emanato una sanzione selettiva contro la principale organizzazione che blocca gli aiuti, “Tzav 9”, che significa “Ordine 9”, un nome che allude all’ordine di mobilitazione dei riservisti dell’esercito israeliano.

Il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller ha affermato:

Per mesi singoli individui di Tzav 9 hanno ripetutamente cercato di impedire la consegna di aiuti umanitari a Gaza, compreso  il blocco di strade, a volte in modo violento, lungo il loro percorso dal Giordano a Gaza, anche in Cisgiordania… Non tollereremo azioni di sabotaggio e violenze che prendano di mira questa indispensabile assistenza umanitaria… Continueremo ad usare ogni mezzo a nostra disposizione per promuovere il fatto che vengano chiamati a risponderne quanti cercano o intraprendono tali atti odiosi e ci aspettiamo e sollecitiamo le autorità israeliane a fare altrettanto.

Ma l’idea implicitamente sostenuta qui che “Tzav 9” sia l’unico attore negativo da condannare è assolutamente fuorviante. Il blocco dell’aiuto umanitario è solo un contributo di questi attivisti, il principale responsabile dell’uso della fame come arma contro tutta la popolazione di Gaza è il governo israeliano. È un l’attore fondamentale di questo genocidio.

Nel suo reportage Clarissa Ward ha correttamente notato che un recente sondaggio dell’Israeli Democracy Institute [centro di ricerca progressista, ndt.] ha mostrato che il 68% – oltre due terzi – degli ebrei israeliani è contrario all’aiuto umanitario a Gaza. Il sondaggio in effetti ha evidenziato l’80% tra i votanti di destra (che costituiscono circa i 2/3 della popolazione). E non importa se Hamas e l’UNRWA sono esclusi dalla fornitura di aiuti, vi si oppongono comunque. In altre parole i manifestanti di “Tzav 9” sono solo la punta dell’iceberg.

Di fatto a questi attivisti di destra ora si è unito un altro gruppo significativo: gli abitanti di kibbutz che stanno anche loro bloccando con i propri corpi l’aiuto umanitario a Gaza.

In Israele la società dei kibbutz è tradizionalmente nota per il suo spirito socialista di sinistra. Ma da sempre è ed è stata funzionale all’occupazione colonialista israeliana e all’apartheid. Come ha detto recentemente il presidente del Movimento dei Kibbutz Nir Meir, “i coloni non si sbagliano. La destra ha ragione: questo è il modo per impossessarsi delle terre e la loro affermazione secondo cui in ogni posto che noi israeliani lasciamo al nostro posto verranno gli arabi è corretta. La destra ha anche ragione nel suo progetto: è con la colonizzazione e solo con essa che può essere imposta la sovranità.”

Domenica il quotidiano israeliano di centro Maariv ha informato che ora circolano video di membri di kibbutz che stanno anche loro bloccando l’aiuto umanitario. Il video mostra due uomini del kibbutz Sdeh Boker (proprio il kibbutz di Ben-Gurion) e attivisti di “Koah Kaplan” — la “Forza Kaplan”, l’organizzazione che protesta contro l’attuale governo. Prende il nome da via Kaplan a Tel-Aviv, dove si svolgono le principali manifestazioni [contro Netanyahu, ndt.]. Il video di Maariv, secondo cui sarebbe di febbraio, mostra il blocco di camion da parte di membri del kibbutz al valico di Kerem Shalom verso Gaza, e “Tsav 9” ha confermato che negli ultimi mesi “Forza Kaplan” ha fatto parte del tentativo di bloccarli.

Ecco quanto dicono nel video i due attivisti:

Sono Boaz Sapir del kibbutz Sdeh Boker, sono qui per trasmettere un chiaro messaggio… il messaggio è che non ci sono destra o sinistra, che tutti gli ostaggi ritornino, vivi.”

Sono Gilad Shavit, del kibbutz Sdeh Boker, insieme a Boaz… vengo a portare il messaggio che gli ostaggi sono di tutta la Nazione di Israele, tutta la Nazione di Israele vuole il ritorno degli ostaggi, ma per un po’ il governo lo ha dimenticato. Non è possibile, non forniremo nessuna assistenza (umanitaria) ad Hamas finché i rapiti non verranno restituiti, questo è il nostro messaggio.”

Quello stesso messaggio è stato pronunciato fin dall’inizio del genocidio dall’uomo che è stato recentemente eletto alla guida del partito Laburista israeliano, Yair Golan.

Golan è entrato nel partito laburista da sinistra, essendo stato membro del Meretz, che non è riuscito a superare la soglia di sbarramento nelle elezioni del novembre 2022. Il 13 ottobre Golan ha sostenuto addirittura che bisogna far morire di fame i gazawi:

Innanzitutto interrompere tutte le forniture di elettricità a Gaza. Penso che in questa battaglia sia vietato consentire un’operazione umanitaria. Dobbiamo dire loro: ascoltate, finché non saranno rilasciati (gli ostaggi) per quanto ci riguarda potete morire di fame. È assolutamente legittimo.”

Nel suo articolo Maariv pone l’ovvia domanda: “Il governo americano metterà in atto sanzioni contro gli attivisti della ‘Forza Kaplan’?”

Penso che sappiamo tutti la risposta. L’amministrazione Biden non sanzionerà un movimento che rappresenta la “democrazia” israeliana, dato che esso lotta apertamente contro il governo, a dimostrazione del fatto che in Israele esiste il pluralismo politico.

Biden vuole cavarsela con gesti simbolici come in marzo, quando ha sanzionato quattro coloni “che minacciano la pace, la sicurezza o la stabilità in Cisgiordania”. Il docente della Columbia University Rashid Khalidi ha sottolineato:

È un po’ come se ci fosse un furioso incendio e ci buttassero sopra un bicchier d’acqua e nello stesso tempo stessero fornendo benzina per alimentare le fiamme… Sanzionare qualche individuo che fa parte di una spinta alla colonizzazione sostenuta dal governo israeliano per 56 anni è in sé e per sé assurdo. O sanzioni chi lo ha guidato con molti miliardi di dollari, cioè il governo israeliano e le donazioni americane esentasse, o non fingere di opporti alle colonie.”

Gli USA dovrebbero impedire un genocidio, non giocare con le sanzioni contro questa o quella organizzazione. Israele nel suo complesso sta commettendo questo genocidio. Invece Biden sta solo andando dietro al frutto facile da cogliere degli attivisti di estrema destra, un atto simbolico, mentre continua la sua politica di incrollabile appoggio al genocidio israeliano.

Gli abitanti dei kibbutz, spesso additati dai democratici progressisti come il meglio della società israeliana, non sono diversi da “Tzav 9” quando si tratta di bloccare l’aiuto salvavita ai palestinesi di Gaza. E le loro parole e azioni rivelano solo quanto la società israeliana sia nel suo complesso genocidaria.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Analisi delle richieste di mandato d’arresto della CPI contro i leader israeliani e di Hamas

Sondos Shalaby

20 maggio 2024-Middle East Eye

MEE analizza le accuse e le prove utilizzate da Karim Khan nella sua richiesta di mandati di arresto contro Netanyahu, Gallant e i leader di Hamas

I leader israeliani e di Hamas affrontano una serie di accuse davanti alla Corte Penale Internazionale (CPI) per il loro ruolo in presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità durante la guerra di Israele a Gaza e l’attacco guidato da Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele.

Lunedì il procuratore della CPI Karim Khan ha dichiarato di aver presentato una richiesta di mandato di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant, nonché per i leader di Hamas Yahya Sinwar, Ismail Haniyeh e Mohammed Deif.

