A Berlino la polizia fa irruzione nella sede della conferenza mentre cresce in Germania la repressione dell’attivismo filo-palestinese

Abir Kopty

13 aprile 2024 MONDOWEISS

La polizia berlinese fa irruzione nell’edificio del Congresso per la Palestina e, tagliata l’elettricità, vieta poi l’evento di tre giorni. Gli organizzatori dicono che cresce di giorno in giorno la reazione autoritaria e antidemocratica della Germania all’attivismo filo-palestinese.

Venerdì 12 aprile con un’iniziativa prevedibile, ma comunque scioccante la polizia di Berlino ha fatto irruzione e interrotto il “Congresso per la Palestina” che stava iniziando. Il Congresso doveva essere un evento di tre giorni con ospiti da tutto il mondo fra cui, tra molti altri, Ghassan Abu-Sittah, [chirurgo palestinese, per 43 giorni a Gaza con MSF, rettore dell’università di Glasgow,cfr. qui ,ndt], Salman Abu Sitta, Noura Erakat e Ali Abunimah.

La conferenza voluta da organizzazioni palestinesi, ebraiche e internazionali per discutere il genocidio a Gaza e i crimini israeliani contro i palestinesi e fungere da tribunale nei confronti di Israele e della Germania, uno dei suoi maggiori sostenitori e fornitore di armi. 

Il fatto di essere riusciti ad essere qui e tenere questa conferenza è in sé stesso un atto di resistenza,” ha detto la giornalista palestinese Hebh Jamal nel suo discorso di apertura. 

Jamal non sapeva che il suo discorso sarebbe stato l’unico di quelli in programma per i successivi tre giorni.

 Intimidazioni governative

Jamal si riferiva alla tesa atmosfera pubblica che aveva preceduto il Congresso. Per settimane, da quando era stato annunciato l’evento, le autorità tedesche, la polizia e i media avevano lavorato per impedire che si svolgesse. 

I media tedeschi l’hanno definito, fra l’altro un “Congresso di odiatori di Israele,” una conferenza di “apologeti del terrorismo”, conducendo una campagna diffamatoria contro gli oratori. I politici hanno invocato un divieto di ingresso nel paese agli oratori della conferenza e il senato di Berlino è arrivato molto vicino a vietarla. 

In ogni caso il governo ha preso molte decisioni nelle settimane precedenti il Congresso per far pressione sugli organizzatori e per intimidirli. Case di attivisti coinvolti nella conferenza sono state perquisite ed è stato vietato un evento di raccolta fondi per il Congresso. Inoltre, secondo gli organizzatori, due sedi che dovevano ospitare l’evento l’hanno annullato per la pressione e le minacce della polizia e le autorità di Berlino hanno bloccato il conto bancario di Jewish Voice, uno degli organizzatori del Congresso, dove si dovevano raccogliere tutti i contributi. 

Il giorno di apertura della conferenza la polizia ha dispiegato 2500 poliziotti nelle vicinanze della sede e dentro la sala. 

Su 800 che avevano prenotato in anticipo i propri biglietti la polizia ha autorizzato solo 250 partecipanti. E come se questo non fosse bastato è stato vietato l’ingresso in Germania al dottor Ghassan Abu-Sittah che è stato rimpatriato nel Regno Unito. Quella sera avrebbe dovuto raccontare al Congresso ciò di cui era stato testimone a Gaza.

 Quando l’evento stava cominciando la polizia ha fatto entrare oltre una ventina di giornalisti ostili e antipalestinesi che avevano guidato la campagna di istigazione contro la conferenza anche se non erano stati accreditati dagli organizzatori del Congresso. Ha avuto le caratteristiche di un’imboscata: per giunta quei 25 erano stati inclusi nella lista ufficiale e quindi è stato impedito l’ingresso a 25 partecipanti registrati. 

