Le forze israeliane uccidono 4 minori palestinesi in Cisgiordania

Redazione di Middle East Monitor

27 novembre 2023 – Middle East Monitor

Secondo Defense for Children International – Palestine (DCIP) [DCI è una ong internazionale per la difesa dei diritti dell’infanzia, ndt.], nelle ultime 24 ore le forze israeliane hanno ucciso quattro minori palestinesi nella Cisgiordania occupata.

Tra le vittime Ahmad Mohammad Hamed Abu Al-Haija, 16 anni, Mahmoud Khaled Mahmoud Abu Al-Haija, 17 anni, e Ammar Mohammad Faisal Abu Al-Wafa, 14 anni, uccisi sabato sera a Jenin durante un’operazione militare israeliana.

Ammar è stato colpito all’addome intorno alle 18:30 del 25 novembre da un cecchino israeliano posizionato a circa 200-250 metri. Il fatto è avvenuto mentre Ammar si trovava con un gruppo di amici vicino alla sua abitazione nel quartiere Al-Damj del campo profughi di Jenin. Il padre di Ammar lo ha portato d’urgenza all’ospedale Al-Razi, dove ne è stato constatato il decesso.

Contemporaneamente Ahmad stava riprendendo col cellulare il raid israeliano quando un soldato a bordo di un veicolo militare pesantemente corazzato gli ha sparato al petto vicino alla rotonda del cinema, nel centro di Jenin. Inoltre le forze israeliane hanno aperto il fuoco sul gruppo che lo accompagnava, provocando numerosi feriti. Ahmad è stato trasportato in ambulanza all’ospedale Al-Razi, dove anche lui al momento dell’arrivo è stato dichiarato deceduto.

Ayed Abu Eqtaish, direttore del Programma sulla ricerca delle responsabilità presso la DCIP, ha dichiarato: Mentre a Gaza è in corso una cosiddetta tregua con i gruppi armati palestinesi in tutta la Cisgiordania occupata le forze israeliane continuano a prendere di mira e uccidere minori palestinesi con una totale impunità”, aggiungendo: Solo nelle ultime 24 ore, le forze israeliane hanno ucciso a colpi di armi da fuoco quattro ragazzi palestinesi nella Cisgiordania occupata, compreso uno che si trovava all’interno della sua stessa casa, e hanno impedito ai paramedici di raggiungerli per poter prestare loro l’assistenza medica. Di conseguenza, tutti e quattro i ragazzi erano già morti al loro arrivo in ospedale”.

Secondo DCIP anche Mahmoud è stato colpito all’addome mentre si trovava davanti alla finestra della sua casa nel quartiere di Al-Zahra, nella parte meridionale del campo profughi di Jenin. Un cecchino israeliano ha sparato il colpo prima che le forze israeliane facessero irruzione nella sua casa di famiglia, dove gli hanno confiscato il telefono e la carta d’identità. Nonostante la chiamata di unambulanza da parte di suo padre i soldati israeliani hanno ritardato i soccorsi trattenendo i paramedici fuori dalledificio per circa 40 minuti.

L‘ambulanza l’ha finalmente raggiunto e trasportato all’ospedale Al-Razi, dove ne è stato constatato l’avvenuto decesso.

Sabato, dalle 18:00 alle 6:30 del giorno successivo, le truppe israeliane hanno condotto un’incursione terrestre e aerea a Jenin. I militari hanno assediato l’ospedale governativo di Jenin, conducendo attacchi contro i palestinesi e provocando la morte di cinque palestinesi, tra cui tre minori. Ad Al-Bireh, vicino a Ramallah, al centro della Cisgiordania occupata, Mohammad Riad Fathi Saleh Farhan, 15 anni, è stato colpito allo stomaco dalle forze israeliane.

Nonostante un’autoambulanza palestinese abbia tentato di raggiungerlo l’esercito l’ha bloccata per circa 45 minuti; comunque, all’arrivo dell’ambulanza al Palestine Medical Complex di Ramallah i medici hanno constatato l’avvenuto decesso di Mohammad.

Mentre lesercito israeliano bombarda pesantemente la Striscia di Gaza sotto assedio vengono effettuati raid anche in Cisgiordania e nella Gerusalemme est occupata con conseguenti arresti di palestinesi.

Secondo il Ministero della Sanità palestinese dal 7 ottobre in Cisgiordania sono stati uccisi dalle forze israeliane più di 220 palestinesi e feriti oltre 2.800.

