L’aiuto umanitario è uno strumento genocida nelle mani di Israele e degli USA

Ramona Wadi

12 marzo 2024 – Middle East Monitor

Israele non ha alcuna intenzione di consentire che una quantità significativa di aiuti umanitari arrivi a Gaza. Anche la società dei coloni ha affermato che a Gaza i palestinesi non meritano aiuto finché non saranno rilasciati tutti gli ostaggi israeliani, nonostante il fatto che non c’è alcun rapporto tra l’imposizione di una carestia genocida e una garanzia del ritorno degli ostaggi nello Stato occupante. A parte, cioè, il fatto che se Gaza muore di fame, lo stesso faranno gli ostaggi.

Fare del genocidio uno spettacolo in nome dell’aiuto umanitario è una cosa in cui la comunità internazionale eccelle. Israele ha distrutto camion che portavano aiuti e ucciso palestinesi che vi si arrampicavano per una misera quantità di cibo. La Giordania e gli USA hanno tentato lanci umanitari dal cielo, alcuni dei quali sono caduti in mare. Un altro bancale di cibo lanciato dal cielo ha ucciso dei palestinesi perché il paracadute non si è aperto. Non solo è stato un aiuto sprecato, ma il cibo era sufficiente per qualche migliaio di palestinesi, mentre tutta Gaza muore di fame.

Si sta per costruire un molo galleggiante sulle coste di Gaza che sarà utilizzato per trasferire aiuti dalle navi all’enclave. Lo costruiranno soldati USA. Sembra che militarizzare l’aiuto umanitario non sia mai stato così facile, e dal punto di vista umanitario mai così tirato per le lunghe. Costruire il molo potrebbe richiedere fino a 60 giorni, e il generale Frank S. Besson, di USAV [Ufficio federale della sicurezza alimentare e veterinaria, ndt.], è già salpato con le attrezzature necessarie. Gli USA schiereranno 1.000 soldati per la costruzione del pontile lungo 550 metri e, secondo dichiarazioni del presidente USA Joe Biden, “il governo israeliano ne garantirà la sicurezza.” Non è certo un’idea rassicurante. Al contrario è la garanzia che, 60 giorni dopo, i palestinesi continueranno a morire di fame nel genocidio pianificato da Israele.

L’UN Relief and Works Agency for Palestine Refugees [agenzia dell’ONU per il Soccorso e il Lavoro dei Profughi Palestinesi] (UNRWA) ha ammorbidito le sue critiche al piano USA per la consegna di aiuti. “Qualunque tentativo di far entrare aiuti umanitari a Gaza per aiutare persone disperate è assolutamente benvenuto,” ha detto la direttrice della comunicazione Juliette Touma, notando nel contempo che il trasporto di aiuti umanitari sarebbe più efficace via terra. Il comunicato è esplicitamente attento a non irritare Israele e gli USA, e anche paternalistico nei confronti del popolo palestinese. Se le preoccupazioni dell’UNRWA riguardo alla neutralità non fossero state il principale obiettivo nel rilasciare comunicati, il piano degli USA avrebbe incontrato un’obiezione di principio. Cercare di compiacere Israele non ammorbidirà i progetti dello Stato occupante per la chiusura dell’UNRWA, come ha riportato ieri il Times of Israel riguardo al piano dell’esercito israeliano di sostituire l’agenzia con un’alternativa come il Programma Alimentare Mondiale dell’ONU. Il che dimostra ancora una volta che l’ONU non trova alcuna contraddizione riguardo a lavorare con violatori dei diritti umani per salvaguardare i diritti umani. 

Il molo galleggiante per l’aiuto umanitario è una perdita di tempo, non uno sforzo ben accetto.

Rimane da vedere a cosa servirà il pontile, se ci sono in serbo ulteriori motivazioni. Il ministro degli Esteri dello Stato di apartheid Israel Katz ha parlato di costruire un’isola artificiale al largo delle coste di Gaza per facilitare l’espulsione forzata del popolo palestinese dall’enclave. Ogni gesto umanitario da parte degli USA per il quale Israele non ha concrete obiezioni, come nel caso di questo molo, dovrebbe dunque far suonare il campanello d’allarme. Secondo l’esperto giordano di questioni militari e strategiche Hisham Khreisat “il porto galleggiante al largo delle coste di Gaza è una finzione umanitaria che nasconde la migrazione volontaria verso l’Europa.” Fai entrare gli aiuti, fai uscire i palestinesi.

