L’uccisione di Shireen Abu Akleh: come i media occidentali hanno ripetuto a pappagallo la propaganda israeliana

Abir Kopty

13 maggio 2022 – Middle East Eye

Invece di confidare nelle dichiarazioni dei testimoni oculari palestinesi, i giornalisti occidentali hanno ripreso le argomentazioni di Israele

Questa settimana noi palestinesi siamo rimasti tutti scioccati nel commemorare l’uccisione della celebre giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh. Ma nel nostro cordoglio siamo obbligati a testimoniare come ancora una volta i mezzi di comunicazione occidentali ci stiano deludendo.

Quando un palestinese viene ucciso da forze israeliane il fatto è sempre descritto in termini passivi. Moriamo sempre per conto nostro, nessuno ci uccide. A volte moriamo come danni collaterali in “scontri”, senza che venga descritto il contesto, come sia scoppiato lo scontro o la sproporzione delle forze in gioco.

Poi scatta l’automatica adozione del punto di vista israeliano, che è sempre manipolatorio. La strategia israeliana è negare immediatamente ogni responsabilità, poi mettere in dubbio i testimoni palestinesi, ponendo le basi per l’affermazione che ci sono “due versioni” della vicenda. Quindi i media lo ripetono in modo acritico.

Il giorno in cui Abu Akleh è stata giustiziata ho ascoltato per un paio d’ore il BBC World Service [servizio della televisione pubblica britannica sulle notizie internazionali, ndt.]. L’inviato ha ripetuto la versione israeliana secondo cui è stata uccisa dal fuoco palestinese, poi ha notato che i palestinesi hanno detto che è stata uccisa dal fuoco israeliano. Il servizio ha anche incluso l’affermazione di Israele secondo cui ha chiesto all’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) di condurre un’inchiesta congiunta, ma che l’offerta è stata respinta. Inizialmente l’ANP ha negato di essere stata contattata dalle autorità israeliane, ma i media hanno continuato a riportare le affermazioni israeliane.

La maggior parte dei media internazionali ha adottato la stessa impostazione, quasi come se avessero scritto i loro articoli in collaborazione su un documento Google condiviso.

Tuttavia, mentre si sono assicurati di diffondere per intero la versione israeliana, i media occidentali non hanno dato la stessa importanza alla versione palestinese. Giovedì l’ANP ha spiegato perché ha rifiutato di partecipare a un’indagine insieme a Israele, cercando invece di esaminare la questione in modo indipendente. I palestinesi hanno tutte le ragioni di diffidare di Israele, che abitualmente utilizza queste inchieste per insabbiare i casi – ma i media occidentali non sembrano preoccupati di questo contesto fondamentale.

Scavare più in profondità

L’informazione distorta è continuata persino durante il funerale di Abu Akleh. Dopo che forze israeliane hanno attaccato i palestinesi in lutto, con immagini dal vivo che mostravano un’aggressione deliberata e non provocata, i principali mezzi di comunicazione hanno scritto falsamente che sono scoppiati “scontri” o che “si è scatenata la violenza”.

In effetti la maggior parte dei mezzi di informazione occidentali attinge a un copione standardizzato. Invece di scavare più in profondità per trovare la verità e per sfidare le affermazioni israeliane, gli inviati aiutano Israele ad avvolgere i fatti nell’ambiguità. E non importa quello che ne consegue: anche se l’articolo successivo include una riga sulla reazione palestinese, la prima impressione è già stata data.

Nel caso di Abu Akleh ci voleva poco per respingere la versione israeliana dei fatti. Era accompagnata da molti altri giornalisti le cui testimonianze coincidono. Dicono tutti la stessa cosa: Abu Akleh è stata presa di mira da un cecchino israeliano. Sfortunatamente sembra che le parole dei giornalisti palestinesi non siano sufficientemente credibili per i media occidentali.

Le testimonianze di giornalisti come Shatha Hanaysha, che stava vicino ad Abu Akleh quando è morta, di Ali al-Samoudi, anche lui colpito e ferito nell’incidente, e di Mujahid al-Saadi, un altro testimone dell’uccisione, non sono accettate senza ulteriori conferme da parte di gruppi israeliani per i diritti umani come B’Tselem o fonti giornalistiche come Haaretz.

Persino allora, quando i media occidentali non possono più evitare di evidenziare le menzogne israeliane, possono aggiungere ai loro articoli qualche riga qua e là, ma quando la correttezza di questi articoli è fondamentale, nelle ore immediatamente successive a questo tipo di avvenimenti, gli inviati di solito si attengono alla propaganda israeliana. A sua volta questa rimane impressa nelle menti dei loro lettori e telespettatori.

Quando si tratta della guerra tra Russia e Ucraina non vediamo le stesse esitazioni ad attribuire la responsabilità a chi le ha. Quando dei giornalisti vengono uccisi in Ucraina i servizi dei media occidentali citano immediatamente i bombardamenti russi. Le fonti e i giornalisti ucraini sono considerati di per sé sufficientemente credibili da essere citati, e una risposta russa non è necessaria, né lo sono le richieste di un’inchiesta per determinare chi ne è stato responsabile.

Questo doppio standard evidenzia la complicità dei media occidentali nel nascondere i crimini israeliani. Porvi fine non richiederebbe molto, solo che i mezzi di comunicazione internazionali trattassero i palestinesi, compresi i giornalisti, con il rispetto che si sono meritati.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autrice e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Shireen Abu Akleh: le forze israeliane aggrediscono il corteo funebre che accompagnava la bara prima dell’inumazione.

