Guardare l’Ucraina attraverso gli occhi dei palestinesi

Yousef Munayyer

4 marzo 2022 – The Nation

La legittima corsa al sostegno dell’Ucraina ci insegna che quando vuole l’occidente può condannare l’occupazione.

Carri armati che sferragliano per le strade della città. Bombe sganciate dai caccia su palazzi civili. Posti di blocco militari. Città sotto assedio. Famiglie separate, in fuga per cercare rifugio e senza sapere quando rivedranno i loro familiari o le loro case. Quando un’occupazione militare inizia a prendere corpo davanti ai nostri occhi il mondo intero è costretto a prestare attenzione. Ma mentre possiamo guardare tutti la stessa cosa, alcuni di noi la vedono in modo leggermente diverso.

Il mio primo pensiero quando l’invasione russa dell’Ucraina è iniziata la scorsa settimana è stato per la popolazione civile in Ucraina che dovrà affrontare il fardello più pesante dato che una forza molto più potente cerca di imporre loro la propria volontà. Quanti devono morire? Quanti civili saranno uccisi da “bombe di precisione” tutt’altro che precise? Quando arriverà la libertà per loro? La vedranno durante la loro vita? Oppure, come noi palestinesi, vedranno la lotta durare per generazioni? Spero, per il loro bene, che la risposta sia la prima.

Tuttavia, anche se come palestinese è stato facile identificarsi con le scene di bombardamenti, distruzione e rifugiati, la risposta internazionale all’invasione russa dell’Ucraina è stata per noi qualcosa di totalmente alieno.

Da un giorno all’altro, il diritto internazionale sembra essere di nuovo importante. L’idea che un territorio non possa essere preso con la forza è divenuta improvvisamente una norma internazionale da difendere. I Paesi occidentali hanno cercato di promuovere una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che condannasse le azioni della Russia, nonostante sapessero perfettamente che la Russia, membro permanente del Consiglio di sicurezza, avrebbe posto il veto. “La Russia può porre il veto a questa risoluzione, ma non può porre il veto alle nostre voci”, ha affermato l’ambasciatrice degli Stati Uniti, Linda Thomas-Greenfield. “La Russia non può porre il veto alla Carta delle Nazioni Unite. E la Russia non porrà il veto alla sua responsabilità [di fronte alla comunità internazionale, ndt]”.

Quando è piombato l’inevitabile veto russo, i diplomatici occidentali hanno sottolineato come esso abbia messo in evidenza l’isolamento della Russia. In effetti, la Russia è stata isolata. Proprio come lo sono stati gli Stati Uniti ogni volta che hanno posto un veto solitario al Consiglio di Sicurezza su oltre 40 risoluzioni che condannano le violazioni israeliane del diritto internazionale e gli abusi contro i palestinesi.

Gli Stati Uniti hanno anche deciso di rientrare nel Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite proprio in questo momento. Avevano lasciato l’UNHRC diversi anni fa perché si opponevano agli sforzi del consiglio di chiedere conto a Israele. Nel frattempo, diversi paesi hanno chiesto alla Corte penale internazionale di agire sull’invasione della Russia, la stessa Corte il cui Pubblico Ministero è stato sottoposto a sanzioni dagli Stati Uniti per aver indagato sui crimini di guerra commessi in Palestina.

Poi c’è il regime delle “misure economiche restrittive” che gli Stati Uniti e i loro partner europei hanno adottato contro la Russia. Insieme non solo hanno imposto ampie sanzioni, ma hanno avviato una impressionante serie di sanzioni ad personam per colpire i potenti attori che ritengono responsabili dell’aggressione. Nel frattempo, non solo le nazioni occidentali si sono rifiutate di usare sanzioni per colpire le responsabilità di Israele per le sue violazioni, ma le hanno attivamente favorite attraverso sostegno economico, militare e diplomatico.

L’occidente annuncia anche iniziative di boicottaggio e disinvestimento. I negozi di liquori in Canada e negli Stati Uniti stanno ritirando dagli scaffali la vodka russa. Il Metropolitan Opera ha dichiarato che non impiegherà più artisti che supportano Putin. Entro due giorni dall’invasione, la Russia è stata espulsa dall’Eurovision. È stata anche sospesa dai principali campionati di calcio internazionali come FIFA e UEFA. I balletti russi vengono cancellati.

Tutto questo dopo appena cinque giorni. Non cinque settimane o mesi, per non parlare di decenni. Cinque giorni.

