Le Nazioni Unite condannano Israele riguardo alle misure punitive come ritorsione contro il voto palestinese sulla CIG.

Redazione di MEMO

17 gennaio 2023 – Middle East Monitor

Nel dicembre 2022 l’assemblea generale delle Nazioni unite ha approvato una risoluzione che richiede alla Corte Internazionale di Giustizia un parere sull’occupazione israeliana.

Gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno condannato le sanzioni dello Stato di Israele contro l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e richiesto l’immediato annullamento delle misure punitive che sono state introdotte all’inizio di questo mese dal governo di estrema destra dello Stato di occupazione. Più di 90 Stati hanno sostenuto una risoluzione che esprime “forte preoccupazione”, e sanziona anche Israele per le misure volte a punire il popolo palestinese, la leadership e la società civile in risposta alla decisione dell’organizzazione mondiale di richiedere un parere alla Corte Internazionale di Giustizia.

Il 30 dicembre l’assemblea generale di 193 membri ha espresso 87 voti contro 26, con 53 astensioni, a favore di una risoluzione che chiede l’opinione della CIG sull’occupazione israeliana della Palestina. La risoluzione che è stata promossa dai palestinesi insieme a molti altri Stati, chiede alla CIG di valutare le “conseguenze giuridiche risultanti dalla violazione in corso da parte dello Stato di Israele del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione” così come alle sue misure “che hanno l’obiettivo di alterare composizione demografica, carattere e status” della città santa di Gerusalemme.

Lo Stato di Israele ha reagito con un pacchetto di sanzioni contro i palestinesi, provocando la condanna degli USA ed ora delle Nazioni Unite, inclusa la Germania che, nonostante abbia votato contro la risoluzione iniziale delle Nazioni Unite per deferire la questione della occupazione israeliana alla CIG, è stato tra i quattro Stati dell’Unione Europea a sostenere la dichiarazione di ieri che richiede “la loro immediata cancellazione”.

Ciò che è sorprendente riguardo alla dichiarazione,” ha detto l’ambasciatore palestinese alle Nazioni Unite Riyad Mansour, “è che è stata firmata da Nazioni che si sono astenute o che hanno votato contro alla risoluzione che richiedeva l’opinione alla Corte”. Mansour ha evidenziato l’isolamento dello Stato di Israele all’interno della comunità internazionale e ha fatto un’osservazione sul perché Stati europei come la Germania abbiano votato a favore.

Ma punire persone per il fatto che si rivolgano all’assemblea generale per l’adozione di una risoluzione è diverso,” Mansour ha continuato. “Questa è la ragione per cui sono stati con noi e si sono opposti a questa politica del governo israeliano e stanno chiedendo un annullamento di questa decisione” ha aggiunto. L’inviato palestinese ha spiegato che “ogni Nazione che creda nel multilateralismo e sia sostenitrice di un ordine basato sul diritto internazionale non può far altro che opporsi a tali misure punitive che hanno come obbiettivo e colpiscono il popolo, la leadership e la società civile palestinesi.”

Mansour crede che un numero maggiore di Nazioni sosterranno la dichiarazione quando il consiglio di sicurezza terrà oggi la sua riunione mensile sul Medio Oriente, che si concentrerà sulla decennale occupazione israeliana della Palestina.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




L’ONU approva la risoluzione per commemorare il 75° anniversario della Nakba

Redazione MEE

1 dicembre 2022 – Middle East Eye

L’ambasciatore israeliano condanna la decisione dell’ONU mentre il rappresentante palestinese dice alle Nazioni Unite che il mondo è arrivato al ‘capolinea’ della soluzione dei due Stati

L’ Assemblea Generale dell’ONU ha approvato una risoluzione per commemorare il 75° anniversario della Nakba, il termine usato per descrivere il trasferimento forzato di centinaia di migliaia di palestinesi nel periodo precedente la fondazione dello Stato di Israele nel 1948.

Novanta Paesi hanno votato a favore della misura, 30 i contrari e 47 si sono astenuti.

