Al canto di ‘bruciare Shu’afat’ e ‘spianare Gaza’, una moltitudine di persone partecipa alla marcia delle bandiere a Gerusalemme

Oren Ziv

6 giugno 2024 – +972Magazine

Ministri israeliani si sono uniti all’annuale celebrazione della conquista di Gerusalemme est, durante la quale slogan razzisti e aggressioni ai giornalisti sono diventati dominanti.

L’annuale Marcia delle Bandiere del “Giorno di Gerusalemme” è stata a lungo famigerata per la sua aperta ostentazione della supremazia ebraica. Ogni anno, in ricordo dell’occupazione israeliana di Gerusalemme est nel 1967 e della continuazione del controllo sulla città, decine di migliaia di ebrei israeliani, per la maggior parte giovani, si scatenano nella Città Vecchia, attaccano e aggrediscono gli abitanti palestinesi e gridano slogan razzisti – il tutto sotto la protezione della polizia.

Tuttavia, se in passato si poteva dire che solo alcuni dei gruppi partecipanti si comportavano in tal modo, quest’anno questa è diventata la norma. Incoraggiati dalla brutale guerra di vendetta del loro governo contro la Striscia di Gaza quasi tutti i gruppi che ieri pomeriggio si sono radunati alla Porta di Damasco prima della marcia si sono uniti alle incitazioni.

I cori includevano: “Che il tuo villaggio possa bruciare”, “Shuafat va a fuoco”, “Maometto è morto” e il canto di vendetta genocida che comprende una ingiunzione biblica trasferita sui palestinesi: “Possa il loro nome essere cancellato”. Il ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir e il ministro delle finanze Bezalel Smotrich sono arrivati entrambi alla Porta di Damasco con le loro guardie del corpo verso la fine dei festeggiamenti e si sono uniti gioiosamente a coloro che festeggiavano mentre cantavano e danzavano.

Oltre ai cori, alcuni partecipanti recavano bandiere del gruppo suprematista ebraico Lehava e cartelli con le scritte: “Un proiettile nella testa di ogni terrorista” e “Kahane aveva ragione”. Alcuni si riferivano esplicitamente all’attuale attacco a Gaza, auspicando di “spianare Rafah” e sventolavano la bandiera di Gush Katif, il blocco di insediamenti israeliani evacuato come parte del “disimpegno” del 2005 e che molta parte della destra israeliana spera di vedere ricostruito. Alcuni portavano cartelli raffiguranti gli ostaggi ancora in mano a Hamas a Gaza.

Tuttavia il focus principale per i partecipanti non era Gaza, ma il Monte del Tempio/Moschea di Haram al-Sharif. La giornata è iniziata con più di 1000 ebrei che sono saliti alla spianata, che è sacra sia per gli ebrei che per i musulmani e amministrata congiuntamente dalla polizia israeliana e dalla fondazione islamica Waqf. Molti di loro avevano bandiere israeliane e alcuni hanno violato lo “status quo” di lunga data del sito mettendosi a pregare.

Erano guidati da attivisti che intendono non solo permettere agli ebrei di pregare nel sito, ma ricostruire un tempio ebraico sul sito della Moschea di Al-Aqsa e della Cupola della Roccia. Nella marcia un gruppo di giovani indossava magliette raffiguranti la Cupola della Roccia demolita.

A parte arrestare una manciata di manifestanti che hanno aggredito dei giornalisti, la polizia – compresi il capo della polizia e diversi comandanti di alto grado – non ha fatto niente per impedire o punire le istigazioni. Questa mancanza di intervento era particolarmente spudorata vista la repressione seguita al 7 ottobre, che ha visto la polizia arrestare e accusare di istigazione a delinquere centinaia di cittadini palestinesi per essersi opposti alla guerra di Gaza sia sui social media che in piccole proteste nonviolente.

Questo doppio standard è intrinseco alla politica del governo: ciò che conta non è il contenuto di quel che viene detto, ma chi lo dice. Così, mentre i palestinesi vengono arrestati per i post sui social media, agli ebrei viene lasciato libero sfogo per celebrare il Giorno di Gerusalemme aggredendo i palestinesi e auspicando la loro morte.

Giornalisti aggrediti

Le violenze sono iniziate circa alle 13. A quell’ora la polizia aveva già sgombrato un percorso attraverso il quartiere musulmano della Città Vecchia costringendo gli abitanti palestinesi a restare dentro le loro case e i proprietari di negozi a chiuderli.

Perciò i soli obbiettivi rimasti verso cui i primi arrivati per partecipare ai festeggiamenti hanno potuto dirigere la propria rabbia erano alcuni giornalisti già arrivati per documentare la marcia. Il giornalista palestinese Saif Kwasmi è stato aggredito dalla folla, mentre anche il giornalista di Haaretz Nir Hasson è stato gettato a terra e preso a calci. Ma invece di arrestare qualcuno dei manifestanti, la polizia in seguito ha fermato e interrogato Kwasmi, che è stato accusato di istigazione.

La maggior parte dei giornalisti non è riuscita ad arrivare vicino ai manifestanti. Prima dell’arrivo del grosso della folla la polizia ha spinto tutti i giornalisti in una piccola area prospicente la Porta di Damasco: secondo i comandanti della polizia permettere ai giornalisti di seguire i partecipanti attraverso la Città Vecchia sarebbe stata una provocazione pericolosa, data l’ostilità dei manifestanti nei confronti dei media.

Dopo parecchie ore e molte richieste all’ufficio del capo della polizia ai giornalisti è stato permesso di andare in mezzo alla folla festante, ma solo dopo essere stati avvisati che lo facevano a proprio rischio. A quel punto i manifestanti avevano già lanciato molte bottiglie di plastica nella zona della stampa e schernito i giornalisti dal basso.

Poco prima della fine delle celebrazioni Ben Gvir è arrivato alla Porta di Damasco. Circondato da una folta scorta che impediva ai giornalisti di avvicinarsi e fare domande, il ministro ha colto l’opportunità di dichiarare il proprio totale ripudio del delicato status quo religioso sul Monte del Tempio/Haram al-Sharif, che ha da tempo statuito che gli ebrei hanno il diritto di visitare il sito, ma non di pregarvi.

Sono tornato qui per mandare un messaggio a Hamas e in ogni casa a Gaza e in Libano: Gerusalemme è nostra. La Porta di Damasco è nostra. Il Monte del Tempio è nostro”, ha proclamato. “Oggi, seguendo le mie indicazioni, gli ebrei sono entrati liberamente nella Città Vecchia e hanno pregato liberamente sul Monte del Tempio. Lo diciamo nel modo più semplice: tutto questo è nostro.”

Nelle precedenti marce per il Giorno di Gerusalemme Ben Gvir era solo uno dei partecipanti. Oggi è il ministro in carica della polizia, che è responsabile della sicurezza della marcia e della facilitazione della salita degli ebrei alla spianata di Al-Aqsa. Benché il primo ministro benjamin netanyahu abbia preso le distanze dalla dichiarata intenzione di Ben Gvir di sovvertire lo status quo, in ultima istanza è il ministro della sicurezza nazionale ad imporre la linea di condotta.

Una volta il Giorno di Gerusalemme era un evento eccezionale, in cui il razzismo e la supremazia ebraica che da sempre sono esistiti nella società israeliana si rendevano evidenti a tutti. Ma oggi, mentre l’orgia di vendetta dell’esercito prosegue a Gaza con l’attivo sostegno della maggior parte degli israeliani, tra la crescente violenza dell’esercito e dei coloni in Cisgiordania e le campagne di persecuzione e silenziamento del dissenso all’interno della Linea Verde, la Marcia delle Bandiere è diventata solo un ulteriore esempio di come Israele abbia normalizzato l’estremismo.

Oren Ziv è un fotogiornalista, lavora per Local Call ed è membro fondatore del collettivo di fotografia ‘Activestills’.

(Traduzione dall’inglese di cristiana Cavagna)




Grave attacco a Jenin, molte vittime e feriti

Palestine Chronicle Staff

19 settembre 2023 Palestine Chronicle

Con una drammatica escalation l’esercito israeliano ha attaccato il campo profughi di Jenin nel nord della Cisgiordania, mentre cecchini israeliani hanno aperto il fuoco contro dimostranti palestinesi a Gaza. Queste le ultime notizie.

Nella serata di martedì tre palestinesi sono stati uccisi e più di altri 30 feriti in seguito ad un attacco militare israeliano contro il campo profughi di Jenin nel nord della Cisgiordania.

Risulta che alcuni dei feriti versino in gravi condizioni.

Intanto un quarto palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane vicino alla barriera di separazione nella Striscia di Gaza.

Raid mortale su Jenin

Il sanguinoso attacco su Jenin è iniziato quando un gran numero di forze di occupazione israeliane hanno circondato una casa sparandole contro dei razzi.

Quando la casa è stata data alle fiamme si sono verificati duri scontri in tutto il campo, poiché i militanti di tutti i gruppi della resistenza cercavano di allentare l’assedio imposto alle famiglie palestinesi intrappolate nel quartiere preso di mira.

Il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth ha descritto l’assalto a Jenin come un “raid su larga scala dell’esercito israeliano”.

Un aereo militare israeliano sorvolava Jenin ed è stata interrotta l’elettricità in tutto il campo.

Testimoni oculari palestinesi hanno detto che un drone israeliano radiocomandato è esploso verso uno specifico obbiettivo nel campo. Resta poco chiaro quale obbiettivo Israele stesse cercando di eliminare.

Fonti locali palestinesi hanno riferito che i militanti della resistenza hanno scoperto l’unità militare speciale israeliana mentre tentava di infiltrarsi nel campo e hanno aperto immediatamente gli scontri, costringendo Israele a inviare rinforzi.

La rete informatica di Al Jazeera, citando fonti palestinesi, ha detto che la casa presa di mira all’interno del campo è quella di Ahmad Jaddoun, un prigioniero palestinese ferito che si trova attualmente in detenzione nelle carceri dell’Autorità Nazionale Palestinese.

In una dichiarazione le Brigate Al Qassam, l’ala armata del movimento Hamas, hanno affermato che i loro miliziani si stanno attualmente scontrando con un’unità militare israeliana all’interno del campo.

I nostri miliziani (…) hanno fatto esplodere con successo parecchi veicoli appartenenti all’esercito occupante, usando esplosivi contro le fiancate. Le esplosioni hanno direttamente provocato vittime e danni significativi. I nostri miliziani continuano a scontrarsi con l’esercito di occupazione su molteplici fronti per impedire che avanzi dentro il campo”, si legge nella dichiarazione.

Fonti palestinesi hanno altresì detto che il black out nel campo è stato causato dal fuoco dell’esercito israeliano contro la rete elettrica a Jenin.

L’ultimo raid contro Jenin ha fatto seguito a una massiccia invasione del campo il 3 luglio, che ha provocato l’uccisione di 12 palestinesi e il ferimento di più di 120.

Obbiettivo Gaza

Nella Gaza sotto assedio il 25enne palestinese Youssef Salem Radwan è stato ucciso e altri 11 palestinesi sono stati feriti quando l’esercito israeliano ha attaccato manifestanti palestinesi vicino alla barriera di separazione tra Gaza e Israele.

La risposta israeliana più violenta alle proteste palestinesi ha avuto luogo alla barriera est della città di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza.

Il corrispondente di Palestine Chronicle a Gaza ha detto che negli ultimi tre giorni i manifestanti palestinesi si erano radunati vicino alla barriera per protestare contro le reiterate incursioni alla moschea di Al-Aqsa da parte di coloni ebrei israeliani illegali.

Giovedì scorso cinque palestinesi sono stati uccisi ed altri feriti. Alcuni di loro sono stati uccisi da un ordigno esploso vicino alla barriera. Altri sono stati colpiti e feriti da spari israeliani. 

Gaza si trova sotto stretto assedio israeliano dal 2007 e la grande maggioranza della popolazione non può lasciarla o rientrarvi.

Durante tale periodo diverse importanti guerre israeliane sono state scatenate contro la Striscia assediata, provocando la morte e il ferimento di migliaia di palestinesi, soprattutto civili.

(Traduzione dall’inglese di Cristiana Cavagna)




Rapporto OCHA del periodo 22 agosto – 4 settembre 2023

Versione Originale

1). Forze israeliane hanno ucciso due palestinesi, tra cui un minore. Un altro palestinese è morto per le ferite riportate durante una delle operazioni condotte dalle forze israeliane in Cisgiordania, alcune delle quali hanno comportato scontri a fuoco (seguono dettagli).

Il 22 agosto, ad Az Zababida (Jenin), durante un’operazione di ricerca-arresto, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 17 anni; durante l’operazione le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e i palestinesi hanno lanciato ordigni esplosivi.

Il 25 agosto, un palestinese di Jaba’ (Jenin) è morto a causa delle ferite riportate durante un’operazione condotta nel Campo profughi di Jenin il 3 e 4 luglio 2023. L’uomo era stato colpito, con arma da fuoco, dalle forze israeliane. Il bilancio totale delle vittime palestinesi di quell’operazione è arrivato a 13, segnando il numero più alto di palestinesi uccisi in una singola operazione in Cisgiordania dal 2005.

Il 1° settembre, forze israeliane hanno fatto irruzione ad Aqqaba (Tubas) ed hanno circondato una casa palestinese. Ne è seguito uno scontro a fuoco con palestinesi; le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, uccidendo un passante palestinese e ferendone un altro. Nello stesso episodio sono rimasti feriti altri 33 palestinesi. Secondo la Comunità locale, le forze israeliane hanno utilizzato proiettili esplosivi sparati a spalla ed hanno arrestato due persone. Ai paramedici è stato impedito di curare i feriti per oltre un’ora e un’ambulanza ha subito danni da proiettili rivestiti di gomma. Dieci persone, tra cui sei minori, sono state sfollate a causa dei danni arrecati alle loro case. Finora, nel 2023, in Cisgiordania e Israele, le forze israeliane hanno ucciso 17 palestinesi, superando già il bilancio delle vittime delle forze israeliane in Cisgiordania rispetto a qualsiasi anno intero dal 2005.

2). Nel Campo profughi di Tulkarem, un palestinese è rimasto ucciso, con colpi di arma da fuoco, nel corso di uno scontro a fuoco tra forze palestinesi e altri palestinesi (seguono dettagli).