Sorprendentemente, boicottaggi, disinvestimenti e sanzioni non sono controversi se usati per colpire le responsabilità di alcuni trasgressori, ma quando si tratta dei diritti dei palestinesi ci viene ripetutamente detto che misure economiche non violente come il boicottaggio sono sbagliate. In effetti, diversi Stati degli Stati Uniti che hanno preso provvedimenti per vietare l’uso del boicottaggio per i diritti dei palestinesi stanno ora approvando risoluzioni di boicottaggio e disinvestimento contro la Russia!

I doppi standard non si fermano alle iniziative non violente. In Ucraina l’occidente sostiene attivamente la resistenza armata sia inviando armi sia glorificandone l’uso. Anche in Palestina l’occidente sta inviando armi … a un governo israeliano che pratica l’apartheid.

Quando gli ucraini preparano bottiglie molotov da utilizzare nella resistenza contro l’esercito russo, li chiamiamo combattenti per la libertà e il New York Times esalta i loro sforzi con video girati da esperti che mostrano il processo di produzione degli ordigni. Quando i palestinesi lo fanno contro l’esercito israeliano, vengono invariabilmente uccisi da un’arma finanziata dall’occidente nelle mani di un soldato israeliano che poi proteggeremo dal renderne conto presso le Nazioni Unite e la Corte penale internazionale.

E mentre i social media sono pieni di link di crowdfunding per aiutare l’acquisto armi per l’Ucraina, quelli di noi che cercano di inviare denaro per cibo o medicine alle famiglie a Gaza, in Siria o nello Yemen si vedono regolarmente respinte le loro transazioni.

Cosa potrebbe mai spiegare questi sbalorditivi doppi standard che sono stati applicati senza vergogna questa settimana?

Bene, alcuni giornalisti occidentali ci hanno offerto degli indizi. Gli ucraini, ci viene detto, non sono come gli iracheni o gli afgani, perché l’Ucraina è “relativamente civile, relativamente europea”. Questa non è “una nazione in via di sviluppo del terzo mondo”. Le loro auto “sembrano le nostre”. Sembrano “persone prospere della classe media… come qualsiasi famiglia europea a cui potresti vivere accanto”. Sono “persone con gli occhi azzurri e i capelli biondi. O, come ha detto un corrispondente, “sono cristiani. Sono bianchi”.

Quanto profondamente è radicato questo razzismo? Quando i soldati russi sono entrati in Ucraina, la foto di una giovane e bionda ragazza ucraina che si è fatta valere coraggiosamente davanti a un soldato russo è diventata virale sui social media. Cioè, stava diventando virale, finché non è stato rivelato che la ragazza non era ucraina ma palestinese e il soldato era israeliano, non russo.

Sembra che il motivo principale per cui gli occidentali si sono affrettati a difendere i diritti umani degli ucraini mentre hanno ignorato i diritti umani dei palestinesi e di tanti altri è che vedono alcuni di noi come meno umani di altri.

Per essere chiari, la comunità internazionale deve assolutamente chiedere conto a coloro che violano i diritti umani e le leggi: la rapida azione contro l’invasione russa dell’Ucraina dimostra inequivocabilmente che tale azione è possibile quando i governi hanno il coraggio politico di farlo. Ma non farlo quando i nostri alleati sono gli oppressori, o quando le vittime hanno un aspetto diverso da noi, ha costi significativi, più direttamente per persone come i palestinesi e altri con una carnagione e occhi generalmente più scuri, ma anche per il mondo in generale.

Quando il diritto internazionale viene applicato solo quando fa comodo a nazioni potenti farlo rispettare e viene ignorato quando fa comodo a nazioni potenti ignorarlo, allora il diritto internazionale esiste solo come strumento di potere. Se vogliamo che ci sia una norma internazionale contro l’aggressione, la colonizzazione e l’acquisizione di terra con la forza, non possiamo continuare a fare eccezioni per i nostri amici quando la violano.

Quando facciamo queste cose, e lo abbiamo fatto in modo sistematico, per esempio, quando si trattava di Israele, rendiamo evidente che non esiste un ordine internazionale basato su regole: esiste solo la regola della forza. La forza stabilisce il diritto.

Un mondo basato sulla forza che stabilisce il diritto è in definitiva una minaccia per tutti – umani con gli occhi azzurri e marroni allo stesso modo – e chiunque dubiti di questo dovrebbe semplicemente guardare l’Ucraina.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)