Giovane donna palestinese muore in seguito alle ferite subite vicino a Jenin

International Middle East Media Center

19 aprile, 2022 – IMEMC (International Middle East Media Center) News

Fonti mediche palestinesi hanno riferito che lunedì sera una giovane donna palestinese è morta a causa delle gravi ferite infertele dai soldati palestinesi che il 9 aprile avevano invaso un villaggio vicino a Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata.

La fonte ha affermato che la giovane donna, Hanan Mahmoud Khdour, di 18 anni, è stata colpita all’addome da un proiettile vero dopo che l’esercito ha sparato parecchi colpi contro un’automobile in cui si trovava quando i soldati hanno invaso la città di Jenin.

E’ stata immediatamente ricoverata all’ospedale specializzato Ibn Sina di Jenin ed è rimasta in condizioni critiche finché è morta per le ferite.

Stava andando a scuola a Jenin quando i soldati hanno aperto il fuoco contro l’auto durante l’invasione della città.

Centinaia di palestinesi hanno partecipato al suo corteo funebre a Jenin prima di dirigersi verso il suo villaggio, Faqqu’a, ad est di Jenin.

Il giorno in cui è stata ferita i soldati israeliani hanno sparato ad almeno 10 palestinesi e ucciso un giovane, Ahmad Nasser Sa’adi, di 21 anni, nel campo profughi di Jenin.

In aprile sono stati uccisi dall’esercito israeliano 19 palestinesi, compresi tre donne e tre minori:

    1. Aprile 18, 2022: Hanan Mahmoud Khdour, 18 anni.
    2. Aprile 15, 2022: Shawkat Kamal ‘Aabed, 17 anni
    3. Aprile 14, 2022: Mustafa Faisal Abu ar-Rob, 31anni
    4. Aprile 14, 2022: Sha’s Fuad Kamamji, 29 anni
    5. Aprile 14, 2022: Fawwaz Ahmad Hamayel, 45 anni
    6. Aprile 13, 2022: Omar Mohammad Elyan, 20 anni
    7. Aprile 13, 2022: Qussai Fuad Hamamra, 14 anni
    8. Aprile 13, 2022: Mohammad Hasan Assaf, 34° anni
    9. Aprile 12, 2022: Abdullah Tayseer Mousa Srour, 41 anni
    10. Aprile 11, 2022: Mohammad Hussein Zakarna, 17anni
    11. Aprile 10, 2022: Mohammad Ali Ghneim, 21anni
    12. Aprile 10, 2022: Ghada Ibrahim Ali Sabateen, 48 anni
    13. April 10, 2022: Maha Kathem Zaatari, 24 anni
    14. Aprile 9, 2022: Ahmad Nasser Sa’adi, 21 anni
    15. Aprile 8, 2022: Ra’ad Fathi Hazem, 29 anni
    16. Aprile 2, 2022: Saif Hifthy Abu Libda, 25 anni
    17. Aprile 2, 2022: Khalil Mohammad Tawalba, 24 anni
    18. Aprile 2, 2022: Sa’eb Tayseer Abahra, 30 anni
    19. Aprile 1, 2022: Ahmad Younis al-Atrash, 29 anni

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Centinaia di feriti, uno grave, per l’attacco di coloni e soldati ai villaggi di Nablus, Jenin e Tulkarem

25 dicembre 2021 – IMEMC News

Sabato notte la Mezzaluna Rossa (Croce Rossa) palestinese ha riferito che centinaia di palestinesi sono stati feriti, di cui uno con una grave ferita da arma da fuoco alla testa, quando centinaia di coloni illegali e soldati israeliani hanno sferrato ripetuti attacchi contro case palestinesi a Burqa, Beita, Sebastia, Bazaria, Silat ath-Thaher e altre aree a Nablus, Jenin e nel nord della Cisgiordania.

La Mezzaluna Rossa ha dichiarato che i soldati israeliani hanno ferito più di 135 palestinesi di cui almeno dieci sono stati colpiti da proiettili veri, trentacinque da proiettili d’acciaio ricoperti di gomma e almeno novantacinque hanno subito gravi conseguenze dall’inalazione di gas lacrimogeno; tra i feriti ci sono molte donne, anziani e bambini, compresi neonati.

Ha aggiunto che una donna incinta ha subito gravi conseguenze dall’inalazione di gas lacrimogeno prima di essere portata d’urgenza in ospedale con le doglie.

Anche due giornalisti palestinesi, identificati in Ehab Dmeiri e Fadi Yassin, sono stati feriti a Bazaria, a nord-ovest di Nablus.

Ehab, corrispondente dell’agenzia di stampa [dell’Autorità Nazionale Palestinese, ndtr.] WAFA, è stato colpito da un proiettile d’acciaio rivestito di gomma, mentre Fadi, cameraman che lavora per la TV palestinese, ha subito i gravi conseguenze dall’inalazione di gas lacrimogeno oltre a ferite da taglio e contusioni.

Le moschee di zona a Jenin e Nablus hanno invitato i palestinesi a radunarsi per proteggere le famiglie di Burqa e Beita, in particolare dopo che decine di coloni israeliani illegali hanno attaccato case e famiglie, causando molti feriti e gravi danni alle proprietà.

Decine di palestinesi hanno poi lanciato pietre contro i coloni e i soldati invasori, ferendo un soldato al volto.

I soldati hanno anche preso di mira direttamente, sparando proiettili e candelotti lacrimogeni, molti giornalisti palestinesi a Tulkarem mentre riprendevano in diretta le invasioni in corso.

L’attacco ha ferito due fotoreporter identificati in Fadi Yassin e Hazem Bleidi.

Militanti della resistenza hanno anche avuto uno breve scontro a fuoco con i soldati invasori vicino al raccordo di Burqa a Nablus.

Inoltre, decine di coloni hanno attaccato molte case nella città di Sebastia, a nord di Nablus, e sparato proiettili veri contro i palestinesi accorsi in aiuto delle famiglie.

L’esercito israeliano ha affermato che vicino a Nablus molti proiettili veri sono stati sparati contro una postazione militare da un’auto palestinese in corsa.

Nel frattempo, i soldati israeliani hanno chiuso molte strade e incroci e imposto severe restrizioni alla libertà di movimento dei palestinesi, consentendo allo stesso tempo a centinaia di coloni fanatici di marciare nell’area e dirigersi verso il sito dell’ex colonia di Homesh, dove hanno iniziato a ricostruire e predisporsi a ristabilire la colonia sulle terre palestinesi rubate.

Anche vicino a Sebastia i soldati hanno sparato contro i palestinesi una raffica di candelotti lacrimogeni, bombe a concussione [a combinazione ionica/protonica; creano un globo di 6 metri con una forza d’urto che smembra chi è vicino, ndtr.] e molti proiettili veri, causando molti feriti.

Massicce proteste hanno avuto luogo anche in varie aree di Jenin e Nablus, prima che i soldati sparassero proiettili veri, candelotti lacrimogeni e bombe a concussione.

Notizie simili riferiscono di massicce proteste nella città di Silwan, a sud della moschea di Al-Aqsa nella Gerusalemme occupata, dopo che l’esercito ha occupato il quartiere di Batn al-Hawa e invaso le case.

(traduzione dall’inglese di Luciana Galliano)




‘Sola e ammanettata’: una madre palestinese ha paura di partorire all’interno della prigione israeliana

Shatha Hammad

Kufr Nimah, Cisgiordania occupata

27 agosto 2021 – Middle East Eye

Incinta e affetta da complicanze, Anhar al-Deek afferma che sarebbe più sicuro se suo figlio potesse rimanere nel suo grembo

***Il 3 settembre Anhar al-Deek è stata liberata su cauzione di 40.000 shekel pari a 10.500 euro e posta agli arresti domiciliari. Leggi la notizia dopo questo articolo.

