“Aprire Gaza immediatamente,” dice il gestore del valico fra Israele e Gaza

Meron Rapoport

21 giugno 2021 – +972 Magazine

Il responsabile del valico di Erez dimostra l’inconsistenza del mito che le restrizioni su Gaza tutelino la sicurezza ed è convinto che Israele dovrebbe trattare direttamente con Hamas.

Aprire Gaza “è chiaramente nell’interesse di Israele,” ha affermato Shlomo Tzaban, gestore del valico di Erez fra Israele e Gaza, durante un discorso tenuto agli studenti dell’Università Ben-Gurion la settimana scorsa.

“Gaza deve essere riaperta immediatamente, senza contropartite su prigionieri, persone scomparse e Hamas,” ha detto. “Se apriamo [Gaza] oggi, non ci saranno attacchi suicidi e Hamas verrà fortemente indebolito”.

Tzaban, che gestisce il punto di ingresso e uscita dei civili fra Israele e Gaza da quando esso è stato privatizzato nel 2006, è stato invitato ad intervenire ad una lezione di storia su Gaza curata da Yonatan Mendel e Dotan Halevi. Nel discorso registrato recensito da Local Call [sito in ebraico di +972, ndtr] Tzaban, che si è presentato come “il gestore dell’intera Gaza,” ha confutato la posizione di molti politici israeliani sulla Striscia e ha dimostrato l’inconsistenza dei miti sulla sicurezza che vengono comunemente utilizzati per giustificare l’assedio imposto da Israele a partire dal 2007. Il valico meridionale di Rafah che Gaza condivide con l’Egitto è l’unico valico di cui Israele non abbia il controllo.

Nel corso della lezione Tzaban ha insistito sulla necessità dello sviluppo e della prosperità di Gaza – riecheggiando la posizione di molti ex ufficiali militari israeliani che hanno criticato la politica di mantenimento del blocco. “Se le cose andranno male a Gaza, andranno male in Israele,” ha sostenuto.

Nel suo discorso Tzaban ha illustrato la storia della Striscia dal 1948 “così come viene raccontata dai gazawi,” ha detto. I palestinesi di Gaza ricordano il dominio dell’Egitto dal 1948 al 1967 “come un olocausto,” mentre gli anni fra l’occupazione israeliana di Gaza dal 1967 fino all’inizio della prima Intifada del 1987 sono considerati un periodo prospero. “Essi [i palestinesi] ricordano questi anni con le lacrime agli occhi,” ha sostenuto.

In seguito alla prima Intifada, però, quando Israele impose restrizioni di movimento ai palestinesi di Gaza, si è presa una “brutta china” che ha fatto diventare la Striscia un territorio da “quinto mondo”, ha spiegato Tzaban.

Dallo scorso maggio, dall’ultima operazione militare israeliana, nel corso della quale Israele ha ucciso più di 250 persone a Gaza e Hamas ne ha uccise 13 in Israele, la situazione nella Striscia si è estremamente deteriorata, ha affermato Tzaban. Prima degli undici giorni di guerra, circa 700 camion consegnavano quotidianamente merci a Gaza attraverso il valico di Kerem Shalom, ha detto. Tuttavia, secondo dati raccolti nei territori occupati dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) [creato nel 1991 per dare un efficace pronto intervento durante le crisi umanitarie e coordinare le agenzie ONU durante le catastrofi, ndtr], nel 2019 erano circa 300 i camion che entravano a Gaza, e Israele continua a limitare fortemente, arrivando spesso a proibirlo del tutto, l’ingresso di merci essenziali per l’industria, il settore edilizio e altre esigenze della popolazione civile. E tuttavia, alla data della conferenza, soltanto 130 camion al giorno vengono autorizzati ad entrare, ha affermato Tzaban, dato in linea con quello di 4.300 carichi rilevato dall’OCHA lo scorso mese.

“Gaza è un problema di Israele”

Ad una domanda sulla “politica di separazione” di Israele fra Gaza e la Cisgiordania, Tzaban ha risposto che, mentre giova alla Cisgiordania, questa politica “è pessima per Gaza.” L’apertura di Gaza, ha aggiunto, sarebbe molto vantaggiosa per Israele. “E’ nell’interesse di Israele che 200.000 gazawi entrino oggi [in Israele] per costruire case e dare sostegno economico ai 2,2 milioni di palestinesi [che vivono nella Striscia] che non hanno nulla a che vedere col conflitto,” ha affermato.

