Cosa comporterà per la Palestina la vittoria di Gabriel Boric in Cile

Ramona Wadi

18 gennaio 2022 – Mondoweiss

Il nuovo presidente cileno, Gabriel Boric, appoggia il BDS ed ha promesso di prendere una decisa posizione in difesa dei diritti umani dei palestinesi. Ma sarà in grado di modificare la politica estera cilena?

Quando il Cile ha annunciato i risultati delle elezioni presidenziali, Israele e i suoi sostenitori non sono stati affatto contenti. Gabriel Boric, il candidato alla presidenza del Cile, filo-palestinese e di sinistra, è risultato vincitore su José Antonio Kast, di destra e filo-israeliano.

Ex leader studentesco, il trentacinquenne Boric salì alla ribalta durante le mobilitazioni per un’educazione gratuita e di qualità in Cile. Nel 2013 Boric venne eletto al parlamento come candidato indipendente in rappresentanza della regione Magallanes [nel sud del Cile, ndtr.]. Candidato contro Kast nelle elezioni presidenziali del 2021, il suo slogan contro il neoliberismo ha rispecchiato le rivolte in tutto il Paese contro il presidente uscente, Sebastian Piñera.

Boric è anche un critico veemente di Israele e appoggia il movimento per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS). Nell’ottobre 2021, dopo essersi impegnato a sostenere una legge per sanzionare i prodotti provenienti dalle colonie israeliane, egli ha promesso di prendere una posizione dura in difesa dei diritti umani dei palestinesi. Alla fine ha sconfitto Kast con il 56% dei voti contro il 44%, evidenziando che gli elettori cileni sono pronti a rompere con il passato.

Cile e Palestina condividono alcune somiglianze in termini di lotta contro la violenza neoliberista. Le due popolazioni indigene – i mapuche del Cile e i palestinesi –devono entrambe fronteggiare gli orrori degli armamenti e della tecnologia securitaria di Israele. Tuttavia a questo punto la domanda è se Boric si adeguerà al consenso internazionale sul compromesso dei due Stati o manterrà il suo appoggio alla liberazione dei palestinesi.

Israele risponde a Boric

Nella stampa israeliana Boric è stato descritto come un antisemita per il suo precedente attivismo filo-palestinese, compresi attacchi diretti contro la comunità ebraica cilena che è in maggioranza favorevole alle politiche colonialiste sioniste. Pure i suoi rapporti con Daniel Jadue, un cileno di origini palestinesi che è stato anche lui candidato alle elezioni presidenziali del 2021 e che è molto esplicito contro il sionismo, sono stati messi in discussione dai media israeliani.

Emilio Dabed, un avvocato cileno di origini palestinesi che ha anche ottenuto un dottorato in scienze politiche e che è specializzato in diritto costituzionale, leggi internazionali e diritti umani, parla a Mondoweiss di come la propaganda israeliana stia manipolando la posizione di Boric e mette anche in luce le complessità della politica estera cilena nei confronti di Israele e Palestina.

Boric è stato accusato di essere antisemita perché ha manifestato l’opinione che Israele dovrebbe ritirarsi dai territori palestinesi occupati, e i suoi detrattori hanno insinuato che chiedere l’applicazione delle leggi internazionali sia ingiusto o possa rappresentare una forma di antisemitismo. Inoltre in una lettera aperta a Boric inviata da importanti donne ebree cilene il presidente eletto è stato criticato in quanto riterrebbe “gli ebrei responsabili delle politiche di un governo al potere in Israele.” Ma la propaganda israeliana e i suoi sostenitori insistono che Israele rappresenta tutti gli ebrei e accusano tutti i palestinesi di essere antisemiti perché criticano le politiche dello Stato di Israele,” spiega Dabed.

Oltretutto il presidente della comunità ebraica cilena ha anche criticato Boric per il suo appoggio al BDS, un’iniziativa non violenta e basata sulle leggi internazionali per obbligare Israele a rispettare i suoi obblighi in base al diritto internazionale. Dal punto di vista di Israele e dei suoi sostenitori chiedere il rispetto delle leggi internazionali è praticamente un crimine, appoggiare i diritti dei palestinesi è antisemita e l’instaurazione di una pace giusta in Palestina è un pericolo che li minaccia.”