La documentazione raccolta da DCIP rivela che quest’anno nella Cisgiordania occupata almeno 100 minori palestinesi sono stati uccisi dall’esercito e dai coloni israeliani.

(Traduzione dall’inglese di Aldo Lotta)




Media israeliani: gli ostaggi israeliani rilasciati da Gaza non hanno subito torture o sevizie

Redazione di MEMO

27 novembre 2023 – Middle East Monitor

L’agenzia Anadolu riferisce che lunedì i media israeliani hanno dichiarato che gli ostaggi israeliani rilasciati da Gaza non hanno subito torture o sevizie da parte dei gruppi palestinesi.

Il Canale 12 israeliano ha affermato di aver incontrato un certo numero di parenti degli ostaggi israeliani rilasciati da Hamas a Gaza che hanno confermato che [gli ostaggi] non sono stati esposti ad alcuna forma di tortura o maltrattamenti.

Il Canale ha tuttavia affermato che gli ostaggi hanno ricevuto quantità limitate di cibo.

Il Canale ha riferito “che nelle ultime due settimane, a Gaza è finito il cibo, per cui hanno dovuto accontentarsi di poco riso e che erano molto affamati.”

Lo Stato di Israele non permette ancora agli ostaggi rilasciati di parlare con i media. Tuttavia alcuni dei loro parenti hanno parlato con i media senza menzionare i loro nomi.

Agli ostaggi a Gaza era permesso ascoltare i canali radio israeliani.

Un dottore israeliano che ha esaminato gli ostaggi rilasciati ha affermato che essi “ricevevano riso, ceci, fagioli e pane, aggiungendo che alcuni di loro sono dimagriti.”

Il dottore ha affermato che “uno degli ostaggi ha perso 20 chili di peso, uno 9 e un altro 12.”

Il 24 novembre la pausa umanitaria tra lo Stato di Israele e le fazioni palestinesi inizialmente definita per quattro giorni è entrata in vigore alle 7 di mattina ora locale (alle 5 ora di Greenwich).

L’accordo per una pausa umanitaria include il rilascio di 50 ostaggi israeliani da Gaza in cambio del rilascio di 150 palestinesi e dell’ingresso di centinaia di camion carichi di aiuti umanitari, aiuti sanitari e carburante in tutte le aree della Striscia di Gaza.

Lunedì il Qatar ha annunciato l’estensione della pausa umanitaria temporanea per altri due giorni.

Lo Stato di Israele ha lanciato una massiccia campagna militare nella Striscia di Gaza in seguito all’attacco di Hamas del 7 ottobre sul confine.

Da allora ha ucciso almeno 14.854 palestinesi, inclusi 6.150 minori e oltre 4.000 donne secondo le autorità sanitarie dell’enclave. Il numero ufficiale delle vittime israeliane è fermo a 1.200.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




La Spagna critica come ‘false’, ‘fuori luogo’ e ‘inaccettabili’ le accuse contro il primo ministro

Redazione di MEMO

24 novembre 2023 – Middle East Monitor

L’agenzia Anadolu riferisce che il ministro degli Esteri spagnolo Jose Manuel Albares ha condannato le accuse di venerdì rivolte dallo Stato di Israele contro i primi ministri spagnolo e belga come ‘false’, ‘fuori luogo’ e ‘inaccettabili’.

Ci sarà una risposta” ha avvisato Albares, ore dopo che il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen ha affermato che due leader europei stavano “appoggiando il terrorismo”.

Cohen ha affermato che lo Stato di Israele convocherà gli ambasciatori di entrambe le Nazioni a Tel Aviv per un “severo richiamo”.

L’ufficio del primo ministro israeliano ha anche dichiarato che il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e il primo ministro belga Alexander De Croo non “hanno attribuito tutta la responsabilità ad Hamas per i crimini contro l’umanità.”

A fronte del crescente conflitto diplomatico, Albares ha affermato che le false accuse dello Stato di Israele sono state “particolarmente gravi”, dato che la Spagna rappresenta l’Unione Europea in quanto attualmente ricopre la presidenza del Consiglio Europeo, una posizione che sarà assunta dal Belgio il 1 gennaio 2024.

Albares ha evidenziato il fatto che il governo spagnolo ha condannato l’attacco di Hamas chiedendo il rilascio incondizionato degli ostaggi e supportando il diritto dello Stato di Israele all’ autodifesa.