Il 30 agosto, nel Campo profughi di Tulkarem, forze palestinesi hanno iniziato a rimuovere dalla strada gli ostacoli stradali che erano stati posizionati dai residenti palestinesi per impedire ai veicoli militari israeliani di entrare nel Campo. Durante l’operazione ha avuto luogo uno scontro a fuoco tra le stesse forze palestinesi e residenti palestinesi. Un passante è rimasto ferito e successivamente dichiarato morto. Nella stessa circostanza sono rimaste ferite altre otto persone.

3). In Cisgiordania, nel corso due distinti attacchi, tentativi di attacco o presunti attacchi perpetrati da persone ritenute palestinesi, un soldato israeliano è stato ucciso e quattro israeliani e due palestinesi sono rimasti feriti; inoltre, sono morti due palestinesi (di cui uno minorenne) ad opera delle forze israeliane e di un membro fuori servizio delle stesse forze (seguono dettagli). Il 31 agosto, al checkpoint di Maccabim sul Raad 443 vicino a Ramallah, un palestinese ha investito un gruppo di persone, uccidendo un soldato israeliano e ferendo quattro israeliani e un ragazzo palestinese, dandosi poi alla fuga. Poco dopo, al checkpoint di Ni’lin, le forze israeliane gli hanno sparato, arrestandolo. Ore dopo, è stato dichiarato morto in un ospedale israeliano.

Il 30 agosto, un palestinese si è lanciato con la sua auto contro i soldati israeliani che presidiavano un checkpoint vicino all’insediamento di Beit Haggai (Hebron), ferendone uno; è stato quindi colpito con arma da fuoco, ferito e arrestato. Successivamente, le forze israeliane hanno chiuso i due principali ingressi meridionali di Hebron dalla Strada 60, causando gravi congestioni del traffico e ritardi per i viaggiatori, minando l’accesso ai mezzi di sussistenza e ai servizi.

Lo stesso giorno, in una stazione della metropolitana leggera nella zona di Al Musrara, tra Gerusalemme Est e Ovest, un membro delle forze israeliane fuori servizio ha sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 14 anni. Secondo fonti israeliane, il ragazzo aveva accoltellato e ferito un israeliano. Successivamente, il membro delle forze israeliane fuori servizio, in abiti civili, ha sparato al ragazzo che appariva immobilizzato e non presentava alcun rischio, come mostrato nelle riprese video. In seguito all’accaduto, forze israeliane hanno fatto irruzione nella casa di famiglia del ragazzo, nella zona di Beit Hanina, a Gerusalemme Est, arrestando i suoi genitori, il fratello e la sorella. Le forze israeliane hanno sparato proiettili rivestiti di gomma e lacrimogeni contro i palestinesi che si erano radunati vicino alla casa, provocando 18 feriti, tra cui quattro minori e due donne.

4). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, sono stati feriti dalle forze israeliane 282 palestinesi, tra cui almeno 29 minori, 17 colpiti da proiettili veri. La maggior parte dei feriti (150) sono stati segnalati in quattro episodi seguiti all’ingresso di coloni israeliani, accompagnati dalle forze israeliane, a Burqa, Qusra e Qaryut (tutti a Nablus) e nella Tomba di Giuseppe nella città di Nablus. Negli episodi registrati nel villaggio di Burqa, coloni israeliani hanno lanciato pietre contro case e veicoli palestinesi, danneggiando tre veicoli. I residenti palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni. Nell’episodio di Qusra coloni hanno aggredito fisicamente e lanciato pietre contro agricoltori palestinesi che lavoravano nelle proprie terre; successivamente gli agricoltori palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni e proiettili di gomma. Durante l’episodio riferito alla città di Nablus, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e proiettili di gomma, granate assordanti e gas lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre e ordigni esplosivi. L’esercito israeliano ha riferito che quattro membri delle forze israeliane sono rimasti feriti da un ordigno esplosivo. Altri 44 palestinesi feriti sono stati segnalati in due manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti a Beit Dajan (Nablus) e le restrizioni all’accesso legate agli insediamenti a Kafr Qaddum (Qalqilya). Altri 86 feriti si sono verificati durante 11 operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane in tutta la Cisgiordania. Altri due palestinesi sono rimasti feriti ai checkpoint militari israeliani nella città di Qalqiliya e A Seefer (Hebron). A Qalqiliya, centinaia di lavoratori palestinesi hanno organizzato una manifestazione, bloccando la Strada 55 per protestare contro il ritiro, da parte delle forze israeliane, degli autobus che li trasportavano ai luoghi di lavoro in Israele. Forze israeliane hanno lanciato granate stordenti, bombolette di gas lacrimogeno e granate assordanti ferendo uno dei lavoratori. Ad A Seefer (Hebron), al checkpoint di Beit Yatir, forze israeliane hanno ferito un membro delle forze palestinesi. Complessivamente, 211 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno, 17 sono stati colpiti da proiettili veri, 34 sono stati feriti con proiettili di gomma, sette con schegge, uno con granate assordanti e 12 sono stati aggrediti fisicamente. In Cisgiordania, dall’inizio dell’anno, 722 palestinesi sono stati feriti con armi da fuoco dalle forze israeliane, quasi il doppio del numero registrato nello stesso periodo del 2022 (432).

5). In Cisgiordania undici palestinesi, tra cui un minore e due donne, sono stati feriti da coloni israeliani, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 15 casi. A ciò si aggiungono le vittime palestinesi delle forze israeliane nei suddetti episodi, registrati a Nablus, collegati a coloni (seguono dettagli).

Il 22 agosto, nella Comunità di pastori di Tuba di Masafer Yatta, a sud di Hebron, tre membri della stessa famiglia, tra cui una donna, sono rimasti feriti, dopo che un gruppo di coloni israeliani, secondo quanto riferito provenienti dall’insediamento di Nof Nesher, hanno spruzzato gas al peperoncino, hanno aggredito fisicamente e manomesso i loro averi all’interno della loro casa.

Il 26 e il 31 agosto, cinque palestinesi sono rimasti feriti e i loro veicoli hanno subito danni quando, vicino al checkpoint di Beit El DCO all’ingresso di Ramallah, coloni israeliani hanno lanciato pietre.

Il 30 agosto, nella Comunità di Ein al Hilwa, nella valle settentrionale del Giordano, a Tubas, un gruppo di israeliani, provenienti dall’insediamento di Maskiyot e dai suoi avamposti adiacenti, hanno attaccato un pastore palestinese che stava pascolando il proprio bestiame. I coloni hanno usato dei bastoni per aggredire fisicamente e ferire l’uomo.

Il 3 settembre, vicino all’ingresso del villaggio di Majdal Bani Fadil, a sud-est di Nablus, un palestinese è rimasto ferito e il suo veicolo ha subito danni quando coloni israeliani hanno lanciato pietre.

Il 4 settembre, nella Comunità Halawh di Masafer Yatta (Hebron), un gruppo di coloni israeliani ha aggredito e ferito un palestinese, rubandogli l’asino. Inoltre, secondo fonti delle Comunità, durante il periodo in esame, vicino agli insediamenti israeliani ma su territorio palestinese, più di 350 alberi e alberelli sono stati vandalizzati; questo in cinque episodi registrati a Madama (Nablus), Tuqu’ (Betlemme), Al Mughayyir (Ramallah), Azzun (Qalqiliya) e Ni’lin (Ramallah). Tre episodi registrati a Fer’a (Hebron), Al Baqa’a (Gerusalemme) e Wadi as Seeq (Ramallah) hanno coinvolto coloni che, entrati nelle Comunità, hanno causato danni a un rifugio per animali e parti di una rete idrica, oltre a ferire il bestiame.

6). In Cisgiordania undici coloni israeliani sono rimasti feriti in cinque episodi. Questi includono gli attacchi (già citati) con accoltellamento e speronamento avvenuti a Gerusalemme e Ramallah in cui sono rimasti feriti tre israeliani. Inoltre, in due casi separati, il 29 agosto e il 2 settembre, sei coloni sono rimasti feriti mentre sconfinavano nelle Comunità palestinesi di Wadi As Seeq (Ramallah) e Qusra (Nablus), dove sono stati segnalati lanci di pietre tra residenti palestinesi e coloni. In un altro caso, avvenuto il 31 agosto, un colono israeliano è rimasto ferito e danni alla proprietà sono stati causati da persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, che hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che circolavano sulle strade della Cisgiordania. Secondo fonti israeliane almeno tre veicoli israeliani sono stati danneggiati.

7). L’unica famiglia palestinese rimasta nella Comunità di pastori di Al Baqa’a (Gerusalemme) se n’è andata, citando la violenza da parte degli israeliani provenienti da una fattoria recentemente creata all’interno della Comunità (seguono dettagli). Il 1° settembre, l’unica famiglia palestinese rimasta, composta da otto persone, tra cui cinque minori, ha lasciato la Comunità in seguito a una serie di attacchi ad opera di coloni; incluso uno avvenuto il 26 agosto, quando 13 mangiatoie per animali e altri averi sono stati rubati da coloni israeliani. All’inizio di luglio, otto famiglie, comprendenti 43 persone, tra cui 25 minori, appartenenti alla stessa Comunità, avevano smantellato le loro case e le strutture di sostentamento e si erano trasferite in luoghi più sicuri. L’avamposto dell’insediamento è stato rimosso dalle autorità israeliane il 18 luglio, ma è stato ristabilito subito dopo e ha continuato a essere fonte di violenza contro la Comunità di pastori, ora completamente svuotata. Tra il 2022 e il 2023, circa 500 persone, tra cui 267 minori, sono partite dalle Comunità di Ras al Tin, Wadi as Seeq, Ein Samiya (tutte a Ramallah), Al Baqa’a (Gerusalemme), Lifjim (Nablus) e Wedadie e Khirbet Bir al ‘Idd (entrambi a sud di Hebron), citando come ragioni principali la violenza dei coloni e la perdita di accesso ai pascoli. Di conseguenza, quattro di queste sette Comunità sono state completamente svuotate, mentre nelle altre sono rimaste solo poche famiglie.

8). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, le autorità israeliane, citando la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 14 strutture comprese sette case. Di conseguenza, nove palestinesi, tra cui cinque minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 50 altre persone. Otto delle strutture colpite sono state demolite in Area C, comprese cinque strutture agricole demolite ad At Taybeh (Hebron). Nella stessa circostanza è stato distrutto un serbatoio d’acqua e sono stati sradicati nove alberi. Le restanti sei strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, provocando lo sfollamento di due famiglie, composte da nove persone, tra cui cinque minori. Cinque delle sei strutture demolite a Gerusalemme Est sono state distrutte dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

9). In diverse località della Cisgiordania le forze israeliane hanno limitato il movimento dei palestinesi (seguono dettagli).

In seguito all’uccisione di tre coloni israeliani il 19 e 21 agosto, a Nablus e Hebron, le forze israeliane hanno intensificato le restrizioni alla circolazione attorno a Nablus e alla città di Hebron, impedendo il movimento di centinaia di migliaia di palestinesi in entrata e in uscita dalle città di Nablus e Hebron.

Il 25 agosto, le forze israeliane hanno chiuso il cancello metallico installato all’ingresso occidentale di Husan (Betlemme), limitando il movimento di oltre 7.000 palestinesi.

Il 29 agosto, le forze israeliane hanno chiuso il cancello della Barriera di Al ‘Isawiya, situato sul lato della Barriera in Cisgiordania. Questo cancello è il principale punto di accesso per circa 100 palestinesi, costretti a fare deviazioni più lunghe e ostacolati nell’accedere ai propri mezzi di sussistenza e ai servizi.

Nella Striscia di Gaza, in almeno 25 casi, vicino alla recinzione perimetrale di Israele o al largo della costa, le forze israeliane hanno aperto un “fuoco di avvertimento”. Durante questi episodi, due pescatori sono rimasti feriti, altri cinque sono stati arrestati e due pescherecci sono stati confiscati. In tre occasioni, le forze israeliane hanno spianato il terreno vicino alla recinzione perimetrale a est della città di Gaza, di Khan Younis e della zona centrale. Separatamente, quattro palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre tentavano di attraversare la recinzione per entrare in Israele.

10). Sempre nella Striscia di Gaza, il 25 agosto e il 1 settembre, centinaia di persone hanno partecipato a proteste vicino alla recinzione perimetrale israeliana con Gaza. I manifestanti hanno bruciato pneumatici e lanciato pietre contro i posti di osservazione israeliani, e le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni, provocando il ferimento di 18 palestinesi, tra cui quattro minori.

11). Il 1 settembre, la centrale elettrica di Gaza ha spento la sua quarta turbina, che era in funzione dal 1 agosto in seguito alla consegna di carburante da parte del governo del Qatar. In questo modo la produzione della centrale elettrica è stata ridotta da 95 a 65 megawatt. Nel mese di agosto, la fornitura giornaliera di energia elettrica ha raggiunto in media fino a 13 ore, rispetto alle 11 ore di media di luglio. Dal 1° settembre la riduzione della fornitura di energia elettrica sta sconvolgendo la vita quotidiana e la fornitura di servizi sanitari, idrici, igienici e igienico-sanitari.

Ultimi sviluppi (dopo il periodo di riferimento)

Questa sezione si basa sulle informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

– Il 5 settembre, nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarm), durante un’operazione di ricerca-arresto, si è verificato uno scontro a fuoco tra palestinesi e forze israeliane e un palestinese è stato ucciso.

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Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non sono membri delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o con razzi palestinesi che non hanno raggiunto il bersaglio, così come coloro la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore del reato rimangono controverse, poco chiare o sconosciute. In questo periodo di riferimento, un palestinese ucciso da un colono israeliano viene conteggiato separatamente.

2 Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone ferite mentre correvano verso i rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi negli attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimane controversa, poco chiara o sconosciuta, vengono conteggiati separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte dell’OCHA include gli episodi avvenuti al di fuori dei territori palestinesi occupati (oPt) solo se hanno coinvolto i residenti dei territori occupati come vittime o autori.

Il presente rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori suddivisioni sono disponibili su ochaopt.org/data.

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




“Noi non staremo in silenzio”: le forze dell’autorità palestinese effettuano una incursione a Tulkarem e uccidono un combattente.

Redazione di Palestine Chronicle (PC)

30 agosto 2023 – Palestine Chronicle

Mercoledì un giovane palestinese è stato ucciso quando le forze dell’Autorità Palestinese (AP) si sono scontrate con i combattenti della resistenza palestinese nel campo profughi di Tulkarem nella Cisgiordania occupata.