Dopo l’inizio della conferenza tutti erano sollevati perché nonostante tutto “ce l’abbiamo fatta,” per quanto tesi e insicuri si sentissero gli astanti per la pesante presenza della polizia e dei membri dei media ostili che si aggiravano filmandoli. C’era una piccola sensazione di vittoria dopo i precedenti sei mesi, massacranti e spaventosi, in un paese che non considera legittime le sofferenze e la rabbia della propria comunità palestinese. 

Tuttavia questo momento di piccola vittoria non è durato a lungo. 

La polizia tedesca per quella giornata aveva una missione: interrompere l’evento. Stava solo aspettando il momento giusto. Se non ci fosse stato un momento giusto, l’avrebbero creato. 

La polizia fa irruzione e taglia la corrente

L’oratore che doveva venire dopo la giornalista Heba Jamal era il famoso studioso e scrittore palestinese Salman Abu Sitta che stava partecipando da remoto con un video preregistrato. 

Improvvisamente, a due minuti dall’inizio del video, decine di poliziotti hanno invaso il centro della sala davanti allo schermo e al palcoscenico interrompendo lo streaming. 

Mentre la polizia occupava il palcoscenico del Congresso per la Palestina per bloccare l’evento uno degli organizzatori ha urlato: “SI stanno rendendo ridicoli, lasciateli fare!”. Tutti hanno annuito. 

All’inizio i poliziotti hanno affermato che Abu Sitta aveva detto qualcosa che avrebbe incitato a violenza o odio. Quando gli organizzatori hanno chiesto di citare la frase hanno detto che dovevano controllare. Non lo sapevano.

Dopo di ciò hanno affermato che a Salman Abu Sitta era vietato svolgere “attività politica” in Germania. Per loro questo intervento da remoto era considerata una violazione. Ma Nadja Samour, l’avvocata dell’evento, ha spiegato che la polizia aveva controllato la lista dei partecipanti quella mattina e non aveva segnalato nulla a proposito di Abu Sitta. Gli organizzatori hanno offerto di non proiettare il resto del discorso di Abu Sitta, ma di andare avanti con gli altri oratori. 

La polizia voleva anche impedire la trasmissione in diretta dell’evento per un ipotetico timore che un oratore dicesse qualcosa che potesse includere l’incitamento. Quando gli organizzatori si sono schierati contro tale ipotetica assunzione la polizia ha fatto irruzione nel locale dei quadri elettrici e ha interrotto l’erogazione. La polizia ha poi deciso di vietare l’intero evento per i tre giorni e ha ordinato a tutti di evacuare il locale. 

Mentre la gente cominciava ad andarsene dalla sala la polizia ha eseguito parecchi arresti di attivisti fra cui due ebrei. Sì in Germania c’è un solo tipo di ebreo considerato legittimo: quello che non ha problemi con il genocidio commesso da Israele.  

Secondo Samour la polizia ha detto agli organizzatori che l’ordine di porre fine alla conferenza era arrivato dai “vertici” (“ganz oben”). Ha detto che non erano in grado di confermarlo ma che c’era chiaramente stata un’interruzione delle comunicazioni tra la polizia federale e quella di Berlino. Non è chiaro da dove, come e quando la decisione sia stata comunicata alla polizia sul posto. 

Crescente autoritarismo

Con un’ostentazione che riflette la posizione della maggior parte dei politici tedeschi il ministro degli interni Nancy Faeser ha accolto positivamente la chiusura del Congresso dicendo: “È un’ottima cosa che la polizia di Berlino abbia duramente represso il cosiddetto Congresso per la Palestina. Teniamo attentamente d’occhio gli ambienti islamisti.”

Qui in Germania islamofobia e opinioni antipalestinesi hanno caratterizzato il discorso pubblico sulla Palestina prima del 7 ottobre e sono solo peggiorati. La repressione e il giro di vite della polizia sono eventi normali e non arbitrari. 

Mentre gli organizzatori hanno promesso di impugnare la decisione in tribunale, hanno sottolineato che tali tattiche di repressione mirano a logorare il movimento. 