Huthifa Fayyad, Latifeh Abdellatif , Lubna Masarwa

venerdì 13 maggio 2022 – Middle East Eye

Nonostante l’aggressione da parte delle forze israeliane, in migliaia hanno sfilato nella Città Vecchia di Gerusalemme per dire addio alla giornalista palestinese

Questo venerdì le forze israeliano hanno lanciato granate assordanti e aggredito i palestinesi che accompagnavano la bara della giornalista assassinata Shireen Abu Akleh all’esterno dell’ospedale di Gerusalemme, prima del suo servizio funebre e della sua inumazione nella Città Vecchia.

Alcuni palestinesi in lutto hanno insistito per portare il suo feretro sulle spalle dall’ospedale francese Saint-Louis alla Chiesa cattolica romana della Città Vecchia, prima di trasportarla al luogo dell’inumazione, il cimitero del monte Sion.

Prima che potessero lasciare la cinta dell’ospedale le forze israeliane li hanno aggrediti, spinti indietro e hanno fatto irruzione nel cortile.

Secondo fonti palestinesi almeno 14 persone sono state arrestate e 33 ferite dalla repressione israeliana.

Una ripresa in diretta di Al Jazeera ha colto il momento in cui i palestinesi in lutto hanno quasi lasciato cadere il feretro sotto gli attacchi delle forze israeliane.

Givera al-Budeiri, una collega di lunga data e amica intima di Abu Akleh ha descritto dal vivo in diretta la violenta repressione contro i partecipanti al funerale riuniti fuori dall’ospedale.

“Forze dell’occupazione stanno attaccando l’ospedale. Ora stanno sparando proiettili. Stiamo parlando di un ospedale, non di una zona di conflitto,” ha affermato, addolorata e trattenendo le lacrime.

“Persino nella sua morte Shireen ha denunciato le azioni delle forze di occupazione,” ha detto un altro giornalista di Al Jazeera.

Qualche istante dopo gli israeliani li hanno obbligati a mettere la bara su un’automobile e hanno permesso loro di lasciare l’ospedale, purché non in corteo. Decine di persone all’ospedale volevano unirsi alla processione e gli è stato impedito.

Quando il feretro è finalmente arrivato alla chiesa cattolica romana decine di altre persone stavano aspettando di assistere al servizio funebre per Shireen Abu Akleh.

Un degno tributo”

Venerdì migliaia di palestinesi musulmani e cristiani di Gerusalemme e della comunità palestinese in Israele, anche di Haifa e Nazareth, sono arrivati per rendere omaggio alla nota giornalista nella chiesa della Città Vecchia.

“Una Nazione unita, alza le tue mani e la tua voce,” hanno scandito i palestinesi prima del servizio funebre. “Musulmani e cristiani, fate sentire la vostra voce insieme.”

Anche molti dei colleghi e amici giornalisti di Abu Akleh erano presenti al funerale.

La stimata giornalista era nota e molto rispettata dai telespettatori del mondo arabo, soprattutto in Palestina, dove la sua morte ha avuto risonanza tra personalità di tutto lo spettro politico e sociale.

La sua uccisione, gli attacchi contro altri giornalisti e la repressione contro il suo corteo funebre hanno unito i palestinesi in quello che è stato descritto come un raro momento di unità nazionale. Nella Città Vecchia di Gerusalemme sono stati dedicati ad Abu Akleh servizi funebri, con bandiere palestinesi che sventolavano.

“Guardo queste scene del funerale di Shireen e si tratta sia di una commemorazione della sua vita che anche di una grande rabbia per il modo in cui è stata uccisa,” ha detto a Middle East Eye l’avvocatessa palestinese Diana Buttu.

“Shireen ha toccato ogni casa palestinese. Ogni casa araba. Ha portato la Palestina al mondo arabo e attraverso di lei il mondo ha compreso cosa significhi essere palestinesi,” ha aggiunto Buttu.

“Vedere queste migliaia di persone in un omaggio così degno di Shireen. Era veramente una persona che ha fatto del suo meglio per garantire che le nostre storie venissero ascoltate e non posso dire quanto io sia orgogliosa di dire che era mia amica.”

Dopo la messa di suffragio una grande folla ha portato la bara di Abu Akleh a 300 metri dalla chiesa fino al cimitero del monte Sion, con poliziotti pesantemente armati schierati nella Città Vecchia.

Forze speciali israeliane si sono ammassate fuori dalla chiesa, arrestando e aggredendo molte persone che sventolavano le bandiere palestinesi.

Tuttavia migliaia di palestinesi decisi a dare un addio degno ad Abu Akleh hanno sfilato lungo la stretta via che porta al cimitero.

Una croce di fiori, portata davanti alla bara da una folla di musulmani e cristiani, alla fine è arrivata alla tomba.

Lì, in un momento straordinario, rappresentanti delle varie denominazioni cristiane di Gerusalemme hanno fatto suonare insieme le campane delle chiese, un gesto di unità raramente visto nella storia della città.

Coperta da una bandiera palestinese, che le autorità israeliane hanno vietato ai sostenitori di portare, alla fine il feretro di Abu Akleh è stato calato nella terra in un appezzamento vicino ai suoi genitori.

Restrizioni israeliane prima del funerale

Poco prima del funerale le forze israeliane hanno imposto un certo numero di restrizioni. I palestinesi vi hanno visto un tentativo di ostacolare il rito e di limitare il numero di persone presenti.

Hanno vietato le bandiere palestinesi durante il funerale e imposto il divieto di manifesti e canti di canzoni nazionaliste.

Giovedì notte il fratello di Abu Akleh è stato convocato per essere interrogato, un’iniziativa che molti hanno visto come un tentativo di fare pressione sulla famiglia e ostacolare la cerimonia del venerdì.