Secondo la rete di notizie palestinese Quds News Network (QNN), gli scontri sono scoppiati quando le forze dell’AP hanno cercato di rimuovere le barricate erette nel campo dai combattenti della resistenza palestinese per impedire che le forze dell’occupazione israeliana facciano incursioni dell’area.

Secondo quanto riferito, le forze dell’AP hanno aperto il fuoco contro i combattenti, causando la morte di un palestinese venticinquenne.

QNN ha identificato la vittima come Abdelqader Zakdah.

Talal Dweikat, un portavoce per l’agenzia per la sicurezza palestinese, ha fatto un resoconto diverso rispetto a quello dei testimoni oculari.

In una dichiarazione rilasciata alla WAFA, l’agenzia di notizie ufficiale palestinese, ha sostenuto che “l’uomo armato ha aperto il fuoco dopo che le forze di sicurezza hanno rimosso materiali pericolosi e barriere da dentro il campo, le cause per cui le forze di sicurezza sono intervenute”.

Molti palestinesi ritengono che l’AP serva gli interessi dell’occupazione israeliana. Negli ultimi mesi si é saputo di scontri tra combattenti palestinesi e forze di sicurezza dell’AP in varie parti della Cisgiordania.

Un anonimo combattente palestinese ha affermato all’agenzia di notizie Reuters che la resistenza “non rimarrà in silenzio.”

Egli ha accusato l’AP di “aiutare le forze di occupazione ad arrestare giovani che sono sulla lista dei ricercati (di Israele).

(traduzione dall’inglese di Gianluca Ramunno)




Rapporto OCHA del periodo 5 – 24 luglio 2023

1). Un palestinese ha ucciso un soldato israeliano ed ha ferito una guardia di sicurezza di un insediamento colonico israeliano; successivamente è stato ucciso in uno scontro a fuoco (seguono dettagli).

Il 6 luglio, un palestinese ha sparato, uccidendo un soldato israeliano; è quindi fuggito, ma è stato ucciso in un successivo scontro a fuoco con le forze israeliane. L’episodio è avvenuto vicino all’incrocio di Jit, prossimo all’insediamento israeliano di Kedumim (Qalqilya), quando forze israeliane hanno fermato e perquisito un veicolo palestinese. Nello stesso episodio è rimasta ferita una guardia di sicurezza israeliana. Più tardi, lo stesso giorno, forze israeliane hanno fatto irruzione a Qibya (Ramallah), da dove proveniva l’autore dell’aggressione, ed hanno fatto un sopralluogo nella sua casa di famiglia; secondo quanto riferito, in preparazione della sua demolizione punitiva. Durante il sopralluogo, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni contro palestinesi residenti che lanciavano pietre. Tre palestinesi, tra cui due minori, sono stati feriti con proiettili veri e altri 20 hanno ricevuto cure mediche per aver inalato gas lacrimogeni. Altri tre palestinesi sono stati arrestati. Secondo fonti israeliane un soldato israeliano è stato ferito da pietre.

2). Nella città di Nablus, nel corso di un’operazione che ha comportato scontri a fuoco, le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi (seguono dettagli).

Il 7 luglio, forze israeliane hanno fatto irruzione nella Città Vecchia di Nablus, hanno circondato una casa ed hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi all’interno della stessa. Due palestinesi sono stati uccisi. Secondo fonti israeliane, gli uomini erano sospettati di aver sparato a forze israeliane.

Altri 23 palestinesi sono rimasti feriti mentre lanciavano pietre contro forze israeliane; queste hanno sparato proiettili veri, proiettili di metallo rivestiti di gomma e lacrimogeni. Tre uomini sono stati arrestati. Secondo fonti mediche, durante l’operazione, le forze israeliane avrebbero ostacolato l’accesso delle squadre mediche.

3). Il 7 luglio, nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarm), un palestinese è morto per le ferite riportate dall’esplosione di un ordigno che stava preparando.

4). Durante due episodi registrati a Nablus e Ramallah, forze israeliane hanno ucciso due palestinesi e ne hanno ferito un altro (seguono dettagli).

Il 10 luglio, ad un checkpoint situato sulla strada 450 vicino al villaggio di Deir Nidham (Ramallah), forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese che, secondo la loro versione, aveva lanciato una granata e aveva sparato contro di loro. Non sono stati segnalati ferimenti di israeliani. Secondo fonti mediche, per circa quattro ore, le forze israeliane hanno impedito alle squadre mediche di raggiungere l’uomo ferito. Il corpo dell’uomo è stato trattenuto dalle autorità israeliane.

Il 21 luglio, nel villaggio di Sabastiya a nord-ovest di Nablus, un palestinese è stato ucciso e un altro è stato ferito e arrestato dalle forze israeliane. L’esercito israeliano ha riferito di un tentativo di speronamento con veicolo. Secondo testimoni oculari, le forze israeliane che pattugliavano la zona hanno aperto il fuoco contro il veicolo senza preavviso. Le Organizzazioni per i diritti umani hanno riferito di aver trovato nel veicolo più di 40 fori di proiettile. In seguito all’accaduto, residenti palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane che hanno sparato lacrimogeni, costringendo 15 palestinesi a richiedere cure mediche per inalazione di gas lacrimogeno.

5). Nell’area di Ramallah, in due distinte manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti colonici, forze israeliane hanno ucciso due palestinesi, tra cui un giovane di 16 anni, e ne hanno ferito altri due (seguono dettagli).

Il 7 luglio, nel villaggio di Umm Safa, durante una manifestazione contro la creazione di un nuovo insediamento israeliano, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese e ferendone un altro. Secondo quanto riferito, i palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane, che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Secondo testimoni oculari, l’uomo ferito a morte, nel momento in cui è stato colpito, non partecipava alla manifestazione e non era coinvolto in scontri.

Il 21 luglio, durante una manifestazione tenuta a Umm Safa, palestinesi hanno lanciato pietre contro forze israeliane che hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni, uccidendo un palestinese di 16 anni e ferendone un altro con proiettili veri. La manifestazione si è tenuta per protestare contro la continua espansione degli insediamenti colonici israeliani e i continui attacchi di coloni contro il villaggio. Ciò ha portato a 29 il totale di minori palestinesi uccisi finora in Cisgiordania nel 2023, rispetto ai 15 nello stesso periodo del 2022.

6). Nella città di Nablus, durante un episodio legato a coloni, forze israeliane hanno ucciso un palestinese (seguono dettagli).

Il 20 luglio, nella città di Nablus, sono scoppiati scontri tra forze israeliane che accompagnavano coloni alla tomba di Giuseppe e palestinesi. I palestinesi hanno sparato proiettili veri e ordigni esplosivi; le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Un palestinese è stato ucciso e altri 73 sono rimasti feriti: tre colpiti da proiettili veri e 65 curati per inalazione di gas lacrimogeno. Secondo fonti mediche, le forze israeliane hanno impedito alle équipe mediche di intervenire e trasferire in ospedale un ragazzo di 12 giorni che aveva inalato gas lacrimogeno. Inoltre il parabrezza di un’ambulanza è stato frantumato da proiettili di gomma.

7). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, sono stati feriti da forze israeliane 352 palestinesi, tra cui almeno 56 minori, comprese 26 persone colpite da proiettili veri. La maggior parte dei feriti (120) è stata segnalata durante manifestazioni contro l’espansione degli insediamenti a Umm Safa (Ramallah) e le restrizioni di accesso legate agli insediamenti a Kafr Qaddum (Qalqilya).

Altri 121 feriti si sono avuti durante 19 operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte da forze israeliane in Cisgiordania. Ciò include un’operazione durante la quale le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarem) nell’area A della Cisgiordania, causando, con i bulldozer, danni alle infrastrutture stradali, comprese le reti fognarie ed interrompendo servizi idrici, elettrici e fognari. Sei palestinesi sono rimasti feriti, di cui quattro colpiti da proiettili veri e due da schegge. Dopo questa operazione, sette minori sono rimasti feriti mentre, secondo quanto riferito, maneggiavano un ordigno esplosivo artigianale. Secondo fonti ufficiali israeliane, l’operazione è stata effettuata per “neutralizzare ordigni esplosivi e arrestare sospetti ricercati”.

In altri sette episodi, registrati principalmente intorno a Nablus e Ramallah, 87 palestinesi sono stati feriti da forze israeliane. Ciò ha fatto seguito allo sconfinamento di coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, in sette Comunità palestinesi: Urif e Nablus, Kafr Qaddum e Arab Al Khouli/Wadi Kana (entrambe a Qalqiliya), Kobar e Al Mazra’a al Qibliya (entrambe a Ramallah) e At Tuwani (Hebron); in tali circostanze sono stati segnalati episodi di lancio di pietre da parte di residenti palestinesi contro forze israeliane. In altri due casi, forze israeliane hanno sparato, ferendo due palestinesi, tra cui un minore, mentre cercavano di entrare in Israele attraverso varchi abusivi nella Barriera vicino a Tulkarm e Qalqilya.

I restanti 22 feriti palestinesi, di cui quattro con proiettili veri, si sono verificati durante scontri con lancio di pietre contro forze israeliane posizionate all’ingresso di Beita (Nablus). Complessivamente, 288 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno, 26 sono stati colpiti da proiettili veri, 29 sono stati feriti da proiettili di gomma, sei da schegge e tre sono stati aggrediti fisicamente.

8). In Cisgiordania sedici (16) palestinesi, compresi due minori, sono stati feriti da coloni israeliani, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 44 casi. Ciò si aggiunge alle vittime palestinesi da parte di coloni e forze israeliane nei suddetti episodi relativi a coloni (seguono dettagli).

In due distinti episodi, accaduti il 7 e il 10 luglio, vicino agli ingressi di Beit Ummar (Hebron) e Huwwara (Nablus), due minori palestinesi sono stati investiti e feriti da coloni.

Il 12 luglio, quattro palestinesi sono stati aggrediti fisicamente da coloni nei pressi della Comunità di Ein al Beida, a est di Tubas.

Il 13 luglio, coloni accompagnati da forze israeliane hanno aggredito fisicamente pastori palestinesi nella Comunità araba di Al Kholi (Qalqiliya), provocando danni alla proprietà e feriti. Secondo la Comunità locale, le forze israeliane presenti sul posto, sono intervenute per proteggere i coloni. Quattro anziani palestinesi hanno richiesto cure mediche in ospedale, due dei quali in gravi condizioni. Le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni ed hanno arrestato sei palestinesi.

Lo stesso giorno, nel sito di un nuovo avamposto di insediamento vicino al villaggio di Kobar (Ramallah), coloni hanno lanciato pietre, ferendo un palestinese. Successivamente, palestinesi hanno lanciato pietre contro coloni e contro forze israeliane che li scortavano sparando lacrimogeni. Secondo i media israeliani, durante l’episodio un colono è stato ferito da una pietra.

Il 15 luglio, ad At Tuwani (Hebron), coloni hanno lanciato pietre, ferendo un palestinese che pascolava il proprio bestiame. Secondo i media israeliani, i palestinesi avevano lanciato pietre contro i coloni, ferendone uno. Successivamente, forze israeliane hanno fatto irruzione nel villaggio effettuando un’operazione di ricerca e provocando il ferimento di un palestinese e l’arresto di tre attivisti per i diritti umani.

Il 17 luglio, vicino al villaggio di Husan (Betlemme), coloni, secondo quanto riferito provenienti dall’insediamento di Beitar Illit, hanno aggredito fisicamente una donna palestinese che lavorava la propria terra.

Il 22 luglio, nel villaggio di Al Mazra’a al Qibliya (Ramallah), secondo quanto riferito, coloni provenienti dall’avamposto dell’insediamento di Haresha hanno ferito due palestinesi. Un palestinese è stato ferito con proiettili di gomma sparati dalle forze israeliane intervenute. Secondo fonti della Comunità, durante il periodo di riferimento, più di 400 alberi e alberelli sono stati vandalizzati su terra palestinese prossima agli insediamenti israeliani, in otto casi registrati vicino ad Al Bowereh, Adh Dhahiriya, Khirbet Sarura e Umm ad Daraj (tutti a Hebron), Al Lubban Sharqiya e Sabastiya (entrambe a Nablus) e Al Mazra’a al Qibliya (Ramallah).

Altre proprietà palestinesi sono state danneggiate e il bestiame è stato ferito in 18 casi registrati a Ramallah, Nablus, Salfit, Hebron e Gerusalemme, o nelle vicinanze. I beni danneggiati comprendevano strutture residenziali e agricole, trattori, coltivazioni, tratti di reti idriche e pannelli solari. Nei restanti 18 casi segnalati in Cisgiordania, coloni israeliani hanno lanciato pietre, danneggiando 38 veicoli palestinesi.

9). In Cisgiordania, otto coloni israeliani, tra cui tre minori, sono stati feriti da palestinesi in sei diversi episodi (seguono dettagli).

Il 16 luglio, sulla strada 356 vicino all’insediamento di Tekoa (Betlemme), palestinesi armati hanno aperto il fuoco su veicoli israeliani. Tre israeliani sono rimasti feriti, compresi due minori. Successivamente, forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca nella città di Betlemme, dove hanno ferito cinque palestinesi, di cui tre con proiettili veri, e hanno fatto irruzione in una moschea dove hanno arrestato due palestinesi, tra cui uno sospettato di aver compiuto l’attacco.

Oltre ai due israeliani feriti vicino a Kobar e At Tuwani (vedi sopra), il 12 luglio, durante una manifestazione contro gli insediamenti a Kobar (Ramallah), un ragazzo di 14 anni è stato ferito da pietre lanciate da palestinesi.

Il 10 e 20 luglio, nel villaggio di Deir Qaddis (Ramallah) e all’interno dell’insediamento di Ghilo (Gerusalemme est), due israeliani sono rimasti feriti in una aggressione con coltello da parte di palestinesi. In altri tre casi registrati il 7, 9 e 16 luglio, vicino a Ramallah e Nablus, secondo fonti israeliane, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani provocando il ferimento di un israeliano e danni a tre veicoli.

10). Nella Città Vecchia di Gerusalemme, forze israeliane hanno sfollato dalla loro casa, con la forza, un’anziana coppia palestinese (seguono dettagli).