Anhar al-Deek, 25 anni, si sta avvicinando alla data del parto, ma a differenza della maggior parte delle madri, Anhar teme la nascita di suo figlio. Sente che è più sicuro che lui rimanga nel suo grembo che dietro le sbarre della prigione israeliana in cui è detenuta, dove non prova altro che paura e ansia.

L’esercito israeliano ha arrestato Anhar l’8 marzo nel villaggio di Kufr Nima, a ovest della città di Ramallah, mentre si trovava nei terreni agricoli della sua famiglia.

Gli agenti l’hanno accusata di un tentato accoltellamento. I tribunali israeliani non hanno emesso una sentenza in risposta all’appello della sua famiglia per il rilascio, ignorando il fatto che è incinta e soffre di complicanze.

Anhar è riuscita a far uscire una lettera rivolta alla sua famiglia attraverso un’altra detenuta recentemente rilasciata. Esprimendo la sua paura di affrontare le fasi del parto lontano dalla sua famiglia, ha scritto: “Cosa devo fare se sono nata lontano da voi e sono stata ammanettata mentre stavo per partorire?

“Sapete quanto è [difficile] un parto cesareo… Immaginatelo in prigione, sola e in manette”.

La madre di Anhar, Aisha di 57 anni, trascorre intanto il suo tempo a prendersi cura di sua nipote di un anno e mezzo, Julia.

“Si sveglia di notte chiamando sua madre e non la trova vicino a lei”, ha detto Aisha.

“Ciò che mi addolora di più è che a volte mi chiama ‘mamma’, o chiama ‘mamma’ qualsiasi donna della famiglia”.

Picchiata durante la gravidanza

In occasione dell’arresto di Anhar Aisha ha riferito a MEE che sua figlia era uscita per una passeggiata nel terreno di famiglia sulla collina Raysan e che soffriva di depressione a causa della gravidanza.

Un gruppo di soldati israeliani l’ha aggredita e l’ha accusata di aver tentato di accoltellarli.

“Anhar ci ha detto che durante l’arresto l’hanno picchiata duramente, nonostante gridasse che era incinta, ma a loro non importava”, continua Aisha.

Immediatamente dopo il suo arresto Anhar è stata portata nella prigione di HaSharon, dove per un mese è stata sottoposta ad interrogatori e messa in isolamento.

Anhar ha detto ai suoi avvocati di essere stata tenuta in condizioni durissime e sottoposta a lunghe ore di interrogatorio, senza alcuna considerazione per il suo stato fisico e psicologico.

“Anhar è stata sottoposta per un mese a pesanti torture, dopodiché è stata trasferita nella prigione di Damon, dove le prigioniere vivono in condizioni difficili”, sostiene Aisha, aggiungendo che Anhar non può dormire a causa della mancanza di un materasso decente.

Dice che sua figlia soffre di forti dolori al bacino e ai piedi, oltre che di stanchezza generale.

Isolamento

Durante la sua prima gravidanza – con Julia – Aisha non aveva mai lasciato sola la figlia Anhar, soprattutto nel corso dell’ultimo mese. Le era rimasta accanto durante il parto e si è occupata di lei costantemente.

Questa volta, tuttavia, Aisha vive nella paura e nell’ansia per il fatto di non poter fare nulla per sua figlia.

Nella sua lettera Anhar ci ha comunicato che non sapeva come si sarebbe svegliata dopo il parto senza al proprio fianco sua madre e suo marito”, continua Aisha.

“Pensa anche molto a come sarà incatenata al letto”.

L’amministrazione carceraria israeliana ha informato Anhar che dopo il parto lei e il suo bambino saranno posti in isolamento come precauzione contro la trasmissione del coronavirus ad altri dopo il ritorno dall’ospedale.

Mi preoccupa molto che le altre prigioniere non potranno occuparsi di Anhar. Lei e suo figlio staranno soli in cella,” afferma Aisha.

Un modello”

Nel 1972, la prigioniera palestinese Zakiya Shammout ha dato per prima alla luce un figlio in una prigione israeliana.

Anhar chiamerà suo figlio “Alaa”. Sarà il nono bambino palestinese a subire la stessa sorte.

In un breve servizio l’agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa ha documentato le esperienze di sette detenute che hanno partorito in carcere, scoprendo che tutte avevano sofferto, in particolare perché durante il travaglio e il parto le braccia e le gambe erano incatenate al letto.

La sorella di Anhar, Amna, ha detto a MEE che il massimo che ha potuto fare per sua sorella è stato organizzare campagne sui social media e contattare le organizzazioni per i diritti umani e gli organi di informazione per attirare l’attenzione sul caso di sua sorella.

“Oggi ci poniamo molte domande sul ruolo delle organizzazioni di donne e dei difensori dei diritti umani nel sostenere le donne palestinesi di fronte agli attacchi israeliani, alle persecuzioni e alle grandi ingiustizie a cui sono soggette”, dice Amna.

“Anhar è oggi un modello non della sofferenza delle prigioniere, ma della sofferenza delle donne palestinesi”.

Amna afferma che la sua più grande paura per Anhar deriva dagli attacchi di depressione di cui soffre e dalla probabilità che subisca ulteriori traumi dopo il parto, una situazione che verrebbe esasperata dalle condizioni carcerarie.

Messaggi vocali

Dal momento del suo arresto ad Anhar è stata concessa solo una visita dei familiari, del marito, mentre sua madre e sua sorella non hanno potuto vederla per quasi sei mesi, da quando è stata arrestata.

Le viene anche impedito di parlare con la sua famiglia al telefono. La madre di Anhar afferma che l’esercito israeliano ha anche ritirato al marito di Anhar il permesso di lavoro per l’accesso alle aree occupate dal 1948 [cioè in Israele, ndtr.], come ulteriore punizione per la famiglia.

“Fino ad ora non ho potuto vederla e ho sentito la sua voce solo una volta, ma le inviamo dei messaggi vocali sulla sua bambina Julia attraverso una delle stazioni radio locali che lei può ascoltare”, aggiunge Aisha.

Anhar ci ha detto di smettere di lasciare che Julia si rivolga a lei alla radio; non riesce a capire che sua figlia sta crescendo, lontana da lei”.

Secondo il Palestine Prisoners Club [ONG che monitora e sostiene i prigionieri politici palestinesi, ndtr.] Anhar è una delle 11 madri palestinesi imprigionate nelle carceri israeliane, su un totale di 40 detenute. La maggioranza si trova nella prigione di Damon in condizioni durissime e vergognose.

In un comunicato l‘organizzazione ha dichiarato che quando l’amministrazione carceraria israeliana consente ai bambini di andarle a trovare viene loro impedito di abbracciare le loro madri, una situazione che è peggiorata con la diffusione del Covid-19 e la mancanza di visite regolari da parte dei familiari.

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Prigioniera incinta trasferita agli arresti domiciliari con un’ammenda di 40.000 shekel

3 settembre 2021 – IMEMC News

Secondo quanto riportato da Quds News Network [Rete di notizie Quds; la QNN è una delle principali agenzie d’informazione nei territori palestinesi occupati, ndtr.] giovedì il tribunale militare israeliano di Ofer ha deciso di rilasciare Anhar ad-Deek, 25 anni, la donna palestinese al nono mese di gestazione, dopo una permanenza di sei mesi in una prigione israeliana.