Secondo fonti locali giovedì forze israeliane hanno fatto irruzione nella casa di Abu Akleh, cercando di togliere una bandiera palestinese che era stata innalzata in suo onore.

Da quando è stata uccisa le forze israeliane hanno mantenuto una massiccia presenza poliziesca a Gerusalemme. Nonostante le restrizioni e la pesante repressione, migliaia di palestinesi hanno giurato di riunirsi per il servizio funebre e di sfilare accanto alla sua bara fino alla sepoltura.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Israele: tre persone uccise durante un attacco in una città ultraortodossa

Redazione di MEE

5 maggio 2022 – Middle East Eye

In corso un’intensa caccia all’uomo per catturare i due sospettati che hanno attaccato gli israeliani mentre il Paese festeggia il Giorno dell’Indipendenza.

Almeno tre persone sono state uccise giovedì in una città ultraortodossa nel centro di Israele nel corso di un attacco mentre il Paese festeggiava il Giorno dell’Indipendenza.

È in corso un’intensa caccia all’uomo per trovare i due sospettati di 19 e 20 anni.

Magen David Adom, la Croce Rossa israeliana, ha detto che l’attentato ha causato 7 vittime: tre morti, due feriti in condizioni critiche, uno grave e uno con ferite lievi.

Secondo i media israeliani uno degli aggressori ha usato un’arma da fuoco e l’altro un’ascia o un grosso coltello. Middle East Eye non è riuscita a verificare in modo indipendente le dichiarazioni.

Video postati sui social mostrano ambulanze che accorrono sulla scena dell’attacco e personale medico che presta soccorso ai feriti.

L’attacco avvenuto a Elad, una città ultraortodossa a circa 30 km a est di Tel Aviv, arriva dopo una serie di aggressioni mortali nelle ultime settimane.

Un totale di 14 israeliani è stato ucciso da marzo in quattro sparatorie e accoltellamenti. Tutti i cinque assalitori, palestinesi provenienti da Cisgiordania e Israele, sono stati in seguito uccisi.

Sono almeno 50 i palestinesi uccisi fino ad ora quest’anno dall’esercito israeliano in Cisgiordania.

L’attacco di giovedì è avvenuto a pochi giorni dal primo anniversario dell’offensiva militare israeliana su larga scala contro l’assediata Striscia di Gaza.

Il picco di violenza si è registrato lo scorso maggio quando Israele aveva tentato di espellere alcune famiglie palestinesi da Sheikh Jarrah, un quartiere nella Gerusalemme Est occupata, per far posto a coloni israeliani.

Questo causò proteste diffuse nella Cisgiordania occupata e nella comunità palestinese in Israele che portò a 11 giorni di bombardamenti israeliani contro Gaza.

Secondo le Nazioni Unite l’operazione militare israeliana uccise 256 palestinesi, inclusi 66 minori. In Israele i razzi lanciati da Gaza uccisero 13 persone.

(traduzione di Mirella Alessio)




Un video mostra che politici israeliani hanno fatto pressioni sulla polizia per chiudere il caso dell’uccisione di Hassouna

Redazione Middle East Eye

1 maggio 2022 – Middel East Eye

Un centro legale fa appello contro il fatto che non si sia intrapreso nessun provvedimento contro i cinque ebrei israeliani sospettati a causa di un’indagine “inadeguata”.

Nel suo appello contro la decisione di archiviare il caso contro cinque sospettati ebrei, il centro legale Adalah ha affermato che sono state esercitate pressioni sulla polizia israeliana che ha svolto una “lacunosa” indagine relativa all’uccisione lo scorso anno di Moussa Hassouna, un cittadino palestinese di Israele.

Adalah, il Centro Legale per i Diritti della Minoranza Araba in Israele, ha presentato ricorso per conto della famiglia Hassouna dopo che un procuratore distrettuale ha archiviato la causa contro cinque ebrei israeliani sospettati per l’omicidio nell’ottobre 2021.

Hassouna, un cittadino palestinese di Israele di 31 anni, è stato ucciso nella città mista di Lod, conosciuta anche come Lydd, durante scontri tra palestinesi e attivisti israeliani di estrema destra, occorsi il 10 maggio dello scorso anno. Le violenze sono scoppiate quando si sono create tensioni in Israele e nei territori palestinesi occupati in seguito ad attacchi israeliani alla Moschea di Al-Aqsa e nel quartiere Sheikh Jarrah a Gerusalemme est.

Nell’appello inoltrato al Procuratore di Stato Amit Isman, Adalah ha sostenuto che, in base a prove investigative, la polizia ha condotto un’indagine “negligente” e “carente” con l’intento di chiudere il caso contro i sospettati di destra.

Il centro legale ha anche reperito nella documentazione dell’inchiesta un filmato che segnalava che sono state esercitate pressioni sull’indagine.

Il video ed altri materiali ritrovati nella documentazione investigativa da Adalah suggeriscono anche che nel corso dell’indagine importanti dirigenti politici hanno fatto pressioni illecite sulla polizia”, ha affermato Adalah in un comunicato stampa pubblicato sabato.

Adalah ha detto di aver anche inviato una lettera al procuratore generale Gali Baharav-Miara in cui si chiede che venga avviata una rapida indagine sulle interferenze da parte di personaggi politici.

L’ultima delle mie priorità’

Nel video del 12 maggio 2021 pubblicato da Adalah un inquirente dice che il capo di un laboratorio di armamenti si è rifiutato di analizzare le armi usate dai sospettati e avrebbe detto: “l Le analisi in questo caso sono l’ultima delle mie priorità”.