Però gli apocalittici titoli dei media israeliani sul fatto che il Cile abbia eletto un presidente filopalestinese ignorano quasi totalmente il fatto che Israele avrebbe preferito che vincesse le elezioni Kast, nonostante il fatto che suo padre, Michael Kast, nato in Germania, fosse un membro del partito nazista e la cui famiglia sia stata coinvolta nella dittatura di Augusto Pinochet.

Lo scrittore e giornalista Javier Rebolledo, le cui ricerche sulla dittatura di Pinochet hanno portato a conoscenza dell’opinione pubblica molti segreti in precedenza ben nascosti, nel suo libro “A La Sombra de Los Cuervos” [All’ombra dei corvi] afferma che sia il padre di Kast che uno dei suoi fratelli, Christian Kast, sono stati coinvolti nelle attività della Direzione di Intelligence Interna (DINA). Un fratello di Kast, Miguel, è stato uno dei Chicago Boys – il gruppo di economisti formati da Milton Friedman incaricati dell’esperimento neoliberista in Cile. È stato anche nominato da Pinochet ministro del Lavoro e poi presidente della Banca Centrale cilena.

Durante la campagna presidenziale cilena del 2017 Kast ha messo in luce il suo strenuo appoggio a Pinochet: “Se Pinochet fosse ancora vivo voterebbe per me,” si è vantato. Si è anche dichiarato contrario alla chiusura della lussuosa prigione di Punta Peuco, dove ex-agenti e torturatori della DINA stanno scontando le loro condanne. La campagna elettorale di Kast del 2017 è stata finanziata dai sostenitori di Pinochet, tra cui la figlia dell’ex agente della DINA Marcelo Castro Mendoza [condannato a 10 anni di carcere per il sequestro e l’assassinio di 15 persone, ndtr.].

I media israeliani hanno confermato che dei 111 cileni cittadini israeliani 73 hanno votato per Kast. Parlando del trionfo elettorale di Boric Gabriel Colodro, presidente della comunità israeliana in Cile, ha affermato: “Ci sono preoccupazioni per la comunità ebraica (in Cile), ma gli auguriamo di avere successo.”

Cancellazione storica

La risposta di Israele alle elezioni cilene riflette la sua stessa impresa colonialista e il sostegno diplomatico internazionale che è abitato a ottenere. Anche i rapporti di Israele con la dittatura di Pinochet, a cui vendeva armi quando gli USA decisero che era tempo di prendere le distanze dai crimini contro l’umanità che aveva finanziato in Cile, fanno parte del retaggio tra i due Paesi che continua fino ad oggi.

Sia Israele che il Cile dalla dittatura in poi, almeno fino all’ultima presidenza, hanno prosperato ignorando il passato.

Dabed delinea l’impatto di questa cancellazione da parte di Israele e come ciò abbia giocato nella scelta della comunità ebraica a favore di Kast nelle elezioni presidenziali cilene del 2021.

Ciò che rivela ancora una volta la risposta israeliana all’elezione di Boric è la natura schizofrenica delle politiche israeliane e dei suoi sostenitori. Hanno creato una realtà parallela che pretende di volere la pace ma continuando la colonizzazione della Palestina e lo sfruttamento e l’oppressione dei palestinesi. D’altra parte la loro politica è il riflesso dell’etica negativa che hanno adottato. Etica e politiche negative nel senso che il loro obiettivo è la negazione dell’esistenza dei palestinesi, la negazione dei loro diritti, la cancellazione e la negazione della loro storia, la negazione della natura umana dei palestinesi.”

Questa cancellazione è dimostrata anche dalla preferenza della comunità cilena in Israele per Kast: “La stessa politica negativa ha operato in una parte della comunità ebraica in Cile come dimostra la sua scelta nelle elezioni cilene. Ha votato in maggioranza per Kast. La comunità cilena in Israele, per esempio, ha votato quasi al 70% per Kast, negando i crimini della dittatura di Pinochet che Kast ha appoggiato e ancora difende, negando la tortura, gli assassinii, le sparizioni di dissidenti politici durante la dittatura, tutti messi in pratica con l’assistenza e l’addestramento delle forze di sicurezza di Pinochet da parte dello Stato di Israele,” spiega Dabed.

