La Spagna critica come ‘false’, ‘fuori luogo’ e ‘inaccettabili’ le accuse contro il primo ministro

Redazione di MEMO

24 novembre 2023 – Middle East Monitor

L’agenzia Anadolu riferisce che il ministro degli Esteri spagnolo Jose Manuel Albares ha condannato le accuse di venerdì rivolte dallo Stato di Israele contro i primi ministri spagnolo e belga come ‘false’, ‘fuori luogo’ e ‘inaccettabili’.

Ci sarà una risposta” ha avvisato Albares, ore dopo che il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen ha affermato che due leader europei stavano “appoggiando il terrorismo”.

Cohen ha affermato che lo Stato di Israele convocherà gli ambasciatori di entrambe le Nazioni a Tel Aviv per un “severo richiamo”.

L’ufficio del primo ministro israeliano ha anche dichiarato che il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e il primo ministro belga Alexander De Croo non “hanno attribuito tutta la responsabilità ad Hamas per i crimini contro l’umanità.”

A fronte del crescente conflitto diplomatico, Albares ha affermato che le false accuse dello Stato di Israele sono state “particolarmente gravi”, dato che la Spagna rappresenta l’Unione Europea in quanto attualmente ricopre la presidenza del Consiglio Europeo, una posizione che sarà assunta dal Belgio il 1 gennaio 2024.

Albares ha evidenziato il fatto che il governo spagnolo ha condannato l’attacco di Hamas chiedendo il rilascio incondizionato degli ostaggi e supportando il diritto dello Stato di Israele all’ autodifesa.

Questo non è incompatibile con il messaggio che stiamo ripetendo dal primo giorno… il diritto di autodifesa deve rispettare scrupolosamente il diritto umanitario internazionale” ha detto Albares ai media spagnoli, facendo notare “l’intollerabile numero di vittime palestinesi, inclusi i minori.”

Una delle principali finalità del viaggio di Sanchez in Israele, Palestina ed Egitto negli ultimi due giorni, dove ha incontrato i leader, tra cui il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il Presidente Palestinese Mahmoud Abbas, è stato di gettare le fondamenta per colloqui di pace.

La violenza porterà solo a più violenza. Abbiamo bisogno di sostituire la violenza con speranza e pace” ha affermato Sanchez venerdì sul lato egiziano del valico di Rafah.

Tuttavia il suo viaggio per la pace è finito in un battibecco diplomatico con lo Stato di Israele.

Gli spagnoli e la comunità internazionale troveranno sempre la Spagna nel gruppo di coloro che costruiscono la pace” ha affermato Albares.

Questo non è il primo scontro diplomatico tra Madrid e Tel Aviv dal 7 Ottobre, sebbene sia il più forte.

In ottobre l’ambasciata israeliana a Madrid ha accusato alcuni ministri spagnoli di essere allineati con “il terrorismo tipo ISIS” per le loro critiche all’assedio e ai bombardamenti israeliani a Gaza.

In quel momento il ministero degli Esteri spagnolo ha difeso i ministri, affermando che Israele aveva male interpretato le loro opinioni e insistendo sul fatto che in Spagna i dirigenti politici possono esprimere liberamente le proprie opinioni.

Venerdì, parlando dall’Egitto, Sanchez ha anche annunciato che mentre la Spagna promuoverà a livello europeo il riconoscimento dello Stato di Palestina, egli è disposto a riconoscerlo unilateralmente se le altre Nazioni non saranno d’accordo.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




L’esercito israeliano chiede alla BBC di scusarsi per aver messo in dubbio la sua ‘prova’

Redazione di MEMO

21 novembre 2023 – Middle East Monitor

Il portavoce dell’esercito israeliano Peter Lerner ha chiesto alla BBC di scusarsi per aver messo in dubbio la “prova” dell’esercito riguardo alla presenza di Hamas nell’ospedale Al-Shifa a Gaza.

