La Commissione dell’ONU rileva crimini di guerra e crimini contro l’umanità negli attacchi israeliani alle strutture sanitarie di Gaza e nel trattamento di detenuti e ostaggi

OHCHR

10 Ottobre 2024- OHCHR, Ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani

GINEVRA (10 ottobre 2024) – La Commissione Internazionale Indipendente di Inchiesta sui Territori Palestinesi Occupati dell’ONU, compresa Gerusalemme est, e Israele, afferma oggi in un nuovo rapporto che Israele ha condotto una concertata politica di distruzione del sistema sanitario di Gaza come parte di una più vasta aggressione a Gaza, commettendo crimini di guerra e il crimine contro l’umanità di sterminio, con continui e deliberati attacchi a personale sanitario e strutture mediche.

La Commissione ha anche indagato sul trattamento dei detenuti palestinesi in Israele e degli ostaggi israeliani e stranieri a Gaza a partire dal 7 ottobre 2023 ed ha concluso che Israele e i gruppi armati palestinesi sono responsabili di tortura e violenza sessuale e di genere.

Israele deve immediatamente porre fine alla distruzione sfrenata e senza precedenti di strutture sanitarie a Gaza”, ha detto Navi Pillay, a capo della Commissione. “Prendendo di mira le strutture sanitarie Israele sta prendendo di mira il diritto alla salute stesso, con gravi effetti dannosi a lungo termine sulla popolazione civile. I bambini in particolare hanno subito il peso di questi attacchi, subendo direttamente e indirettamente le conseguenze del collasso del sistema sanitario.

Il rapporto ha riscontrato che le forze di sicurezza israeliane hanno deliberatamente ucciso, incarcerato e torturato personale medico e preso di mira veicoli medici, contemporaneamente rafforzando l’assedio su Gaza e restringendo i permessi di lasciare il territorio per cure mediche. Queste azioni costituiscono i crimini di guerra di uccisioni e maltrattamenti deliberati e di distruzione di proprietà civile protetta ed il crimine contro l’umanità di sterminio.

Il rapporto afferma che gli attacchi a strutture mediche a Gaza, in particolare a quelle adibite alle cure pediatriche e neonatali, hanno comportato incalcolabili sofferenze per pazienti bambini, inclusi i neonati. Perseverando in questi attacchi Israele ha violato il diritto alla vita dei bambini, ha negato loro l’accesso alle cure di base ed ha deliberatamente inflitto condizioni di vita che portano alla distruzione di generazioni di bambini palestinesi e potenzialmente del popolo palestinese nel suo complesso.

In uno dei casi più eclatanti, la Commissione ha indagato sull’uccisione della bambina di cinque anni Hind Rajab insieme alla sua famiglia allargata, e sul bombardamento di un’ambulanza della Mezzaluna Rossa palestinese e l’uccisione di due paramedici inviati a soccorrerla. La Commissione ha stabilito su ragionevoli basi che la 162esima divisione dell’esercito israeliano era operativa nella zona ed è responsabile dell’uccisione della famiglia di sette persone, del bombardamento dell’ambulanza e dell’uccisione dei due paramedici al suo interno. Ciò costituisce i crimini di guerra di omicidio volontario e attacco contro obbiettivi civili.

La deliberata distruzione di infrastrutture sanitarie che forniscono cure sessuali e riproduttive, unitamente alla mancanza di accesso e disponibilità dell’assistenza sanitaria, è anche una violazione dei diritti riproduttivi di donne e ragazze e del loro diritto alla vita, alla dignità umana e alla non discriminazione, come il crimine contro l’umanità di altre azioni disumane.

Riguardo alla detenzione dei palestinesi nei campi militari e nelle strutture detentive israeliane, il rapporto ha scoperto che migliaia di bambini e adulti detenuti, molti dei quali in modo arbitrario, hanno subito diffusi e sistematici abusi, violenze fisiche e psicologiche e violenza sessuale e di genere, che configurano il crimine di guerra e il crimine contro l’umanità di tortura e il crimine di guerra di stupro e altre forme di violenza sessuale. Detenuti maschi hanno subito stupri e aggressioni ai propri organi sessuali e riproduttivi e sono stati costretti a compiere atti umilianti e scabrosi mentre erano denudati o spogliati, come forma di punizione o intimidazione per ottenere informazioni. Le morti di detenuti come conseguenza di violenza o negligenza configurano i crimini di guerra di omicidio volontario o assassinio e violazione del diritto alla vita.