L’aiuto umanitario è uno strumento genocida nelle mani di Israele e degli USA.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autrice e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Monitor.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)




Un rabbino di Giaffa: ‘secondo la legge ebraica tutti gli abitanti di Gaza devono essere uccisi’

Redazione di Middle East Monitor

9 marzo 2024 – Middle East Monitor

Il capo della yeshiva [scuola religiosa ebraica in cui si studia principalmente il Talmud e la Torah, ndt.] Shirat Moshe Hesder di Giaffa, il rabbino Eliyahu Mali, ha incitato i suoi studenti, che vengono arruolati nell’esercito israeliano dopo essersi diplomati alla yeshiva a commettere massacri contro gli abitanti di Gaza. Ha affermato che secondo la legge ebraica, tutti gli abitanti di Gaza devono essere uccisi. Quando gli è stato chiesto se sono inclusi gli anziani e i minori, ha risposto: “Lo stesso vale anche per loro”.

Secondo i resoconti di venerdì di Ynet News [sito di notizie israeliano legato al quotidiano Yedioth Aharanot, ndt.], le affermazioni del rabbino sono state fatte durante una conferenza tenutasi ieri nella scuola ebraica e dedicata alla gestione della popolazione civile durante la guerra.

Mali ha descritto la guerra scatenata dallo Stato di Israele contro Gaza come una “guerra di religione”. Egli ha affermato: “La legge fondamentale in una guerra di religione, e questo è il caso a Gaza, è che non devi lasciare vivo niente che respiri (Deuteronomio), e se non li uccidi tu, loro uccidono te. I sabotatori di oggi sono i bambini lasciati vivi nelle precedenti operazioni militari e le donne sono quelle che generano i sabotatori.”

Ha aggiunto: “O tu o loro. Nessun’anima può vivere sulla base di ‘se qualcuno viene per ucciderti, sollevati e uccidilo per primo’ (Talmud Babilonese). Questo si applica non solo agli adolescenti di 14 o 16 anni o agli uomini di 20 o 30 anni che ti puntano una pistola contro, ma anche alla generazione futura. Questo si applica anche a coloro che generano la generazione futura, perché in realtà non c’è differenza.”

In risposta alla domanda sull’uccisione di persone anziane a Gaza, Mali ha dichiarato: “C’è differenza tra la popolazione civile di qualunque altra parte e la popolazione civile a Gaza. Lì, secondo le stime, il 95-98% vuole sterminarci.”

Quando gli hanno chiesto, “Anche i bambini?”, il rabbino ha replicato: “E’ la stessa cosa. Non puoi abbellire la Torah. Oggi è un bambino, domani è un combattente. Non ci sono dubbi in proposito. I terroristi di oggi erano i bambini di 8 anni nelle precedenti operazioni militari. Per cui non ti puoi fermare là. Perciò le regole che riguardano Gaza sono differenti.”

Il rabbino ha puntualizzato: “Dato che questa è una questione sensibile e mi hanno informato che [il discorso] verrà pubblicato su Internet, voglio farla breve e dire in conclusione che dovrebbero essere eseguiti solamente gli ordini dell’esercito israeliano.”

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Israele ha ucciso altri 124 palestinesi in 24 ore

Redazione di Middle East Monitor

5 marzo 2024 – Middle East Monitor

Ieri il ministero palestinese della Sanità ha affermato che nelle ultime 24 ore, fino a lunedì mattina, l’esercito israeliano ha commesso 13 nuovi massacri contro famiglie nella Striscia di Gaza, uccidendo 124 persone e ferendone altre 210.