Lerner ha pubblicato su X [precedentemente Twitter, ndt.] il filmato di una telecamera di video sorveglianza con una descrizione orale di “armi, dispositivi di comunicazione, RPG [e una] Toyota carica di armi” che, a quanto afferma, l’esercito ha trovato nell’ospedale.

BBCWorld si scuserà? BowenBBC dirà che si è sbagliato?” chiede.

In un articolo pubblicato sabato, il caporedattore della BBC internazionale Jeremy Bowen ha messo in discussione la prova presentata dall’esercito israeliano secondo cui l’ospedale di Al-Shifa è stato usato come “quartier generale” di Hamas.

Ha anche criticato le restrizioni dell’esercito sui giornalisti stranieri che informano dall’Al-Shifa, affermando che “non c’è controllo indipendente dentro l’ospedale; i giornalisti non si possono muovere liberamente a Gaza e chi sta documentando sul sito sta lavorando sotto l’egida dell’esercito israeliano.”

La BBC ha riferito che le forze di occupazione israeliane hanno manipolato la presunta “prova” all’Al-Shifa prima di permettere ai giornalisti di entrare.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Un gran numero di palestinesi morti e feriti a causa del bombardamento israeliano sulla scuola di Gaza che ospitava persone sfollate

Redazione di MEMO

17 novembre 2023 – Middle East Monitor

Palestine TV ha riferito che c’è stato un gran numero di morti e feriti a causa del bombardamento di venerdì che ha preso di mira una scuola di Gaza City in cui si sono rifugiate persone sfollate.[50 morti e decine di feriti fonte Al Jazeera 19 nov.ndt]

Secondo quanto riportato dall’agenzia Anadolu, un canale affiliato all’Autorità Palestinese con sede a Ramallah, in Cisgiordania, ha affermato che più di 20 persone sono state uccise e altre 100 ferite nel bombardamento della scuola Al-Falah, nel quartiere meridionale Zeitun di Gaza City, che ospita sfollati.

Da parte israeliana non ci sono stati commenti riguardo a questa notizia.

Venerdì mattina presto Palestine TV ha annunciato l’arrivo di 120 corpi dai governatorati di Gaza e Gaza Nord all’ospedale indonesiano, nella parte settentrionale della Striscia di Gaza.

Secondo gli ultimi dati, da quando Israele ha cominciato a bombardare Gaza il 7 ottobre almeno 11.500 palestinesi sono stati uccisi, tra cui 7.800 donne e minori, e oltre 29.200 sono stati feriti.

Un blocco israeliano ha anche tagliato a Gaza le forniture di carburante, elettricità e acqua e ha ridotto l’invio di aiuti a ben poco.

Nel contempo secondo dati ufficiali il numero dei morti israeliani è di circa di 1.200.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Alcuni collaboratori dei politici statunitensi si pronunciano duramente contro la mancanza di umanità dei loro capi nei confronti dei palestinesi e chiedono il cessate il fuoco

Redazione di MEMO

14 novembre 2023 – Middle East Monitor

Un grande numero di collaboratori in servizio ed ex si sta pronunciando contro i loro capi e stanno sollecitando un cessate il fuoco a Gaza, evidenziando un netto divario generazionale presso Capitol Hill [il Campidoglio, sede del congresso statunitense, ndt].

Durante un drammatico sciopero senza precedenti al Campidoglio, giovani collaboratori hanno dichiarato di non poter più stare in silenzio mentre i loro capi ignorano gli elettori che stanno insistentemente chiedendo un allentamento dell’attacco israeliano contro Gaza. Sebbene molti parlamentari supportino la campagna militare israeliana e rifiutino le richieste per il cessate il fuoco, i loro giovani collaboratori si stanno mobilitando per la pace, lottando per conciliare le convinzioni personali con gli obblighi professionali.