Giovedì la Commissione palestinese per gli affari dei detenuti ed ex detenuti [organo operativo del ministero per gli affari dei detenuti dell’Autorità Nazionale Palestinese, ndtr.] ha annunciato che le autorità di occupazione hanno rilasciato ad-Deek assegnandole gli arresti domiciliari e una ammenda di 40.000 shekel (10.500 euro).

Ad-Deek, sposata e madre di un bambino, della città di Kafr Ni’ma, all’interno del governatorato di Ramallah nella Cisgiordania centrale occupata, è stata arrestata dalle forze israeliane l’8 marzo, Giornata internazionale della donna, a seguito di quello che le autorità hanno affermato essere un presunto tentativo di accoltellamento.

Organizzazioni a difesa dei diritti umani hanno organizzato campagne per chiedere alle autorità di occupazione di rilasciare immediatamente la detenuta incinta.

Sulla base di notizie correlate le autorità carcerarie hanno rilasciato anche un’altra donna palestinese, Ayat Mahfouth, dopo averla tenuta in prigione per cinque anni.

Secondo Addameer [ONG palestinese che monitorizza il trattamento dei prigionieri palestinesi e fornisce assistenza legale, ndtr.] Le donne palestinesi incinte non sono sfuggite agli arresti di massa di civili palestinesi sotto il regime di occupazione israeliano illegale. Tra il 2003 e il 2008 Addameer ha documentato quattro casi di detenute palestinesi costrette a partorire mentre si trovavano nelle carceri israeliane; tutte loro hanno ricevuto cure prenatali e postnatali molto scarse o inesistenti.

Poiché l’incarcerazione di donne incinte comporta un rischio elevato non solo per la donna stessa ma anche per gli esiti del parto e per la successiva crescita e sviluppo del neonato, i loro casi sono estremamente preoccupanti. Le donne incinte nelle carceri e nei centri di detenzione israeliani non godono di alcun trattamento preferenziale in termini di dieta, spazio vitale o trasferimenti negli ospedali”.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




PCHR: violazioni israeliane dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati

Rapporto settimanale del Palestinian Center for Human Rights [Centro Palestinese per i Diritti Umani] (PCHR) dal 27 agosto al 2 settembre 2020

4 settembre 2020 – International Middle East Media Center

Sintesi

Le Forze Israeliane di Occupazione (FIO) hanno continuato a commettere crimini e svariate violazioni contro i civili palestinesi e le loro proprietà, comprese incursioni caratterizzate da un uso eccessivo della forza, aggressioni, maltrattamenti e attacchi contro i civili nelle città palestinesi. Questa settimana le FIO hanno ferito sei civili palestinesi, compreso un minore, con uso eccessivo della forza durante incursioni in città palestinesi e la repressione di proteste pacifiche in Cisgiordania. Le FIO hanno anche continuato la loro politica di demolizione e distruzione di case e strutture palestinesi per i loro programmi di espansione delle colonie.

Alla fine di questa settimana Dawoud Tal’at al-Khatib (48 anni) è morto all’interno della prigione di Ofer a causa di un infarto solo a quattro mesi dalla data del suo rilascio. Al-Khatib, di Betlemme, è stato nelle prigioni israeliane negli ultimi 18 anni e negli ultimi anni di prigionia ha sofferto condizioni di salute particolarmente difficili, l’ultima delle quali è stata una crisi cardiaca nel 2017. La decisione di tenerlo in carcere ha aggravato le sue critiche condizioni di salute, e alla fine è morto per un attacco cardiaco il 2 settembre 2020.

Nella Striscia di Gaza, dopo che sono stati scoperti casi fuori dai centri di quarantena, per la seconda settimana di fila è proseguito il coprifuoco per limitare la diffusione del coronavirus. Il PCHR teme un peggioramento catastrofico nelle condizioni di vita se il coprifuoco verrà mantenuto per un periodo prolungato senza un meccanismo di protezione per le famiglie povere, disoccupate e con un reddito ridotto, così come per i lavoratori a giornata che hanno perso la loro fonte di sostentamento a causa dello stato di emergenza e del coprifuoco. Il PCHR mette in guardia dalle conseguenze catastrofiche della diffusione del coronavirus nella Striscia di Gaza, soprattutto con il suo sistema sanitario già allo stremo a causa di 14 anni dell’illegale e disumano blocco e delle politiche di punizione collettiva imposti alla Striscia di Gaza dalle FIO.

Questa settimana il PCHR ha documentato 151 violazioni delle leggi internazionali per i diritti umani e del diritto umanitario internazionale (IHL) da parte delle FIO e dei coloni nei TPO. Va rilevato che i limiti dovuti alla pandemia da coronavirus hanno ridotto gli spostamenti per il lavoro sul campo del PCHR e la sua possibilità essere presente sul posto; di conseguenza le informazioni contenute in questo rapporto sono solo una parte delle continue violazioni da parte delle FIO.

Spari e violazioni del diritto all’integrità fisica da parte delle FIO:

In Cisgiordania le FIO hanno ferito 6 civili, compreso un minore, con un uso eccessivo della forza: 2 civili, compreso un minore, feriti a Jenin, 1 ferito durante scontri ad Hebron, nella repressione da parte delle FIO delle proteste di Kufur Qaddoum a Qalqilia e un ferito a Betlemme. Le FIO hanno aggredito a Tulkarem un anziano palestinese, gettandolo a terra, ferendolo e umiliandolo gravemente in un incidente documentato da media e giornalisti. Nella Striscia di Gaza le FIO hanno aperto il fuoco 5 volte verso le terre agricole ad est di Khan Younis e Rafah, nella zona meridionale della Striscia di Gaza.

Incursioni delle FIO e arresti di civili palestinesi:

Le FIO hanno effettuato 70 incursioni in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est. Queste incursioni hanno incluso attacchi in case di civili e sparatorie, terrorizzando i civili e aggredendone molti. Durante le incursioni di questa settimana sono stati arrestati 38 palestinesi, compresi 6 minori e un giornalista. A Gaza le FIO hanno condotto una incursione limitata nella zona ad est di Rafah, nella Striscia di Gaza meridionale.

Espansione delle attività delle colonie e attacchi dei coloni:

Le FIO hanno continuato le operazioni di espansione delle loro colonie in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est occupata. Il PCHR ha documentato 7 violazioni, comprese:

  • Jenin: demolizione di una panetteria e notifica di un ordine di demolizione al negozio di un falegname;

  • Gerusalemme est: 3 case demolite dagli stessi proprietari [per non dover pagare i costi di demolizione, ndtr.];

  • Betlemme: divieto a un palestinese di continuare la costruzione della sua casa e confisca di materiale da costruzione;

  • Hebron: due case di lamiera e una baracca demolite, 1 stanza (di mattoni e lamiera) demolita;

  • Ramallah: 3 tende adibite ad abitazione smontate e confiscate.

Attacchi dei coloni:

Il PCHR ha documentato l’attacco incendiario contro un veicolo e atti di vandalismo contro arabi a Nablus.

Politica israeliana di interruzione della circolazione e limitazioni alla libertà di movimento:

Lunedì 31 agosto 2020 le autorità israeliane hanno dichiarato la riapertura del valico di Karem Abu Salem, consentendo di nuovo l’ingresso di carburante e materiali da costruzione nella Striscia di Gaza.

Le autorità israeliane hanno anche deciso di estendere di nuovo l’area di pesca come prima delle recenti misure punitive imposte alla Striscia di Gaza. Ciò è avvenuto in seguito al raggiungimento di un accordo per fermare l’escalation militare israeliana contro la Striscia di Gaza iniziata il 10 agosto, durante la quale Israele ha imposto misure punitive contro Gaza, sostenendo che si trattava della risposta al lancio di palloni incendiari verso le colonie israeliane vicine alla Striscia di Gaza.