L’11 luglio, la famiglia Ghaith-Sub Laban è stata sfrattata dalla propria casa dopo che il loro contratto di locazione protetto era stato invalidato dai tribunali israeliani, consentendo il sequestro della loro proprietà da parte di un’organizzazione di coloni israeliani. A seguito del loro sfollamento, la loro casa è stata immediatamente consegnata a coloni israeliani. L’Ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissario per i Diritti Umani nei TPO ha affermato che le leggi israeliane utilizzate per sfrattare la famiglia sono intrinsecamente discriminatorie e violano gli obblighi di Israele in materia di diritti umani. Secondo le valutazioni dell’OCHA, circa 1.000 palestinesi sono a rischio di sgombero forzato a Gerusalemme est, principalmente a causa di procedimenti giudiziari avviati da gruppi di coloni.

11) Le autorità israeliane, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, hanno demolito, confiscato o costretto a demolire 54 strutture a Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, comprese 20 abitazioni. Di conseguenza, 66 palestinesi, tra cui 34 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 795 altri. Sedici (16) delle strutture interessate erano state fornite da donatori in risposta a precedenti demolizioni. Quindici (15) di queste 16 strutture sono state demolite in un’unica circostanza ad Al Muntar (Gerusalemme) e un’altra struttura è stata demolita a Beit Jala (Betlemme). L’ottanta per cento delle strutture colpite (43) si trovava in Area C. Le restanti undici strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, comprese nove strutture residenziali, provocando lo sfollamento di cinque famiglie, comprendenti 24 persone, tra cui 12 minori. Otto delle undici strutture demolite a Gerusalemme est sono state demolite dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre, non conteggiate sopra, le autorità israeliane hanno demolito due strutture agricole nell’area C di Birin vicino a Bani Na’im (Hebron) presumibilmente per “violazione di un terreno demaniale”.

12). Otto famiglie sono state sfollate dal governatorato di Gerusalemme e dalle colline a Hebron Sud, in conseguenza della violenza dei coloni e della perdita dell’accesso ai pascoli (seguono dettagli).

Il 10 e 19 luglio 2023, sette famiglie composte da 36 persone, inclusi 20 minori e otto donne (tutti registrati come rifugiati) della Comunità beduina di Al Baqa’a nel Governatorato di Gerusalemme, e una famiglia palestinese composta da 13 persone, inclusi nove minori, della Comunità di pastori di Wedadie, nelle colline di Hebron Sud (a sud del villaggio di As Samu’a) hanno smantellato le proprie strutture residenziali e di sostentamento, hanno lasciato le proprie Comunità e si sono trasferiti in luoghi più sicuri. Secondo le famiglie, il trasferimento è conseguenza dell’aumento delle attività insediative, seguite alla creazione di nuovi avamposti di insediamento di pastori e agricoltori israeliani. Tra il 2022 e il 2023 circa 300 persone sono state sfollate da Ras al Tin, Wadi as Seeq, Ein Samiya, Lifjim e Al Baqa’a, in ragione della violenza dei coloni e della perdita dell’accesso ai pascoli.

13). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 20 casi, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”. Questi episodi hanno interrotto il lavoro di agricoltori e pescatori. Un pescatore è rimasto ferito, altri quattro sono stati arrestati e una barca è stata sequestrata.

14). Il 5 luglio 2023, per la prima volta dall’escalation dello scorso maggio, gruppi armati palestinesi di Gaza hanno lanciato contro Israele cinque razzi che sarebbero stati tutti intercettati. Le forze aeree israeliane hanno effettuato quattro attacchi aerei ed hanno lanciato otto missili; secondo quanto riferito, prendendo di mira postazioni appartenenti a gruppi armati a Gaza City e nel nord di Gaza. Non ci sono state segnalazioni di feriti da nessuna delle due parti, ma sono state danneggiate una casa a Sderot e due strutture civili a Gaza.

Ultimi sviluppi (dopo il periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

Il 25, 26 e 27 luglio, in tre diverse operazioni condotte a Nablus e Qalqiliya, forze israeliane hanno sparato, uccidendo cinque palestinesi, tra cui un minore. Durante una delle operazioni, sono stati segnalati scontri a fuoco tra palestinesi e forze israeliane.

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Note a piè di pagina

1 – Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o da razzi palestinesi malfunzionanti, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute.

2 – Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte di OCHA include episodi avvenuti al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati (TPO) solo se hanno coinvolto residenti dei Territori Palestinesi Occupati come vittime o responsabili.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Versione originale

 

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Rapporto OCHA del periodo 13 giugno – 4 luglio 2023

 

1). Durante un’operazione condotta a Jenin, le forze israeliane hanno ucciso cinque palestinesi, tra cui un minore; altri due palestinesi, tra cui un altro minore, sono morti per le ferite riportate (seguono dettagli).

Il 19 giugno, forze israeliane hanno condotto un’operazione su larga scala della durata di oltre 11 ore, iniziata con unità sotto copertura che hanno fatto irruzione a Jenin durante le prime ore del mattino. Le forze israeliane hanno ucciso cinque palestinesi, tra cui un minore, e ne hanno feriti altri 90. Almeno 50 dei feriti sono stati causati da proiettili veri. Palestinesi e forze israeliane hanno avuto uno scontro a fuoco nelle aree vicine al Campo profughi di Jenin. Dai palestinesi sono stati usati ordigni esplosivi improvvisati che hanno provocato danni all’equipaggiamento militare israeliano. Successivamente, le forze israeliane hanno lanciato un attacco aereo, secondo quanto riferito, come parte del processo di evacuazione delle truppe che erano state affrontate dai palestinesi con armi da fuoco e ordigni esplosivi. Secondo fonti israeliane, durante l’operazione, otto membri delle forze israeliane sono rimasti feriti. Secondo fonti mediche, durante le operazioni, le forze israeliane hanno limitato il movimento delle ambulanze nell’area. Il 20 e 21 giugno, altri due palestinesi, tra cui una ragazza, sono morti per le ferite riportate ad opera delle forze israeliane, durante l’operazione a Jenin. Una valutazione umanitaria iniziale stima che almeno 75 case abbiano subito danni durante l’operazione, compresi i danni causati dall’uso di proiettili esplosivi da spalla. Sono stati segnalati danni anche a infrastrutture come generatori elettrici, reti idriche e servizi di telecomunicazione. Non è stato segnalato alcuno sfollamento.

2). Il 20 giugno, nel Campo profughi di Balata (Nablus), due palestinesi sono stati uccisi e un minore è rimasto ferito da un ordigno esplosivo, maneggiato incautamente e fatto esplodere.

3). Due palestinesi hanno ucciso quattro coloni israeliani, tra cui due minori, prima che venissero uccisi (seguono dettagli).

Il 20 giugno, vicino all’insediamento colonico di Eli (Nablus), due palestinesi hanno sparato, uccidendo quattro coloni israeliani, tra cui due minori, e ferendone altri quattro. Uno degli aggressori è stato colpito e ucciso da un colono israeliano sul posto, mentre l’altro è fuggito ed è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane vicino al villaggio di Aqqaba (Tubas), durante una caccia all’uomo. Successivamente, le forze israeliane hanno inasprito le restrizioni di movimento nel governatorato di Nablus e hanno chiuso diversi checkpoints.

4). Le forze israeliane hanno ucciso un palestinese durante un episodio legato a coloni (seguono dettagli).

Il 21 giugno, in seguito all’aggressione avvenuta nei pressi di Eli, circa 300-400 coloni israeliani sono entrati nella Comunità palestinese di Turmus’ayya (Ramallah), accompagnati da forze israeliane. I coloni israeliani hanno sparato, lanciato pietre, aggredito fisicamente residenti palestinesi e dato fuoco a case, veicoli, alberi e terreni coltivati di proprietà palestinese (maggiori dettagli di seguito). I palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Le forze israeliane hanno ucciso un palestinese e ne hanno feriti altri 41, tra cui due minori.

5). Le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi, tra cui un minore, in un attacco con droni a Jenin (seguono dettagli).

Il 21 giugno, vicino al checkpoint di Al Jalama (Jenin), tre palestinesi, tra cui un minore, sono stati presi di mira da un attacco aereo israeliano mentre viaggiavano su un veicolo. L’esercito israeliano ha dichiarato che l’attacco con droni era indirizzato contro palestinesi che avevano precedentemente effettuato attacchi con armi da fuoco contro israeliani. Alla chiusura del presente bollettino le autorità israeliane stavano ancora trattenendo i loro corpi.

6). In Cisgiordania, presso checkpoints, un minore palestinese è stato ucciso e sei membri delle forze israeliane e un colono israeliano sono rimasti feriti in due attacchi con armi da fuoco (seguono dettagli).

Il 24 giugno, al checkpoint di Qalandiya (Gerusalemme), un palestinese di 17 anni ha aperto il fuoco contro forze israeliane ed è stato successivamente colpito e ucciso dalle forze israeliane. Secondo fonti israeliane, due membri delle forze israeliane sono rimasti feriti. Il corpo del giovane viene trattenuto dalle autorità israeliane.

Il 13 giugno, un colono israeliano e quattro membri delle forze israeliane sono rimasti feriti quando autori, ritenuti palestinesi, hanno sparato contro i loro veicoli, vicino al checkpoint di Barta’a (Jenin). Successivamente le forze israeliane  hanno intensificato le restrizioni di accesso all’area.

7). Il 3 e 4 luglio 2023, le forze israeliane hanno condotto un’operazione aerea e terrestre su larga scala nel Campo profughi di Jenin e dintorni. I dettagli dell’impatto umanitario dell’operazione di due giorni sono disponibili negli aggiornamenti flash n. 1 e n. 2 di OCHA e nel rapporto sulla situazione n.1. Il Ministero della Sanità palestinese (MoH) ha confermato che, durante l’operazione a Jenin, sono stati uccisi dodici palestinesi, tra cui quattro minori. Inoltre, un palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane, il 3 luglio a Ramallah, durante una manifestazione con lancio di pietre in segno di protesta contro l’operazione di Jenin. Durante l’operazione sono rimasti feriti almeno 143 palestinesi. Secondo fonti israeliane, un soldato israeliano è stato ucciso e un altro è rimasto ferito. Una panoramica delle distruzioni causate dall’operazione di Jenin non è inclusa in questo rapporto poiché le valutazioni umanitarie sono ancora in corso.

8). In ulteriori episodi che hanno provocato vittime in tutta la Cisgiordania, le forze israeliane hanno ucciso tre palestinesi e altri due sono morti per le ferite riportate durante cinque operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte dalle forze israeliane, inclusa una demolizione punitiva (seguono dettagli).

Il 13 giugno, forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Balata, hanno circondato una casa e hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi. Un palestinese affetto da autismo è stato colpito e ucciso, e nove palestinesi sono rimasti feriti, tutti da proiettili veri sparati dalle forze israeliane.

Il 15 giugno, forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Nablus e condotto una demolizione punitiva della casa di famiglia del palestinese coinvolto nella sparatoria e nell’uccisione di un soldato israeliano nella città di Nablus, nell’ottobre 2022. I palestinesi hanno lanciato pietre in varie località della città di Nablus, e in alcuni casi si è verificato uno scontro a fuoco tra forze israeliane e palestinesi. Un palestinese è stato colpito e ucciso, e 333 palestinesi sono rimasti feriti, di cui tre con proiettili veri sparati dalle forze israeliane.

Il 19 giugno, forze israeliane hanno condotto un’operazione a Hussan (Betlemme), durante la quale i palestinesi hanno lanciato pietre e bottiglie incendiarie contro le forze israeliane, e queste ultime hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni, uccidendo un palestinese e ferendone altri tre, di cui due con proiettili veri.

Il 20 e 24 giugno, due palestinesi sono morti per le ferite riportate, uno durante un’operazione di ricerca-arresto nel Campo profughi di ‘Askar (Nablus) il 19 giugno, e un altro il 22 maggio 2023, durante un’operazione delle forze israeliane a Jenin che ha comportato scambi a fuoco con i palestinesi.

9). In Cisgiordania, durante il periodo in esame, 1.310 palestinesi, tra cui almeno 103 minori, sono stati feriti dalle forze israeliane, comprese 105 persone colpite da proiettili veri. La maggior parte dei feriti (618) è stata registrata in due episodi di demolizione punitiva a Nablus. Altri 317 feriti si sono verificati durante 23 operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte dalle forze israeliane in tutta la Cisgiordania. In altri 22 casi, registrati principalmente intorno a Nablus e Ramallah, 187 palestinesi sono stati feriti dalle forze israeliane. La maggior parte di loro è stata curata per inalazione di gas lacrimogeni. Ciò ha fatto seguito all’ingresso di coloni israeliani, accompagnati dalle forze israeliane, in queste Comunità palestinesi. Circa l’85% di questi feriti è stato registrato tra il 20 e il 24 giugno, dopo l’uccisione di israeliani vicino a Eli. Altri 170 feriti sono stati registrati durante manifestazioni, contro l’espansione degli insediamenti e le restrizioni di accesso legate agli insediamenti a Beit Dajan e Beita (entrambe a Nablus), e Kafr Qaddum (Qalqilya), e in altre manifestazioni contro l’operazione condotta a Jenin il 3-4 luglio. Un altro minore palestinese è stato aggredito fisicamente, ferito e arrestato dalle forze israeliane a un checkpoint nell’area H2 della città di Hebron. I restanti 17 feriti palestinesi, tra cui quattro feriti da arma da fuoco e con proiettili veri, sono avvenuti durante scontri con lancio di pietre contro le forze israeliane posizionate all’ingresso di Beit Ummar (Hebron) e Husan (Betlemme). Complessivamente, 953 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 105 sono stati colpiti da proiettili veri, 50 sono stati feriti da proiettili di gomma, 33 da schegge, 23 sono stati aggrediti fisicamente, tre sono stati colpiti da granate assordanti.

10). Nella Cisgiordania settentrionale e centrale, coloni israeliani hanno ferito 19 palestinesi ed hanno causato danni a proprietà palestinesi in 46 casi, in quattro giorni consecutivi, tra il 20 e il 24 giugno (seguono dettagli).