La richiesta si basa sulle prove raccolte dal Procuratore durante la sua visita in Israele, a Ramallah nella Cisgiordania occupata e a Rafah in Egitto, al confine con Gaza. Ma Khan non potuto recarsi a Gaza poiché le sue richieste di entrare nell’enclave per indagini sono state rifiutate dal governo israeliano.

Le accuse contro entrambe le parti sono conformi agli articoli 7 sui crimini contro l’umanità e all’articolo 8 sui crimini di guerra dello Statuto di Roma che ha istituito la CPI, e tutti i sospettati sono identificati come “co-perpetratori” e comandanti” con responsabilità penale per i presunti crimini.

I crimini di guerra vengono commessi nel contesto di conflitti armati internazionali e non internazionali, mentre i crimini contro l’umanità possono essere perpetrati durante la guerra o in tempo di pace. Il pubblico ministero ha descritto la situazione in Palestina e Israele sia come un conflitto armato internazionale tra Israele e la Palestina come due stati, sia come un conflitto armato non internazionale tra Israele e Hamas come attore non statale.

Per poter provare un crimine contro l’umanità secondo l’articolo 7 esso deve essere commesso in modo diffuso o sistematico.

Accuse contro gli israeliani

Secondo il Procuratore, ci sono fondati motivi per ritenere che Netanyahu e Gallant abbiano responsabilità penali per i seguenti crimini:

  1. Affamare i civili come metodo di guerra costituisce crimine di guerra.

  2. Causare intenzionalmente grandi sofferenze, o gravi lesioni al corpo o alla salute, o trattamenti crudeli costituisce crimine di guerra

  3. Uccisione intenzionale o omicidio [non in combattimento, n.d.t.] costituisce crimine di guerra

  4. Dirigere intenzionalmente attacchi contro una popolazione civile costituisce crimine di guerra

  5. Sterminio e/o omicidio, anche mediante le morti per fame, costituisce crimine contro l’umanità

  6. La persecuzione costituisce crimine contro l’umanità

  7. Altri atti disumani costituiscono crimini contro l’umanità

Le prove utilizzate a sostegno delle indagini includono “interviste con sopravvissuti e testimoni oculari, materiale video, fotografico e audio autenticato, immagini satellitari e dichiarazioni del presunto gruppo autore del reato”.

Le accuse sono principalmente legate al crimine di guerra di affamare i civili come metodo di guerra. Ciò è collegato all’assedio totale imposto da Israele dal 7 ottobre alla Striscia di Gaza che ha comportato la chiusura dei valichi di frontiera e “la limitazione arbitraria del trasferimento di forniture essenziali – compresi cibo e medicine – attraverso i valichi di frontiera dopo la loro riapertura”.

Il Procuratore ha anche notato che Israele ha tagliato le forniture transfrontaliere di acqua pulita ai palestinesi di Gaza, ha bloccato gli aiuti umanitari e ha attaccato i civili in coda per ricevere cibo e operatori umanitari.

Khan ha affermato che le prove raccolte dal suo ufficio “dimostrano che Israele ha intenzionalmente e sistematicamente privato la popolazione civile in tutte le parti di Gaza di beni indispensabili alla sopravvivenza umana”.

Il pubblico ministero ha utilizzato le prove fornite dalle organizzazioni umanitarie internazionali secondo cui la carestia è presente in alcune aree della Striscia di Gaza mentre altre aree stanno affrontando una carestia imminente.

La tesi di Khan si basa su un rapporto di un gruppo di esperti di diritto internazionale incaricato dal pubblico ministero di valutare il mandato d’arresto. Secondo il rapporto tutte le accuse sembrano essere legate alla politica di assedio attuata da Israele dal 7 ottobre e alla privazione dei beni necessari alla sopravvivenza.

Tuttavia non includono l’uccisione in massa di civili o i risultati della campagna di bombardamenti che finora ha ucciso più di 35.000 palestinesi, per lo più donne e bambini, e ha distrutto gran parte delle infrastrutture di Gaza.

Inoltre non includono il reato di genocidio attualmente all’esame della Corte Internazionale di Giustizia in un caso presentato dal Sudafrica contro Israele a dicembre.

Tuttavia la Commissione e il Procuratore hanno riconosciuto che altri crimini e la campagna di bombardamenti in corso portata avanti da Israele sono attualmente oggetto di indagini da parte della CPI.

Accuse contro i palestinesi

L’annuncio del Procuratore nomina tre leader di Hamas che affrontano un mandato d’arresto: Sinwar, leader del movimento palestinese a Gaza, Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, capo dell’ala militare del gruppo, meglio noto come Mohammed Deif, e il capo dell’ufficio politico Ismail Haniyeh.

Sulla base delle prove raccolte ed esaminate dall’ufficio della procura in relazione all’uccisione di centinaia di civili israeliani il 7 ottobre e alla presa di almeno 245 prigionieri elenca poi otto crimini perpetrati dai tre.

Il Procuratore ha affermato che i leader di Hamas sono responsabili penalmente dei seguenti crimini:

1. Lo sterminio come crimine contro l’umanità

2. L’omicidio come crimine contro l’umanità e come crimine di guerra

3. La presa di ostaggi come crimine di guerra

4. Stupro e altri atti di violenza sessuale come crimini contro l’umanità e anche come crimini di guerra durante la prigionia

5. La tortura come crimine contro l’umanità e anche come crimine di guerra durante la prigionia

6. Altri atti disumani durante la prigionia costituiscono un crimine contro l’umanità

7. Il trattamento crudele durante la prigionia costituisce crimine di guerra

8. Gli oltraggi alla dignità personale durante la prigionia costituiscono crimine di guerra.

Le prove utilizzate dalla Corte penale internazionale includono interviste con vittime e sopravvissuti, compresi ex prigionieri e testimoni oculari provenienti da sei principali località colpite nel sud di Israele: Kfar Aza, Holit, la sede del festival musicale Supernova, Beeri, Nir Oz e Nahal Oz.

Il Procuratore ha affermato che l’indagine si è basata anche su prove raccolte da filmati CCTV, materiale audio, fotografico e video verificato, dichiarazioni di membri di Hamas e prove di esperti.

Khan ha detto che il suo ufficio continua a indagare su sospetti crimini in Israele, Gaza e Cisgiordania e che ulteriori mandati di arresto potrebbero essere emessi in futuro: “se e quando considereremo che la soglia di una prospettiva realistica di condanna è stata raggiunta”.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Israele deve ancora fornire prove dei legami terroristici del personale dell’UNRWA, afferma il rapporto Colonna

Julian Borger, New York

lunedì 22 aprile 2024 – The Guardian

Esclusiva: l’indagine rileva che il governo non ha ancora comprovato le affermazioni secondo cui il personale dell’agenzia di soccorso dell’ONU avrebbe legami con Hamas o con la Jihad islamica

Israele deve ancora fornire prove a sostegno delle affermazioni secondo cui dei dipendenti dell‘UNRWA, l’agenzia umanitaria dell’ONU UNRWA sarebbero membri di organizzazioni terroristiche, ha affermato un’indagine indipendente guidata dall’ex ministra degli Esteri francese Catherine Colonna.

Il rapporto Colonna, commissionato dalle Nazioni Unite sulla scia delle accuse israeliane, ha rilevato che lUNRWA aveva regolarmente fornito a Israele gli elenchi dei suoi dipendenti da sottoporre a controllo, e che sulla base di questi elenchi, dal 2011 il governo israeliano non ha notificato all’UNRWA alcuna preoccupazione relativa ad alcun membro del personale”.