Un altro inquirente gli risponde: “Davvero? Che lo dica al ministro che telefona ogni 10 minuti per controllare a che punto sono le indagini.”

In un tweet dello stesso giorno l’allora ministro della Pubblica Sicurezza, Amir Ohana, ha chiesto il rilascio dei sospettati, affermando che erano cittadini rispettosi della legge che avevano agito per autodifesa.

Il legale di Adalah, Nareman Shehadeh-Zoabi, ha detto che “il comportamento delle autorità responsabili di applicare la legge e dei dirigenti politici, in questo caso, dimostra che questi gruppi di vigilanti avevano il loro pieno appoggio e venivano addirittura considerati come ‘forze aggiuntive’ per le autorità.”

Nel suo appello Adalah ha richiesto che il procuratore di Stato riapra l’indagine che, afferma, è stata condotta in modo inadeguato.

Sostiene che la polizia non ha adottato misure investigative indispensabili relativamente all’interrogatorio dei sospettati, all’analisi balistica, alla raccolta e all’esame delle prove, all’analisi della scena del crimine e alla raccolta delle testimonianze.

Nell’ottobre dello scorso anno l’ufficio del procuratore distrettuale centrale di Israele ha detto che stava per archiviare l’indagine sull’uccisione di Hassouna a causa della mancanza di prove e delle affermazioni dei sospettati che sostenevano di aver sparato per “autodifesa”.

Secondo Adalah la polizia si è basata esclusivamente sulle affermazioni di ebrei israeliani per stabilire la sequenza degli eventi e non ha acquisito le deposizioni di nessuno dei testimoni palestinesi.

Questa ingiusta decisione conferisce legittimità ai crimini delle milizie terroriste ebraiche e le incoraggia ad uccidere e far violenza agli arabi sotto la protezione degli apparati dello Stato”, ha affermato un comitato popolare palestinese di Lod in una dichiarazione in seguito alla chiusura dell’indagine.

Khaled Zabarqa, un avvocato membro del comitato, al momento ha detto a Middle East Eye che la decisione di archiviare il caso ha sconvolto la famiglia di Hassouna e l’ha fatta sentire “come se il loro figlio fosse stato ucciso un’altra volta”.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Cisgiordania: l’esercito israeliano disperde violentemente le proteste in difesa della moschea di al-Aqsa

Cresce il numero dei feriti durante le manifestazioni dei palestinesi contro l’esercito israeliano dopo l’assalto alla moschea di al-Aqsa

Shatha Hammad

15 aprile 2022 – Middle East Eye

Ramallah, Palestina occupata – Venerdì nella Cisgiordania occupata l’esercito israeliano ha attaccato violentemente i palestinesi che protestavano in seguito ai raid delle forze di occupazione israeliane contro i fedeli nella moschea di al-Aqsa.

In una breve dichiarazione la Mezzaluna Rossa (Croce rossa) ha comunicato che i loro medici hanno assistito 224 feriti nel corso degli attacchi israeliani in parecchie città.

Ha inoltre aggiunto che l’esercito israeliano ha preso di mira il loro personale impedendone il lavoro sul posto mentre prestava i primi soccorsi ai feriti. A Beita, vicino a Nablus, l’esercito ha sparato con proiettili veri contro un’ambulanza danneggiando la carrozzeria.

Il giornalista Wahaj Bani Mufleh ha detto a MEE che decine di abitanti di Beita stavano tenendo la preghiera del venerdì sulle loro terre minacciate di confisca a favore delle colonie sul [monte] Jabal Sabih. Le forze israeliane hanno attaccato gli abitanti dopo le preghiere e tentato di cacciarli dalla zona.

Bani Mufleh ha aggiunto che gli scontri di Jabal Sabih si sono poi spostati all’entrata principale della cittadina, dove le forze israeliane sono sempre presenti. L’esercito ha usato contro i manifestanti un fuoco di fila di bombe lacrimogene e proiettili veri.

Mercoledì gli abitanti del villaggio sono stati testimoni di violenti scontri che hanno causato la morte di Fawaz Dwaikat giovedì in seguito alle ferite ricevute, scatenando un’escalation di tensioni e proteste durata fino a venerdì.

Le troupe televisive di al-Hurra e al-Ghad hanno detto di essere state attaccate da un colono mentre riprendevano gli scontri a Beita e che questi ha danneggiato le loro apparecchiature.

Il giornalista Khaled Badir ha detto che uno dei coloni ha tentato di aggredire i giornalisti mentre cercavano di trovare riparo in un luogo sicuro e che varie telecamere sono state scagliate per terra e danneggiate.

Scontri fra giovani palestinesi ed esercito israeliano sono scoppiati in varie zone: nelle città di Beit Dajan, Qaryut e Qasra fuori Nablus; all’entrata nord di Betlemme; nel villaggio di Kafr Qaddoum, est di Qalqilya; all’ingresso nord della città di Al-Bireh e a Bab Al-Zawiya, nel centro di Hebron.

In parecchie zone della Cisgiordania fin dagli inizi di aprile c’è stata un’escalation di violenza israeliana. Negli ultimi tre giorni durante le incursioni dell’esercito israeliano in varie città sono stati uccisi sette palestinesi. Il bilancio delle vittime dagli inizi di aprile è salito a 17 e dall’inizio del 2022 il numero dei morti è arrivato a 47.

L’attacco contro Al-Aqsa

In Cisgiordania le proteste sono iniziate alcune ore dopo che la diffusione delle immagini dei raid delle forze israeliane nella moschea di al-Aqsa aveva scatenato la rabbia dei palestinesi.