Sappiamo che il mondo ci sta guardando e che vede che la Germania, con il passare di ogni singolo giorno, sta mostrando sempre di più tendenze autoritarie antidemocratiche”, dicono gli organizzatori del Congresso.

Tante sono le energie consumate, sprecate e assorbite da questa repressione ma la cosa più importante è continuare a parlare del genocidio,” ha detto Wieland Hoban, presidente di Jewish Voice for Just Peace in the Middle East [Voce Ebraica per una Giusta Pace in Medio Oriente] e co-organizzatore del Congresso. 

Siamo fieri di essere qui oggi, questa è già una vittoria e non ci fermeranno,” ha continuato la co-organizzatrice Karin de Rigo del gruppo DIEM25 [movimento paneuropeo e progressista per democratizzare l’UE].

Per rispondere agli scioccanti eventi sabato 13 aprile, il giorno dopo dell’irruzione e della sua cancellazione da parte della polizia, gli organizzatori del Congresso hanno tenuto una conferenza stampa.

Hanno chiarito che il bando emesso dalla polizia si applica anche a qualsiasi evento alternativo organizzato per offrire una sede agli oratori, online o in presenza. 

Quello che è successo ieri dovrebbe fare il giro del mondo, la Germania dovrebbe essere svergognata e accusata,” ha detto il regista e attivista Dror Dayan alla conferenza stampa, invocando inoltre un boicottaggio culturale e accademico della Germania.

Gli organizzatori hanno puntualizzato di non aver ancora ricevuto alcun ordine scritto contenente le restrizioni date loro a voce dalla polizia. 

Il comportamento della polizia nelle settimane precedenti l’evento e durante l’evento stesso non è un comportamento da polizia, si comporta così solo la mafia,” hanno concluso gli organizzatori.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Germania: banca pubblica blocca il conto di un gruppo ebraico di attivisti per la pace

 Pauline Ertel

28 marzo 2024 – Middle East Eye

La Berliner Sparkasse Bank ha chiesto a Jewish Voice for Just Peace in the Middle East di rivelare la lista e gli indirizzi dei suoi membri.

In Germania una banca pubblica ha congelato il conto di un’organizzazione ebraica antisionista e chiesto al gruppo di rivelare la lista di tutti i suoi membri.

Martedì Jewish Voice for Just Peace in the Middle East [Voce Ebraica per una Giusta Pace in Medio Oriente] ha annunciato che il suo conto presso la Berliner Sparkasse era stato bloccato il 26 marzo con effetto immediato. 

“Nel 2024 ancora una volta soldi ebrei sono confiscati da una banca tedesca: la Berliner Sparkasse blocca il conto di Jewish Voice,” ha dichiarato in un comunicato Jewish Voice sulle sue piattaforme social.

Il gruppo ha ricevuto una lettera dalla banca che lo informava che entro il 5 aprile doveva presentare alla Berliner Sparkasse una lista di tutti i membri, completa di indirizzi, documentazione fiscale, dichiarazione dei redditi e altri documenti interni per “aggiornare i dati dei clienti “.

La lettera, visionata da Middle East Eye, specifica anche che queste misure fanno parte di “disposizioni normative ” che obbligano la Berliner Sparkasse a “controllare a intervalli regolari i dati archiviati relativi ai nostri clienti “.

“È una lettera molto inquietante. Sembra che collaborino con l’ufficio statale di polizia giudiziaria,” ha detto a MEE Wieland Hoban, presidente di Jewish Voice.

Jewish Voice ha detto di non sapere se dietro la decisione ci siano state pressioni governative o se sia stata adottata dalla banca stessa. 

La banca ha anche minacciato di rescindere il contratto e chiudere il conto se i documenti richiesti non verranno presentati entro la scadenza. Il blocco del conto è una “misura precauzionale”, si dichiara nella lettera.

“In quanto azienda pubblica la banca è vincolata dal diritto pubblico e non può perciò congelare arbitrariamente i conti senza fornire una spiegazione, cosa che non ha fatto,” ha specificato Jewish Voice nella sua dichiarazione.