Le accuse di coinvolgimento del personale dellUNRWA nellattacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre hanno fatto sì che a gennaio i principali donatori tagliassero i loro finanziamenti allagenzia, il principale canale di sostegno umanitario non solo per i palestinesi di Gaza, ma per le comunità di rifugiati palestinesi in tutta la regione.

I finanziamenti sono stati tagliati nonostante le terribili necessità di 2,3 milioni di persone a Gaza, la maggior parte delle quali dal 7 ottobre è stata costretta a lasciare le proprie case a causa delloffensiva israeliana incontrando gravi difficoltà nella ricerca di acqua, cibo, riparo o assistenza medica.

Nelle ultime settimane la maggior parte dei Paesi donatori ha ripreso a fornire i finanziamenti. I ministri britannici avevano affermato che avrebbero aspettato il rapporto Colonna per prendere una decisione sulla ripresa dei finanziamenti. In seguito alle accuse il sostegno finanziario degli Stati Uniti all’UNRWA è stato bloccato dal Congresso per almeno un anno.

Lunedì il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Oren Marmorstein, ha accusato più di 2.135 lavoratori dell’UNRWA di essere membri di Hamas o della Jihad islamica palestinese. Secondo lui l’indagine Colonna sarebbe insufficiente e rappresenterebbe un tentativo di evitare il problema e di non affrontarlo di petto”.

Il rapporto Colonna ignora la gravità del problema e offre soluzioni cosmetiche che non affrontano lenorme portata dellinfiltrazione di Hamas nellUNRWA”, ha affermato.

Ha aggiunto che Israele invita i donatori a non dare soldi all’UNRWA di Gaza e a finanziare invece altre organizzazioni umanitarie nel territorio.

Colonna ha detto ai giornalisti di avere avuto durante l’indagine buoni rapporti con Israele, ma non è rimasta sorpresa dalla risposta. Ha detto di aver fatto appello a Israele affinché “per favore, lo accetti, qualunque cosa raccomandiamo – se implementata – porterà del bene”.

Louis Charbonneau, direttore dell’ONU presso Human Rights Watch, ha dichiarato: Non credo che i risultati del rapporto Colonna siano particolarmente sorprendenti. I governi che non lo hanno fatto dovrebbero ripristinare immediatamente tutti i finanziamenti allUNRWA in modo che possa fornire aiuti ai civili disperati. Molti palestinesi si trovano ad affrontare la carestia a causa delluso della fame come arma di guerra da parte di Israele”.

Sullattacco del 7 ottobre è in corso unindagine separata da parte dellUfficio dei servizi di supervisione interna delle Nazioni Unite. L’ONU ha affermato che l’inchiesta non è ancora stata completata.

L’indagine Colonna, una valutazione della neutralità dell’UNRWA redatta con l’aiuto di tre istituti di ricerca nordici e che sarà pubblicata lunedì, chiarisce che Israele non ha ancora suffragato alcuna delle sue vaste accuse sul coinvolgimento del personale dell’UNRWA con Hamas o la Jihad islamica.

Vi si rileva che a marzo Israele ha reso pubbliche affermazioni secondo cui un numero significativo di dipendenti dell’UNRWA sarebbero membri di organizzazioni terroristiche”. Tuttavia, Israele deve ancora fornire prove a sostegno di ciò”, afferma il rapporto.

Oltre al rapporto Colonna, una valutazione più dettagliata è stata inviata all’ONU da tre organismi di ricerca nordici: lIstituto Raoul Wallenberg per i diritti umani e la legislazione umanitaria con sede in Svezia, lIstituto norvegese Chr Michelsen e lIstituto danese per i diritti umani.

Il loro rapporto afferma: Le autorità israeliane fino ad oggi non hanno fornito alcuna prova a sostegno né hanno risposto alle lettere dellUNRWA a marzo, e di nuovo ad aprile, che chiedevano i nomi e gli elementi di prova che avrebbero consentito allagenzia di aprire unindagine”.

Il segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha dichiarato lunedì di accettare le raccomandazioni del rapporto Colonna sui modi per migliorare la capacità dellUNRWA di monitorare e affrontare le questioni sulla neutralità.

D’ora in avanti, il segretario generale fa appello a tutte le parti interessate affinché sostengano attivamente lUNRWA, poiché è unancora di salvezza per i rifugiati palestinesi nella regione”, ha affermato in una nota il portavoce capo dell’ONU, Stéphane Dujarric.

L’indagine Colonna chiarisce che lUNRWA è “indispensabile” per i palestinesi di tutta la regione.

In assenza di una soluzione politica tra Israele e palestinesi, lUNRWA rimane fondamentale nel fornire aiuti umanitari salvavita e servizi sociali essenziali, in particolare nel campo della sanità e dellistruzione, ai rifugiati palestinesi a Gaza, Giordania, Libano, Siria e Cisgiordania”, dice il rapporto. In quanto tale, lUNRWA è insostituibile e indispensabile per lo sviluppo umano ed economico dei palestinesi. Inoltre, molti vedono lUnrwa come unancora di salvezza umanitaria”.

Lindagine Colonna suggerisce diversi modi in cui si potrebbero migliorare le garanzie di neutralità per gli oltre 32.000 dipendenti dellUNRWA, ad esempio potenziando il servizio di supervisione interna, fornendo maggiore formazione diretta e maggiore sostegno da parte dei Paesi donatori. Ma si rileva che tali parametri sono già più rigorosi rispetto alla maggior parte delle altre istituzioni analoghe.

“L’indagine ha rivelato che l’UNRWA ha istituito un numero significativo di meccanismi e procedure per garantire il rispetto dei principi umanitari, con particolare attenzione al principio di neutralità, e che possiede un approccio alla neutralità più sviluppato rispetto ad altre entità simili delle Nazioni Unite o ONG”, si legge nel documento.

Una delle critiche israeliane più frequenti allUNRWA è che le sue scuole in tutta la regione utilizzerebbero libri di testo dellAutorità Nazionale Palestinese con contenuti antisemiti. Tuttavia la relazione tecnica fornita dalle istituzioni nordiche ha trovato prove molto limitate a sostegno di tali affermazioni.

Negli ultimi anni tre valutazioni internazionali dei libri di testo dellANP hanno fornito un quadro sfumato”, afferma il rapporto. Due hanno identificato la presenza di pregiudizi e contenuti antagonisti, ma non hanno fornito prove di contenuti antisemiti. La terza valutazione, condotta dallIstituto Georg Eckert, [con sede in Germania], ha studiato 156 libri di testo dellAutorità Nazionale Palestinese e ha identificato due esempi che mostravano tematiche antisemiti, ma ha notato che uno di essi era già stato rimosso, laltro era stato corretto”.

Lassenza finora di prove a sostegno delle accuse di Israele ha sollevato interrogativi sulla decisione improvvisa dei Paesi donatori di tagliare milioni di dollari di finanziamenti allUNRWA, in concomitanza con un aumento vertiginoso del bilancio delle vittime a Gaza, il crollo del sistema sanitario e l’incombenza della carestia a Gaza.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Gaza: la fame imposta da Israele è mortale per i bambini

Human Rights Watch

9 aprile 2024 – Human Rights Watch

Devastanti racconti di medici e genitori; denunce di una carestia imminente

(Beirut, 9 aprile 2024) – Da quando il governo israeliano ha iniziato a usare la fame come arma di guerra, un crimine di guerra, i bambini di Gaza stanno morendo per complicazioni legate alla fame, ha affermato oggi Human Rights Watch. A Gaza medici e famiglie hanno descritto bambini, così come donne incinte e madri in allattamento, affetti da grave malnutrizione e disidratazione, e ospedali mal attrezzati per poterli curare.