Decine di fedeli sono stati feriti dall’esercito israeliano, che durante l’assalto del sito a Gerusalemme Est ha usato proiettili di acciaio ricoperti di gomma, lacrimogeni e granate stordenti.

Sheikh Ekrima Sabri, l’imam di Al-Aqsa, ha detto che l’incursione intendeva spianare la strada ai coloni israeliani perché facessero irruzione nella moschea durante la celebrazione della pasqua ebraica di Pesach che comincia questa sera.

Sabri ha detto a Middle East Eye che “ciò che è successo oggi è stato un attacco premeditato e orchestrato dopo la mobilitazione delle forze di occupazione per attaccare fedeli indifesi.”

I palestinesi temono che nei prossimi giorni si assista a un’escalation nella frequenza degli scontri, specialmente a causa della costante minaccia dei coloni di effettuare sacrifici rituali di animali all’interno della moschea di al-Aqsa, che i palestinesi considerano una grave offesa in uno dei luoghi islamici più sacri.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)




Un palestinese è stato ucciso dalle forze di sicurezza israeliane in Cisgiordania

MEE e agenzie

13 aprile 2022 – Middle East Eye

Muhammad Hassan Muhammad Assaf, di 34 anni, è stato ucciso durante una incursione israeliana nella città di Nablus.

Il ministero palestinese della Sanità ha affermato che mercoledì mattina le truppe israeliane hanno ucciso un palestinese a Nablus, una città della Cisgiordania occupata.

Il ministero ha aggiunto che Muhammad Hassan Muhammad Assaf, di anni 34, è morto per ferite d’arma da fuoco al petto.

Assaf, residente nella città di Kafr Laqif, nel distretto di Qalqilya, era un avvocato della Commissione sulla Colonizzazione e Resistenza al Muro della Cisgiordania.

La Mezzaluna rossa [la Croce Rossa dei Paesi musulmani, n.d.t.] palestinese ha riferito che altre 31 persone sono state ferite durante l’incursione israeliana, incluse 10 persone colpite con armi da fuoco.

I funzionari israeliani non hanno commentato, ma in precedenza avevano affermato che le truppe stavano “conducendo operazioni di anti-terrorismo” a Nablus e in altre città della Cisgiordania.

L’esercito israeliano ha intensificato incursioni e arresti in tutta la Cisgiordania negli ultimi giorni dopo che nelle ultime tre settimane quattro attacchi nello Stato di Israele, inclusa una sparatoria nell’ultima settimana nel cuore della metropoli costiera di Tel Aviv, hanno ucciso 14 persone.

Secondo un conteggio dell’AFP nello stesso periodo le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso 16 palestinesi, inclusi gli assalitori.

Il Palestinian Prisoners Club [Associazione dei Prigionieri Palestinesi] nel frattempo ha riferito che durante la notte sono stati eseguiti 14 nuovi arresti in tutta la Cisgiordania.

La radio pubblica israeliana ha affermato che le truppe [israeliane n.d.t.] sono entrate a Nablus per scortare coloni israeliani entrati nella città per riparare i danni effettuati giorni fa alla tomba di Giuseppe, un sito critico sacro sia per i mussulmani sia per gli ebrei.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Israele: due persone uccise * e parecchie ferite in una sparatoria nel centro di Tel Aviv

Lubna Masarwa

7 aprile 2022 – Middle East Eye

La polizia di Giaffa ha affermato di avere in seguito colpito e ucciso l’aggressore, che ha identificato come un ventottenne palestinese di Jenin.

Gerusalemme – Giovedì almeno due persone * [al momento tre ndt] sono state uccise e molte altre ferite in una sparatoria nel centro di Tel Aviv, l’ultimo di una serie di attacchi in Israele nelle ultime settimane. Dieci persone, almeno quattro delle quali in condizioni critiche, sono state ferite e sono state ricoverate in ospedale.

La sparatoria ha avuto luogo in vari punti di via Dizengoff, un frequentatissimo viale pieno di ristoranti e bar.

Lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, ha affermato che in seguito agenti di polizia hanno trovato l’aggressore nascosto nei pressi di una moschea a Giaffa, appena a sud di Tel Aviv.

L’agenzia ha detto che l’attentatore è stato ucciso durante uno scontro a fuoco.

Lo Shin Bet ha identificato l’uomo come un ventottenne palestinese di Jenin, nella Cisgiordania occupata, che secondo quanto affermato era in Israele illegalmente.

Sabato forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi durante una sparatoria a Jenin, che ore prima aveva commemorato i 20 anni da un brutale attacco israeliano contro il campo profughi della città, diventato emblematico dell’occupazione israeliana.

Itai Niger, che vive a Tel Aviv nei pressi del luogo dell’attacco ha detto a Middle East Eye che c’era una notevole presenza di polizia in città e che la paura era palpabile.

“Sono sorpreso e spaventato. Non riesco a capirlo. Non so come sarà la mia vita nei prossimi giorni e in futuro,” ha detto Niger.

“È terribile. Dopo quello che è successo gli abitanti di Tel Aviv avranno di fronte una nuova realtà.”

Il fotogiornalista Oren Ziv ha informato dal luogo dell’attacco di un’immediata caccia all’uomo che ha coinvolto centinaia di soldati, agenti di polizia e unità d’élite dell’esercito.

Ziv ha descritto una scena di tensione in città dato che gli abitanti erano intimoriti perché l’aggressore non era ancora stato preso.

Dopo la sparatoria le forze di sicurezza hanno bloccato le uscite di Tel Aviv per effettuare le operazioni di ricerca.