Questo non è incompatibile con il messaggio che stiamo ripetendo dal primo giorno… il diritto di autodifesa deve rispettare scrupolosamente il diritto umanitario internazionale” ha detto Albares ai media spagnoli, facendo notare “l’intollerabile numero di vittime palestinesi, inclusi i minori.”

Una delle principali finalità del viaggio di Sanchez in Israele, Palestina ed Egitto negli ultimi due giorni, dove ha incontrato i leader, tra cui il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il Presidente Palestinese Mahmoud Abbas, è stato di gettare le fondamenta per colloqui di pace.

La violenza porterà solo a più violenza. Abbiamo bisogno di sostituire la violenza con speranza e pace” ha affermato Sanchez venerdì sul lato egiziano del valico di Rafah.

Tuttavia il suo viaggio per la pace è finito in un battibecco diplomatico con lo Stato di Israele.

Gli spagnoli e la comunità internazionale troveranno sempre la Spagna nel gruppo di coloro che costruiscono la pace” ha affermato Albares.

Questo non è il primo scontro diplomatico tra Madrid e Tel Aviv dal 7 Ottobre, sebbene sia il più forte.

In ottobre l’ambasciata israeliana a Madrid ha accusato alcuni ministri spagnoli di essere allineati con “il terrorismo tipo ISIS” per le loro critiche all’assedio e ai bombardamenti israeliani a Gaza.

In quel momento il ministero degli Esteri spagnolo ha difeso i ministri, affermando che Israele aveva male interpretato le loro opinioni e insistendo sul fatto che in Spagna i dirigenti politici possono esprimere liberamente le proprie opinioni.

Venerdì, parlando dall’Egitto, Sanchez ha anche annunciato che mentre la Spagna promuoverà a livello europeo il riconoscimento dello Stato di Palestina, egli è disposto a riconoscerlo unilateralmente se le altre Nazioni non saranno d’accordo.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




L’esercito israeliano chiede alla BBC di scusarsi per aver messo in dubbio la sua ‘prova’

Redazione di MEMO

21 novembre 2023 – Middle East Monitor

Il portavoce dell’esercito israeliano Peter Lerner ha chiesto alla BBC di scusarsi per aver messo in dubbio la “prova” dell’esercito riguardo alla presenza di Hamas nell’ospedale Al-Shifa a Gaza.

Lerner ha pubblicato su X [precedentemente Twitter, ndt.] il filmato di una telecamera di video sorveglianza con una descrizione orale di “armi, dispositivi di comunicazione, RPG [e una] Toyota carica di armi” che, a quanto afferma, l’esercito ha trovato nell’ospedale.

BBCWorld si scuserà? BowenBBC dirà che si è sbagliato?” chiede.

In un articolo pubblicato sabato, il caporedattore della BBC internazionale Jeremy Bowen ha messo in discussione la prova presentata dall’esercito israeliano secondo cui l’ospedale di Al-Shifa è stato usato come “quartier generale” di Hamas.

Ha anche criticato le restrizioni dell’esercito sui giornalisti stranieri che informano dall’Al-Shifa, affermando che “non c’è controllo indipendente dentro l’ospedale; i giornalisti non si possono muovere liberamente a Gaza e chi sta documentando sul sito sta lavorando sotto l’egida dell’esercito israeliano.”

La BBC ha riferito che le forze di occupazione israeliane hanno manipolato la presunta “prova” all’Al-Shifa prima di permettere ai giornalisti di entrare.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Un gran numero di palestinesi morti e feriti a causa del bombardamento israeliano sulla scuola di Gaza che ospitava persone sfollate

Redazione di MEMO

17 novembre 2023 – Middle East Monitor

Palestine TV ha riferito che c’è stato un gran numero di morti e feriti a causa del bombardamento di venerdì che ha preso di mira una scuola di Gaza City in cui si sono rifugiate persone sfollate.[50 morti e decine di feriti fonte Al Jazeera 19 nov.ndt]

Secondo quanto riportato dall’agenzia Anadolu, un canale affiliato all’Autorità Palestinese con sede a Ramallah, in Cisgiordania, ha affermato che più di 20 persone sono state uccise e altre 100 ferite nel bombardamento della scuola Al-Falah, nel quartiere meridionale Zeitun di Gaza City, che ospita sfollati.