I governi interessati dovrebbero imporre sanzioni mirate e sospendere l’invio di armi per fare pressione sul governo israeliano affinché garantisca laccesso a Gaza degli aiuti umanitari e dei servizi di base, in conformità con gli obblighi di Israele ai sensi del diritto internazionale e della recente ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia in base alla denuncia di genocidio presentata dal Sudafrica.

Luso della fame come arma di guerra da parte del governo israeliano si è rivelato mortale per i bambini di Gaza”, ha affermato Omar Shakir, direttore per Israele e Palestina di Human Rights Watch. Israele deve porre fine a questo crimine di guerra e a questa sofferenza e consentire agli aiuti umanitari di raggiungere senza ostacoli tutta Gaza”.

Il 18 marzo 2024 una partnership coordinata dalle Nazioni Unite di 15 organizzazioni internazionali e agenzie dell’ONU che indagano sulla crisi della fame a Gaza ha riferito che tutte le prove indicano un forte incremento delle morti e della malnutrizione”. L’organizzazione afferma che nel nord di Gaza, dove si stima che il 70% della popolazione soffra di una fame di dimensioni catastrofiche, la carestia potrebbe verificarsi in qualsiasi momento tra metà marzo e maggio.

Il 1° aprile il Ministero della Sanità di Gaza ha riferito che 32 persone, tra cui 28 bambini, erano morte di malnutrizione e disidratazione negli ospedali del nord di Gaza. Il 2 aprile Save the Children ha confermato la morte per fame e malattie di 27 bambini. Allinizio di marzo, funzionari dellOrganizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno trovato bambini che morivano di fame” negli ospedali Kamal Adwan e al-Awda, nel nord di Gaza. Nel sud della Striscia, dove gli aiuti sono più accessibili ma comunque decisamente inadeguati, a metà febbraio le agenzie delle Nazioni Unite hanno affermato che il 5% dei bambini sotto i 2 anni risultava gravemente malnutrito.

A marzo Human Rights Watch ha intervistato un medico nel nord di Gaza, un volontario che nel frattempo ha lasciato Gaza, i genitori di due bambini che i medici hanno dichiarato morti per complicazioni legate alla fame che ha colpito sia la madre che il bambino, e i genitori di altri quattro bambini affetti da malnutrizione e disidratazione.

Human Rights Watch ha esaminato il certificato di morte di uno dei bambini e le foto di altri due in condizioni critiche che mostravano segni di deperimento. Tutti erano stati curati all’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahia, nel nord di Gaza.

I consulenti sanitari di Human Rights Watch hanno anche esaminato immagini e video verificati online di altri tre bambini chiaramente emaciati che sono morti e di altri quattro in condizioni critiche che mostravano anch’essi segni di deperimento.

Il 4 aprile il dottor Hussam Abu Safiya, che dirige lunità pediatrica dellospedale Kamal Adwan, ha dichiarato a Human Rights Watch che solo nel suo ospedale 26 bambini erano morti dopo essere stati colpiti da complicazioni legate alla fame. Ha detto che almeno 16 dei bambini deceduti avevano meno di 5 mesi, almeno 10 avevano tra 1 e 8 anni e che era morto anche un uomo di 73 anni affetto da malnutrizione.

Il dottor Safiya ha detto che uno dei bambini è morto dopo soli due giorni di vita in seguito a grave disidratazione alla nascita, chiaramente aggravata dalla cattiva salute della madre: [Lei] non aveva latte da dargli”.

Nour al-Huda, una ragazzina di 11 anni affetta da fibrosi cistica, è stata ricoverata all’ospedale Kamal Adwan il 15 marzo. I medici hanno detto a sua madre che Nour soffriva di malnutrizione, disidratazione e un’infezione ai polmoni, e le hanno somministrato ossigeno e una soluzione salina. Nour al-Huda ora pesa 18 chilogrammi”, ha detto sua madre a Human Rights Watch. “Posso vedere sporgere le ossa del suo petto.”

Il diritto internazionale umanitario vieta la riduzione alla fame dei civili come metodo di guerra. Lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale prevede che affamare intenzionalmente i civili privandoli di quanto sia indispensabile alla loro sopravvivenza, compreso limpedimento doloso delle forniture di soccorso”, è un crimine di guerra.

Dopo gli attacchi di Hamas in Israele del 7 ottobre 2023 il governo israeliano ha deliberatamente bloccato la consegna di aiuti, cibo e carburante a Gaza, impedendo al contempo lassistenza umanitaria e privando i civili dei mezzi per sopravvivere. I funzionari israeliani che ordinano o eseguono queste azioni stanno commettendo il reato di punizione collettiva contro la popolazione civile e di riduzione dei civili alla fame come metodo di guerra, entrambi crimini di guerra.

Le azioni del governo israeliano che compromettono le capacità dellAgenzia dell’ONU per il soccorso e loccupazione dei rifugiati palestinesi nel Medio Oriente (UNRWA) di svolgere il suo ruolo riconosciuto nella distribuzione degli aiuti a Gaza hanno esacerbato gli effetti delle restrizioni.

Un medico volontario presso lospedale europeo di Khan Younis, nel sud di Gaza, per due settimane alla fine di gennaio ha affermato che il personale è stato costretto a curare pazienti con scorte mediche limitate. Ha descritto la difficoltà di trattare la malnutrizione e la disidratazione a causa della mancanza di elementi essenziali come glucosio, elettroliti e sonde per l’alimentazione. Ha detto che la madre di un paziente, alla disperata ricerca di soluzioni, ha fatto ricorso a patate schiacciate per creare un liquido improvvisato per lalimentazione tramite sonda. Nonostante l’inadeguatezza sul piano nutrizionale, il medico ha riferito: Ho finito per dire agli altri miei pazienti di procurarsi delle patate e di fare lo stesso”.

Il 26 gennaio la Corte Internazionale di Giustizia, in una causa intentata dal Sud Africa, ha ordinato misure provvisorie, tra cui la richiesta a Israele di adottare interventi immediati ed efficaci per consentire la fornitura di servizi essenziali e aiuti umanitari di urgente necessità” e altre azioni per conformarsi con la Convenzione sul Genocidio del 1948. Il 28 marzo la Corte ha evidenziato che Israele non aveva rispettato questordine e ha imposto una misura provvisoria più dettagliata che richiedeva al governo di garantire la fornitura senza ostacoli di servizi di base e di aiuti in piena collaborazione con l’ONU, rilevando che la carestia è alle porte.”

I governi dovrebbero imporre sanzioni mirate, compresi divieti di viaggio e congelamento dei beni, contro funzionari e individui responsabili della continua messa in atto di crimini di guerra rappresentati da punizione collettiva, ostruzione deliberata degli aiuti umanitari e riduzione di civili alla fame come arma di guerra.

Diversi Paesi hanno risposto alle restrizioni illegali del governo israeliano sullassistenza inviando aiuti aerei. Gli Stati Uniti si sono anche impegnati a costruire un porto marittimo temporaneo a Gaza. Tuttavia, organizzazioni umanitarie e funzionari dell’ONU hanno affermato che tali sforzi sono inadeguati per prevenire una carestia. Un altro tentativo di consegnare aiuti via mare è stato interrotto dopo un attacco israeliano contro gli operatori umanitari il 1° aprile.