Gli aerei da guerra israeliani hanno colpito in tutta la Striscia di Gaza mentre la guerra all’enclave assediata è entrata nel 150esimo giorno. Nel frattempo al Cairo sono continuati i colloqui tra una delegazione di Hamas e mediatori provenienti da Qatar, Egitto e Stati Uniti per raggiungere un accordo per il cessate il fuoco nel territorio occupato.

Gli attacchi aerei contro Rafah, nella parte meridionale della striscia di Gaza, sono stati intensificati, uccidendo decine di persone nel campo profughi d Nuseirat. L’artiglieria israeliana ha bombardato aree residenziali e rifugi nei campi di Jabalia, Khan Yunis, Deir Al-Balah e Tal Al-Zaatar.

Finora dal 7 ottobre Israele ha ucciso almeno 30.534 palestinesi a Gaza ne ha feriti altri 71.920. Attualmente è accusato di genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Israele ha facilitato la crescita di Hamas, dichiara Borrell dell’Unione Europea

Redazione di Middle East Monitor

27 febbraio 2024 – Middle East Monitor

Lunedì il responsabile degli Affari Esteri dell’Unione Europea [UE] Josep Borrell ha affermato che negli anni 80 con le sue politiche Israele ha agevolato la crescita di Hamas. Egli ha criticato Israele in un discorso tenuto ad un forum organizzato presso una università a Madrid.

Io non direi che [Israele] ha finanziato [Hamas] inviando un assegno,” ha spiegato Borrell, “ma ha consentito la crescita di Hamas” come rivale del partito egemone palestinese Fatah. Egli ha ripetuto la sua dichiarazione, fatta nelle ultime settimane secondo cui “Israele ha creato e finanziato Hamas.”

È una “realtà incontestabile”, ha aggiunto il funzionario della UE, che Israele ha scommesso sulla divisione dei palestinesi, creando una forza da opporre a Fatah. Egli ha affermato che si stava riferendo alla ben nota dichiarazione che il primo ministro Benjamin Netanyahu ha reso pubblicamente davanti alla sua coalizione parlamentare, in cui ha affermato che chiunque si opponga alla soluzione a due Stati deve agevolare il finanziamento di Hamas.

Borrell ha ripetuto il suo supporto per la soluzione a due Stati in base alla quale lo Stato palestinese sarebbe riconosciuto e ha criticato Israele perché si oppone a questa soluzione, ma non ha proposto alcuna alternativa. Ha fatto presente che tutti sembrano essere d’accordo sulla soluzione a due Stati, tranne che il governo Netanyahu, che ha cercato di impedire la realizzazione di questa soluzione per 30 anni.

Descrivendo la risposta militare israeliana a Gaza come “sproporzionata” perché sta causando un eccessivo numero di vittime civili, Borrell ha insistito sul fatto che la sua dichiarazione non è “anti-ebraica”.

Da ottobre Israele sta combattendo una devastante guerra genocida contro la Striscia di Gaza. Ha ucciso e ferito più di 100.000 palestinesi, la maggior parte dei quali minori e donne, e ha creato una catastrofe umanitaria senza precedenti e una estesa distruzione delle infrastrutture civili, portando lo stato di occupazione ad affrontare la Corte Internazionale di Giustizia per accuse di genocidio.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




L’economia israeliana si è ridotta di quasi il 20% nell’ultimo trimestre del 2023 a causa della guerra a Gaza

20 febbraio 2024 – Middle East Monitor

L’economia israeliana si è ridotta di quasi il 20% nell’ultimo trimestre del 2023 in seguito all’offensiva e al bombardamento in corso della Striscia di Gaza da parte delle forze israeliane.

Secondo l’ufficio centrale di statistica israeliano, cifre preliminari mostrano che il prodotto interno lordo (PIL) della nazione si è contratto del 19,4% annualizzato nei tre mesi finali dello scorso anno, contrazione che è quasi il doppio di quella attesa dal mercato.

Nel primo trimestre del 2023, il tasso di crescita del PIL è stato del 3,1%, diminuito al 2,8% nel secondo trimestre, seguito dal 2,7% nel terzo trimestre. Per l’intero 2023, l’economia israeliana è cresciuta per un totale solo del 2%, una significativa riduzione rispetto al 6,5% del 2022.