Tzaban si è mostrato assolutamente convinto che l’apertura di Gaza non comporti rischi per la sicurezza: “Dal 2006 ad oggi ho autorizzato nove milioni di palestinesi ad entrare da Gaza in Israele. Ci sono state zero vittime e zero terroristi,” ha dichiarato. “Se si aprono i valichi, non ci sarà neppure un attacco suicida.”

Lo Shin Bet, l’agenzia israeliana di sicurezza interna, “sa distinguere fra buoni e cattivi,” ha detto Tzaban, e Israele “dispone delle migliori tecnologie al mondo” per controllare chi entra in Israele. “Dobbiamo fargli [ai palestinesi] provare ciò che hanno conosciuto fra il 1967 e il 1987, i benefici dell’economia, dell’occupazione, del livello di vita, e restituirgli la dignità,” ha aggiunto.

Tzaban ha pure espresso fermo sostegno per un coordinamento diretto con Hamas. “Non lo dico da oggi: dobbiamo portare Hamas al valico di Erez, dobbiamo portare qui i loro funzionari,” ha affermato.

“Sapevate che prima del 1987 il leader [e cofondatore] di Hamas Ahmad Yassin ed altri, visitavano liberamente la Kirya? – ha osservato Tzaban, facendo riferimento al complesso militare a Tel Aviv. “Dovete rendervi conto: gli accordi si fanno coi nemici, non c’è bisogno di accordi con gli amici. Sono favorevole all’uso di mediatori, ma bisogna anche comunicare direttamente [con Hamas], come abbiamo fatto per gli Accordi di Oslo [firmati nel 1993 fra Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese, ndtr].”

A proposito di Hamas, se Tzaban ha dichiarato da un lato che “le organizzazioni terroristiche vanno distrutte e i capi terroristici spazzati via”, ha contestualmente sostenuto che l’apertura dei valichi fra Israele e Gaza è nell’interesse comune. “Hamas non impedirà agli abitanti di Gaza di entrare in Israele,” ha ipotizzato.

“Fra cinque anni ci saranno tre milioni di palestinesi residenti a Gaza nello spazio di 365 chilometri quadrati [141 miglia quadrate].” ha dichiarato Tzaban. “Gaza è un problema israeliano, non palestinese.”

Ha quindi aggiunto: “Se non troviamo una soluzione, grazie ad un immenso coraggio, e creatività, nonché l’impegno di tutti i Paesi del mondo – USA, Unione Europea, il Quartetto [gruppo creato nel 2002 per favorire una soluzione alla questione israelo-palestinese che comprende ONU, USA, UE e Russia, ndtr] ed altri – continueremo a passare da uno scontro all’altro, da un conflitto all’altro, da una guerra all’altra, che coinvolgeranno anche i nostri nipoti e pronipoti,” ha detto Tzaban. “[Non farlo] non aiuterà – sinistra, destra, falco, colomba. Dobbiamo attivarci qui, aprire le porte di Gaza e nell’arco di un decennio non ci sarà più un’organizzazione terroristica.”

I docenti del corso Mendel and Halevi hanno dichiarato di non avere diffuso loro il discorso di Tzaban alla stampa. Hanno spiegato che questo è il secondo anno che propongono il corso sulla storia di Gaza, in cui hanno invitato oltre venti esperti su Gaza. Gli studenti hanno ascoltato studiosi israeliani, palestinesi e internazionali; esperti sul campo; membri dell’ex colonia ebraica di Gush Katif, evacuata da Israele nel 2005; giornalisti; artisti; rappresentanti dell’ONU e persino funzionari governativi. “Neppure uno dei relatori ha ritenuto sostenibile l’assedio di Gaza,” si sostiene nella dichiarazione.

Alla richiesta di commentare le osservazioni di Tzabar, un portavoce del Ministero della Difesa israeliano ha dichiarato che “Tzaban ha esposto le proprie opinioni personali, che non rappresentano le posizioni del Ministero della Difesa.”

(traduzione dall’inglese di Stefania Fusero)