Il 4 aprile, evidentemente in seguito alle pressioni del governo degli Stati Uniti, il governo israeliano ha approvato diverse misure per consentire l’ingresso a Gaza di una maggiore quantità di aiuti.

I governi indignati dal fatto che il governo israeliano affami i civili a Gaza non dovrebbero cercare soluzioni provvisorie a questa crisi umanitaria”, afferma Shakir. Lannuncio di Israele sull’incremento degli aiuti dimostra che la pressione esterna funziona. Gli alleati di Israele come Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania devono premere per una consegna di aiuti a pieno regime e sospendere immediatamente l’invio di armi”.

Fame a Gaza

Si stima che prima delle attuali ostilità 1,2 milioni degli allora 2,2 milioni di abitanti di Gaza si trovassero ad affrontare una grave insicurezza alimentare e oltre l80% dipendesse dagli aiuti umanitari. Israele mantiene il controllo generale su Gaza, compreso il movimento di persone e merci, le acque territoriali, lo spazio aereo, le infrastrutture su cui Gaza fa affidamento e il registro anagrafico. Ciò lascia la popolazione di Gaza, che Israele ha sottoposto a un blocco illegale per più di 16 anni, quasi interamente dipendente da Israele per laccesso a carburante, elettricità, medicine, cibo e altri beni essenziali.

Tuttavia, prima del 7 ottobre giungevano alla popolazione elevate quantità di aiuti umanitari. Prima di questa crisi a Gaza cera abbastanza cibo per nutrire la popolazione”, ha affermato il direttore generale dellOMS Tedros Adhanom Ghebreyesus. La malnutrizione era un evento raro. Ora le persone stanno morendo e molte altre sono malate”.

LOMS ha riferito che il numero di bambini sotto i 5 anni gravemente malnutriti è aumentato dallo 0,8% prima delle ostilità a Gaza al 12,4 e al 16,5% nel nord di Striscia. Il 3 aprile Oxfam ha affermato che da gennaio le persone nel nord di Gaza sono costrette a sopravvivere con una media di 245 calorie al giorno, meno di un barattolo di fave”.

Secondo unanalisi sulla vulnerabilità nutrizionale condotta a marzo dal Global Nutrition Cluster, una rete di organizzazioni umanitarie presieduta dallUNICEF, il 90% dei bambini di età compresa tra 6 e 23 mesi e delle donne incinte e che allattano in tutta Gaza hanno dovuto affrontare una grave insufficienza alimentare”, mangiando due o anche meno varietà di alimenti ogni giorno.

I bambini con patologie preesistenti sono particolarmente vulnerabili agli effetti devastanti della malnutrizione che indebolisce significativamente il sistema immunitario. E la fame, anche per i sopravvissuti, porta a danni persistenti, soprattutto nei bambini, causando arresto della crescita, problemi cognitivi e ritardi nello sviluppo.

L’8 marzo il Ministero della Sanità di Gaza ha annunciato che a Gaza circa 60.000 donne incinte soffrivano di malnutrizione, disidratazione e assistenza sanitaria inadeguata. Una cattiva alimentazione durante la gravidanza danneggia sia il bambino che la madre, aumentando il rischio di aborti spontanei, morte del feto, compromissione dello sviluppo del sistema immunitario, impatti sulla crescita e mortalità materna.

Anche gli anziani sono particolarmente a rischio di malnutrizione che aumenta la mortalità tra coloro che soffrono di malattie acute o croniche. HelpAge International ha riferito che anche prima di ottobre il 45% degli anziani di Gaza andava a letto affamato almeno una volta alla settimana e il 6% ogni notte.

Limpatto sulla popolazione di Gaza delluso della fame come arma di guerra da parte del governo israeliano è aggravato dal collasso quasi totale del sistema sanitario. Secondo l’Ufficio dell’ONU per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) dei 36 ospedali di Gaza solo 10 sono operativi, nessuno di essi pienamente, sia a causa dei ripetuti, chiaramente illegali, attacchi dell’esercito israeliano contro strutture, personale e trasporti sanitari, nonché delle severe restrizioni allingresso di carburante e altre scorte.

Notizie da Gaza

Il 19 marzo Andrea De Domenico, capo dell’OCHA nei territori palestinesi occupati, ha visitato l’ospedale Kamal Adwan, dove ha riferito che ogni giorno arrivano circa 15 bambini malnutriti a causa della carenza di cibo, acqua e servizi igienici adeguati. Ha descritto le terribili condizioni dell’ospedale, sottolineando i danni in alcune aree e la dipendenza da un unico generatore.

Alcuni dei casi su cui Human Rights Watch ha indagato:

    • Un uomo di Beit Lahia ha detto che il figlio neonato, Abdelaziz, è morto poche ore dopo che sua madre, gravemente denutrita, lo aveva partorito nellospedale Kamal Adwan il 24 febbraio. Ha mostrato a Human Rights Watch il certificato di morte, in cui si afferma che Abdelaziz è nato prematuro. Suo padre ha detto che il personale dell’ospedale ha collegato Abdelaziz a un respiratore perché aveva difficoltà a respirare, ma che dopo poche ore il respiratore ha smesso di funzionare, avendo l’ospedale esaurito il carburante necessario. “Abdelaziz è morto immediatamente”, ha detto. Ha espresso preoccupazione per sua moglie, che sopravviveva con legumi e cibo in scatola, ponendo l’accento sul loro continuo lottare per avere un’alimentazione adeguata.

    • Il padre di due gemelle appena nate ha detto che una delle sue bambine, Joud, è morta all’ospedale Kamal Adwan il 2 marzo, otto giorni dopo la sua nascita, in seguito a malnutrizione. Ha affermato che prima della nascita delle bambine ha fatto di tutto per sfamare la sua famiglia, ma che avevano da mangiare solo pane, senza carne o proteine. Ha detto che, dopo la nascita delle gemelle, sua moglie non aveva latte per allattare le bambine e che quello in vendita nei negozi scarseggiava. Ha descritto il peggioramento delle condizioni di Joud, dicendo che “i suoi arti sono diventati molto freddi e respirava molto lentamente”. Sua suocera ha accompagnato Joud all’ospedale, dove poi è morta. Il padre ha espresso preoccupazione per la salute della gemella sopravvissuta.

    • Fadi, un bambino di 6 anni del quartiere al-Nasser di Gaza City, è affetto da fibrosi cistica, una malattia genetica che provoca danni ai polmoni. La madre di Fadi ha detto che a causa del blocco israeliano ha avuto difficoltà a procurarsi le medicine necessarie e a fornirgli unalimentazione adeguata. A metà gennaio la salute di Fadi era peggiorata al punto che non poteva più camminare, costringendolo al ricovero in ospedale. Prima della guerra Fadi pesava 30 chili, ora ne pesa 12”, afferma. Fadi è stato dimesso dall’ospedale Kamal Adwan il 23 marzo ed è in cura presso un ospedale del Cairo, ha detto un parente il 28 marzo.

    • Wissam Hammad, lo zio di Muhammad, 5 anni, che soffre di paralisi cerebrale, è intollerante al lattosio e al glutine e può mangiare solo cibi frullati, ha avuto grandi difficoltà a procurargli il cibo:

La maggior parte del suo cibo dovrebbe essere frutta e verdura, che è ciò che cerco di comprare. Ma tutto quello che riesco a trovare e permettermi sono le arance. Il problema è che non può masticare, quindi dobbiamo spappolargli il cibo. È tutto molto costoso.