Più di 100 collaboratori del Congresso, che indossavano tutti maschere per nascondere la loro identità, hanno organizzato uno sciopero per protestare contro i loro capi. “Noi siamo membri del personale del Congresso a Capitol Hill, e non ce la sentiamo più di stare in silenzio” hanno dichiarato tre collaboratori, i quali hanno tutti evitato di fornire il proprio nome. “I nostri elettori stanno chiedendo a gran voce un cessate il fuoco e noi siamo i collaboratori che rispondono alle loro chiamate. La maggior parte dei nostri capi al Campidoglio non sta ascoltando le persone che rappresentano. Noi chiediamo ai nostri capi di schierarsi: chiedere un cessate il fuoco, il rilascio di tutti gli ostaggi e una immediata riduzione degli attacchi adesso.”

I collaboratori hanno mostrato dissenso in molti modi. Oltre 550 hanno firmato una lettera aperta questo mese sollecitando il Congresso a supportare un cessate il fuoco, accusando i parlamentari di ignorare le morti dei civili palestinesi mentre esprimono solidarietà allo Stato di Israele. Decine hanno protestato fuori dal Congresso chiedendo azioni, nonostante la poca tolleranza per le critiche a Israele in Campidoglio.

Come discendenti di sopravvissuti alla schiavitù, all’Olocausto, al colonialismo, alla guerra e all’oppressione, ci sentiamo obbligati ad alzare le nostre voci in questo momento,” si afferma nella lettera. “Abbiamo apprezzato il fatto che quasi tutti i membri del Congresso abbiano espresso una rapida ed esplicita solidarietà con il popolo israeliano, ma siamo profondamente turbati che tali dimostrazioni di umanità siano state di rado estese al popolo palestinese.”

Secondo il New York Times, più o meno nello stesso momento 500 ex collaboratori della campagna del 2020 del presidente Biden, che si autodefiniscono gli Allievi di Biden per la Pace e la Giustizia, hanno scritto una lettera aperta chiedendo un cessate il fuoco. “Se tu non riesci ad agire rapidamente”, hanno avvisato, “il tuo lascito sarà la complicità di fronte ad un genocidio.”

Più di 400 ex collaboratori della campagna del 2020 della senatrice Elizabeth Warren hanno firmato una lettera simile diretta ai democratici del Massachusetts, così come hanno fatto ex collaboratori delle campagne del 2016 e 2020 del senatore Bernie Sanders.

Questa vera e propria rivolta pubblica riflette il divario tra il fermo supporto di lunga data allo Stato di Israele dei democratici e una nuova generazione che non crede che tale supporto sia sempre la cosa giusta da fare. I collaboratori normalmente influenzano la politica dietro le quinte, ma quelli attuali e gli ex adesso stanno dissentendo apertamente.

L’ex collaboratore del Senato Em Slevin secondo il New York Times avrebbe affermato: “Io non riesco a pensare a un’iniziativa simile o comparabile da parte dei collaboratori. E’ diverso da qualsiasi cosa abbiamo mai visto.”

Con il loro capi largamente schierati sulle posizioni di Biden, i giovani collaboratori si sentono in obbligo di dare voce al loro dissenso. Questa straordinaria ribellione alle regole sul posto di lavoro rivela un partito in conflitto con se stesso su Israele, con i valori progressisti che si scontrano con la rigidità istituzionale.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Una funzionaria delle Nazioni Unite denuncia la ‘pausa umanitaria’ di quattro ore a Gaza come ‘assolutamente cinica’

Redazione di MEMO

10 novembre 2023 – Middle East Monitor

Francesca Albanese, la relatrice speciale per i diritti umani nei territori occupati palestinesi, ha criticato la proposta dello Stato di Israele di mettere in atto “una pausa umanitaria” giornaliera di quattro ore nelle operazioni militari nel nord di Gaza, permettendo ai civili di muoversi verso sud, descrivendola come “assolutamente cinica ed inumana”.

Venerdì Albanese ha affermato che “ci sono stati bombardamenti continui, 6.000 bombe ogni settimana sulla Striscia di Gaza, su questo minuscolo pezzo di terra dove le persone sono intrappolate e la distruzione è enorme. Non ci sarà alcun modo di ritornare dopo quello che Israele sta facendo alla Striscia di Gaza.”

Quindi quattro ore di cessate il fuoco, sì, per permettere alle persone di respirare e ricordare quale sia il suono della vita senza bombardamenti prima di cominciare a bombardarli nuovamente. E’ molto cinico e crudele.”

