L’UE ammette di finanziare la ricerca israeliana sugli strumenti di sorveglianza di massa

David Cronin

12 gennaio 2022 – Chronique de Palestine

L’Unione Europea finanzia ricerche che coinvolgono la polizia israeliana, pur ammettendo che possono essere utilizzate a scopi di spionaggio.

Nel corso degli ultimi anni un progetto chiamato Roxanne ha studiato il modo di identificare i criminali con l’aiuto della tecnologia di riconoscimento vocale e riconoscimento facciale.

I documenti destinati all’opinione pubblica presentano il progetto finanziato dall’UE – per un costo di 8 milioni di dollari – come marginale. Tuttavia nelle discussioni a porte chiuse sono state sollevate gravi questioni etiche.

Documenti interni all’UE, ottenuti grazie alle norme sulla libertà di informazione, confermano che esiste il rischio che i risultati di Roxanne vengano utilizzati per la sorveglianza di massa.

Un “controllo etico” del progetto, condotto nel 2020, fa riferimento a piani secondo i quali dati personali verranno condivisi tra l’UE e Israele. Secondo questo documento i dati raccolti nel corso del progetto saranno inseriti in “categorie speciali”, quali i dettagli sulle caratteristiche genetiche, “la salute, i comportamenti sessuali, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o filosofiche” delle persone.

I problemi che si pongono sono diventati ancor più rilevanti dopo che è stato svolto il “controllo etico”. Accurate indagini condotte lo scorso anno da associazioni di difesa dei diritti umani hanno dimostrato che il software spia Pegasus viene utilizzato più ampiamente di quanto si sapeva in precedenza per sorvegliare i militanti e i giornalisti in diversi Paesi.

La polizia israeliana e il suo Ministero della Pubblica Sicurezza sono tra i partecipanti al progetto Roxanne.

Una delle condizioni per la loro partecipazione è che tutti i dati che inviano all’UE vengano raccolti in modo legale.

La garanzia di un comportamento corretto dal punto di vista legale è evidentemente ritenuta sufficiente – ai fini dei “controlli etici” dell’UE – per dimostrare che i problemi di tutela della privacy sono trattati seriamente.

Nel mondo reale una garanzia israeliana non ha a rigore alcun valore.

Razzismo istituzionale

La polizia israeliana cerca di ottenere nuovi strumenti operativi che le consentano di esercitare una sorveglianza rafforzata senza dover richiedere un mandato.

Una delle principali proposte è di utilizzare delle videocamere nei luoghi pubblici per trovare la corrispondenza dei volti delle persone con le informazioni contenute nella banca dati della polizia.

Una indicazione del genere dovrebbe di per sé escludere la polizia israeliana da Roxanne, che difende in modo puramente formale il principio della “presa in considerazione della privacy”.

Ovviamente ci sono molte altre ragioni per cui la polizia israeliana non dovrebbe beneficiare dei finanziamenti UE per la scienza.

Una di queste è che la polizia israeliana è istituzionalmente razzista.

Un recente rapporto di Human Rights Watch su Lydda, una città israeliana nota anche come Lod, mostra un eclatante esempio di razzismo da parte della polizia.

Descrive come lo scorso maggio la polizia abbia lanciato gas lacrimogeni e granate paralizzanti contro una manifestazione di cittadini palestinesi di Israele a Lydda.

Tuttavia in certi casi, quando estremisti ebrei hanno attaccato dei palestinesi nella stessa città nello stesso mese, la polizia non ha fatto niente né ha protetto i palestinesi.

La polizia e il Ministero di Pubblica Sicurezza israeliani hanno entrambi la propria sede a Gerusalemme est, sotto occupazione militare dal 1967.

Collaborare con loro dovrebbe, per definizione, essere vietato all’Unione Europea, che si è formalmente impegnata ad evitare ogni azione che possa attribuire una qualche legittimità alla presa di controllo e alla colonizzazione di Gerusalemme est.

Tutto porta a credere che Israele non sia stato per niente sincero con i funzionari di Bruxelles.

I documenti relativi al progetto Roxanne riportano un indirizzo in Israele come contatto ufficiale del Ministero di Pubblica Sicurezza. Se i funzionari di Bruxelles consultassero il sito web del Ministero, scoprirebbero che i suoi principali uffici si trovano di fatto in via Clermont-Ganneau a Gerusalemme est.

Ho inviato una e-mail alla Commissione Europea, che amministra Horizon 2020 [programma della Commissione Europea di finanziamento nell’ambito della ricerca, ndtr.] per chiedere se intendesse prendere delle misure relativamente alle operazioni del Ministero israeliano di Pubblica Sicurezza a Gerusalemme est.

