L’appoggio a Benny Gantz da parte della Joint Arab List è stato un errore

Haidar Eid

24 settembre 2019 – Al Jazeera

I politici palestinesi non avranno niente da guadagnare dall’ appoggio a un generale accusato di crimini di guerra perché diventi primo ministro

Una delle più gravi conseguenze dei disastrosi accordi di Oslo è stata che hanno ridisegnato il popolo palestinese come se fosse composto solo da chi vive nella Cisgiordania e nella Striscia di Gaza occupate. Il 1,8 milione di cittadini palestinesi di seconda classe in Israele e i 6 milioni di rifugiati palestinesi che vivono nella diaspora sono stati quindi relegati in fondo all’agenda di qualunque discussione, dato che non hanno rappresentanti al tavolo negoziale.

In seguito a ciò ogni componente del popolo palestinese sta perseguendo il proprio personale progetto e la propria soluzione finale – che si tratti di uno Stato indipendente per quanti vivono in Cisgiordania e a Gaza, di una maggiore allocazione di fondi pubblici per i palestinesi cittadini di Israele o di più diritti civili per i rifugiati che vivono nel mondo arabo.

Solo all’interno di questo contesto si può comprendere la catastrofica iniziativa di tre dei quattro partiti che fanno parte della Joint Arab List [Lista Araba Unita] di appoggiare Benny Gantz – un uomo che ha progettato crimini di guerra durante l’attacco israeliano del 2014 contro Gaza, che ha ucciso più di 2.200 palestinesi, e che non ha dimostrato nessun pentimento per questo – per la carica di prossimo primo ministro israeliano. La ragione per cui la Joint Arab List, con l’eccezione di tre membri del partito Balad, ha deciso di proporre il nome di Gantz è “perché vogliamo porre fine all’era di Netanyahu”, come ha spiegato il suo presidente Ayman Odeh.

In uno dei suoi tweet egli ha aggiunto che “vogliamo vivere in un luogo pacifico basato sulla fine dell’occupazione, la fondazione di uno Stato palestinese accanto allo Stato di Israele, reale uguaglianza a livello civile e nazionale, giustizia sociale e una democrazia garantita per tutti,” senza spiegare come ciò giustifichi il sostegno a Gantz, che ha già respinto in anticipo tutte queste richieste e che durante la campagna elettorale si è vantato, di fatto, di aver ucciso palestinesi.

Questa iniziativa senza precedenti da parte di politici palestinesi in Israele, che giunge nel momento in cui ogni venerdì cecchini israeliani stanno uccidendo e mutilando manifestanti palestinesi nei pressi della barriera di Gaza, ha provocato forti ripercussioni in tutta la Palestina storica. Ciò non solo perché l’appoggio legittima un criminale di guerra che sostiene la legge razzista dello Stato-Nazione in Israele, che relega i palestinesi come cittadini di seconda classe, ma anche perché come primo ministro egli sicuramente continuerà a commettere crimini contro il popolo palestinese.  Egli ricomincerà da dove ha finito Netanyahu e continuerà a promuovere e rafforzare l’apartheid, l’uccisione di civili palestinesi innocenti, a mantenere la Cisgiordania sotto occupazione militare, ad assediare e strangolare la Striscia di Gaza con un atto di punizione collettiva, ad annettere terra palestinese e ad espandere le colonie ebraiche illegali in Cisgiordania.

Questa decisione della Joint Arab List riflette la miopia e l’opportunismo politico di parte dell’élite politica palestinese in Israele. Ciò riduce la lotta da parte dei cittadini palestinesi di Israele per una vera uguaglianza ed anche la comune lotta dei palestinesi per la libertà e la giustizia ad “averne semplicemente abbastanza di Netanyahu” e a sostituirlo con un altro criminale di guerra.

Invece di chiedere i loro pieni diritti, sono pronti a raccogliere “briciole di compassione buttate dal tavolo di qualcuno che si considera il (loro) padrone,” come direbbe l’arcivescovo Desmond Tutu [premio Nobel sudafricano che ha lottato contro l’apartheid, ndtr.].

Le ripercussioni della decisione presa dalla Joint Arab List ci perseguiteranno a lungo. È una forma di normalizzazione, in cui il colonizzato, accecato dall’ammirazione nei confronti della falsa democrazia etnica liberale del colonizzatore, non riesce a comprendere i meccanismi di potere in uno Stato colonialista d’insediamento.

Come hanno sottolineato molte forze politiche palestinesi, di sinistra e di destra, il fatto di partecipare alle elezioni israeliane è in sé una cosa molto problematica. Legittima le strutture politiche israeliane, come la Knesset israeliana, in cui si legifera continuamente a favore dell’oppressione del popolo palestinese e la si legalizza.

Appoggiare queste strutture non può in alcun modo aiutare i palestinesi a ottenere i diritti umani fondamentali, la giustizia o l’uguaglianza. Dato che il fulcro del potere è l’apartheid, lavorare al suo interno non può portare né porterà mai alla liberazione del popolo palestinese, in quanto si fonda sulla segregazione, sull’oppressione e sull’occupazione.

Questo sistema dev’essere boicottato, per mettere in discussione la legittimità del suo ordine razzista e per preparare la strada ad alternative. Perché ciò avvenga, tuttavia, è evidente che ci sia bisogno di decolonizzare la mente dei palestinesi in Israele, in modo che i dirigenti dei partiti arabi in Israele comprendano che opporsi alla tendenziosità politica ed ideologica del sistema implica rifiutare tutte le sue strutture di potere.

Finché ciò non avverrà, la Joint Arab List continuerà a giocare il suo gioco politico, che non solo esclude le altre due componenti del popolo palestinese, ma gioca anche d’azzardo con i diritti fondamentali del suo stesso elettorato.

Le opinioni espresse in questo articolo sono dell’autore e non riflettono necessariamente la posizione editoriale di Al Jazeera.

Haidar Eid è docente associato dell’università Al-Aqsa di Gaza.

(traduzione dall’inglese di Amedeo Rossi)