I bambini detenuti dalle autorità israeliane sono ritornati a Gaza gravemente traumatizzati, non accompagnati, con scarsa possibilità di rintracciare o comunicare con le loro famiglie.

Il rapporto ha riscontrato che i maltrattamenti istituzionalizzati dei detenuti palestinesi, una consolidata caratteristica dell’occupazione, sono avvenuti agli ordini diretti del ministro israeliano responsabile del sistema carcerario, Itamar Ben Gvir, e sono stati incoraggiati dalle dichiarazioni del governo israeliano che incitano alla violenza e alla vendetta.

I terribili atti di violenza commessi contro i detenuti palestinesi richiedono assunzione di responsabilità e risarcimenti per le vittime”, ha detto Pillay. “La mancata attribuzione di responsabilità per le azioni ordinate da alte autorità israeliane e attuate da singoli membri delle forze di sicurezza israeliane e la crescente accettazione della violenza contro i palestinesi hanno permesso che questi comportamenti continuassero indisturbati divenendo sistematici ed istituzionalizzati.”

Quanto agli ostaggi israeliani e stranieri trattenuti a Gaza da gruppi armati palestinesi, il rapporto svela che molti sono stati maltrattati per infliggere loro dolore fisico e grave sofferenza mentale, compresi la violenza fisica, l’abuso, la violenza sessuale, l’isolamento forzato, il limitato accesso alle strutture igieniche, all’acqua e al cibo, le minacce e le umiliazioni. Hamas e altri gruppi armati palestinesi hanno costretto gli ostaggi a comparire in video con l’intento di infliggere tortura psicologica alle loro famiglie per raggiungere obbiettivi politici. Parecchi ostaggi sono stati uccisi in prigionia. Hamas e altri gruppi armati palestinesi hanno commesso i crimini di guerra di tortura, trattamento crudele e disumano e i crimini contro l’umanità di sparizione forzata ed altri atti inumani che hanno provocato grandi sofferenze o gravi ferite.

I gruppi armati palestinesi devono rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti gli ostaggi israeliani e stranieri trattenuti a Gaza. Gli ostaggi devono essere trattati secondo i requisiti del diritto umanitario internazionale e del diritto internazionale sui diritti umani fino a che non vengano rilasciati”, ha detto Pillay.

La Commissione esorta il governo di Israele a smettere immediatamente di prendere di mira le strutture, il personale e i veicoli sanitari, a porre fine alla illegale e arbitraria detenzione di palestinesi, inclusi bambini, e alla tortura e altri maltrattamenti di tutti coloro che sono stati arrestati o detenuti.

La Commissione chiede al governo dello Stato di Palestina e alle autorità de-facto a Gaza di garantire la protezione e il sicuro rilascio di tutti gli ostaggi immediatamente e senza condizioni e di indagare scrupolosamente e in modo imparziale e perseguire le violazioni del diritto internazionale, compreso il prendere di mira strutture mediche in Israele.

Nel considerare le cause alla radice del conflitto, la Commissione esorta il governo di Israele a rispettare le direttive del parere consultivo di luglio 2024 della Corte Internazionale di Giustizia, di porre fine all’ occupazione illegale dei territori palestinesi, interrompere nuovi programmi e attività di insediamento, evacuare tutti i coloni e risarcire le vittime. Chiede inoltre ad Israele di rispettare le misure transitorie ordinate dalla Corte Internazionale di Giustizia per impedire la commissione di tutti gli atti previsti nell’ambito di applicazione dell’articolo II(a)-(d) della Convenzione sul Genocidio.

Il rapporto della Commissione verrà presentato alla 79esima sessione dell’Assemblea Generale il 30 ottobre 2024 a New York.