Il collaboratore di MEE Mohammed Wated ha riferito che in un primo tempo le forze di sicurezza hanno piazzato posti di blocco a Wadi Ara, una zona a 60 km da Tel Aviv abitata per lo più da cittadini palestinesi di Israele, e hanno iniziato a interrogare gli automobilisti.

Secondo il suo ufficio il primo ministro Naftali Bennett ha monitorato la situazione dal quartier generale dell’esercito israeliano, che si trova anch’esso nel centro di Tel Aviv.

Timori di un’escalation

L’attacco di giovedì giunge solo una settimana dopo che tre diversi attacchi hanno ucciso 11 israeliani, tra cui dei poliziotti.

Tre dei quattro attentatori, tutti in seguito uccisi, erano palestinesi cittadini di Israele. Il quarto era un palestinese della Cisgiordania occupata.

In seguito alle violenze l’esercito e la polizia israeliani hanno portato l’allerta al livello più alto dal maggio dello scorso anno, con migliaia di soldati e di agenti schierati in tutto Israele e lungo le barriere con la Cisgiordania e la Striscia di Gaza.

Da allora in Cisgiordania sono stati uccisi dal fuoco israeliano sei palestinesi, di cui uno colpito da un colono.

Il picco di violenze coincide con avvertimenti che la prossima settimana le tensioni potrebbero aumentare, in quanto coloni israeliani e attivisti di estrema destra hanno annunciato piani per fare irruzione nella moschea di al-Aqsa durante le festività della Pasqua ebraica per pregare all’interno del sito.

Per sei notti di seguito a Gerusalemme est occupata forze israeliane hanno attaccato i palestinesi presso la Porta di Damasco, un punto di incontro molto frequentato dai palestinesi per riunirsi e socializzare durante il mese sacro del Ramadan. Più di 30 persone, inclusi minorenni, sono state arrestate negli scontri.

Nonostante le tensioni le autorità israeliane all’inizio di questa settimana hanno affermato che alleggeriranno le restrizioni per i palestinesi della Cisgiordania che visitano la moschea di al-Aqsa in vista del primo venerdì del Ramadan che spesso attira decine di migliaia di fedeli.

L’agenzia di notizie palestinese Wafa ha informato che il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha condannato l’attacco di giovedì e ha sottolineato i pericoli di “continuare le ripetute incursioni all’interno della moschea di al-Aqsa e le azioni provocatorie di gruppi di coloni estremisti.”

Durante lo scorso Ramadan la violenza si è acuita quando Israele ha cercato di espellere famiglie palestinesi da Sheikh Jarrah, un quartiere della Gerusalemme est occupata, perché fossero sostituite da coloni israeliani.

Ciò ha suscitato proteste generalizzate nella Cisgiordania occupata e nella comunità palestinese in Israele e ha portato a una guerra di 11 giorni tra Israele e gruppi armati a Gaza. Secondo l’ONU l’operazione militare israeliana su vasta scala contro la Striscia assediata ha causato la morte di 256 palestinesi, tra cui 66 minorenni. In Israele ci sono state 13 vittime, uccise da razzi lanciati da Gaza.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Israele: la coalizione di governo perde la maggioranza dopo le sorprendenti dimissioni di una parlamentare

Redazione di MEE e agenzie

6 aprile 2022 – Middle East Eye

Idit Silman rinuncia dopo un diverbio riguardo a una sentenza della Corte Suprema che elimina il divieto del pane lievitato durante le festività di Pesach.

Mercoledì la coalizione di governo di Israele ha perso la maggioranza dopo che una deputata del partito del primo ministro Naftali Bennett “Yamina” ha detto che aveva deciso di andarsene.

Le dimissioni di Idit Silman, presidentessa della coalizione di governo, ha lasciato l’alleanza di Bennett con 60 voti, lo stesso numero dell’opposizione.

Non c’è un pericolo immediato che il governo cada, in quanto l’opposizione non è unita. Nella sua dichiarazione Silman ha auspicato la creazione di un governo di destra “anche con l’attuale Knesset” – un invito alla coalizione di Bennett a farlo cadere prima delle prossime elezioni, che sono previste nel 2025.

“Ho cercato il cammino dell’unità. Ho lavorato molto per questa coalizione”, ha detto nella dichiarazione Silman, una conservatrice religiosa [in realtà dell’estrema destra nazional-religiosa, ndt.].

“Mi spiace ma non posso contribuire a danneggiare l’identità ebraica di Israele,” ha aggiunto.

Lunedì Silman si era scagliata contro il ministro della Sanità Nitzan Horowitz dopo che questi aveva dato indicazione agli ospedali di consentire [l’introduzione di] prodotti da forno lievitati nelle loro strutture durante le prossime festività di Pesach [la Pasqua ebraica, ndt.] in linea con una recente sentenza della Corte Suprema che ha annullato anni di divieti.

In base alla tradizione ebraica durante Pesach nei luoghi pubblici il pane lievitato è proibito. La presa di posizione di Silman ha messo in crisi i tentativi di Bennett di tenere insieme una fragile alleanza di partiti che vanno dalla destra al centro sinistra fino a un partito palestinese.

Secondo il quotidiano Haaretz era previsto che Bennett, che al momento non ha fatto alcuna dichiarazione, incontrasse Silman martedì prima che lei annullasse la riunione all’ultimo minuto.

Il ministro degli Affari Religiosi Matan Kahane, del partito di Bennett, ha detto che l’annuncio di Silman è stato una sorpresa.

“Spero che possa essere modificato,” ha detto Kahane alla radio dell’esercito. “Questo governo sta facendo cose buone per la Nazione.”