La contrazione dell’economia nel quarto trimestre del 2023 è stata direttamente influenzata dall’inizio della guerra ‘Spade di Ferro’ il 7 ottobre”, ha affermato l’ufficio di statistica, riferendosi all’inizio da parte di Tel Aviv dei suoi bombardamenti e dell’invasione di Gaza, seguiti all’operazione nel territorio israeliano da parte del gruppo di resistenza palestinese Hamas.

Le ragioni per la contrazione dell’economia israeliana probabilmente vanno dal boicottaggio dei prodotti israeliani in tutto il mondo, al rallentamento degli investimenti internazionali nella nazione, alla riduzione delle importazioni ed esportazioni nello/dallo Stato di occupazione a causa della interruzione delle rotte di navigazione.

Presumibilmente tutte quelle motivazioni hanno provocato una caduta della domanda, costi crescenti, scarsità di lavoro nella nazione e si prevede che la guerra di Israele a Gaza costerà 48 miliardi di dollari allo Stato di occupazione.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Reportage: un ministro israeliano ha bloccato un carico di farina verso Gaza

Redazione di Middle East Monitor

13 febbraio 2024 – Middle East Monitor

L’agenzia Anadolu riferisce che il ministro ultranazionalista delle Finanze Bezalel Smotrich sta bloccando un carico di farina diretto alla Striscia di Gaza, affermando che le forniture finanziate dagli Stati Uniti sono dirette all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA).

Il carico è stato bloccato per settimane nel porto di Ashdod, nella parte meridionale di Israele, dal momento che Smotrich ha ordinato alle autorità doganali di “non lasciar passare la spedizione fin quando l’UNRWA sia il destinatario,” ha riferito martedì il sito americano di notizie Axios.

I più alti livelli dell’amministrazione Biden hanno ventilato la possibilità della spedizione di farina più di un mese fa, si afferma sul sito, citando funzionari statunitensi e israeliani.

Funzionari statunitensi hanno affermato che questa è una violazione dell’impegno che Benjamin Netanyahu ha personalmente preso con il presidente Biden molte settimane fa ed è un’altra ragione per cui il leader statunitense è deluso dal primo ministro israeliano” ha affermato la testata.

I gabinetti di guerra e di sicurezza israeliani hanno approvato la consegna della farina dal porto di Ashdod attraverso il valico di Kerem Shalom, si afferma sul sito web, citando anonimi funzionari israeliani.

Questi hanno aggiunto che Smotrich ha ordinato ai servizi doganali israeliani di “non lasciar proseguire la spedizione fin quando l’UNRWA è il destinatario.”

Smotrich e gli Stati Uniti non hanno emesso alcuna dichiarazione ufficiale sul rapporto.

Molti Stati, inclusi gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Germania, la Svizzera, l’Italia e il Canada, hanno sospeso i finanziamenti per l’UNRWA in seguito ad accuse israeliane.

L’agenzia delle Nazioni Unite ha affermato che sta indagando su queste accuse.

Israele ha ripetutamente equiparato lo staff dell’UNRWA ai membri di Hamas nel tentativo di discreditarli, senza fornire alcuna prova delle dichiarazioni, mentre ha fatto dure azioni di pressione per chiudere l’UNRWA, dato che è l’unica agenzia ONU ad avere lo specifico mandato di occuparsi dei bisogni elementari dei rifugiati palestinesi. Se l’agenzia non esisterà più, sostiene Israele, allora non esisterà più neppure la questione dei rifugiati e il loro legittimo diritto a tornare alla loro terra è ingiustificato. Israele ha negato il diritto al ritorno fin dagli ultimi anni quaranta, anche se la sua adesione all’ONU è stata condizionata al fatto di permettere ai rifugiati palestinesi di tornare alle loro case e alla loro terra.

La guerra di Israele a Gaza ha spinto l’85% della popolazione del territorio ad una deportazione interna a fronte di gravi carenze di cibo, acqua pulita, e medicine, mentre secondo le Nazioni Unite il 60% dell’infrastruttura dell’enclave è stata danneggiata o distrutta.