Dopo l’attacco con armi da fuoco vicino all’insediamento di Eli, centinaia di coloni israeliani, accompagnati da forze armate, hanno aperto il fuoco, lanciato pietre, aggredito fisicamente i residenti palestinesi e dato fuoco alle loro proprietà in 36 Comunità palestinesi; principalmente intorno a Nablus e Ramallah. In totale, 41 case di proprietà palestinese sono state danneggiate. Cinque case di proprietà palestinese sono state completamente bruciate nel villaggio di Turmus’ayya (Ramallah) e 36 sono state danneggiate o bruciate a Huwwara, Al Lubban ash Sahrqiya, ‘Urif, Turmus’ayya, Umm Saffa e Sinjil. La maggior parte dei danni è avvenuta alle finestre, frantumate con pietre dai coloni. Almeno sei famiglie palestinesi, sono state sfollate; comprendevano 25 palestinesi, tra cui otto donne, 12 minori e una persona con disabilità. Almeno 75 veicoli di proprietà palestinese sono stati danneggiati o distrutti, di cui 39 completamente bruciati. Inoltre, il 21 giugno, coloni israeliani hanno vandalizzato una scuola e una moschea a ‘Urif (Nablus). La sera del 21 giugno, coloni israeliani sono entrati nella scuola vuota e hanno lanciato bottiglie incendiarie contro le finestre di due aule, provocando danni. In totale, durante questi attacchi di coloni, 19 palestinesi, tra cui cinque minori, sono stati feriti da coloni e altri 160 sono stati feriti da forze israeliane intervenute o comunque coinvolte. Dei 160 feriti, 14 sono stati causati da proiettili veri, 15 da proiettili di gomma, 123 hanno ricevuto cure mediche per aver inalato gas lacrimogeni sparati dalle forze armate e otto sono stati aggrediti fisicamente. A‘Urif (Nablus), quattro coloni israeliani sono stati feriti da pietre lanciate da palestinesi durante uno di questi episodi.

11). Altri sei palestinesi, tra cui tre minori, sono stati feriti da coloni israeliani, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 33 casi registrati in Cisgiordania. Questi si aggiungono alle vittime palestinesi da parte di coloni e forze israeliane nei suddetti episodi relativi a coloni (seguono dettagli).

Il 21 giugno, coloni israeliani hanno aggredito fisicamente e ferito un palestinese all’ingresso di Birin (Hebron) con una sbarra di metallo.

Il 28 giugno, coloni hanno aggredito fisicamente e ferito due minori palestinesi che pascolavano il loro bestiame ad Al Mu’arrajat East (Ramallah).

Lo stesso giorno, coloni israeliani hanno allestito due tende residenziali su un terreno privato palestinese a Khirbet, nell’area di Tawamini, a Massafer Yatta (Hebron). In un successivo scontro fisico tra proprietari terrieri palestinesi e coloni israeliani, un palestinese è stato aggredito fisicamente e ferito.

Il 2 luglio, coloni israeliani hanno bloccato una strada vicino al villaggio di Yasuf (Nablus) e hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi. Un minore palestinese è stato ferito con pietre e due veicoli hanno subito danni. Il 3 luglio, un palestinese è stato colpito e ferito da proiettili veri sparati da coloni israeliani, dopo che, durante la notte, coloni scortati dalle forze israeliane avevano attaccato il villaggio di Deir Dibwan (Ramallah). I palestinesi hanno lanciato pietre e i coloni israeliani hanno sparato proiettili veri, provocando il ferimento di un palestinese a una mano.

Secondo fonti delle Comunità, durante il periodo di riferimento, più di 260 alberi e alberelli sono stati vandalizzati su terra palestinese vicino agli insediamenti israeliani, in otto episodi segnalati vicino a Husan e Al Khadr (entrambi a Betlemme), Tarqumiya, Al Bowereh e At Tuwani (tutti a Hebron) , Umm Saffa e Dura al Qar’a (entrambe a Ramallah) e Kafr ad Dik (Salfit). Altre proprietà palestinesi sono state danneggiate e il bestiame è rimasto ferito in 14 casi verificatisi a Ramallah, Nablus, Salfit, Hebron, Gerusalemme e Qalqiliya o nelle vicinanze. Le proprietà danneggiate includevano strutture residenziali e agricole, trattori, colture e una rete idrica. Negli altri 11 casi segnalati in Cisgiordania, coloni israeliani hanno lanciato pietre, danneggiando 19 veicoli palestinesi.

12). Oltre ai quattro israeliani uccisi e ai nove feriti vicino al checkpoint di Eli, Barta’a (Jenin) e ‘Urif (Nablus) (vedi sopra), in Cisgiordania, altri due coloni sono rimasti feriti in episodi di lancio di pietre. In due casi, il 22 giugno e il 4 luglio, palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani vicino a Gerico e Gerusalemme, provocando il ferimento di due israeliani e danni a due veicoli. In altri quattro casi, secondo fonti israeliane, persone ritenute palestinesi hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani, vicino a Ramallah, Gerico e Betlemme, causando danni a due veicoli.

13). In Israele, dieci israeliani sono rimasti feriti in due attacchi palestinesi con accoltellamento e speronamento con auto e un aggressore palestinese è stato ucciso (seguono dettagli).

Il 3 luglio, un ragazzo palestinese di 14 anni di Jenin ha accoltellato e ferito un israeliano a Bnei Brak (Israele) prima di essere arrestato dalla polizia israeliana.

Il 4 luglio, un palestinese di Hebron ha speronato con il suo veicolo dei pedoni israeliani a Tel Aviv, prima di uscire dalla sua auto e accoltellare altri. Secondo fonti israeliane, almeno nove persone sono rimaste ferite, tra cui una donna incinta che ha perso il bambino. Secondo quanto riferito, l’autore è stato ucciso da un civile israeliano.

14). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 38 strutture comprese 14 abitazioni. Di conseguenza, 48 palestinesi, tra cui 22 minori, sono stati sfollati e i mezzi di sussistenza di oltre 8.000 altri ne sono stati colpiti. Sei delle strutture colpite erano state fornite da donatori in risposta a precedenti demolizioni nelle Comunità di Hammamat al Maleh e Ein al Hilwa – Um al Jmal (entrambe a Tubas). Più della metà delle strutture colpite (23) si trovavano in Area C. Le restanti 15 strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, inclusa una struttura residenziale ad Ath Thuri, provocando lo sfollamento di due famiglie comprendenti 14 persone, tra cui sei minori. Undici (11) delle 15 strutture demolite a Gerusalemme Est sono state distrutte dai loro proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

15). Il 15 e 22 giugno, forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Nablus, nell’Area A della Cisgiordania, e hanno demolito con esplosivi due appartamenti in due distinti edifici a più piani, per motivi punitivi, sfollando due famiglie comprendenti undici persone, tra cui tre minori. Entrambe le case appartenevano alle famiglie di due uomini arrestati e accusati di aver ucciso un soldato israeliano nell’ottobre 2022. Il 14 giugno, durante una di queste demolizioni, un palestinese è stato ucciso dalle forze israeliane, mentre, durante entrambe le demolizioni, altre 618 persone, compresi 38 minori, sono state ferite. Secondo quanto riferito, i palestinesi hanno lanciato pietre e oggetti esplosivi e le forze israeliane hanno usato munizioni vere, proiettili di metallo rivestiti di gomma e lacrimogeni. Dall’inizio del 2023, per motivi punitivi, sono state demolite 14 case e una struttura agricola, rispetto alle 14 strutture di tutto il 2022 e alle tre del 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale.

16). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso, in almeno 21 casi, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”. In tali circostanze, il lavoro di agricoltori e pescatori è stato gravemente limitato. In due casi, un pescatore è rimasto ferito e altri cinque sono stati arrestati. Inoltre, un peschereccio è stato sequestrato e un altro è stato danneggiato. In due occasioni, le forze israeliane hanno utilizzato bulldozer per spianare il terreno all’interno di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale, nell’Area centrale. In altre circostanze, tre uomini palestinesi sono stati arrestati dalle forze israeliane mentre cercavano di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale.

17). Il 3 e 4 luglio, a Gaza City, palestinesi si sono riuniti vicino alla recinzione perimetrale israeliana per protestare contro l’operazione delle forze israeliane a Jenin. Cinque palestinesi sono rimasti feriti, tra cui un minore, mentre i manifestanti lanciavano pietre e le forze israeliane sparavano proiettili veri.

18). Inoltre, nella Striscia di Gaza, il 14 e il 26 giugno, tre minori palestinesi sono stati feriti dall’esplosione di residuati bellici che avevano trovato a Rafah e nella città di Gaza e che stavano manomettendo.

Ultimi sviluppi (dopo il periodo di riferimento)

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

Il 6 luglio, nei pressi dell’insediamento israeliano di Kedumim e del villaggio palestinese di Jit (Qalqiliya), un palestinese ha sparato, uccidendo un soldato israeliano; l’uomo è stato successivamente ucciso dalle forze israeliane. Una guardia israeliana è rimasta ferita.

Il 7 luglio, durante una un’operazione che stavano conducendo a Nablus, in uno scontro a fuoco con palestinesi, le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi.

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Note a piè di pagina

1 – Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane; ad esempio da civili israeliani o da razzi palestinesi malfunzionanti, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute.

2 – Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente.

La protezione dei dati dei civili da parte di OCHA include episodi avvenuti al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati (TPO) solo se hanno coinvolto residenti dei Territori Palestinesi Occupati come vittime o responsabili.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Versione Originale

Associazione per la pace – Via S. Allende, 5 – 10098 Rivoli TO; e-mail: assopacerivoli@yahoo.it




Adam, Fuad, Abdullah, Omar: i 28 ragazzini palestinesi uccisi quest’anno dalle forze armate israeliane

Amira Hass

12 giugno 2023-Haaretz

A Gaza Tamin di cinque anni è morto letteralmente di paura durante un’incursione aerea, Mustafa è stato colpito al cuore mentre assieme ai suoi amici tirava pietre a soldati distanti 50 metri

Le forze israeliane, di solito l’esercito, quest’anno hanno ucciso finora 28 minori in Cisgiordania e a Gerusalemme:

1° gennaio: Fuad Abed, 17 anni. Colpito all’addome e alla coscia durante un raid volto a demolire delle case nel villaggio di Kafr Dan vicino a Jenin, una punizione per un precedente attacco da parte di uno dei membri della famiglia. I giovani si stavano scontrando con gli invasori.

3 gennaio: Adam Ayyad, 15 anni. Colpito alla schiena e al braccio durante un raid nel campo profughi di Deheisheh vicino a Betlemme. I giovani lanciavano pietre e molotov contro gli invasori.

5 gennaio: Amer Zeitoun, 16 anni. Colpito alla testa, al braccio e alla gamba durante un’incursione nel campo profughi di Balata, vicino a Nablus. I giovani si stavano scontrando con i soldati invasori.

16 gennaio: Amru al-Khmour, 14 anni. Colpito alla testa durante un’incursione nel campo profughi di Deheisheh. I giovani lanciavano pietre e molotov.

25 gennaio: Wadia Abu Ramouz, 17 anni. Colpito al cuore durante scontri con la polizia di frontiera a Silwan, Gerusalemme. Il suo corpo è stato restituito alla famiglia il 2 giugno. La polizia di frontiera ha il compito di proteggere gli ebrei che si impossessano di terreni e case nel quartiere.

25 gennaio: Mohammed Ali, 16 o 18 anni. Ucciso durante un raid volto a demolire una casa nel campo profughi di Shoafat. Aveva in mano una pistola giocattolo, l’ha gettata via, è fuggito ed è stato colpito alla schiena. Alla famiglia è stato permesso di seppellirlo il 5 febbraio.

26 gennaio: Abdullah Moussa, 17 anni. Colpito al petto durante un raid nel campo profughi di Jenin e uno scontro con uomini armati.

26 gennaio: Waseem Abu Jaouz, 16 anni. Colpito durante un’incursione nel campo profughi di Jenin. È stato investito da una jeep dell’esercito mentre i soldati stavano lasciando il campo.

26 gennaio: Naif al-Awdat, 10 anni, di Nuseirat a Gaza. È morto per le ferite riportate durante un attacco aereo del 6 agosto sul villaggio di Abasan mentre tornava a casa di suo nonno da un negozio di alimentari.

7 febbraio: Hamza Ashkar, 16 anni. Colpito al petto durante un’incursione nel nuovo campo profughi di Askar, dopo aver lanciato una sbarra di ferro contro una jeep blindata mentre l’esercito si stava allontanando.

8 febbraio: Muntaser al-Shawa, 16 anni. Colpito alla testa dopo aver sparato contro l’esercito e fedeli ebrei che avevano invaso Nablus vicino al campo profughi di Balata.

13 febbraio: Qusai Waked, 14 anni. Colpito all’addome durante un’incursione nel campo profughi di Jenin.

14 febbraio: Mahmoud Ayyad, 17 anni. Colpito a un occhio durante un’incursione nel campo profughi di Far’a. Stava correndo con un ordigno esplosivo in mano.

22 febbraio: Mohammed Farid, 16 anni. Colpito durante un raid a Nablus.

3 marzo: Mohammed Salim, 17 anni. Colpito alla schiena durante un’incursione nella città di Azzun vicino a Qalqilyah, dopo che lui e altri avevano lanciato molotov sulla strada.

7 marzo: Waleed Nassar, 15 anni. Colpito all’addome mentre lanciava pietre contro i soldati che invadevano il campo profughi di Jenin.

10 marzo: Amir Odeh, 14 anni. Colpito al petto dopo aver scavalcato la barriera di separazione al checkpoint di Eyal a Qalqilyah. Ha anche lanciato una molotov contro una torre di guardia fortificata dell’esercito. Nessun soldato è rimasto ferito.

16 marzo: Omar Awadeen, 14 anni. Colpito alla schiena da forze speciali sotto copertura mentre pedalava sulla sua bicicletta a Jenin.

10 aprile: Mohammed Balhan, 17 anni. Colpito alla testa, al torace, all’addome e al bacino durante un’invasione del campo profughi di Aqabat Jabr, mentre venivano lanciate pietre lanciate contro gli invasori.

28 aprile: Mustafa Sabah, 15 anni. Colpito al cuore dopo che lui e i suoi amici avevano lanciato pietre contro i soldati a 50 metri di distanza mentre le truppe si avvicinavano al villaggio di Tekoa vicino a Betlemme.

1° maggio: Mohammed al-Lad’a, 17 anni. Colpito alla testa durante un raid nel campo profughi di Aqabat Jabr durante scontri con i soldati.

9 maggio: Mayar Ezzeddin, 11 e Ali Ezzeddin, 8. Uccisi in casa nella gigantesca prigione conosciuta come la Striscia di Gaza durante un attacco aereo. L’obiettivo: il loro padre.