La Striscia di Gaza soffre ancora del peggiore blocco, ormai arrivato al quattordicesimo anno, nella storia dell’occupazione israeliana dei TPO, senza nessun miglioramento riguardo agli spostamenti di persone e cose, alle condizioni umanitarie e sopportando conseguenze catastrofiche in tutti gli aspetti della vita.

Per la seconda settimana di seguito a Gaza è ancora imposto il coprifuoco per contenere l’epidemia di coronavirus, soprattutto dopo che fuori dai centri di quarantena della Striscia di Gaza sono stati confermati casi di COVID-19. In seguito a ciò le sofferenze della popolazione della Striscia di Gaza sono aumentate. Il PCHR teme un peggioramento catastrofico delle condizioni di vita se il coprifuoco verrà mantenuto per un lungo periodo senza meccanismi di protezione per le famiglie povere, disoccupate e con scarsi mezzi economici, così come per i lavoratori a giornata che hanno perso le fonti di reddito a causa dello stato di emergenza e del coprifuoco.

Nel contempo le FIO continuano a dividere la Cisgiordania in cantoni separati, con le principali strade bloccate dall’occupazione israeliana fin dalla Seconda Intifada e con posti di controllo temporanei e permanenti, per cui il movimento dei civili è limitato ed essi rischiano l’arresto.

I. Sparatorie e altre violazioni del diritto alla vita e all’integrità fisica:

  • Alle 2 circa di giovedì 27 agosto 2020 le FIO, con il sostegno di parecchi veicoli militari, hanno attaccato il campo di rifugiati di al-Fawar, a sud di Hebron. Hanno pattugliato le strade del campo e si sono schierate nella zona meridionale, mentre soldati si sono distribuiti tra le case civili nel centro del campo. Numerosi militari hanno fatto incursione e perquisito una casa della famiglia Abu Hashhash, di tre piani e 5 appartamenti.

I soldati [sono entrati] nell’appartamento di Iyad Mahmoud Ahmed Abu Hashhash (40 anni) e lo hanno aggredito picchiandolo duramente e arrestandolo. I soldati hanno aggredito anche il fratello di Iyad, Yaqoub, (35 anni), e, dopo aver fatto irruzione nel suo appartamento, l’hanno colpito al naso, fratturandolo. I soldati lo hanno ammanettato, lo hanno portato nell’appartamento di suo fratello ed hanno iniziato a picchiare entrambi con mani, piedi e calci dei fucili. In seguito a ciò Iyad e Yaqoub sono svenuti. Dopo che le FIO si sono ritirate dalla casa, portandosi via Iyad, Yaqoub è stato trasferito all’ospedale al-Ahli, dove ha ricevuto cure mediche, e i medici hanno fissato un appuntamento per operarlo al naso. Quando Yaqoub è tornato a casa ha scoperto che i soldati israeliani gli avevano rubato 5.800 shekel [circa 1.500 euro] che si trovavano nella sua camera da letto. Va sottolineato che i soldati israeliani avevano già fatto irruzione nella casa un mese fa, avevano aggredito Yaqoub e gli avevano rotto il naso, per cui si era già sottoposto a un’operazione chirurgica al naso.

  • Verso le 23,30 di giovedì 27 agosto 2020 soldati israeliani schierati lungo la barriera di confine a est del villaggio di al-Shoka, a est di Rafah, hanno aperto il fuoco verso terreni agricoli. Non ci sono notizie di vittime.

  • Verso le 13,30 di venerdì 28 agosto 2020 alcuni giovani palestinesi si sono riuniti nella zona di Bab al-Zawiyah, nel centro di Hebron, ed hanno lanciato pietre contro soldati israeliani vicino a un posto di controllo militare nei pressi della di via al-Shuhada chiusa.

Alcuni soldati israeliani hanno sparato granate stordenti contro i manifestanti. I giovani si sono dispersi nelle zone di Beir al-Sabe’a e Wadi al-Tuffah, sono tornati al checkpoint ed hanno lanciato pietre contro i soldati israeliani protetti da cubi di cemento e hanno nuovamente lanciato pietre contro di loro. I soldati hanno sparato proiettili veri. In conseguenza di ciò un diciottenne è stato colpito al ginocchio sinistro. I soldati lo hanno inseguito e arrestato, portandolo al posto di controllo. Verso le 19,30 è arrivata sul posto un’ambulanza militare e ha portato il civile ferito all’ospedale pubblico di Hebron. La sua ferita non è considerata grave.

  • Verso le 13 di sabato 29 agosto 2020 le FIO si sono schierate nei pressi dell’ingresso settentrionale del villaggio di Kufur Qaddoum, a nord di Qalqilia, hanno represso una protesta a cui partecipavano decine di civili palestinesi. Le FIO hanno dato la caccia ai giovani riuniti nella zona. Si sono scontrati con loro, hanno sparato proiettili ricoperti di gomma, bombe stordenti e lacrimogeni. In seguito a ciò 2 civili sono stati colpiti agli arti inferiori da proiettili veri.

  • Verso l’una di domenica 3 agosto 2020 le FIO, con alcuni veicoli militari, hanno attaccato il campo di rifugiati di al-Aroub, a nord di Hebron, e si sono piazzati nei pressi del centro di distribuzione dell’UNRWA [agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, ndtr.]. I soldati hanno pattugliato i quartieri e hanno lanciato molti volantini minacciando gli abitanti del campo a causa dei cosiddetti “violenze, disordini e continuo lancio di pietre”. Nel contempo decine di giovani si sono riuniti ed hanno lanciato pietre contro le unità di fanteria delle FIO, mentre queste ultime hanno sparato indiscriminatamente granate stordenti e lacrimogeni contro chi lanciava le pietre e tra le case.

A causa di ciò alcuni manifestanti sono rimasti soffocati dall’inalazione dei gas lacrimogeni. Scontri tra le FIO e i giovani sono continuati fino alle 2,30, quando le FIO hanno sparato raffiche di proiettili veri in aria per ritirarsi dal campo. Non ci sono notizie di arresti né di incursioni nelle case.

  • Verso le 2,15 della stessa domenica le FIO hanno fatto irruzione a Hebron, si sono piazzati in via Malek Faisal e si sono schierati tra le case. Dopo aver aperto la porta con attrezzi speciali, hanno fatto irruzione e perquisito una fabbrica per la lavorazione del legno e mobili di proprietà della famiglia di Taha Abu Suneinah. Nel contempo alcuni giovani palestinesi si sono riuniti ed hanno lanciato pietre e bottiglie vuote contro le FIO, mentre queste ultime sparavano in modo indiscriminato granate assordanti e lacrimogeni. Come conseguenza di ciò, una granata assordante è caduta in una stanza del reparto di medicina interna dell’ospedale pubblico Aaliyah, adiacente all’area degli scontri. Perciò circa 25 pazienti affetti da coronavirus sono rimasti soffocati e sono stati portati in altri reparti dell’ospedale. Verso le 4 dello stesso giorno le FIO si sono ritirate dalla zona. Non ci sono notizie di arresti.

  • Verso le 20,30 di lunedì 31 agosto 2020 le FIO incaricate di controllare il muro di annessione a nordest del villaggio di Faqqua, a nord est di Jenin, hanno aperto il fuoco contro Mahmoud Taleb Mahmoud Shaheen (18 anni), mentre stava tornando a casa, che si trova a 200 metri dal summenzionato muro. In seguito a ciò Shaheen è stato colpito alla gamba destra da un proiettile vero ed è stato trasferito all’ospedale Khalil Suleiman a Jenin per essere curato.