L’organizzazione ha assunto un avvocato che ha confermato che il blocco del conto è illegale e costituisce una violazione del contratto, ha detto Hoban.

‘Non nel nostro nome’

Jewish Voice è stata fondata a Berlino nel 2003 e inizialmente era la sezione tedesca dell’organizzazione European Jews for a Just Peace, fondata ad Amsterdam nel 2002. 

“Ci uniamo agli ebrei in Europa e nel mondo per asserire che la colonizzazione e l’occupazione della Palestina da parte di Israele e l’oppressione del popolo palestinese non sono compiute nel nome e nell’interesse degli ebrei di tutto il mondo. ‘Non nel nostro nome!’”, si legge nel sito web.

Jewish Voice è una delle più importanti associazioni filopalestinesi in Germania e negli ultimi mesi ha aiutato a organizzare manifestazioni, cortei, eventi e conferenze in varie città tedesche. 

L’organizzazione ha detto che la decisione è arrivata in concomitanza con le ripercussioni suscitate dalla programmazione del Palestine Congress, una conferenza di tre giorni che dovrebbe svolgersi ad aprile a Berlino. L’evento è finanziato dalla vendita dei biglietti e dalle donazioni, per le quali Jewish Voice ha offerto l’uso del proprio conto. 

“Bloccandoci il conto lo Stato vuole privare il congresso di finanziamenti,” ha detto a MEE Hoban, il relatore principale dell’evento.

“Ciò che è successo mostra a quali estremi lo Stato voglia bloccare e vessare il movimento palestinese tedesco. Persecuzioni e minacce politiche sono ovunque. Contro di noi abbiamo lo Stato, ma non ci faremo intimidire.”

MEE ha contattato la Berliner Sparkasse per un commento, ma al momento di andare in stampa non ha ricevuto risposta.

In risposta al blocco del conto attivisti e giornalisti hanno rivelato che anche il partito tedesco di estrema destra Alternative für Deutschland ha un conto presso la stessa banca berlinese. 

Congresso Palestinese di Berlino

Il Congresso Palestinese di Berlino presenta una vasta gamma di oratori, organizza tavole rotonde e seminari, fornisce una rete e organizza spazi per il movimento filopalestinese in Germania. 

“Insieme discuteremo le prospettive del nostro movimento sulla base di una risoluzione comune. Si discuteranno e si decideranno iniziative concrete da intraprendere nei posti di lavoro, nelle università, nelle scuole, nel mondo dell’arte e della cultura,” recita il sito web di Palestine Congress.

Fra gli oratori di spicco Yanis Varoufakis, ex ministro greco delle Finanze, Ali Abunimah, giornalista palestinese e fondatore del portale di informazione Electronic Intifada e il medico palestinese Ghassan Abu Sitteh, che ha passato 43 giorni operando negli ospedali di Gaza.

Fin dal suo annuncio l’evento è finito sotto un pesante attacco. La polizia ha perquisito le case degli organizzatori e i media tedeschi hanno definito la conferenza un “summit dell’odio” antisemita, un “congresso di odiatori degli ebrei” e una “vergogna” per Berlino. 

Politici e membri di alto calibro del governo berlinese, fra cui il Senato di Berlino, hanno minacciato di vietare l’evento.

Christian Hochgrebe, assessore agli Affari Interni berlinese, ha annunciato che al momento il Senato di Berlino sta raccogliendo e valutando dati. 

Lea Rosh, direttrice del gruppo di supporto del memoriale dell’Olocausto ha detto: “Abbiamo appreso con indignazione che si è pianificato un congresso che ovviamente non contribuisce al discorso critico, ma al contrario alla rete di gruppi anti-israeliani e antisemiti. Chiediamo che l’evento sia messo al bando.” 

Tuttavia gli organizzatori del congresso hanno detto che non ci sono basi legali per un potenziale bando.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)