Da parte israeliana non ci sono stati commenti riguardo a questa notizia.

Venerdì mattina presto Palestine TV ha annunciato l’arrivo di 120 corpi dai governatorati di Gaza e Gaza Nord all’ospedale indonesiano, nella parte settentrionale della Striscia di Gaza.

Secondo gli ultimi dati, da quando Israele ha cominciato a bombardare Gaza il 7 ottobre almeno 11.500 palestinesi sono stati uccisi, tra cui 7.800 donne e minori, e oltre 29.200 sono stati feriti.

Un blocco israeliano ha anche tagliato a Gaza le forniture di carburante, elettricità e acqua e ha ridotto l’invio di aiuti a ben poco.

Nel contempo secondo dati ufficiali il numero dei morti israeliani è di circa di 1.200.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Alcuni collaboratori dei politici statunitensi si pronunciano duramente contro la mancanza di umanità dei loro capi nei confronti dei palestinesi e chiedono il cessate il fuoco

Redazione di MEMO

14 novembre 2023 – Middle East Monitor

Un grande numero di collaboratori in servizio ed ex si sta pronunciando contro i loro capi e stanno sollecitando un cessate il fuoco a Gaza, evidenziando un netto divario generazionale presso Capitol Hill [il Campidoglio, sede del congresso statunitense, ndt].

Durante un drammatico sciopero senza precedenti al Campidoglio, giovani collaboratori hanno dichiarato di non poter più stare in silenzio mentre i loro capi ignorano gli elettori che stanno insistentemente chiedendo un allentamento dell’attacco israeliano contro Gaza. Sebbene molti parlamentari supportino la campagna militare israeliana e rifiutino le richieste per il cessate il fuoco, i loro giovani collaboratori si stanno mobilitando per la pace, lottando per conciliare le convinzioni personali con gli obblighi professionali.

Più di 100 collaboratori del Congresso, che indossavano tutti maschere per nascondere la loro identità, hanno organizzato uno sciopero per protestare contro i loro capi. “Noi siamo membri del personale del Congresso a Capitol Hill, e non ce la sentiamo più di stare in silenzio” hanno dichiarato tre collaboratori, i quali hanno tutti evitato di fornire il proprio nome. “I nostri elettori stanno chiedendo a gran voce un cessate il fuoco e noi siamo i collaboratori che rispondono alle loro chiamate. La maggior parte dei nostri capi al Campidoglio non sta ascoltando le persone che rappresentano. Noi chiediamo ai nostri capi di schierarsi: chiedere un cessate il fuoco, il rilascio di tutti gli ostaggi e una immediata riduzione degli attacchi adesso.”

I collaboratori hanno mostrato dissenso in molti modi. Oltre 550 hanno firmato una lettera aperta questo mese sollecitando il Congresso a supportare un cessate il fuoco, accusando i parlamentari di ignorare le morti dei civili palestinesi mentre esprimono solidarietà allo Stato di Israele. Decine hanno protestato fuori dal Congresso chiedendo azioni, nonostante la poca tolleranza per le critiche a Israele in Campidoglio.

Come discendenti di sopravvissuti alla schiavitù, all’Olocausto, al colonialismo, alla guerra e all’oppressione, ci sentiamo obbligati ad alzare le nostre voci in questo momento,” si afferma nella lettera. “Abbiamo apprezzato il fatto che quasi tutti i membri del Congresso abbiano espresso una rapida ed esplicita solidarietà con il popolo israeliano, ma siamo profondamente turbati che tali dimostrazioni di umanità siano state di rado estese al popolo palestinese.”

Secondo il New York Times, più o meno nello stesso momento 500 ex collaboratori della campagna del 2020 del presidente Biden, che si autodefiniscono gli Allievi di Biden per la Pace e la Giustizia, hanno scritto una lettera aperta chiedendo un cessate il fuoco. “Se tu non riesci ad agire rapidamente”, hanno avvisato, “il tuo lascito sarà la complicità di fronte ad un genocidio.”

Più di 400 ex collaboratori della campagna del 2020 della senatrice Elizabeth Warren hanno firmato una lettera simile diretta ai democratici del Massachusetts, così come hanno fatto ex collaboratori delle campagne del 2016 e 2020 del senatore Bernie Sanders.