Un portavoce della Commissione Europea ha affermato che i progetti di ricerca sono oggetto di una “valutazione etica rigorosa” e che “nessuna accusa di utilizzo abusivo” delle sovvenzioni di Horizon 2020 “è mai stata provata fino ad oggi”.

Dopo questa affermazione ho continuato a chiedere se la Commissione Europea contestasse l’informazione secondo cui il Ministero israeliano di Pubblica Sicurezza sembra essere stato scorretto riguardo all’indirizzo della sua sede a Gerusalemme est. Il portavoce ha risposto che “questa non è una questione che riguarda la Commissione.”

Quando ho espresso la mia perplessità di fronte a questa risposta – sostenendo che la questione era palesemente pertinente, poiché l’UE ha da tempo espresso il proprio punto di vista sullo status di Gerusalemme – il portavoce ha ammesso che avevo ragione.

Il portavoce ha tuttavia eluso la domanda limitandosi a citare le linee guida dell’UE formulate nel 2013.

Queste linee guida affermano che “gli enti israeliani” che ricevono sovvenzioni dall’UE “devono stabilire la propria sede entro i confini di Israele precedenti il 1967”.

Non ho altro da aggiungere”, ha dichiarato il portavoce.

Esperto in oppressione

La partecipazione della polizia israeliana e del Ministero di Pubblica Sicurezza a Roxanne e ad un altro progetto finanziato dall’UE, chiamato Law-Train, ha suscitato proteste da parte del movimento di solidarietà con la Palestina.

Altre proteste sono necessarie. La polizia israeliana e il Ministero di Pubblica Sicurezza sono stati ammessi ad almeno altri otto progetti nell’ambito di Horizon 2020, l’attuale fondo per la ricerca dell’UE.

Tra essi compaiono due iniziative di sorveglianza delle frontiere: Andromeda e SafeShore. Stante che la sorveglianza delle frontiere è diventata sinonimo di crudeltà nei confronti dei rifugiati, occorre interrogarsi sul ruolo preciso ricoperto qui dalla polizia razzista israeliana.

Un aspetto particolarmente inquietante di tutta questa cooperazione è che le millanterie della polizia israeliana sono apparentemente prese per oro colato.

Un progetto finanziato dall’UE, chiamato Shuttle, sta per creare un data base su sangue, residui di polvere da sparo, capelli e saliva. La polizia israeliana vi partecipa e “porterà la propria esperienza in quanto esperta in medicina legale ed eccellenza tecnologica”, secondo il sito web di Shuttle.

Non vi è nessun riconoscimento del fatto che Israele è nei fatti un esperto in oppressione.

Accordando sovvenzioni per la ricerca alla polizia israeliana, l’UE dà contributi ad una forza che incarcera bambini palestinesi, terrorizza intere famiglie facendo incursione delle loro case e apre il fuoco sui fedeli della moschea al-Aqsa di Gerusalemme.

L’ipocrisia dell’UE sembra non avere limiti….

Poco prima che ad inizio settimana Hisham Abu Hawash mettesse fine al suo sciopero della fame, diplomatici europei si sono dichiarati “seriamente preoccupati” per la sua salute.

I diplomatici non erano abbastanza preoccupati da chiedere all’UE di smettere di collaborare con il Ministero israeliano di Pubblica Sicurezza – il dipartimento governativo che sovrintende alle carceri, dove Abu Hawash e molti altri palestinesi sono rinchiusi senza accuse né processo.

A dicembre è stato firmato un accordo perché Israele possa beneficiare del prossimo fondo per la ricerca dell’UE. Chiamato Horizon Europa, questo fondo è dotato di un budget di circa 110 miliardi di dollari.

Come ci si poteva aspettare, l’UE ha fatto la promozione del nuovo accordo esaltando il modo in cui la sua cooperazione con Israele ha a suo dire permesso grandi progressi in materia di medicina e di protezione dell’ambiente.

In modo altrettanto prevedibile non è stato menzionato il fatto che tale cooperazione è un affare d’oro per la polizia razzista di Israele.

* David Cronin è corrispondente dell’agenzia di stampa Inter Press Service. Nato a Dublino nel 1971, ha scritto per diverse pubblicazioni irlandesi prima di iniziare a lavorare a Bruxelles nel 1995. Il suo ultimo libro, “Corporate Europe: How big business sets policies on food, climate and war” [Europa Societaria: come i grandi interessi economici definiscono le politiche su cibo, clima e guerra], è edito da Pluto Press.

(Traduzione dal francese di Cristiana Cavagna)