    • Il dottor Ahmed Shahin, un pediatra, ha detto che prima di poter lasciare Gaza il 16 novembre, Osman, suo figlio di 14 anni affetto da paralisi cerebrale, che ha una gastrostomia e utilizza una sonda per l’alimentazione, aveva perso dall’inizio delle ostilità sette chili perché non avevano accesso né al cibo specifico di cui aveva bisogno, come le verdure, né all’elettricità per frullare gli alimenti.

Ostacoli alla fornitura degli aiuti

I continui bombardamenti e le operazioni di terra israeliane, la mancanza di garanzie di sicurezza da parte di Israele, i diffusi danni alle infrastrutture e le interruzioni delle comunicazioni rendono difficile la distribuzione dei pochi aiuti che arrivano a Gaza. Le organizzazioni umanitarie hanno riferito che le forze israeliane hanno attaccato i loro convogli umanitari e i loro operatori. Le forze israeliane hanno anche sparato e bombardato persone che si radunavano per la raccolta degli aiuti, uccidendone e ferendone centinaia.

Il 18 marzo un portavoce del governo israeliano ha dichiarato che gli aiuti che entrano a Gaza non incontrano nessun ostacolo a parte le preoccupazioni per la sicurezza. Altri funzionari hanno incolpato l’ONU per i ritardi nella distribuzione e hanno accusato Hamas di dirottare gli aiuti o la polizia di Gaza di non aver messo in sicurezza i convogli. Il 29 marzo lorganismo del Ministero della Difesa israeliano che governa gli affari civili nei territori palestinesi, il COGAT, ha contestato il rapporto umanitario del 18 marzo emesso dalle Nazioni Unite, che metteva in guardia sull’imminenza di una carestia, e ha affermato che non riflette la situazione nel suo insieme”. Il COGAT ha negato che il governo israeliano stesse intenzionalmente affamando la popolazione civile di Gaza. Il 2 aprile Human Rights Watch ha scritto al COGAT chiedendo commenti sui nostri riscontri, ma al momento della pubblicazione non ha ancora ricevuto risposta.

Tuttavia, l8 aprile lOCHA ha riferito che a marzo solo una delle quattro spedizioni di aiuti alimentari a Gaza che richiedevano un coordinamento è stata appoggiata dalle autorità israeliane. Dal primo gennaio sono arrivate al nord solo nove spedizioni di aiuti del Programma Alimentare Mondiale, l’ultima delle quali, composta da 18 camion, il 17 marzo. Il Programma Alimentare Mondiale ha affermato che sono necessari almeno 300 camion ogni giorno solo per il nord.

Gli Stati Uniti sono ricorsi al lancio di cibo a Gaza e progettano di costruire un molo galleggiante in mare per fornire aiuti, una proposta criticata da 26 organizzazioni non governative, tra cui Human Rights Watch, in quanto rischiosa, costosa e inefficace”. Il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite Jamie McGoldrick ha sottolineato che il trasporto su strada è lunica soluzione praticabile per aumentare il flusso di aiuti.

Le restrizioni sulla distribuzione degli aiuti rendono particolarmente difficile laccesso al cibo per le persone che necessitano di una dieta specifica. Diversi rappresentanti di organizzazioni umanitarie hanno affermato di non essere stati in grado di fornire alimentazione ai bambini che seguono diete speciali o di raggiungerli. Un membro dello staff del Palestine Childrens Relief Fund ha affermato che erano in grado di fornire solo latte artificiale e non potevano rispondere ai bisogni dei bambini con esigenze dietetiche specifiche. Medical Aid for Palestine ha affermato che gli alimenti speciali che avevano in deposito si sono esauriti rapidamente e da allora non sono stati in grado di trovare e fornire a coloro che ne avevano bisogno alimenti speciali.

Gli aiuti stentano ad arrivare: un quarto della popolazione è a rischio carestia. In queste circostanze le persone con disabilità e quelle vulnerabili soffrono di più. Nell’ambito nutrizionale è difficile sostenere le persone che necessitano di una dieta specifica e di assistenza medica.

Il 1° aprile 2024, a seguito di un attacco aereo israeliano nel centro di Gaza che ha colpito tre veicoli con il contrassegno dellorganizzazione alimentare internazionale World Central Kitchen e ha ucciso sette operatori umanitari provenienti da diversi Paesi, Cipro ha annunciato che le navi che trasportavano circa 240 tonnellate di aiuti per Gaza sarebbero tornate indietro. Alla luce dell’attacco World Central Kitchen, Project Hope e ANERA, tutti fornitori di aiuti alimentari, hanno sospeso le loro operazioni a Gaza, e gli Emirati Arabi Uniti hanno sospeso il loro coinvolgimento nel fornire aiuti attraverso un corridoio marittimo.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)

 




Israele ha distrutto l’ospedale al-Shifa per accelerare la distruzione delle strutture sociali di Gaza

Faris Giacaman 

2 Aprile 2024 – Mondoweiss

Israele vuole provocare un crollo dellordine sociale a Gaza, e non può riuscirci senza cancellare i suoi ospedali.

La caduta dell’ospedale al-Shifa sarà ricordata come uno dei momenti più cruciali della campagna genocida di Israele a Gaza, non per la scatenata volontà di distruzione mostrata, ma perché ha offerto una straordinaria immagine del vero motivo per cui Israele ha deciso di demolire sistematicamente gli ospedali di Gaza.

Nei tempi di guerra gli ospedali di Gaza non sono serviti solo come luoghi per la cura dei feriti e dei malati, ma sono diventati istituzioni sociali fondamentali, ospitando un microcosmo dellintero ordine sociale di Gaza. Sono diventati centri nevralgici per giornalisti e difensori dei diritti umani, hanno offerto spazio alle squadre della protezione civile di Gaza per organizzare e coordinare le attività di salvataggio, sono diventati una base operativa per le forze di polizia di Gaza e hanno ospitato decine di migliaia di rifugiati sfollati in cerca di riparo dai bombardamenti. Gli ospedali sono diventati tutto questo perché costituivano le ultime istituzioni civili rimaste che avrebbero dovuto godere di un minimo di protezione dalla guerra.

In altre parole, essi ospitavano tutti i meccanismi che fanno funzionare una società. Al posto della demolizione delle infrastrutture di resistenza di Gaza, un traguardo che rimane irraggiungibile per lesercito israeliano, uno degli obiettivi della guerra di Israele a Gaza è stato quello di provocare il collasso delle strutture sociali.

La normalizzazione degli attacchi contro gli ospedali

Tutto è iniziato con il primo assalto israeliano contro al-Shifa il 15 novembre. Nei giorni precedenti lincursione lospedale era stato messo sotto assedio mentre il personale sanitario e i medici venivano colpiti attraverso le finestre e nel cortile principale dellospedale. Quando altri si precipitavano fuori nel tentativo di salvarli, anche loro venivano abbattuti, finché nessuno ha più osato lasciare gli edifici. I feriti venivano lasciati morire dissanguati, per poi marcire ed essere mangiati dagli animali randagi. Quando lesercito israeliano è entrato, ha ripulito lospedale dal personale, dai pazienti e dai rifugiati sfollati. La propaganda israeliana ha cominciato a inondare i media con immagini di armi nascoste dietro una macchina per la risonanza magnetica, una delle poche fragili prove” a sostegno delluso dellospedale come centro di comando e controllo” militare.