Questa vera e propria rivolta pubblica riflette il divario tra il fermo supporto di lunga data allo Stato di Israele dei democratici e una nuova generazione che non crede che tale supporto sia sempre la cosa giusta da fare. I collaboratori normalmente influenzano la politica dietro le quinte, ma quelli attuali e gli ex adesso stanno dissentendo apertamente.

L’ex collaboratore del Senato Em Slevin secondo il New York Times avrebbe affermato: “Io non riesco a pensare a un’iniziativa simile o comparabile da parte dei collaboratori. E’ diverso da qualsiasi cosa abbiamo mai visto.”

Con il loro capi largamente schierati sulle posizioni di Biden, i giovani collaboratori si sentono in obbligo di dare voce al loro dissenso. Questa straordinaria ribellione alle regole sul posto di lavoro rivela un partito in conflitto con se stesso su Israele, con i valori progressisti che si scontrano con la rigidità istituzionale.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Una funzionaria delle Nazioni Unite denuncia la ‘pausa umanitaria’ di quattro ore a Gaza come ‘assolutamente cinica’

Redazione di MEMO

10 novembre 2023 – Middle East Monitor

Francesca Albanese, la relatrice speciale per i diritti umani nei territori occupati palestinesi, ha criticato la proposta dello Stato di Israele di mettere in atto “una pausa umanitaria” giornaliera di quattro ore nelle operazioni militari nel nord di Gaza, permettendo ai civili di muoversi verso sud, descrivendola come “assolutamente cinica ed inumana”.

Venerdì Albanese ha affermato che “ci sono stati bombardamenti continui, 6.000 bombe ogni settimana sulla Striscia di Gaza, su questo minuscolo pezzo di terra dove le persone sono intrappolate e la distruzione è enorme. Non ci sarà alcun modo di ritornare dopo quello che Israele sta facendo alla Striscia di Gaza.”

Quindi quattro ore di cessate il fuoco, sì, per permettere alle persone di respirare e ricordare quale sia il suono della vita senza bombardamenti prima di cominciare a bombardarli nuovamente. E’ molto cinico e crudele.”

Ciò accade dopo che l’esercito israeliano e la Casa Bianca hanno annunciato ieri che lo Stato di Israele ha accettato di permettere pause giornaliere di quattro ore nella parte nord della Striscia di Gaza in modo che i palestinesi fuggano.

Secondo il portavoce statunitense presso il Consiglio di Sicurezza degli Stati Uniti John Kirby, “gli israeliani ci hanno detto che non ci saranno operazioni militari in queste aree durante le pause e che questo modo di procedere inizia oggi.” Egli ha chiamato le pause un “primo passo” per l’alleviare la crisi umanitaria di Gaza, facendo “passi nella giusta direzione.”

Kirby ha affermato che gli accordi per implementare le pause, le cui tempistiche a quanto si dice sarebbero annunciate da Israele tre ore prima, sono giunti dopo “un’enorme quantità di impegni da parte dell’amministrazione [il Presidente Joe Biden] per cercare di assicurarsi che l’assistenza umanitaria possa entrare e le persone possano uscire in sicurezza.”

Lo Stato di Israele ha bombardato Gaza ripetutamente in risposta all’incursione di Hamas sul confine sud di Israele il 7 ottobre, nella quale uomini armati hanno ucciso 1.400 persone e hanno preso 240 ostaggi. Funzionari palestinesi hanno affermato che fino a giovedì 10.812 abitanti di Gaza sono stati uccisi, di cui il 40% minori. I critici dicono che le richieste devono insistere su un cessate il fuoco e non una “pausa” nelle uccisioni.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Secondo alcune informazioni l’Egitto ha rifiutato di permettere a suoi cittadini bloccati a Gaza di tornare a casa

Redazione di MEMO

3 novembre 2023 – Middle East Monitor

Le famiglie egiziane bloccate a Gaza hanno fatto appello alle autorità della loro nazione perché ne agevoli il ritorno alla loro patria sicura, a fronte dell’aggressione israeliana in corso dal 7 ottobre contro la Striscia assediata.

Attivisti sui social media hanno affermato che le autorità egiziane hanno rifiutato di permettere ai cittadini egiziani presenti nella Striscia di Gaza assediata di ritornare attraverso la frontiera di Rafah, nonostante l’approvazione di Israele all’uscita dei palestinesi con doppia cittadinanza.