9 maggio: Hajar al-Bahtini, 5 anni. Ucciso in un attacco aereo su Gaza. Il bersaglio: suo padre.

9 maggio: Eman Addas, 17 anni (e sua sorella di 19 anni). Uccise in un attacco aereo su Gaza. L’obiettivo: un loro vicino.

10 maggio: Layan Mdoukh, 10 anni. Ucciso durante un attacco aereo nel quartiere di al-Tufah a Gaza.

10 maggio: Tamim Daoud, 5 anni. Morto letteralmente di paura durante un attacco aereo su Gaza.

10 maggio: Yazen Elian, 16 anni. Ucciso in un attacco aereo su Gaza.

6 giugno: Mahmoud Tamimi, 2 anni. Colpito alla testa nel villaggio di Nabi Saleh vicino a Ramallah da una torre di guardia dell’esercito, posta lì per proteggere l’espansione della colonia di Neveh Tzuf, costruita sulla terra di Nabi Saleh

Questo elenco si basa sui dati raccolti dall’attivista di sinistra Adi Ronen Argov e dall’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem, e sui resoconti dei media.

Dal 30 settembre 2000, inizio della seconda intifada, le forze israeliane hanno ucciso 2.252 minori palestinesi, 42 dei quali lo scorso anno. Il 44% dei 5 milioni di palestinesi che vivono in Cisgiordania e a Gaza (compresa Gerusalemme) ha meno di 18 anni.

Sono nati nella realtà violenta del potere militare che governa la loro esistenza e che si è insediato nella loro terra senza riguardo per le loro vite. Questi bambini maturano velocemente, vivendo senza alcuna speranza di normalità o di un presente o futuro decente.

(traduzione dall’Inglese di Giuseppe Ponsetti)




Rapporto OCHA del periodo 2 – 15 maggio 2023

). I dettagli dell’escalation delle ostilità, dal 9 al 13 maggio a Gaza e in Israele, sono disponibili negli aggiornamenti flash di OCHA.

Al momento, nella Striscia di Gaza, le Nazioni Unite hanno accertato l’uccisione di 33 palestinesi; un ulteriore decesso è ancora in fase di verifica. Delle vittime accertate, almeno dodici erano civili, tra cui quattro ragazze, due ragazzi, quattro donne e due uomini. Secondo fonti israeliane e palestinesi, almeno tre delle vittime palestinesi sono state uccise da razzi mal funzionanti ricaduti in Gaza. Secondo il Ministero della Salute (MoH) a Gaza, 190 palestinesi sono rimasti feriti all’interno dell’enclave costiera, tra cui 64 minori e 38 donne. In Israele, secondo fonti sanitarie, i razzi hanno ucciso una donna israeliana e un lavoratore palestinese di Gaza e almeno 40 persone sono rimaste ferite.

2). Il 2 maggio, in una prigione israeliana, è morto un palestinese di Jenin dopo uno sciopero della fame durato quasi tre mesi. Al momento di concludere il presente rapporto, le autorità israeliane stavano ancora trattenendo il suo corpo, insieme a quelli di altri 132 palestinesi. Secondo una Organizzazione per i diritti umani, alcuni dei corpi sono trattenuti dal 2016. Dopo la sua morte, tra il 2 e il 3 maggio, gruppi armati palestinesi di Gaza hanno lanciato razzi e altri proiettili contro Israele, provocando, secondo fonti sanitarie, il ferimento di 11 israeliani e tre stranieri, e danni alle proprietà. Le forze israeliane hanno effettuato attacchi aerei e bombardamenti, secondo quanto riferito, prendendo di mira strutture militari di Gaza. A seguito degli attacchi aerei israeliani, secondo quanto riferito, un palestinese è stato ucciso e altri cinque sono rimasti feriti dalle schegge di un razzo. Inoltre, secondo quanto riferito, sono state danneggiate proprietà civili, tra cui diverse case, una scuola, linee elettriche e idriche.

3). Nel corso di tre operazioni che hanno coinvolto forze sotto copertura e scontri a fuoco con palestinesi, le forze israeliane hanno ucciso sette palestinesi e ferito altri 236 (seguono dettagli).

Il 4 maggio, le forze israeliane sotto copertura hanno fatto irruzione nella Città Vecchia di Nablus, dove hanno circondato e sparato proiettili esplosivi contro un edificio residenziale, uccidendo tre palestinesi, distruggendo una casa e provocando danni ad altre tre case. Secondo l’esercito israeliano, tra le vittime c’erano palestinesi sospettati di aver ucciso, il 7 aprile, tre coloni israeliani tra cui un minore. L’operazione è durata circa tre ore, durante le quali sono rimasti feriti 156 palestinesi, di cui quattro colpiti da proiettili veri. Durante l’operazione è stato necessario evacuare dozzine di scolari e personale della vicina scuola. Più di 50 alunni hanno ricevuto cure mediche dopo aver inalato gas lacrimogeni sparati dalle forze israeliane. Secondo fonti mediche, durante l’operazione le forze israeliane hanno limitato il movimento delle ambulanze nell’area.

Il 6 maggio, le forze israeliane sotto copertura hanno condotto un’altra operazione nel Campo profughi di Tulkarm, dove hanno circondato una casa e hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi. Due palestinesi sono stati uccisi; secondo l’esercito israeliano entrambi avevano partecipato a uno scontro a fuoco con le forze israeliane e avevano precedentemente sparato e ferito un colono israeliano. Due palestinesi sono rimasti feriti e altri due sono stati arrestati, compreso uno dei feriti.

Il 13 maggio, le forze israeliane sotto copertura, usando un autobus palestinese, hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Balata (Nablus), hanno circondato un edificio e hanno sparato a dei palestinesi. Due palestinesi sono stati uccisi da proiettili veri sparati dalle forze israeliane. Secondo l’esercito israeliano entrambi erano armati, mentre testimoni oculari e Organizzazioni per i diritti umani riferiscono che non erano né armati né coinvolti in uno scontro a fuoco. Durante la stessa operazione, altri 78 palestinesi sono rimasti feriti; di cui tre colpiti da munizioni vere.

4). Le forze israeliane hanno ucciso altri quattro palestinesi durante altre tre operazioni, alcune delle quali avrebbero comportato scontri a fuoco con palestinesi (seguono dettagli).

Il 10 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione a Qabatiya (Jenin), dove hanno sparato e ucciso due palestinesi che, secondo l’esercito israeliano, avevano sparato contro di loro. Un passante palestinese è stato ferito ed è morto il giorno successivo per le ferite riportate. Durante l’operazione, i palestinesi hanno lanciato pietre e ordigni esplosivi contro le forze israeliane. Secondo quanto riferito, separatamente, ha avuto luogo anche uno scontro a fuoco.

L’11 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Nur Shams (Tulkarm) dove, secondo quanto riferito, hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi, due dei quali sono rimasti feriti. Durante lo stesso episodio, un anziano palestinese che transitava nell’area,è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane. Secondo le forze israeliane, un soldato israeliano è rimasto ferito.

Il 15 maggio, nel Campo profughi di Askar (Nablus), le forze israeliane hanno ucciso un palestinese in un episodio in cui le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre e petardi contro di loro. Le forze erano entrate nel Campo per un sopralluogo nella casa di famiglia di un palestinese accusato di aver ucciso due coloni israeliani; secondo quanto riferito, intendevano preparare la demolizione punitiva della casa. Un minore palestinese è stato ferito con proiettili veri. Dall’inizio del 2023 fino al 15 maggio, in Cisgiordania (inclusa Gerusalemme est), le forze israeliane hanno ucciso 108 palestinesi, più del doppio del bilancio di vittime (51) nello stesso periodo nel 2022.

5). In episodi separati, registrati ai checkpoints militari israeliani, le forze israeliane hanno ucciso altri due palestinesi, un uomo e una donna (seguono dettagli).

Il 13 maggio, a un checkpoint sulla Linea Verde, vicino all’ingresso di Barta’a (Jenin), le forze israeliane hanno sparato uccidendo un palestinese. Secondo l’esercito israeliano, l’uomo aveva tentato di accoltellare un soldato israeliano; non sono stati segnalati feriti israeliani.

Il 4 maggio, le forze israeliane hanno sparato uccidendo una donna palestinese che aveva accoltellato un soldato israeliano di stanza a un checkpoint sulla Linea Verde, vicino all’ingresso di Barta’a (Jenin) nella città di Huwwara (Nablus). Un soldato israeliano è rimasto ferito. Dall’inizio dell’anno, in Cisgiordania, sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane 12 palestinesi mentre attaccavano o presumibilmente tentavano di attaccare le forze israeliane.

6). In Cisgiordania sono stati feriti dalle forze israeliane 688 palestinesi, tra cui almeno 72 minori; 54 di loro sono stati colpiti con proiettili veri (seguono dettagli).

Dei feriti, 516 sono stati segnalati durante nove operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte dalle forze israeliane, compresi i 240 feriti palestinesi riportati nelle operazioni menzionate sopra.

In due casi, le forze israeliane hanno ferito nove palestinesi (tutti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni): il primo caso è stato registrato nella Comunità palestinese di Qaryut (Nablus), in seguito all’ingresso di coloni israeliani (accompagnati da forze israeliane) presso una sorgente; il secondo caso, all’ingresso di Deir Sharaf (Nablus), in seguito al lancio di pietre da parte di coloni israeliani contro veicoli palestinesi.

Altri 145 palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan e Beita (entrambi a Nablus), Kafr Qaddum (Qalqilya), Shufa (Tulkarm), presso il Campo profughi di Al ‘Arrub (Hebron) e nella città di Betlemme, durante manifestazioni contro le restrizioni di accesso, l’espansione degli insediamenti e la morte di un prigioniero palestinese (di cui sopra).

Altri sei palestinesi, tra cui due minori, sono rimasti feriti quando palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane di stanza a un checkpoint recentemente costituito all’ingresso dei villaggi di Al Mughayyir (Ramallah) e Deir Sharaf (Nablus); le forze israeliane hanno usato munizioni vere e proiettili di gomma. In altri episodi, le forze israeliane hanno sparato e ferito due palestinesi che stavano cercando di raggiungere i loro luoghi di lavoro in Israele attraverso brecce abusive praticate nella Barriera, vicino a Habla (Qalqilya).

Dieci feriti aggiuntivi sono stati segnalati durante un caso di confisca a Jubbet adh Dhib (Betlemme) e una demolizione punitiva a Haris (Salfit) (vedere ulteriori dettagli di seguito). Complessivamente, 587 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 54 sono stati colpiti da proiettili veri, 39 sono stati feriti con proiettili di gomma, tre sono stati feriti da schegge e cinque sono stati aggrediti fisicamente.

7). In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito cinque palestinesi, di cui tre con proiettili veri, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 28 casi. Ciò si aggiunge al ferimento di nove palestinesi da parte delle forze israeliane nei due episodi summenzionati che hanno coinvolto coloni a Qaryut e Deir Sharaf (entrambi a Nablus) (seguono dettagli).

L’8 maggio, a Jalud (Nablus), coloni israeliani, secondo quanto riferito, provenienti dall’insediamento di Esh Kodesh, hanno aggredito fisicamente e ferito un contadino palestinese mentre lavorava nel suo podere.

Il 10 maggio, a Deir Dibwan (Ramallah), un gruppo di coloni israeliani, alcuni armati, hanno sparato e ferito con proiettili veri due palestinesi ed hanno aggredito fisicamente e ferito un minore palestinese.

Il 12 maggio, a Silwad (Ramallah), vicino all’insediamento israeliano di Ofra, palestinesi si sono scontrati, lanciando pietre, con coloni che pascolavano il loro bestiame su terreni coltivati di proprietà palestinese. Un palestinese è stato ferito con proiettili veri e un altro è stato aggredito e ferito fisicamente.

Secondo fonti della Comunità, durante il periodo di riferimento, più di 870 alberi e alberelli sono stati vandalizzati su terra palestinese prossima agli insediamenti israeliani, anche dove l’accesso palestinese alla terra richiede l’approvazione dell’esercito israeliano; tali danni sono stati segnalati in 13 casi riferiti alla Cisgiordania. In altri dieci casi, registrati a Ein Samiya, Rammun, Silwad, Deir Dibwan e Al Mazra’a al Qibliya (tutti a Ramallah), Biddya (Salfit), Jalud (Nablus), Maghayir al Abeed (Hebron), secondo testimoni oculari e fonti delle Comunità locali, coloni hanno fatto irruzione nelle case e nei terreni agricoli danneggiando raccolti, due strutture residenziali e agricole e provocando danni al bestiame. Nei rimanenti undici casi segnalati in Cisgiordania, coloni israeliani hanno lanciato pietre, danneggiando 11 veicoli palestinesi.

8). In Cisgiordania, in quattro diversi episodi, sono rimasti feriti due coloni israeliani, tra cui una donna (seguono dettagli).

In un episodio registrato il 2 maggio, un palestinese ha sparato a un veicolo israeliano nei pressi di Shufa (Tulkarm).

In altri due casi, persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania, causando danni a due veicoli. Inoltre, a Husan (Betlemme), palestinesi hanno appiccato il fuoco a un veicolo di coloni. Complessivamente, secondo fonti israeliane, sono stati danneggiati almeno quattro veicoli israeliani.

9). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 42 strutture, comprese 17 case. Nove delle strutture erano state fornite da donatori come assistenza umanitaria, inclusa una scuola (maggiori dettagli di seguito). Di conseguenza, 50 palestinesi, tra cui 23 minori, sono stati sfollati e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di oltre 600 altri. Più della metà delle strutture colpite (26) erano in Area C, inclusa una scuola finanziata da donatori. Le restanti 16 strutture sono state demolite a Gerusalemme est, comprese due strutture residenziali demolite nell’area di Wadi Qaddum, a Silwan, provocando lo sfollamento di sette famiglie comprendenti 39 persone, tra cui 22 minori. Altre sette strutture sono state distrutte dai proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane. Inoltre (non conteggiata sopra), nell’Area A della Cisgiordania, le forze israeliane hanno distrutto una struttura residenziale e causato danni ad altre tre, durante un’operazione delle forze israeliane condotta nella Città Vecchia di Nablus (vedi sopra).

10). Nel sud di Betlemme è stata demolita una scuola finanziata da donatori. Il 7 maggio, adducendo la mancanza di un permesso di costruzione rilasciato da Israele e problemi di sicurezza strutturale, le forze israeliane hanno demolito una scuola palestinese finanziata dall’UE che ospitava almeno 40 alunni di Jubbet Adh Dhib (Betlemme). Cinquantasette scuole in tutta la Cisgiordania sono a rischio demolizione.