Ma nonostante il fatto che le affermazioni di Israele su al-Shifa si siano rivelate infondate linvasione ha costituito un importante precedente per quella che è stata considerata una condotta ammissibile durante la guerra. Ciò che prima era impensabile ora è diventato una cosa normale, ponendo le basi per ciò che sarebbe successo.

Favorire la distruzione delle strutture portanti della società

Verso la fine dellanno, dopo il ritiro dellesercito da alcune aree del nord di Gaza, compresa la zona circostante al-Shifa, il personale medico e i pazienti sono tornati allinterno dell’ospedale. Al-Shifa ha rapidamente ripreso il suo status di centro nevralgico per gli sfollati e gli attori della società civile. Ma con linizio del nuovo anno la carestia e la fame hanno cominciato a manifestarsi. La privazione sistematica degli aiuti alimentari e la presa di mira dei richiedenti aiuto nelle rotatorie Kuwait e Nabulsi nel nord di Gaza hanno portato a diversi massacri che hanno messo in crisi la popolazione locale.

Poi, in quello che è stato universalmente considerato un risultato straordinario, il 17 marzo un convoglio di 13 camion di aiuti è finalmente arrivato nel nord senza incidenti. La differenza è che questa volta la consegna degli aiuti è stata coordinata direttamente dalle forze di polizia di Gaza. La figura chiave che ha organizzato la consegna è stato il direttore delle operazioni di polizia, Faiq Mabhouh, che come la maggior parte dei dipendenti civili di Gaza ha naturalmente coordinato le operazioni da al-Shifa. Il giorno successivo, il 18 marzo, Israele ha lanciato la sua seconda incursione nellospedale.

Non sorprende che Israele abbia riciclato le solite affermazioni infondate, affermando che loperazione era basata su informazioni di intelligence preciseche indicavano che lospedale ospitava centinaia di militari dai quali venivano condotti attacchi terroristici. Il primo giorno dell’attacco le forze israeliane hanno assassinato Mabhouh, uccidendo altre decine di persone all’interno del complesso medico. Fin dallinizio Mondoweiss ha dimostrato la vera ragione dietro lattacco: sferrare un colpo alle infrastrutture civili di Gaza con lobiettivo di provocare il caos e minarne la capacità operativa.

Mabhouh aveva supervisionato diversi comitati popolari in coordinamento con le comunità locali per organizzare la consegna degli aiuti alla popolazione affamata. Stava diventando chiaro che il governo di Hamas stesse tentando di ristabilire un punto d’appoggio nel nord di Gaza e di riportare l’ordine, cosa di cui si erano già intravisti dei segnali a febbraio. Naturalmente per Israele qualsiasi impiegato governativo a Gaza, anche se in settori civili come la polizia, era, a tutti gli effetti, agente di Hamas, non diverso dai combattenti della resistenza delle Brigate Qassam. Inclusi anche i membri dei comitati e delle organizzazioni civiche responsabili della distribuzione degli aiuti, che Israele ha continuato a prendere di mira nel nord di Gaza mentre iniziava lassedio di al-Shifa.

Quasi due settimane dopo, il 31 marzo, dopo l’uccisione da parte dellesercito israeliano di oltre 70 dei loro membri, i comitati popolari e le comunità hanno annunciato che avrebbero interrotto il coordinamento e la distribuzione degli aiuti nel nord di Gaza. I comitati hanno rilasciato una dichiarazione affermando che lesercito li aveva sistematicamente presi di mira e che stava deliberatamente seminando caos e fameimpedendo a organizzazioni internazionali come la Croce Rossa, lUNRWA e il Programma Alimentare Mondiale di fornire aiuti. Quando lesercito israeliano si è ritirato da al-Shifa, il Gaza Media Office ha dichiarato che durante il raid durato due settimane almeno 400 palestinesi erano stati uccisi e 900 feriti. Gli edifici non distrutti sono stati incendiati e danneggiati irreparabilmente. L’esercito ha promesso che al-Shifa non avrebbe ripreso la sua operatività.

La realizzazione della zona di uccisione

Nel corso delle due settimane in cui è proseguito l’assedio di al-Shifa hanno iniziato ad emergere notizie di atrocità e massacri su larga scala avvenuti nell’ospedale. Al termine dellincursione innumerevoli testimonianze hanno riportato dettagliatamente esecuzioni sul posto, mentre le squadre della Protezione Civile hanno riferito di aver trovato cadaveri con le gambe legate sepolti sotto la sabbia.

Un giorno prima del ritiro dellesercito Haaretz ha pubblicato uninchiesta che fornisce nuove informazioni su come lesercito ha operato durante la guerra, realizzando zone di uccisionein cui i soldati hanno ricevuto istruzioni di sparare a vista a chiunque. L’articolo definisce tali zone come un’area in cui si insedia una pattuglia, di solito una casa abbandonata, con la zona circostante che diventa unarea militare chiusa, ma non delimitata da segnali ben visibili. Naturalmente, queste zone di uccisionesi trovano anche nel mezzo di quartieri residenziali, molti dei quali non evacuati.

L’articolo fornisce un quadro utile per comprendere come si è probabilmente svolta linvasione di al-Shifa.

Inizia con un riferimento al famigerato attacco dell’inizio di gennaio contro quattro uomini disarmati a Khan Younis da parte di un drone israeliano, affermando che lincidente è stato uno dei tanti in cui sono stati uccisi civili palestinesi in quanto dichiarati senza prove terroristi” dallesercito.

L’inchiesta raccoglie le testimonianze di numerosi soldati israeliani, “alti” ufficiali dellesercito e numerosi comandanti di ruolo e di riserva dellesercito da cui risulta che tutti mettono in dubbio laffermazione che fossero tutti terroristi, implicando che la definizione di terrorista è aperta a unampia gamma di interpretazioni. È del tutto possibile che dei palestinesi che non hanno mai impugnato unarma in vita loro una volta morti siano stati elevati al rango di terroristi”, almeno dalle IDF[esercito israeliano, ndt.]”.

Non è che facciamo l’inventario dei cadaveri, ma nessuno può determinare con certezza chi è un terrorista e chi è stato colpito una volta entrato nella zona di combattimento, ha detto ad Haaretz un ufficiale della riserva. Un altro ufficiale riservista ha affermato che in pratica, terrorista è chiunque sia stato ucciso dai militari nelle aree in cui operano. L’ufficiale ha detto che i rapporti dell’esercito israeliano sul numero di combattenti della resistenza presumibilmente uccisi erano sorprendentie che non c’è bisogno di essere un genio per rendersi conto che non ci sono centinaia o decine di uomini armati che corrono per le strade.”

Al contrario, le testimonianze dei soldati affermano che molte di queste persone erano probabilmente non combattenti disperati in cerca di cibo che si erano imbattuti in aree che pensavano fossero state evacuate dallesercito. “Quando si recavano in luoghi del genere venivano uccisi in quanto percepiti come potenzialmente pericolosi per l’incolumità delle nostre forze”, ha detto ad Haaretz un comandante.

Eppure la definizione dellesercito di minacciapercepita è altrettanto ampia. “Non appena le persone entrano [in una zona di uccisione], soprattutto maschi adulti, l’ordine è di sparare e uccidere, anche se quella persona è disarmata”, ha detto ad Haaretz un ufficiale riservista. Un altro soldato che era stato nel nord di Gaza ha detto che la sensazione che avevamo era che lì non esistessero realmente regole di ingaggio, mentre un alto funzionario dellestablishment della difesa ha detto ad Haaretz che sembra che molti reparti combattenti stiano scrivendo le proprie regole di ingaggio.”