Netanyahu ha accolto positivamente le dimissioni 

Dopo l’annuncio Silman è stata calorosamente accolta dagli stessi politici di destra che l’avevano attaccata senza sosta da quando Bennett si è rimangiato le promesse elettorali e lo scorso anno ha formato con lei una coalizione di governo.

“Idit, sei la prova che quello che ti guida è la preoccupazione per l’identità ebraica di Israele, per la terra di Israele, e ti do il benvenuto di nuovo a casa nel campo nazionale [coalizione informale di partiti nazionalisti di destra e religiosi, attualmente all’opposizione, ndt.],” ha detto in una registrazione video il capo dell’opposizione e segretario del [partito] Likud Benjamin Netanyahu.

“Chiedo a chiunque sia stato eletto con i voti del campo nazionale di unirsi a Idit e a tornare a casa, sarete ricevuti con i dovuti onori e a braccia aperte,” ha affermato l’ex-primo ministro di destra.

Secondo Haaretz Silman si è accordata con persone vicine a Netanyahu per entrare nelle liste del Likud alle prossime elezioni.

Il giornale ha informato che un importante membro della coalizione ha affermato che le è stato promesso il ruolo di ministra della Salute in qualunque governo guidato dal Likud.

Per formare una sua coalizione senza nuove elezioni Netanyahu avrebbe bisogno dell’appoggio di almeno 61 parlamentari, di cui attualmente non dispone.

Il politico di estrema destra Bezalel Smotrich, del partito Sionismo Religioso, un tempo alleato di Bennett, ha espresso il proprio apprezzamento nei confronti di Silman per il suo “coraggio di fare un passo difficile” e ha previsto che la coalizione di governo non sopravviverà al cambiamento.

“Questo è l’inizio della fine de governo di sinistra e non sionista di Bennett e del Movimento Islamico [partito degli arabo-israeliani che fa parte dell’attuale coalizione di governo, ndt.],” ha scritto su Twitter.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi in un’imboscata a Jenin

Shatha Hammad

2 aprile 2022 – Middle East Eye

Testimoni oculari hanno raccontato a Middle East Eye che forze speciali israeliane su un autobus hanno bloccato un veicolo che trasportava i tre uomini ed hanno aperto il fuoco

Jenin, Palestina occupata –Prima dell’alba di sabato soldati israeliani hanno ucciso tre palestinesi durante un’imboscata nella città di Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata.

Un testimone oculare ha detto a Middle East Eye che alle 2 del mattino ora locale nei pressi dell’incrocio con il villaggio di Arraba, a sud ovest di Jenin e del checkpoint israeliano di Dotan, un autobus bianco ha bloccato un veicolo che trasportava i tre uomini.

Poi forze speciali israeliane sono scese dall’autobus ed hanno aperto il fuoco contro i tre uomini, ha affermato il testimone, che preferisce rimanere anonimo.

Si trattava di Saeb Abahra, 30 anni, Khalil Tawalbeh, 24, e Saif Abu Libda, 25.

Tutti e tre erano membri delle Brigate di al-Quds (Saraya al-Quds), l’ala militare del movimento palestinese Jihad Islamica.

Dopo l’operazione, durata circa un’ora, i loro corpi sono stati trattenuti dall’esercito.

Le forze di sicurezza israeliane hanno sostenuto che quando hanno cercato di arrestarli i palestinesi hanno aperto il fuoco contro di loro, provocando una sparatoria.

Quattro soldati israeliani, di cui uno in condizioni critiche, sono rimasti feriti.

Secondo il testimone subito dopo l’inizio della sparatoria è arrivato sul posto un gran numero di rinforzi dell’esercito israeliano.

Ha aggiunto di aver visto molto sangue sul parabrezza e nell’auto, che è stata sequestrata dall’esercito.

Inoltre egli ha sostenuto che i soldati israeliani non hanno fornito assistenza medica ai tre uomini.

Anche la Mezzaluna Rossa palestinese ha affermato che l’esercito ha impedito alle sue ambulanze di avvicinarsi al luogo dello scontro.

Un secondo testimone del vicino villaggio di Araba ha detto a MEE di aver sentito un’intensa sparatoria nella zona, per cui lui e un gruppo di abitanti del villaggio si sono recati sul posto e vi hanno trovato decine di soldati israeliani con veicoli civili.

Ha aggiunto che i militari non hanno consentito loro di avanzare, hanno sparato contro gli abitanti e li hanno presi di mira con i laser per impedire che si avvicinassero.

Khader Adnan, un dirigente della Jihad Islamica di Jenin, ha denunciato l’operazione come un’ostentazione di forza da parte dell’esercito israeliano che, ha affermato, ha commesso due crimini: prima ha assassinato i tre palestinesi, poi ha impedito che venissero curati.

Dov’è la Croce Rossa internazionale e dove sono le organizzazioni internazionali per i diritti umani che lavorano in Palestina sui crimini commessi dall’esercito di occupazione contro di noi?” ha detto Adnan a MEE.

I dirigenti politici israeliani pagheranno il prezzo del sangue dei martiri palestinesi,” ha aggiunto. In un comunicato le Brigate di al-Quds hanno affermato: “Piangiamo la morte dei nostri tre eroici combattenti,” aggiungendo che due di loro erano di Jenin e uno di Tulkarem.

Venerdì notte combattenti palestinesi avevano fatto una sfilata militare nel campo profughi di Jenin per commemorare il ventesimo anniversario dell’operazione dell’esercito israeliano nel campo durante la Seconda Intifada, diventato un importante simbolo dell’oppressione israeliana e della resistenza palestinese.

