In centinaia manifestano contro la nuova espulsione di palestinesi a Sheikh Jarrah

Redazione di +972

18 gennaio 2019, +972

Attivisti israeliani e internazionali marciano in solidarietà con il quartiere di Gerusalemme est in quanto alcune famiglie si preparano a una nuova ondata di espulsioni.

Venerdì centinaia di attivisti israeliani e internazionali hanno sfilato dal centro di Gerusalemme ovest a Sheikh Jarrah, un quartiere di Gerusalemme est, in solidarietà con le famiglie che le autorità israeliane vogliono espellere.

Alla fine di novembre la Corte Suprema israeliana ha respinto gli appelli delle famiglie Sabag e Hamad contro l’espulsione. Gli abitanti di Sheikh Jarrah temono che la decisione possa portare a una nuova ondata di sgomberi che colpisca fino a 11 famiglie e a 500 persone.

Siamo scioccati,” ha detto a dicembre Muhammad Sabag, 74 anni, durante un’intervista. “Abbiamo atteso a lungo una decisione, ma non eravamo preparati a un colpo del genere.”

Abitanti del quartiere e attivisti di “Free Jerusalem” [Gerusalemme libera], un gruppo organizzato contro l’occupazione militare israeliana, hanno iniziato l’azione di venerdì per attirare l’attenzione sul caso delle famiglie e cercare di bloccare gli sfratti. Secondo Sahar Vardi, un militante di “Free Jerusalem”, anche altre organizzazioni, comprese Peace Now [“Pace ora”, storica organizzazione israeliana contro l’occupazione, ndtr.] e “Combatants for Peace” [organizzazione di israeliani e palestinesi contro l’occupazione e per l’uguaglianza, ndtr.] hanno partecipato alle proteste.

Secondo l’attivista Daniel Roth, che ha partecipato alla manifestazione di venerdì, mentre i manifestanti si riunivano presso il punto di ritrovo, un uomo ha strappato gli occhiali dal volto di un attivista e li ha fatti a pezzi con le sue mani. Persone contrarie all’azione si sono anche messe ad urlare frasi piene d’odio e razziste quando i manifestanti sono entrati a Shiekh Jarrah, ha aggiunto Roth.

Quando i manifestanti hanno raggiunto il quartiere abitanti e organizzatori palestinesi si sono uniti all’iniziativa. Roth ha detto che verso la fine della protesta, mentre alcuni attivisti stavano fuori da una delle case delle famiglie che devono affrontare l’espulsione, la polizia israeliana ha aggredito un uomo che portava una bandiera palestinese. Allora gli attivisti si sono messi tra l’uomo e le forze di polizia ed hanno incominciato a scandire “basta occupazione” finché la polizia si è ritirata.

Al centro di tutta questa cosa c’è l’idea che ogni persona ha diritto a una casa e che quello che sta avvenendo qui è che l’autorità costituita ha preso le case di alcune persone a causa della loro identità nazionale, punto,” ha detto Roth durante un’intervista telefonica dopo che gli attivisti si sono dispersi. “Quello che stiamo vedendo è una politica razzista e un’azione riguardo alle case stesse delle persone e ciò dovrebbe mobilitare la gente perché stia dalla loro parte.”

Nel XIX^ secolo a Sheikh Jarrah viveva una piccola comunità di ebrei. Nel 1948 la maggior parte dei suoi abitanti ebrei abbandonò la zona in quanto Gerusalemme est passò sotto il controllo giordano. Nel 1956, grazie a un accordo raggiunto tra la Giordania e l’UNRWA [Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, ndtr.], vi vennero insediate 28 famiglie di rifugiati palestinesi di Gerusalemme ovest.

Quando Israele ha occupato Gerusalemme est nel 1967, alle famiglie palestinesi che avevano vissuto nel quartiere dagli anni ’50 venne consentito di rimanere. Ma negli ultimi anni molte di queste famiglie sono state espulse in seguito a decisioni dei tribunali israeliani di riconoscere le rivendicazioni di proprietà precedenti al 1948 presentate da due istituzioni ebraiche, il “Comitato della Comunità Sefardita” e il “Comitato Knesset Israele”.

Nel 2003 un’impresa con sede negli USA chiamata “Nahalat Shimon” acquistò dei terreni da due consigli comunali ebrei. Non è chiaro chi sia proprietario di “Nahalat Shimon”. Ciò che è chiaro è che sta cercando di sistemare coloni israeliani in case attualmente occupate da palestinesi.

In risposta a questi sfratti, nel 2009 attivisti palestinesi e israeliani hanno iniziato un movimento di protesta che col tempo ha mobilitato ogni settimana migliaia di persone per manifestare nel quartiere contro le espulsioni. La lotta ha portato a fare pressione sui media e sulla comunità internazionale e gli sfratti sono terminati. Da allora a Sheikh Jarrah le autorità israeliane hanno espulso solo una famiglia.

Nonostante siano attuate in base al sistema legale e giudiziario israeliano, le espulsioni fissano un doppio standard politico che giustifica le rivendicazioni ebraiche di proprietà possedute prima del 1948, ma non consente ai palestinesi di fare le stesse richieste per proprietà che furono obbligati a lasciare a Gerusalemme ovest.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)