  • Il padre di Shaheen ha detto all’operatore sul campo del PCHR:

  • Verso le 20,30 di lunedì 31 agosto 2020 mio figlio Mahmoud (18 anni) ha partecipato ad una festa di matrimonio nel villaggio di Faqqua, a nordest di Jenin, e stava tornando a casa nel quartiere a nord, che si trova a 200 metri dal muro di annessione. Quando è arrivato a circa 40-50 metri dal muro, i soldati israeliani incaricati di controllare il muro di annessione hanno aperto il fuoco contro di lui, ferendolo senza ragione alla gamba destra. I vicini sono subito arrivati nella zona e lo hanno trasportato all’ospedale Khalil Suleiman a Jenin perché venisse curato.

  • Verso le 3,50 di martedì 1 settembre 2020 le FIO hanno invaso le vie al-Saf e al- Mahd nel centro di Betlemme. Hanno fatto irruzione e perquisito alcune delle case e arrestato Shadi Mohammed al-Harimi (31 anni) e Touni Asa’ad Qatan (27 anni). Nel contempo alcuni giovani palestinesi si sono riuniti nei pressi di piazza al-Mahd ed hanno lanciato pietre e bottiglie molotov contro le FIO che si trovavano nella zona, mentre queste ultime hanno subito sparato contro di loro proiettili ricoperti di gomma, granate assordanti e lacrimogeni. Alcuni giovani hanno patito le conseguenze dell’inalazione di gas lacrimogeni.

  • Verso le 13 le FIO che si trovavano sulle terre dei villaggi di Shufah e Jbarah, a sudest di Tulkarem, hanno represso una manifestazione a cui hanno partecipato decine di civili. Le Fio hanno inseguito giovani riuniti nella zona, si sono scontrati con loro ed hanno sparato pallottole vere e ricoperte di gomma, bombe stordenti e lacrimogeni. Le Fio hanno aggredito Khairi Hanoun (64 anni), del villaggio di Anabta, a est di Tulkarem, colpendolo ai piedi. Lo hanno arrestato e rilasciato dopo un’ora e mezza. Le FIO hanno aggredito anche molti giornalisti che stavano informando delle proteste, compreso Fadi Yaseen, fotografo di Palestine TV. Inoltre molti civili hanno sofferto le conseguenze dell’inalazione di gas lacrimogeni.

  • Verso le 0.20 di mercoledì 2 settembre 2020 le FIO schierate lungo la barriera di confine a est di Khan Younis [nella Striscia di Gaza, ndtr.], hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni verso terreni coltivati, a est del villaggio di al-Qararah, nei pressi della barriera di confine.

  • Verso le 4 dello stesso mercoledì le FIO di stanza presso una torre di guardia nella zona della Tomba di Rachele, di fianco alla moschea Bilal Ben Rabah, a nord di Betlemme, hanno aperto il fuoco contro un civile di 32 anni che stava camminando nella zona. In conseguenza di ciò è stato colpito al piede da un proiettile vero. È stato portato all’ospedale Beit Jala per essere curato.

  • Verso le 4,15 le FIO hanno fatto irruzione nel villaggio di Ash-Shuhada, a sudest di Jenin, nel nord della Cisgiordania, e hanno circondato una casa di proprietà di Ihab Hatem Husein Darwish Asous (27 anni). Nel contempo alcuni civili palestinesi si sono riuniti ed hanno lanciato pietre contro le FIO, mentre queste ultime hanno risposto con pallottole vere, bombe assordanti e lacrimogeni. In seguito a ciò un ragazzo di 16 anni è stato colpito con 2 proiettili veri. È stato portato all’ospedale pubblico Khalil Suleiman per essere curato. Prima di ritirarsi dal villaggio le FIO hanno arrestato il civile Asous.

  • Verso le 8,30 dello stesso mercoledì le FIO di stanza lungo la barriera di confine a est di Khan Younis hanno sparato proiettili veri verso terreni coltivati a est del villaggio di Khuza’a, vicino alla barriera di confine. Non si hanno notizie di vittime.

II. Incursioni e arresti:

Martedì 27 agosto 2020:

  • Verso l’una le FIO sono entrate nel villaggio di Biddu, a nordovest di Gerusalemme est occupata. Hanno fatto irruzione e perquisito la casa di Ayyoub Mohammed al-Khadour’s (28 anni) e l’hanno arrestato. Va rilevato che al-Khadour è già stato imprigionato nelle carceri israeliane.

  • Verso le 2 le FIO sono entrate nel villaggio di Qutna, a nordovest di Gerusalemme occupata. Hanno fatto irruzione e perquisito la casa di Mos’ab Saleem Shamasna’s (23 anni) e lo hanno arrestato.

  • Verso le 2,30 le FIO sono entrate nel villaggio di Jabal Hindaza, a est di Betlemme. Hanno fatto irruzione e hanno perquisito la casa di Na’eem Mousa Abu ‘Ahour’s (18 anni) e lo hanno arrestato. È da rilevare che Abu ‘Ahour era rimasto ferito a una gamba da un proiettile vero mentre si trovava nei pressi della stazione di servizio al-Quds vicino alla moschea Bilal Bin Rabah all’ingresso settentrionale di Betlemme.

  • Più o meno alla stessa ora le FIO sono entrate nel villaggio di al-Arqa, a sudovest di Jenin. Hanno fatto irruzione e hanno perquisito la casa di Nael Mohammed Yehya’s (24 anni) e lo hanno arrestato.

  • Verso le 3,10 le FIO sono entrate nel villaggio di Rujeib, a sudest di Nablus, nella Cisgiordania settentrionale. Hanno fatto irruzione e perquisito la casa di Khalil Abdul Khaleq Mohammed Dwaikat, che il 26 agosto 2020 ha accoltellato un soldato israeliano a Bitah Tikva [in Israele, ndtr.] per prendere le misure della casa prima della demolizione. Va notato che le autorità israeliane utilizzano la demolizione come punizione collettiva contro le famiglie palestinesi.

  • Verso le 3,30 le FIO sono entrate nel villaggio di al-‘Abayat, a est di Betlemme. Hanno fatto irruzione e perquisito la casa di Omar Khaled Ayyad’s (17 anni) e lo hanno arrestato.

  • Verso le 3,30 le FIO sono entrate nel villaggio di Qarawat Bani Zeid, a nordovest di Ramallah. Hanno fatto irruzione e perquisito la casa di Amer Bassam Sneif’s (31 anni) e lo hanno arrestato. In seguito le FIO lo hanno rilasciato.

  • Verso le 3,50 le FIO sono entrate nel villaggio di Beit Loqya, a sudovest di Ramallah. Hanno fatto irruzione e hanno perquisito la casa di Najeeb Ahmed Najeeb Mafarja’s (35 anni) e lo hanno arrestato.

  • Verso le 6,30 le FIO sono entrate nel villaggio di Jin Safout, a est di Qalqilia. Hanno fatto irruzione e hanno perquisito la casa di Karam Khamees Shobaki’s (22 anni) e lo hanno arrestato

  • Verso le 7 le FIO, con vari veicoli militari e scavatrici, sono entrate per 100 metri nel villaggio di al-Shwaika, a est di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Hanno fatto irruzione dalla porta al-Motabaq, nei pressi della barriera di confine tra la Striscia di Gaza e Israele. Hanno rastrellato e spianato il terreno e si sono ritirati verso le 11.

  • Verso le 14 le FIO hanno arrestato Ghassan Alian (55 anni), di Bitin, a ovest di Betlemme, dopo aver fatto rapporto al servizio israeliano di intelligence nella colonia di Gush Etzion, a sud della città.