Ciò accade dopo che l’esercito israeliano e la Casa Bianca hanno annunciato ieri che lo Stato di Israele ha accettato di permettere pause giornaliere di quattro ore nella parte nord della Striscia di Gaza in modo che i palestinesi fuggano.

Secondo il portavoce statunitense presso il Consiglio di Sicurezza degli Stati Uniti John Kirby, “gli israeliani ci hanno detto che non ci saranno operazioni militari in queste aree durante le pause e che questo modo di procedere inizia oggi.” Egli ha chiamato le pause un “primo passo” per l’alleviare la crisi umanitaria di Gaza, facendo “passi nella giusta direzione.”

Kirby ha affermato che gli accordi per implementare le pause, le cui tempistiche a quanto si dice sarebbero annunciate da Israele tre ore prima, sono giunti dopo “un’enorme quantità di impegni da parte dell’amministrazione [il Presidente Joe Biden] per cercare di assicurarsi che l’assistenza umanitaria possa entrare e le persone possano uscire in sicurezza.”

Lo Stato di Israele ha bombardato Gaza ripetutamente in risposta all’incursione di Hamas sul confine sud di Israele il 7 ottobre, nella quale uomini armati hanno ucciso 1.400 persone e hanno preso 240 ostaggi. Funzionari palestinesi hanno affermato che fino a giovedì 10.812 abitanti di Gaza sono stati uccisi, di cui il 40% minori. I critici dicono che le richieste devono insistere su un cessate il fuoco e non una “pausa” nelle uccisioni.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Secondo alcune informazioni l’Egitto ha rifiutato di permettere a suoi cittadini bloccati a Gaza di tornare a casa

Redazione di MEMO

3 novembre 2023 – Middle East Monitor

Le famiglie egiziane bloccate a Gaza hanno fatto appello alle autorità della loro nazione perché ne agevoli il ritorno alla loro patria sicura, a fronte dell’aggressione israeliana in corso dal 7 ottobre contro la Striscia assediata.

Attivisti sui social media hanno affermato che le autorità egiziane hanno rifiutato di permettere ai cittadini egiziani presenti nella Striscia di Gaza assediata di ritornare attraverso la frontiera di Rafah, nonostante l’approvazione di Israele all’uscita dei palestinesi con doppia cittadinanza.

Le persone che potrebbero usufruire del permesso hanno denunciato il fatto che i funzionari egiziani non affrontano il problema delle condizioni della comunità egiziana a Gaza alla luce della continuata aggressione israeliana.

Secondo i media locali egiziani, il numero di cittadini egiziani a Gaza è stimato in circa 40.000 persone.

Gli utenti dei social media si sono chiesti se dovrebbero essere inviate richieste agli USA e alle Nazioni Unite, invece che all’Egitto, per aiutare gli egiziani presenti a Gaza ad entrare nel loro Paese.

Tra coloro che vorrebbero lasciare Gaza c’è Ghada Al-Saqqa, una cittadina egiziano-palestinese che era in visita dai suoi parenti a Gaza quando ha avuto luogo l’attacco del 7 ottobre.

Da allora Ghada e sua sorella sono state bloccate nella Striscia. Ha spiegato che stava dai suoi fratelli, ma la casa è stata distrutta in un attacco israeliano e lei è finita sulla strada insieme alla sua famiglia.

Ci attaccano. Noi non siamo animali. Siamo abitanti dell’Egitto e non di Gaza. Con quale diritto consentono agli stranieri di lasciare la Striscia attraverso il valico egiziano, ma non agli egiziani?” afferma, sottolineando che il resto dei suoi figli si trova in Egitto.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Il capo dell’UNRWA ha affermato che il 70% delle vittime di Gaza sono minori e donne

Redazione di MEMO

1 novembre 2023 – Middle East Monitor

Il commissario generale dell’agenzia United Nations Relief and Works Organisation for Palestine Refugees [Soccorso e Lavoro per i Rifugiati Palestinesi] (UNRWA) delle Nazioni Unite Philippe Lazzarini ha affermato che il 70% dei martiri palestinesi che sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani in corso sulla Striscia di Gaza dal 7 ottobre sono minori e donne, ammonendo che non c’è alcun posto sicuro a Gaza.