Israele viene accusata di genocidio presso la Corte Internazionale di Giustizia, che questo gennaio con una sentenza preliminare ha ordinato a Tel Aviv di fermare gli atti di genocidio e di prendere misure per garantire che ai civili a Gaza sia fornita assistenza umanitaria.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




La spiaggia inglese di Bournemouth trasformata in un enorme memoriale per i minori uccisi da Israele a Gaza

Redazione di Middle East Monitor

6 febbraio 2024 – Middle East Monitor

L’agenzia Anadolu riferisce che in una commovente esposizione di solidarietà e commemorazione, la spiaggia di Bournemouth è diventata un telo funebre e per la sensibilizzazione che gli attivisti hanno composto per evidenziare il devastante prezzo delle morti di minori a Gaza.

Guidati dal gruppo di campagna politica “Guidati dagli asini”, volontari hanno trasformato cinque chilometri di spiaggia in un immenso memoriale, usando i commoventi simboli dei vestiti dei minori.

Dal 7 ottobre, quando 36 minori israeliani sono stati uccisi, Israele ha ucciso oltre 11.500 minori palestinesi a Gaza e in Cisgiordania. È impossibile immaginare questo numero. Ecco come appare. Una fila lunga 5 chilometri” ha affermato il gruppo su X [precedentemente Twitter, ndt.].

Magliette e pantaloni dei minori, sistemati meticolosamente lungo la spiaggia, servono come crudo promemoria del costo umano del conflitto.

Noi stiamo cercando di mostrare esattamente il livello di quanto sta accadendo, perché è molto difficile per le persone capire numeri di tali dimensioni. Così tanti minori sono stati uccisi a Gaza e i nostri politici e altri governi nel mondo non stanno davvero facendo nulla per fermarlo,” ha detto lunedì il portavoce del gruppo, James, a radio Bournemouth One.

Tocca a persone come noi cercare di costruire questa immagine molto potente per svegliare la gente e affermare che c’è bisogno di un cessate il fuoco,” ha aggiunto.

Israele ha lanciato un’offensiva letale contro la Striscia di Gaza in seguito all’attacco di Hamas del 7 ottobre, uccidendo almeno 27.585 palestinesi e ferendone 66.978, mentre si ritiene che circa 1.200 israeliani siano rimasti uccisi nell’attacco di Hamas.

Tuttavia in seguito è stato rivelato da Haaretz  che elicotteri e carri armati dell’esercito israeliano hanno di fatto ucciso molti dei 1.139 soldati e civili che Israele afferma essere stati uccisi dalla resistenza palestinese.

L’offensiva israeliana ha portato allo sfollamento interno dell’85% della popolazione di Gaza con grave carenza di cibo, acqua pulita e medicine, mentre secondo le Nazioni Unite il 60% delle infrastrutture dell’enclave è stato danneggiato o distrutto.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Secondo un sondaggio, il 72% degli israeliani dice che l’invio di aiuti a Gaza deve essere fermato

Redazione di Middle East Monitor

31 gennaio 2024 – Middle East Monitor

Secondo un nuovo sondaggio metà degli israeliani si oppone ad un accordo tra Israele e le fazioni della resistenza palestinese che vedrebbe i prigionieri di guerra israeliani rilasciati da Gaza in cambio di migliaia di palestinesi detenuti nelle carceri israeliana e un cessate il fuoco di 45 giorni.

Pubblicato oggi dal Canale 12 israeliano, il sondaggio rivela che “il 50% degli israeliani si oppone ad un accordo secondo il quale i prigionieri israeliani siano rilasciati in cambio di un cessate il fuoco di 45 giorni ed il rilascio di migliaia di prigionieri palestinesi dalle carceri israeliane.”

Secondo il sondaggio “il 35% degli israeliani supporta tale accordo, mentre il 15% non dà una risposta specifica.”

Sempre secondo il sondaggio, tra coloro che hanno votato per la coalizione del primo ministro Benjamin Netanyahu il 12% appoggia la proposta e il 75% si oppone ad essa.” Il sostegno sale al 53% tra [gli elettori del]l’opposizione.