Queste testimonianze di soldati sono coerenti con i resoconti dei testimoni oculari e delle organizzazioni per i diritti umani nel nord di Gaza, che descrivono anche in dettaglio la prassi di sparare intenzionalmente ai bambini con proiettili veri e luso dei palestinesi come scudi umani durante il raid ad al-Shifa. Anche se nulla di tutto ciò porti di fatto nuove rivelazioni per la comprensione delle atrocità di Israele, le testimonianze dei soldati sono preziose nel rivelare luso delle zone di uccisionecome quadro operativo per la conduzione di attività sul campo.

Questo ci riporta allassalto ad al-Shifa. Secondo Ynet [quotidiano israeliano, ndt.] lesercito israeliano ha affermato di aver condotto unoperazione precisache ha distinto tra terroristi e civili, ma che la priorità della sicurezza dei soldati israeliani è sempre rimasta fondamentale. Ecco perché, secondo lesercito, di fronte al rischio per la sicurezza delle nostre forze quando viene rilevata una minaccia apriamo il fuoco per eliminare i terroristi”.

In altre parole, lintero ospedale di al-Shifa e larea circostante sono stati trasformati in una gigantesca zona di uccisione.

(traduzione dallinglese di Aldo Lotta)




Guerra a Gaza: in seguito all’astensione degli USA, l’ONU approva una risoluzione che richiede il cessate il fuoco.

Redazione di MEE

25 marzo 2024 – Middle East Eye

Per la prima volta in cinque mesi di guerra il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha votato per un cessate il fuoco a Gaza dopo che gli USA si sono astenuti anziché porre il veto

Lunedì il Consiglio di Sicurezza ONU ha approvato una risoluzione che chiede un “cessate il fuoco immediato” a Gaza per il restante mese sacro musulmano del Ramadan, dopo che gli Stati Uniti si sono astenuti dal voto rinunciando a porre il veto.

La risoluzione, appoggiata da 14 nazioni tranne gli USA, chiede anche il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani detenuti a Gaza e “l’urgente necessità di aumentare il flusso” degli aiuti nell’enclave assediata.

Amar Bendjama, ambasciatore dell’Algeria all’ONU e uno dei promotori della risoluzione, si è felicitato per la svolta ed ha affermato che il Consiglio di Sicurezza “si è finalmente assunto le sue responsabilità in quanto organo principale per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali”.

Questo bagno di sangue è continuato per troppo tempo”, ha detto.

Il voto di lunedì è avvenuto mentre i leader israeliani continuavano a ribadire l’intenzione di proseguire con l’offensiva sul terreno su vasta scala a Rafah, la città al confine meridionale dove attualmente sono rifugiati un milione e mezzo di palestinesi.

Dall’attacco del 7 ottobre più del 90% dei 2.300.000 abitanti di Gaza è stato sfollato e almeno 32.000 palestinesi sono stati uccisi, in maggioranza donne e bambini.

Nonostante i crescenti allarmi da parte delle agenzie umanitarie e della comunità internazionale secondo cui un assalto a Rafah sarebbe una catastrofe, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha sostenuto che Israele non può raggiungere il suo obbiettivo di una “vittoria totale” contro Hamas senza aggredire la città di confine.

In seguito al voto Netanyahu ha annullato per protesta la prevista visita di una delegazione di alto livello a Washington ed ha accusato gli USA di ritrattare quella che ha detto essere stata una “posizione di principio”.

Il Consigliere per la Sicurezza Nazionale israeliano Tzachi Hanegbi e il Ministro per gli Affari Strategici Ron Dermer, un importante uomo di fiducia di Netanyahu, avrebbero dovuto recarsi a Washington per ascoltare le contro-proposte americane riguardo all’offensiva su Rafah.

Subito dopo il voto il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca John Kirby ha detto ai giornalisti che l’astensione non rappresenta un “cambio nella politica” dell’amministrazione.

Non c’è ragione perché questo sia considerato una forma di escalation”, ha detto. “Nulla è cambiato nella nostra politica. Vogliamo ancora vedere un cessate il fuoco. Vogliamo ancora liberare tutti gli ostaggi. E vogliamo ancora vedere più assistenza umanitaria verso la popolazione di Gaza.”

La decisione di Washington di astenersi attesta settimane di critiche reciproche tra Israele e l’amministrazione Biden.

Da dicembre Biden e altri alti dirigenti USA hanno contestato Israele rispetto alla sua condotta nella guerra, ma il voto di lunedì segna il punto di critica più formale degli USA.

Gli USA hanno posto tre volte il veto rispetto alle richieste di cessate il fuoco. Inoltre Washington aveva bloccato anche un emendamento che chiedeva un cessate il fuoco che la Russia aveva cercato di includere in una risoluzione del Consiglio di Sicurezza a dicembre.

La settimana scorsa gli USA avevano annunciato ufficialmente di essere pronti a limitare il proprio supporto a Israele, presentando una risoluzione per riconoscere “la necessità” di un “immediato e prolungato cessate il fuoco”.

Tuttavia quel testo era stato bloccato da Russia e Cina, che insieme agli Stati arabi lo hanno criticato per non aver chiesto esplicitamente che Israele fermasse la campagna contro Gaza.

Discussioni sulla risoluzione

Gli Stati Uniti hanno ipotizzato una risoluzione di cessate il fuoco fin da febbraio come strumento di pressione su Israele, essendo Washington sempre più frustrata da ciò che Biden ha definito “bombardamento indiscriminato” di Israele su Gaza e dalla mancata predisposizione di un piano post-guerra per l’enclave assediata, che l’ONU ha avvertito essere sull’orlo della carestia.

Frank Lowenstein, ex inviato speciale per i negoziati israelo-palestinesi nell’amministrazione Obama, aveva in precedenza detto a MEE che le crescenti critiche degli USA alle Nazioni Unite hanno rappresentato “un avvertimento a Bibi (il primo ministro Benjamin Netanyahu)”, aggiungendo che “gli israeliani sono molto sensibili riguardo all’ONU. Lo considerano un organismo ostile e confidano sugli USA perché li proteggano in quella sede.”

La risoluzione è dovuta al lavoro dei membri non permanenti del Consiglio, che hanno negoziato con gli Stati Uniti durante il weekend per evitare un ulteriore veto, secondo fonti diplomatiche che hanno espresso un certo ottimismo sulla sua approvazione.

Diversamente dal testo di venerdì, la richiesta di cessate il fuoco nella nuova risoluzione non è collegata ai colloqui in corso, condotti dal Qatar con il sostegno di Stati Uniti ed Egitto, per fermare il conflitto in cambio del rilascio degli ostaggi da parte di Hamas.

Il nuovo testo inoltre deplora “tutti gli attacchi contro civili e obbiettivi civili come anche ogni violenza e ostilità contro civili e tutti gli atti di terrorismo”.

Israele ha criticato il Consiglio di Sicurezza per le precedenti risoluzioni che non hanno specificamente condannato Hamas.

Gli attacchi compiuti da Hamas nel sud di Israele hanno ucciso 1.200 persone ed hanno portato alla cattura di 250 ostaggi condotti a Gaza.

In risposta Israele ha lanciato una sanguinosa offensiva sull’enclave assediata che ha ridotto in macerie la maggior parte della striscia costiera mediterranea.

Un recente rapporto dell’ONU ha avvertito che la carestia è imminente nel nord di Gaza, una crisi di cui molti hanno accusato Israele per aver usato la fame come arma di guerra.

 

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)