Egli ha sottolineato che stati colpiti chiese, moschee, ospedali, strutture civili che ospitano persone sfollate sono, descrivendo gli attacchi israeliani come una punizione collettiva contro i palestinesi che vivono sotto assedio.

Per parte sua, la direttrice esecutiva dell’United Nations Children’s Fund [Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia] (UNICEF) Catherine Russell ha indicato che l’aggressione israeliana ha provocato l’uccisione di più di 3.400 e il ferimento di almeno 6.300 minori.

Ha aggiunto che questo bilancio dimostra che sono stati uccisi o feriti 420 minori al giorno, evidenziando che “questi numeri dovrebbero sconvolgerci nel profondo.”

[Russell] ha affermato che le incursioni israeliane hanno provocato la completa o parziale distruzione di almeno 221 scuole e di più di 177.000 case.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Il Brasile denuncia la guerra di Israele contro Gaza come ‘genocidio’

Redazione di MEMO

27 ottobre 2023 – Middle East Monitor

Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha denunciato la guerra di Israele contro la Striscia di Gaza assediata come “genocidio”.

In un incontro tenutosi nel palazzo presidenziale Planalto nella capitale Brasilia, da Silva ha affermato: “Ciò che sta accadendo non è una guerra. È un genocidio che porta ad uccidere circa 2.000 minori che non avevano niente a che fare con questa guerra. Essi sono le vittime di questa guerra”.“Francamente non so come una persona possa andare in guerra sapendo che il risultato di quella guerra è la morte di minori innocenti,” ha aggiunto.

Il presidente brasiliano ha messo in guardia che gli sviluppi nel Medio Oriente sono “pericolosi”, aggiungendo che la questione non è discutere “chi ha ragione e chi ha torto, chi ha sparato la prima pallottola e chi la seconda.”

Il Brasile supporta il rilascio degli ostaggi e la creazione di un corridoio umanitario per permettere agli aiuti di essere inviati ai civili palestinesi nella Striscia di Gaza,” ha aggiunto.

.Da Silva ha parlato con il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, con l’emiro del Qatar Tamim Bin Hamad Al Thani, il presidente iraniano Ibrahim Raisi, il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed Bin Zayed Al Nahyan e con altri nel tentativo di raggiungere una soluzione che riporti la pace.

Mercoledì il Brasile si è astenuto nella votazione sulla bozza di risoluzione americana presso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che non chiedeva la fine delle operazioni militari israeliane a Gaza.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




La risposta della Corte Penale Internazionale alla Palestina e all’Ucraina solleva preoccupazioni su imparzialità e peso politico: il parere degli esperti

Agenzia Anadolu

24 ottobre 2023 – Middle East Monitor

Lo sconvolgente costo umano dellincessante attacco israeliano contro la Striscia di Gaza continua ad aumentare di ora in ora.

Nei bombardamenti israeliani, che hanno preso di mira tutte le aree dell’enclave palestinese assediata, sono stati uccisi più di 5000 uomini, donne e bambini palestinesi.

Gli attacchi aerei hanno colpito aree residenziali densamente popolate, ospedali e altri siti civili, causando anche la morte di decine di operatori umanitari, operatori sanitari e giornalisti.

Nella Striscia Israele ha tagliato le forniture di base, come acqua, elettricità e aiuti umanitari a più di 2,2 milioni di persone, imponendo inoltre attraverso un ordine di evacuazione dal nord della Striscia, quello che alcuni esperti chiamano lo sfollamento forzato di oltre 1.100.000 persone.

Per Israele tutto ciò rappresenta una risposta allattacco del 7 ottobre di Hamas e ai successivi attacchi missilistici sulle aree israeliane che hanno causato la morte di oltre 1.400 persone.