Cosa molto preoccupante, il 72% dei 503 intervistati ha detto che “l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza deve essere fermato finché i prigionieri israeliani non saranno rilasciati” mentre solo il 21% afferma che gli aiuti dovrebbero continuare ad entrare a Gaza.

Secondo il sondaggio, se le elezioni israeliane si tenessero adesso il Partito di Unità Nazionale [centrista, ndt.] di Benny Gantz otterrebbe 27 dei 120 seggi della Knesset [il parlamento israeliano ndt.] rispetto ai 12 che ha attualmente.

Invece se le elezioni si tenessero oggi il partito Likud, guidato dal primo ministro Netanyahu, “scenderebbe dai 32 seggi che ha attualmente a 18.”

Secondo Canale 12 i partiti che si oppongono alla coalizione di Netanyahu otterrebbero 73 seggi, mentre quelli che sostengono il primo ministro ne otterrebbero 47. Attualmente i partiti che supportano Netanyahu hanno 64 seggi alla Knesset.

È necessario superare la soglia minima di almeno 61 rappresentanti alla Knesset per formare un governo.

Nelle ultime settimane sono aumentate le richieste di tenere elezioni anticipate. Queste sono state rifiutate da Netanyahu che ha affermato che nessuna elezione può essere effettuata in tempo di guerra.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




L’UE sta rigettando e allo stesso tempo appoggiando il genocidio di Israele

Ramona Wadi

23 gennaio 2024 – Middle East Monitor

Ciò che vogliamo fare è costruire una soluzione a due Stati. Quindi parliamone”, ha dichiarato il capo della politica estera dell’UE Josep Borrell prima di un incontro a Bruxelles con funzionari israeliani e palestinesi. “Quali altre soluzioni hanno in mente? Espellere tutti i palestinesi? Ucciderli?”

Le domande retoriche di Borrell non si addicono alla sua posizione. Ma gli israeliani hanno escogitato un altro piano: creare un’isola artificiale nel Mediterraneo e mandarvi i palestinesi espulsi. L’idea non è nuova. Nel 2017, Israel Katz, allora ministro israeliano dei Trasporti e dell’Intelligence, suggerì un’isola artificiale al largo della costa di Gaza come primo passo per il collegamento dei palestinesi con il resto del mondo. In qualità di ministro degli Esteri, Katz ha riproposto il piano che è stato respinto dai ministri degli Esteri dell’UE.

Tuttavia, il rifiuto del piano da parte dell’UE, sebbene corretto, non dice nulla sull’integrità morale e politica del blocco quando si tratta del popolo palestinese. Le prove presentate alla Corte internazionale di Giustizia, così come l’aperta difesa da parte di Israele delle sue azioni genocide, non sono riuscite a modificare la posizione passiva dell’UE. Se l’UE non è ancora convinta dell’intento genocida e delle azioni genocide di Israele finora, nonostante il crescente numero di palestinesi uccisi, torturati e feriti dallo Stato dell’apartheid, la proposta di Katz farà altrimenti? Ogni proposta israeliana mira a spazzare via i palestinesi dalla terra di Palestina, a cominciare da Gaza. E tutto ciò che Borrell può fare è ribadire la moribonda diplomazia dei due Stati, perché è ciò che l’UE e il resto della comunità internazionale hanno destinato ai palestinesi.

Per rispondere alle domande di Borrell, sì, Israele vuole espellere tutti i palestinesi e vuole uccidere i palestinesi. Entrambe le opzioni sono praticabili nell’agenda coloniale di Israele. Dal 7 ottobre sono state rilasciate diverse dichiarazioni al riguardo da parte di politici israeliani. I social media sono pieni di filmati di soldati israeliani che celebrano la distruzione di Gaza. L’UE è anche indubbiamente in possesso di una sua raccolta di informazioni, per non parlare del suo coinvolgimento decennale nella debacle politica dell’illusione dei due Stati che ha consentito a Israele di arrivare fino al genocidio con assoluta impunità.

Cos’è la diplomazia dei due Stati in un momento in cui le azioni genocide di Israele sono la prova più evidente che il colonialismo non scende a compromessi, nemmeno in uno scenario in cui l’autonomia politica palestinese è ancora soggetta a imposizioni coloniali e internazionali?