  • Le FIO hanno compiuto (6) incursioni nei villaggi di Beit Ammer, Hadab al-Fawwar e Sa’eer a Hebron, a Faqoua’, a sudest di Jenin, a Tayaseer, a est di Tubas, e a Karf Ein, a nordovest di Ramallah. Non si hanno notizie di arresti.

Venerdì 28 agosto 2020:

  • Verso le 2 le FIO, con alcuni veicoli militari, sono entrate nel campo di rifugiati di al-‘Aroub, a nord di Hebron. Hanno fatto irruzione ed hanno perquisito la casa di Bara’ Abdul Hai Jawabra’s (19 anni) e lo hanno arrestato.

  • Verso le 3,50 le FIO sono entrate nel villaggio di Azun, a est di Qalqilia. Hanno fatto irruzione ed hanno perquisito la casa di Karam Fares Shbaita’s (18 anni) e lo hanno arrestato.

  • Verso le 22,30 le FIO, dopo averli duramente percossi, hanno arrestato 3 civili che si trovavano in via al-Wad nella Città Vecchia di Gerusalemme occupata. Le Fio li hanno portati nel centro investigativo di al-Qushla nella Città Vecchia. Gli arrestati sono Khaled al-Sokhn (23 anni), Abdullah al-Julani (28 anni) e Mohammed Zein (21 anni).

  • Le FIO hanno effettuato (6) incursioni a Hebron, nel campo profughi di al-Fawwar e a Yatta, nel governatorato di Hebron, a Yamoun, a ovest di Jenin, e a Kufur Qaddoum e Hibla, a est di Qalqilia. Non si hanno notizie di arresti.

Sabato 29 agosto 2020:

  • Verso le 16 le FIO sono entrate in via al-Bostan nel quartiere di Obaid, a ovest di al-‘Isawiya, a nordest di Gerusalemme est occupata. Hanno fatto irruzione e perquisito la casa di Mo’tasem Hamza Obaid’s (17 anni) e lo hanno arrestato. Va rilevato che Obaid era stato arrestato 10 giorni prima ed era agli arresti domiciliari per due settimane.

  • Le FIO hanno fatto (4) incursioni nei villaggi di al-Samoua’, Hebron, Beit Ammer e al-Mowreq, nel governatorato di Hebron. Non si ha notizia di arresti.

Domenica 30 agosto 2020:

  • All’una circa le FIO sono entrate nel villaggio di Nahaleen, a ovest di Betlemme. Hanno fatto irruzione e perquisito varie case e arrestato Mahmoud Maher Shakarna (17 anni) e consegnato ad Hamdan Yousef Fannoun (32 anni) una convocazione al servizio israeliano di intelligence nella colonia di Gush Etzion, a sud della città.

  • Verso le 2,30 le FIO sono entrate nella zona periferica di al-Shwaika, a est di Tulkarem. Hanno fatto irruzione e perquisito due case di Sameer Abdul Qader Mohammed Omar (47 anni) e Sameh Adnan Mohammed Obaid (31 anni) e li hanno arrestati.

  • Verso le 7 le FIO hanno fatto un’imboscata nei pressi della località di Haddad, a sudest di Jenin, nel nord della Cisgiordania, ed hanno arrestato Yaser Waleed Khuzeima (30 anni), di Qabatya, a sudest di Jenin, dopo aver fermato e perquisito la sua auto. Le FIO lo hanno portato in un luogo sconosciuto ed hanno abbandonato la sua auto. Va rilevato che Khuzeima è già stato detenuto nelle prigioni israeliane.

  • Verso le 15 nel centro di Gerusalemme le FIO hanno fermato un autobus, hanno obbligato (4) minori a scendere per arrestarli e li hanno portati alla stazione di polizia “al-Bareed” in via Salah al Dein. Gli arrestati sono: Ahmed Dari (17 anni), sua sorella Noumi (16 anni), Yasmine Qaisiya (16 anni) e Sajeda Abu Roumi (16 anni).

  • Testimoni affermano che le FIO hanno fermato e perquisito un autobus in via Nablus, controllato i documenti di identità e obbligato alcuni di loro a scendere dal bus sostenendo che non stavano portando in modo corretto le mascherine. Hanno aggiunto che le FIO hanno colpito e spintonato alcuni di loro e hanno arrestato (4) studenti di ritorno da scuola verso la loro casa a al-‘Isawiya. In seguito Qaisiya e Abu Roumi sono stati rilasciati su cauzione, Dari è stata rilasciata dopo alcune ore a condizione che rimanga agli arresti domiciliari per due giorni e le hanno vietato di entrare dalla porta di Damasco “Bab al-‘Amoud” per 10 giorni.

  • Le FIO hanno fatto un’incursione a Sabastya, a nordovest di Nablus. Non si ha notizia di arresti.

  • Lunedì 31 agosto 2020:

  • Alle 2 circa un’unità israeliana di fanteria è entrata nella città vecchia di Hebron. Ha fatto irruzione e perquisito la casa di Saif al-Dein Mahmoud al-Ja’bari’s (22 anni) e lo ha arrestato.

  • Verso le 2,30 le FIO sono entrate a Nablus, nel nord della Cisgiordania. Hanno fatto irruzione e perquisito la casa di Mohammed Hilal al-Titi’s (22 anni) e lo hanno arrestato.

  • Verso le 4 le FIO sono entrate nel villaggio di Anata, a nordest di Gerusalemme est occupata. Hanno fatto irruzione e hanno perquisito la casa di Mohammed

  • Verso le 8 le FIO hanno arrestato Khalaf Hussain Obaidallah (26 anni), mentre si trovava all’entrata del villaggio di Kisan, a sudest di Betlemme. Le FIO lo hanno portato in un luogo sconosciuto.

  • Verso le 19 le FIO sono entrate nel villaggio di Bab Hatta, uno dei quartieri di Gerusalemme est occupata. Hanno fatto irruzione e hanno perquisito la casa di Ameer Farid al-Basti’s (23 anni) e lo hanno arrestato.

  • Verso le 19,45 un gruppo di Mista‘arvim (unità speciale israeliana travestita da civili palestinesi) ha arrestato Nizar Issa Obaid (22 anni), di Kufur Qaddoum, a est di Qalqilia, mentre stava lavorando alla stazione di servizio di al-Natour, a Tulkarem. Secondo una telecamera di sorveglianza che ha documentato la scena, un veicolo con targa palestinese è arrivato alla stazione di servizio e, quando Obaid è andato a fare il pieno all’auto, due uomini sono scesi e lo hanno arrestato.

  • Verso le 23 il servizio israeliano di intelligence ha convocato tre membri del movimento Fatah di Silwan, a sud della Città Vecchia di Gerusalemme est occupata, per essere interrogati nella stazione id polizia di al-Bareed, in via Salah al-Dein. Shadi al-Mtawr, segretario del movimento Fatah a Gerusalemme, ha affermato che i servizi israeliani di intelligence hanno convocato Fawzi Sha’ban, Mohammed Abu Sowi e Ahmed al-‘Abbasi per interrogarli riguardo alla loro presenza a una riunione sulla demolizione di case a Silwan. Dopo alcune ore le FIO li hanno rilasciati su cauzione (3.000 shekel [circa 750 euro] per ciascuno) e con il divieto di partecipare per tre mesi ai sit in del quartiere di al-Bostan a Silwan.

  • Le FIO hanno effettuato (4) incursioni nei villaggi di Ethna, Surif e Karma, nel governatorato di Hebron, e a Tulkarem. Non si ha notizia di arresti.