Le persone che potrebbero usufruire del permesso hanno denunciato il fatto che i funzionari egiziani non affrontano il problema delle condizioni della comunità egiziana a Gaza alla luce della continuata aggressione israeliana.

Secondo i media locali egiziani, il numero di cittadini egiziani a Gaza è stimato in circa 40.000 persone.

Gli utenti dei social media si sono chiesti se dovrebbero essere inviate richieste agli USA e alle Nazioni Unite, invece che all’Egitto, per aiutare gli egiziani presenti a Gaza ad entrare nel loro Paese.

Tra coloro che vorrebbero lasciare Gaza c’è Ghada Al-Saqqa, una cittadina egiziano-palestinese che era in visita dai suoi parenti a Gaza quando ha avuto luogo l’attacco del 7 ottobre.

Da allora Ghada e sua sorella sono state bloccate nella Striscia. Ha spiegato che stava dai suoi fratelli, ma la casa è stata distrutta in un attacco israeliano e lei è finita sulla strada insieme alla sua famiglia.

Ci attaccano. Noi non siamo animali. Siamo abitanti dell’Egitto e non di Gaza. Con quale diritto consentono agli stranieri di lasciare la Striscia attraverso il valico egiziano, ma non agli egiziani?” afferma, sottolineando che il resto dei suoi figli si trova in Egitto.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Il capo dell’UNRWA ha affermato che il 70% delle vittime di Gaza sono minori e donne

Redazione di MEMO

1 novembre 2023 – Middle East Monitor

Il commissario generale dell’agenzia United Nations Relief and Works Organisation for Palestine Refugees [Soccorso e Lavoro per i Rifugiati Palestinesi] (UNRWA) delle Nazioni Unite Philippe Lazzarini ha affermato che il 70% dei martiri palestinesi che sono stati uccisi dai bombardamenti israeliani in corso sulla Striscia di Gaza dal 7 ottobre sono minori e donne, ammonendo che non c’è alcun posto sicuro a Gaza.

Egli ha sottolineato che stati colpiti chiese, moschee, ospedali, strutture civili che ospitano persone sfollate sono, descrivendo gli attacchi israeliani come una punizione collettiva contro i palestinesi che vivono sotto assedio.

Per parte sua, la direttrice esecutiva dell’United Nations Children’s Fund [Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia] (UNICEF) Catherine Russell ha indicato che l’aggressione israeliana ha provocato l’uccisione di più di 3.400 e il ferimento di almeno 6.300 minori.

Ha aggiunto che questo bilancio dimostra che sono stati uccisi o feriti 420 minori al giorno, evidenziando che “questi numeri dovrebbero sconvolgerci nel profondo.”

[Russell] ha affermato che le incursioni israeliane hanno provocato la completa o parziale distruzione di almeno 221 scuole e di più di 177.000 case.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Il Brasile denuncia la guerra di Israele contro Gaza come ‘genocidio’

Redazione di MEMO

27 ottobre 2023 – Middle East Monitor

Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha denunciato la guerra di Israele contro la Striscia di Gaza assediata come “genocidio”.

In un incontro tenutosi nel palazzo presidenziale Planalto nella capitale Brasilia, da Silva ha affermato: “Ciò che sta accadendo non è una guerra. È un genocidio che porta ad uccidere circa 2.000 minori che non avevano niente a che fare con questa guerra. Essi sono le vittime di questa guerra”.“Francamente non so come una persona possa andare in guerra sapendo che il risultato di quella guerra è la morte di minori innocenti,” ha aggiunto.

Il presidente brasiliano ha messo in guardia che gli sviluppi nel Medio Oriente sono “pericolosi”, aggiungendo che la questione non è discutere “chi ha ragione e chi ha torto, chi ha sparato la prima pallottola e chi la seconda.”

Il Brasile supporta il rilascio degli ostaggi e la creazione di un corridoio umanitario per permettere agli aiuti di essere inviati ai civili palestinesi nella Striscia di Gaza,” ha aggiunto.

.Da Silva ha parlato con il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, con l’emiro del Qatar Tamim Bin Hamad Al Thani, il presidente iraniano Ibrahim Raisi, il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohammed Bin Zayed Al Nahyan e con altri nel tentativo di raggiungere una soluzione che riporti la pace.

Mercoledì il Brasile si è astenuto nella votazione sulla bozza di risoluzione americana presso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che non chiedeva la fine delle operazioni militari israeliane a Gaza.

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)