In un caso separato, il 10 maggio, l’amministrazione civile israeliana, insieme alle forze israeliane, ha smantellato e confiscato due tende che erano state utilizzate come aule temporanee per gli alunni della scuola di Jubbet adh Dhib. Le tende erano state fornite come assistenza umanitaria in risposta alla demolizione del 7 maggio. Durante la confisca sono scoppiati scontri tra residenti palestinesi e forze israeliane, durante i quali i palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato proiettili di gomma e lacrimogeni; di conseguenza, otto palestinesi sono rimasti feriti. Attrezzature scolastiche, comprese sedie e scrivanie, sono state confiscate dalle forze israeliane.

11). Il 2 e 3 maggio, le forze israeliane hanno fatto irruzione nei villaggi di Hajja (Qalqilya) e Haris (Salfit), nell’Area B della Cisgiordania, e hanno demolito per motivi punitivi due case a più piani; appartenevano a famiglie i cui membri avevano ucciso quattro israeliani e ne avevano feriti altri. Tre famiglie, composte da 14 persone, tra cui otto minori, sono state sfollate. Altri nove, tra cui tre minori, sono stati colpiti in forme diverse. Durante la demolizione, i palestinesi hanno lanciato pietre contro le forze israeliane che hanno sparato lacrimogeni, ferendo un palestinese. Dall’inizio del 2023, sono state demolite, per motivi punitivi, dieci case e una struttura agricola, rispetto alle 14 strutture demolite in tutto il 2022 e alle tre nel 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali ai sensi del diritto internazionale, poiché prendono di mira le famiglie di un aggressore, o presunto aggressore.

12). In Cisgiordania, le chiusure continuano ad impedire l’accesso di migliaia di palestinesi a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli).

All’ingresso del villaggio di Shufa (Tulkarm), il 2 maggio, l’esercito israeliano ha eretto cumuli di terra e blocchi di cemento e il 14 maggio ha installato un cancello stradale, ostacolando il movimento di almeno 1.400 palestinesi; ciò è accaduto, secondo quanto riferito, in risposta a spari contro veicoli di coloni israeliani che hanno provocato il ferimento di un colono.

Nell’area H2 della città di Hebron, continuano le segnalazioni di numerosi checkpoints “volanti”, principalmente nell’area non riservata della città. Complessivamente, sono stati rilevati un totale di 12 checkpoints volanti, rispetto a una media bisettimanale di due registrata dall’inizio del 2023. Le forze israeliane hanno intensificato i controlli di sicurezza a questi checkpoints, causando lunghi ritardi per le persone in transito (fino a tre ore in alcuni casi ).

13). Nella zona non interdetta dell’area H2 di Hebron, il 3 maggio, a causa di una disputa sulla proprietà, le autorità israeliane hanno emesso un ordine di sgombero definitivo contro due strutture a più piani, tra cui un laboratorio di falegnameria. Questo sgombero inciderebbe sul sostentamento di una famiglia palestinese composta da dieci persone, tra cui otto minori. I palestinesi che vivono nell’area H2 sono esposti a politiche e pratiche israeliane coercitive.

14). Nella Striscia di Gaza, nei pressi della recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento” in almeno dieci casi (tutti segnalati prima dell’escalation delle ostilità). Non sono stati segnalati feriti o danni. In una occasione, bulldozer militari israeliani hanno spianato i terreni della zona centrale prossimi alla recinzione perimetrale, all’interno di Gaza. Durante l’escalation delle ostilità, adducendo problemi di sicurezza, le autorità palestinesi locali hanno vietato tutte le attività di pesca al largo della costa di Gaza, per un totale di sei giorni.

Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane (ad esempio da civili israeliani) o colpiti da razzi palestinesi non giunti a bersaglio, così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’aggressore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute.

2 Le vittime israeliane in questi rapporti includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte o l’identità dell’aggressore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente.

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Rapporto OCHA del periodo 28 marzo – 18 aprile 2023

https://www.ochaopt.org/poc/28-march-17-april-2023

1). In Cisgiordania le forze israeliane hanno ucciso sei palestinesi, tra cui un minore, durante operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni delle forze israeliane, alcune delle quali, secondo quanto riferito, hanno comportato uno scontro a fuoco con palestinesi; un altro palestinese è morto per le ferite riportate (seguono dettagli).

Il 28 marzo, un palestinese è morto per le ferite riportate il 22 febbraio quando è stato colpito, con proiettili veri, dalle forze israeliane che operavano nella città di Nablus. Ciò porta a 12 il numero di vittime di quell’episodio; il numero più alto di vittime palestinesi in un singolo caso occorso in Cisgiordania, da quando, nel 2005, l’OCHA ha iniziato a registrare le vittime.

Il 3 aprile, forze israeliane hanno fatto irruzione nella città di Nablus per arrestare i palestinesi coinvolti nella sparatoria, avvenuta a Huwwara il 25 marzo, in cui furono feriti due soldati israeliani. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi, uccidendone due. Successivamente, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre contro di loro; 56 palestinesi sono rimasti feriti e due sono stati arrestati. Durante l’operazione, le forze israeliane hanno ostacolato il lavoro dei paramedici e un’ambulanza è stata colpita da lacrimogeni.

Il 10 aprile, durante un’operazione di ricerca-arresto condotta nel Campo profughi di Aqbat Jaber (Gerico), le forze israeliane hanno ucciso un ragazzo palestinese di 15 anni e ne hanno ferito altri due con munizioni vere; durante tale operazione i palestinesi hanno lanciato pietre e le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili di gomma e lacrimogeni. Ad oggi, nel 2023, in Cisgiordania, il numero totale di minori palestinesi uccisi dalle forze israeliane è 17; nel 2022, in un periodo equivalente, erano state 8.

L’11 aprile, vicino a Deir al Hatab villaggio (Nablus), le forze israeliane hanno ucciso due palestinesi e ne hanno ferito un altro. Secondo l’esercito israeliano, prima che le forze israeliane di stanza nelle vicinanze sparassero al loro veicolo, i palestinesi avevano aperto il fuoco contro una postazione militare all’ingresso dell’insediamento colonico di Elon Moreh.

L’8 aprile, all’ingresso del villaggio di Azzun (Qalqiliya), le forze israeliane hanno sparato e ucciso con proiettili veri un palestinese; le prime informazioni provenienti da Organizzazioni per i diritti umani indicano che l’uomo fosse tra i palestinesi che lanciavano petardi contro le forze israeliane posizionate a un checkpoint all’ingresso del villaggio.

Durante il primo trimestre del 2023, il numero di palestinesi uccisi dalle forze israeliane (84) è stato quasi quattro volte superiore rispetto allo stesso periodo del 2022 (22).

2). Un palestinese è stato ucciso e quattro soldati israeliani sono rimasti feriti in due episodi avvenuti a Hebron e a Gerusalemme (seguono dettagli).

Il 1° aprile, a un checkpoint militare israeliano posizionato all’ingresso di Beit Ummar (Hebron), un palestinese ha speronato con un veicolo tre soldati israeliani, ferendoli; successivamente l’uomo è stato colpito e ucciso dalle forze israeliane. Ad oggi, in Cisgiordania, nel 2022, nove palestinesi sono stati colpiti e uccisi dalle forze israeliane mentre attaccavano o presumibilmente tentavano di attaccare forze israeliane.

Il 1° aprile, nei pressi di uno dei cancelli che conducono alla moschea di Al Aqsa, nella Città Vecchia di Gerusalemme, un agente di polizia israeliano ha ucciso un cittadino palestinese di Israele. Secondo la polizia israeliana, l’uomo aveva afferrato l’arma di un agente di polizia e gli aveva sparato due volte. Testimoni oculari contestano questo racconto; inoltre non è stato reso disponibile alcun filmato della telecamera di sorveglianza. Le autorità israeliane hanno aperto un’inchiesta sulla sparatoria. Inoltre, lo stesso giorno, vicino a Jaba’ Junction, a nord-est di Gerusalemme, un uomo armato, ritenuto palestinese, ha aperto il fuoco contro forze israeliane ed è fuggito. Secondo i media israeliani un soldato israeliano è rimasto ferito.

3). Il 7 aprile, tre coloni israeliani, una madre e le due figlie, una delle quali minorenne, mentre percorrevano la Strada 57 nella Valle del Giordano (Tubas), sono state uccise da un uomo armato, ritenuto palestinese. Le due sorelle sono state uccise sul colpo mentre la madre è deceduta tre giorni dopo per le ferite riportate. L’aggressore è fuggito. Le forze israeliane hanno avviato una caccia all’uomo, bloccando le strade principali nella Valle del Giordano. Ciò porta a diciotto il numero di israeliani uccisi, finora, nel 2023, in Cisgiordania, Gerusalemme est e Israele; oltre a un cittadino straniero e un soldato. Nel 2022, in un periodo equivalente, furono sei.

4). In Cisgiordania, sono stati feriti dalle forze israeliane 567 palestinesi (tra cui almeno 91 minori), 25 dei quali sono stati colpiti da proiettili veri (seguono dettagli). Ventisette palestinesi sono rimasti feriti durante 18 operazioni di ricerca-arresto e altre operazioni condotte dalle forze israeliane in più località, oltre ai 56 palestinesi feriti a Nablus e Gerico (vedi sopra).

Altri 43 feriti sono stati segnalati nelle vicinanze della Moschea di Al Aqsa, nella Città Vecchia di Gerusalemme (vedi sotto). In sei episodi, registrati nelle Comunità palestinesi di Qaryut (Nablus), Deir Ballut (Salfit) e Surif ( Hebron), le forze israeliane hanno ferito 41 palestinesi, a seguito dell’ingresso (all’interno delle Comunità) di coloni israeliani, accompagnati dalle forze israeliane; la maggior parte dei feriti sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeno.

In altri quattro episodi, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni contro palestinesi che lanciavano pietre contro i soldati israeliani posizionati presso torrette di osservazione militare e checkpoints volanti; altri 19 palestinesi sono stati feriti agli ingressi di Azzun (Qalqiliya), Beit Ummar (Hebron), Husan e Al Khadr (entrambi a Betlemme).

In un episodio separato, le forze israeliane hanno aggredito fisicamente e ferito un palestinese che cercava di raggiungere il suo posto di lavoro in Israele attraverso un’apertura non autorizzata nella Barriera vicino a At Tayba (Jenin). Altri 380 palestinesi sono rimasti feriti nei pressi di Beit Dajan, Beita e Huwwara (tutti a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqiliya) durante manifestazioni in occasione della “Giornata della Terra” e contro le restrizioni di accesso e l’espansione degli insediamenti. In una di queste manifestazioni, 216 palestinesi sono rimasti feriti dopo che le forze israeliane hanno sparato proiettili di gomma, lacrimogeni e granate assordanti; i palestinesi hanno iniziato a lanciare pietre, dopo la chiusura dell’ingresso principale del villaggio di Beita (Nablus) da parte delle forze israeliane. Ciò è avvenuto durante una marcia di coloni a sostegno della legalizzazione dell’insediamento di Evyatar, costruito su terra palestinese. Complessivamente, 448 palestinesi sono stati curati per inalazione di gas lacrimogeni, 25 sono stati colpiti da proiettili veri, 53 sono stati feriti con proiettili di gomma, 35 sono stati aggrediti fisicamente, cinque sono stati colpiti da granate sonore o lacrimogeni e uno è stato colpito da un veicolo militare.

5). All’inizio del mese musulmano del Ramadan, il 24 marzo, le forze israeliane hanno intensificato la loro presenza dentro e intorno alla Città Vecchia di Gerusalemme. Durante il periodo di riferimento, in sei occasioni, la polizia israeliana ha effettuato operazioni in prossimità della Moschea di Al Aqsa nella Città Vecchia di Gerusalemme. In una di queste occasioni, nelle prime ore del 5 aprile 2023, un gran numero di forze israeliane ha fatto irruzione nella moschea Al Qibli e ha usato la forza per evacuare i palestinesi che si rifiutavano di lasciare la sala della preghiera; per la mattina seguente era previsto l’arrivo al Complesso di coloni e altri israeliani. Le forze israeliane hanno fatto irruzione nella moschea Al Qibli attraverso l’adiacente clinica sanitaria, danneggiando e distruggendo attrezzature, rifornimenti e il muro che separava la clinica dalla moschea. Le forze israeliane hanno sparato granate assordanti, proiettili con la punta gommata e bombolette di gas lacrimogeni; inoltre hanno colpito i palestinesi con manganelli, compresi minori e donne. Secondo le autorità israeliane, i palestinesi hanno lanciato pietre e petardi contro le forze israeliane che avevano fatto irruzione nella Moschea. Complessivamente, le forze israeliane hanno ferito 43 palestinesi, inclusi 12 minori, e ne hanno arrestati altri 440, inclusi 65 minori. La maggior parte dei detenuti è stata rilasciata più tardi, quello stesso giorno, ma hanno ricevuto ordini che impedivano loro di accedere alla moschea di Al Aqsa fino alla fine del Ramadan.

6). In Cisgiordania, coloni israeliani hanno ferito 17 palestinesi, tra cui tre minori, e persone conosciute o ritenute coloni hanno danneggiato proprietà palestinesi in altri 44 casi. Ciò si aggiunge al ferimento di 41 palestinesi da parte delle forze israeliane in sei episodi che hanno coinvolto coloni (seguono dettagli).

Il 29 marzo, il 2 aprile e il 12 aprile, coloni israeliani hanno aggredito fisicamente e ferito cinque palestinesi che coltivavano o pascolavano bestiame vicino a Kisan (Betlemme), Surif (Hebron) e nella Comunità di Ein al Hilwa nella valle del Giordano (Tubas); tra i feriti c’era un uomo anziano.

Altri quattro attacchi si sono verificati ad Al Khadr (Betlemme), Surif (Hebron) e Kifl Haris e Deir Ballut (entrambi a Salfit); questi hanno coinvolto coloni israeliani che hanno fatto irruzione in strutture di sostentamento, lanciando pietre, aggredendo fisicamente e ferendo cinque palestinesi, tra cui un minore, e causando danni ad almeno 18 case palestinesi e quattro veicoli.

Nella Città Vecchia di Gerusalemme, il 6 aprile, un colono israeliano ha aperto il fuoco, ferendo un palestinese di 14 anni.