Parlando del compromesso a due Stati Borrell sta liquidando il genocidio di Israele come quasi irrilevante Prima del 7 ottobre l’UE utilizzava questo paradigma politico per dare un fondamento alla normalizzazione della violenza coloniale, al punto che ogni violazione israeliana era separata dall’ideologia e dalla pratica dell’espansione coloniale di insediamento. Questo status quo è stato cancellato. L’UE ora è arrivata al punto di normalizzare il genocidio, pur parlando del paradigma dei due Stati come di qualcosa che vuole realizzare.

La domanda in sé è paternalista: perché i palestinesi non dovrebbero essere in grado di articolare le loro richieste politiche quando e dove vogliono, senza aspettare o essere sollecitati? L’UE ha impresso il marchio della sua politica sulla Palestina facendo dei diritti umani una barzelletta proprio per il modo con cui finge di difenderli. Tuttavia, se le richieste palestinesi non vengono articolate dall’interno e accolte dalla comunità internazionale senza alcun compromesso, l’UE, come il resto del mondo, può considerarsi complice del genocidio da parte di Israele.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la linea editoriale di Middle East Monitor.

(traduzione dall’inglese di Giuseppe Ponsetti)




Perché gli USA temono Israele nonostante la condanna globale del loro sostegno al regime sionista?

Shaheryar Ali Khawaja

23 gennaio 2024 – Middle East Monitor

Il governo statunitense afferma di essere un campione di democrazia e diritti umani ed è sempre pronto a portare l’attenzione su atti efferati di discriminazione compiuti nel mondo. Tuttavia quando si tratta di denunciare i crimini di Israele e consegnarlo alla giustizia per le sue atrocità Washington è paralizzata e ammutolita. Per molti analisti tale doppiezza è incomprensibile, tenendo conto che Israele è totalmente dipendente dagli Stati Uniti non solo per le attrezzature militari e la tecnologia, ma anche per estrarre un enorme ammontare di aiuti economici per finanziare il suo deficit di bilancio e i crimini di guerra.

Perché, nonostante la dipendenza dagli USA, il regime israeliano è totalmente indifferente alle preoccupazioni degli statunitensi? Come può sentirsi autorizzato a dire agli Stati Uniti di farsi i fatti loro e ignorare le preoccupazioni riguardanti il massacro su larga scala dei civili palestinesi?

Per rispondere a tali interrogativi dobbiamo considerare il fatto che gli Stati Uniti non sono in realtà una vera democrazia: sono una plutocrazia, una dollaro-democrazia in cui i candidati alle cariche pubbliche fanno notevole affidamento su finanziamenti per le loro campagne elettorali. È qui che entrano in gioco gruppi lobbistici filorisraeliani come l’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC) nel ruolo di grandi finanziatori che praticamente comprano la lealtà dei politici americani, che a loro volta sono quindi compromessi e facilmente manipolabili. Qualsiasi proposta governativa che l’AIPAC consideri sfavorevole alle posizioni israeliane ha poche possibilità di diventare legge. Inoltre a Israele è concesso un trattamento speciale, per esempio, come abbiamo visto recentemente, per evitare le conseguenze delle leggi esistenti sui diritti umani concernenti le forniture di armi.

Inoltre gli Stati Uniti hanno un’ampia base di elettori cristiani evangelici che spinge i politici ad appoggiare le imprevedibili azioni di Israele indipendentemente da quanto serie e complicate possano essere le conseguenze. Questi cristiani credono che la sopravvivenza di Israele sia fondamentale per la seconda venuta di Gesù e l’Apocalisse. La loro pressione sui politici americani fa sì che siano alleati con Israele; persino la minima simpatia per la causa palestinese è proibita.