Ma molti in tutto il mondo hanno contestato la forza eccessiva e sproporzionata utilizzata da Israele e sono emerse numerose segnalazioni di crimini di guerra contro lumanità da parte di esperti di diritto e persino funzionari come Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi Occupati.

Una delle aree di interesse è stata il ruolo, o lapparente mancanza di esso, di istituzioni come la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite (CIG) o la Corte Penale Internazionale indipendente (CPI) che, per sua stessa definizione, ha il mandato specifico di agire contro i crimini più gravi riguardanti la comunità internazionale: il genocidio, i crimini di guerra, i crimini contro lumanità e il crimine di aggressione”.

Lunedì la CIG ha annunciato che terrà delle udienze pubbliche sulla richiesta di un parere consultivo riguardo alle conseguenze giuridiche derivanti dalle politiche e dalle pratiche di Israele nei Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est”.

Tuttavia le udienze inizieranno il 19 febbraio del prossimo anno.

Per quanto riguarda la CPI, diversi esperti lhanno invitata ad agire immediatamente di fronte alla crescente escalation a Gaza.

Mentre la CPI ha risposto rapidamente alle accuse di crimini di guerra in Ucraina a partire dallo scorso anno, sembra essere molto lenta nell’affrontare i crimini in Palestina da quando ha iniziato le sue indagini nel 2015”

ha affermato Ben Saul, recentemente nominato relatore speciale delle Nazioni Unite sulla promozione e protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella lotta al terrorismo.

Saul, attualmente titolare della cattedra Challis di diritto internazionale presso l’Università di Sydney in Australia, assumerà l’incarico questo novembre.

Ha sostenuto che la ICC deve mostrare la stessa urgenza e mobilitazione di risorse per rassicurare il mondo sulla sua imparzialità e sul fatto che la sua legittimità non è minata da costrizioni geopolitiche”.

Tutti gli Stati dovrebbero collaborare con la Corte se in possesso di informazioni sui crimini”, ha detto ad Anadolu, sottolineando che nell’attuale escalation ci sono state diverse violazioni sia da parte di Hamas che delle forze israeliane.

Riguardo ad Israele afferma che lassedio totale di Gaza è una violazione del diritto internazionale e potrebbe configurare il crimine di guerra dell’uso della fame”.

Israele ha lobbligo di consentire e facilitare aiuti umanitari rapidi e senza ostacoli, compresi cibo e medicine. Gli avvertimenti di Israele ai civili sugli attacchi imminenti devono essere efficaci [per la popolazione, ndt.] e il suo ordine di evacuare oltre 1 milione di persone nel nord di Gaza, in condizioni di assedio, è inammissibile”, afferma.

Sono necessarie maggiori informazioni sulle decisioni e l’intelligence di Israele riguardo gli obiettivi ma è credibile che alcune delle migliaia di bombardamenti israeliani a Gaza possano aver comportato un numero eccessivo di vittime civili o di attacchi indiscriminati”.

Riguardo ad Hamas Saul afferma che le uccisioni di massa di civili israeliani potrebbero configurare il crimine internazionale di genocidio se specificamente intese a distruggere parte del popolo israeliano e/o ebraico in quanto tale”.

Potrebbero inoltre costituire vari crimini contro lumanità”, aggiunge.

La risposta della CPI mostra una disparità carica di influenze politiche

Secondo Khalil Dewan, responsabile delle indagini giuridiche presso lo studio legale britannico Stoke White, che ha preso parte a precedenti casi presso la CPI che coinvolgevano Israele, la Corte Penale Internazionale ha confermato la sua giurisdizione sui crimini di guerra in Palestina riguardanti tutte le parti coinvolte.

La CPI sta acquisendo prove di crimini di guerra e ha recentemente annunciato che il procuratore ha giurisdizione attraverso la Palestina [la Palestina, al contrario di Israele ha ratificato il trattato istitutivo della ICC, ndt.]”, ha detto ad Anadolu.

La giurisdizione della Corte sui crimini di guerra comprende Gerusalemme, Cisgiordania e Gaza con riferimento a tutte le parti in conflitto”.