Contesto: Il 27 maggio 2021 il Consiglio ONU per i Diritti Umani ha incaricato la Commissione di “indagare, nei Territori Palestinesi Occupati, inclusa Gerusalemme est, e in Israele, tutte le presunte violazioni del diritto umanitario internazionale e tutte le presunte violazioni ed abusi del diritto internazionale sui diritti umani che hanno preceduto e che hanno seguito il 13 aprile 2021”. La Risoluzione A/HRC/RES/S-30/1 richiedeva inoltre alla Commissione di “indagare tutte le cause che stanno alla base delle ricorrenti tensioni, instabilità e proseguimento del conflitto, inclusa la sistematica discriminazione e repressione sulla base di identità nazionale, etnica, razziale o religiosa.” La Commissione di inchiesta è stata incaricata di riferire annualmente al Consiglio sui Diritti Umani e all’Assemblea Generale, a cominciare rispettivamente da giugno 2022 e settembre 2022.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Al-Haq: “65 organizzazioni inviano una lettera al nuovo alto commissario per i diritti umani, sollecitando misure concrete per assicurare giustizia e responsabilizzazione per il popolo palestinese”

Al-Haq

18 ottobre 2022 – IMEMC

Il 17 ottobre 65 organizzazioni palestinesi, regionali ed internazionali hanno inviato una lettera congiunta al nuovo alto commissario per i diritti umani, Volker Türk, dandogli il benvenuto per questa sua nuova posizione ed evidenziando alcune delle recenti e allarmanti politiche e pratiche israeliane imposte ai palestinesi.

In modo specifico la lettera sottolinea i 15 anni di chiusura e assedio della Striscia di Gaza da parte di Israele; l’inasprimento delle incursioni militari intrusive di Israele nelle città palestinesi nei mesi scorsi; la chiusura come atto di punizione collettiva dei campi profughi di Shuafat e ‘Anata, così come un aggravamento nell’uso della politica “sparare per uccidere” delle forze di occupazione israeliane.

Inoltre la lettera sottolinea l’incremento della campagna israeliana di arresti e detenzioni arbitrari di massa, inclusa l’arbitraria, coercitiva e punitiva politica della detenzione amministrativa [cioè senza processo né accuse e rinnovabile a tempo indeterminato, ndt.].

Notando come al popolo palestinese sia stato negato per decenni il diritto all’autodeterminazione, la lettera congiunta evidenzia che la situazione dei diritti umani in Palestina dovrebbe essere in cima all’agenda dell’alto commissario, incluso un incremento della priorità dell’aggiornamento annuale del database ONU sulle attività commerciali delle colonie, come prescritto [dalle norme dell’ONU, ndt.].

La lettera fa notare con preoccupazione i ripetuti e inspiegabili ritardi dell’aggiornamento del database che sono senza precedenti nel modo in cui l’ufficio dell’alto commissariato per i diritti umani (OHCHR) ha gestito i mandati precedenti e sono causati da pressioni e interferenze politiche esercitate su OHCHR.

A tal fine la lettera evidenzia gli sforzi sistematici di Israele per silenziare i difensori dei diritti umani che alzano la loro voce contro le politiche e pratiche illegali di Israele, inclusa la messa al bando arbitraria di sei importanti organizzazioni della società civile palestinese, e spingono per la giustizia e la responsabilizzazione internazionale Ciò detto, le organizzazioni hanno espresso la loro fiducia che tale pressione non farà sviare l’OHCHR dal suo impegno per i diritti umani, per la giustizia, e la responsabilizzazione e sollecitano il nuovo alto commissario e il suo ufficio a:

    1. Riconoscere e prendere atto delle cause prime della prolungata negazione dei diritti dei palestinesi, radicata nel colonialismo di insediamento e nell’apartheid dello Stato di Israele;
    2. Dare priorità all’aggiornamento annuale del database ONU, come prescritto dalla Risoluzione 31/36 del Consiglio per i Diritti Umani (HRC) ed assicurare che siano allocate le opportune risorse per permettere uno sviluppo continuativo del database;
    3. Continuare a lavorare con le organizzazioni della società civile e con i difensori dei diritti umani in piena trasparenza per il completamento e l’aggiornamento continuativo del database;
    4. Affrontare l’aggressione istituzionale e sistematica da parte di Israele del popolo palestinese, inclusi i 15 anni di blocco della Striscia di Gaza e le massicce e arbitrarie politiche di “sparare per uccidere” e detenzione amministrativa
    5. Indagare e segnalare, con visite in loco o altro, attacchi contro i difensori dei diritti umani che lavorano sulle questioni palestinesi e che affrontano intimidazioni o arbitrarie restrizioni legislative o amministrative e assicurarne la protezione

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)