L’UE usa i fondi del “Green Deal” per fornire elettricità alle colonie israeliane

Ali Abunimah

31 gennaio 2022 – Electronic Intifada

La scorsa settimana l’Unione Europea ha annunciato finanziamenti per oltre 884 milioni di euro per i progetti del “Green Deal”, teoricamente mirati a facilitare la “transizione verso energie pulite.”

Ma della fetta maggiore, circa 618 milioni e 916 mila euro, beneficerà direttamente Israele, incluse le sue colonie costruite su terre palestinesi occupate.

L’Unione Europea sostiene di opporsi a queste colonie, riconoscendo regolarmente che sono costruite in violazione del diritto internazionale.

I nuovi finanziamenti andranno alla costruzione dell’EuroAsia Interconnector, un cavo sottomarino che collegherà la rete elettrica israeliana a quella europea.

Secondo il sito web del progetto, l’EuroAsia Interconnector sarà un “ponte di energia” che consentirà la “trasmissione bidirezionale di elettricità” fra il Mediterraneo orientale e l’Europa.

L’impresa ha ottenuto il sostegno dall’UE ai più alti livelli fin da quando, nel giugno 2017, i leader di Grecia, Cipro e Israele hanno firmato un accordo per dargli il via.

Bruxelles dice che l’ultima iniezione di contanti, che fa seguito a una precedente di circa 88.412.400 € in fondi EU, è una “continuazione del sostegno finanziario e politico al progetto EuroAsia.”

L’UE ha dato il suo completo appoggio al collegamento elettrico, anche se è sempre stato chiaro che ciò avrebbe significato collegare all’Europa le colonie israeliane, in pratica quindi fornendo loro energia.

Nel 2018 il Comitato Nazionale del movimento palestinese Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni (BDS) ha dichiarato: “In questo modo si collegherebbero le colonie israeliane illegali con la rete elettrica europea,” e l’UE violerebbe le sue stesse politiche e l’obbligo di non riconoscere o assistere atti israeliani illegali.

L’annuncio più recente riguardante i finanziamenti UE arriva proprio mentre Amnesty International ha accusato Israele del crimine contro l’umanità di apartheid.

L’anno scorso Human Rights Watch e il gruppo israeliano per i diritti umani B’Tselem avevano raggiunto la stessa conclusione, denunciando finalmente la natura del sistema israeliano di segregazione razziale e controllo imposto con la violenza che, da decenni, i palestinesi hanno descritto come apartheid.

Sostegno di Washington

L’UE ha ricevuto una pacca sulla spalla dall’amministrazione Biden per i fondi all’EuroAsia Interconnector che Ned Price, portavoce del Dipartimento di Stato, ha definito “un elemento chiave per rafforzare la sicurezza energetica regionale e incrementare l’uso di energie pulite.”

Non ha detto però che potenzierebbe e rafforzerebbe le colonie israeliane a cui Kerry, in qualità di Segretario di Stato nell’amministrazione Obama, ha sostenuto di essere contrario.

Questo mese l’amministrazione Biden ha ritirato il sostegno USA a un gasdotto per fornire l’Europa di gas fossile estratto da Israele nel Mediterraneo da giacimenti contesi.

I funzionari USA sostengono che il progetto è finanziariamente ed ecologicamente insostenibile.

È tuttavia scorretto che UE e USA stiano facendo passare il loro continuo sostegno a Israele e alle sue colonie come una fonte di “energia pulita”, specialmente quando Israele confisca o distrugge regolarmente i pannelli solari dei palestinesi, alcuni pagati dall’UE, per costringerli a lasciare le loro terre.

Inutile dire che non c’è niente di “verde” o “pulito” nel finanziare un regime di apartheid e nel contribuire a elettrificare le sue colonie insediate su terra rubata.

Ma il greenwashing è anche usato per coprire un piano sostenuto da Washington e dagli Emirati Arabi Uniti per collegare la rete elettrica giordana a Israele e alle sue colonie, rendendo la Giordania ancora più dipendente politicamente ed economicamente da Tel Aviv.

Il recente regalo finanziario dell’EU ricompensa e incoraggia il comportamento criminale di Israele. Non potrebbe essere più lontano dall’aiuto all’ambiente.

È tuttavia in linea con lo storico sostegno europeo alla colonizzazione a scapito dei popoli indigeni.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)