Il 7 aprile, un altro colono ha aggredito fisicamente un palestinese e ha lanciato pietre contro negozi palestinesi, causando danni ad almeno cinque negozi.

In altri cinque episodi, cinque palestinesi, tra cui un bambino di nove anni, sono rimasti feriti quando coloni israeliani hanno lanciato pietre contro veicoli palestinesi che viaggiavano sulle strade vicino a Nablus, Ramallah, Gerusalemme, Hebron e Salfit.

Secondo fonti della Comunità, durante il periodo di riferimento, più di 1.200 ulivi sono stati vandalizzati su terreni palestinesi vicino agli insediamenti israeliani, anche dove l’accesso palestinese richiede l’approvazione dell’esercito israeliano; tali danni sono relativi a 14 casi, segnalati in Cisgiordania. Altre proprietà palestinesi sono state danneggiate e il bestiame ferito in 12 episodi accaduti a Ramallah, Salfit, Tubas, Betlemme, Hebron, Gerusalemme e Qalqiliya. Secondo testimoni oculari e fonti delle Comunità locali, le proprietà danneggiate includevano strutture residenziali e agricole, trattori, raccolti e una rete idrica. Nei restanti 20 casi segnalati in Cisgiordania, coloni israeliani hanno lanciato pietre, danneggiando 36 veicoli palestinesi.

7). Nei pressi dell’insediamento di Gush Etzion (Hebron), una donna palestinese ha accoltellato e ferito un colono israeliano prima di essere colpita, ferita e arrestata dalle forze israeliane. Un altro colono israeliano è stato ferito e quattro veicoli israeliani sono stati danneggiati in quattro episodi, quando persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre contro veicoli israeliani che viaggiavano sulle strade della Cisgiordania.

8). Secondo dati ufficiali israeliani, il secondo, terzo e quarto venerdì di Ramadan (31 marzo, 7 aprile e 14 aprile), attraverso i tre checkpoints designati lungo la Barriera, sono entrati a Gerusalemme Est circa 240.000 palestinesi in possesso di documenti di identità della Cisgiordania. Le autorità israeliane hanno permesso agli uomini di età superiore ai 55 anni, alle donne di tutte le età e ai minori di età inferiore ai 12 anni di entrare a Gerusalemme Est senza permesso. Circa 1.130 persone su 2,2 milioni di residenti a Gaza sono riuscite a recarsi a Gerusalemme per il Ramadan e la Pasqua.

9). Le forze israeliane hanno limitato il movimento dei palestinesi in diverse altre località della Cisgiordania, interrompendo l’accesso di migliaia di persone a mezzi di sussistenza e servizi (seguono dettagli). In seguito alla sparatoria e all’uccisione di tre israeliani avvenuta il 7 aprile (vedi sopra), mentre lanciavano una caccia all’uomo per trovare l’autore, le forze israeliane hanno intensificato le restrizioni di movimento intorno alle aree nord-orientali della Valle del Giordano. Diverse strade sono state chiuse con cumuli di terra, oltre a intensi controlli di sicurezza ai checkpoints, che hanno comportato lunghi tempi di attesa per i pendolari.

Inoltre, il 9 aprile, le forze israeliane hanno installato un cancello di metallo, blocchi di cemento e un checkpoint stradale sulla strada principale che collega le Comunità di Khirbet ar Ras al Ahmar e Khirbet ‘Atuf, a sud-est di Tubas nella Valle del Giordano, ostacolando il movimento di circa 500 palestinesi.

Il 6 e il 9 aprile, le forze israeliane hanno limitato il movimento di oltre 6.000 palestinesi collocando cumuli di terra a uno degli ingressi di Qusra (Nablus) e chiudendo il cancello stradale all’ingresso di Ras Karkar (Ramallah), presumibilmente in risposta al lancio di pietre da parte di palestinesi contro veicoli israeliani. Le intensificate restrizioni di movimento erano ancora in vigore alla fine del periodo di riferimento.

10). Nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibili da ottenere per i palestinesi, le autorità israeliane hanno demolito dieci strutture palestinesi; inoltre sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di circa 60 persone. Ciò riflette un calo significativo, dall’inizio dell’anno, del numero di strutture demolite o sequestrate(19), rispetto alla media settimanale. In coerenza con una tipica riduzione delle demolizioni israeliane durante il mese di Ramadan.

11). Nella Striscia di Gaza, tra il 5 e il 7 aprile, gruppi armati palestinesi hanno lanciato contro Israele 52 razzi e altri proiettili; 16 razzi sono stati intercettati dal sistema israeliano Iron Dome, 32 sono caduti in aree aperte nel sud di Israele e a Gaza, e due sono caduti nella città di Sderot in Israele, causando danni a una fabbrica. Secondo fonti mediche israeliane, un israeliano è rimasto ferito mentre correva verso i rifugi. Le forze israeliane hanno lanciato molteplici attacchi aerei sparando 59 missili e 7 proiettili contro siti militari appartenenti a gruppi armati della Striscia di Gaza. Non sono stati segnalati feriti palestinesi, ma i siti presi di mira sono stati danneggiati, insieme a proprietà civili, tra cui un ospedale pediatrico, una clinica, una fattoria e quattro case.

12). Sempre nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 25 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il “fuoco di avvertimento”, presumibilmente per far rispettare le restrizioni all’accesso; quattro pescatori sono stati arrestati, di cui uno anche ferito, e due pescherecci sono stati sequestrati. In due circostanza, i palestinesi hanno tenuto manifestazioni vicino alla recinzione perimetrale israeliana in commemorazione della “Giornata della terra” e in solidarietà con i fedeli recatisi a Gerusalemme. I manifestanti hanno bruciato pneumatici, hanno lanciato pietre e si sono avvicinati alla recinzione; le forze israeliane hanno sparato proiettili veri e lacrimogeni. Di conseguenza, sette palestinesi, tra cui due minori, sono rimasti feriti, di cui quattro colpiti da proiettili veri.

Questo rapporto riflette le informazioni disponibili al momento della pubblicazione. I dati più aggiornati e ulteriori analisi sono disponibili su ochaopt.org/data.

Ultimi sviluppi

Questa sezione si basa su informazioni iniziali provenienti da diverse fonti. Ulteriori dettagli confermati saranno forniti nel prossimo rapporto.

Il 18 aprile, nel quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme est, due israeliani sono stati colpiti e feriti; si ritiene che l’autore sia palestinese.

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Note a piè di pagina

1 Vengono conteggiati separatamente i palestinesi uccisi o feriti da persone che non fanno parte delle forze israeliane (ad esempio feriti da civili israeliani o colpiti da razzi palestinesi ricaduti); così come quelli la cui causa immediata di morte o l’identità dell’autore rimangono controverse, poco chiare o sconosciute.

2 In questi bollettini le vittime israeliane includono persone che sono state ferite mentre correvano ai rifugi durante gli attacchi missilistici palestinesi. I cittadini stranieri uccisi in attacchi palestinesi e le persone la cui causa immediata di morte, o l’identità dell’autore, rimangono controverse, poco chiare o sconosciute, vengono conteggiate separatamente.

La selezione dei dati dei civili da parte dell’OCHA include episodi avvenuti al di fuori dei Territori Palestinesi Occupati (TPO) solo se hanno coinvolto residenti dei Territori Palestinesi Occupati come vittime o responsabili. Durante questo periodo di riferimento, un cittadino straniero che è stato ucciso, nel Centro di Israele, da un cittadino palestinese di Israele non è stato incluso in questo rapporto, e nemmeno il cittadino palestinese di Israele, che è stato colpito e ucciso dalla polizia.

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La violenza israeliana è palesemente terrorista, smettiamo di chiamarla “scontri”

Belén Fernández

7 aprile 2023 – Al Jazeera

Fedeli aggrediti ad Al-Aqsa, Gaza di nuovo bombardata, ma i media occidentali continuano ancora a equiparare il collo e la ghigliottina.

Ci risiamo. Lo Stato di Israele sta commettendo una barbarie fuori controllo contro i palestinesi e i grandi media occidentali hanno deciso che tutto ciò si riduce a “scontri”.

L’ultima tornata dei cosiddetti “scontri”, scoppiati quando la polizia israeliana ha deciso di celebrare il mese sacro musulmano del Ramadan aggredendo ripetutamente i fedeli palestinesi nella moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, ha provocato come prevedibile un numero spropositato di vittime.

Centinaia di palestinesi sono stati arrestati e feriti quando le forze israeliane hanno ancora una volta ostentato la loro abilità con proiettili ricoperti di gomma, manganelli, granate stordenti e lacrimogeni. In cambio la polizia ha subito danni minimi, mentre si è impegnata anche ad accompagnare coloni israeliani illegali nel complesso della moschea.

Evidentemente non soddisfatto della violenza scatenata a Gerusalemme, Israele ha anche lanciato bombardamenti contro la Striscia di Gaza e il sud del Libano in seguito a un presunto lancio di razzi.

Come nel caso di tutti i precedenti esempi di “scontri” tra israeliani e palestinesi, la scelta dei media di utilizzare tale terminologia serve a nascondere il monopolio israeliano della violenza e il fatto che Israele uccide, ferisce e mutila a un ritmo astronomicamente superiore della sua presunta controparte negli “scontri”.

Ciò nasconde anche la realtà del fatto che la violenza palestinese è una risposta a una politica israeliana ormai da quasi 75 anni caratterizzata dalla pulizia etnica dei palestinesi, dall’occupazione della terra palestinese e dalla periodica perpetrazione di massacri – scusate, “scontri”.

Scegliete tra gli attacchi militari israeliani contemporanei e troverete iniziative come l’operazione Margine protettivo, un eufemismo per definire il massacro nella Striscia di Gaza nel 2014 di 2.251 persone, tra cui 551 minorenni. Durante un periodo di 22 giorni iniziati nel dicembre 2008, l’operazione Piombo Fuso è costata la vita a circa 1.400 palestinesi a Gaza, con tre civili israeliani morti.

Ci furono molti “scontri” anche nel 2018 quando, in risposta a proteste sul confine di Gaza, l’esercito israeliano uccise centinaia di palestinesi e ne ferì migliaia. E nel maggio 2021 un massacro israeliano durato 11 giorni, denominato operazione Guardiano delle Mura, uccise più di 260 palestinesi, circa un quarto dei quali minorenni. Si dà il caso che quest’ultima operazione sia stata innescata da, che altro, “scontri” nella moschea di Al-Aqsa.

Quel poco di curiosità ha spinto alcuni mezzi di comunicazione a preoccuparsi di ciò che l’attuale “vertiginoso aumento degli spargimenti di sangue” tra israeliani e palestinesi possa far presagire, un ulteriore altro slogan dei media che alla fine maschera il ruolo predominante di Israele nei massacri.

Ovviamente è difficile trovare una qualche equivalenza linguistica o etica all’ossessione dei media nel raccontare la spietatezza israeliana come “scontri”. Non si penserebbe a un alce che si “scontri” con il fucile di un cacciatore proprio come non si percepirebbe uno “scontro” tra il collo di un essere umano e una ghigliottina. Né si descriverebbe il bombardamento letale di un ospedale a Kunduz, in Afghanistan, da parte degli Stati Uniti come uno “scontro” tra una struttura sanitaria e un aereo da guerra AC-130.

Ma, benché chiaramente immorale, la deferenza dei media occidentali nei confronti della narrazione israeliana non è per niente nuova. Molto di questo riguarda il fervido appoggio, in particolare da parte degli USA, al punto di vista israeliano che descrive i persecutori come vittime e i massacri come autodifesa.

Forse la stessa fondazione dello Stato di Israele nel 1948, che vide migliaia di palestinesi massacrati e più di 500 villaggi palestinesi distrutti, in definitiva non fu altro che un grande “scontro”. Di certo la campagna propagandistica israeliana di lungo termine per confondere i palestinesi con il terrorismo continua a garantire considerevoli vantaggi.

È così persino tra i mezzi di informazione più chiaramente progressisti che sono disposti a denunciare i crimini israeliani ma che non riescono ancora a mettere i palestinesi sullo stesso piano di umanità degli israeliani. Per esempio, a febbraio di quest’anno Lawrence Wright, della rivista The New Yorker, ha twittato un video di soldati israeliani che spintonano e picchiano il pacifista palestinese Issa Amro mentre Wright lo sta intervistando a Hebron, città occupata della Cisgiordania. Il commento del giornalista del New Yorker: “Non posso smettere di pensare a quanto sia disumanizzante l’occupazione per i giovani soldati incaricati di imporla.”

In altre parole: i soldati israeliani sono vittime della degradazione morale e della disumanizzazione, mentre i palestinesi non arrivano mai ad essere realmente in primo luogo umani.

Ora, mentre le forze di sicurezza israeliane continuano a disumanizzare e ad essere disumanizzate a Gerusalemme e a Gaza, tutto il discorso relativo agli “scontri” non fa che confermare l’idea che la violenza israeliana, descritta come una semplice parte di una corretta competizione di azioni e reazioni tra due parti equivalenti, sia in fondo giustificata.

Nell’agosto 2022 un attacco di tre giorni dell’esercito israeliano contro Gaza uccise almeno 44 palestinesi, tra cui 16 minorenni, l’episodio più sanguinoso dall’operazione Guardiano delle Mura del 2021. Nessun israeliano venne ucciso in seguito agli eventi di agosto, eppure i media occidentali sono stati ancora diligentemente pronti senza alcun dubbio a raccontare affannosamente di “scontri”.

Come ho sottolineato all’epoca in un articolo su Al Jazeera la versione in rete del Cambridge Dictionary definisce il terrorismo come “(minacce di) un’azione violenta per fini politici”. E tanto più spesso ricordiamo a noi stessi che Israele sta letteralmente terrorizzando i palestinesi tanto prima, forse, potremo porre fine a tutto questo discorso sugli “scontri”.

Le opinioni espresse in quest’articolo sono dell’autrice e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Eye.

Belen Fernandez è autrice di Exile: Rejecting America and Finding the World [Esilio: rifiutare l’America e trovare il mondo”] e di “The Imperial Messenger: Thomas Friedman at Work” [“Il messaggero dell’impero: Thomas Friedman [giornalista del NYT noto per le sue posizioni filoisraeliane] al lavoro]. È una collaboratrice di “Jacobin” [“Giacobino”, rivista della sinistra radicale USA, ndt.].

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)