Dallo scorso anno Jenin ha assistito al rinascere della resistenza armata. Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) hanno cercato per mesi di arrestare i 25 -30 sospetti a loro noti. Giovedì truppe israeliane avevano fatto un’irruzione a Jenin nel tentativo di operare alcuni arresti, ma erano state respinte dai miliziani palestinesi.

Due civili palestinesi che protestavano contro il raid erano stati colpiti a morte dalle truppe israeliane.

Le uccisioni di sabato sono avvenute mentre, in seguito a tre recenti attacchi che hanno portato alla morte di 11 israeliani, Israele ha alzato il livello di allerta al massimo dal maggio dello scorso anno.

Sono anche accadute nel primo giorno del Ramadan, un mese in cui molti temono si assisterà a ulteriori tensioni, con i piani dei coloni israeliani di fare irruzione nella moschea di al-Aqsa a Gerusalemme.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Le truppe israeliane uccidono due palestinesi in un’incursione armata a Jenin

Shatha Hammad

31 marzo 2022 – Middle East Eye

Un terzo palestinese è stato colpito e ucciso a Betlemme da un civile israeliano armato dopo che avrebbe accoltellato un altro israeliano su un autobus

Il ministero palestinese della Sanità e i media locali hanno affermato che tre palestinesi sono stati uccisi giovedì mattina dalle forze israeliane in diversi incidenti nella Cisgiordania occupata.

Durante una incursione mattutina nella città di Jenin, nel nord della Cisgiordania, i soldati israeliani hanno ucciso due palestinesi identificati come Sanad Abu Atiyeh di 17 anni e Yazid Saadi di 23.

Nella citta di Betlemme, nel sud della Cisgiordania, un terzo palestinese è stato ucciso, a quanto si dice dopo un tentativo di accoltellare un israeliano.

Il ministero della Sanità ha affermato che Atiyeh e Saadi sono morti a causa delle ferite da arma da fuoco dopo essere arrivati all’ospedale Ibn Sina di Jenin con serie lesioni. Circa 15 persone sono state ferite dalle pallottole durante l’incursione israeliana. Almeno tre sono in condizioni critiche.

L’incursione dell’esercito ha provocato scontri tra civili e soldati ed anche uno scontro armato con i combattenti palestinesi nel campo profughi di Jenin.

Delle vittime palestinesi, solo una ha subito ferite nella sparatoria. Le altre, incluse le due uccise, sono state colpite mentre tiravano pietre e tentavano di fermare i soldati che avanzavano dentro il campo.

Secondo Haaretz, un soldato israeliano della unità sotto copertura Duvdevan [composta da militari vestiti come i palestinesi e che parlano in arabo, n.d.t.] durante l’operazione ha riportato una ferita alla spalla.

Dallo scorso anno il campo di Jenin ha visto un incremento delle incursioni violente da parte dell’esercito israeliano che spesso provocano degli scontri a fuoco con i combattenti armati nel campo fortificato.

A Betlemme un palestinese avrebbe tentato di accoltellare un israeliano su un autobus vicino la colonia illegale di Efrat. Haaretz ha riferito che un trentenne israeliano è rimasto gravemente ferito.

Il palestinese, identificato come Nidal Ja’afrah di Bethlehem, è stato colpito a morte da un passeggero israeliano armato che si trovava sull’autobus.

La settimana scorsa 11 israeliani sono stati uccisi in tre differenti attacchi da palestinesi in alcune città israeliane.

A seguito delle violenze la polizia israeliana e le forze armate hanno alzato il livello di allarme al più alto da maggio dello scorso anno.

In seguito agli attacchi mercoledì il primo ministro israeliano Naftali Bennet ha invitato chi possiede armi a portarle anche in luoghi pubblici.

Incursione di ‘ritorsione’

Atta Abu Rumaila, il segretario del movimento Fatah a Jenin, ha affermato che l’incursione di mercoledì a Jenin è stata effettuata come “vendetta” per la sparatoria nel sobborgo di Bnei Brak a Tel Aviv, in cui un palestinese della città di Yabad, vicino a Jenin, ha ucciso cinque israeliani.

Abu Rumaila ha detto: “L’occupazione vuole sollevare il morale della sua società con ulteriori uccisioni e crimini contro di noi”.

Ha aggiunto che l’esercito israeliano ha inviato numerose forze nel campo di Jenin, ma che lo hanno lasciato senza arrestare nessuno dei giovani che intendevano arrestare.

Due degli uomini arrestati sono stati identificati come Barakat Shreim e Kamal Lahluh, il padre di Baraa Lahluh, l’uomo ricercato dall’esercito israeliano.

Nella vicina Yabad, la città natale di Diya Hamarshah, autore della sparatoria a Bnei Brak, per due giorni di seguito le truppe israeliane hanno preso d’assalto la casa di suoi parenti e l’hanno perquisita.

Le suppellettili sono state distrutte e i membri della famiglia sono stati sottoposti a interrogatori sul posto. Fotografie di Diya e bandiere palestinesi sono state strappate. I soldati hanno anche arrestato Islam Ba’jawi, un amico di Hamarshah.

L’intensificato clima di violenza nello Stato di Israele e in Palestina giunge alla vigilia del mese sacro mussulmano del Ramadan e del primo anniversario della sollevazione dello scorso maggio.

In precedenza le autorità israeliane avevano affermato che permetteranno ai coloni protetti dalla polizia di entrare in massa nella moschea di Al-Aqsa durante la festività della pasqua ebraica, che cade durante il Ramadan.

I palestinesi vedono le incursioni israeliane nella moschea come altamente provocatorie, specialmente durante il Ramadan, quando al-Aqsa è piena di fedeli. Molti hanno avvertito che tali incursioni aumenteranno le tensioni.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)