Afferma che molti studi legali stanno raccogliendo prove,comprese quelle inerenti le ostilità attuali, che riguardano l’attacco a civili o infrastrutture protette e le punizioni collettive”.

Le azioni ancora in sospeso delle forze di terra israeliane saranno attentamente esaminate e sottoposte alla CPI”, riferisce.

Dewan sottolinea che Israele rifiuterà la giurisdizione della CPI”, ma ha aggiunto che questa è già stata rivendicata dal Procuratore (della CPI).

In ogni caso la mancanza di urgenza nell’approccio della CPI nei confronti dei crimini di guerra in Palestina rispetto alla risposta allUcraina dimostra una disparità carica di conseguenze politiche”, afferma.

Dewan dice che il diritto internazionale rimane un sistema giuridico indeterminato” e che alcuni Stati impiegano la strategia del lawfare[uso strumentale dei sistemi e delle istituzioni giuridiche contro individui o popoli, ndt.] per raggiungere obiettivi militari, anche attraverso la politica e le narrazioni dei media”.

Sostiene che i palestinesi hanno esaurito tutte le vie inerenti il diritto e la politica internazionali rivolte alla ricerca della giustizia”.

Gli appelli allOrganizzazione per la Cooperazione Islamica a formare un meccanismo regionale separato per la pace e la salvaguardia della sicurezza della Palestina sarebbero uniniziativa accolta con favore”, ha affermato.

Se le risoluzioni delle Nazioni Unite sulla Palestina non vengono rispettate allora è fondamentale cercare approcci decoloniali al diritto internazionale ed eliminare le leggi progettate per mettere a tacere e sottomettere gli Stati non occidentali”.

‘“La CPI può emettere mandati di arresto”

Ahmet Necip Arslan, un avvocato con sede a Istanbul, ha riportato le stesse opinioni affermando che i meccanismi di funzionamento della CPI sono molto lenti”.

Spesso le decisioni, in qualsiasi sede, possono essere prese sotto la forte influenza dei governi e della politica”, ha detto ad Anadolu.

Arslan rileva che la CPI può emettere mandati di arresto”, sottolineando che questo può essere un metodo efficace per fermare un conflitto armato”.

Ha detto che le notizie provenienti da Gaza

rivelano che Israele sta impiegando armi proibite come il fosforo bianco e prendendo di mira luoghi di culto e proprietà culturali, azioni considerate entrambe crimini di guerra”

Israele, conclude, sta privando i civili di beni essenziali come cibo, acqua, aiuti umanitari, antibiotici e forniture mediche, e ha aggiunto che queste potrebbero essere violazioni del diritto internazionale che potrebbero essere potenziali crimini di guerra”.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Monitor

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Striscia di Gaza: 371 massacri commessi da Israele contro famiglie palestinesi

Redazione di MEMO

17 ottobre 2023 – Middle East Monitor

Ieri l’ufficio dei media governativi a Gaza ha affermato che dall’inizio dell’aggressione contro la Striscia di Gaza il 7 ottobre l’occupazione israeliana ha commesso 371 massacri contro famiglie palestinesi, le cui case sono state bombardate mentre vi si trovavano senza un precedente avvertimento o preavviso, provocando 1981 martiri, per la maggior parte minori e donne.

Secondo l’ufficio dei media governativi, il numero dei martiri varia in ogni massacro.

Alcune di queste famiglie sono state completamente cancellate dall’anagrafe, come accaduto per le famiglie Shihab, Al-Najjar, Al-Muqaranah, Nawfal e Al-Dallu, ha aggiunto.

L’ufficio ha spiegato in un comunicato stampa che il grande numero di massacri in questo breve periodo di tempo mostra la brutalità ed il livello criminale dell’occupazione israeliana e l’intensità dei bombardamenti che hanno colpito interi quartieri residenziali. Tale numero rivela anche il fallimento della comunità internazionale, che è rimasta in silenzio di fronte a questi massacri contro civili innocenti e privi di difesa.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)