I soldati israeliani uccidono un ragazzo palestinese a Nablus

Redazione di IMEMC News

5 gennaio 2023 – International Middle East Media Center

Giovedì all’alba soldati israeliani hanno invaso il campo profughi di Balata a Nablus, nella parte nord della Cisgiordania occupata, hanno colpito a morte un ragazzo e ferito tre palestinesi, di cui uno gravemente.

Il ministero dalla sanità palestinese ha confermato che i soldati hanno ucciso Amer Abu Zeitoun di 16 anni sparandogli alla testa.

Fonti d’informazione affermano che soldati in incognito si sono infiltrati nel campo profughi e hanno colto di sorpresa i palestinesi prima che molti veicoli dell’esercito che circondavano il campo vi facessero incursione.

Amer è stato colpito subito dopo essersi accorto che soldati in incognito si stavano nascondendo in un vicolo ed essersi messo a correre per avvisare gli abitanti della presenza dei soldati.

Molti palestinesi hanno protestato contro l’irruzione prima che i soldati sparassero una raffica di proiettili veri, proiettili rivestiti di gomma e lacrimogeni verso i palestinesi, ferendone tre con i proiettili veri, incluso uno ferito gravemente.

Durante l’irruzione l’esercito ha anche chiuso e isolato molte aree e strade.

Inoltre l’esercito ha invaso e perquisito molti edifici e ha posizionato i suoi cecchini sui tetti prima che i soldati circondassero e facessero irruzione nella casa di un ex prigioniero politico, Hasan Al-Araishi, lo sequestrassero dopo aver aggredito e ferito lui e molti membri della sua famiglia.

Fonti d’informazione affermano che i soldati hanno anche sequestrato un giovane palestinese dopo avergli sparato con proiettili veri.

Inoltre i soldati hanno fermato le ambulanze palestinesi mentre andavano verso Balata per fornire il necessario soccorso medico ai feriti.

Da parte sua, il gruppo unificato di resistenza la Fossa dei Leoni ha affermato che i suoi combattenti hanno avuto uno scontro a fuoco con i soldati che hanno invaso la città di Nablus e Balata.

Uno dei mezzi israeliani è stato danneggiato dopo essere stato colpito con una carica esplosiva prima che l’esercito facesse entrare altri carri armati nel campo profughi dopo averlo circondato e isolato.

Il ragazzo ucciso è il quarto palestinese ad essere ammazzato dei soldati israeliani nella Cisgiordania occupata nei primi quattro giorni del 2023.

Martedì 3 gennaio i soldati hanno ucciso un ragazzo Adam Essam Ayyad di 15 anni, dopo che l’esercito ha fatto irruzione nel campo profughi Deheishe a sud di Betlemme, nella Cisgiordania occupata.

Lunedì 2 gennaio all’alba decine di veicoli blindati militari, inclusi bulldozer, hanno invaso la città di Kafr Dan, ad ovest della città di Jenin nella zona settentrionale della Cisgiordania, hanno demolito le case di due palestinesi uccisi, hanno ucciso Mohammad Samer Houshiyya, di 22 anni, and Fuad Mohammad ‘Aabed, di 17 anni e hanno ferito almeno altre otto persone, di cui una gravemente.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Al-Haq: “65 organizzazioni inviano una lettera al nuovo alto commissario per i diritti umani, sollecitando misure concrete per assicurare giustizia e responsabilizzazione per il popolo palestinese”

Al-Haq

18 ottobre 2022 – IMEMC

Il 17 ottobre 65 organizzazioni palestinesi, regionali ed internazionali hanno inviato una lettera congiunta al nuovo alto commissario per i diritti umani, Volker Türk, dandogli il benvenuto per questa sua nuova posizione ed evidenziando alcune delle recenti e allarmanti politiche e pratiche israeliane imposte ai palestinesi.

In modo specifico la lettera sottolinea i 15 anni di chiusura e assedio della Striscia di Gaza da parte di Israele; l’inasprimento delle incursioni militari intrusive di Israele nelle città palestinesi nei mesi scorsi; la chiusura come atto di punizione collettiva dei campi profughi di Shuafat e ‘Anata, così come un aggravamento nell’uso della politica “sparare per uccidere” delle forze di occupazione israeliane.

Inoltre la lettera sottolinea l’incremento della campagna israeliana di arresti e detenzioni arbitrari di massa, inclusa l’arbitraria, coercitiva e punitiva politica della detenzione amministrativa [cioè senza processo né accuse e rinnovabile a tempo indeterminato, ndt.].

Notando come al popolo palestinese sia stato negato per decenni il diritto all’autodeterminazione, la lettera congiunta evidenzia che la situazione dei diritti umani in Palestina dovrebbe essere in cima all’agenda dell’alto commissario, incluso un incremento della priorità dell’aggiornamento annuale del database ONU sulle attività commerciali delle colonie, come prescritto [dalle norme dell’ONU, ndt.].

La lettera fa notare con preoccupazione i ripetuti e inspiegabili ritardi dell’aggiornamento del database che sono senza precedenti nel modo in cui l’ufficio dell’alto commissariato per i diritti umani (OHCHR) ha gestito i mandati precedenti e sono causati da pressioni e interferenze politiche esercitate su OHCHR.

A tal fine la lettera evidenzia gli sforzi sistematici di Israele per silenziare i difensori dei diritti umani che alzano la loro voce contro le politiche e pratiche illegali di Israele, inclusa la messa al bando arbitraria di sei importanti organizzazioni della società civile palestinese, e spingono per la giustizia e la responsabilizzazione internazionale Ciò detto, le organizzazioni hanno espresso la loro fiducia che tale pressione non farà sviare l’OHCHR dal suo impegno per i diritti umani, per la giustizia, e la responsabilizzazione e sollecitano il nuovo alto commissario e il suo ufficio a:

    1. Riconoscere e prendere atto delle cause prime della prolungata negazione dei diritti dei palestinesi, radicata nel colonialismo di insediamento e nell’apartheid dello Stato di Israele;
    2. Dare priorità all’aggiornamento annuale del database ONU, come prescritto dalla Risoluzione 31/36 del Consiglio per i Diritti Umani (HRC) ed assicurare che siano allocate le opportune risorse per permettere uno sviluppo continuativo del database;
    3. Continuare a lavorare con le organizzazioni della società civile e con i difensori dei diritti umani in piena trasparenza per il completamento e l’aggiornamento continuativo del database;
    4. Affrontare l’aggressione istituzionale e sistematica da parte di Israele del popolo palestinese, inclusi i 15 anni di blocco della Striscia di Gaza e le massicce e arbitrarie politiche di “sparare per uccidere” e detenzione amministrativa
    5. Indagare e segnalare, con visite in loco o altro, attacchi contro i difensori dei diritti umani che lavorano sulle questioni palestinesi e che affrontano intimidazioni o arbitrarie restrizioni legislative o amministrative e assicurarne la protezione

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)