Mentre il governo de facto in Yemen impone le proprie sanzioni contro Israele in solidarietà con i palestinesi che affrontano il genocidio a Gaza, e prende di mira la navigazione nel Mar Rosso se connessa in qualche modo con lo stato di occupazione, gli USA, invece di cercare di fermare il genocidio, riuniscono una coalizione navale internazionale per attaccare lo Yemen. Proteggere i commerci israeliani piuttosto che le vite palestinesi è un altro esempio lampante e spregevole dell’atteggiamento sottomesso di Washington verso Israele. La posizione apparentemente predefinita degli USA di sacrificare risorse e personale per la sicurezza di Israele è totalmente incomprensibile, tenendo presente che Israele non ha mai mandato le sue truppe per proteggere i beni degli americani da nessuna parte del mondo. Al contrario, nel lontano 1967 Israele attaccò la nave da guerra americana Liberty al largo delle coste del Sinai egiziano, uccidendo 34 membri dell’equipaggio e ferendone altri 173. Nessuna iniziativa venne intrapresa contro lo Stato di occupazione e da allora i sopravvissuti all’attacco hanno sostenuto che ci sia stato un insabbiamento da parte delle successive amministrazioni statunitensi.

Un’altra grande ingiustizia da parte degli USA è stata l’uso del loro diritto di veto al Consiglio di Sicurezza ONU per proteggere Israele dalla condanna della comunità globale. L’ex presidente Richard Nixon ha detto nel suo libro Beyond Peace che dalla fine della guerra fredda Israele non ha nessun significativo valore strategico per gli interessi americani, il che rende la loro protezione ancora più irrazionale.

In tutta questa storia i politici americani sanno che in America possono contare su media filoisraeliani compiacenti. Noi abbiamo visto giornalisti e conduttori di notiziari ripetere varie volte la narrazione israeliana dell’“autodifesa”. A sua volta questo non solo incoraggia i politici americani, ma anche Israele stesso, nella sua brutale occupazione militare della Palestina. Chiunque si opponga ai politici filoisraeliani finirà massacrato da articoli nelle testate più importanti. La demonizzazione dei deputati Ilhan Omar, Rashida Tlaib e Alexandria Ocasio-Cortez e altri ne è un esempio molto significativo.

E guardate cosa è successo al presidente George Bush Senior che, nonostante fosse sulla cresta dell’onda in quanto a popolarità dopo la guerra del Golfo del 1990-1991 contro l’Iraq, non riuscì a farsi rieleggere. Perché? Perché aveva negato a Israele delle garanzie sui prestiti per le sue colonie illegali nella Cisgiordania occupata. La lobby filoisraeliana si mobilitò contro di lui, cosa che gli costò il secondo mandato alla Casa Bianca.

Un altro esempio del costo dell’opporsi allo stato sionista fu quello pagato da Paul Findley, senatore dal 1960 al 1981. La sua posizione anti Israele alla fine gli costò il posto, come ha affermato nel suo libro They Dare To Speak Out.

La questione in gioco è la libertà per i politici americani di esercitare il proprio ruolo responsabilmente con la coscienza tranquilla e ritirare il loro supporto generalizzato a Israele e ritenerlo responsabile per la sua occupazione e la pulizia etnica della Palestina. Gli Stati Uniti hanno la forza di farlo con i propri aiuti militari e la copertura diplomatica all’ONU a favore di Israele. È ora che i politici americani di fronte al sionismo prendano il toro per le corna e, senza dubbio, salvino molte vite nelle guerre in Medio Oriente che mettono in pericolo tutto il mondo. Se lo faranno allora “Joe il genocida” alias il “macellaio Biden” lascerà un’eredità più onorevole che rendersi complice dell’omicidio di massa dei palestinesi, specialmente donne e bambini. Lo stesso vale per i politici di Regno Unito, Europa e altrove.

Il mondo ricorda e onora individui come Nelson Mandela molto di più che i presidenti americani che hanno sostenuto uno Stato fondato sul terrorismo, che ha ucciso e oppresso i palestinesi per oltre 75 anni. Questo sostegno indiscusso all’apartheid nello Stato di Israele non è solo costato agli USA miliardi di dollari, ma anche la reputazione internazionale. È ora di mollare il parassitario Israele prima che distrugga completamente gli ideali e le fondamenta su cui è stata costruita l’America.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Monitor.

(traduzione dall’inglese di Mirella Alessio)