Martedì 1 settembre 2020:

  • Verso l’una le FIO sono entrate a Hebron e si sono schierate in via al-Salam. Hanno fatto irruzione e hanno perquisito la casa di Ma’moun Hussain al-Natsha’s (25 anni) e lo hanno arrestato.

  • Le FIO hanno fatto (2) incursioni a Dura e al-Samoua’, nel governatorato di Hebron. Non si ha notizia di arresti.

Mercoledì 2 settembre 2020:

  • Verso le 2 le FIO sono entrate a Yatta, a sud di Hebron, e si sono schierate nella zona di Roq’a. Hanno fatto irruzione e perquisito la casa di Shadi Bader al-‘Amour’s (30 anni) e lo hanno arrestato.

  • Verso le 5 le FIO sono entrate nel villaggio di al-Fridis, a est di Betlemme. Hanno fatto irruzione e perquisito la casa di Jom’a Abu Moheimed’s (29 anni) e lo hanno arrestato.

  • Verso le 18 le FIO sono entrate ad al-‘Isawiya, a nordest di Gerusalemme est occupata. Hanno fatto irruzione e perquisito la casa del fotogiornalista Mohammed Qarout Edkaik’s (27 anni), lo hanno arrestato e gli hanno confiscato l’ equipaggiamento, le macchine fotografiche, molti dei suoi files e documenti personali. Samer Edakaik, il fratello di Mohammed, ha detto al collaboratore sul campo del PCHR che le FIO hanno fatto irruzione, perquisito e confiscato varie fotocamere, un dispositivo senza fili, documenti personali e un tablet di Mohammed. Ha confermato che le FIO hanno ammanettato suo fratello e lo hanno portato al commissariato di “al-Bareed” in via Salah al-Dein. Va rilevato che Adkaik è un fotogiornalista del canale Al-Jazeera e di molte altre agenzie di notizie ed è un attivista sulle reti sociali con migliaia di follower.

  • Le FIO hanno fatto (4) incursioni nei villaggi di Hebron, Ethna, Beit Owa e Deir Samit nel governatorato di Hebron. Non ci sono notizie di arresti.

III. Espansione delle colonie e violenza dei coloni in Cisgiordania:

a. Demolizione e confisca di proprietà di civili:

  • Verso le 9 di giovedì 27 agosto 2020 le FIO, con veicoli da costruzione militari e accompagnati da funzionari dell’Amministrazione Civile Israeliana [l’ente militare che governa in Cisgiordania, ndtr.] sono entrate nel villaggio di ‘Arraba, a sudovest di Jenin. I veicoli da costruzione militari hanno demolito la panetteria in costruzione di Rami Ahmed Abu Mashaikh, costruita 3 mesi fa su un terreno di 170 m2. È da notare che 12 giorni fa le FIO avevano notificato di smettere di lavorare nella panetteria in previsione della sua demolizione, con il pretesto di costruzione illegale in Area C. Per lo stesso motivo, le FIO hanno anche notificato a Mostafa ‘Ali Hammad di demolire il suo negozio di falegnameria.

  • Domenica 30 agosto 2020 Khaled Mahmoud Mohammed Basheer ha adempiuto alla decisione del Comune israeliano di autodemolizione della sua casa nel villaggio di Jabal al-Mokkaber, a sudest di Gerusalemme est occupata, con il pretesto che non aveva la licenza edilizia.

Basheer ha affermato che 3 mesi fa ha costruito per suo figlio una casa di 50 m2 composta da una stanza, una cucina e un bagno. Basheer ha chiarito che due settimane fa gli impiegati dell’amministrazione comunale israeliana, insieme al ministero degli Interni, si sono presentati nella sua casa e gli hanno consegnato un ordine di demolizione. Basheer ha aggiunto di essere stato obbligato a demolire lui stesso la sua casa per evitare di pagare i costi di demolizione, stimati in 100.000 shekel [25.000 euro] al personale del Comune. Ha anche detto che nel 2014 i funzionari del Comune hanno demolito la casa di suo figlio Mahmoud nel quartiere di al-Sal’ah del villaggio di Jabal al-Mokkaber e gli hanno comminato una multa di 80.000 shekel [20.000 euro] con il pretesto che non aveva la licenza edilizia.

  • Lunedì 31 agosto 2020 ‘Odai e ‘Abed al-Salam al-Razem hanno adempiuto alla decisione dell’amministrazione comunale israeliana ed hanno demolito la propria casa nel quartiere di al-Ashqariyia nel villaggio di Beit Hanina, a nord della Città Vecchia nella Gerusalemme est occupata, con il pretesto che non avevano la licenza edilizia. ‘Abed al-Salam al-Razem ha detto che la sua famiglia, composta da 6 persone, e quella di suo fratello, di 3 persone, hanno vissuto per 8 anni nella loro casa di 65 m2. Ha spiegato che 5 anni fa il personale del Comune si è presentato nelle loro case ed ha notificato a suo fratello di demolirle, oltre a una multa di 40.000 shekel [10.000 euro] contro di loro. ‘Abed al-Salam ha aggiunto che durante gli ultimi anni lui e suo fratello hanno atteso inutilmente di avere la licenza edilizia. Ha anche detto che un mese fa il tribunale israeliano ha emesso una ordinanza di demolizione definitiva delle loro case, e se non l’avessero rispettata lo avrebbe fatto il personale del Comune e li avrebbe obbligati a pagare i costi, stimati a 125.000 shekel [circa 30.000 euro].

  • Alle 6,30 circa di martedì 1 settembre 2020 le FIO, accompagnate da veicoli da costruzione militari, sono entrati nel villaggio di Tuqu, a sudest di Betlemme, dove hanno ordinato a Mohammed Fahed Shawareeh di interrompere i lavori per la costruzione della sua casa e gli hanno confiscato materiali da costruzione. Il sindaco di Tuqu, Tayseer Abu Mefreh, ha affermato che le FIO hanno requisito materiali dalla casa in costruzione di Shawareeh. Ha aggiunto che una settimana fa, con il pretesto della mancanza di un permesso edilizio, a Shawareeh era stata consegnata una ingiunzione di cessazione della costruzione.

  • Verso le 10 di mercoledì 2 settembre 2020 le FIO, insieme a veicoli da costruzione militari e funzionari dell’Amministrazione Civile Israeliana, sono entrate nella zona di al-Masafer a Yatta, a sud di Hebron. Le FIO si sono schierate tra le case palestinesi mentre veicoli da costruzione demolivano 2 case in lamiera con il pretesto che non avevano la licenza edilizia.

Queste sono state le demolizioni:

Mahmoud ‘Isaa Rab’i: casa fatta con lamiera e mattoni, con 16 abitanti;

Mahmoud ‘Isaa Rab’i: baracche fatte di lamiera e mattoni, per il bestiame;

Fadel ‘Isaa Rab’i: casa fatta di lamiera e mattoni, con 15 abitanti.

Va rilevato che il 23 febbraio 2012 le autorità israeliane avevano consegnato ingiunzioni di blocco delle costruzioni per le due case e la baracca.

  • Verso le 10 le FIO, accompagnate da veicoli da costruzione militari e da funzionari dell’Amministrazione Civile Israeliana, sono entrate nel villaggio di Beren nella zona orientale di Hebron. Le FIO si sono schierate tra le case palestinesi mentre i veicoli militari da costruzione hanno demolito la stanza di 40 m2 di Faraj Mohammed Ghaith, costruita di mattoni, con il pretesto della mancanza di permesso edilizio.