La risoluzione è una delle cinque votate all’ONU giovedì relative a Israele e Palestina. L’ONU ha anche ha approvato la proposta di dedicare un programma di formazione per giornalisti a Shireen Abu Akleh, la giornalista palestinese uccisa dalle forze israeliane durante un raid nella Cisgiordania occupata.

Un’altra delle risoluzioni adottate invoca “la fine di tutte le attività di colonizzazione, di confisca di terre e demolizioni di case, il rilascio dei prigionieri e la fine di arresti e detenzioni arbitrari “. La risoluzione finale poi chiede a Israele porre fine al controllo sulla regione occupata delle Alture di Golan.

La risoluzione relativa alla Nakba prevede l’organizzazione di un evento ad alto livello nell’Assemblea Generale il 15 maggio 2023.

La Nakba, “la catastrofe”, è il nome che i palestinesi danno massacri e all’espulsione forzata che hanno subito per mano delle milizie sioniste nel 1948.

Interi villaggi palestinesi furono massacrati, bande sioniste uccisero indiscriminatamente civili disarmati, seppellendone molti in fosse comuni. La campagna israeliana causò la morte di palestinesi stimati in 15.000, mentre 750.000 fuggirono dalle proprie case e vissero da rifugiati.

I raid continuarono anche dopo l’annuncio dell’indipendenza di Israele il 15 maggio 1948. Israele descrive gli eventi del 1948 come la guerra di indipendenza.

L’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, Gilad Erdan, ha condannato l’approvazione delle misure e chiesto ai delegati: “Cosa direste se la comunità internazionale celebrasse la fondazione del vostro Paese come una catastrofe? Che vergogna.”

Il diplomatico israeliano ha detto che l’approvazione della risoluzione sulla Nakba ostacolerà ogni possibilità di un accordo di pace tra Israele e l’Autorità Palestinese.

La soluzione dei due Stati è praticamente morta

Nel frattempo, Riyad Mansour, inviato palestinesi all’ONU, ha messo in guardia l’ONU che la soluzione dei due Stati corre un rischio imminente e ha sollecitato l’organismo internazionale a far pressione su Israele come anche a concedere ai palestinesi un riconoscimento completo.

Mansour ha chiesto all’ONU di riconoscere lo Stato palestinese con Gerusalemme Est come sua capitale.

Noi siamo arrivati alla fine del percorso della soluzione dei due Stati. O la comunità internazionale trova la volontà di agire con fermezza o lascerà morire la pace passivamente. Passivamente, non pacificamente.” ha detto Mansour all’ONU.

Chiunque sia serio circa la soluzione dei due Stati deve aiutare salvare lo Stato palestinese,” ha detto. “L’alternativa è quello in cui viviamo ora, un regime che ha sommato i mali di colonialismo e apartheid.”

Mansour ha anche condannato la coalizione di estrema destra che sta per prendere il potere in Israele, guidata dall’ex primo ministro Benjamin Netanyahu, definendola come “il governo più colonialista, razzista e estremista nella storia di Israele”.

Il rappresentante palestinese ha anche apprezzato la richiesta dell’ONU di un parere consultivo alla Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) sull’occupazione israeliana di terre palestinesi dal 1967.

Le dichiarazioni di Mansour ed Erdan sono arrivate in un momento di grandi tensioni in seguito al picco quest’anno di violenze israeliane contro i palestinesi in Cisgiordania e alla ripresa della resistenza armata palestinese.

Quest’anno in Cisgiordania le forze israeliane e i coloni hanno ucciso 139 palestinesi, inclusi almeno 30 minori, la media mensile più mortale per i palestinesi dal 2005, quando L*ONU ha cominciato a registrare i decessi.

Anche i morti israeliani hanno registrato un picco nel 2022 rispetto agli ultimi anni. Allo stesso tempo c’è stato un forte incremento degli attacchi dei coloni e delle forze di sicurezza contro i palestinesi.

Lunedì, Tor Wennesland, l’inviato dell’ONU per il Medio Oriente, ha avvertito che le tensioni stanno “raggiungendo un livello insostenibile”.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)