Cosa aspettarsi dal governo di Boric

Nonostante Israele tenti di dipingere la nuova presidenza cilena come pericolosa per i suoi rapporti diplomatici, Boric dovrà districarsi su un terreno politico sia vecchio che nuovo, sia riguardo alla turbolenta storia cilena fin dalla dittatura e dalla transizione alla democrazia che alla sua politica estera.

Il Cile ospita la più grande e meglio organizzata comunità palestinese in America Latina. Il suo attivismo a favore del BDS continua a crescere ed ha influenzato la politica cilena. Per esempio nel novembre 2018 il parlamento cileno ha approvato una risoluzione che chiede al governo di rivedere i suoi accordi con Israele e di fornire ai cileni informazioni riguardo all’espansione delle colonie israeliane per prendere una decisione informata sul fatto di avere rapporti economici con Israele o di visitare lo Stato colonizzatore. Tuttavia vedere fin da subito l’attivismo filo-palestinese come un fattore di cambiamento della politica estera cilena è un punto di vista semplicistico.

Boric è un giovane politico di sinistra che durante il suo governo dovrà affrontare la destra antidemocratica cilena, la stessa che ha contribuito a rovesciare il governo socialista di Salvador Allende 50 anni fa e all’instaurazione della dittatura di Pinochet, che essa difende fino ad oggi. In queste circostanze sarebbe molto pericoloso per Boric inimicarsi del tutto la comunità ebraica cilena che, nel complesso, è molto influente, appoggia politiche di destra e ha votato per Kast. Dati i cambiamenti radicali che Boric ha promesso e il sostegno di cui avrà bisogno per portarli avanti, non penso che rischierà un ulteriore scontro,” spiega Dabed.

Non penso che ci saranno importanti cambiamenti nella politica estera cilena. Indipendentemente dall’orientamento politico i governi cileni hanno mantenuto la stessa politica estera riguardo a Palestina/Israele. Essa ripete il mantra definito dalla comunità internazionale sull’appoggio alla soluzione del conflitto attraverso i due Stati. Lo fa anche quando tutti sappiamo che questa strategia non ha portato i palestinesi da nessuna parte. I negoziati per la soluzione a due Stati sono diventati l’etichetta per mantenere lo status quo colonialista che soggioga i palestinesi fino ad oggi. Questo discorso ha consentito a Israele di ignorare i suoi impegni durante i negoziati di Oslo nel senso di uno scambio di terra con pace, e di raggiungere il suo obiettivo di conquistare la terra ed imporre condizioni per la pace che consolidano il suo progetto di colonizzazione.”

Tuttavia l’impatto di Boric in termini di attivismo e politiche non dovrebbe essere scartato. Mentre la diplomazia dei due Stati domina il discorso politico, ora il Cile ha un presidente che è apparentemente schierato con la causa palestinese, e il Cile è nelle condizioni di influire sul dibattito politico regionale riguardo alla colonizzazione israeliana della Palestina.

Dabed conclude: “Penso anche che l’ascesa al potere di Boric rappresenti un notevolissimo sostegno per i palestinesi e per la comunità palestinese in Cile. Anche se egli non potrà cambiare la politica estera cilena a questo riguardo, lui e i suoi consiglieri e sostenitori sono consapevoli della condizione di colonizzazione dei palestinesi, vi si oppongono e non si vergognano di esprimere queste opinioni. Non solo Boric, ma molti altri del suo circolo conoscono le ingiustizie e i crimini cui i palestinesi sono sottoposti dallo Stato di Israele, e sono pronti, io spero, a modificare almeno il discorso nel modo in cui Palestina/Israele sono visti e di come se ne parla, e questo non è privo di importanza. Ciò potrebbe portare alla creazione di iniziative a livello internazionale che potrebbero rimettere i palestinesi al centro del discorso pubblico, dopo tanti anni di silenzio sui principali mezzi di comunicazione e nei consessi internazionali.”

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)