  • Verso le 13 le FIO, accompagnate da veicoli da costruzione militari e da funzionari dell’Amministrazione Civile Israeliana, sono entrate nel villaggio di Deir Dibwan, a est di Ramallah. Le FIO hanno portato addetti israeliani per smantellare e confiscare tre tende da abitazione, con il pretesto che erano senza permesso nell’Area C.

Le tende erano di:

Suliman Mostafa Ka’abnah: smantellamento e confisca di una tenda che ospitava la sua famiglia, composta da 7 persone;

Oda ‘Awwad Ka’abnah: smantellamento e confisca di una tenda che ospitava 8 persone;

Suliman Salem Ka’abnah: smantellamento e confisca di una tenda che ospitava 8 persone.

Va rilevato che per due volte le FIO hanno demolito proprietà dei summenzionati civili e senza precedente avviso, notando che queste proprietà erano state demolite in precedenza, il 25 agosto 2020.

b. Violenza dei coloni israeliani

  • Verso le 2,30 di venerdì 28 agosto 2020 i coloni israeliani del gruppo “Price Tag” [coloni estremisti particolarmente violenti, ndtr.] hanno attaccato la zona meridionale del villaggio di Asira al-Qibliya, a sudest di Nablus. I coloni hanno dato fuoco al veicolo di Wael Mousa ‘Asayrah ed hanno vandalizzato i muri della sua casa, scrivendo slogan razzisti.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Soldati israeliani sparano su una famiglia palestinese intenta a raccogliere il grano, ferendo due di loro

International Middle East Media Center (IMEMC)

25 maggio 2020  IMEMC

Dei soldati israeliani hanno attaccato lunedì una famiglia di palestinesi che stavano raccogliendo il grano nei loro terreni agricoli vicino al villaggio di al-Mughayyir, ad est di Gerusalemme. Pare che l’esercito israeliano sia stato chiamato da coloni israeliani che avevano in un primo tempo cercato di infastidire la famiglia palestinese.

Inizialmente i soldati hanno rilasciato una dichiarazione secondo cui due palestinesi avrebbero cercato di attaccarli con falcetti (strumenti agricoli usati per raccogliere il grano). Ma i racconti dei testimoni oculari descrivono in modo molto diverso ciò che è accaduto e mettono in discussione altre dichiarazioni dell’esercito israeliano in cui si sostiene di aver sparato ai palestinesi “per legittima difesa”.

Nel corso delle ultime settimane i coloni israeliani si sono imbaldanziti nei loro assalti ai palestinesi, in coincidenza del fatto che l’amministrazione israeliana di Benjamin Netanyahu ha dato via libera agli attacchi violenti, addirittura incoraggiandoli. In questo caso i coloni israeliani, che diversi giorni fa hanno fondato un nuovo insediamento nelle vicinanze, sono penetrati nei terreni palestinesi per schernire e aggredirel a famiglia che lavorava nella sua proprietà agricola.

Non essendo riusciti a provocare una reazione da parte dei palestinesi, hanno chiamato l’esercito, che è arrivato sulla scena e ha prontamente sparato a due membri della famiglia di agricoltori.

Secondo un resoconto del quotidiano israeliano Haaretz [giornale di centro sinistra, ndtr.], uno degli uomini colpiti, identificato come Murad, ha parlato con i giornalisti riferendo loro: (i soldati israeliani) “hanno iniziato ad avvicinarsi a noi dicendoci di sederci immediatamente. Quindi hanno sparato tre proiettili alla gamba sinistra di mio fratello Imad. Io mi sono avvicinato un po’ e ho chiesto loro di smettere di fare fuoco su di lui, e allora mi hanno sparato all’addome.”

I giornalisti hanno anche parlato con la moglie di Murad, che ha detto: “Eravamo sulla nostra terra, lontano dall’insediamento, e loro sono venuti da noi, non noi da loro”, e un altro testimone oculare ha detto: “Affermare che avrebbe cercato di pugnalare un soldato mentre sua moglie, i suoi figli e tutta la sua famiglia erano lì? Non è mai successo. Stanno cercando di giustificare il fatto di aver sparato.”

In seguito alla dichiarazione dei loro soldati, la maggior parte delle forze armate israeliane ha diligentemente riportato tale dichiarazione come un dato di fatto, per cui il quotidiano israeliano Yedioth Ahranoth [uno dei quotidiani più letti in Israele, di destra, ndtr.] ha scritto: “Le truppe IDF hanno sparato su due palestinesi che, brandendo dei falcetti, tentavano di accoltellare i soldati mentre erano intenti in attività operative in Cisgiordania, vicino a Ramallah. Nessun soldato israeliano è rimasto ferito nell’attacco e i due aggressori sono riusciti a fuggire nonostante fossero stati colpiti da proiettili “.

Questo ovviamente è un resoconto falso dell’accaduto, ma è stato riportato da Yedioth Ahranoth e da altre fonti come un dato di fatto. Yedioth Ahranoth ha anche affermato che questo incidente è avvenuto durante una “rivolta di giovani palestinesi”, un’altra ovvia menzogna, poiché la realtà è che una famiglia palestinese stava raccogliendo il proprio grano quando è stata aggredita da coloni paramilitari israeliani, e poi è stata colpita dagli spari di soldati israeliani armati.

Solo Haaretz ha dedicato del tempo alle interviste dei testimoni oculari e alla ricerca della verità su ciò che è accaduto, inducendo l’esercito a ritirare le proprie iniziali false dichiarazioni.

(traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




B’Tselem: “Durante la crisi del coronavirus Israele confisca tende destinate a una clinica nel nord della Cisigordania

27 marzo 2020 – International Middle East Media Center

Il Centro Israeliano di Informazione per i Diritti Umani nei Territori Occupati (B’Tselem): Comunità che devono affrontare l’espulsione. Giovedì 26 marzo verso le 7,30 funzionari dell’Amministrazione Civile Israeliana in Cisgiordania sono arrivati con la scorta di una jeep militare, un bulldozer e due autocarri a pianale con gru nella comunità palestinese di Khirbet Ibziq, nel nord della Valle del Giordano.

Hanno confiscato pali e teli che destinati all’installazione di otto tende, due per un ospedale da campo, quattro per abitazioni d’emergenza per abitanti evacuati dalle loro case e due come moschee di fortuna.

La polizia ha anche confiscato una baracca di lamiera che si trovava sul posto da più di due anni, così come un generatore e sacchi di sabbia e di cemento. Sono stati portati via quattro bancali di mattoni di cemento per pavimentare le tende e altri quattro sono stati demoliti.

Mentre tutto il mondo lotta contro una crisi senza precedenti che paralizza il sistema sanitario, l’esercito israeliano dedica tempo e risorse ad angariare le comunità palestinesi più vulnerabili in Cisgiordania, che per decenni Israele ha cercato di cacciare dalla zona.

Impedire un’iniziativa comunitaria di primo soccorso durante una crisi sanitaria è un esempio particolarmente crudele dei costanti soprusi inflitti a queste comunità, e va contro principi umani e umanitari basilari durante un’emergenza. A differenza delle politiche di Israele, questa pandemia non discrimina in base alla nazionalità, all’etnia o alla religione.

È giunto il momento che il governo e l’esercito riconoscano che ora più che mai Israele è responsabile della salute e del benessere dei cinque milioni di palestinesi che vivono sotto il suo controllo nei Territori Occupati.

Oltre alla sconvolgente distruzione dell’ospedale in costruzione, l’Amministrazione Civile sta continuando la sua solita opera di demolizione. Oggi nel villaggio di ‘Ein a-Duyuk a-Tahta, ad est di Gerico, ha distrutto tre case stagionali di contadini che risiedono a Gerusalemme.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)